Se il lavoro si trova online

di Vera MORETTI

Cercare lavoro ai tempi del social network: cosa cambia rispetto al passato?
Di questo si è parlato durante il dibattito “Linkedin, che connessione? L’aspetto social del lavoro“, tenutosi il 15 febbraio presso l’Università La Sapienza di Roma.

Ad introdurre l’argomento è stato Renato Fontana, professore straordinario di Sociologia del lavoro e preside dell’Area didattica del dipartimento Comunicazione e ricerca sociale (CoRis), il quale distingue tra social e ansocial: “ L’aspetto social riguarda i punti di forza, ovvero la capacità di mettere in contatto l’offerta con la domanda di lavoro, e lavorare valorizzando le abilità relazionali; si tratta, cioè, della capacità della rete di fare recruiting”. Anche se “è semplice cliccare su un tasto e inviare il cv invece di presentarsi di persona“.

Durante il dibattito sono intervenuti alcuni esperti e addetti ai lavori, che hanno espresso la loro opinione.
Carlo Magni, coordinatore scientifico di Soul, ha specificato che, seppur in modo virtuale, la rete ha potuto fare incontrare la domanda con l’offerta in modo più immediato, allargando le possibilità di contatto.

Marco Stancati, docente del CoRis, ha però dichiarato che, in realtà, il recruiting continua a basarsi sulle solite modalità, perché le aziende non utilizzando ancora abbastanza i social network da poterli sosotituire a curriculum cartacei e colloqui faccia a faccia. Potrebbe accadere in un futuro, non molto prossimo.

Erano presenti, al dibattito, due esponenti di due aziende che rientrano nel 37,5% di imprese che hanno una vera e propria policy per il recruitment attraverso i social network e Linkedin in particolare e che, dunque, usa tali strumenti in modo scientifico.
Si tratta di Silvia Achilli di Capgemini, e Els Van de Water, di Microsoft. Quest’ultimo ha asserito: “I social network aiutano nel recruitment grazie a immediatezza, flessibilità e alla possibilità di vedere realtà che prima erano precluse“. E consiglia di “essere se stessi sui social network, ricordando che hanno una funzione pubblica e che, dunque, vanno usati in modo mirato”.

Gli ha fatto eco Silvia Achilli, che ha indicato Linkedin come lo strumento con maggiore credibilità e Facebook “solo” secondo. Questo perché: “Linkedin consente, per esempio, con la ricerca avanzata, di avere immediatamente una short-list di candidati, specie per i profili non più junior, ma in Italia c’è ancora resistenza ad accogliere questi canali e usarli quotidianamente. Il consiglio ai candidati, infine, è di ricordare che i social network sono diversi, e che, quindi, vanno usati diversamente“.

A Parma, il cibo incontra il business

di Vera MORETTI

Il cibo incontra il mondo del business nella nuova edizione di Cibus, che si svolgerà a Parma dal 7 al 10 maggio.

La manifestazione fieristica si rivolge a tutte le aziende alimentari italiane che desiderano aprirsi al mercato internazionale, in un contatto diretto tra buyer e produttori. Inoltre, per i partecipanti stranieri, il Salone Internazionale dell’Alimentazione, giunto alla sua 16ma edizione, rappresenta l’occasione per scoprire gusti e tendenze del Made in Italy e dei prodotti di eccellenza che hanno fatto il giro del mondo.

Per far respirare questa atmosfera particolare e innovativa, Cibus ha rinnovato il suo sito. Chi lo visita, infatti, è accolto da una homepage elegante ma anche funzionale, che fa da vera e propria guida ai visitatori che si apprestano a partecipare all’evento.

La più grande novità, però, è che si può trovare Cibus su Twitter , Facebook e, per la prima volta nel panorama fieristico, LinkedIn , sulla cui piattaforma è stato un gruppo, chiamato “inCibus” che utilizzerà la tecnica del passaparola virale per creare una community di utenti fidelizzati al fine di snodare dibattiti, discussioni e interazione intorno ai temi inerenti l’agroalimentare.

Questa strategia di marketing, ideata dall’agenzia di comunicazione JacLeRoi, si pone come obiettivo principale quello di creare contatti con nuovi clienti e avviare nuove opportunità di business, oltre, ovviamente, alla possibilità di generare discussioni su tematiche relative al settore food.

