Fattura elettronica ai forfettari dal 1° luglio 2022, chiesto il rinvio

L’obbligo di fattura elettronica alle partite Iva a regime forfettario scatterà a decorrere dal 1° luglio 2022. Il provvedimento non è stato ancora pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, ma varie categorie chiedono il rinvio al prossimo anno. L’obbligo di abbandonare il vecchio sistema delle fatture cartacee e di adottare il formato elettronico, tuttavia, non colpirà la generalità delle partite Iva a regime forfettario. Infatti, nel decreto si prevede l’esclusione dei lavoratori autonomi in regime di vantaggio con compensi e ricavi fino a 25 mila euro. Il decreto, inoltre, prevede l’obbligo di fatturazione elettronica fino al 31 dicembre 2024.

Fattura elettronica, si chiede che l’obbligo alle partite Iva forfettarie scatti il 1° gennaio 2023

Tuttavia, sull’estensione della fattura elettronica alle categorie finora esonerate emergono richieste di rinvio della data di decorrenza da varie parti. Ovvero di modificare la bozza del decreto entrata nel Consiglio dei ministri (e già corretta con il tetto minimo dei 25 mila euro voluto dal ministro per lo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti) facendo decorrere l’obbligo dal 1° gennaio 2023. Il problema principale è di carattere pratico nella gestione, durante l’anno e a partire dal 1° luglio prossimo, di due tipologie di fatture, quelle cartacee e quelle elettroniche.

Fattura elettronica alle partite Iva forfettaria, cosa cambia dal 1° luglio 2022?

La bozza del decreto prevede anche un periodo di transizione per l’adeguamento al nuovo regime per le partite Iva forfettarie. Infatti, l’emissione del formato elettronico del documento può avvenire entro un mese dal giorno della corrispondente operazione. Tale periodo vige per le operazioni effettuate ad agosto e a settembre prossimi. Ciò che i rappresentanti dei professionisti e delle piccole e medie imprese lamentano è il poco tempo a disposizione per prendere confidenza con il nuovo sistema di emissione e di conservazione delle fatture elettroniche. La cui gestione può essere effettuata, gratuitamente, attraverso la piattaforma messa a disposizione dall’Agenzia delle entrate, il Sistema di interscambio (Sdi). In più il sistema prevede il pagamento del bollo sulla fattura da effettuare in via telematica.

Fattura elettronica alle partite Iva forfettarie, il limite dei 25 mila euro

Anche il limite dei 25 mila euro per l’adozione della fattura elettronica dei forfettari rischia di creare confusione. Si è espressa in questi termini l’Unione nazionale dei giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec), reclamando che il cambio nel corso dell’anno rischia di creare confusione e destabilizzare la platea dei contribuenti interessati. In particolare, il tetto minimo dei 25 mila euro dei compensi e dei ricavi non sarebbe ben definito, soprattutto nelle modalità di calcolo.

Obbligo di fattura elettronica per combattere frodi ed evasione fiscale

Tuttavia, pur nelle difficoltà pratiche già incontrate dalle prime categorie di lavoratori autonomi che hanno sperimentato la fattura elettronica nel 2018, non si possono mettere da parte i vantaggi che l’adozione del formato elettronico può comportare, soprattutto nella lotta all’evasione fiscale. L’allargamento della platea delle partite Iva obbligate alla fatturazione elettronica permette al Fisco di poter avere notevoli dati da incrociare. E di bloccare sul nascere potenziali operazioni a rischio di frode. Secondo le stime, rimarrebbero fuori dall’obbligo di fatturazione elettronica circa 800 mila partite Iva a regime forfettario. I cui ricavi e compensi non arrivano a 25 mila euro.

QR Code partita IVA, come si genera per la fatturazione elettronica e a cosa serve

Per i titolari di partita IVA c’è un modo semplice e sicuro per fornire, ai fini della predisposizione della fattura elettronica, tutti i propri dati al fornitore. E questo, avviene, in particolare, grazie alla generazione del QR Code. Che non è altro che un codice a barre bidimensionale che, mostrandolo al fornitore, permette a quest’ultimo di acquisire, senza errori, i dati del cliente.

Ovverosia, non solo il numero della partita IVA, ma anche i dati anagrafici e l’indirizzo telematico. Vediamo allora, proprio per quel che riguarda il QR Code partita IVA, come questo si genera per la fatturazione elettronica e quali sono tutti i casi per cui questo serve e quindi è molto utile.

