Federauto: Iva agevolata per far ripartire il mercato

Far ripartire il mercato dell’auto attraverso misure specifiche e concrete destinate alle famiglie e alle partite Iva: è questo il forte auspicio per il 2015 emerso nell’ultimo consiglio di amministrazione di Federauto, composto dai presidenti delle associazioni di concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus.

Anche l’ultimo CdA ha confermato il pacchetto pensato per risvegliare e ampliare in modo significativo la domanda. Tra le misure proposte al governo Renzi, quelle destinate ai privati, per le quali Federauto ha ipotizzato la riduzione dell’aliquota Iva per un triennio, con beneficio decrescente. Si tratterebbe di un piano finalizzato al rinnovo del parco con anzianità superiore a 10 anni (che conta circa 14 milioni di autoveicoli).

L’incentivo sarebbe concesso a condizione che le case automobilistiche mettano a disposizione dell’acquirente una cifra equivalente al beneficio a carico dello Stato, sulla falsariga dell’ultima “rottamazione governativa”. Secondo Federauto, questa misura genererebbe una domanda aggiuntiva di circa 252mila auto l’anno, pari a 756mila nel triennio.

Per Federauto credito o deduzione di imposta sarebbero, invece, le leve utili per sostenere solo la domanda di auto, veicoli commerciali e industriali, destinati alle partite Iva. Per la Federazione dei concessionari questo intervento potrebbe generare 75mila autoveicoli aggiuntivi (210mila in 36 mesi). Se le proposte di Federauto fossero adottate, nel triennio considerato il mercato italiano si alzerebbe, sommando i privati alle partite Iva, di quasi 1 milione di pezzi (966mila).

Probabilmente al quarto anno si tornerebbe a un mercato “normale”, sia per la lenta ma naturale uscita dalla crisi dell’economia reale, sia perché l’uscita graduale dagli incentivi non lascerebbe strascichi. In aggiunta, Federauto fa notare che questi strumenti genererebbero un beneficio che andrebbe tutto in tasca ai privati, alle famiglie e alle imprese, categorie fiscalmente penalizzate dagli ultimi governi quando acquistano o utilizzano un autoveicolo.

Nel CdA si sono affrontante anche le differenze tra le proposte di Federauto e quelle di altre importanti associazioni della filiera. “Con Unrae, che rappresenta i Costruttori Esteri, abbiamo ampie convergenze di vedute – ha affermato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto -. Convergenze che ci hanno portato, ad esempio, a presentare al Governo un piano congiunto Anfia, Unrae e Federauto per l’eliminazione del superbollo sulle vetture prestazionali. L’unica differenza riguarda i provvedimenti richiesti per i privati, ossia per le famiglie. Infatti Unrae ha puntato sul credito o detrazione d’imposta, mentre Federauto ritiene più efficace puntare sull’Iva agevolata”. Una soluzione che, secondo la Federazione dei concessionari, in un momento di crisi di liquidità come quello attuale, farebbe risparmiare alle famiglie “tutto e subito”, essendo nel contempo molto facile da comunicare e assolutamente priva di burocrazia.

Secondo Federauto, infatti, introducendo l’Iva agevolata per tre anni si alzerebbe il mercato dei privati di circa il 18%, mentre quello derivante dalle partite Iva potrebbe registrare un aumento del 5% grazie al credito e alla detrazione d’imposta. Confrontando il pari periodo di 3 anni, Federauto propone misure per alzare il mercato di circa il 23% (966mila pezzi) contro il +5% della proposta Unrae (210mila), con una differenza di 756mila vetture.

Proposte per promuovere le auto green

Sono state proposte, dalla Commissione Finanze alla Camera, nuove proposte per incentivare le auto ecologiche, da una parte per promuovere e favorire l’espansione del settore, e dall’altra accelerare la ripresa economica.

Daniele Capezzone, presidente della Commissione, ha proposto:

deducibilità auto aziendali innalzato al 40% per le flotte green;
esenzione bollo auto per 3 anni sue vetture di nuova immatricolazione (indipendentemente dalla tipologia di veicolo) e bonus di altri 2 anni per le auto ecologiche (GPL, metano, ibride ed elettriche).

