Negozio online: quanto si paga di tasse

Aprire un negozio online è un qualcosa di abbastanza diffuso negli ultimi anni, ma per chi ancora non è riuscito a fare questo passo e sta pensando di farlo, cosa c’è da sapere in merito alle tasse da pagare? Lo scopriamo nella nostra rapida guida.

Le tasse da pagare per l’ E-commerce: come funzionano

Andiamo, dunque a vedere quali possono essere le tasse, ed il regime fiscale, da affrontare per svolgere una attività di e-commerce, quindi di negozio online.

Quando si parla di E-commerce si fa riferimento a qualsiasi attività di supporto ad un’attività commerciale, che sia svolta utilizzando la rete Internet.

Tramite il canale del Web si effettuano delle transazioni, ovvero delle vendite di beni e servizi, ma si possono anche distribuire online dei prodotti in formato digitale (come i libri o webinar a pagamento), fare operazioni finanziarie e di borsa, ed altre cose.

Per tutti questi motivi è previsto un pagamento di tasse per l’e-commerce.

In tal senso, le tasse devono essere pagate per la vendita di beni, anche se questa si realizza tramite e-commerce, ovviamente da un’attività commerciale.

Infatti, quando la cessione avviene in maniera abituale, svolta professionalmente e sistematicamente, essa produce un vero e proprio reddito d’impresa, va inoltre aggiunta l’ IVA, quindi va emessa ricevuta e fattura.

Tipologia di attività diretta e indiretta e regime fiscale

Una differenza da tenere conto è la tipologia di vendita dell’ E-commerce, che sia essa diretta o indiretta.

Con vendita diretta s’intende la distribuzione di prodotti e servizi al consumatore tramite la raccolta di ordinativi di acquisto generalmente presso il domicilio del consumatore e comunque fuori dagli esercizi commerciali, da parte di imprese che si avvalgono di incaricati alla vendita.

La vendita online indiretta avviene, invece, nel momento in cui l’utente definisce un accordo contrattuale tramite il web, per un bene immateriale o un servizio.

Una volta appurata la tipologia di vendita, andrà a cambiare l’applicazione dell’IVA.

In Italia si considerano soggette ad IVA, se rese a committenti non soggetti passivi d’imposta, le prestazioni di servizi rese tramite mezzi elettronici.

Ciò accade quando il committente è domiciliato nel territorio dello Stato o ivi residente senza domicilio all’estero e le prestazioni telecomunicazione e tele-radiodiffusione. Oppure, quando il committente è domiciliato nel territorio dello Stato o ivi residente senza domicilio all’estero e sempre che siano utilizzate nel territorio dell’Unione Europea.

Di controparte, la applicazione IVA riguardante le operazioni di commercio elettronico indiretto tra soggetti residenti in Italia è disciplinata dalle disposizioni contenute dal DPR n. 633/72.

Alle operazioni che si possono ricondurre al E-commerce indiretto, se il cliente è un “privato consumatore” si applica la disciplina delle vendite per corrispondenza. Per tale ragione, secondo la Risoluzione n. 274/E/2009 dell’Agenzia delle Entrate, le corrispondenti operazioni non sono soggette:

  • ad obbligo di emissione della fattura (elettronica o meno). A patto che la stessa non sia richiesta dal cliente non oltre il momento di effettuazione della cessione.
  • ad all’obbligo di certificazione dei corrispettivi mediante il rilascio dello scontrino o della ricevuta fiscale. Questo perché opera l’esonero di cui all’articolo 2, del DPR n. 696/1996.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alle basilari opzioni di tassazione per avviare e gestire una attività di commercio online, tramite un proprio negozio online.

Come aprire uno shop online

Fare attività di vendita online, ormai, è un fattore decisamente in voga, ma come si fa ad aprire uno shop online e cosa comporta in termini pratici? Lo scopriamo nella nostra rapida guida.

Shop online, come aprirlo e come funziona

Dunque, per aprire un negozio online non servono ingenti capitali. Sia per quanto riguarda gli investimenti sia per gli adempimenti necessari all’avvio di un negozio online le spese sono più esigue rispetto a quelle utili per l’apertura di un negozio fisico su strada.

Tuttavia, se pur non siano richieste licenze o requisiti professionali particolari, per far sì che il proprio e-commerce funzioni occorre saper aprire uno shop accattivante, con prodotti e servizi innovativi e di tendenza, magari con un format capace di differenziarsi, per quanto possibile, dalla concorrenza presente online.

Cosa serve per aprire uno shop online

Sostanzialmente, per aprire un negozio online non occorre una location fisica.

In tal senso sarà sufficiente lavorare da casa, o da un piccolo ufficio in coworking (in smart working), eliminando conseguentemente anche i passaggi necessari alla scelta di una location fisica, con relativi costi che ne conseguono.

Per quel che concerne le dotazioni di base sarà sufficiente disporre di uno o più PC o computer, una connessione internet, fax e telefono, una stampante nonché software di gestione, ed un magazzino da cui attingere i prodotti che si vendono.

Di importanza fondamentale, per l’apertura di un negozio online sarà la pianificazione e la creazione di un format originale e concorrenziale sul web.

