Flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti, addio

Non si possono fare riforme fiscali strutturali che prevedano minori entrate basandosi escsluivamente sulla supposta diminuzione dell’evasione fiscale che dovrebbe comunque mantenere in equilibrio i conti. Questa sembra essere ora la base della riforma fiscale e di conseguenza in Commissione Finanze crollano molti dei punti base che erano alla base della proposta. Salta la flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti.

Flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti, non si può fare

In commissione Finanze alla Camera si lavora in modo celere si punta a smaltire in breve tempo i 600 emendamenti presentati alla legge di delega fiscale. Tra le ipotesi che prendono sempre più piede c’è l’eliminazione della tassa piatta sugli aumenti di stipendi per i lavoratori dipendenti, la flat tax incrementale. La stessa resterebbe però per i lavoratori autonomi che naturalmente non applicano già la flat tax.

Questo non impica che non ci siano novità per i lavoratori dipendenti sulla tassazione Irpef, infatti si sta lavorando all’ipotesi di una tassa piatta su premi di produttività, straordinari (ma solo oltre una determinata soglia) e tredicesime. Un’aliquota ancora non è stata definita, ma sembra che si vada verso il 15%. Ricordiamo che la prima aliquota Irpef attuale è al 23%.

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Superbollo, rateizzazione imposte e aumento tassazione per cannabis light

Dai lavori in Commissione emerge la volontà di confermare l’eliminazione del Superbollo auto.

Sembra andare verso la conferma anche la rateizzazione delle imposte per autonomi e professionisti, l’idea è quella di distribuire il carico fiscale in modo più equo o proporzionato nell’arco dell’anno.

Brutta notizia invece per i produttori di cannabis light, infatti dovrebbe aumentare la tassazione ed essere parificata agli altri prodotti “da fumo”. Naturalmente un aumento di tassazione si riverserebbe comunque sui prezzi. L’emendamento presentato prevede anche il divieto di vendita ai minori di 18 anni e un’autorizzazione dell’Agenzia dogane per la commercializzazione.

Restano in piedi le altre proposte, cioè la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a tre, l’eliminazione delle microtasse, tra cui anche la tassa di laurea, l’estensione dell’uso del modello F24 per i versamenti delle imposte. Il Governo punta a terminare i lavori prima dell’arrivo della chiusura estiva ed è quindi corsa contro il tempo.

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Riforma fiscale, presentata la bozza: Irpef, flat tax, Ires e agevolazioni

È pronta la bozza della tanto attesa riforma fiscale, si compone di 4 parti per un totale di 21 articoli che andranno a riguardare tutti i contribuenti. Ecco cosa cambia.

Riforma fiscale, riduzione delle imposte con revisione delle agevolazioni

L’obiettivo è ridurre la tassazione dei contribuenti e quindi diminuire la pressione fiscale, ma non solo, c’è anche lo scopo di semplificare il sistema. Ecco le principali misure della riforma fiscale.

La riduzione della pressione fiscale dovrebbe essere “finanziata” attraverso una riduzione delle agevolazioni fiscali in favore del contribuente, questo implica che per lo Stato il saldo non dovrebbe variare in modo considerevole, ne deriva che anche i servizi forniti ai cittadini non dovrebbero subire grosse variazioni, ma l’uso del condizionale è sempre d’obbligo.

Novità anche per le società che potranno avvalersi di una nuova Ires a due aliquote fiscali, inoltre per le imprese si va verso il superamento definitivo dell’Irap (imposta sui redditi delle attività produttive). Nella bozza è previsto anche l’addio all’imposta di bollo, ipotecaria e catastale, sia chiaro non scompariranno, ma tali tributi saranno riuniti in un tributo unico che dovrebbe essere più basso.

Per i redditi da fabbricati si procede all’applicazione della cedolare secca anche per gli immobili non a uso abitativo.

Riforma fiscale: arriva la flat tax per i lavoratori dipendenti

Nella bozza di riforma torna anche la flat tax per i dipendenti di cui si è molto parlato in campagna elettorale, la stessa prevede due termini temporali, per i redditi aggiuntivi, cioè flat tax incrementale, si applicherà già dal 2023, quindi aliquota fissa per i redditi aggiuntivi rispetto a quelli prodotti nell’anno precedente.