Quando l’esenzione dal bollo sarà esaurita, è previsto un meccanismo progressivo che permetta di legare la tassa al livello di emissioni, ovvero più si inquina più si paga.
Per la copertura finanziaria si attingerà alla maggiore IVA versata in relazione al crescente numero di immatricolazioni che si prevede di registrare.

Ha spiegato Capezzone: “Si tratta di un successo della Commissione Finanze a favore dei cittadini e di un nuovo rapporto tra Fisco e contribuenti, misure pro-consumatori, che possono dare ossigeno al settore auto“.

Le associazioni di categoria hanno accolto favorevolmente le associazioni di categoria, come ad esempio Federauto, che è anche tra le promotrici dell’iniziativa.
Il presidente dell’associazione, Filippo Pavan Bernacchi, ha inoltre aggiunto: “Se il provvedimento passasse in Aula, finalmente lo Stato dimostrerebbe attenzione verso un settore che fattura il 12% del PIL e occupa 1.200.000 persone. Perché prima ancora di “incentivi”, il nostro settore ha bisogno di disinnescare i “disincentivi” varati dagli ultimi Governi. È proprio la diminuzione della pressione fiscale su chi acquista e utilizza un autoveicolo il primo e fondamentale passo per dare ossigeno a un comparto italiano stremato da anni di crisi“.

Vera MORETTI

Federauto per la ripresa dell’automotive

Nonostante i numeri snocciolati ieri, non è un gran periodo per il settore automotive, ma Federauto, la Federazione dei concessionari di tutti i brand commercializzati in Italia, attraverso la voce del suo presidente, Filippo Pavan Bernacchi, ha aggiornato tutti i componenti dell’associazione sugli scenari che andranno a delinearsi nel tentativo di risollevare un settore duramente colpito dalla crisi economica.

“Si sta discutendo in generale di eliminazione superbollo per le vetture prestazionali (molto bene), dell’aumento del bollo per gli altri autoveicoli, in una misura ancora da definirsi (molto male). Eliminazione Ipt sull’usato (bene, anche se sarebbe meglio alleggerire prima le tasse sul nuovo), con contestuale istituzione di una nuova tassa sostitutiva dell’Ipt per il nuovo, attualmente denominata Iri (molto male). Tassa che potrebbe essere aumentata dalle Regioni fino al 30% (malissimo). Perché mi riferisco a pericoli intrinseci a questa impostazione? Perché oramai abbiamo capito che spesso si cambia nome alle tasse per alzare una cortina fumogena e avere così la possibilità di aumentarle. La Iuc, imposta unica comunale, che ingloba tasse e tributi dovuti in relazione alla casa (Imu) e alla produzione di rifiuti (ex Tia e Tarsu e Tares), ne è un chiaro esempio. E infatti se passasse questo “pacchetto” qualcuno afferma che il contribuente ne avrebbe un beneficio, ma sono stime complesse e noi personalmente, calcolatrice alla mano, riteniamo accadrebbe l’esatto contrario”.

LEGGI L’INTERVISTA AL PRESIDENTE PAVAN BERNACCHI DEL MAGGIO SCORSO

JM

Pavan Bernacchi: “Solo le briciole per il settore Automotive”

Come anticipato ieri, gli incentivi alla mobilità sostenibile varati dal governo il 6 maggio scorso e destinati in particolare ai veicoli a basse emissioni complessive (Bec) per le aziende sono stati un flop. I contributi puntavano a favorire l’acquisto di veicoli ad alimentazione alternativa (elettrici, ibridi, a metano, biometano, GPL, biocombustibili, idrogeno) con emissioni di anidride carbonica (CO2), allo scarico, non superiori, rispettivamente a 120, 95 e 50 g/km. Ne abbiamo discusso oggi con Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto.

