Rottamazione ter e Saldo e stralcio, pagamento delle rate entro domani

Si dovranno pagare entro domani, lunedì 9 maggio, le rate della Rottamazione ter e del Saldo e stralcio. I contribuenti potranno regolarizzare la propria posizione verso il Fisco con i versamenti che andavano fatti entro dicembre dello scorso anno. Si tratta delle rate che, in origine, erano in scadenza nel 2020. Il pagamento del 9 maggio arriva dopo i cinque giorni di tolleranza concessi dalla scadenza del 30 aprile 2022. Considerando i giorni festivi del 1° maggio e il sabato e domenica rispettivamente 7 e 8 maggio, entro domani andranno effettuati i versamenti alla data stabilita dalla conversione del decreto legge numero 25 del 2022 (cosiddetto “Sostegni ter“).

Chi deve pagare entro il 9 maggio la rottamazione ter e il saldo e stralcio?

Chiamati al pagamento delle rate entro domani 9 maggio 2022 sono i contribuenti che non sono riusciti a mettersi in regola entro il 9 dicembre 2021. Le rate si riferiscono ai pagamenti delle rate che dovevano essere saldate entro l’anno 2020. Si può effettuare il versamento usando i bollettini che sono stati inviati dall’Agenzia delle entrate – Riscossione e con date di scadenza delle rate nel 2020. In particolare, i periodi di scadenza erano:

Come effettuare i pagamenti delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio?

Nel caso in cui non sia possibile recuperare i bollettini per il pagamento della Rottamazione ter e per il Saldo e stralcio si può procedere con la richiesta sul sito dell’Agenzia delle entrate, nella sezione “Riscossione”. Il pagamento può essere effettuato presso la propria banca ma anche agli sportelli Atm bancomat. Si può utilizzare anche il servizio “Cbill” dalla propria homebanking. Inoltre ci si può rivolgere agli uffici postali, alle tabaccherie che offrono il servizio “Banca 5” e attraverso i circuiti “Lottomatica” e “Sisal”. Infine, si può utilizzare l’applicazione “Equiclick” attraverso la piattaforma internet “PagoPa”.

Rottamazione ter e saldo e stralcio, cosa succede nel caso in cui non si paga entro domani o il pagamento è parziale?

Se il pagamento delle rate della Rottamazione ter e del Saldo e stralcio non avvengono entro domani o il pagamento risulti solo parziale, vengono meno i benefici della agevolazioni per i versamenti. Infatti, il decreto “Sostegni ter” ha riprogrammato le scadenze del pagamento delle rate in scadenza originariamente nel 2021 e quelle del 2022, agevolandone (purché si risulti regola con i pagamenti) i versamenti:

  • al 31 luglio 2022 per i versamenti che andavano fatti entro il 2021;
  • entro il 30 novembre 2022 per i pagamenti in scadenza nel 2022.

I pagamenti effettuati solo in parte sono da considerare degli acconti sul totale delle rate dovute.

Pagamenti elettronici e Pos, le misure in arrivo con il decreto Pnrr 2

In arrivo nuove misure per i pagamenti elettronici con il decreto Pnrr 2, e sanzioni per gli esercenti che non applicano correttamente le regole del Pos. Con il provvedimento verranno anticipate al 30 giugno 2022 le multe i commercianti che non accettino i pagamenti mediante carte di credito e bancomat. Inoltre, gli esercenti saranno obbligati all’invio giornalieri degli acquisti. La misura rientra nell’obiettivo di incrementare i pagamenti digitali: con app, carte di credito, bancomat e altri strumenti di pagamento tracciabili i pagamenti elettronici nel 2021 hanno rappresentato il 38% del totale delle transazioni.

Sanzioni per la mancata accettazione del Pos: di quanto sono e come si calcolano

Il decreto Pnrr 2, che dovrebbe essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni, mira a stabilire nuovi paletti all’utilizzo del denaro contante. Il primo è l’anticipo al 30 giugno 2022 delle multe per i commercianti che non accettino i pagamenti elettronici per mezzo del Pos. La sanzione è fissata in 30 euro, più il 4% dell’importo della transazione. Dunque, per un acquisto di 50 euro, la sanzione in caso di non accettazione del metodo di pagamento elettronico, è fissata in 30 euro più il 4% di 50 euro. Ovvero, in totale in 32 euro. Il provvedimento in arrivo anticipa di sei mesi l’applicazione delle sanzioni. Inizialmente le multe erano fissate, infatti, al 1° gennaio 2023.