Sarà, quindi, una vera e propria business community online, che genera e promuove relazioni, contenuti e conoscenze incentrate sul food Made in Italy, utile soprattutto ai visitatori professionali internazionali, che potranno conoscere a fondo i prodotti alimentari italiani, suddivisi per regione e tradizioni territoriali.

Facebook presto in borsa

La primavera potrebbe portare importanti novità per Facebook, che proprio in quel periodo potrebbe debuttare in borsa.

E’ prevista, infatti, nel secondo trimestre del 2012 la quotazione in borsa del popolarissimo social network, il più grande del mondo occidentale, ed è stato confermato anche sulle pagine del Wall Street Journal.

Nel frattempo, il valore di Fb sta continuamente aumentando poiché, se a settembre la società di Mark Zuckerberg valeva circa 66 miliardi di dollari e contava 750 milioni di utenti registrati, oggi il suo valore nominale si aggira intorno a 100 miliardi di dollari e oltre 800 milioni di iscritti.
Sulla base di questi dati, Facebook dovrebbe chiudere l’anno con un fatturato di circa 4 miliardi di dollari, senza contare la pubblicità, in costante incremento.

Ora che la società è a carattere privato, tutto è più semplice, ma poi, quando sarà quotata in borsa, gli obblighi e gli impegni da rispettare saranno molteplici, e non solo nei confronti degli utenti, ma anche di mercato ed investitori.

Questo significa che il rovescio della medaglia potrebbe rivelarsi più oscuro del previsto, poiché le esigenze, ad esempio riguardo innovazione e perfezionamento del sito, potrebbero diventare più pressanti e i tempi più stretti. Insomma, la vita cambierà. Ne è consapevole, Mark Zuckerberg?

Vera Moretti

L’Italia non merita di fallire. Noi sosteniamo l’Italia

A volte dalle nostre pagine ci è capitato di non essere d’accordo con quanto affermato dai vertici di Confindustria. Ultimamente, però, su un’affermazione di Emma Marcegaglia ci troviamo d’accordo. Qualche giorno fa la leader degli industriali ha infatti affermato che l’Italia non merita di fare la fine della Grecia, ormai tecnicamente fallita. “Non merita”, appunto, non “non può”. Non merita di fallire. Per diversi motivi.

Intanto, i conti pubblici rispetto all’inizio dell’anno non hanno subito drammatici peggioramenti. Se è vero che il debito di Stato supera i 1900 miliardi di euro e ha una quota nel 2012 in scadenza, compreso il disavanzo, che si aggira intorno al 23,5% dell’ammontare – superiore a quella di ogni altro Paese dell’euroarea, Grecia compresa (che è al 16,5%) – è pur vero che la durata media del debito italiano è la più alta (7,2 anni) e la quota in mani straniere la più bassa, solo al 42%.

Poi, per quanto possa sembrare un inutile mantra, il fatto che i fondamentali economici italiani siano solidi è innegabile; del resto, siamo la prima economia europea per vocazione manufatturiera la seconda per volumi di export. Inoltre, la quota di risparmio privato nelle mani degli italiani è la più alta del mondo, un dato che ci distingue da sempre e che sbattiamo volentieri in faccia a quanti ci accusano di essere un popolo di cicale: l’italiano è formica, caso mai cicale si sono dimostrati i nostri politici negli ultimi 30 anni. Il fatto che li abbiamo votati noi non ci esime da colpe, ma il risultato è che il debito lo hanno fatto loro e quanti come loro hanno ricoperto posizioni istituzionali e amministrative di alto livello: il fatto che vogliano ripianarlo mettendo le mani nelle nostre tasche prima che nelle proprie, è solo un estremo atto di codardia intellettuale.