Come funziona il servizio di generazione del QR Code partita IVA

Nel dettaglio, per la generazione del QR Code partita IVA, accedendo al portale dell’Agenzia delle Entrate con le proprie credenziali, le strade possibili sono due. Ovverosia, si può generare il QR Code partita IVA dal proprio cassetto fiscale.

Oppure, il QR Code partita IVA si può generare dal portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate, e precisamente dal modulo ‘Generazione QR Code partita IVA’ che a sua volta fornisce due possibili scelte. Ovverosia, la generazione del QR Code partita IVA in formato immagine, oppure in formato PDF.

Come si utilizza il QR Code partita IVA dopo che questo è stato generato

Dopo che questo è stato generato, seguendo le indicazioni sopra riportate, il QR Code partita IVA si può utilizzare non solo dal portale ‘Fatture e Corrispettivi‘, ovverosia con la stessa applicazione web di predisposizione della fattura elettronica, ma anche con la procedura stand-alone per personal computer in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

In più, il QR Code partita IVA generato si può utilizzare pure attraverso l’applicazione per i dispositivi mobili ‘FatturAE‘. Nonché con qualsiasi altro software di terze parti che sia abilitato all’acquisizione e quindi alla lettura del QR Code partita IVA del cliente.

Quando il QR Code partita IVA necessita di un nuova procedura di generazione

Il QR Code partita IVA contiene sempre i dati aggiornati al momento della sua generazione. Il che significa che, in caso di modifica dei dati anagrafici e/o del numero della partita IVA, il QR Code partita IVA, per essere corretto, dovrà essere generato di nuovo. E quindi dovrà essere poi comunicato di nuovo a tutti i fornitori invitandoli a non tener più conto del precedente codice a barre bidimensionale.

Assistenza Agenzia delle Entrate sulla fatturazione elettronica, come funziona e quali sono i contatti

Sul portale dell’Agenzia delle Entrate c’è un’apposita sezione dedicata alla fatturazione elettronica. Una sezione che non è solo di tipo informativo, ma anche operativa con accesso tramite credenziali. Dall’area ‘Fatture e corrispettivi‘, infatti, i titolari di partita IVA possono non solo preparare ed inviare le fatture elettroniche, ma le possono pure consultare ed archiviare.

Ma detto questo, in caso di problemi come si fa a chiedere assistenza al Fisco? Vediamo allora, proprio sull’assistenza Agenzia delle Entrate sulla fatturazione elettronica, come questa funziona ed anche quali sono tutti i contatti.

Come ricevere dal Fisco informazioni e chiarimenti sulla fatturazione elettronica

Nel dettaglio, su come ricevere dal Fisco informazioni e chiarimenti sulla fatturazione elettronica, prima di tutto c’è da dire che l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul proprio sito Internet un’apposita guida. Precisamente, in formato PDF, la guida dal titolo ‘La fattura elettronica e i servizi gratuiti dell’Agenzia delle Entrate‘ che è attualmente aggiornata alla data del 4 ottobre del 2018.

In più, oltre alla guida, che è scaricabile gratis in qualsiasi momento dal portale delle Entrate, il Fisco sempre online ha pubblicato sulla fatturazione elettronica pure le FAQ. Ovverosia, tutte le risposte alle domande più frequenti.

Quali sono i contatti del Fisco per le problematiche relative alla fatturazione elettronica

Nel caso in cui il titolare di partita IVA non dovesse trovare la risposta ai dubbi ed ai problemi nella guida, o nelle FAQ, l’Agenzia delle Entrate, inoltre, mette a disposizione, sempre attraverso il sito, due canali di assistenza dedicati.

Precisamente, il canale di assistenza su questioni di tipo tecnico-procedurale, ed il canale di assistenza su questioni di carattere fiscale. Nel dettaglio, per il canale di assistenza su questioni di tipo tecnico-procedurale si può inviare online una mail compilando l’apposito form online. Oppure si può chiamare il numero verde gratuito 800 299 940 che è attivo dal lunedi al venerdi dalle ore 8.00 alle ore 20.00. Ed il sabato dalle ore 8.00 e fino alle ore 14.00.

