Dopo Expo 2015, dalle parole ai fatti

L’intervento che martedì 10 ha tenuto a Milano il premier Matteo Renzi sul futuro dell’area di Milano che ha ospitato Expo 2015 non è certo passato sotto silenzio, specialmente per quanti sul destino di quella superficie nutrono speranze o timori.

Di sicuro una delle persone che maggiormente sì è spesa per Expo 2015 è stato Carlo Sangalli, sia nelle vesti di presidente di Confcommercio, sia in quelle di presidente della Camera di Commercio di Milano.

Ecco perché la sua posizione su quello che sarà dell’area di Expo 2015 è, a nostro parere, molto importante: perché viene da un uomo che si impegnato in prima persona per la riuscita della manifestazione e, a differenza di altri, parla perché conosce la materia di cui sta parlando.

Il dopo Expo 2015 – sostiene Sangallideve essere realizzato con quel gioco di squadra che ha permesso all’Esposizione Universale di superare le divisioni, concentrando gli sforzi sul grande obiettivo comune. Il polo di ricerca, Human Technopole 2040, è il primo passo concreto per fare dell’area espositiva un hub dell’innovazione di livello globale”.

Tutti i progetti proposti fino ad oggi – prosegue Sangallinon potranno che trarre sinergie e benefici da questa operazione voluta dal Governo e che, non a caso, parte dal territorio milanese. La Grande Milano è infatti capofila dell’innovazione in Italia con quasi 17mila imprese su un totale nazionale di 152mila. In questo contesto la Camera di commercio di Milano, istituzione pubblica di tutte le imprese e luogo di sintesi dei diversi interessi economici, rilancia il progetto della Cittadella dell’innovazione, che prevede il trasferimento, nel sito espositivo, delle attività di ricerca e innovazione della sua Azienda speciale Innovhub, con 20 laboratori e 150 ricercatori e tecnici specializzati“.

Una posizione che potrebbe sembrare appiattita su quella del Governo anche se, rispetto alle dichiarazioni d’intenti di Renzi, belle, ma tutte da dimostrare con fatti e stanziamenti concreti, Sangalli prova a mettere sul piatto qualcosa di più concreto come Innovhub.

Una posizione che cerca anche di evitare strumentalizzazioni politiche del dopo Expo 2015 come quelle avvenute prima e durante l’Esposizione Universale. Strumentalizzazioni sul tipo di quella del Movimento 5 Stelle che, per bocca del capogruppo lombardo Stefano Buffagni, ha definito “aria fritta” il dopo Expo di Renzi, che riducono quasi al ruolo di macchietta il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, stizzito dall’idea che alla guida del polo scientifico e tecnologico di Milano ci possa essere l’Istituto Italiano di Tecnologia, come ventilato dal premier.

Insomma, per il bene dell’Italia e di Milano, se sul dopo Expo 2015 le polemiche lasciassero il posto alle idee e alle proposte concrete, forse il nostro sistema Paese non farebbe un altro buco nell’acqua, bruciando un’occasione di sviluppo importante.

Dopo Expo 2015: ora i fatti, please

E adesso che anche il governo ha detto la sua sulla nuova destinazione d’uso dell’area di Expo 2015, siamo tutti più tranquilli. O quasi. Da molto prima della chiusura dell’Esposizione Universale, il 31 ottobre scorso si era cominciato a discutere del dopo Expo e ciascuno si era sentito in dovere di dire la propria, a partire dagli scettici che vedono per l’area un futuro da deserto metropolitano.

Fatto sta che sul futuro dell’area di Expo 2015 se ne sono sentite di ogni, finché è arrivato il premier Renzi a illustrare la propria visione del dopo Expo, o meglio, quella dell’Esecutivo. Secondo il quale la zona adiacente a Rho Fiera potrebbe diventare “un centro a livello mondiale che affronti insieme il tema della genomica e dei big data“, che coinvolgerà 1.600 ricercatori con 150 milioni di euro da investire ogni anno per i prossimi 10 anni.

Per l’area di Expo 2015 Renzi ha parlato di “un centro che metta insieme discipline diverse, dall’alimentazione alla robotica allo studio dei genomi del cancro, dove al centro ci sia l’uomo“, il cosiddetto progetto “Human Technopol. Italy 2040“,

Un progetto che, secondo il premier, supererà l’idea del centro creato su singole discipline per concentrarsi, ha detto, su “un nuovo Umanesimo“. Tanto che, “dal Consiglio dei Ministri di venerdì siamo disponibili a metterci risorse ed energie“.