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Per l’avvio definitivo della flat tax per tutti i redditi da lavoro dipendente invece il termine previsto è fine legislatura. Di conseguenza la riduzione degli scaglioni Irpef a tre dovrebbe essere una misura temporanea e applicata quindi solo per il periodo dall’entrata in vigore della riforma fiscale fino all’entrata in vigore successiva della flat tax.

Attualmente sono in vigore quattro scaglioni:

  • 0-15.000 euro aliquota 23%;
  • 15.001-28.000 euro aliquota 25%;
  • 28.001 – 50.000 euro aliquota 35%;
  • oltre 50.001 euro aliquota 43%.

Con la riforma le due aliquote centrali dovrebbero essere accorpate con un risparmio di imposta per i redditi compresi tra 28.0001 euro e 50.000 euro.

Iva con aliquota Zero

Un’altra novità particolarmente interessante è l’applicazione dell’aliquota Iva zero per i beni di prima necessità. Secondo le stime Codacons questa sola misura dovrebbe portare al risparmio in media di 300 euro l’anno a famiglia, naturalmente molto dipenderà dal paniere di beni che effettivamente vengono inseriti all’interno del testo definitivo.

Tra le ipotesi vi è anche il federalismo fiscale che prevede il trasferimento dei gettiti Irpef e Iva verso la regione in cui effettivamente si è prodotto il reddito/ o di residenza del contribuente e in cui è avvenuto il consumo.

Ricordiamo che questa è solo una bozza e l’iter di approvazione della legge di delega per la riforma fiscale e infine il testo definitivo è piuttosto lungo.

Flat tax, contante e reddito di cittadinanza, Banca Italia dice NO

La flat tax, contante e reddito di cittadinanza sono delle misure della manovra che non piacciono a Banca Italia, facciamo un pò di chiarezza.

Flat tax, contante e reddito di cittadinanza, il confronto sulla manovra

La Banca d’Italia si dichiara scettica su alcune misure della manovra. Una manovra che non riesce a trovare il parere favorevole, nonostante il pochissimo tempo in cui è stata realizzata, circa un mese dall’insediamento del nuovo Governo. Tuttavia la Banca d’Italia mette in evidenza alcuni punti deboli su cui riflettere.

Nel caso del regime forfettario e flat tax si legge: “L’ampliamento della platea dei contribuenti che accedono al regime forfetario restringe ulteriormente l’ambito di applicazione della progressività nel nostro sistema di imposizione personale sui redditi, che come noto è garantita dall’Irpef. Come già evidenziato dalla Banca d’Italia, la sussistenza di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori pone anche un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare in modo ingiustificatamente dissimile individui con la stessa capacità contributiva. Quindi secondo l’Istituto potrebbero crearsi delle disparità tra lavoratori che hanno la stessa capacità contributiva.

Flat tax, Reddito di cittadinanza, il Governo non vuole fare marcia indietro

Il Ministro Giorgetti ha dichiarato che il Governo non vuole fare marcia indietro sul reddito di cittadinanza. In questo caso la Banca d’Italia si mostra favorevole ad una rimodulazione che possa prendere maggiore coscienza dei redditi delle famiglie più povere. Ma in merito alla possibilità di eliminarlo a partire dal prossimo anno così chiarisce: La riduzione delle mensilità di sussidio prevista per il 2023, destinata a nuclei individuati in base all’età e alle condizioni di salute, potrebbe riguardare anche nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell’economia e con un costo della vita in significativo aumento (l’importo dell’assegno, peraltro, non è indicizzato all’evoluzione dell’inflazione).

