Adempimento collaborativo e compliance fiscale, ridotte le sanzioni

Il decreto legislativo presentato al Consiglio dei ministri il 16 novembre 2023 prevede importanti novità in materia di Fisco e soprattutto rafforza la compliance tra Fisco e contribuente con una forte riduzione delle sanzioni in caso di adempimento collaborativo potenziato.

Adempimento collaborativo e riduzione delle sanzioni, novità

Il Fisco amico del contribuente è un obiettivo del Governo fin dal suo insediamento e diverse sono le misure tendenti a realizzarlo. Tra queste vi sono le misure di pace fiscale adottate con la legge di Bilancio 2023 e che hanno avuto l’obiettivo di dare un netto taglio a contestazioni, accertamenti pendenti e fare cassa.

Si è poi proseguito con la legge di delega per la Riforma fiscale e proprio all’attuazione dello stesso si sta lavorando alacremente. Tra le misure che dovrebbero rientrare vi è il rafforzamento della compliance tra contribuente e Fisco.

La bozza introduce il regime di adempimento collaborativo potenziato a fronte dell’adozione di sistemi di rilevazione misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale. Tale sistema dovrà essere adottato avendo come punto di riferimento le linee guida che detterà l’Agenzia delle Entrate.

Tale sistema non potrà essere auto-certificato, infatti occorrerà rivolgersi a soggetti terzi (commercialisti/avvocati/, esperti contabili iscritti all’albo) che certifichino l’adozione di adeguati sistemi di controllo.

A fronte dell’adozione di tali misure, il contribuente avrà dei vantaggi in merito agli accertamenti e alle sanzioni da applicare. In particolare in caso di errori le sanzioni sono ridotte a metà, fanno eccezione i «casi di violazioni fiscali caratterizzate da condotte simulatorie o fraudolente e tali da pregiudicare il reciproco affidamento tra l’amministrazione finanziaria e il contribuente»

Imprese, in caso di indagini sul conto corrente il contribuente deve fornire prova contraria

La Corte di cassazione con ordinanza n. 27301 del 25 settembre 2023 ha espresso un importante principio di diritto: in caso di indagini sul conto corrente è il contribuente a dover dimostrare che i fondi presenti non arrivano da evasione fiscale. Ecco la vicenda.

Impresa con redditi dichiarati di 1 euro, indagini sul conto corrente

Un’impresa agricola impegnata nella coltivazione di uve per la produzione di vino per diversi anni presenta una dichiarazione dei redditi dalla quale emergeva un reddito d’impresa di 1 euro per ciascun anno d’imposta. A questo punto l’Agenzia delle Entrate inizia le verifiche e chiede all’impresa di esibire le scritture contabili e, in particolare, i registri Iva e la documentazione dei componenti positivi e negativi del reddito inerente l’attività da lei esercitata.

Contemporaneamente avvia le indagini sui conti corrente richiedendo agli istituti di credito, con i quali la contribuente operava, di comunicare notizie in merito ai rapporti intrattenuti dalla contribuente. Da tale indagine emergono numerose movimentazioni nei conti corrente. Di conseguenza il Fisco ha chiesto delucidazioni al contribuente notificando tre avvisi di accertamento relativi a ciascun anno di imposta per il quale aveva dichiarato un euro di reddito. Con gli avvisi di accertamento sono stati rettificati i redditi di impresa dichiarati e sono stati recuperati a tassazione alcuni componenti positivi che non erano stati contabilizzati.

Il contribuente naturalmente ha impugnato gli avvisi di accertamento. Le commissioni tributarie, primo e secondo grado, accolgono i rilievi del contribuente accogliendo la tesi della ricorrente secondo la quale l’impresa non era titolare di terreni sui quali avrebbe potuto svolgere l’attività economica finalizzata alla produzione di uva secondo le dimensioni presunte dall’ufficio. Inoltre hanno evidenziato che l’ufficio non aveva fornito prova della titolarità, in capo alla contribuente, di terreni idonei a produrre il reddito accertato.