Pagamenti tramite Pos, carte di credito e bancomat: sanzioni difficili da applicare

La sanzione per chi non accetti i pagamenti tramite moneta elettronica per la vendita di prodotti e servizi vige dal 30 giugno 2014. Ma la misura non ha trovato effettiva applicazione per l’utilizzo di carte di credito e bancomat. Il provvedimento mira dunque a sanzionare chi non osservi le sanzioni previste. È stato tuttavia già obiettato che non sempre le sanzioni sono di facile applicazione. Ad esempio, si pensi i casi in cui l’esercente rifiuti il pagamento tramite Pos per mancanza di connessione.

Crediti di imposta sui pagamenti tramite Pos: fino al 30 giugno 2022 incentivi ancora attivi

Peraltro, fino al 30 giugno 2022 sono maturabili i crediti di imposta sulle commissioni sostenute dai commercianti per l’utilizzo dei metodi di pagamento elettronico tramite Pos. A partire dal 1° luglio 2022, il credito di imposta (potenziato al 100% fino al 30 giugno 2022), tornerà alla percentuale del 30%. Inoltre, la data 30 giugno 2022 rimane anche per i commercianti che acquistino, noleggino o utilizzino dispositivi Pos collegati ai registratori telematici e ai Server Rt. La scadenza del 30 giugno prossimo, dunque, fissa il termine per questi incentivi tramite credito di imposta.

Pagamenti tramite denaro contante: dal 1° gennaio 2023 la soglia scende da 2 mila euro a mille euro

I pagamento elettronici e i vari incentivi per l’utilizzo del Pos vanno combinati con l’abbassamento degli importi dei contanti a partire dal 1° gennaio 2023. A partire da questa data, infatti, il decreto legge “Milleproroghe” ha fissato l’abbassamento da 2 mila euro a mille euro dell’utilizzo del denaro contante. Con l’abbassamento dell’importo massimo, saranno vietate anche le transazioni frazionate in maniera artificiosa. Ad esempio, frazionare le transazioni per rimanere sotto la soglia dei mille euro comporterà sanzioni per la violazione del tetto di denaro contante.

Pagamenti elettronici richiesti per la tracciabilità e le detrazioni fiscali

Inoltre, i pagamenti elettronici sono richiesti per la tracciabilità e le detrazioni fiscali. Dal 2020, infatti, per la detraibilità del 19% è richiesto che i pagamenti vengano effettuati con mezzi tracciabili. La regola non vale per gli acquisti di medicinali e per le prestazioni effettuate presso le strutture del Servizio sanitario nazionale o quelle accreditate. Per determinate tipologie di spese, come ad esempio quelle di istruzione, universitarie o funebri, la detrazione è piena (al 100%) per chi ha redditi che non eccedano i 120 mila euro. La detrazione decresce per redditi fino a 240 mila euro fino a azzerarsi.

Cashback fiscale, a che punto è il rimborso immediato?

Presenta difficoltà di applicazione il Cashback fiscale, ovvero il rimborso immediato di alcune detrazioni collegate alle spese effettuate. Nella discussione del disegno di legge della delega fiscale si sono riscontrate delle difficoltà in particolare per le spese sanitarie e l’incrocio dei rimborsi delle Casse sanitarie.

Lotteria degli scontrini, si punta alle vincite immediate

Novità sono attese anche per la lotteria degli scontrini. Infatti, nel provvedimento dovrebbero arrivare misure che consentano di assegnare immediatamente premi legati agli acquisti e ai pagamenti elettronici al fine di superare le diffidenze del 2021 e rendere il meccanismo più accattivante accattivante. Infatti, nel debutto della misura lo scorso anno, l’estrazione avveniva settimanalmente, mensilmente e annualmente. Per l’assegnazione dei premi era necessario comunicare il codice lotteria dell’acquirente, ma ai premi concorrevano anche gli esercenti. Tuttavia, solo un terzo dei compratori comunicava il proprio codice lotteria. Il governo dunque sta studiando modalità per rendere più attraente la lotteria degli scontrini, assegnando premi immediati senza dover aspettare le estrazioni periodiche.

Fisco, caro bollette, bonus edilizi, pensioni: ecco tutte le novità della legge di Bilancio 2022

L’ultimo giro di boa per la legge di Bilancio 2022 è arrivato nella giornata del 29 dicembre 2021 con il voto finale alla Camera. Con la maggioranza di voti di 414 sì rispetto ai 47 no, è arrivato il via libero definitivo alla Manovra di Draghi con una spesa complessiva di 36,5 miliardi di euro, coperture per 13,2 e indebitamento per 23,3 miliardi. Numerose le novità previste per il prossimo anno: Fisco, decontribuzione, bonus edilizi, pensioni, Pubblica amministrazione e tanto altro.