Per il canale di assistenza su questioni di carattere fiscale, invece, si può chiamare l’800.90.96.96 da telefono fisso e lo 0696668907 da cellulare. Mentre per le chiamate dall’estero c’è il numero +39 0696668933 con il servizio che è in lingua italiana. E con il costo delle chiamate che è in base al piano tariffario che è applicato dal proprio gestore.

Inoltre, c’è pure il numero 800.89.41.41 che, da telefono fisso, è invece riservato per le informazioni su rimborsi e sui controlli riguardanti i contribuenti non residenti, ed anche su assistenza sugli avvisi di accertamento parziale che, notificati ai proprietari di immobili affittati, fanno seguito a incongruità che il Fisco ha rilevato rispetto ai redditi dichiarati.

Bonus cultura 18app: come registrare la propria azienda?

18App è il programma, non una App, che riserva ai diciottenni la possibilità di ricevere il bonus cultura del valore di 500 euro da utilizzare negli esercizi, fisici e online, convenzionati. Se sei un’azienda e vuoi offrire i tuoi servizi attraverso 18App, ecco come fare.

Chi può aderire al bonus cultura?

La prima cosa da sottolineare è che le aziende possono aderire al programma 18App per il bonus cultura ai maggiorenni se possono offrire prodotti culturali che rientrano in quelli ammissibili. Di conseguenza possono aderire le attività che si occupano di vendita di prodotti culturali tra cui:

  •  libri, audiolibri
  • biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche, spettacoli musicali e altri spettacoli dal vivo;
  • biglietti per musei, parchi archeologici, parchi naturali, mostre, eventi culturali, gallerie,
  • corsi di musica, lingue, teatro;
  • musica registrata;
  • prodotti di editoria;
  • abbonamenti a quotidiani, periodici, riviste in formato cartaceo o digitale.

Le attività vengono comunque identificate attraverso un codice ATECO, questo implica che se il codice ATECO non è tra quelli previsti per poter aderire, comunque la proposta viene rifiutata. É possibile registrarsi anche nel caso in cui il codice primario non sia corrispondente alle attività viste, ma si ha un codice ATECO secondario ricompreso tra quelli che possono offrire servizi con il Bonus Cultura 18app.

Aziende: come registrarsi al servizio 18app e mettere a disposizione i propri prodotti

Per poter aderire all’iniziativa è necessario avere presso il proprio negozio una cassa connessa a internet e un dispositivo digitale come smartphone, PC o tablet. Questi sono necessari per poter validare i buoni utilizzati dai beneficiari del bonus cultura.

Gli esercenti possono registrarsi al sito https://www.18app.italia.it/#!/ le registrazioni sono aperte dal 17 marzo al 31 agosto 2022. Per registrarsi è necessario avere un codice di identificazione digitale, cioè SPID o CIE. Oltre ai dati anagrafici è necessario registrare:

  • l’indirizzo di posta elettronica;
  • l’eventuale sito web;
  • il recapito telefonico ( si tratta di un dato non obbligatorio);
  • la tipologia di esercizio presso il quale è possibile accedere ai servizi, cioè fisico, online o entrambi;
  • gli ambiti dei beni che vengono messi a disposizioni;
  • tutti gli esercizi della propria rete.

Questi dati sono utili anche per la geo-localizzazione degli esercizi commerciali che rende più semplice per i 18enni individuare gli esercizi presso i quali usufruire dei beni.

Come utilizzare il bonus cultura

In fase di registrazione viene fornito un codice esercente che sarà necessario per validare gli acquisti fatti con il bonus cultura. Il buono deve essere convalidato contemporaneamente all’acquisto, non è possibile compiere l’operazione in un secondo momento, quindi nel caso in cui per qualche motivo il servizio è bloccato, è necessario attendere.

L’esercente deve prestare attenzione ai soggetti a cui riconosce il bonus cultura, infatti è autorizzato a chiedere un documento di riconoscimento per verificare che sia l’effettivo titolare del buono generato, questo è infatti personale. Essendo un servizio ad uso personale, l’esercente deve verificare anche che gli acquisti siano solo a uso personale, ad esempio se il titolare vuole acquistare due biglietti per lo stesso spettacolo, non può farlo.