Ricorso in Cassazione, sui movimenti bancari vige la presunzione legale in favore del Fisco

L’Amministrazione finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione sottolineando che non toccava ad essa provare esistenza del presupposto per la produzione del reddito, considerato che, nel caso specifico, la rettifica era stata basata su indagini finanziarie e, in particolare, sul riscontro tra i versamenti ed i prelievi che non erano stati giustificati dalla contribuente.

L’Amministrazione ha inoltre sottolineato che non fosse necessaria la titolarità di terreni sui quali svolgere la propria attività da parte dell’imprenditore infatti è plausibile che l’attività agricola possa essere esercitata su terreni detenuti a vario titolo dalla contribuente, pur spettando la proprietà a altri soggetti.

La Corte di cassazione ha accolto il ricorso sottolineando per quanto riguarda gli accertamenti bancari opera un presunzione legale a favore dell’erario e di conseguenza è il contribuente che deve fornire prova contraria attraverso “una prova analitica, con specifica indicazione della riferibilità di ogni versamento bancario, idonea a dimostrare che gli elementi desumibili dalle movimentazioni bancarie non attengono ad operazioni imponibili”.

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Accertamenti fiscali: i movimenti in conto corrente sono ricavi occulti

Fisco: il contraddittorio preventivo con il contribuente deve essere esteso a tutti i contribuenti

La Corte Costituzionale, con la sentenza 47 del 21 marzo 2023, interviene in merito alla necessità di instaurare un contraddittorio preventivo tra Amministrazione finanziaria e contribuente prima dell’emissione di avvisi di accertamento.

Il contraddittorio preventivo in seguito ad ispezioni e accesso nei locali

L’articolo 12, comma 7, della legge 212 del 2000, o semplicemente Statuto del contribuente, stabilisce che in seguito ad accessi, ispezioni e verifiche nei locali destinati all’esercizio di attività commerciali, industriali, agricole, artistiche o professionali, l’amministrazione finanziaria è tenuta a redigere un verbale delle operazioni compiute e a consegnarlo al contribuente che nell’arco di 60 giorni può produrre osservazioni. Inizia così una fase di contraddittorio preventivo volto ad evitare l’emissione di avvisi di accertamento e quindi a ridurre i motivi di “contrasto” tra contribuente e Fisco.

Nel caso in cui l’Amministrazione finanziaria ritenga di non poter accogliere le osservazioni del contribuente, è tenuta a dare una motivazione rafforzata al provvedimento finale.

La norma però prevede questo particolare contraddittorio solo nel caso in cui ci sia stato un accesso nei locali del contribuente ed esclude lo stesso in tutti gli altri casi. La Commissione tributaria della regione Toscana in merito ha sollevato una questione di legittimità costituzionale per la violazione dell’articolo 3 della Costituzione.

Corte Costituzionale: è auspicabile un intervento del legislatore che renda generalizzato il contraddittorio endoprocedimentale

La Corte Costituzionale ha ritenuto che la norma non sia incostituzionale. Tuttavia ha invitato il legislatore a modificarla alla luce del nuovo esplicarsi di rapporti tra Fisco e contribuente. La Corte Costituzionale sottolinea come nel nostro sistema manchi una norma che renda il contraddittorio endoprocedimentale obbligatorio, si tratterebbe di un sistema che potrebbe avvicinare il Fisco al contribuente ed evitare numerosi ricorsi che spesso hanno elevati costi e non portano alla riscossione delle somme pretese dall’Erario.

Il contraddittorio preventivo endoprocedimentale è però previsto per fattispecie specifiche, ad esempio articolo 38, comma 7, del Dpr 600 del 1973. Questo, in merito alla determinazione sintetica del reddito delle persone fisiche, prevede che l’ufficio debba convocare il contribuente e solo in seguito avvii il procedimento di accertamento.

A ciò si aggiunge che l’Unione Europea in merito ai tributi armonizzati prevede in caso di controlli, l’Amministrazione finanziaria debba attivare il contraddittorio.

Alla luce di queste norme frammentarie ma univoche, ritiene la Corte Costituzionale che sarebbe auspicabile prevedere disposizioni che rendano il contraddittorio endo-procedimentale tra Fisco e contribuente un metodo ordinario volto a ridurre il contenzioso e a ottenere una più facile riscossione del tributi effettivamente dovuti.