E ancora. L’Italia non merita di fallire perché è una fonte di contagio formidabile per il mondo e il mondo, nella veste dell’Fmi, non si farà scrupoli a intervenire con i carri armati (figurati, s’intende) per farci cambiare registro prima che sia troppo tardi per tutti. Del resto, un default italiano significherebbe il concreto deragliamento dell’euro che coinvolgerebbe gli altri Paesi in un effetto domino; prima fra tutti la Francia, le cui banche sono le più esposte in quanto a debito italiano in portafoglio e che, in questi giorni, si è sentita bruciare il fondoschiena per via dello scivolone di Standard & Poor’s che ha lasciato intendere un downgrade del Paese. Con Sarkozy terrorizzato di perdere la tripla A tanto quanto Berlusconi è terrorizzato di perdere la propria virilità. E un flop dell’euro tanto tabù non è, visto l’Europa ha una moneta unica ma non una politica economica comune e che Paesi come la grande Germania hanno già fatto i conti di quanto perderebbero o guadagnerebbero uscendo dalla moneta unica, stanchi di pagare sempre e per tutti.

Infine, l’Italia non merita di fallire perché il modo di raddrizzarne i conti e stimolarne la crescita esiste; interventi sulle pensioni di anzianità, dismissioni ciclopiche del patrimonio pubblico, taglio della spesa corrente e dei costi della politica. Interventi duri, in parte antipopolari in parte no, ma la cancrena è troppo avanzata per continuare con le aspirine: ora ci vuole la chemio, dura e aggressiva. Sperando che basti.

Per questo, perché siamo un popolo capace e tenace e per tanti altri motivi, noi pensiamo che l’Italia non meriti di fallire e non possa farlo. Siete con noi? Firmate virtualmente il nostro manifesto facendo Like sulla pagina Facebook SOSTENIAMO L’ITALIA.

ITALYNEWSWEEK

BOLLETTE CHE SCOTTANO? ARRIVA L’APP DI FACEBOOK

Paura dei salassi in bolletta? Facebook ha siglato un accordo con la start-up di servizi Opower e il Natural Resources Defence Council per promuovere un’applicazione che consente di calcolare i consumi energetici domestici, raffrontandoli con quelli di altri utenti. In breve si tratta di un software, che sarà disponibile in Italia a partire dal 2012, in grado di monitorare il dispendio di energia domestica e di ricevere avvisi se si sta superando il tetto stabilito.

Non solo. La partnership con Facebook permetterà di rendere lo strumento social: vale a dire che gli utenti che decideranno di scaricare l’app potranno ottenere informazioni dirette dal fornitore o confrontare la propria spesa casalinga con il target nazionale.

Il divertimento poi pare assicurato. Sul portale del social network si potranno lanciare sfide per le performance più virtuose, condividere consigli su come migliorare l’efficienza dei propri elettrodomestici, o ancora promuovere contest per stimolare gli utenti verso un consumo più responsabile e attento al dispendio energetico nel rispetto dell’ambiente.

Pronti per la sfida a suon di bollette?

Alessia Casiraghi

L’Inps? Mi piace!

L’Inps non lascia ma, anzi raddoppia e apre una seconda pagina tematica su Facebook. Dopo quella dedicata al riscatto della laurea, infatti, ecco la fanpage che riguarda i buoni lavoro.

Dall’Ufficio Stampa arriva la conferma di un processo portato alla continua ricerca di canali di comunicazione e condivisione per raggiungere in particolar modo i più giovani. E, per riuscire nell’intento, quale miglior soluzione di un social network?
Accedervi è semplice: dando per scontato che chi ne vuole usufruire abbia un profilo su Fb, si effettua la ricerca “Buoni lavoro” e, arrivati alla pagina, si clicca su “Mi piace”. In questo modo, si reperiscono tutte le informazioni del caso.

I buoni lavoro costituiscono un sistema di pagamento riservato esclusivamente al lavoro occasionale accessorio svolto in modo discontinuo e saltuario, e garantiscono la copertura previdenziale presso la Gestione separata dell’Inps e l’assicurazione all’Inail contro gli infortuni sul lavoro.

In origine erano rivolti al settore agricolo, soprattutto per il periodo della vendemmia e destinato inizialmente ai soli studenti di età compresa tra i 16 e i 25 anni, ma ormai questo sistema di pagamento si è esteso a numerosi settori produttivi e ad altre tipologie di prestatori.

Per ulteriori approfondimenti, oltre alla pagina Facebook, si può consultare il portale Inps.it.

Vera Moretti

Inizia la guerra dei social network?

Google+ come Facebook?

Dopo un inizio altalenante e “sibillino”, dal momento che non si capiva a chi questo social network Google fosse rivolto, ora le carte in tavola sono scoperte, e tutto fa pensare ad uno scontro tra titani.