In tal senso, per aprire un negozio online sarà indispensabile, in primis, individuare e studiare la propria fetta di mercato.

Riuscire a definire un mercato specifico, puntando magari su nicchie o su prodotti particolarmente inclini alle proprie passioni e conoscenze, sarà molto utile nel rendere il proprio e-commerce competitivo ed affidabile, battendo la concorrenza.

Assieme a questo passaggio, sarà bene scegliere la gamma di prodotti da offrire nel proprio negozio online, insieme al reperimento di fornitori capaci di offrire prezzi concorrenziali, buona celerità nelle spedizioni, merce di qualità ed ovviamente affidabilità.

Come ultimo, ma non ultimo step, una volta creato il sito e-commerce sarà necessario dedicarsi all’acquisto di un hosting, ovvero del servizio che permette di posizionare su internet il negozio online. Insieme a questo step sarà di fondamentale importanza mettere in atto strategie di promozione, posizionamento e comunicazione online che contribuiscano ad un passaparola rapido e ad un’acquisizione più rapida di clientela.

Come creare uno shop online monoprodotto

Nei casi in cui si volesse vendere un solo prodotto o servizio su internet, tutto diventa più semplice.

Non occorre un sito web e-commerce con un catalogo, tanto meno occorre una logistica particolarmente complessa.

Quello che occorre è soltanto una pagina web dedicata specificamente alla vendita di quel prodotto o servizio, altresì detta landing page.

Questa pagina, supportata da una pubblicità ben fatta sui motori di ricerca o sui social network, viene progettata, sviluppata e comunicata esclusivamente per vendere online quel prodotto o servizio.

È uno strumento molto utilizzato ad esempio da scrittori che vendono il loro ultimo prodotto artistico, da aziende informatiche che intendono distribuire un nuovo software o da situazioni affini.

Partita IVA e altri requisiti da conoscere

Molti si chiedono se sia necessario aprire una partita IVA per aprire uno shop online.

Diciamo subito che per poter vendere online ed essere in regola, la Partita Iva è un requisito obbligatorio.

Quindi, vanno considerate delle tempistiche e delle opportunità da cogliere, ma è necessario affidarsi a professionisti che lo fanno di mestiere, senza lasciarsi convincere dal primo che passa.

Molto spesso per aprire uno shop online, è necessario registrarsi – con relative credenziali – a siti che permettono di appoggiarsi al proprio store di riferimento, come accade ad esempio su Amazon ed ebay, in modo da svolgere la propria attività di vendita (in alcuni casi di merce da collezionismo o di oggetti usati) in controllo e gestione per conto di un marchio esterno.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alle modalità per aprire uno shop online.

Imprese agricole e agroalimentari: arriva il credito di imposta del 40%

Arriva il credito di imposta del 40% per le imprese agricole e agroalimentari. Si tratta dell’incentivo per il commercio elettronico delle due tipologie di imprese agricole che può arrivare al 40% per gli anni 2021, 2022 e 2023. Il limite ammissibile è pari a 50 mila euro all’anno, secondo quanto prevede il comma 131 dell’articolo 1, della legge numero 178 del 2020 (legge di Bilancio 2021). La misura va a sostegno, in particolare, dello sviluppo del commercio elettronico e del made in Italy.

Credito di imposta del 40% per imprese agricole e agroalimentari: i riferimenti normativi

A disciplinare il credito di imposta del 40% a favore delle imprese agricole e agroalimentare per le strutture informatiche del commercio elettronico è il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate numero 174713 del 20 maggio scorso. Le risorse messe a disposizione delle imprese ammontano a 15 milioni di euro per tutto il triennio 2021-2023, pari a 5 milioni di euro all’anno.

Bonus 40% delle spese sostenute da imprese agricole e agroalimentare: per cosa si può ottenere il credito di imposta?

Ammesse al credito di imposta del 40% sono le imprese agricole e agroalimentari. Il bonus può essere richiesto anche dalle cooperative o dai consorzi che aderiscono alle “Strade del vino”, come previsto dalla lettera a), del comma 1, dell’articolo 2, della legge numero 268 del 1999. Le spese ammissibili riguardano le infrastrutture informatiche per realizzare il commercio elettronico delle imprese agricole.

Quali sono le spese ammesse al credito di imposta del 40% a favore delle imprese agricole?

Più nel dettaglio delle spese ammesse al credito di imposta, per ottenere gli incentivi è necessario fare investimenti per:

  • migliorare le potenzialità delle vendite a distanza verso compratori che si trovino al di fuori del territorio italiano;
  • creare depositi fiscali virtuali all’estero, la cui gestione è a carico di organismi associativi;
  • migliorare gli accordi con gli spedizionieri doganali;
  • infine portare avanti progetti e investimenti che possano incrementare le esportazioni mediante software, tecnologie, sistemi di sicurezza e sviluppo di database.

Credito di imposta alle imprese agricole per il commercio elettronico: come viene calcolato l’incentivo?