Secondo la Corte attraverso il contraddittorio si otterrebbe l’ottimizzazione del controllo fiscale, strumentale al buon andamento della Amministrazione stessa.

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Fisco, la riforma spinge verso le tre aliquote, la flat tax e assunzioni

Fisco, la delega fiscale dovrebbe essere pronta per metà mese e prevede delle novità soprattutto su aliquote Irpef, applicazione della flat tax e incentivi all’assunzione.

Fisco, in attesa della riforma definitiva

C’è attesa per la riforma fiscale che prevede diverse novità. La prima è proprio sulle aliquote Irpef che passeranno dalle 4 attuali a 3. Attualmente le ipotesi sul tavolo tecnico sono due. La prima prevede le seguenti aliquote: 23%, 27% e 43% con un costo di 10 miliardi Mentre la seconda ipotesi prevede le aliquote: 23%, 33% e 43% con un costo di 6 miliardi di euro.

Secondo le simulazioni queste nuove percentuali rappresentano una diminuzione del carico fiscale sulle famiglie. La riduzione arriva fino a 700 euro l’anno per chi ha un reddito superiore a 50 mila euro. Si ricordano che ad oggi le aliquote in vigore sono:

  • 23% fino a 15 mila euro;
  • 27% oltre i 15 mila e fino a 28 mila euro;
  • 38% oltre i 28 mila e fino a 55 mila euro;
  • 41% oltre i 55 mila euro e fino a 75% mila euro.

Fisco, attesa anche la flat tax incrementale

Oltre al taglio delle aliquote, è prevista anche la flat tax incrementale. La flat tax incrementale è una misura dell’attuale governo che interviene con una tassazione al 15% solamente sui guadagni aggiuntivi del lavoratore autonomo rispetto ai tre anni precedenti. Sui redditi aggiuntivi rispetto all’anno precedente sarà applicata un’aliquota più bassa, con molta probabilmente intorno al 15%. Si ricorda che ad oggi la flat tax è già applicata solo ai lavoratori autonomi per il pagamento delle imposte.

Nel 2023 la flat tax per il regime forfettario sarà concessa entro un tetto più alto di reddito. L’imposta sostitutiva al 15% (al posto delle aliquote ordinarie IRPEF e addizionali) si applica alle partite iva con redditi non superiori a 85.000 euro (quando la soglia precedente era 65.000).

Meno tasse per le aziende che assumono

Nel frattempo si lavora anche in merito alla minore tassazione sulle imprese. Infatti più le aziende assumono personale, minore sarà il carico fiscale. Quindi assumere dovrebbe far pagare meno tasse. Presenti anche una serie di iniziative volte ad aumentare il livello occupazionale in Italia. Come il Bonus assunzioni giovani è un esonero contributivo integrale (del 100%) destinato ai datori di lavoro privati che assumono giovani fino a 35 anni di età (36 anni non compiuti).

Ma nel frattempo aumenta il caro vita e anche richiedere un mutuo è più oneroso per le famiglie. Ma anche per i conti dello Stato. Per questo motivo il Ministro all’economia Giorgetti sembra preoccupato per le prossime decisioni che potrebbero essere prese dalla banca centrale europea, in merito al rialzo dei tassi d’interesse. Anche perché queste scelte potrebbero creare dei forti problemi a quei paesi, come l’Italia che hanno dei deficit di bilancio.

Rottamazione quater: i tempi attesi per la pace fiscale

Archiviato il capitolo elezioni molti si stanno chiedendo quando inizieranno le riforme del nuovo governo e in particolare la rottamazione quater, il provvedimento di pace fiscale che permette di regolare il rapporto con il Fisco senza sanzioni e interessi.

Promesse elettorali: quando ci sarà la rottamazione quater?