Dott. Pavan Bernacchi, a proposito di microincentivi ecologici: tutto secondo previsioni?
Assolutamente, un’altra annata fallimentare dopo quella del 2013. Purtroppo, se le imprese private traggono insegnamenti dai propri errori, stessa cosa non si può dire per quelle pubbliche. 30 milioni di euro per un settore che fattura mediamente ogni anno la bellezza di 70 miliardi sono poco più che niente. Briciole che muovono al massimo l’1% del mercato complessivo. Soldi che potevano benissimo essere indirizzati verso altri settori.

Per la prima volta, credo, un categoria che beneficia, anche se in maniera indiretta, di contributi pubblici ha segnalato allo Stato la totale inutilità dei fondi per dirigerli verso altri comparti…
Questa è la responsabilità degli imprenditori italiani che hanno sotto gli occhi uno spreco di denaro pubblico che potrebbe essere tranquillamente utilizzato in altro modo. Credo che queste voci, una volta per tutte, vadano finalmente ascoltate.

Com’è l’umore dei vostri associati? Che richieste o segnalazioni vi arrivano “dal basso”?
La nostra categoria è distrutta dalla tasse, le urla di dolore che si stagliano all’orizzonte ormai sono drammaticamente innumerevoli. La pressione fiscale sul nostro settore arriva addirittura ad un preoccupante 78%, una cifra assolutamente insostenibile. La difficoltà di accesso al credito, la diminuzione della domanda e la pressione fiscale l’anno scorso hanno fatto sì che il 60%  dei concessionari dichiarasse un bilancio in perdita. L’umore dei nostri associati, con queste condizioni, non può essere dei migliori…

L’ultima volta che ci siamo sentiti, un paio d’anni fa, il comparto navigava a vista e per quanto riguarda le vendite si era tornati sugli stessi livelli degli Anni ’60. Oggi che forse abbiamo superato il periodo più nero della crisi economica, qual è lo stato di salute complessivo del settore?
La situazione non è cambiato molto rispetto a due anni fa, ci siamo stabilizzati su quei livelli senza riuscire a venire fuori da quel pantano. Il settore ripartirà quando tutta l’economia si rialzerà e tornerà ai livelli precedenti la crisi economica, non possiamo che essere fiduciosi.

Jacopo MARCHESANO

Microincentivi inutilizzabili per le aziende, 31 milioni in stallo

Come volevasi dimostrare, i microincentivi ecologici per le auto a basso impatto ambientale per i privati sono durati lo spazio di un mattino. Nel senso più letterale del termine: i 4,5 milioni di euro per il 2013 sono svaniti nella prima giornata di contributi, “mentre quelli per le aziende al momento giacciono inutilizzati e hanno recato più danni che benifici” ha commentato Filippo Pavan Bernacchi presidente di Federauto.

“Purtroppo si è riproposta questa misura nonostante l’esperienza del 2013 fosse stata fallimentare sotto tutti i punti di vista. Non abbiamo allargato il mercato, non abbiamo orientato gli acquisti verso vetture ecologiche e non abbiamo ricavato nessun insegnamento o dato statistico. Questi incentivi, è bene ricordarlo per l’ennesima volta, Federauto li ha contrastati con tutte le sue forze dal lontano 2012. Ma nessuno ha mai riflettuto sul fatto che i concessionari, i primi beneficiari del provvedimento dopo i clienti, si fossero espressi negativamente. Volessero, incredibile a dirsi, rinunciare a dei soldi pubblici! Ma questa operazione – che noi abbiamo definito ‘il porcellum dell’auto’ – ha recato più danni che benefici. Da un lato ha ingenerato nel consumatore aspettative esagerate, in virtù delle scarse risorse a disposizione, dall’altro non ha modificato le proporzioni delle richieste di vetture a basso impatto ambientale. O in misura irrisoria. L’unico effetto è di aver buttato soldi pubblici – almeno quelli dei privati, perché quelli delle aziende sono ancora lì – in un momento storico dove si dovrebbe avere il massimo rispetto di ogni singolo euro che lo Stato spende. Anche perché sono le tasse che noi tutti paghiamo”.