Fisco, riduzione delle aliquote Irpef a 4 e abolizione Irap

Arriva la riduzione delle aliquote Irpef che passeranno dalle attuali cinque a quattro. La legge di Bilancio 2022 prevede aliquote del 23%, 25%, 35% e 43%. Rimane il bonus di Renzi rivisto dall’allora ministro dell’Economia Gualtieri di 100 euro mensili per i redditi fino a 15 mila euro. Gli effetti del taglio dell’Irpef si vedranno già da marzo prossimo. Arriva anche l’abolizione dell’Irap per 853 mila lavoratori autonomi: a beneficiarne saranno soprattutto i liberi professionisti, le ditte individuali e le società semplici.

Decontribuzione per redditi fino a 35 mila euro all’anno

Per tutto il 2022 sui contributi vigerà lo sconto dello 0,8% purché la retribuzione imponibile non ecceda i 2.692 euro al mese (calcolata per tredici mensilità). La decontribuzione si applica dunque ai redditi fino a 35 mila euro al mese. Non rientrano nello sconto contributivo colf, badanti e lavoratori domestici.

Pensioni, nel 2022 nuove uscite con la quota 102

In tema di pensioni, debutterà nel 2022 la quota 102 che prenderà il posto di quota 100. Si potrà andare in pensione all’età di 64 anni e con almeno 38 anni di versamenti. I pensionamenti anticipati attesi per il prossimo anno con quota 102 sono 16.200. Prorogata anche l’opzione donna e previsto il rafforzamento dell’Ape sociale con 23 nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose che potranno uscire a 63 anni. Per i lavoratori dell’edilizia e i ceramisti è previsto un corsia preferenziale per l’Ape sociale: gli anni di contributi dovranno essere almeno 32 e non 36 come per tutte le altre categorie di lavoratori gravosi.

Bonus edilizi, prorogati con novità superbonus 110% e facciate

Prorogati i bonus edilizi per il 2022, in particolare il superbonus 110% e il bonus facciate. Ma con delle novità dettate dalla possibilità di ricorrere alle misure ma anche ai controlli anti frode. Il superbonus 110% è stato confermato per tutto il 2022 per le villette, ma entro il 30 giugno 2022 è necessario raggiungere almeno il 30% di stato di avanzamento dei lavori (Sal). I condomini potranno avvantaggiarsi del superbonus 110% ma con una riduzione delle detrazioni fiscali che scenderà fino al 65% entro il 2025. Confermato anche il bonus facciate ma con la riduzione dell’agevolazione fiscale dal 90% al 60%. Tra le novità anche l’obbligo del visto di conformità delle spese agli interventi per importi entro i 10 mila euro.

Imprese, prorogato l’ex iperammortamento fino al 2025

Prorogato fino a tutto il 2025 anche l’ex iperammortamento dei beni tecnologici 4.0. Il credito di imposta corrispondente viene stabilito nelle misure:

  • del 20% (aliquota dimezzata dal 40%) per la quota fissa delle spese fino a 2,5 milioni di euro;
  • del 10% (aliquota dimezzata dal 20%) per spese tra i 2,5 e i 10 milioni di euro;
  • del 5% (aliquota dimezzata dal 10%) per spese oltre i 10 milioni di euro e fino a 20 milioni.

Vengono inoltre stanziati altri 900 milioni di euro per l’acquisto e il leasing di beni strumentali rientranti nella “Nuova Sabatini“. L’incentivo rimarrà in vigore fino a tutto il 2027.

Caro bollette, benefici sull’Iva e sugli oneri

La legge di Bilancio 2022 interviene anche sul caro bollette con più misure. In primis, l’azzeramento degli oneri generali di sistema relativi alle bollette dell’elettricità domestica e non domestica per le basse tensioni (fino a 16,5 kW). L’Iva sul gas naturale si riduce al 5% e l’azzeramento degli oneri di sistema del gas naturale per tutte le utenze, sia domestiche che non domestiche. In arrivo anche il potenziamento dei bonus per gli utenti svantaggiati.