La rottamazione quater è stata promessa da Matteo Salvini, segretario della Lega, ed è tra i provvedimenti che dovrebbero essere approvati nell’arco dei primi 100 giorni di governo. La rottamazione quater dovrebbe riguardare le cartelle fiscali rimaste fuori dalla rottamazione ter, questo provvedimento infatti consentiva di rottamare le cartelle fiscali fino al 31 dicembre 2017. Questo vuol dire che i carichi fiscali che dovrebbero essere ricompresi nella rottamazione quater prendono il via dal 1° gennaio 2018 e dovrebbero terminare probabilmente al 31 dicembre 2021. Molti si chiedono quali sono i tempi per avere finalmente un provvedimento.

Ricordiamo che la rottamazione delle cartelle esattoriali consente di pagare gli importi dovuti al Fisco senza applicazione di sanzioni, ammende, interessi. In passato è stato approvato anche il Saldo & Stralcio che consentiva di ottenere anche uno stralcio parziale dei debiti fiscali, ma solo al presentarsi di condizioni economiche disagiate. Attualmente però non c’è nessuna proposta simile da parte di nessun partito, quindi è difficile che sia nuovamente approvato un provvedimento simile.

Prossimi passi per la formazione del Governo

Il momento in cui si potrà verificare se le promesse saranno mantenute dipende dall’inizio della nuova legislatura. In media la formazione del nuovo governo richiede circa 30-35 giorni. Nel 2011 in poco meno di un mese ci fu il governo insediato.

Le uniche certezze sono che il Parlamento con i nuovi eletti si riunirà per la prima volta il 13 ottobre, per ora è l’unica data certa. A quel punto saranno formate le commissioni parlamentari, non sarà facile con il numero ridotto di parlamentari rispetto al passato. Dovranno quindi essere nominati i presidenti di Camera e Senato. A questo punto il Presidente della Repubblica potrà convocare i capi gruppo delle Camere per avere indicazioni formali sulla nomina del Presidente del Consiglio.

L’incarico al potenziale Presidente del Consiglio (Meloni?!) ci sarà probabilmente il 19. L’incaricato dovrebbe avere già lista dei ministri a quel punto e il 20 consegnarla. Poco dopo il Parlamento potrà votare la fiducia e quindi dal 22-23 ottobre forse avremo un Governo con pieni poteri.

Quando ci sarà la rottamazione quater?

Saremo alle soglie di novembre ( se tutto va bene), è necessario approvare entro il 31 dicembre (il prima possibile) la legge di bilancio 2023. Si tratta di un provvedimento che richiede molto tempo, soprattutto a questo Governo che inizierà a toccare i conti dopo l’insediamento.

In teoria la rottamazione quater potrebbe entrare nel calderone della legge di bilancio, ma non sappiamo quali scelte farà il Governo e soprattutto se tra le tante istanze anche questa troverà accesso nella legge oppure sarà accantonata. Il fatto che la Lega abbia ottenuto una percentuale bassa rispetto agli altri partiti del centro-destra e soprattutto molto più bassa del passato potrebbe creare attriti.

Tra i primi passi promessi c’è l’intervento sostanzioso sulle bollette energetiche e ricordiamo che ARERA il primo ottobre aggiornerà le tariffe e si prevedono molti rincari. Altro nodo cruciale da risolvere subito riguarda le imprese, è necessario salvare posti di lavoro.

Nel frattempo ricordiamo che c’è la possibilità di richiedere la definizione agevolata delle liti tributarie pendenti

Cartelle esattoriali: dilazioni facilitate, compensazione e altre novità

La legge 91 del 2022, legge di conversione del decreto Aiuti ed Energia, ha introdotto importanti novità per quanto riguarda le cartelle esattoriali. L’obiettivo è facilitare gli adempimenti fiscali per persone e imprese, visto che l’Italia sta vivendo un momento di difficoltà generalizzato. Ecco le principali novità.

Cartelle esattoriali con dilazione di pagamento facilitate fino a 120.000 euro

A partire dal 16 luglio 2022 è possibile chiedere la rateizzazione delle cartelle esattoriali senza dover documentare le difficoltà economiche che impediscono il pagamento in unica soluzione della cartella esattoriale per un ammontare raddoppiato rispetto al passato, cioè per cartelle fino a 120.000 euro. In passato se la cartella era inferiore a 60.000 euro si poteva chiedere la rateizzazione senza documentare le difficoltà economiche, superata tale soglia, occorreva documentare le difficoltà economiche. Si trattava di assolvere un vero e proprio onere probatorio. Raddoppiare la soglia vuol dire per i contribuenti facilitare l’accesso al pagamento rateale.