Il presidente dell’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus ha poi concluso con “sarebbe stato meglio dare questi 120 milioni di euro (la somma dei fondi triennali) agli esodati, ai terremotati o ad altri soggetti che ne avrebbero tratto un beneficio reale . Il mondo dell’automotive  in Italia occupa 1.200.000 persone, fattura l’11,4% del PIL e sta perdendo il 35% del fatturato rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Noi abbiamo bisogno di un piano organico a tutto tondo. Lo Stato introiterebbe più denaro, svecchieremmo il circolante con benefici per la sicurezza e l’ambiente e sosterremmo il mondo del lavoro. Un piano serio, non provvedimenti sbagliati. Piuttosto delle briciole? Meglio niente”.

La crisi dell’automotive discussa al ministero dello Sviluppo Economico

La crisi del settore automotive è sotto gli occhi di tutti e, per cercare soluzioni che contrastino una situazione sempre più difficoltosa, è appena avvenuto un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico, tra Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus e il ministro Flavio Zanonato.

Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, ha elencato le proposte delle quali si è parlato durante il confronto con il ministro: “Defiscalizzare l’auto dall’acquisto fino al suo utilizzo è in questo momento l’unico antidoto per curare la depressione dei consumi che ha investito un settore che è la cartina di tornasole dell’andamento generale dell’economia del nostro Paese. Per questo abbiamo presentato al ministro Zanonato un pacchetto di proposte per l’attuazione di politiche di defiscalizzazione per i privati e le aziende. Senza questa cura l’automotive italiano, già fanalino di coda dell’Europa in termini di immatricolazione e di anzianità del parco circolante, resterà schiacciato da un’insostenibile pressione fiscale che sta mettendo in ginocchio gli automobilisti e i concessionari italiani“.

Flavio Zanonato si è mostrato attento alle proposte di Pavan Bernacchi, anche se ha annunciato che il ministero si muoverà a passi prudenti, per non generare false aspettative.

All’incontro erano presenti anche il past president di Federauto, Vincenzo Malagò e il direttore, Gian Franco Soranna.

Vera MORETTI

Federauto: “Il Governo ascolti le nostre proposte”

Ce lo aspettavamo e, puntualmente, è arrivato. Non per fare i pessimisti a tutti i costi (è un modo di pensare che non ci appartiene), ma l’ennesimo calo delle immatricolazioni di auto a ottobre era previsto ed è stato confermato.

Secondo i dati diffusi dal Ministero dei Trasporti, il mese scorso si è chiuso con 110.841 immatricolazioni di autovetture nuove segnando una flessione del -5,6% rispetto a ottobre 2012. “Le previsioni del nostro Osservatorio – ha commentato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti marchi commercializzati in Italia -, diramate lo scorso 30 ottobre, sono state confermate dal dato ufficiale che fotografa una flessione del -5,6% fra ottobre 2013 e ottobre 2012. E quindi, a dispetto di chi vorrebbe ‘vendere’ ottimismo ad ogni costo, il mercato auto non riparte. Anzi, continua nel suo ciclo negativo apertosi 41 mesi fa. Una nuova spia rossa lampeggiante, quindi, si è accesa sul cruscotto del settore automotive”.

Una filiera che, come tante nel nostro Paese, è da troppo tempo in grave sofferenza. Secondo Roberto Bolciaghi, presidente dell’associazione dei concessionari Renault, “a parte l’instabilità politica, che non ci fa bene, e l’incerto incedere dell’economia italiana, i mali primari che impediscono alla domanda di esprimersi con numeri adeguati sono la pressione fiscale e i costi di gestione. Ormai è dimostrato che ogniqualvolta lo Stato aumenta le tasse incassa sempre meno. Questo perché si contrae la domanda e i fatturati diminuiscono ingenerando un circolo vizioso che fa bruciare centinaia di migliaia di posti di lavoro”.