Ciò che è certo è che il futuro dell’area di Expo 2015 deve diventare, secondo Renzi, patrimonio comune dell’Italia, evitando che sia preda di “campanilismi” ma facendo sì che Milano per “il suo ruolo di capitale culturale dovrà essere non solo la locomotiva d’Italia, ma d’Europa“.

Bene, le parole di Renzi ci sono, l’idea del governo anche. Mancano, purtroppo, i dettagli sul dopo Expo 2015, dettagli che vadano al di là del semplice impegno economico, per ora sulla carta. Come spesso ci ha abituati il presidente del Consiglio, anche in questo caso siamo di fronte a delle slide, non concrete ma figurate. Aspettiamo di vedere come ed entro quanto tempo questo impegno sarà tradotto in fatti. Ne ha bisogno Milano, ne ha bisogno l’Italia.

Dopo Expo 2015 e mercato immobiliare

Quale sarà l’eredità che Expo 2015 lascia al tessuto economico di Milano, sarà solo il tempo a dirlo. Quello che però è certo è che la riqualificazione urbana della città conseguente a Expo 2015 avrà effetti positivi sul mercato immobiliare che a Milano, con l’Esposizione, ha iniziato a dare segnali di ripresa soprattutto sul versante delle transazioni (+5,9% nei primi sei mesi del 2015, secondo fonti dell’Agenzia delle Entrate), anche se i prezzi sono ancora in diminuzione (-0,9% nel primo semestre del 2015).

Le zone centrali vedono ancora una leggera riduzione delle quotazioni ma in quartieri come Brera e corso Como il mercato è decisamente dinamico. Si segnalano infatti richieste di affitti e di acquisti da parte di coloro che lavorano nella sede UniCredit in Porta Nuova. In aumento l’interesse degli investitori per la zona intorno a via Pasubio, dove sono a buon punto i lavori nell’ex area della “Feltrinelli”.

La macroarea che ha registrato il ribasso dei prezzi più forte, nonostante Expo 2015, è stata quella di Lodi-Corsica, che ha visto una notevole diminuzione nelle zone più periferiche penalizzate da un’offerta immobiliare di bassa qualità e da acquirenti con bassa disponibilità di spesa. Nell’area intorno a corso Lodi dall’inizio dell’anno si registrano più richieste ad uso investimento, in particolare di bilocali da mettere a reddito, grazie alla vicinanza dell’Università Bocconi e alla presenza della Fondazione Prada, che con il suo arrivo sta riqualificando buona parte della zona.

I lavori quasi ultimati della MM 5, da Sempione a San Siro passando per la Fiera, non hanno sortito effetto sui valori immobiliari delle zone interessate ma un maggiore interesse e curiosità. I valori della macroarea Fiera-San Siro sono infatti rimasti stabili e l’effetto Expo 2015 non si è fatto sentire più di tanto.

Gli investitori dimostrano invece interesse per la zona tra corso Buenos Aires e piazza della Repubblica, così come piace anche la zona di Fabio Filzi non lontana da Porta Nuova e dalla Stazione Centrale. La macroarea Città Studi-Indipendenza segnala un +0,3%, con una buona domanda per la zona di piazza Cinque Giornate.

Prezzi in leggero calo invece nella macroarea Navigli-Famagosta, nonostante l’importante riqualificazione subita dalla Darsena in vista di Expo 2015: buona la tenuta dei tagli medio piccoli, particolarmente richiesti in zona da genitori di studenti universitari e da investitori per la vicinanza di due importanti università come lo Iulm e la Bocconi, oltre che il Naba, la Domus Academy e lo Ied.

Dopo Expo 2015: le ricadute sulle imprese del territorio

Si era detto che Expo 2015, in quanto evento globale, avrebbe avuto delle ricadute positive sull’economia dell’Italia intera ma, soprattutto, su quella dell’area milanese e lombarda. Ora, a 10 giorni dalla chiusura dei cancelli e dallo spegnimento dell’Albero della Vita, qualche primo bilancio in questo senso lo si comincia a fare.