Decadenza dal beneficio della rateizzazione dilatata

In questo periodo di problemi economici legati alla difficoltà del pagamento delle fatture energetiche, soprattutto per le imprese, diventa importante avere da parte del fisco un comportamento più “amichevole” proprio per questo nella conversione del decreto Aiuti ed Energia nella legge 91/2022 è stato previsto l’aumento del numero di rate non pagate che porta alla perdita del beneficio della rateizzazione. Per le richieste avanzate dopo il 16 luglio 2022, è aumentato a 8 il numero di rate anche non consecutive, non pagate che portano alla perdita del beneficio accordato con il piano di pagamento rateale.

Le novità del decreto 91 non finiscono qui, infatti nel caso in cui il contribuente decada dal piano di pagamento rateale a causa del mancato rispetto dello stesso, non potrà richiedere piani di dilazione per la stessa cartella esattoriale. Potrà però richiedere la dilazione di pagamento per cartelle esattoriali diverse.

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Compensazione del debito in cartella esattoriale con crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione

Infine, l’ultimo beneficio previsto: se il contribuente che ha un debito nei confronti del Fisco ha a sua volta un credito nei confronti della Pubblica Amministrazione per il pagamento di prestazioni professionali, potrà utilizzare le somme a credito come compensazione del debito fiscale.

Video-chiamata con il Fisco: servizio attivo in 15 regioni. Cosa si può fare

L’Agenzia delle Entrate ha ormai iniziato da tempo un percorso volto ad avvicinare il contribuente e facilitare le operazioni, tra gli strumenti che si stanno diffondendo c’è anche la video-chiamata che è già disponibile in 15 regioni d’Italia.

Video-chiamata con l’Agenzia delle Entrate: Regioni interessate

Sappiamo che l’Agenzia delle Entrate pur essendo un organo centrale si compone di diverse diramazioni territoriali e purtroppo non sempre le stesse riescono a camminare di pari passo, ecco perché le varie novità introdotte non sempre funzionano in tutte le Regioni allo stesso modo. Proprio per questo il servizio di video-chiamata purtroppo ancora non è attivo in tutta Italia.

Il servizio sperimentale è stato introdotto in autunno ed è diventato ora una realtà in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Valle d’ Aosta e Veneto, nelle province autonome di Trento e Bolzano e in alcune direzioni territoriali della provincia di Roma, Milano e Brescia.

Cosa si può fare durante la video-chiamata con il Fisco?

Il servizio di video-chiamata nell’ottica della semplificazione fiscale  ha la funzione di sportello online, di conseguenza possono essere svolte le stesse operazioni che normalmente si svolgono presso lo sportello fisico. Si possono richiedere informazioni, si può avere assistenza per una determinata pratica, si possono richiedere rateizzazioni, sospensioni e rimborsi dei pagamenti, naturalmente nei casi in cui tali benefici siano ammissibili. La piattaforma per la video-chiamata con l’Agenzia delle Entrate consente lo scambio di documentazione anche con firma digitale e nel corso dell’appuntamento in video-chiamata possono essere utilizzati modelli in formato pdf editabili. Tutto questo facilita la comunicazione.

La videochiamata con il Fisco ha l’obiettivo di facilitare i rapporti con l’Agenzia e di evitare le lunghe file, con questo semplice strumento si può evitare di chiedere il permesso al lavoro per recarsi agli sportelli, oppure di stravolgere comunque le proprie giornate per poter parlare con un operatore. Al fine di rendere il servizio ancora più agevole è però necessario prenotare la video-chiamata. Ecco come fare.

Come prenotare l’appuntamento online con l’Agenzia delle Entrate

La prima cosa da fare è collegarsi al sito www.agenziaentrateriscossione.gov.it e andare alla sezione trova sportello e prenota. Arrivati a questo punto gli abitanti delle regioni che consentono la video-chiamata possono scegliere di prenotare un appuntamento allo sportello o a distanza. Fatta questa scelta si può entrare nell’area personale inserendo il codice SPID o CIE e prenotare tra gli orari e i giorni disponibili quello in cui si è interessati a svolgere la video-chiamata. Il sistema consente di prenotare fino a 4 giorni lavorativi successivi rispetto a quello in cui viene effettuata la prenotazione.