E se inizialmente si poteva aprire un account solo su invito di Google, ora le Pages sono aperte a tutti, aziende comprese. E’ il blog ufficiale della compagnia a renderlo noto, attraverso un invito semplice e preciso: “Finora ci siamo concentrati nel connettere le persone. Ma vogliamo essere sicuri che possiate costruire relazioni con qualsiasi cosa a cui teniate, dai negozi di quartiere ai brand globali, quindi lanciamo oggi Google+ Pages in tutto il mondo”.

Chissà se Mark Zuckerberg aveva mai considerato l’idea di essere scalzato dal trono, comunque, ora dovrà cominciare a considerare la possibilità, dal momento che Google non si accontenta di dare la possibilità di seguire, commentare, condividere e fare +1 (l’equivalente del Mi piace di Facebook) sui contenuti di una pagina.

La marcia in più di Google è la possibilità di connessione con gli altri servizi di Mountain View, a partire dal motore di ricerca e, in prospettiva, del sistema pubblicitario AdWords.

La novità si chiama Direct Connect: sulla pagina delle ricerca, oltre a mettere in risalto tra i risultati le Page di Google+, Big G ha anche pensato a una nuova funzione, utilissima e ancora più performanete. Aggiungendo il + di fronte a un brand che si vuole cercare, si finirà direttamente sul social network.
Si tratta di un doppio meccanismo dalle innumerevoli potenzialità e che potrebbe portare ad un aumento esponenziale del traffico, moltiplicando i già 40 milioni di utenti odierni.

Il re di Fb starà tremando? Dall’alto dei suoi 800 milioni di utenti, può dormire sonni tranquilli, ma ancora per quanto?

Vera Moretti

Gamification, incrementare le vendite con il gioco

La stimolazione del cliente è la prima leva da applicare per incrementare le vendite. Un prodotto, per quanto ottimo sia, se non correttamente sostenuto dagli altri tre elementi chiave del marketing mix (oltre al product, il price, il place e la promotion a cui si può aggiungere anche partner – “4P”) ha scarse possibilità di successo. Per far leva sugli acquirenti, le aziende negli ultimi anni stanno tentando diverse strade. Le più promettenti sono gli investimenti in comunicazione e strumenti “social” a cui recentemente si sta affiancando il gaming. Per “gamification” si intende un processo di introduzione di meccanismi, durante la fruizione del prodotto, che fanno leva sui bisogni più ancestrali delle persone. Investire il prodotto di un aspetto ludico è un’ottima maniera per attrarre i clienti e invogliarli all’acquisto.

Il fenomeno delle “app” per smartphone ne è la riprova. Interazione, gioco e appagamento sono elementi alla base del loro successo. Naturalmente le nuove tecnologie, la diffusione della banda larga così come dell’internet in mobilità costituiscono un tassello essenziale per la crescita.

Uno degli esempi più riusciti di business attraverso applicazioni ludiche è rappresentato da 4Square. Si tratta di una applicazione sociale che fa della geolocalizzazione il suo punto di forza. L’utente, attraverso l’uso dello smartphone, può rintracciare attività commerciali di qualsiasi tipo nei paraggi, farsi un’idea attraverso i commenti già pubblicati da altri utenti e a sua volta esprimere un giudizio. Per incentivare gli utenti, le attività commercaili presenti in 4Square propongono offerte e sconti. L’aspetto videoludico giunge nel momento in cui l’utilizzatore effettua un check in al suo arrivo nel negozio, palestra, attività commerciale, rendendosi rintracciabile dagli amici. E ancora, nel momento in cui vengono raggiunti degli obiettivi l’utente è ripagato con un badge differente a seconda della “prova” superata. Se, ad esempio, ci si presenta in palestra con 10 amici interessati a iscriversi, oltre a ottenere un risparmio economico si otterrà anche lo status di “persona in forma”. Un topolino intento a fare esercizio con dei pesi si presenterà a fianco del nostro nickname. Si tratta tutto sommato di una piccolissima gratificazione, che sembra però funzionare a livello psicologico.