I primi numeri che emergono da questo bilancio dicono che, specialmente per le imprese lombarde, Expo 2015 è stata una straordinaria occasione per fare network, tessere rapporti, creare opportunità di business. Se non nell’immediato, sicuramente in prospettiva. Un’occasione che molte imprese non si sono lasciate sfuggire, partecipando al progetto “Incoming di Buyer Esteri” di Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Sistema Camerale Lombardo, coordinato da Promos, Azienda Speciale della Camera di commercio di Milano.

Un’iniziativa che si è svolta nel corso dei sei mesi di Expo 2015 e che ha visto l’accoglienza in Lombardia di operatori economici di tutto il mondo, con l’obiettivo di favorire il processo di internazionalizzazione del tessuto imprenditoriale lombardo, creando occasioni di business su tutto il territorio regionale.

Grazie al progetto, 921 imprese di tutte le province lombarde hanno incontrato gratuitamente 229 buyer selezionati, provenienti da 32 Paesi di tutto il mondo. Nei 39 incontri realizzati nei capoluoghi di provincia, sono stati realizzati 4982 b2b che hanno coinvolto aziende lombarde di tutti i settori: agroalimentare, beni strumentali e macchinari, moda-tessile, calzature-accessori, cosmetica, ambiente ed energia, medicale, arredo & design ed edilizia.

I buyer, approfittando della concomitanza con Expo 2015, sono arrivati da 32 Paesi: Corea del Sud, Russia, Brasile, Marocco, Emirati Arabi, Kazakistan, Iran, Sudafrica, Polonia, Perù, Canada, Gran Bretagna, Ungheria, Svezia, Finlandia, Algeria, Turchia, Austria, Germania, Arabia Saudita, Uruguay, Cina, Olanda, Stati Uniti, Singapore, Qatar, Tunisia, Bahrein, Francia, Oman, Libano e Kuwait.

Un’iniziativa che ha dato uno sviluppo all’interscambio commerciale dell’intera regione, utilizzando Expo 2015 come catalizzatore e volano per il business. Secondo un’elaborazione del servizio Studi della Camera di commercio di Milano sui dati Istat al primo semestre 2015 e 2014, l’interscambio della regione nel 2015 ha fatto segnare un +6,4% per l’import e +2,6% per l’export, per un valore che ha raggiunto i 59 miliardi di euro di import e 55,5 di export. Dopo Milano, che concentra oltre la metà delle importazioni e un terzo delle esportazioni (rispettivamente +8,7% e +0,1% rispetto al 2014), vengono Brescia, Bergamo e Pavia tutte con il 7% del totale dell’import e Brescia e Bergamo con il 13% circa nell’export. In forte crescita Mantova (+19,4% l’import e +9,5% l’export), Monza e Brianza (+12,5% e +7,7%) e Lecco (+14,6% e +6,1%).

Sembra quindi che, da questo punto di vista, il sistema produttivo regionale sia riuscito a fare squadra sfruttando l’opportunità offerta da Expo 2015. Per i bilanci generali e i numeri globali, sia a livello nazionale sia locale, è ancora presto, ma si spera che, con queste premesse, l’Esposizione non si riveli, col tempo, un’occasione persa.

I turisti premiano Milano, non solo per Expo 2015

Expo 2015 è ormai agli sgoccioli, ma l’effetto benefico e la bella pubblicità che ha portato a Milano sono tangibili come dimostra un’indagine condotta della Camera di commercio di Milano insieme al Comune meneghino.

Ebbene, secondo questa indagine (clicca qui per scaricare le slide dell’indagine), che ha coinvolto oltre 1000 turisti presenti sul sito di Expo 2015 nel mese di settembre, Milano è una città da non perdere per chi sceglie l’Italia: 9 su 10 si sono dichiarati infatti entusiasti della città, indicando il centro storico, il quartiere di Brera, i rinnovati Navigli e la nuova Darsena come luoghi assolutamente da non perdere.

Nel dettaglio, oltre la metà dei visitatori arrivati a Milano per Expo 2015 ha trovato l’accoglienza della città buona o addirittura ottima grazie all’Esposizione. Milano è vista come una città “avanzata” o “molto avanzata” dal 49% del campione, “nella norma” dal 17% e “vivibile” dal 10%.

Un visitatore su due è arrivato a Milano appositamente per l’esposizione e uno su due ha trovato la città più attrattiva grazie a Expo 2015. Mediamente la permanenza è di tre giorni, spesa da 200 euro tra ristorante, cultura e shopping. Chi viene a Milano per l’esposizione trascorre in città dai due ai tre giorni, con una spesa media di circa 250-300 euro (albergo escluso). Per cosa spende di più? Andare al ristorante (35,5%), cultura (21,8%) e shopping (13,6%).