Pubblica amministrazione, più premi e sale il tetto massimo dei compensi

Novità in arrivo anche per i lavoratori della Pubblica amministrazione. Il governo ha stanziato 200 milioni di euro per incrementare i fondi integrativi destinati ai premi dei dipendenti del pubblico impiego. Ne beneficeranno, in particolare, i lavoratori delle amministrazioni pubbliche centrali, con 110,6 euro per gli statali e 89,4 euro per gli insegnanti. Si tratta di componenti di aumento dello stipendio legati a premi per le performance dei lavoratori del pubblico impiego. Sale da 240 mila a 249 mila il tetto stipendiale riconosciuto come limite ai lavoratori della Pubblica amministrazione, ma solo a partire dal 2023.

 

Cosa fare quando si riceve dal Fisco una comunicazione di irregolarità

L’Agenzia delle Entrate sulle dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti effettua sempre dei controlli. In particolare, questi controlli possono essere sia automatici, sia di natura formale. E spesso portano il Fisco ad avviare nei confronti dei contribuenti una contestazione che sfocia nell’invio della cosiddetta comunicazione di irregolarità. Vediamo allora, nello specifico, di cosa si tratta e cosa deve fare il contribuente se questo ritiene che con la comunicazione di irregolarità la pretesa tributaria da parte dell’Agenzia delle Entrate non sia fondata.

Quando l’Agenzia delle Entrate invia ai contribuenti le comunicazioni di irregolarità

L’Agenzia delle Entrate invia ai contribuenti le comunicazioni di irregolarità sempre dopo aver effettuato delle attività di controllo sulle dichiarazioni fiscali. Il controllo, che può essere automatico oppure formale, come sopra accennato, risulta essere basato da un lato sui dati che sono stati dichiarati dal contribuente. E dall’altro sui dati che sono in possesso da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Cosa fare quando arriva ad un contribuente una comunicazione di irregolarità

Quando da parte del Fisco ad un contribuente arriva una comunicazione di irregolarità, le strade che si possono seguire sono due. Ovverosia, il contribuente riconosce la pretesa tributaria dell’Agenzia delle Entrate. Oppure, il contribuente ritiene la pretesa del Fisco non fondata.

Ed in tal caso il contribuente dovrà rivolgersi al Fisco, anche attraverso i canali telematici, per far valere le proprie ragioni pure attraverso dati ed invio di documentazione di cui l’Agenzia delle Entrate non è a conoscenza o in possesso.

Cosa succede se il contribuente accetta la comunicazione di irregolarità

Se il contribuente accetta la comunicazione di irregolarità, ovverosia se la pretesa del Fisco viene ritenuta legittima, il Fisco permette, entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione stessa, di sanare la posizione avvalendosi di agevolazioni.

Precisamente, il contribuente potrà pagare sia l’imposta oggetto della rettifica, sia i relativi interessi. Mentre le sanzioni saranno ridotte al 10% per le comunicazioni di irregolarità da controllo automatico, ed al 20% per le comunicazioni di irregolarità da controllo formale.

Come il contribuente può contestare la comunicazione di irregolarità

Se invece il contribuente ritiene non fondata la pretesa del Fisco, allora si può contestare la comunicazione di irregolarità rivolgendosi all’ufficio delle Entrate che ha emesso la comunicazione stessa. Quando si tratta però, nella fattispecie, di una comunicazione di irregolarità che deriva da un controllo formale. Oppure può avvalersi online, dal sito Internet delle Entrate, del servizio Civis.

In caso di contestazione per comunicazione di irregolarità da controllo automatico, il contribuente può allo stesso modo utilizzare il servizio telematico Civis. Ma può pure avvalersi del call center per assistenza telefonica. Oppure ancora può avvalersi della PEC o dell’assistenza di un funzionario recandosi in un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate.

Cartelle, più tempo per pagare: al 9 dicembre rottamazione ter, 180 giorni per quelle di fine 2021

Arrivano le attese proroghe per i pagamenti delle cartelle esattoriali, delle rate scadute della rottamazione ter e saldo e stralcio e per l’Irap da restituire dal decreto Fisco Lavoro approvato nel pomeriggio del 30 novembre. Il provvedimento è stato emanato dopo l’approvazione del Senato al termine di scontri nella maggioranza. I contribuenti avranno qualche giorno per saldare i debiti con il Fisco rispetto ai vari pagamenti fissati tutti nella giornata di ieri.