L’istituto di ricerca Gartner ha recentemente diffuso dati riguardanti il social gaming. Le previsioni parlano di 3,2 miliardi di dollari di fatturato entro la fine del 2011, destinati a diventare 4,5 nel 2012. Oltre alla psicologi,a dunque, entrano in campo elevati interessi economici. Rimanendo all’interno dei Social Network, ottimo ambiente per dar vita a fiorenti commerci, diverse software house hanno intuito l’affare e si sono gettate a capofitto nella produzione di applicazioni da utilizzare in-site. Molti conoscono Farmville, famoso videogame fruibile su Facebook. Il suo aspetto gestionale permette di innalzare il tempo medio di utilizzo e l’aspetto sociale (messaggi, inviti ad amici, scambio di oggetti virtuali, classifiche ecc.) stimola la sua diffusione in modo virale. Questi giochi sono colorati, simpatici e facili. Non manca nulla al fine di attirare un pubblico giovane che, durante le ore trascorse al pc, dimentica gli impegni quotidiani, cedendo a volte anche all’acquisto di prodotti virtuali pagati con denaro tutt’altro che virtuale. Gli sviluppatori hanno creato un meccanismo di acquisto/spesa di crediti ormai assodato e che sembra rispondere puntualmente alla necessità degli acquirenti di poter appagare gli “sfizi” attraverso micropagamenti. Se si vuole che il personaggio del videogame cambi abbigliamento si paga, se si vuole guadagnare punti più rapidamente si paga, si sborsano soldi anche solo per rendere la propria “fattoria” più bella (in Farmville si gioca a fare i contadini).

In compagnia la gente compra di più e più impulsivamente. Lo hanno capito bene ad Ebay. L’azienda sta sviluppando una serie di tool in collaborazione con Facebook per rendere l’esperienza d’acquisto più divertente e semplice, riducendo le procedure di registrazione ai siti di e-business e di pagamento, attraverso una miglior integrazione con PayPal.

Vendere è un gioco difficile ma stuzzicando il pubblico il riscontro positivo sembra automatico. Non si tratta di una formula matematica ovviamente, ma tentare non nuoce. Non servono investimenti corposi, non è necessario stravolgere il processo produttivo e allora perchè non provarci? Alcuni esempi: in campo automotive l’introduzione di display raffiguranti alberi che diventano più o meno folti a seconda della guida più o meno rispettosa dell’ambiente. Tra i gadget tecnologici si può citare FitBit, contapassi tecnologico che calcola le calorie consumate, ore di sonno spese ecc., stilando grafici e monitorando i progressi come fossimo all’interno di un videogame. Solo solo un paio di esempi di imprese che hanno adottato la tecnica del gamification per incrementare le vendite. Numerosi altri sono i casi di successo discussi su Gamification.co, sito gestito da Gabe Zichermann, imprenditore e autore del libro “Game-Based Marketing” (Wiley, 2010).

Mirko Zago

Accordi tra Ebay, Facebook e Paypal spingono l’E-commerce

Periodo d’oro per l’E-commerce italiano secondo i dati del Registro Imprese. Già nel 2010 l’incremento di aziende interessate ad aprire un canale di vendita online è stato notevole, con numeri assoluti che parlano di 7.220 vetrine virtuali gestite da altrettante aziende. L’aumento rispetto al 2009 è evidente, ben il 25%, con Lombardia e Lazio che trainano seguite da Campania e Piemonte. I settori che maggiormente beneficiano di canali di vendita prevalentemente su web sono il turismo con la prenotazione di biglietti aerei (35,9%) e vacanze (33,6%). Buon andamento anche per le librerie online (25,4%), seguite da abiti e abbigliamento sportivo (24,4%) e ticket per spettacoli (21,2%).
A sostegno di queste imprese impegnate in investimenti in rete, arrivano oggi importanti novità frutto di allenze e partnership tra brand del calibro di Ebay e Facebook. I due giganti della rete si sono stretti la mano per favorire la creazione di  applicazioni innovative che portino vantaggio tanto ai due marchi, alle aziende che utilizzano le loro piattaforme e agli utenti finali dai quali dipende il successo di ogni progetto. Al centro dell’accordo vi è il potenziamento e l’integrazione del sistema basato su algoritmi Open Graph, usato da Facebook per tracciare movimenti degli utilizzatori e delinearne gusti e interessi. Tale strumento perfezionato verrà integrato in nuove applicazioni che sfrutteranno servizi e tecnologie di Ebay. A questo punto entra in gioco X-Commerce, progetto avviato da Ebay Inc. per potenziare la rete del commercio elettronico attraverso servizi integrati come Magento, la piattaforma software per creare siti di E-commerce, Paypal, il sistema di pagamenti immediati online ed Ebay, Gsi, azienda specializzata in soluzioni per il commercio elettronico (con più di 120mila rivenditori nel mondo) ed il noto sito di aste su web per l’appunto.  Grazie all’accordo, le imprese potranno trarre maggiori profitti dalle vendite online, grazie al loro aumento tendenziale.