Previsti anche più di 400 emendamenti

La manovra sembra essere criticata, oltre che da Banca d’Italia, anche dei sindacati e delle opposizionoi. La Premier Giorgia Meloni vuole andare avanti, ma ascoltando comunque gli emendamenti previsti dalle opposizioni. Sono più di 400 emendamenti che dovranno essere rivisti. Bocciato anche il tetto al contante, che secondo Banca d’Italia sarebbe contro la spinta alla modernizzazione del Paese. Il No arriva anche sul pagamento in contanti, perché lascerebbe libera l’evasione.  Forse però se la manovra non piace a tutti,  è perché è quella più equa, proprio perché non pende da nessuna parte.

Flat tax incrementale e per regime forfetario: a chi sarà applicata e come si calcola?

La legge di bilancio 2023 prevede all’articolo 12 la flat tax incrementale. Rispetto alle previsioni iniziali cambia l’impostazione, ma questa dovrebbe essere, dopo numerose indiscrezioni trapelate, la versione definitiva, sebbene ancora passibile di modifiche durante l’iter parlamentare.

Flat tax incrementale solo per lavoratori autonomi e professionisti

La prima cosa da sottolineare è che l’articolo 12 è rivolto a persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni diverse da quelle che applicano il regime forfetario. Questi soggetti possono optare per la tassa piatta al 15% al posto dell’applicazione degli scaglioni progressivi. Naturalmente non si può applicare la flat tax incrementale su tutti i redditi percepiti ( altrimenti sarebbe applicato il regime forfetario), ma solo sulla differenza tra il reddito prodotto nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare. La flat tax incrementale non può trovare applicazione su importi superiori a 40.000 euro.

Flat tax regime forfetario: cambiano i requisiti

L’articolo 11 della bozza della legge di bilancio 2023 prevede invece modifiche al regime forfetario introdotto con l’articolo 1 della legge 190. In particolare si applica una modifica del comma 54 e la soglia per poter optare per il regime forfetario passa da 65.000 euro a 85.000 euro. Cambiano inoltre i criteri di uscita dal regime forfetario. Si tratta infatti di un regime opzionale con tassazione piatta, ma il beneficio si perde nel momento in cui i requisiti “economici” superano la soglia prevista. Con la legge di bilancio 2023 viene introdotto un gap tra i requisiti per accedere al regime forfetario, quindi ricavi e compensi inferiori, dal 2023 al 85.000 euro, e i requisiti di uscita, infatti dal 2023 usciranno in modo automatico dal regime forfetario professionisti e lavoratori autonomi che superano la soglia di 100.000 euro di ricavi o compensi.

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Manovra finanziaria: tutte le misure in breve, sigarette, carburanti, benzina, pace fiscale

Manovra finanziaria: tutte le misure in breve, sigarette, carburanti, benzina, pace fiscale

La manovra finanziaria appena varata e inviata alla Commissione Europea porta numerose novità, alcune sono state trattate sinteticamente, altre invece ancora no. Ecco una breve sintesi su tutte le novità della manovra finanziaria.

La sintesi di tutte le misure della manovra finanziaria

  • – Taglio delle accise sui carburanti: non sarà più di 30,5 centesimi, ma scende a 18,3 centesimi, dal 1° dicembre il carburante aumenta di 12,2 centesimi;
  •  aumento del prezzo delle sigarette, in media un pacchetto da 20 sigarette costerà circa 20 centesimi in più;
  • criptovalute, diminuzione della tassazione;
  • pensioni, arriva Quota 103 e sono modificati i criteri per accedere a Opzione donna;
  • riduzione Iva su assorbenti al 5%;
  • riduzione Iva prodotti per l’infanzia al 5% (pannolini, seggioloni auto, biberon, omogeneizzati);
  • reddito di cittadinanza, restrizioni dei percettori occupabili che potranno fruirne solo per 8 mesi e non 12 ( dal 2024 totale riforma);
  • superbonus al 90% con riapertura dei termini per le unifamiliari in base al quoziente familiare;
  • aumenta a 15.000 euro l’Isee per accedere al bonus energia (sconto in bolletta);
  • aumenta il credito di imposta in favore delle imprese energivore;
  • incentivi per chi assume donne under 36 e percettori di reddito di cittadinanza;
  • Rivalutazione della pensione minima al 120%;
  • proroga dei termini per applicazione sugar tax e plastic tax;
  • proroga dei termini per l’aumento delle sanzioni per le violazioni al Codice della Strada;
  • pace fiscale, cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro per le cartelle affidate all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015;
  • aumento tassazione degli extra profitti, passa dal 25% al 35%;
  • aiuti alle Marche colpite dall’alluvione recente;
  • flat tax applicata fino a 85.000 euro;
  • commercio, cade l’obbligo di accettare i pagamenti con il Pos per importi inferiori a 30 euro ( già nei mesi scorsi erano caduti alcuni obblighi per i tabaccai);
  • aumento limite all’uso del contante fino a 5.000 euro;
  • istituito fondo di 500.000 euro per la social card destinata alle famiglie con reddito inferiore a 20.000 euro e utilizzabile per acquisto beni di prima necessità;
  • maggiorazione per l’assegno unico;
  • agevolazioni per l’acquisto della prima casa;
  • ripristinato il fondo per le scuole paritarie;
  • riattivazione della società Ponte-Stretto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina;
  • detassazione delle mance ricevute dal personale impiegato nel settore ricettivo;
  • detassazione premi di produttività;
  • taglio del cuneo fiscale;
  • rifinanziamento  bonus decoder.