Rottamazione ter e saldo e stralcio, si possono pagare le rate entro il 9 dicembre 2021

La mini-proroga delle rate non pagate della rottamazione ter e del saldo e stralcio è arrivata. Entro il 9 dicembre prossimo andranno pagate le 8 rate della rottamazione ter e le 4 rate del saldo e stralcio. Il termine massimo per saldare può arrivare al 14 dicembre per via dei 5 giorni di tolleranza massima. Non c’è stato, tuttavia, il rinvio al 2022 come termine ultimo per il pagamento.

Cartelle esattoriali ricevute tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2021: cambiano i termini

Più giorni per pagare le cartelle esattoriale già notificate a partire dal 1° settembre 2021 o che arriveranno entro il 31 dicembre prossimo. La scadenza fissata dal decreto Fisco Lavoro viene prorogata ulteriormente, passando dai 150 giorni del provvedimento originario a 180 giorni. Trenta giorni in più per pagare a partire dalla data della notifica.

Avvisi bonari: la scadenza è al 16 dicembre 2021

Il decreto Fisco Lavoro fissa, poi, al 16 dicembre 2021 la data ultima per pagare gli avvisi bonari. Si tratta dei pagamenti che erano stati sospesi durante la prima ondata della pandemia da Covid-19, ovvero dall’8 marzo 2020 al 31 maggio 2020, e che dovevano essere saldati entro il 16 settembre 2020.

Irap, restituzione sanzioni e interessi primavera 2020: scadenza 1° gennaio 2022

Un mese in più di tempo, anche se la comunicazione è arrivata oltre la scadenza del 30 novembre 2021, per la restituzione delle sanzioni e degli interessi dell’Irap delle imprese. Si tratta di saldi che non erano stati versati durante la prima ondata della pandemia da Covid-19 e relativi al superamento del plafond di aiuti di Stato messo in campo proprio per contrastare le prime crisi derivanti dallo stop alle attività. Il termine per il pagamento passa dunque dal 30 novembre 2021 al 1° gennaio 2022.

Accordo politico sul Fisco, manca solo l’ok di Draghi

L’accordo politico sulle aliquote del fisco pare sia stato raggiunto. Ma a mancare è lo sta bene del premier Draghi. Tutti i dettagli contenuti nell’accordo.

Accordo politico sul fisco, diminuiscono le aliquote Irpef

Accordo politico raggiunto sul fisco e in particolare su Irpef ed Irap. Un accordo raggiunto dopo un lungo tavolo di trattative tra il ministro dell’economia, Daniele Franco, e i rappresentanti dei vari partiti politici.  L’intesa comune sembra portare sulla strada della riduzione da 5 a 4 delle aliquote Irpef. Ma anche la cancellazione della quota del 41% con il taglio di 3 punti di quella al 38% che dunque passa al 35%.

A riferirlo è il Viceministro dello Sviluppo economico, Gilberto Pichetto: “Questo è l’accordo politico, ora Franco ne deve parlare con Draghi, noi con i nostri partiti e poi dobbiamo rivederci”. Pertanto si attende l’esito del colloquio tra i due e la decisione finale del Governo.

Variazioni anche per l’Irap

L’Irap è l’acronimo di imposta regionale sulle attività produttive. Dunque è un’imposta che qualsiasi persona, impresa, società o ente che abbia un fatturato è tenuto a versare. Tuttavia il 90% del suo gettito entra nella casse regionali con lo scopo di finanziare il fondo sanitario nazionale.

Sarebbe stato previsto l’intervento del così detto taglio verticale, e cioè l’abolizione della tassa per ditte individuali, autonomi e start up. Si tratta di un primo passo strutturale, che potrebbe non interessare solo il 2022. Anche se secondo i primi calcoli il risparmio del 2022 potrebbe avvicinarsi al miliardo, ma parte dei fondi dovrebbe andare  a coprire per intero il taglio dell’Irap.

Accordo politico sul fisco, come procede la legge di bilancio?

Nel frattempo continua l’iter della legge di bilancio in Parlamento. Infatti è previsto per mercoledì l’avvio dei lavori sulla delega fiscale in commissione con una novità. Marattin infatti parla di una riforma degli scaglioni di reddito che passano a tre aliquote, invece che quattro, come discusso finora.

Inoltre è iniziato il voto in Commissione agli emendamenti del DL fisco al Senato. Il testo è atteso in aula per martedì 30 novembre. Il governo propone la proroga delle cartelle al 9 dicembre. Ma se da una parte i partiti politici hanno trovato un accordo, sembrano non siano dello stesso avviso le parti sociali, che attendono di essere convocate per dire la loro sul tema.