Il credito di imposta delle spese ammissibili sostenute dalle imprese agricole per favorire il commercio elettronico  si calcola nella percentuale del 40% per:

  • gli investimenti ammissibili effettuati nel limite di 50 mila euro per le piccole e medie imprese che operano nella produzione primaria dei prodotti agricoli;
  • le spese nel limite di 25 mila euro effettuate dalle grandi imprese che operano nella produzione primaria;
  • gli investimenti effettuati dalle piccole e medie imprese agroalimentari nel limite di spesa di 50 mila euro.

In tutti e tre i casi, la percentuale del 40% e il limite delle spese ammissibili è da ritenersi per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023.

Credito di imposta alle imprese agricole e agroalimentare: la comunicazione all’Agenzia delle entrate

Per usufruire del credito di imposta del 40% sulle spese per favorire il commercio elettronico delle imprese agricole, le imprese devono inviare comunicazione all’Agenzia delle entrate. La comunicazione per le spese sostenute nel 2021 va inviata a partire dal 20 settembre fino al 20 ottobre prossimi. Per le spese effettuate nel 2022, le imprese dovranno inviare comunicazione all’Agenzia delle entrate dal 15 febbraio al 15 marzo.

Pagamento in contrassegno: come funziona e di cosa si tratta

Spesso si sente parlare di pagamento in contrassegno, ma non tutti sanno cosa si intende con questa modalità di pagamento. In questa rapida ed esaustiva guida vi spiegheremo di cosa si tratta e come funziona.

Pagamento in contrassegno, cosa vuol dire

Sostanzialmente, quando si parla di pagamento in contrassegno si fa riferimento ad un pagamento che avviene al ricevimento di un ordine, quindi alla riscossione di pagamento alla consegna.

Di solito, quando si fanno acquisti a distanza, su internet ad esempio, il contrassegno è uno dei metodi previsti, anche se spesso si acquista con carta di credito, pagando al momento dell’ordine.

In questo caso, invece il pagamento avviene al ricevimento del “pacco” o comunque del prodotto, vediamo nello specifico nel prossimo paragrafo cosa c’è da sapere nello specifico.

Pagamento in contrassegno, come funziona

Dunque, quando si parla di pagamento con contrassegno come detto poco sopra si fa riferimento al pagamento alla consegna, ovvero quando si riceve fisicamente il prodotto. Questo vuol dire che non viene fatto alcun versamento al momento dell’ordine ma, direttamente quando la merce arriva nelle mani del cliente. In quel momento, il corriere od il postino – quindi chi sta effettuando la consegna – richiede il pagamento per consegnare il prodotto acquistato online. Tale pagamento in contrassegno può avvenire in tre diversi modi che vediamo di seguito:

  • in contanti;
  • con assegno circolare;
  • con carta di credito, debito o prepagata tramite POS.

Ci sono limiti di importo nel pagamento in contrassegno?

Una domanda molto frequente che il consumatore si pone è se vi sono limiti di pagamento, inerenti all’importo, quando si paga in contrassegno.

La risposta, sostanzialmente a questa domanda è si, vi sono limiti dettati dalle diverse modalità.

Siccome, il pagamento in contrassegno può essere fatto tramite contanti, assegni o carte, non tutti gli importi possono essere pagati con questo metodo. Per fare un esempio, Poste Italiane prevede un importo massimo di 3 mila euro per il contrassegno, con la possibilità di pagare in contati soltanto fino a 258,23 euro.

Quando si verificano pagamenti di un valore superiore viene lasciato l’avviso di giacenza, per cui il destinatario, ovvero il cliente che acquista il prodotto dovrà recarsi presso l’ufficio incaricato per il ritiro e il pagamento.

Pro e contro del pagamento in contrassegno, vediamone alcuni

Pur se un tempo il pagamento in contrassegno era piuttosto utilizzato, oggi è usato sempre di meno per una serie di motivi che elenchiamo di seguito.

  • Costo elevato: infatti le spese di spedizione vengono, talvolta maggiorate quando si utilizza questo sistema perché le Poste, o il corriere, mettono una tassa sul servizio al venditore.
  • Richiede necessità di avere con sé i contanti, con tutti i rischi che ciò comporta e la scomodità di ricordarsi di ritirare i soldi e averli pronti al momento della consegna.
  • Anche se non indispensabile, è utile la presenza del compratore al momento del ritiro, mentre un pacco/prodotto già pagato può essere lasciato in palazzo, o fuori alla porta, se già pagato, pure in assenza dell’acquirente.

Ma quali possono essere invece i vantaggi, lo vediamo di seguito.

  • Quando non si è certi della serietà del venditore si evitano rischi di pagare prima;
  • Diventa una valida alternativa per chi non si fida a pagare online con carta di credito o non dispone di strumenti adatti agli acquisti online.

Dunque, questo è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito al pagamento in contrassegno.

Contributi Simest a Pmi, aperta la piattaforma per pre-caricare la domanda

Dalle 9 di oggi, 21 ottobre 2021, è possibile pre-caricare le domande per i contributi di Simest destinati alle piccole e medie imprese. Si tratta di fondi che le Pmi potranno chiedere per una disponibilità di fondi fino a 1,2 miliardi di euro. Le risorse provengono dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) nell’ambito dello strumento messo a disposizione Next Generation Eu.