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Terminata la prenotazione, l’Agenzia delle Entrate invia una email in cui sono riassunte le caratteristiche principali della prenotazione, cioè orario, giorno, la tipologia di appuntamento e soprattutto le istruzioni per avviare la video-chiamata.

Il collegamento dovrà essere avviato nel giorno e nell’ora scelti accedendo all’area riservata del sito attraverso le proprie credenziali e andando alla sezione “Consulta la tua agenda appuntamenti”, si può così avviare il collegamento. Il ritardo massimo concesso nel collegamento è di 10 minuti. Si consiglia l’uso di una connessione stabile. La video-chaimata con il fisco può essere effettuata con tablet, smartphone, computer.

Ricordiamo che attraverso gli altri servizi online messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate è comunque possibile richiedere rateizzazioni dei pagamenti, presentare un’istanza di sospensione legale della riscossione, verificare la propria posizione debitoria, procedere al pagamento di cartelle e avvisi.

Cosa sapere sul reato di dichiarazione fraudolenta

Pagare le tasse è un obbligo ed anche un dovere verso la collettività. Non a caso, proprio a tutela del bene comune, in Italia chi non paga le tasse viene perseguito dal Fisco. Nel senso che, per recuperare le imposte non versate, l’Agenzia delle Entrate può anche attivare le procedure di riscossione forzosa. Inoltre, nei confronti del Fisco non si possono fare trucchi come l’emissione di fatture false oppure la compensazione di crediti inesistenti.

Altrimenti ci sono rischi anche di natura penale. Ovverosia, si rischia il carcere per aver frodato il Fisco. Al riguardo c’è da dire che uno dei reati più diffusi è quello della dichiarazione fraudolenta. Vediamo allora, nel dettaglio, di cosa si tratta.

Ecco come con la dichiarazione fraudolenta si cerca di ingannare il Fisco

Quando si presenta una dichiarazione dei redditi con il chiaro intento di ingannare il Fisco, allora si può ricadere proprio nel reato di dichiarazione fraudolenta. In quanto il contribuente, con trucchi e, tra l’altro, anche con la presentazione di documenti falsi, cerca di ingannare il Fisco al fine di pagare meno imposte. O di non pagarle proprio.

Per esempio, il contribuente con la dichiarazione fraudolenta può scaricare costi che in realtà non ha mai sostenuto. Oppure detrae o deduce dal reddito dei crediti inesistenti come sopra accennato. In certi casi con la dichiarazione fraudolenta si punta ad evadere le tasse sui redditi, ma in tanti altri casi questi tentativi di truffa ai danni del Fisco vengono messi a segno per non versare l’IVA.

Perché le operazioni inesistenti sono alla base delle dichiarazioni fraudolente

Quindi, la dichiarazione fraudolenta nella maggioranza dei casi poggia su operazioni inesistenti. Precisamente, su operazioni mai effettuate e legate, nello specifico, a fatture per servizi o per beni mai comprati. Così come spesso la dichiarazione è fraudolenta quando le fatture ci sono e gli acquisti sono stati effettuati.

Ma sono stati pure gonfiati di importo al fine di portare in detrazione o in deduzione fiscale dei costi superiori al dovuto. Ed a quanto effettivamente pagato. Per esempio, si pagano 1.000 euro per beni e servizi a fronte dell’emissione di una fattura da 6.000 euro.

Sulle dichiarazioni fraudolente che sono finalizzate a evadere l’IVA, inoltre, ci sono attualmente in vigore norme UE che, per il contrasto proprio alle frodi IVA, rafforzano la cooperazione tra gli Stati membri. Includendo peraltro pure la cooperazione per il contrasto alle frodi IVA online.