Salta invece l’ipotesi della Amazon tax o tassa verde che era stata ipotizzata. Ricordiamo che l’iter di approvazione della manovra finanziaria non è terminato, spetta ora al Parlamento l’ultima parola e non è detto che vi siano delle modifiche ulteriori.

Giorgetti: flat tax incrementale per le partite Iva in regime ordinario

Il Ministro dell’economia e delle finanze ha anticipato in audizione davanti alle commissioni speciali di Camera e Senato l’ipotesi di applicare la flat tax incrementale alle partite Iva che operano al di fuori del regime forfetario, quindi in regime ordinario.

Giorgetti anticipa: potrebbe arrivare la flat tax incrementale per le partite Iva in regime ordinario

Una novità importante potrebbe arrivare per professionisti e imprese che per limiti di reddito o per scelta operano in regime ordinario e quindi non si avvalgono delle semplificazioni fiscali del regime forfetario. Potrebbero infatti avere un vantaggio fiscale sui redditi prodotti in più rispetto agli anni precedenti. Andiamo con ordine.

Il regime forfetario è un regime fiscale opzionale che attualmente può essere scelto dalle partite Iva che hanno redditi e compensi inferiori a 65.000 euro.

Allo studio del Governo c’è l’ipotesi di estendere il regime forfetario alle partite Iva con reddito fino a 85.000 euro o 90.000 euro. Nel frattempo il Ministro Giorgetti nell’audizione al Senato per l’illustrazione del Nadef ( Nota di aggiornamento al documento economico finanziario) ha anticipato che vi è l’intenzione di applicare la flat tax incrementale per le partita Iva che operano al di fuori del regime forfetario. Questo vorrebbe dire che per i compensi percepiti in più rispetto agli esercizi economici precedenti non si applicherà l’aliquota ordinaria, ma quella più bassa del 15%.

Nella dichiarazione afferma: i contribuenti titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario che potranno assoggettare ad aliquota del 15% una quota dell’incremento di reddito registrato nel 2022 rispetto al maggiore tra i medesimi redditi dichiarati e assoggettati all’Irpef nei tre anni d’imposta precedenti.

Di converso non si è parlato di applicazione della flat tax incrementale per le persone fisiche che quindi con molta probabilità continueranno a pagare l’Irpef con scaglioni progressivi.

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Detrazioni Irpef: ecco come potrebbero cambiare a breve

Si sta molto parlando della nuova manovra di bilancio e delle possibili novità per i contribuenti, tra queste vi è una modifica del regime delle detrazioni Irpef con una rettifica dei redditi che possono beneficiarne.

