Cartelle, più tempo per pagare: al 9 dicembre rottamazione ter, 180 giorni per quelle di fine 2021

Arrivano le attese proroghe per i pagamenti delle cartelle esattoriali, delle rate scadute della rottamazione ter e saldo e stralcio e per l’Irap da restituire dal decreto Fisco Lavoro approvato nel pomeriggio del 30 novembre. Il provvedimento è stato emanato dopo l’approvazione del Senato al termine di scontri nella maggioranza. I contribuenti avranno qualche giorno per saldare i debiti con il Fisco rispetto ai vari pagamenti fissati tutti nella giornata di ieri.

Rottamazione ter e saldo e stralcio, si possono pagare le rate entro il 9 dicembre 2021

La mini-proroga delle rate non pagate della rottamazione ter e del saldo e stralcio è arrivata. Entro il 9 dicembre prossimo andranno pagate le 8 rate della rottamazione ter e le 4 rate del saldo e stralcio. Il termine massimo per saldare può arrivare al 14 dicembre per via dei 5 giorni di tolleranza massima. Non c’è stato, tuttavia, il rinvio al 2022 come termine ultimo per il pagamento.

Cartelle esattoriali ricevute tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2021: cambiano i termini

Più giorni per pagare le cartelle esattoriale già notificate a partire dal 1° settembre 2021 o che arriveranno entro il 31 dicembre prossimo. La scadenza fissata dal decreto Fisco Lavoro viene prorogata ulteriormente, passando dai 150 giorni del provvedimento originario a 180 giorni. Trenta giorni in più per pagare a partire dalla data della notifica.

Avvisi bonari: la scadenza è al 16 dicembre 2021

Il decreto Fisco Lavoro fissa, poi, al 16 dicembre 2021 la data ultima per pagare gli avvisi bonari. Si tratta dei pagamenti che erano stati sospesi durante la prima ondata della pandemia da Covid-19, ovvero dall’8 marzo 2020 al 31 maggio 2020, e che dovevano essere saldati entro il 16 settembre 2020.

Irap, restituzione sanzioni e interessi primavera 2020: scadenza 1° gennaio 2022

Un mese in più di tempo, anche se la comunicazione è arrivata oltre la scadenza del 30 novembre 2021, per la restituzione delle sanzioni e degli interessi dell’Irap delle imprese. Si tratta di saldi che non erano stati versati durante la prima ondata della pandemia da Covid-19 e relativi al superamento del plafond di aiuti di Stato messo in campo proprio per contrastare le prime crisi derivanti dallo stop alle attività. Il termine per il pagamento passa dunque dal 30 novembre 2021 al 1° gennaio 2022.

Riforma fiscale 2022, le ipotesi della legge di Bilancio: dal taglio Irpef all’aumento del bonus 80 euro

Ancora un mese di tempo per il governo e il Parlamento per decidere quale sarà la riforma del Fisco del 2022. L’obiettivo è quello di ridurre la pressione fiscale portandola al 41,7% del Prodotto interno lordo dalla percentuale del 42,8% raggiunta nel 2020. Sono varie le ipotesi sul tavolo della riforma: si va dal taglio delle aliquote Irpef all’aumento del bonus di 80 euro (ex Renzi, attualmente arrivato a 100 euro con il taglio del cuneo fiscale), fino alla possibilità di tagliare decisamente l’Irap. Nella legge di Bilancio 2022 il governo ha stanziato 8 miliardi di euro per attuare la riforma.

Ipotesi di riduzione delle aliquote Irpef nella riforma del Fisco 2022

La prima ipotesi di riforma del Fisco per il 2022 è quella di un intervento sulle aliquote dell’Irpef. Si tratta di una strada che già in passato si era ipotizzata con delle opportune simulazioni. Aliquota cruciale per la riforma è quella del 38% dei redditi medi, applicata dai 28 mila ai 55 mila euro. C’è distanza dell’applicazione dell’aliquota a questo scaglione rispetto a quello più basso: 11 punti percentuali rispetto al 27%.

Quali potrebbero essere le aliquote Irpef del 2022 con la riforma?

L’ipotesi della riduzione delle aliquote Irpef per attuare la riforma del Fisco andrebbe a limare le due aliquote in questo modo:

  • redditi fino a 25 mila euro aliquota del 23%;
  • fino a 55 mila euro di reddito l’aliquota sale al 33%;
  • per redditi superiori aliquota Irpef del 43%.

Peraltro, l’intervento sulle aliquote Irpef andrebbe anche ad assorbire le detrazioni e il bonus di 80 euro di Renzi (aumentato a 100 euro) per un costo complessivo di 10 miliardi di euro annui.