I turisti stranieri sono mediamente più giovani (42 anni con i 48 anni degli italiani), spendono di più e apprezzano cibo e moda. Il turista straniero si ferma più a lungo, in media quattro giorni, con una spesa media di circa 300 euro (albergo escluso). Di Milano apprezza soprattutto il buon cibo italiano e lo stile milanese.

Al di là di Expo 2015, ai turisti piacciono mezzi pubblici, stile ed eleganza milanesi. Ad essere apprezzati sono soprattutto la semplicità nello spostarsi con i mezzi pubblici (23,5%) così come la facilità con cui è possibile trovare i luoghi da visitare (16%) e il buon gusto e l’eleganza visibili ovunque (15,5%).

Inoltre, piacciono cultura, vie pedonali, eventi. Ad attrarre i turisti sono principalmente l’offerta culturale e la rete di musei (38,6%), il centro cittadino e le vie pedonali (37,4%), ma anche gli eventi che animano la vita in città (19,8%), indipendentemente da Expo 2015.

Secondo Alfredo Zini, consigliere della Camera di commercio di Milano, “gli Expo-turisti promuovono Milano anche con le loro abitudini di consumo. Un indotto rilevante per la città che premia le attività dell’ospitalità, della ristorazione, del tempo libero, della moda e del design. Ecco che le attività imprenditoriali diffuse svolgono anche un ruolo importante per l’immagine della città, a fianco delle stesse istituzioni, in un’alleanza per Milano. Ora convivono insieme tre diversi scenari: il successo del sito Expo 2015, l’indotto rilevante di parte del centro e delle ‘vie del tempo libero’, a partire dai settori legati a ospitalità, ristorazione e shopping. Ma c’è anche l’impresa di periferia che non ha visto i benefici attesi”.

Il Manifesto per il Made in Italy

Ci sono due espressioni che, a noi di Infoiva, lasciano sempre piuttosto perplessi e dubbiosi: “cabina di regia” e “manifesto per…”. Dubbiosi perché, di solito, le prime si sono rivelate delle perdite di tempo, utili solo a gettare fumo degli occhi e a dare l’idea di fare qualcosa per, in realtà, concludere nulla; i secondi si sono spesso rivelati delle belle dichiarazioni d’intento senza poi un reale seguito.

Speriamo perciò con tutto il cuore che il recente Manifesto per il Made in Italy non sia un’altra pia intenzione senza un seguito, ma qualcosa che possa davvero aiutare ciò che per il nostro Paese è più prezioso del petrolio.

Il Manifesto per il Made in Italy, nato da una ricerca di Sanpellegrino in collaborazione con Fondazione Altagamma su oltre 450 aziende italiane, è stato presentato al Governo nei giorni scorsi in occasione di Expo 2015 con l’obiettivo di rilanciare i brand italiani dopo l’Esposizione Universale.

Nel Manifesto per il Made in Italy si propone di investire in formazione, favorire una visione d’insieme per promuovere l’Impresa-Italia all’estero, creare un circuito permanente che sviluppi sinergia tra tutti i comparti produttivi e le componenti sociali. Ecco i suoi 10 punti.

  1. Il Made in Italy è uno degli elementi fondanti dell’identità culturale italiana;
  2. Difendere e favorire la trasmissione dei saperi produttivi di generazione in generazione è il primo passo per valorizzare il nostro patrimonio identitario;
  3. Creare valore attorno al Made in Italy significa dare una visione globale alle eccellenze territoriali;
  4. Prendersi cura del Made in Italy significa soddisfare al meglio i bisogni immateriali della società: estetica, cultura, emozionalità, socialità;
  5. Creare sinergie tra settori affini e categorie complementari è una strada non più rinviabile per aumentare la competitività del Made in Italy;
  6. Fare sistema significa instaurare un rinnovato spirito cooperativo tra tutti gli attori politici, sociali, economici e imprenditoriali;
  7. La sola difesa del Made in Italy non è più sufficiente: la percezione del valore passa dal racconto dell’arte del saper fare, tipica della creatività italiana;
  8. Per vincere all’estero il Made in Italy deve presentarsi con una visione d’insieme che promuova non singole imprese ma l’Impresa Italia;
  9. Aumentare gli investimenti in formazione e saper innovare significa ridurre il disallineamento con l’offerta emergente;
  10. Fisco, burocrazia e visione strategica sono handicap che le Istituzioni hanno il dovere di trasformare in punti di forza del modo di fare impresa.

