Partite Iva forfettarie, vantaggi elevati con l’assegno unico per i figli

Al debutto dell’assegno unico per i figli si stimano le condizioni e gli effetti con i maggiori vantaggi riscontrati per chi abbia la partita Iva a regime forfettario. Infatti, i lavoratori autonomi fino a 65 mila euro di reddito annuo, che in passato non avevano diritto alle detrazioni, con l’assegno universale potranno beneficiare di un vantaggio annuo per i figli a carico.

Assegno unico per i figli, come sostituisce nel 2022 i vecchi bonus e le detrazioni Irpef?

I vantaggi dell’assegno unico per i figli dipenderanno dall’importo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee). I precedenti bonus per i figli (bebè, mamma) e le varie detrazioni Irpef e gli assegni per i nuclei familiari verranno assorbiti dall’assegno unico. L’Isee, calcolato sia sul reddito prodotto che sul patrimonio, diventa il parametro di riferimento e prende il posto del reddito. Il passaggio comporta cambiamenti nella fruizione dei benefici e delle detrazioni. In primis per le partite Iva a regime forfettario che, fino al 2022, non avevano avuto accesso alle detrazioni Irpef.

Assegno unico per i figli, cosa avviene per le famiglie con partita Iva a regime forfettario?

I forfettari, infatti, avranno i benefici più evidenti dall’introduzione dell’assegno unico per i figli. Si tratta delle persone fisiche titolari di partita Iva a regime forfettari, con compensi e ricavi che non superano i 65 mila euro all’anno. Per una famiglia con due coniugi lavoratori autonomi con partita Iva a regime forfettaria e un figlio minorenne, il reddito di 35 mila euro prodotto da ciascun coniuge fino al 2021 non dava luogo né a detrazioni per il figlio a carico e nemmeno all’Assegno per il nucleo familiare annuo (Anf).

Partite Iva a regime forfettario, quali vantaggi dall’assegno unico per i figli?

In questa situazione, i due coniugi partite Iva a regime forfettario non avevano alcun vantaggio annuo per i figli a carico. Con l’introduzione dell’assegno unico per i figli e un Isee pari a 30 mila euro, alla famiglia spetta l’assegno unico mensile per il figlio a carico pari a 112 euro. Il vantaggio annuo con l’assegno unico è di 1.344 euro.

Assegno unico universale con Isee oltre i 40 mila euro o redditi bassi e patrimonio alto

Le famiglie che superano i 40 mila euro di Isee annuale avranno comunque il beneficio, anche se in misura minore. In tal caso, l’assegno unico per i figli sarà di 50 euro al mese per ogni figlio a carico. A perderci dal sistema dell’assegno unico saranno invece coloro che hanno redditi medi e bassi ma si ritrovano un Isee di oltre 40 mila euro. In quanto indicatore anche della situazione patrimoniale, e non solo reddituale, chi riceve in eredità un immobile consistente potrebbe vedersi abbassare l’assegno per i figli rispetto al precedente sistema delle detrazioni Irpef.

Assegno unico per i figli, la perdita per le famiglie con Isee oltre i 40 mila euro

Il superamento della soglia di Isee dei 40 mila euro di certo fa perdere qualcosa alle famiglie rispetto al vecchio sistema delle detrazioni Irpef. Infatti, in una famiglia di due coniugi con redditi da lavoro rispettivamente di 28 mila euro e di 8 mila euro, un Isee oltre i 40 mila euro e un figlio a carico di 3 ani, la detrazione spettante con il vecchio sistema determinava un importo:

  • di 860 euro all’anno di detrazioni per il figlio a carico;
  • un assegno per il nucleo familiare annuo (Anf) di 547 euro.

Il vantaggio annuo per la detrazione dei figli a carico era dunque di 860 euro. Con l’assegno unico per i figli del 2022, al superamento della soglia dei 40 mila euro di Isee si percepiscono 50 euro mensili di assegno unico per i figli. Il vantaggio annuo, dunque, si ferma a 600 euro.