 

Riforma fiscale 2022, le ipotesi della legge di Bilancio: dal taglio Irpef all’aumento del bonus 80 euro

Ancora un mese di tempo per il governo e il Parlamento per decidere quale sarà la riforma del Fisco del 2022. L’obiettivo è quello di ridurre la pressione fiscale portandola al 41,7% del Prodotto interno lordo dalla percentuale del 42,8% raggiunta nel 2020. Sono varie le ipotesi sul tavolo della riforma: si va dal taglio delle aliquote Irpef all’aumento del bonus di 80 euro (ex Renzi, attualmente arrivato a 100 euro con il taglio del cuneo fiscale), fino alla possibilità di tagliare decisamente l’Irap. Nella legge di Bilancio 2022 il governo ha stanziato 8 miliardi di euro per attuare la riforma.

Ipotesi di riduzione delle aliquote Irpef nella riforma del Fisco 2022

La prima ipotesi di riforma del Fisco per il 2022 è quella di un intervento sulle aliquote dell’Irpef. Si tratta di una strada che già in passato si era ipotizzata con delle opportune simulazioni. Aliquota cruciale per la riforma è quella del 38% dei redditi medi, applicata dai 28 mila ai 55 mila euro. C’è distanza dell’applicazione dell’aliquota a questo scaglione rispetto a quello più basso: 11 punti percentuali rispetto al 27%.

Quali potrebbero essere le aliquote Irpef del 2022 con la riforma?

L’ipotesi della riduzione delle aliquote Irpef per attuare la riforma del Fisco andrebbe a limare le due aliquote in questo modo:

  • redditi fino a 25 mila euro aliquota del 23%;
  • fino a 55 mila euro di reddito l’aliquota sale al 33%;
  • per redditi superiori aliquota Irpef del 43%.

Peraltro, l’intervento sulle aliquote Irpef andrebbe anche ad assorbire le detrazioni e il bonus di 80 euro di Renzi (aumentato a 100 euro) per un costo complessivo di 10 miliardi di euro annui.

Riforma Fisco 2022, c’è l’ipotesi di aumentare il bonus 100 euro (ex bonus Renzi)

Proprio sul bonus Irpef è concentrata la seconda possibilità di riforma del Fisco. Si andrebbe a intervenire sul bonus aumentando il tetto di detrazione mensile dagli attuali 100 euro a 120 euro. E si potrebbe allargare anche la platea dei lavoratori coinvolti nella detrazione incrementando l’attuale limite di reddito per la misura ai redditi oltre i 28 mila euro. Con le modifiche intervenute negli ultimi anni, tra i 28 mila e i 40 mila euro di reddito annuo, il bonus viene assicurato in misura decrescente. Il sistema di decalage del bonus potrebbe essere applicato per i redditi fino a 55 mila euro.

Abolizione dell’Irap, la strada meno percorribile per la riforma del Fisco

La strada dell’abbattimento dell’Irap sui redditi delle imprese sembrerebbe la meno attuabile. Intanto perché l’uscita di scena dell’imposta regionale sarà progressivo riducendo le aliquote, come già indicato dal documento di delega fiscale. Molto probabilmente le richieste del mondo dell’imprenditoria rimarranno ferme al palo: il costo dell’abolizione totale dell’imposta regionale risulta elevato. Troppo rispetto agli 8 miliardi di euro che il governo ha stanziato per la riforma del Fisco. Più fattibile, dunque, la riduzione delle aliquote Irap per avviare il progressivo abbattimento dell’imposta regionale. Meno probabili risultano altre ipotesi richieste dalle imprese, consistenti nell’eliminazione dal calcolo della base imponibile degli interessi passivi e dalla fusione dell’Irap con l’Ires.

Taglio pensioni consigliato dall’OCSE: quali misure in pericolo?

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) vuole montare troppi freni all’Italia indispettendo un po’ tutti. L’argomento riforma pensioni è il più discusso nel nostro Paese: i sindacati pretendono maggiore flessibilità sull’uscita dal lavoro, i partiti sono in parte favorevoli, il presidente Psquale Tridico dell’INPS è più cauto, Salvini rivorrebbe Quota 100, e nel frattempo cosa ci dice l’OCSE?

Il piano disastroso dell’OCSE sulle pensioni

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico spara a zero sulla riforma pensioni che l’Italia vorrebbe adottare. Il 31 dicembre 2021 scatta lo scalone Fornero e per molti pensionati italiani sarebbe un colpo al cuore: niente pensioni anticipate, tutti o quasi per l’accesso alla pensione di vecchiaia. A fine anno, Quota 100 introdotta in via sperimentale (3 anni) dal governo Conte I (M5S + Lega) è ormai giunta al capolinea. Nessun dietrofront è possibile e allora si lavora per qualche alternativa che l’OCSE ci boccia sistematicamente.