Quali tipologie di contributi sono messe a disposizione delle PMI da Simest?

Sono previste tre tipologie di contributi. Il primo riguarda la transizione digitale ed ecologica delle piccole e medie imprese a vocazione internazionale; il secondo lo sviluppo del commercio elettronico (e-commerce); il terzo, infine, la partecipazione delle imprese a mostre e a fiere, anche in Italia, e a missioni di sistema.

Quali sono le condizioni previste per le Pmi per i finanziamenti Simest?

I contributi Simest sono messi a disposizione delle piccole e medie imprese per supportarle nei processi di transizione digitale ed ecologica e per l’internazionalizzazione delle stesse. Tra le misure, è possibile richiedere un finanziamento a tasso agevolato con una quota a fondo perduto fino al 25%. Inoltre, per le Pmi che hanno sede operativa nelle regioni del Sud Italia da almeno sei mesi, è possibile fare richiesta di una quota di cofinanziamento a fondo perduto più alta, fino al 40%. Per le imprese del Sud Italia, inoltre, c’è la possibilità di richiedere il 40% di fondo perduto dal Fondo 394, nei limiti della dotazione del fondo stesso di 480 milioni di euro.

Dove si trova il link per accedere alla piattaforma Simest?

Per pre-caricare la domanda dei finanziamenti Simest le imprese interessate dovranno collegasi al portale della società del Gruppo Cassa depositi e Presiti. Nella home page è presente il link da seguire per accedere all’area personale dell’impresa stessa. È importante sottolineare che l’ordine di pre-inserimento della domanda non costituisce una priorità di accesso ai contributi messi a disposizione da Simest.

Accesso alla piattaforma Simest per caricare la domanda dei finanziamenti

Per l’accesso, l’impresa deve utilizzare le credenziali già in suo possesso. Se invece si tratta del primo accesso, è necessario procedere prima con la  registrazione al portale Simest.  L’accesso al portale è, tuttavia, gestito attraverso un sistema di coda. Nel momento in cui l’azienda fa l’accesso al portale, infatti, si avranno 30 minuti per completare l’operazione. Questo meccanismo è stato implementato per gestire il numero delle domande che si preannuncia elevato. Pertanto, i 30 minuti necessari per il pre-caricamento della domanda sono stati fissati per dar modo a un certo numero di imprese di poter collegare in contemporanea.

A cosa serve pre-caricare la domanda dei finanziamenti Simest?

Pre-caricare la domanda dei finanziamenti messi a disposizione da Simest è una possibilità offerta alle piccole e medie imprese interessate ai contributi. La presentazione della domanda vera e propria sarà possibile a partire da giovedì 28 ottobre prossimo, dalle ore 9:30. Il pre-caricamento delle domande è possibile inoltrarlo dalle 9 alle 19, dal lunedì al sabato. Se vi sono imprese in coda alla chiusura delle 19, le stesse avranno la possibilità di completare l’invio il giorno successivo, a partire dalle ore 9, mantenendo la posizione acquisita nella coda del giorno precedente.

Cosa prevede la domanda del finanziamento Simest?

Accedendo alla piattaforma per pre-caricare la domanda dei finanziamenti Simest, le piccole e medie imprese dovranno fornire indicazioni nel dettaglio dei dipendenti aziendali. La suddivisione prevede l’indicazione per fasce di età e per sesso.

Finanziamenti Simest, presentazione della domanda dal 28 ottobre 2021

La domanda vera e propria di accesso ai finanziamenti Simest potrà essere inoltrata, sempre dalla piattaforma messa a disposizione sul portale dell’azienda, a partire da giovedì 28 ottobre 2021. I giorni in cui si può presentare domanda vanno dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 19. La chiusura delle domande di finanziamento è prevista per il 3 dicembre, alle ore 18:00. Può esserci la chiusura anticipata delle domande nel caso in cui nel frattempo i fondi siano andati a esaurimento.

Simest: dal 28 ottobre presentazione domanda per il fondo perduto delle PMI digitali, green e di e-commerce

Si potranno presentare a partire dal 28 ottobre 2021, dalle ore 9:30, le domande per il Fondo Simest. Si tratta di un finanziamento a fondo perduto dagli importi variabili a favore delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese (Pmi), che operano nella transizione digitale, nel green, nell’e-commerce e nelle fiere.

Quante sono le risorse del Fondo Simest?

In totale, sono 480 i milioni di euro della dotazione del Fondo Simest. Alle piccole e medie imprese del Sud Italia è riservata una quota delle risorse pari al 40% della dotazione totale del fondo stesso.

Quali progetti possono essere finanziati dal Simest?

I progetti che il Simest finanzierà alle imprese che presenteranno domanda sono quelli sostenibili con l’ambiente. L’importo massimo che i progetti potranno ricevere è fissato in:

  • 300 mila euro per i progetti di transizione digitale o green;
  • altrettanti per progetti legati all’e-commerce;
  • 150 mila euro per progetti inerenti la partecipazione alle fiere.

Qual è la quota del fondo perduto per i progetti del Simest?