Iva al 10% estesa: ecco le novità del decreto legge ‘Semplificazioni fiscali’

Arriva l’ok al nuovo decreto legge “Semplificazioni fiscali” e alle novità in esso contenute con l’approvazione avvenuta la scorsa settimana in Consiglio dei ministri. L’Iva agevolata al 10% viene estesa ai settori sanitari e sulle prestazioni mediche e di ricovero. Il provvedimento, tuttavia, contiene altre misure relative all’esterometro, ai modelli Intrastat e alle fatture elettroniche.

Decreto ‘Semplificazioni fiscali’, quali sono le misure previste?

All’interno del decreto “Semplificazioni fiscali” sono contenute varie misure fiscali. Eccole nel dettaglio:

  • estensione dell’aliquota Iva agevolata del 10% sulle prestazioni aventi a oggetto il ricovero e le cure offerte dai soggetti convenzionati e non convenzionati;
  • esenzione Iva sulle prestazioni sanitarie offerte dalle case di cura non convenzionate che vengono addebitate ai pazienti;
  • per l’esterometro, l’esclusione degli acquisti extraterritoriali fino a 5 mila euro;
  • passa dal 16 al 30 settembre la scadenza per presentare la comunicazione delle liquidazioni periodiche Iva (Lipe) dei mesi di aprile, maggio e giugno 2022;
  • si incrementa da 250 euro a 5 mila euro il tetto entro il quale si può differire il versamento dell’imposta di bollo sulle fatture elettroniche ai tre mesi successivi (solo a partire dal 2023);
  • proroga a tutto il 2026 dell’inversione contabile su personal computer, tablet, telefoni, gas, energia, microprocessori e certificati verdi.

Iva, con il decreto ‘Semplificazione’ arriva l’estensione dell’esenzione: ecco per chi

Con il decreto “Semplificazioni” arriva l’estensione dell’esenzione dell’Iva. Il provvedimento va dunque a integrare l’articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica numero 633 del 1972. In particolare, l’ampliamento dell’esenzione spetta anche alle prestazioni sanitarie di ricovero o di cura, effettuate pure dai professionisti. In particolare, l’esenzione spetterà anche alle:

  • prestazioni rese dai professionisti sanitari (odontoiatri, medici e infermieri);
  • le prestazioni di cura e di ricovero, compreso il vitto e la somministrazione di farmaci. Tali prestazioni devono essere rese da cliniche o case di cura convenzionate;
  • per le prestazioni rese dalle case di cura non convenzionate, che spesso si servono di professionisti terzi, il decreto allarga il regime di esenzione fiscale come se il servizio fosse reso dalle case di cura direttamente al paziente. Il limite all’esenzione è costituito dall’importo che la casa di cura deve al professionista terzo.

Caso di esenzione di paziente che ottiene prestazioni presso una casa di cura

Ad esempio, se una casa di cura riceve la parcella del professionista terzo di 15 mila euro per un intervento e il professionista richiede al paziente 25 mila euro quale prezzo totale della prestazione, si procederà nel seguente modo:

  • il professionista fatturerà 15 mila euro in regime di esenzione;
  • lo stesso fatturerà 10 mila euro in regime di imponibilità della prestazione.

Estensione dell’Iva al 10%, per quali settori?

Il provvedimento allarga anche l’applicazione dell’Iva agevolata al 10% al settore sanitario. Infatti, l’aliquota Iva agevolata si applicherà per:

  • le prestazioni di maggior confort alberghiero e alberghiere verso persone che sono ricoverate nelle strutture sanitarie convenzionate. Si tratta di un allargamento rispetto alle esenzioni previste ai commi 18 e 19 dell’articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica numero 633 del 1972;
  • l’alloggio a persone che accompagnano i pazienti ricoverati presso strutture di cura, sia convenzionate che non convenzionate, con applicazione di aliquota ridotta al 10%.

Nel caso di ricovero di pazienti in strutture sanitarie non convenzionate, l’aliquota Iva rimane quella ordinaria.