Nel caso in cui si palesino problemi tecnici è possibile chiamare il numero verde 800.991.199 o il numero 06.6723.2177 i numeri sono attivi dal lunedì al venerdì, dalle ore 9:15 alle ore 16:30. In alternativa è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica numeroverde@beniculturali.it

Ricordiamo che la fatturazione deve avvenire con fatturazione elettronica e sistema di interscambio. Questo implica che se sei in regime forfetario e non utilizzi la fatturazione elettronica, per offrire servizi con il bonus cultura devi comunque utilizzare un sistema per la fatturazione elettronica che è sempre obbligatoria nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.

Se temi i costi del servizio di fatturazione elettronica, scopri come risparmiare con: Fattura elettronica forfetari gratis: come avere il servizio

Per maggiori informazioni su oneri che ricadono sugli esercenti e modalità operative, leggi la Guida del Ministero

Fattura elettronica cointestata, come funziona?

Nella maggioranza dei casi, quando un titolare di partita IVA emette una fattura elettronica, il committente o cessionario da inserire è solo uno. Ma cosa accade invece quando c’è bisogno di emettere una fattura elettronica cointestata? Come funziona e, soprattutto, quando è possibile farlo e quando no? Puntiamo allora a fare chiarezza al riguardo facendo leva anche sui pronunciamenti in merito da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Come funziona la fattura elettronica cointestata, quando è ammessa e quando invece no

Nel dettaglio, sulla fatturazione elettronica cointestata l’Agenzia delle Entrate si è espressa. Precisando al riguardo che l’emissione di una fattura elettronica cointestata non è plausibile quando il committente o il cessionario è un soggetto passivo IVA. E quindi, in tal caso, occorrerà sempre emettere una e-fattura per ogni soggetto della transazione.

Se invece i cessionari committenti non sono soggetti passivi IVA, ma privati, allora la fattura elettronica cointestata può essere emessa rispettando comunque delle regole che sono ben precise. In particolare, nella fattispecie occorre indicare nel campo cessionario/committente sempre e solo un unico nominativo.

Mentre gli altri intestatari che, allo stesso modo, non sono soggetti passivi IVA, possono essere indicati in campi della e-fattura che non sono soggetti al controllo da parte del Sistema di Interscambio (SdI). Ovverosia, nel campo ‘Altri Dati Gestionali‘ oppure nel campo ‘Causale‘.

Emissione della fattura elettronica cointestata, massima attenzione al software di gestione che si utilizza

L’emissione di una fattura elettronica cointestata, nel rispetto delle regole sopra indicate, inoltre, può essere limitata anche dal tipo di software di gestione delle e-fatture che si utilizza. E questo perché ci sono applicativi che permettono l’indicazione di altri intestatari.

Mentre altri software di gestione non lo permettono in quanto non implementano questa casistica. In tal caso, come sopra accennato, si può in ogni caso superare il problema andando ad emettere una e-fattura per ogni committente o cessionario che è oggetto della transazione.

Obbligo fattura elettronica, i forfettari titolari di partita IVA sono in fibrillazione

I contribuenti forfettari titolari di partita IVA sono in fibrillazione. Visto che presto, anche per questa categoria di contribuenti, dovrebbe scattare l’obbligo della fatturazione elettronica. Mentre al momento l’adesione all’e-fattura è opzionale.

Quando sarà introdotto l’obbligo di e-fattura pure per i titolari di partita Iva che sono contribuenti forfettari?

In particolare, stando a quella che è la tabella di marcia del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in Italia l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica anche per i contribuenti forfettari dovrebbe concretizzarsi entro e non oltre il secondo trimestre del corrente anno.

Con l’obbligo di e-fattura pure per i forfettari, di conseguenza, si chiuderà praticamente il cerchio. In quanto per tutti i titolari di partita IVA poi non sarà più possibile emettere le fatture cartacee. Per l’introduzione in Italia dell’e-fattura obbligatoria pure per i forfettari titolari di partita IVA è arrivato già da tempo il via libera da parte dell’Ue.

Obbligo di fattura elettronica per i contribuenti forfettari, attenzione: al momento nulla è definito

Ora spetterà al Governo italiano fissare un provvedimento che, tra l’altro, punta nella direzione di contrastare la piccola evasione fiscale. Considerando il fatto che un contribuente è forfettario se, tra l’altro, non fattura annualmente più di 65.000 euro. In termini di ricavi o di compensi. Al momento, in ogni caso, per tale obbligo nulla è definito proprio fino a quando il Governo italiano, guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, non varerà eventualmente l’apposito provvedimento.