Le piccole e medie imprese che hanno residenza da almeno 6 mesi in una regione del Sud Italia potranno arrivare a chiedere una quota di cofinanziamento per il proprio progetto pari al 40%. Per le imprese del Centro e del Nord Italia la quota di cofinanziamento scende al 25%.

Finanziamento a tasso agevolato Simest

Nello stesso bando si fa riferimento anche alla possibilità per le piccole e medie imprese di poter richiedere un finanziamento a tasso agevolato. Il finanziamento stesso può coprire fino al 100% della spesa del progetto, senza necessità di coperture di garanzia. La durata del finanziamento è diversa a seconda del tipo di intervento.

Simest, da quando si può presentare la domanda?

La domanda per il finanziamento Simest si può presentare a partire dal 28 ottobre 2021, con avvio della piattaforma alle ore 9:30. Ciascuna piccola o media impresa può presentare istanza per uno solo degli ambiti di intervento del fondo perduto Simest. Tuttavia, è offerta alle imprese anche la possibilità di procedere con la predisposizione della domanda già a partire dal 21 ottobre prossimo per poi confermare l’invio dal 28 ottobre.

Finanziamenti Simest transizione verde e digitale

Tra i vincoli della concessione dei finanziamenti Simest è richiesto alle piccole e medie imprese che concorrano per la parte relativa alla transizione verde e digitale che l’importo concedibile sul progetto presentato (sul massimo dei 300 mila euro) sia corrispondente ad almeno il 25% dei ricavi medi degli ultimi due bilanci approvati e depositati. Per questo tipo di intervento, il finanziamento arriva a sei anni, dei quali due di pre-ammortamento.

Vincoli transizione verde e digitale

Per i finanziamenti che hanno come obiettivo la transizione verde e digitale è necessario che le piccole e medie imprese siano costituite nella forma di società di capitali. Inoltre il fatturato relativo all’export deve essere di almeno il 10% nell’ultimo anno oppure del 20% nel corso dell’ultimo biennio.

Fondo perduto Simest per e-commerce

Per le Pmi che abbiano come attività quella dell’e-commerce e dello sviluppo del mercato in Paesi esteri, i progetti sono finanziabili fino a 300 mila euro. La quota di finanziamento non può eccedere il 15% dei ricavi medi risultanti dagli ultimi 2 bilanci approvati e depositati dall’impresa. Il finanziamento si riduce al massimo a 200 mila euro per lo sviluppo di una piattaforma di terzi. Anche per questo tipo di finanziamento non è possibile eccedere il 15% dei ricavi medi degli ultimi due bilanci. L’investimento minimo deve essere di 10 mila euro e la durata del finanziamento è fissata in 4 anni, dei quali uno di pre-ammortamento.

Pmi che partecipano a fiere nel finanziamento Simest

Diverse le modalità del fondo perduto per le imprese che operano in fiere e mostre internazionali, che possono svolgersi anche in Italia. Il finanziamento, in questo caso, deve essere destinato per minimo il 30% alle spese digitali connesse al progetto. Il limite non si applica nel caso in cui l’evento internazionale abbia ad oggetto argomenti legati al green o al digitale. L’importo massimo finanziabile è pari a 150 mila euro e non può superare il 15% dei ricavi dell’ultimo bilancio. Il finanziamento può durare al massimo 4 anni e uno deve risultare di pre-ammortamento.

Negozio online: i 10 buoni motivi per aprirne uno oggi

Un negozio online è la possibilità di vendere prodotti stando direttamente a casa. Ecco alcuni motivi per cui vale la pena aprerne uno.

1 – Negozio online: un modo per superare la crisi

La crisi pandemica da COVID-19 ha messo in serie difficoltà molte aziende. Tra cassa integrazione promessa e mai arrivata, o in ritardo, nei casi più fortunati, tra attività chiuse, decreti e aperture, la crisi è palpabile. Le restrizioni hanno modificato il volto del commercio, pendendo per quello online. E così pur rispettando la normativa e-commerce, sono molti i giovani che hanno sfruttato le possibilità del mondo di internet. Facciamo due conti che potrebbero essere utili. Tuttavia, anche se in piena pandemia, gli italiani nel 2020 hanno acquistato prodotti per 22,7 mld di euro. Ebbene una crescita del 26% in più rispetto all’anno precedente 2019. Quindi se si vuole sfruttare questo trend è il momento giusto di aprire un negozio online.

2 – L’aiuto offerto dai social

Un forte aiuto arriva dai social network che permettono di potenziare il marketing dei prodotti. Soprattutto attraverso i social è possibile presentare i  vari articoli in modo dinamico, e non statico, come spesso avviene. Spesso molti venditori utilizzano video, più o meno divertenti, o informativi che raccontano le caratteristiche dell’oggetto di vendita. Infatti è possibile collegare la propria vetrina ai più importanti social: Instagram e FacebookMa non dimentichiamo il sempre più emergente Tiktok che sembra stia lavorando ad un sistema di monetizzazione per gli utenti più popolari. Questo permette di guadagnare automaticamente in modo rapido ed efficace. Si quindi  anche il sapere utilizzare bene i social oppure i network è un’opportunità da sfruttare per aprire un negozio online.