 

 

 

Partite Iva forfettarie, regime flat tax verso gli 85mila euro

Il meccanismo di flat tax delle partite Iva a regime forfettario potrebbe vedersi elevare il proprio limite di ricavi e di compensi annui da 65 mila euro a 85 mila euro. L’innalzamento della soglia, tuttavia, non è l’unica novità attesa nel disegno di legge delega fiscale. Infatti, nelle intenzioni del governo c’è la riforma della ritenuta d’acconto, da eliminare progressivamente insieme alla mensilizzazione degli acconti. Inoltre, si stanno facendo passi avanti nella direzione del cashback fiscale, la misura che consente di monetizzare subito la percentuale detraibile di determinate spese.

Aumento del regime di flat tax delle partite Iva forfettarie a 85 mila euro: si tratta di uno scivolo

L’aumento della soglia di ricavi e di compensi delle partite Iva a regime forfettario a 85 mila euro non è una estensione definitiva da subito. Si tratterebbe di uno scivolo di 20 mila euro, rispetto ai 65 mila euro attuali, che consente a chi sfori il tetto massimo di ricavi annuali, di non dover passare al regime ordinario di partita Iva. In altre parole, lo scivolo servirebbe a preparare il terreno verso un progressivo innalzamento della soglia di ricavi e compensi annuali di chi è in regime di flat tax. La soglia di 85 mila euro è l’obiettivo finale della riforma delle partite Iva a regime forfetario.

Novità dalla legge fiscale, interventi sull’eliminazione della ritenuta d’acconto

Ulteriori novità sono attese dalla legge fiscale per quanto concerne la ritenuta d’acconto e la mensilizzazione degli acconti. In entrambi i casi, si tratterebbe di un progressivo avvicinamento all’eliminazione dei due strumenti. Inoltre, molte delle attese sono anche per il cashback fiscale. La proposta del Movimento 5 stelle è una delle novità emerse in Commissione Anagrafe Tributaria a chiusura dell’indagine conoscitiva sulla digitalizzazione e interoperabilità delle banche dati fiscali.

Cashback fiscale in arrivo nella legge fiscale, che cos’è?

Il disegno di legge delega di riforma fiscale, dunque, contiene la nuova misura di cashback fiscale che consente ai contribuenti di vedersi accreditare e monetizzare nell’immediato il beneficio fiscale ottenuto da varie spese detraibili. Tali spese sono disciplinate dall’articolo 15 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Per esempio, se si acquistano farmaci, con il nuovo meccanismo fiscale non si dovrà più attendere la dichiarazione dei redditi per la detrazione del 19% delle spese sostenute. Il beneficio fiscale potrà essere incassato nell’immediato, mediante l’accredito diretto sul conto corrente bancario fornito dal contribuente.

Cashback fiscale, quando è previsto il debutto?

Il disegno di legge delega della riforma fiscale dovrebbe trovare approvazione definitiva al Senato entro la fine di giugno di quest’anno. Nel caso in cui i relativi decreti attuativi venissero adottati in tempi rapidi, il cashback fiscale potrebbe debuttare già a partire dal 2023. Si tratterebbe di immettere nel sistema, e quindi nelle tasche dei contribuenti, liquidità, della quale ce n’è bisogno. Anche se si tratta di somme relativamente basse.

Cashback fiscale, come si utilizza?

Avvalersi del nuovo meccanismo di cashback fiscale non comporta particolari adempimenti da parte del contribuente. Infatti, quest’ultimo dovrà semplicemente comunicare al venditore di un prodotto o al prestatore di un servizio di volersi avvalere del cashback fiscale (al posto della detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi) nel momento in cui sostiene la spesa. Il venditore o chi presta il servizio dovrà comunicare all’anagrafe tributaria che il contribuente vuole usufruire del cashback fiscale per la spesa sostenuta.

Cashback fiscale, come avviene il rimborso?

Si tratta di un sistema che già ha avuto una sperimentazione molto simile nel momento in cui è rimasto in vigore il Cashback di Stato che permetteva il rimborso del 10% sulle spese effettuate con relativo pagamento con sistemi tracciabili. Le detrazioni sulle spese sostenute e ammesse arriveranno direttamente sul conto corrente del contribuente e notificate mediante l’applicazione Io. In questo modo, il contribuente non dovrà più attendere e certificare le spese sostenute nell’anno di imposta nella dichiarazione dei redditi.