In pratica serve una norma ad hoc visto che non c’è traccia di introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica per i contribuenti forfettari titolari di partita IVA nel recente decreto fiscale del Governo Draghi. E nemmeno nella legge di Bilancio per il 2022. La platea dei forfettari, che sarà eventualmente obbligata all’e-fattura, è rappresentata da 1,8 milioni di contribuenti. Che grazie al regime fiscale agevolato pagano una tassa piatta al 15%.

Obbligo fattura elettronica per forfettari: ultime notizie

Dal punto di vista fiscale il 2022 sarà un anno molto importante e dalle ultime notizie trapelate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, emerge che vi è un’elevata probabilità di andare verso l’entrata in vigore definitiva dell’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari dal 2022. I segnali che si va verso questa direzione sono numerosi e tra questi vi sono le ultime notizie trapelate dalla Relazione del MEF  “per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione fiscale da omessa fatturazione”.

Obbligo di fattura elettronica per i forfettari: ultime notizie

Sappiamo che uno degli obiettivi del Governo è il contrasto all’evasione fiscale e l’obbligo di fatturazione elettronica ha dato ottimi risultati nel contribuire a ridurla notevolmente. Tale tipologia di fatturazione però non ha riguardato tutti i soggetti IVA, rimanendone esclusi coloro che sono nel regime dei minimi, forfettari e alcune tipologie di associazioni. Questi soggetti hanno l’obbligo di utilizzare l’e-fattura solo nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. La situazione però è in costante evoluzione, infatti, l’Unione Europea, su richiesta dell’Italia, ha autorizzato il nostro Paese a estendere l’obbligo di fatturazione elettronica, resta quindi da capire quali saranno i tempi in cui si farà ciò. Nel precedente articolo, che è possibile trovare QUI, abbiamo ipotizzato due date come molto probabili, cioè il primo gennaio 2023 oppure il primo luglio 2022, ma dalla Relazione del MEF è possibile ipotizzare che sia molto più probabile la seconda ipotesi, vediamo perché.

La Relazione del MEF per orientare le azioni del Governo

Le ultime notizie sull’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari prendono spunto dalla Relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Qui si sottolinea che entro il primo semestre del 2022 deve essere raggiunto il Traguardo M1C1-1033 incentrato sulla riforma fiscale. Raggiungere questo traguardo consente di accedere alle risorse del PNRR. Nella Relazione sono quindi indicate delle strade per centrare l’obiettivo e tra queste vi è appunto l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica ai soggetti finora esclusi e quindi a coloro che hanno optato per il regime forfettario. Nella Relazione è sottolineato che le misure da adottare mirano alla tax compliance (migliorare gli adempimenti spontanei dei contribuenti nei confronti del fisco) e a migliorare i controlli.

Perché si pensa proprio all’estensione dell’obbligo di fattura elettronica per i forfettari?

La risposta a questa domanda è molto semplice. Tale scelta potrebbe dare un input davvero notevole al contrasto all’evasione fiscale perché le partite IVA in regime forfettario in Italia sono 1,8 milioni. Di queste attualmente solo il 10% ha adottato volontariamente l’e-fattura. C’è quindi un’elevata fetta di soggetti che viene sottoposta a “controlli” tradizionali e che potrebbe sfuggire al fisco.

Nella premessa del testo si sottolinea che l’incentivazione dei pagamenti elettronici non offre risultati adeguati anche perché rappresenta un costo per lo Stato (attraverso i piani cashback). Giudizio positivo invece per la lotteria degli scontrini. Dal paragrafo 1 della Relazione si evince che ottimi risultati al contrasto all’evasione fiscale derivano dall’introduzione dal 2019 dell’obbligo di fatturazione elettronica.

Proprio il fatto che nella Relazione siano stati sottolineati tali dati ci convince che si andrà ben presto verso l’introduzione dell’obbligo di fattura elettronica per i forfettari. Come già sottolineato deve essere adottato un atto di modifica della disciplina attuale, quindi un atto normativo, che probabilmente vedrà la luce dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, a quel punto ci sarà un periodo transitorio per l’entrata in vigore, necessario per far in modo che le partite IVA adottino gli strumenti idonei a fatturare elettronicamente. Le due date più probabili restano il 1° luglio 2022 e il 1° gennaio 2023.