Assegno unico con figli maggiorenni che non lavorano, non cercano lavoro e non studiano

Peraltro, i vantaggi dell’assegno unico per i figli si annullano se il figlio a carico è maggiorenne ricada in una delle situazioni elencate:

  • non frequenti un corso di formazione scolastica, universitaria oppure professionale;
  • non abbia un reddito da lavoro complessivo inferiore agli 8 mila euro all’anno;
  • non svolga un tirocinio;
  • sia disoccupato ma non cerchi un lavoro presso il centro pubblico per l’impiego.

Con il precedente sistema, sul reddito imponibile del coniuge con 28 mila euro di reddito da lavoro veniva applicata la detrazione per il figlio di 690 euro; tale detrazione si perde con l’assegno unico per i figli per le famiglie che si trovino nelle situazioni sopra elencate. Pertanto, alle famiglie non spetterà l’assegno unico per i figli che non studino, che non lavorino o che non stiano cercando un impiego.

Assegno universale per i figli con redditi rientranti nella no tax area e Isee fino a 15 mila euro

Di certo, ad avvantaggiarsi del nuovo sistema dell’assegno unico per i figli sono le famiglie con redditi rientranti nella no tax area con un figlio a carico minorenne. Più genericamente, si può uniformare la situazione delle famiglie con redditi prodotti entro i 15 mila euro, al netto degli oneri contributivi. A questo livello di reddito, la detrazione spettante con il precedente sistema delle detrazioni con un figlio a carico era di 741 euro. L’assegno per il nucleo familiare annuo (Anf), invece, era di 1.644 euro.

Isee fino a 15 mila euro, i vantaggi dell’assegno unico per i figli

Per chi nel 2022 dichiari un Isee fino a 15 mila euro, l’assegno unico familiare al mese è di 205 euro per un figlio a carico. Si percepirà anche il conguaglio mensile dell’assegno per il nucleo familiare annuo (Anf) pari a 7 euro. Il vantaggio con l’assegno unico ammonterà a 2.460 euro.

Fattura elettronica: verso l’obbligo per tutte le partite Iva, anche forfettarie

Si va verso l’obbligo esteso a tutte le partite Iva della fattura elettronica, anche per ai forfettari. La novità arriva direttamente dall’Atto di indirizzo del ministero dell’Economia e delle Finanze per il triennio 2022-2024, dopo l’approvazione della Commissione europea e del Consiglio di dicembre scorso. Gli obiettivi sono quelli relativi alla lotta all’evasione e alla riforma fiscale, anche mediante i big data e le lettere di compliance.

Fattura elettronica, verso l’obbligo anche alle partite Iva a regime forfettario

In arrivo dunque la fattura elettronica per tutte le partite Iva. Il ministro dell’Economia Daniele Franco punta tutto sul potenziamento dello strumento della fattura elettronica con l’estensione agli autonomi del regime forfettario. L’obiettivo è quello di contrastare l’evasione fiscale e l’omessa fatturazione dei soggetti obbligati, rendendo di fatto obbligatoria l’emissione e la trasmissione telematica delle fatture anche alle partite Iva a regime forfettario. Da ultimo anche il potenziamento dell’incentivo a effettuare i pagamenti in modalità elettronica.

Fattura elettronica per tutte le partite Iva, maggiori controlli anti-evasione

L’allargamento dell’obbligo della fattura elettronica anche ai forfettari risponde alla necessità di avere a portata di mano i dati dei contribuenti per contrastare l’evasione fiscale, soprattutto dei soggetti a più elevato rischio di frode. Con la trasmissione telematica delle fatture, il Fisco potrà svolgere in maniera più capillare i controlli incrociati tra le varie operazioni e monitorare i relativi pagamenti, anche elettronici.

Fattura elettronica e lettere di compliance, per quali contribuenti?