Con Quota 100 ormai accantonata, l’organismo europeo boccia anche le pensioni di reversibilità e Opzione Donna. Se quota 100 diventasse permanente porterebbe alla rovina i conti pubblici italiani, ma in ogni caso, un’alternativa va trovata per aumentare il livello di partecipazione al Sud al mercato del lavoro, soprattutto per quanto concerne donne e giovani. Il ministro del Tesoro Franco è convinto che i pensionati sono una categoria che può sacrificarsi ancora, al contrario degli aspiranti lavoratori.

Anche le pensioni di reversibilità vengono considerate troppo onerose per il sistema previdenziale italiano, le permanenti porterebbero a una spesa previdenziale oltre due volte quelle media europea. Via anche queste, resta Opzione Donna che consente l’uscita anticipata dal lavoro a 58 anni con almeno 35 anni di contributi, misura rinnovata puntualmente ogni anno. Ma l’OCSE ragiona solo conti alla mano senza tenere conto della situazione reale delle persone, tanto che Matteo Salvini auspica una Quota 102 oppure una Quota 41 pura. Altre ipotesi sono ancora al vaglio, nonostante l’OCSE opti per una ritorno al sistema Fornero a pieno regime.

Bocciato l’attuale RdC e maggiori tasse su immobili e successione

Il Reddito di Cittadinanza, a quanto pare così com’è non soddisfa nessuno. Se è vero che ha salvato le famiglie più povere, è anche vero che qualcuno ne ha approfittato con il governo incapace di reagire con forza e decisione. Tra l’altro, le famiglie che lo hanno sfruttato sono minori del previsto. L’OCSE propone una riduzione dell’importo del RdC per incentivare i fruitori a non adagiarsi e a cercare lavoro, e solo a queste condizioni introdurre un sussidio per i lavoratori a basse reddito. Anche qui, difficilmente se ne esce indenni.

L’OCSE auspica una riforma del Fisco con l’obiettivo di diminuire il costo del lavoro e di rendere le procedure maggiormente semplificate. A finanziare ciò, dovrebbero essere entrate fiscali più alte derivanti da un aumento delle imposte per la successione e sui beni immobili. L’intenzione sembra somigliare vagamente ad una tassa patrimoniale per le classi più abbienti. Il governo non sembra orientato soprattutto a mettere in campo una riforma fiscale che possa andare ad aumentare le tasse sulle proprietà, mentre è più propenso a trovare una gusta formale sul fronte della Riforma Pensioni. Quindi? Gli auspici dell’OCSE rimarranno tali, mai colpire i più ricchi nel nostro Paese.

Cancellazione e rottamazione cartelle esattoriali: i limiti del Fisco, le FAQ

Non senza polemiche, il Decreto Sostegni pubblicato in GU e le cui misure e norme sono entrate in vigore dal 23 marzo 2021, prevede anche la pace fiscale. Ovvero, le disposizioni che consentono al contribuente di ottenere uno sconto sull’ammontare delle cartelle esattoriali pregresse o addirittura di fruire della cancellazione delle stesse.

In realtà, considerarlo un vero e proprio condono che farebbe indignare coloro che le tasse le hanno sempre pagate, è improprio. Infatti, la pace fiscale riguarda i carichi iscritti a ruolo fino a 5.000 euro e in affidamento all’Agente della riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2010. Ciò vuol dire che, molti di tali carichi sono già prescritti, salvo siano intervenuti atti di interruzione: per esempio, un’intimazione di pagamento che ha fatto riprendere daccapo la decorrenza dei termini di prescrizione.

A chi è rivolta la pace fiscale

La pace fiscale è rivolta alle persone fisiche che, nel periodo d’imposta 2019, hanno conseguito un reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi fino a 30.000 euro. Inoltre, alle società che, nel periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2019 hanno conseguito un reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi fino a 30.000 euro.

Le FAQ dell’Agenzia delle Entrate sulla pace fiscale: precisazioni

L’Agenzia delle Entrate fornisce alcune precisazioni riguardante la pace fiscale contemplata nel Decreto Sostegni. Il Fisco ha pubblicato le FAQ che fanno riferimento alle condizioni necessarie per accedere alla proroga della rottamazione ter, alla cancellazione delle cartelle fino a 5.000 euro e al prolungamento dei termini per le rate 2021.