Costi della fatturazione elettronica per i forfettari obbligatoria e tempistiche

Come ormai sanno tutti coloro che hanno aderito al regime forfettario, il 17 dicembre 2021 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la decisione del Consiglio che autorizza l’Italia a estendere l’obbligo di fatturazione elettronica e ad applicarlo anche a soggetti finora esclusi, cioè coloro che appunto adottano il regime forfettario, minimi e associazioni sottosoglia. Naturalmente questo si traduce in nuovi adempimenti e sappiamo che ai nuovi adempimenti sono solitamente correlati dei nuovi costi. Cerchiamo quindi di capire quale potrebbero essere i costi della fatturazione elettronica per i forfettari che potrebbe diventare obbligatoria già da quest’anno.

Tempi previsti per l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari

La prima cosa da sottolineare è che attualmente, siamo al 13 gennaio 2022, non c’è ancora l’obbligo di fatturazione elettronica per chi aderisce, o ha derito, al regime forfettario. Possiamo ipotizzare un’entrata in vigore nei prossimi mesi, si dovrà prima procedere a un atto normativo che vada a modificare il decreto legislativo 127 del 2015. Naturalmente tale atto dovrà prevedere un termine congruo entro il quale adeguarsi, almeno 30 giorni. Solo da quel momento ci sarà l’obbligo di fatturazione elettronica.

Gli scenari più probabili sono però un avvio da gennaio 2023 in modo da coprire un intero anno solare e non cambiare regime di fatturazione in corso d’anno. In alternativa luglio 2022 in modo da dare comunque un giusto termine per adeguarsi partendo così dal terzo trimestre che comunque sarebbe scomodo. Infine, vi è la possibilità di una partenza dal primo aprile 2022, ma appare poco probabile. Naturalmente chi vuole anticipare e adeguarsi già, è libero di farlo. Vediamo però quali sono i costi per la fatturazione elettronica dei forfettari che potrebbe dover sostenere un professionista.

Come procedere alla fatturazione elettronica per i forfettari

Per delineare i potenziali costi per la fatturazione elettronica dei forfettari obbligatoria è bene capire quali sono le possibili modalità per operare. Per poter utilizzare la fatturazione elettronica che consente di trasmettere le fatture in formato Xml attraverso il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate ci sono tre possibili strade. La prima è utilizzare il servizio di invio predisposto dall’Agenzia delle Entrate e il modello Xml messo a disposizione. In questo caso il servizio è completamente gratuito e di conseguenza l’uso della fatturazione elettronica da parte di chi è in regime forfettario potrebbe essere particolarmente economico e ridurre anche i costi relativi al commercialista. Si tratta però di una soluzione base che potrebbe far cadere in errore chi è poco pratico.

La seconda soluzione, perfetta per chi vuole essere sicuro di non commettere alcun tipo di errore, è affidarsi a un professionista,  il commercialista, e quindi delegare a lui il compito di gestire la fatturazione elettronica. In questo caso i costi dipendono dal volume d’affari del professionista/impresa in regime forfettario. In genere oscillano tra i 500 euro e i 1.000 euro annuali per la gestione della fatturazione elettronica di una piccola attività ( il regime forfettario è comunque rivolto alle piccole attività). Il vantaggio di questa soluzione è la certezza di non commettere errori anche se si dovrà avere un rapporto costante con il commercialista inviandogli tutti i dati delle varie operazioni, potrebbe essere semplice per chi nell’arco di un anno compie poche operazioni, mentre per chi magari emette molte fatture di importi ridotti, potrebbe essere pesante.

Costi della fatturazione elettronica per i forfettari obbligatoria con software gestionali

Infine, la soluzione che potrebbe essere definita intermedia è utilizzare un software gestionale per la fatturazione elettronica. I software attualmente disponibili per la fatturazione elettronica sono numerosi, alcuni sono ad elevata personalizzazione quindi l’utente entra nell’interfaccia e trova la fattura pre-compilata in molte sue parti, con le idonee diciture che l’utente può inserire in base alla tipologia di attività, altri sono molto più semplici e quindi richiedono un maggiore impegno dell’utente al fine di evitare errori.