I contribuenti potrebbero vedersi recapitare le cosiddette “lettere di compliance”. Si tratta di comunicazioni del Fisco nelle quali si invita a favorire il venir fuori delle basi imponibili per l’applicazione dell’Iva, delle imposte di bollo e di quelle dirette. In vista delle novità della riforma fiscale, il ministero punterà a rafforzare le infrastrutture telematiche e l’accesso alle banche dati. Riceveranno le lettere di compliance i contribuenti che verranno selezionati dagli algoritmi utilizzati per studiare i flussi dai dati delle fatture elettroniche generate e dei corrispettivi delle transazioni.

 

Fattura elettronica in arrivo e verifica requisiti: cosa devono fare le partite Iva forfettarie?

Tempo di scelte e di verifiche per le partite Iva a regime forfettario in merito ai requisiti di accesso o di permanenza nel regime di favore e di preparazione all’arrivo della fattura elettronica. L’attenzione dei lavoratori autonomi deve essere concentrata ai principali requisiti. Tra questi, i limiti dei ricavi o la compatibilità con lo svolgimento di un lavoro alle dipendenze. Sugli adempimenti del 2022, il consiglio per i forfettari è quello di non farsi trovare impreparati all’adeguamento alle nuove regole dell’e-fattura. Per quest’ultimo adempimento è sufficiente iniziare a utilizzare i servizi offerti in via telematica del sito dell’Agenzia delle entrate.

Partite Iva a regime forfettario: le verifiche da fare per mantenere i requisiti richiesti

Innanzitutto, deve essere buona abitudine per le partite Iva a regime forfettario controllare i requisiti di accesso a inizio anno, e dunque anche all’inizio del 2022. Il primo requisito da verificare è quello dell’ammontare dei ricavi o dei corrispettivi fissato a 65 mila euro annui. La verifica va fatta sulle entrate registrate nell’anno 2021. In tal senso va utilizzato il principio di cassa, ovvero del momento in cui siano stati incassati effettivamente i corrispettivi. Il limite dei ricavi, in ogni modo, consente al contribuente di avere la facoltà di uscita o di entrata nel regime forfettario a seconda del superamento della soglia prevista o meno.

Partite Iva a regime forfettario, la verifica delle spese e lavoro dipendente e pensione a inizio 2022

Un altro requisito che richiede un’attenta verifica per il mantenimento del regime forfettario della partita Iva è quello delle spese sostenute. In particolare, è necessario verificare quelle complessive a favore dei lavoratori dipendenti. Nel 2021 il volume di dette spese per collaboratori, dipendenti e lavoro accessorio non devono eccedere i 20 mila euro lordi. Particolare attenzione va posta qualora, oltre ai redditi da lavoro autonomo, la partita Iva possegga anche un reddito da pensione. Oppure da lavoro dipendente riferito all’anno 2021. In tal caso, il lavoro dipendente o la pensione incassata deve non superare il limite dei 30 mila euro per il 2021. L’eventuale pensione, inoltre, non va considerata singolarmente, ma deve essere cumulata con gli eventuali altri redditi da lavoro dipendente non cessati.

Partite Iva, gli altri requisiti da rispettare per mantenere il regime forfettario

Tra gli altri requisiti che le partite Iva devono rispettare per mantenere il regime forfettario vi è quello del non possesso di quote nelle società di persone. Tale divieto è inerente anche al possesso di quote nelle società a responsabilità limitata nel caso in cui vi sia un controllo diretto o indiretto. L’attività della società a responsabilità limitata non deve essere inoltre riconducibile a quella del contribuente. Ulteriore requisito è quello inerente il divieto di intrattenere o di aver intrattenuto, nei due anni precedenti e in modo prevalente, rapporti con gli ex datori di lavoro.

Partite Iva, in arrivo la fattura elettronica anche per il regime forfettario

Nel mese di dicembre scorso, il Consiglio dell’Unione europea ha autorizzato l’Italia a includere nell’obbligo di utilizzo della fattura elettronica anche le partite Iva a regime forfettario. Il formato da utilizzare per l’emissione delle fatture anche per i forfettari è quello Xml. Ad oggi, dunque, si è in attesa di un provvedimento del governo italiano che renda effettiva l’indicazione proveniente dall’Europa, non arrivato finora né nella legge di Bilancio del 2022 e nemmeno nel successivo decreto “Milleproroghe”.