3 – Negozio online: servizio continuo 24 ore al giorno

Un altro motivo per aprire un negozio online è proprio quello della disponibilità continua. In altre parole il negozio online non chiude mai. Perciò sono aperti 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno. Infatti i potenziali clienti possono accedere a qualsiasi ora nel negozio online. E questo permette agli interessati di studiare i prodotti, leggere le descrizioni, vederne la disponibilità, metterli nel cestino ed effettuare l’acquisto. E non importa che sia notte, festivo o prefestivo, o riposo settimanale. Le porte di un negozio online sono sempre aperte, proprio perchè non ci sono porte. Infine si può accedere al sito online non solo da pc, ma anche da smartphone, tablet insomma qualsiasi dispositivo che abbia una connessione ad internet permette di effettuare operazioni commerciali. Il venditore può pertanto occuparsi solo della vendita nel momento in cui ha la possibilità di farlo. Ecco un altro motivo per aprire un negozio online.

4 – il costo del sito online

Affinché questo accada occorre sicuramente un ottimo store online. Se in passato l’apertura di un negozio online era abbastanza costosa, adesso sembra potersi fare in maniera abbastanza economica. Ma ciò non toglie che  il negozio online è sempre più economico rispetto ad uno store fisico. Infatti se nel punto fisico c’è bisogno di spese quali: locazione, utenze, dipendenti, nel mondo di internet le cose sono diverse. Occorre un  web marketing plan. La scelta della piattaforma e-commerce, i migliori software di gesione magazzino permette di risolvere in breve dei problemi comuni. Per questi tipi di programmi non ci vogliono grosse cifre, ma comunque fanno parte degli investimenti iniziali per poter affacciarsi sul mercato. Infine occorre tenere conto anche dei cosi di pubblicità, user experience e ottimizzazione SEO. Tirando le somme si parla di poche migliaia di euro.

5 – clienti a livello mondiale

Internet abbatte le barriere fisiche. Infatti grazie alla potenza di questo incredibile strumento ognuno ha la possibilità di vendere i propri prodotti in tutto il mondo. Inoltre l’e-commerce permette di rivolgersi a chiunque, senza dover fare pubblicità mirate ad un segmento o un altro in maniera selettiva. Ma anche la possibilità di poter rivolgersi al cliente in maniera più diretta, meno confini geografici. Un aspetto negativo è che magari non si può avere un rapporto di fidelizzazione del cliente, ma è davvero così? Secondo molti no, perchè comunque internet non vieta la possibilità di creare campagne di affiliazione e scontistica per i clienti. Si forse la concorrenza è maggiore, ma i servizi che si riescono a dare al cliente, la cordialità anche nelle mail, la puntualità della consegna, possono essere motivo di differenziazione.

6 – Negozio online: Burocrazia meno pesante

Quando si apre un negozio fisico oltre ai costi, è importante valutare anche la burocrazia. Registri su registri, pagamenti su pagamenti, fatture, cataloghi e tipografi, rappresentano una burocrazia illimitata. Mentre online basta avere una sola piattaforma per poter gestre in modo snello tutte le incombenze. Questo permette di gestire il proprio lavoro in maniera molto più veloce, con meno pensieri. Le piattaforme infatti permettono di confluire tutto in un unico sistema che fa un pò il lavoro più amministrativo e noioso. Quindi avere più tempo libero si può considerare come un altro punto a favore dell’aprire un negozio online.

7 – Controllo costante del Magazzino

L’ecommerce permette di avere sempre sotto controllo il proprio magazzino. Questo dà la possibilità di avere un controllo realtime su tutto il magazzino: dalla fase di approviggionamento alla vendita del prodotto. Se magari nei punti fisici, occorre aspettare la fine giornata per poter capire le entrate e le uscite, nelle piattaforme questo avviene più facilmente. Così si può avere una gestione del magazzino efficiente, anche in termini di gestione dell’acquisto di ciò che manca per produrre i propri prodotti.

8 – Incentivi a favore dell’innovazione

Un altro elemento da considerare è quello legato all’accesso agli incentivi e ai finanziamenti a fondo perduto. Infatti, nonostante il susseguirsi di governi, sembra ch tutti siano orientati a concedere somme da investire in imprese di elevato contenuto tecnologico. Soprattutto per le start up, quindi controllare periodicamente i bandi messi a disposizione.

9 – Misurazione delle performance

Una delle altre opportunità offerte da internet è rappresentato dalla velocità con cui è possibile valutare le proprie performance. Strumenti come Facebook Analisy, Google Search Console, Seozoom possono aiutare in questo obiettivo. Diciamo una sorta di analista personale delle performance del nostro sito e quindi dei nostri prodotti. Anche questo un altro vantaggio di aprire un negozio online

10 – E non va… ci si è rimesso davvero poco

L’ultimo vantaggio è forse quello più importante perchè permette di minimizzare le conseguenze se le cose non dovessero andare come si vorrebbe. Online è tutto più dinamico e soprattutto se l’idea non ci ha fatto diventare grandi imprenditori, non importa si può sempre tentare una nuova idea. Molte volte non ci sono famiglie di dipendenti sulle spalle, le responsabilitào i contratti da gestire sono minori. Ed in un mondo in cui la leggerezza è una virtù, conviene aprire un negozio online se si ha la voglia di mettersi in gioco.