Mef: le entrate tributarie sono in forte aumento

Il Mef ha reso noto che le entrate fiscali dei primi 9 mesi del 2022 sono aumentate. L’incremento dichiarato dal Ministero è 37.086 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+10.9%). Questo è dovuto a diversi fattori, tra questi vi è l’aumento dei prezzi, noto a tutti, che però porta come conseguenza un aumento del gettito Iva. A ciò si aggiunge l’effetto positivo dei trascinamenti delle imposte dovute alle sospensioni degli anni 2020 e 2021. Infine, c’è un aumento delle entrate tributarie dovute a un lieve aumento dei redditi, in questo caso si parla anche di drenaggio fiscale che nel prossimo anno dovrebbe avere un effetto ancora maggiore. Il gettito dell’IRPEF ha registrato un aumento di 5.551 milioni di euro (+3,8%).

Nelle scorse ore è però arrivata anche un’altra notizia importante, cioè la flat tax di fatto ha portato a una crescita dell’evasione fiscale. Questa premessa è importante per capire i possibili futuri scenari. In primo luogo la flat tax per tutti, tra cui lavoratori dipendenti è ormai abbandonata, si ipotizza un allargamento del regime forfetario fino alla soglia di 85.000 o 90.000 euro, ma per tutti gli altri italiani si lavora a una modifica delle detrazioni Irpef. Si erra nel pensare che visto l’aumento dei redditi nominale e non reale e soprattutto aumento dei redditi non proporzionale all’inflazione, si attui un regime di agevolazione, tutt’altro.

Detrazioni Irpef: ecco come potrebbero cambiare

La situazione attuale prevede una riduzione delle detrazioni fiscali al superamento di 120.000 euro di redditi, questa riduzione delle detrazioni aumenta al crescere del reddito fino ad azzerarsi raggiunta la soglia di 240.000 euro. Ricordiamo che le detrazioni vanno a incidere sull’imposta dovuta, di conseguenza si calcola la base imponibile, si applicano le aliquote previste, ricordiamo che l’applicazione è per scaglioni, e si prosegue quindi con il calcolo dell’imposta dovuta. Fatta questa operazione si procede a sottrarre il valore delle detrazioni. Nel nostro sistema fiscale le detrazioni sono numerose, ad esempio spese funebri, spese mediche, per istruzione, assicurazione, fondi pensione

Nelle ipotesi allo studio del nuovo Governo, al fine di redistribuire ricchezza e in particolare di agire per contrastare il caro energia, si sta ipotizzando una riduzione a metà delle fasce previste attualmente. Di conseguenza le detrazioni verrebbero ridotte per coloro che hanno un reddito superiore a 60.000 euro per poi sparire con redditi superiori a 120.000 euro. Le conseguenze potrebbero essere rilevanti per le fasce di reddito medio-alte. L’effetto potrebbe essere mitigato con il quoziente familiare che consente di calcolare la ricchezza effettiva delle famiglie tenendo in considerazione il numero di figli.

Flat tax per regime forfetario a 85.000 o a 100.000 euro. Ipotesi del nuovo Governo

Nel prosieguo dei lavori per la scrittura della legge di bilancio 2023 emergono ulteriori dettagli, tra questi prendono sempre più piede le ipotesi della estensione della flat tax, o tassa piatta, per coloro che optano per il regime forfetario, ma la stessa è inferiore alle aspettative.

Flat Tax: ancora molti i nodi da sciogliere

I lavori per la scrittura della legge di bilancio proseguono e naturalmente ci sono indiscrezioni forse rilasciate anche per testare il polso, tra queste le più rilevanti riguardano la riforma del sistema pensionistico e la flat tax che appare essere sempre meno rivoluzionaria rispetto a quanto ipotizzato all’inizio. In campagna elettorale si era parlato di una flat tax per tutti, senza però fare i conti con le difficoltà economiche che anche le Casse dello Stato potrebbero dover sostenere. Nelle settimane scorse invece si è delineato un provvedimento più blando con flat tax incrementale, inizialmente pensata sulla differenza tra il reddito dell’anno precedente e il reddito corrente e in seguito delineata come flat tax incrementale con parametro determinato dal reddito medio degli ultimi tre anni.