A firmare il Manifesto per il Made in Italy sono stati, tra gli altri, Stefano Agostini, Presidente e AD del Gruppo Sanpellegrino, Andrea Illy, Presidente IllyCaffe; Roberto Gavazzi, AD di Boffi e di De Padova; Massimiliano Giansanti, Vicepresidente di Confagricoltura; Lamberto Tacoli, Presidente e AD di CRN-Yacht-Ferretti Group e Presidente di Nautica Italiana; Antonella Nonino, AD di Nonino Distillatori; Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato.

Secondo Stefano Agostini, “questo Manifesto rappresenta la necessità di mettere a frutto le conoscenze maturate durante l’Expo e il valore creato attorno alle nostre eccellenze per dare al Made in Italy una prospettiva strutturale al sistema economico italiano“.

Expo 2015 e turismo enogastronomico

Qualcuno lo chiama Effetto Expo, fatto sta che questa estate 2015 per molti italiani è all’insegna del turismo enogastronomico. Il focus dell’Esposizione Universale di Milano legato al cibo e all’alimentazione, ha fatto sì che più di quattro italiani su dieci (esattamente il 42%) durante le vacanze hanno scelto di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, sagre, agriturismi o mercati degli agricoltori

Il dato emerge da un’analisi della Coldiretti, che ha rilevato anche come l’Italia sia leader mondiale del turismo enogastronomico, con una spesa turistica che nell’estate 2015 ha superato, per l’alimentazione gli 11 miliardi, anche per la spinta di Expo.

Chi viene nel nostro Paese per turismo enogastronomico, secondo l’indagine può trovare, caso unico al mondo, 4.886 prodotti tradizionali censiti dalle regioni, 272 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg, quasi 21mila agriturismi e oltre 6.600 fattorie.

Tra quanti privilegiano il turismo enogastronomico anche per acquistare prodotti tipici, il 38% spende al massimo 10 euro, il 48% tra i 10 ed i 30 euro e il 14% oltre 30 euro. Secondo Coldiretti, l’acquisto di un alimento direttamente dal produttore ottimizza il rapporto prezzo/qualità ma, ma rappresenta anche un’occasione per conoscere il prodotto, la sua storia, la sua cultura e le sue tradizioni.

L’acquisto di prodotti tipici come ricordo delle vacanze è una tendenza in rapido sviluppo e parallela al turismo enogastronomico, favorita, secondo Coldiretti, dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti locali che si riscontra nei principali luoghi di villeggiatura. Una opportunità per i vacanzieri che possono così acquistare souvenir esclusivi e di qualità al giusto prezzo, ma anche una occasione per le imprese agricole che possono vendere senza intermediazioni e far conoscere direttamente le caratteristiche e il lavoro necessario per realizzare le loro specialità territoriali.

Coldiretti non ha perso l’occasione di agganciarsi a questo treno e, per far conoscere le specialità tipiche sia a chi pratica turismo enogastronomico sia a chi vive sul territorio, ha creato la app farmersforyou, in versione italiana e inglese, per accedere alla rete di Campagna Amica, il più grande circuito europeo di vendita diretta degli agricoltori. Un modo 2.0 per favorire le tipicità del nostro territorio.

Turismo estivo, prezzi in crescita negli hotel italiani

Dopo che l’estate 2014 si era rivelata disastrosa per il turismo italiano a causa di un meteo infame, la stagione che si è quasi conclusa porta una boccata di ossigeno soprattutto per gli operatori del turismo nelle località di mare, con prezzi degli hotel in crescita del 15% rispetto al 2014 e l’Italia in testa alle preferenze dei turisti francesi, tedeschi e britannici.

A scattare una fotografia dell’andamento del turismo nell’estate 2015 relativamente alle località di mare italiane ci ha pensato l’Osservatorio trivago, dalla cui analisi, a pochi giorni dalla chiusura ufficiale della stagione estiva, emergono conferme e novità.

Le ricerche hotel su trivago.it hanno mostrato quest’anno una netta prevalenza delle località balneari italiane come le preferite dal turismo estivo. La classifica delle 15 mete italiane più ricercate per soggiorni tra luglio e agosto vede sul podio Rimini-Riccione-Lido di Jesolo, mentre vari sali e scendi si rilevano dalla settima posizione di Otranto in poi, oltre all’ingresso in classifica di Tropea e Porto Cesareo.