La normativa e-commerce: come si apre una negozio online

La normativa e-commerce permette di aprire in sicurezza il proprio negozio. Di seguito una piccola guida che può essere di aiuto.

La normativa e-commerce: INPS ed IVA

Aprire uno store online prevede il rispetto di alcune regole, come qualsiasi altra attività imprenditoriale. Ma possiamo sicuramente affermare che il negozio tradizionale ha un luogo fisico ben definito, mentre il negozio online può essere ovunque, senza alcuna collocazione fisica. Quindi una volta stabilita l’idea imprenditoria che si vuole portare avanti, occorrono dei passi anche burocratici. Come qualsiasi altro avvio di un’attività occorre l’iscrizione alla Gestione Commercianti Inps. E di conseguenza l’apertura della partita IVA. Questo è il caso in cui si considera la nuova apertura l’attività principale che produrrà la formazione del reddito. Se invece, l’idea è quella di un “secondo lavoro” si potrebbe pensare diversamente. Pertanto, sono esonerati da questo obbligo chi svolge l’attività in maniera occasionale. Ma in questo modo i ricavi non possono superare i 5000 euro di guadagno. Quindi attenzione a quanto tempo e lavoro si vuole dedicare al nuovo progetto.

La normativa e-commerce: le leggi europee di riferimento

La normativa italiana sull’e-commerce deriva da un recepimento di direttive europee. La prima definizione di commercio online arriva nel 1997. Attraverso la Comunicazione della Commissione europea n. 157 del 1997 così definire l’e-commerce: lo svolgimento di attività commerciali e di transizioni tra via elettronica e comprende attività quali:

  • la commercializzazione di beni e servizi in via elettronica;
  • la distribuzione on-line di contenuti digitali;
  • l’effettuazione per via elettronica di operazioni finanziarie e di borsa;
  • gli appalti pubblici per via elettronica;
  • le altre procedure di tipo transattivo delle pubbliche amministrazioni.

A dare attuazione agli obiettivi della Comunicazione della Commissione europea n. 157 del 1997, nel 2000 è stata emanata la Direttiva 2000/31/CE nota come la “Direttiva sul commercio elettronico”. In Italia per dare attuazione alla direttiva europea è stato introdotto il D. Lgs. 70/2003.

Ma chi può aprire un negozio online?

La risposta è semplice non c’è una forma giuridica univoca ed uguale per tutti. Infatti, il negozio online può essere aperto dalle seguenti forme di imprese:

  • impresa individuale;
  • società a responsabilità limitata sia normale, sia semplificata;
  • società per azioni.

Accanto a queste figure tradizionali ci sono anche le start up innovative. Si tratta di una particolare forma di società di capitali prevista dal nostro ordinamento. Questo tipo di imprese puntano all’impiego di nuove leve dal punto di vista lavorativo, ma che hanno l’obiettivo del progresso tecnologico. Se l’idea imprenditoriale ha entrambe le caratteristiche può fare richiesta preso la Camera di commercio ed essere iscritte. Si può accedere così ad un mondo di agevolazioni e fondi a disposizione.

La normativa e-commerce: le altre comunicazione da fare

Altra burocrazia da sbrigare prevede l’iscrizione nel Registro delle imprese presso la Camera di commercio. A questo proposito è possibile anche eseguire la Comunicazione unica di inizio attività. E’ un modello che serve a presentare l’iscrizione e la cancellazione dell’impresa, la modifica e la cessione delle attività. E tale comunicazione assolve gli adempimenti previsti per l’Agenzia delle Entrale, l’INPS, l’INAIL ed il Registro delle imprese.

In particolare all’Agenzia delle entrate va comunicato l’indirizzo web del sito e-commerce, un numero di telefono, il fax, i dati del titolare ed i dati dell’Internet Provider. Inoltre, per poter commercializzare all’interno dell’Unione Europea è obbligatoria l’iscrizione Vat Information Exchange System (VIES). Si tratta di un motore di ricerca per verificare le partite IVA valide all’interno dell’Unione Europea. Come in un qualsiasi negozio tutte le vendite e i relativi guadagni vanno inseriti nel Registro dei corrispettivi.

Il settore delle vendite food

Il settore alimentare prevede che siano ottenuti dei titoli professionali specifici. Il diploma di scuola superiore o laurea a indirizzo professionale con specializzazione nel settore del commercio, preparazione e somministrazione di cibi. Il Certificato/attestato di frequenza e superamento di un corso o l’esercizio in proprio di almeno due anni di un’attività di impresa nel settore della somministrazione di alimenti e bevande o nel settore alimentare in genere.

Inoltre ogni bene venduto online deve avere le indicazioni sulle “proprietà speciali” caratterizzanti ciascun bene e la provenienza dei prodotti utilizzati. Sul fronte deve essere esposta l’etichetta che deve riportare tutti i dati richiesti dalla legge. Tra questi è obbligatorio indicare: il nome del prodotto, l’elenco degli ingredienti, le sostanze che possono produrre allergie, gli oli usati, la scadenza ed il tipo di smaltimento del confezionamento.