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Per le partite Iva si era invece ipotizzato un allargamento della platea dei potenziali aderenti al regime forfetario fino a ricavi e compensi compresi nel limite di 100.000 euro. Dalle indiscrezioni sembra invece che si stia lavorando esclusivamente a una flat tax allargata per ricavi e compensi massimi fino a 85.000 euro. Non mancano le polemiche soprattutto ora che con inflazione alle stelle e reddito nominale che sta leggermente crescendo sono numerosi i lavoratori e i pensionati che pur non avendo un aumento di reddito reale, rischiano di dover pagare un’aliquota più alta a causa del drenaggio fiscale.

La exit tax dal regime forfetario

C’è però anche un’altra ipotesi allo studio, infatti il caro bollette rappresenta ad oggi il problema principale. Quelle del gas dovrebbero scendere già dalla prossima fatturazione, ma è stato già detto che probabilmente sarà un ribasso temporaneo e che per la restante parte dell’inverno le tariffe ricominceranno a salire. Questo vuol dire che le risorse devono essere concentrate su questo problema e potrebbe non esserci spazio per una riduzione delle tasse come quella che arriverebbe da una eventuale flat tax.

Proprio per questo sembra ci sia allo studio l’ipotesi della introduzione di una exit tax, si tratterebbe di una tassa di accompagnamento all’uscita dalla flat tax per coloro che hanno superato i requisiti reddituali per la permanenza nel regime di favore, cioè che hanno maturato ricavi e compensi superiori a 65.000 euro. Per la exit tax si ipotizza un’aliquota che salirebbe dal 15% attuale al 20%.

Flat tax, flat tax incrementale e fatturazione elettronica: le date

Per le partite Iva potrebbero arrivare presto, ma non tanto, importanti novità. Sembra infatti che non vi siano contrasti sull’ipotesi di una flat tax allargata fino a 100.000 euro, inoltre sono previste novità anche per la fatturazione elettronica, ma i tempi potrebbero essere diversi da quelli attesi.

Ipotesi di flat tax allo studio: allargata e incrementale

Attualmente ad avere i benefici della flat tax al 15% sono imprese e professionisti con un volume di ricavi o profitti non superiore a 65.000 euro. Naturalmente il prezzo da pagare è il non poter effettuare la deduzione delle spese con il metodo analitico, ma con quello forfettario determinato in base ai coefficienti di redditività indicati per le diverse tipologie di attività svolta. In campagna elettorale si è spesso parlato di flat tax e ciò che sembra chiaro è che si procederà su due strade: per le imprese e per i professionisti ci sarà la flat tax allargata fino a 100.000 euro. Ricordiamo che il regime è sempre opzionale.

Per i privati, cioè chi non agisce come impresa e non ha partita Iva si applicherà solo la flat tax incrementale, ma attenzione, la stessa avrà come reddito base non quello dell’anno precedente, ma la media dei redditi dei tre anni precedenti.

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Flat tax: provvedimento rimandato alla prossima primavera

Su questa base sembra che ci sia l’accordo, ma dalle indiscrezioni provenienti dal Governo, non sembra che questa misura sarà introdotta nei prossimi mesi o a partire dal primo gennaio 2023. Da quanto emerge, il Ministro Giorgetti sarebbe preoccupato per le coperture, il prossimo decreto, probabilmente varato già venerdì prossimo, dovrebbe aiutare le famiglie e le imprese a far fronte ai rincari energetici fino al 31 dicembre 2022. Subito dopo il Governo dovrà iniziare a lavorare alla manovra di bilancio per evitare l’esercizio provvisorio di bilancio.

Uno dei problemi relativo alla manovra di bilancio sarà trovare le coperture, proprio per questo motivo appare abbastanza difficile riuscire già nella manovra a inserire anche l’allargamento della platea dei soggetti che possono accedere alla flat tax e la flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti.

Come detto a indicare tali difficoltà e dettare la tempistica è il Ministro dell’Economia Giorgetti che ha anche ipotizzato una possibile introduzione nella primavera prossima.