Fattura elettronica, da quando l’obbligo ai forfettari?

Anche se non è possibile indicare una data precisa, l’obbligo della fattura elettronica per le partite Iva a regime forfettario si concretizzerà mediante un provvedimento in arrivo. Tuttavia, proprio anche per i forfettari l’incedere dell’obbligo di fattura elettronica comporterà dei cambiamenti organizzativi e amministrativi. L’adeguamento, in primis, comporterà un essenziale vantaggio. Infatti se i forfettari, oltre a utilizzare la fattura elettronica, garantissero la tracciabilità dei pagamenti sia in uscita che in entrata sulle fatture di oltre 500 euro di importo, potrebbero beneficiare dell’abbassamento per due anni degli accertamenti ai fini dell’Iva e delle imposte dirette.

Partita Iva a regime forfettario, come prepararsi alla fattura elettronica?

Nel frattempo, le partite Iva a regime forfettario possono prepararsi all’imminente obbligo di fatturazione elettronica. Provenendo dall’emissione della fattura in formato cartaceo, i forfettari potrebbero agevolare con il formato elettronico alcuni adempimenti in modalità via telematica. Ad esempio, la conservazione e la consultazione on line delle fatture, il servizio del bollo virtuale e l’accesso al servizio di “Fatture e corrispettivi” dell’Agenzia delle entrate. Per accedere al servizio è necessario avere le credenziali Spid o Carta di identità elettronica (Cie), oppure i codici Fisconline. Con l’accesso, è possibile peraltro visualizzare il proprio cassetto fiscale. Ma anche emettere fatture elettroniche dalla piattaforma “Fatture e corrispettivi”.

Fatture elettroniche sul sito Agenzia delle entrate, il servizio è a pagamento?

Peraltro, i servizi resi dal sito e dalla piattaforma dell’Agenzia delle entrate sono del tutto gratuiti. Si può razionalizzare il numero dei documenti cartacei, disporre un ordine on line e consultare e conservare le fatture in uscita dei contribuenti forfettari. Il pagamento del bollo virtuale avviene per fatturi i cui importi eccedono i 77,47 euro. Tale adempimento può essere fatto virtualmente, con il pagamento trimestrale e in un’unica soluzione dei bolli sulle fatture in uscita.

 

Fattura elettronica: come deve essere conservata dalle partite Iva forfettarie?

Come conservare le fatture elettroniche se si è una partita Iva a regime forfettario? Anche i forfettari possono essere obbligati alla conservazione sostitutiva dei documenti. Altrimenti devono procedere con l’archiviazione cartacea. Leggiamo cosa fare in questi casi. Se la partita Iva a regime forfettario riceve una fattura elettronica deve comunque conservarla. Si tratta delle fatture di acquisto.

Quali sono le modalità di conservazione della fattura elettronica per le partite Iva a regime forfettario?

E pertanto, se la fattura elettronica viene ricevuta da una partita Iva a regime forfetario è necessario conservarla. La scelta dovrà ricadere su una delle due opzioni, ovvero:

  • conservarla in formato cartaceo, ad esempio anche in pdf pronta da stampare all’occorrenza;
  • conservare la fattura elettronica attraverso la conservazione sostitutiva.

Partita Iva a regime forfettario: conservazione delle fatture elettroniche in modalità cartacea

È da precisare, innanzitutto, che le partite Iva a regime forfettario non sono obbligati a procedere con la conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche. Tuttavia, le partite Iva devono necessariamente ottemperare all’obbligo di conservazione almeno cartacea. Questa regola vale anche nel caso in cui la ricezione della fattura elettronica sia stata fatta tramite la posta elettronica certificata (Pec) oppure attraverso il Codice destinatario. La modalità di ricezione è stata chiarita dall’Agenzia delle entrate con la circolare numero 9/E del 2019.