Perchè le persone dovrebbero essere più incentivate ad acquistare online? Perchè l’esperienza dello shopping online sarà più immediata e “social” rispetto a quanto non accada ora. Social perchè gli acquisti o intenzioni d’acquisto verranno pubblicate sulla bacheca di Facebook, così come opinioni, recensioni di prodotti e raccomandazioni, con la possibilità di stimolare la curiosità di altri amici, influenzarli  generando ripercussioni sul trend di vendita. Le imprese potranno contare anche su un maggior numero di potenziali clienti in quanto potranno conquistare anche gli utenti più pigri ed indisposti difronte all’ennesima richiesta di registrazione e cessione di dati. Grazie alla nascita di Paypal Access, infatti, l’autenticazione ai siti di e-commerce sarà quanto mai rapida. Si useranno le stesse credenziali necessarie per il pagamento con tale strumento (ormai la quasi totalità dei negozi virtuali lo contempla). La transazione (naturalmente sicura) sarà più snella, l’acquirente dovrà solo accedere una volta con username e password, riempire il carrello e pagare.

Si tratta di funzionalità apparentemente banali ma che rappresentano una piccola rivoluzione del campo del commercio online. Facendo un parallelo con il mondo reale è la stessa differenza che c’è tra l’accogliere il cliente con un sorriso e a “porte aperte” e invece costringerlo a suonare un campanello, attendere una risposta, rincorrere il cassiere per pagare ecc. Una nuova chiave di volta che garantirà un futuro di crescita alle aziende pronte a scommettere nella rete potenziando i canali di vendita online.

Guadagnare con smartphone e social game: un libro lo spiega

Scritto da Alessandro Prunesti e Fabio Lalli per l’editore Franco Angeli, Geolocalizzazione e mobile marketing è il libro che apre a nuova frontiera del business oggi.

Gli imprenditori più innovativi, fiutando l’affare, hanno iniziato a fare marketing attraverso i dispositivi mobile.

Con questi, tutti rigorosamente touch screen, è possibile utilizzare migliaia di applicazioni (le “app”). Molte di queste consentono di accedere ai propri social network preferiti, aggiornare il proprio profilo con foto e video e, ultima novità, condividere con i propri amici informazioni sul luogo (piazza, negozio, ristorante) nel quale ci si trova.

Ad esempio si offrono buoni sconto e promozioni speciali agli utenti che fanno più spesso “check-in”, condividendo cioè sui social network come Facebook o Foursquare la loro presenza all’interno di un punto vendita. E a giovarne sono sia le aziende, che vedono aumentare la visibilità online del proprio marchio, sia gli utenti stessi, i quali possono divertirsi a competere tra loro per acquisire il maggior numero di presenze all’interno di uno stesso luogo.

Si innesca in questo modo una vera e propria sfida ludica tra gli utenti, combattuta a colpi di “check-in” fatti attraverso la propria “app” preferita, in grado di amplificare enormemente il passaparola online.

L’obiettivo finale per le aziende è chiaro: trovare nuovi canali per fidelizzare i propri clienti e acquisirne di nuovi.

Il libro ha un tono divulgativo che accompagna il lettore alla scoperta dei casi pratici attuati da aziende italiane ed estere. Si tratta di un vero e proprio “manuale d’uso” rivolto a tutti, scritto da due autori emergenti del panorama editoriale italiano: Alessandro Prunesti, consulente aziendale nel settore del social media marketing, e Fabio Lalli, il fondatore del business network Indigeni Digitali, che ha recentemente lanciato in Rete Followgram.me, un’applicazione Web che sta avendo un grande successo internazionale.

Mai il concetto ” Leggere ti conviene” è stato tanto pragmatico!

Marco Poggi