Consigli finali

Anche per l’acquisto tramite il web vigono sia il principio del diritto al recesso che la vendita onesta. Infatti il consumatore può, entro 14 giorni di tempo, esercitare il diritto di restituire la merce qualora non sia conforme. A questo è meglio scrivere sul proprio sito anche tutte le regole per la restituzione del prodotto. Ma anche per la restituzione delle somme pagate dal compratore. Quindi deve essere chiare tutte le condizioni generali di vendita. A differenza di un negozio tradizionale, in quello online devono essere accettati tutti gli obblighi informativi che regolano la gestione delle informazioni e i dati raccolti sul cliente. Infatti nel sito occorre specificare:

  • la privacy policy che spiega come vengono trattati i dati degli utenti;
  • la cookie policy che riguarda il programma di GDPR.

Il settore dell’e-commerce è tutt’ora in continua evoluzione. Nulla vieta che ci possano essere una serie di modifiche alla normativa. Pertanto il consiglio finale è quello di farsi seguire da uno specialista. Quindi affidarsi a qualcuno come un commercialista esperto di commercio online.

Made in Italy primo anche online

Le code interminabili, e la ressa di chi è alla ricerca del regalo natalizio perfetto, stanno per finire, ma questa volta non è solo colpa della crisi, che ha drasticamente cambiato le abitudini degli italiani, diventati più sobri loro malgrado.

Anche l’eCommerce ci ha messo lo zampino, poiché, per evitare stress e perdite di tempo, sono in costante aumento coloro che decidono di acquistare online.

Ma, anche con questo nuovo trend, il Made in Italy dimostra di “tenere banco” e si appresta a trascorrere un dicembre in vetta.
I dati di eBay, infatti, dimostrano che gli italiani esporteranno oltre 450 mila oggetti durante la stagione natalizia, proprio grazie alla piattaforma di aste online.

Considerando che l’anno scorso sono stati esportati 372mila prodotti, l’aumento relativo a Natale 2014 sarà del 20% e sarà relativo principalmente a oggetti da collezione e capi d’abbigliamento, ma anche ricambi, accessori e prodotti elettronici, che raggiungeranno mercati lontani come Stati Uniti, Canada, Australia e Cina e mercati più vicini come Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e Polonia.

Non si tratta solo di quantità, ma anche di qualità, per la quale gli estimatori del Made in Italy sono disposti a spendere più della media rispetto ai prodotti esportati dai venditori inglesi, americani o tedeschi.

La Cina rappresenta un caso a sé, poiché, se l’Italia si trova agli ultimi posti per volume di oggetti, è anche vero che vengono apprezzati i prodotti di alta qualità, con un prezzo medio di 112 dollari.

A questo proposito, ha spiegato Claudio Raimondi, country manager di eBay: “A livello globale secondo le nostre previsioni, gli oggetti esportati dai venditori eBay durante la stagione natalizia 2014 saranno 100 milioni, in crescita rispetto agli 85 milioni del 2013. Il 20% della domanda durante il periodo natalizio a livello globale proviene da acquirenti internazionali”.

Vera MORETTI

Ripresa all’orizzonte? Se c’è, agganciamola con l’hi-tech

di Davide PASSONI

In questa settimana cominciamo l’avvicinamento all’evento protagonista dell’hi-tech per il business italiano, lo Smau, il salone della tecnologia dedicata alle imprese, ai professionisti, agli operatori della Pubblica Amministrazione e a quanti, in Italia, pensano che la strada per sviluppare l’economia e il sistema Paese passi ormai obbligatoriamente attraverso internet e l’hi-tech.

Se fino qualche anno fa poteva trattarsi di uno scenario da visionari, mai come in questo disgraziato 2013 l’affidarsi alle nuove tecnologie per sviluppare business è la strada maestra per non essere ammazzati dalla crisi. Lo dicono i numeri, lo dice il buon senso.

Un’impresa o un professionista che vogliono continuare a dire qualcosa nei propri mercati non possono non guardare i numeri: eCommerce su Pc a 9 miliardi di euro, eCommerce mobile in crescita del 143% anno su anno, previsione di 50 milioni di smartphone e 12 milioni di tablet in Italia entro il 2015.

Sono solo alcune delle cifre che danno l’idea di come l’unica economia che cresce, oggi, in Italia come in Europa, è quella digitale in tutte le sue forme. Per questo, durante la settimana Infoiva vuole insistere sul legame forte che deve unire l’economia italiana, fatta di piccolissime imprese e di tanti professionisti, con la tecnologia, internet e il mondo digitale. Lo diciamo perché siamo nati digitali e, se in questo 2013 un po’ così, con una ripresa all’orizzonte che pare ancora inafferrabile, siamo ancora qui a parlarvi di business vuol dire che l’essere digitali ha un senso per chi fa business in Italia oggi. Essere digitali, oggi, non è un’opzione. E’ una necessità. Seguiteci e lo capirete.