Non si tratta quindi di un male e di un calo che interessano solo il mondo delle concessionarie. Federauto ci ha messo del suo, tanto che Pavan Bernacchi ricorda numeri di mercato, impegni della filiera e rischi che il governo si deve prendere per rivitalizzare un settore che sta andando incontro a morte certa: “Il 2013 chiuderà presumibilmente attorno a 1.280.000 pezzi, registrando un -8% rispetto al 2012. Ma questo dato non rende giustizia alla realtà delle cose. Il mercato italiano dovrebbe esprimere circa 2.000.000 di pezzi. Mancano quindi all’appello 720.000 immatricolazioni rispetto alla media degli ultimi 5 anni. In altri termini stiamo performando il -35% rispetto a quanto la filiera, che dà lavoro a 1.200.000 persone, necessita per sopravvivere. Ma il paradosso è che lo Stato sta perdendo circa 3 miliardi tra Iva e altre imposte. Questo abbiamo sostenuto lo scorso 24 ottobre scorso nella riunione convocata dal Ministero dello Sviluppo Economico, nel primo giro di orizzonte fatto con il Ministro Zanonato e il Sottosegretario De Vincenti. Il Governo è stato informato con chiarezza, da parte di tutti i principali attori della filiera, di quanto la crisi sia profonda e articolata. Abbiamo lasciato sul Tavolo queste riflessioni con un nuovo appuntamento a fine mese. L’attenzione del Ministro e del Sottosegretario c’è stata e siamo loro grati, ma adesso ci aspettiamo che sul tema del mercato, quel mercato italiano, fanalino di coda europeo, che cala da 41 mesi, il Governo sia disponibile ad ascoltare le nostre proposte e a considerarle nella giusta prospettiva. Senza un intervento deciso, anche solo per detassare l’acquisto delle vetture o il loro utilizzo, la situazione è destinata a peggiorare al di là di quanto possano raccontare degli sterili numeri ”.

Filiera dell’auto, il brivido dell’ibrido

Oggi il ministero dei Trasporti renderà noti i dati sulle immatricolazioni, ma le previsioni, tanto per cambiare, sono tutt’altro che ottimistiche. Federauto prevede infatti una flessione del 5% delle immatricolazioni del mese scorso verso lo stesso periodo del 2012, quando la cifra si era collocata a poco meno di 117.400 unità. “Il panel di Federauto stimava un -9% rispetto allo stesso periodo dell’ottobre 2012. Questo, insieme ad altri dati raccolti dai concessionari ufficiali italiani, fa propendere il nostro osservatorio a prevedere per ottobre 2013 un calo complessivo del -5%“, ha detto Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto. E mentre prosegue il mercato nazionale dell’auto continua a essere uno dei grandi malati dell’economia italiana, volano le vendite di veicoli ad alimentazioni alternativa.

I dati contenuti nel IV Osservatorio Deloitte sull’Auto Elettrica presentati la scorsa settimana a Milano, in Assolombarda, durante il convegno “Come sta cambiando la mobilita” parlano da soli: le immatricolazioni sono ancora in calo (-8,4% rispetto ai primi 9 mesi del 2012), ma le vendite di veicoli ‘green’ registrano un’impennata. Da gennaio a ottobre le immatricolazioni di veicoli a metano hanno fatto segnare un aumento del 30%. Ma il vero boom è quello fatto registrare dalle auto ibride: nel giro di 9 mesi la loro presenza sul territorio nazionale è cresciuta del 141%. Bene anche i veicoli elettrici: le auto vendute sono state 588, in aumento del 64% rispetto ai primi 9 mesi del 2012.

L’Italia sembra dunque protagonista di una rivoluzione della mobilità e il settore dell’autonoleggio si prepara per intercettare questa nuova domanda. Lo studio Deloitte evidenzia che il 73% delle aziende di autonoleggio presenta veicoli elettrici e/o ibridi nella propria flotta.

Secondo il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, l’auto elettrica rappresenta ”un settore sempre più strategico per il nostro Paese” e in questo scenario ”l’auto elettrica può svolgere un ruolo cruciale perché rilancia le tecnologie italiane sostenibili e perché contribuisce a ridurre le emissioni, questione particolarmente sentita nel Nord e nella Pianura Padana”.