Chi invece ha scelto una vacanza all’insegna del turismo culturale e artistico, si è orientato soprattutto sulle città europee, con Barcellona in testa, seguita da Parigi e Londra. Brilla il sesto posto di Milano, città solitamente poco ricercata per il turismo estivo; innegabile l’effetto Expo 2015 che oggi porta la città a essere la meta più ricercata dagli italiani tra settembre e ottobre. Venezia, invece, meta classica del turismo italiano, è fuori dalla top 15 dell’estate, dove entra invece Napoli al 14esimo posto.

Venendo invece alle rilevazioni sui prezzi delle strutture ricettive tra luglio e agosto, i dati dell’Osservatorio trivago evidenziano una crescita media delle tariffe del 15% rispetto al 2014. Lo scorso anno lo scarto sul 2013 era stato del 3%. Tra le destinazioni italiane più ricercate, è Porto Cesareo a registrare il maggior incremento delle tariffe sul 2014 (28%), seguita da Milano dove l’aumento dei prezzi si attesta in media al 28% contro il 6% dello scorso anno, a riprova dell’influenza del turismo legato a Expo 2015.

Un premio per i padiglioni di Expo 2015

Chi, in questi mesi, ha visitato Expo 2015 a Milano ha senz’altro avuto modo di ammirare le stupefacenti architetture di molti dei padiglioni che costituiscono l’Esposizione Universale. Ebbene, adesso sarà possibile anche votare quello con l’architettura migliore per fargli vincere un prestigioso premio internazionale.

Attraverso una piattaforma web raggiungibile cliccando qui, tutti possono esprimere la propria preferenza sul vincitore del premio “Le Architetture dei Padiglioni di EXPO MILANO 2015”.

L’iniziativa per i padiglioni di Expo 2015 è stata promossa Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, dall’Istituto Nazionale di Architettura, dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili, da Federcostruzioni e dall’OICE, con il coordinamento e supporto di PPAN comunicazione e networking per il costruito e il patrocinio di Expo Milano 2015.

Fino al 20 ottobre, accedendo alla piattaforma si possono consultare le schede dedicate ai singoli padiglioni ed esprimere il proprio voto compilando un form. La proclamazione del vincitore e la premiazione con il Premio del pubblico avverranno durante un evento prima della chiusura di Expo 2015.

Sono candidati a concorrere al premio tutti i 54 padiglioni self built di Expo 2015 e saranno premiati i tre principali soggetti che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera: committenti, progettisti e imprese esecutrici.

La birra italiana piace sempre più all’estero

L’Italia non è solo la patria del vino, ma anche della birra. La birra italiana piace sempre di più all’estero e volano le esportazioni, con una crescita del 27% in quantità nel 2015 rispetto al 2014 e quasi la metà della spedizioni dirette nel Regno Unito, dove nei pub è sempre più diffusa la presenza delle produzioni artigianali tricolori.

Questi dati in un certo senso strepitosi emergono da un’analisi della Coldiretti, elaborata sui dati Istat relativi ai primi cinque mesi del 2015. Coldiretti sottolinea come a questo boom della birra italiana abbia contribuito in maniera determinante Expo 2015.

Il mercato inglese è sicuramente importante, ma non l’unico per la birra italiana. L’offerta dei nostri birrifici soddisfa infatti le esigenze di consumatori in Paesi che, rispetto al nostro, hanno una tradizione birraria molto forte e consumi pro capite annuali importanti, come la Repubblica Ceca con 144 litri a testa, l’Austria (107,8), la Germania (105), l’Irlanda (85,6), il Lussemburgo (85) o la Spagna (82). L’Italia si ferma a 29 litri.

Secondo Coldiretti, “si tratta di un risultato che si è progressivamente consolidato con le esportazioni di birra italiana nel mondo che sono triplicate negli ultimi dieci anni, in netta controtendenza rispetto alla crisi. A sostenere le esportazioni è infatti anche il boom nella produzione artigianale di birra made in Italy e nell’evoluzione di aziende agricole che rappresentano l’autentica espressione del Made in Italy”.

Oltre a contribuire all’economia – prosegue Coldiretti -, la birra italiana artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione, soprattutto tra gli under 35 che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole, ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica”.