Salta l’obbligo di fatturazione elettronica obbligatoria da gennaio 2023

Nel frattempo sembrano esservi anche novità per quanto riguarda la fatturazione elettronica. Dal primo luglio 2022 in Italia c’è l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfetari con redditi e ricavi superiori a 25.000 euro. La norma prevedeva poi l’estensione a tutti i forfetari dell’obbligo di fatturazione elettronica a partire dal 1° gennaio 2023. Sembra che tra le ipotesi allo studio vi sia l’eliminazione di tale obbligo. Questo implica che coloro che hanno aderito a un regime di vantaggio (minimi forfetari) non saranno obbligati dal 1° gennaio alla fatturazione elettronica se hanno un volume di ricavi e profitti non superiore a 25.000 euro.

Pensioni, stop alla riforma ma proroga per Ape Sociale e Opzione donna

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha indicato la strada da seguire nei prossimi mesi, non sono mancate puntualizzazioni sulle pensioni. Purtroppo per ora c’è lo stop alla riforma che consenta di superare la legge Fornero, ma ci sarà la proroga di due importanti misure in scadenza al 31 dicembre 2022.

Il programma del prossimo Governo: pensioni, cuneo fiscale, contrasto ai rincari energetici

Oggi c’è stato il discorso alle Camere di Giorgia Meloni, passo precedente rispetto al voto di fiducia praticamente scontato. Ha anticipato nel discorso quella che sarà l’agenda del prossimo futuro parlando sia degli interventi da eseguire nell’immediato, come il contrasto al rincaro energetico, sia le misure a più ampio raggio come la riforma fiscale che dovrebbe portare negli anni alla riduzione di almeno il 5% del cuneo fiscale, la riforma sulle fonti energetiche che devono prevedere un maggiore sfruttamento del gas che l’Italia ha e delle fonti rinnovabili al Sud.

Tra le riforme ad ampio raggio c’è quella del sistema pensionistico che deve tutelare le giovani generazioni e gli importi delle loro pensioni. A breve non ci sarà la riforma delle pensioni, ma il rinnovo di Opzione Donna e dell’Ape Sociale, non ha però citato Quota 102 anch’essa in scadenza al 31 dicembre.

Pensioni, a breve la proroga di Opzione Donna e Ape Sociale

Opzione Donna prevede la possibilità per le donne che hanno compiuto 58 anni di età ( 59 anni per le lavoratrici autonome ) di andare in pensione purché abbiano maturato un’anzianità contributiva superiore o pari a 35 anni.

Opzione donna prevede però il calcolo dell’assegno pensionistico con il metodo contributivo e quindi con una perdita netta sull’importo pensionistico di circa il 25%- 30%. Per il calcolo dei contributi si considerano i contributi obbligatori; i contributi volontari; da riscatto oppure da ricongiunzione. Sono esclusi quelli figurativi accreditati per malattia e disoccupazione dei lavoratori dipendenti privati.

L’Ape Sociale è invece un anticipo pensionistico riconosciuto in presenza di determinate condizioni. In particolare viene riconosciuto a coloro che:

  • svolgono lavori gravosi;
  • disoccupati con almeno 30 anni di contributi;
  • lavoratori che assistono da almeno sei mesi un congiunto in gravi condizioni di salute;
  • invalidi civili con un grado di invalidità pari o superiore al 74%, con 30 anni di contributi versati.

Per conoscere i lavori che sono considerati gravosi e che di conseguenza possono accedere all’Ape Sociale leggi l’articolo: Lavori gravosi, ecco la lista delle nuove categorie di mansioni per l’Ape Sociale.

Nel discorso per la fiducia Meloni ha inoltre annunciato un’estensione della flat tax per lavoratori autonomi e professionisti e la flat tax incrementale per tutti gli altri lavoratori. Particolarmente severa è invece la posizione verso l’Agenzia delle Entrate per la quale si studiano strumenti volti a migliorarne l’efficienza attraverso maggiore riguardo all’evasione scovata e non al numero di istruttorie aperte.

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Non sono mancate critiche al reddito di cittadinanza che dovrebbe essere riformulato in modo che sia potenziata la funzionalità dell’inserimento nel mondo del lavoro.