Quali sono i costi di un software gestionale per la fatturazione elettronica per le partite IVA con regime forfettario? Naturalmente la fascia di costi è varia, cioè non c’è un prezzo unico. Il costo di un software per la fatturazione elettronica dei forfettari oscilla dai 29 euro +IVA l’anno ai 50 euro +IVA l’anno. La scelta dovrebbe essere fatta non pensando esclusivamente al costo, ma anche alle proprie abilità, alla possibilità di personalizzazione e quindi attraverso l’uso di programmi che consentano di avere un modello pre-compilato in cui inserire esclusivamente i prezzi fatturati, la data e i dati del destinatario.

Ricordiamo che nel momento in cui dovesse entrare in vigore l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari, non vi sarebbe solo l’obbligo di emettere fatture in formato Xml da inviare tramite il Sistema di Interscambio, ma anche l’obbligo di ricevere le fatture elettroniche con questo sistema e di conservarle digitalmente attraverso il sistema sistema di conservazione SOGEI fornito dall’Agenzia delle Entrate.

Per conoscere nel dettaglio come redigere una fattura elettronica è possibile leggere la guida: Fattura elettronica: come emetterla se si è una partita IVA forfettaria.

Firma digitale: cos’è e perché tutti dovrebbero averne una

Ci aspetta un futuro sempre più digitalizzato e online e di conseguenza ognuno di noi dovrà essere dotato degli strumenti giusti per poter operare e interloquire con pubbliche amministrazioni, professionisti e aziende. Tra gli strumenti che viene più frequentemente richiesto è la firma digitale o una firma elettronica avanzata. In questo caso ci occupiamo esclusivamente della firma digitale, come funziona e come si può avere?

Perché è utile avere una firma digitale

Abbiamo parlato della firma digitale nel trattare la costituzione online della SRL, ma questo è solo uno dei casi in cui è necessario avere tale strumento, infatti nella vita quotidiana viene sempre più spesso richiesto, ma soprattutto in futuro la richiesta sarà ancora maggiore perché c’è un investimento massiccio nelle nuove tecnologie digitali che dovrebbero semplificare molte procedure. Naturalmente questa conversione al digitale può stupire e creare un po’ di imbarazzo in chi non è abituato all’uso delle nuove tecnologie o ne fa un uso limitato, ma con un po’ di tempo e buona volontà tutti potremo godere dei vantaggi.

Per una visione di insieme sull’uso delle nuove tecnologie, basti laggere l’articolo: Piano di Transizione 4.0 per ricerca e sviluppo: come accedere ai fondi

La firma digitale può essere usata per sottoscrivere qualunque tipologia di documento, file Word, PDF, Excel e XML e fa piena fede fino a querela di falso della provenizneza del documento in quanto garantisce l’autenticità e l’integrità del documento, ha lo stesso valore di quella autografa apposta in presenza di un pubblico ufficiale. La firma digitale è necessaria anche per apporre la firma sulle fatture elettroniche che sono ormai la realtà quotidiana per le imprese e per i professionisti. Proprio per questo nel 2020 le firme digitali in circolazione erano oltre 20 milioni.

Possono dotarsi di una firma digitale tutte le persone fisiche e per ottenerla è necessario rivolgersi a prestatori di servizi fiduciari qualificati autorizzati da AgID (Agenzia per l’Italia Digitale).

Cos’è la firma digitale

La firma digitale è un particolare tipo di firma elettronica rilasciata con l’uso di un meccanismo a chiavi crittografiche che consente di riferire la stessa in modo univoco a un unico soggetto e al documento a cui è apposta. In base all’articolo 24 del CAD (Codice Amministrazione Digitale, Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82 ) “l’apposizione della firma digitale integra e sostituisce l’apposizione di sigilli, punzoni, timbri, contrassegni e marchi di qualsiasi genere ad ogni fine previsto dalla normativa vigente”. Ha lo stesso valore di una firma autografo, caratteristiche che invece non hanno tutte le tipologie di firma elettronica.

Come ottenerla

A dare questa certezza di validità, univocità, affidabilità e validità legale è la procedura attraverso la quale si procede al rilascio della firma digitale. Al richiedente infatti è assegnata una coppia di chiavi, una chiave  pubblica perché nota a tutti gli interessati e una chiave privata e a controllo esclusivo del titolare. La chiave viene installata in un ambiente sicuro, solitamente nel chip di una smart card, tipo quella presente nello smartphone e può essere utilizzata solo tramite una password di sblocco. Quindi chi richiede la firma digitale riceve una smartcard inserita in una pennetta che contiene anche il certificato di validità della firma, infine occorre una password che la sblocchi al momento dell’uso.