Per quanto concerne la cancellazione dei debiti fino a 5mila euro, in attesa del decreto attuativo che verrà emanato entro 30 giorni dalla conversione in legge del decreto, l’ADE precisa che è sospesa la riscossione delle suddette cartelle, senza alcuna conseguenza per il debitore.

Parlando di proroga della rottamazione ter, il Fisco specifica che essa riguarda solo i casi di non essere decaduti dalla sanatoria alla data di scadenza della proroga. Pertanto, coloro che sono in regola con i pagamenti del 2019 devono effettuare il pagamento delle rate previste e non versate nel 2020, entro la data del 31 luglio 2021.

Il pagamento delle rate relative al 2021 viene prorogato al 30 novembre 2021, ma solo per coloro che hanno rispettato la scadenza del 31 luglio 2021. Sono ammessi cinque giorni di ritardo per entrambe le scadenze.

La sospensione delle notifiche di nuove cartelle e altri avvisi e atti di riscossione di competenza dell’Agenzia delle Entrate è prorogata al 30 aprile 2021. Stesso discorso per gli obblighi derivanti dai pignoramenti presso terzi effettuati prima dell’entrata in vigore del Decreto Rilancio del 19 maggio 2020 su stipendi e altre indennità relative al rapporto di lavoro o a titolo di pensione.

Il debito oggetto della proroga al 30 aprile 2021, per quanto riguarda la sospensione dei termini di pagamento della somma dovuta all’agente di riscossione va pagato entro il 31 maggio 2021. Una FAQ dell’Agenzia delle Entrate precisa che è possibile richiedere una rateizzazione del debito, ma la domanda va presentata entro la fine di maggio.

Per le domande trasmesse entro fine anno, come riporta l’agenzia Adnkronos, la decadenza dal piano di rientro è prevista nel caso in cui non sia avvenuto il pagamento di dieci rate e la soglia di debito entro la quale non occorre dimostrare lo stato di difficoltà del debitore è stata portata da 60mila a 100mila euro. Ciò vuol dire che, entro i limiti di quell’importo, sarà possibile fissare la durata della rateizzazione, per un massimo di 72 rate mensili.

Presentato l’Osservatorio nazionale sulla fiscalità

Confassociazioni ha deciso di costituire l’Osservatorio nazionale sulla fiscalità, al fine di poter dare un contributo alle istituzioni per cercare soluzioni alle problematiche connesse alla materia del fisco, che da sempre riguarda ed affligge tutti i cittadini.

Nominati al vertice di questa nuova struttura sono stati: Presidente Riccardo Alemanno, Presidente nazionale dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Vice Presidente vicario di Confassociazioni e già membro del Gruppo di lavoro Bilancio e Spesa pubblica della Commissione ministeriale del MEF sulla riforma fiscale; Segretario Generale, Giuseppe Zambon, Consigliere nazionale e Coordinatore della Commissione fiscalità dell’ INT, studioso della materia, relatore ed autore di varie dispense in ambito tributario, già membro del Gruppo di lavoro Erosione fiscale della Commissione ministeriale del MEF sulla riforma fiscale.

Si tratta di due nomine che sono motivo di orgoglio per INT, poiché rappresentano una conferma della serietà operativa dell’Istituto.

Oltre ad Alemanno e Zambon, c’è ai vertici, come vice presidente, Luigi Belluzzo, esperto e consulente di Tax & Legal, Chairman presso STEP Italy, Professore di Intermediazione Finanziaria e Assicurazioni presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi.

Queste le parole di Riccardo Alemanno, che ha accettato la carica con entusiasmo: “Sicuramente non mancherà materiale da studiare, vista la continua emanazione di norme nel settore fiscale, sarà un lavoro molto impegnativo, ma sono confortato dalla presenza di esperti professionisti come Luigi Belluzzo e Giuseppe Zambon, la loro esperienza e competenza sono una garanzia per l’attività che dovremo svolgere”.

Alemanno nel frattempo ha deciso di agire inviando ai Gruppi politici, che concorreranno alla prossima tornata elettorale, una nota in cui affrontava il problema della pressione fiscale e l’eccesso di burocrazia che da sempre caratterizza il nostro Paese.

Ciò significa che l’Osservatorio sarà presto chiamato ad un lavoro impegnativo, che sicuramente potrà contare però sulla sinergia tra Confassociazioni e l’Istituto Nazionale Tributaristi.

Vera MORETTI