Riforma Fisco 2022, c’è l’ipotesi di aumentare il bonus 100 euro (ex bonus Renzi)

Proprio sul bonus Irpef è concentrata la seconda possibilità di riforma del Fisco. Si andrebbe a intervenire sul bonus aumentando il tetto di detrazione mensile dagli attuali 100 euro a 120 euro. E si potrebbe allargare anche la platea dei lavoratori coinvolti nella detrazione incrementando l’attuale limite di reddito per la misura ai redditi oltre i 28 mila euro. Con le modifiche intervenute negli ultimi anni, tra i 28 mila e i 40 mila euro di reddito annuo, il bonus viene assicurato in misura decrescente. Il sistema di decalage del bonus potrebbe essere applicato per i redditi fino a 55 mila euro.

Abolizione dell’Irap, la strada meno percorribile per la riforma del Fisco

La strada dell’abbattimento dell’Irap sui redditi delle imprese sembrerebbe la meno attuabile. Intanto perché l’uscita di scena dell’imposta regionale sarà progressivo riducendo le aliquote, come già indicato dal documento di delega fiscale. Molto probabilmente le richieste del mondo dell’imprenditoria rimarranno ferme al palo: il costo dell’abolizione totale dell’imposta regionale risulta elevato. Troppo rispetto agli 8 miliardi di euro che il governo ha stanziato per la riforma del Fisco. Più fattibile, dunque, la riduzione delle aliquote Irap per avviare il progressivo abbattimento dell’imposta regionale. Meno probabili risultano altre ipotesi richieste dalle imprese, consistenti nell’eliminazione dal calcolo della base imponibile degli interessi passivi e dalla fusione dell’Irap con l’Ires.

Il fisco è uguale per tutti (quelli che vengono beccati)

 

Attori, stilisti, imprenditori, amministratori delegati, nelle temutissime fauci del Fisco sono passate un po’ tutte le categorie. Dichiarazioni dei redditi incomplete e cittadinanze di comodo, le irregolarità più comuni. Nell’ormai famigerata lista Falciani, dal nome del dipendente delinquente della sede di Ginevra dalla Hsbc scappato con l’elenco dei clienti di mezzo mondo che poi ha ceduto alle autorità francesi, si contavano all’epoca la bellezza di 6.963 italini con posizioni finanziari più che sospette, ma come sappiamo poi tutto si risolse in un sostanziale nulla di fatto.

Non solo celebrità, certo, ma a riportare d’attualità l’abitudine di certi Vip nostrani di sottrarsi alle maglie dell’Erario ci ha pensato l’affaire Greggio. Appena sanato un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate di oltre 20 milioni di euro, causato dalla presunta residenza di comodo a Monaco, il popolare conduttore di Striscia la Notizia si è lasciato andare ad una confessione al Corriere.it tra il serio e il faceto: “La mia non era residenza fittizia: lì avevo casa, famiglia, interessi economici. A un certo punto mi hanno chiesto di pagare come se fossi residente in Italia e quando il Fisco con la gentilezza e il tatto che li contraddistingue ti chiede un favore…come fai a negarglielo?”

Negli anni addietro sono state tante le celebrità di casa nostra a chiudere contenziosi con il Fisco sborsando un bel gruzzoletto: Valentino Rossi dovette pagare ben 43 milioni di euro per chiudere le pratiche, Luciano Pavoretti patteggiò col fisco (ma verrà successivamente assolto) il pagamento di 25 miliardi di lire, mentre la storia di Sophia Loren, prima addirittura arrestata poi prosciolta, è fatto noto. Lunghissima è invece la diatriba tra il Fisco e Diego Armando Maradona: 39 milioni di euro la richiesta, di cui 6 milioni di presunta evasione fiscale e gli altri per gli interessi maturati. E potremmo andare avanti per ore…

Jacopo MARCHESANO

Proposte per agevolare il rapporto fra fisco e imprese

In occasione di un incontro presso l’Agenzia delle Entrate di Roma, fra i vertici di Equitalia ed i rappresentanti delle organizzazioni di categoria, è stato affrontato il tema della “Riforma della riscossione e ruolo di Equitalia“. In particolare le Associazioni che fanno parte di Rete Imprese Italia hanno illustrato e consegnato un documento che sollecita alcune scelte e decisioni in grado di agevolare il rapporto fra fisco e imprese.

Ecco quali sono le proposte avanzate:

Dal 1° Luglio la riscossione di imposte dirette ed IVA subirà un processo di accelerazione rendendo perciò necessaria una attenta analisi per scongiurare rischi finanziari per le imprese; è necessario introdurre il principio che, nella ipotesi di versamento delle somme dovute, entro i termini previsti dalla notifica dell’Accertamento, non sia dovuto l’aggio di riscossione (il 9% secondo la legge completamente a carico del contribuente); adottare maggiori cautele per quel che riguarda la riscossione delle imposte e delle sanzioni in pendenza di giudizio viste le difficoltà della situazione economica; è necessario incrementare il numero di rate in cui è possibile scindere il debito tributario maturato (dalle attuali 72 a 120).Sommando tutti gli importi connessi alla attività di riscossione.

Equitalia si è resa disponibile ad instaurare un rapporto sereno con le parti, prevedendo tavole rotondo per eliminare dubbi e incomprensioni elaborando un piano di crescita comune.