La procedura per ottenere la firma digitale può leggermente variare in base al provider scelto per il rilascio. Una volta acquistata la firma digitale, è necessario procedere all’identificazione presso un Pubblico Ufficiale in Comune, presso Poste Italiane oppure attraverso la web cam. Per chi ha uno SPID o una CIE è possuibile completare la procedura utilizzando tali codici, infatti SPID e CIE consentono l’identificazione univoca del soggetto. Per quanto riguarda i costi, variano da 25 euro a 80 euro in base alla soluzione scelta. Il costo è più elevato nel caso in cui si sceglie il chip installato in un token USB.

Come usare una firma digitale

Per firmare è necessario utilizzare un software che, una volta iniziata la procedura di firma, calcola l’impronta digitale del documento e vi appone la funzione di hash, si tratta di una stringa alfanumerica, in modo da identificare in modo univoco il documento. Una volta messa l’impronta si può validare il dispositivo di firma tramite l’inserimento della password o pin, parte quindi la cifratura dell’impronta e la firma digitale del documento.

La sequenza detta così può sembrare complicata, ma in realtà tutto avviene in breve tempo e con una procedura guidata facile. Il destinatario del documento può verificare l’autenticità della stessa utilizzando un software che estrae la chiave pubblica.

Fattura elettronica, obbligo per le partite Iva forfettarie: c’è l’ok della Commissione europea

Si avvicina l’obbligo di utilizzare la fattura elettronica anche per le partite Iva forfettarie, dopo il via libera dell’8 dicembre da parte della Commissione europea. Si attendono adesso solo gli ultimi passaggi: il primo, l’approvazione del provvedimento in uno dei prossimi Consigli dell’Unione europea. Infine, la pubblicazione della Gazzetta Ufficiale della Comunità europea (Guce).

Quante potrebbero essere le partite Iva del regime forfettario obbligate alla fatturazione elettronica?

Con la pubblicazione del provvedimento comunitario nella Gazzetta Ufficiale, l’Italia dovrà recepire l’estensione anche alle partite Iva a regime forfettario dell’obbligo di fatturazione elettronica mediante un norma ad hoc. Il provvedimento potrebbe essere la delega fiscale. L’obbligo scatterebbe per circa un milione e mezzo di partite Iva che, nel 2022, potrebbero diventare di più per via dell’entrata in vigore dell’assegno unico.

Perché obbligare le partite Iva a regime forfettario alla fattura elettronica?

L’obbligo della fattura elettronica per le partite Iva a regime forfettarie consentirebbe di arginare ulteriormente l’evasione fiscale. Peraltro, in ambito di progetti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr), l’Italia dovrà portare a termine entro il 2021 uno studio relativo alla mancata fatturazione da parte dei soggetti obbligati. Nello stesso studio dovranno essere illustrate le misure da introdurre per contrastare la mancata emissione della fattura elettronica dei soggetti obbligati.

Incentivi anche ai consumatori finali per l’obbligo di emissione della fattura elettronica

Lo studio sulla fattura elettronica consentirà anche di porre l’attenzione sugli incentivi a favore dei consumatori finali in merito all’obbligo dei fornitori. Anche in questo caso, si tratterà di misure che il governo metterà in campo per fare in modo che il consumatore chieda l’emissione dello scontrino, della fattura  o della ricevuta. L’allargamento dell’obbligo dell’emissione della fattura elettronica consentirebbe, peraltro, all’Agenzia delle entrate di avere dei dati completi e puntuali delle operazioni effettuate dalle partite Iva a regime forfettario.

Fattura elettronica e rispetto dei requisiti per rimanere nel regime forfettario

In tal senso, l’obbligo di fattura elettronica consentirebbe al Fisco di controllare anche il rispetto dei parametri per poter rimanere nel regime forfettario. Respinta, infine, l’obiezione di un maggior costo per la gestione del regime forfettario, soprattutto per i soggetti più piccoli. Infatti, il Consiglio dell’Unione europea, nella decisione finale che prenderà, terrà conto degli strumenti gratuiti, dei software e dei programmi messi a disposizione delle partite Iva per la predisposizione, per l’invio e per la conservazione delle fatture elettroniche.