Quello che è certo, è che questi dati stridono con i dati relativi al mercato “tradizionale” dell’auto. Sempre secondo Pavan Bernacchi, “gli sterili numeri non danno la misura esatta dello tsunami che si è abbattuto sul nostro settore. Stiamo vendendo 750.000 vetture in meno rispetto alla media degli ultimi 5 anni e questo si traduce, in primis, in centinaia di migliaia di posti di lavoro bruciati”.

Con tanti saluti alla ripresa, che in tanti continuano a vedere.

Gli ecoincentivi? Una bufala

Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, boccia gli ecoincentivi promossi dal Governo Monti, definendoli una vera “bufala”: “Se da una parte i circa 4,5mln di euro riservati ai privati si sono volatilizzati nel giro di un’ora, dall’altra dopo 20 giorni siamo ancora al palo per le flotte aziendali. Infatti ad oggi sono stati richiesti 300mila euro a fronte dei 35 milioni stanziati. In altre parole il 99% dei fondi destinati alle flotte aziendali è ancora disponibile”.

Questi fondi sembrerebbero inaccessibili, perché vincolati alla rottamazione di autoveicoli che abbiano più di dieci anni. E trovare auto aziendali che abbiano raggiunto questa “età” è quasi impossibile, perché le aziende tendono ad ammortizzare le spese sostituendo i beni durevoli, come le auto appunto, in tempi molto più brevi.
Proprio per questo, Federauto ha più volte chiesto ai Governo di bloccare il provvedimento, inutile e oneroso, se si pensa che per la sua realizzazione sono stati spesi 600mila euro: il doppio richiesto fino ad oggi dalle flotte aziendali.

Enzo Zarattini, presidente dei Concessionari Bmw, ha dichiarato: “Il mondo dell’automotive italiano merita un repentino cambio di rotta, a cominciare dall’adeguamento delle detrazioni del costo delle vetture aziendali alla media dei Paesi Ue, pari al 100%. Da noi era il 40%, ma l’ultimo Governo ha dimezzato la percentuale portandola al 20%. Di fatto disincentivando ulteriormente il cliente azienda a rinnovare il proprio parco”.

Vera MORETTI

Il 2013 altro annus horribilis per il mercato auto?

La situazione incerta conseguenza delle elezioni politiche sta contribuendo a peggiorare ulteriormente un mercato, quello dell’auto, che già nel 2012 ha conosciuto uno dei suoi periodi peggiori.
Ma, come detto, le cose, per ora, non sembrano destinate a migliorare, tanto che l’Italia si merita la maglia nera a livello europeo nel settore.

A fare una disamina a dir poco preoccupante è stato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, camion e autobus.

Basandosi sui dati di immatricolazione di autovetture nuove a febbraio diffusi dal Ministero dei Trasporti, ovvero 108.419 pezzi, con una perdita del 17,4% rispetto a febbraio 2012, Pavan Bernacchi ha commentato: “Gli acquisti di beni e servizi sul mercato interno sono in forte contrazione e questo investe come un treno tutte le aziende italiane, tra le quali vi sono i concessionari di autoveicoli. Se la politica non si adopererà con urgenza per far ripartire l’economia, il nostro Paese andrà verso il collasso. I 3 milioni di disoccupati, per dirne una, ne sono una riprova“.

Anche Adolfo De Stefani Cosentino, responsabile per la Federazione della commissione sulla fiscalità, ha commentato la situazione: “Gli autoveicoli e la sua filiera, che dà lavoro in Italia a 1.200.000 persone, pagano un prezzo salatissimo: parliamo di circa 8,6 miliardi di euro, effetto cumulato delle varie manovre succedutesi nel 2011 e nel 2012 con aumenti di accise sui carburanti, superbollo sulle auto prestazionali, aliquota IVA, IPT, Assicurazione RC e bollo, oltre alla stretta fiscale sulle auto aziendali. Quest’ultima antitetica rispetto ai principali mercati europei. Una pressione intollerabile che schiaccia la proprietà e l’utilizzo degli autoveicoli”.

Vera MORETTI