Come conservare la fattura elettronica in modalità cartacea?

Per la conservazione delle fatture elettroniche in modalità cartacea, le partite Iva a regime forfettario devono:

  • scaricare la fattura che hanno ricevuto, sia tramite email, che Pec o Codice destinatario;
  • procedere con una stampa della fattura;
  • conservare la fattura in appositi archivi cartacei (come i faldoni);
  • è importante conservare la fattura per almeno dieci anni. È l’articolo 2220 del Codice civile a disciplinarne la modalità.

Quanto conviene conservare le fatture elettroniche in modalità cartacea?

Sicuramente il metodo di conservazione fisica e cartacea della fattura elettronica rappresenta una modalità classica e, pertanto, meno comoda di strumenti oggi utilizzabili. In primo luogo perché la conservazione cartacea delle fattura implica dei costi rappresentati dalla carta, dal toner per stampare e dagli spazi. Vi è anche il rischio di perdere o smarrire le fatture. Inoltre, la conservazione cartacea delle fatture rappresenta un costo in termini di tempo. Archiviare e ritrovare la fattura una volta che è stata messa da parte rappresenta un’operazione che può richiedere diverso tempo.

Conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche delle partite Iva a regime forfettario: perché conviene?

Si può procedere, dunque, a utilizzare modalità più al passo con i tempi con la conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche anche per le partite Iva a regime forfettario. In tal modo, la conservazione avviene nella modalità digitale, che permette:

  • di mantenere il valore legale della fattura stessa;
  • di non dover conservare la fattura in modalità cartacea (proprio per questo “conservazione sostitutiva”);
  • si può non dover stampare e archiviare le fatture nei faldoni;
  • di non danneggiare o perdere le fatture archiviate, come avviene per la conservazione delle fatture cartacee.

Fatture elettroniche, come si fa con la conservazione sostitutiva?

La conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche consente, dunque, attraverso una procedura informatica, di conservare il documento elettronico. In tal caso, la fattura elettronica conserva il valore legale con il passare del tempo. Inoltre, il file elettronico della fattura è equiparato al formato cartaceo.

Cosa bisogna fare per la conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche?

Per procedere alla conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche è necessario prima applicare la marca temporale e la firma digitale. In tal modo, la fattura avrà una data e un orario dell’avvenuta creazione, oltre a identificare chi ha creato il documento. Nel momento in cui la fattura elettronica è pronta, bisogna conservarla per almeno dieci anni.

Quali software per conservare le fatture elettroniche?

L’area personale del portale dell’Agenzia delle entrate permette di conservare le fatture elettroniche emesse e ricevute. Tuttavia, esistono vari programmi, di tipo gestionale, che permettono di conservare le fatture elettroniche oltre a fornire tutti i servizi idonei a emettere e a ricevere i documenti. In molti casi si tratta di permettere al software di fare tutto il processo. Il software, infatti, provvede ad apporre la firma, la marca temporale, a verificare i requisiti legali, a procedere con l’archiviazione di tutti i documenti elettronici per tutto il tempo richiesto dalla normativa in materia. E dunque, nel caso in cui si utilizzi la fattura elettronica, diventa obbligatorio procedere con la conservazione dei documenti emessi e ricevuti.

Riforma Irpef lavoratori autonomi: quali partite Iva ci guadagnano di più?

La riforma fiscale, con il taglio delle aliquote Irpef contenuto nella legge di Bilancio 2022, produrrà determinati vantaggi anche ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. Nonostante la revisione fiscale, in ogni modo, permane il divario di trattamento ai fini delle imposte tra i lavoratori dipendenti e quelli autonomi a parità di reddito prodotto. Il peso fiscale continua a risultare diverso. Tuttavia, anche tra le partite Iva vi sono differenze di imposizione fiscale: i maggiori vantaggi si hanno in corrispondenza di redditi medio-alti, più elevati rispetto a quelli dei lavoratori dipendenti. In più, tra i divari fiscali, pesa la possibilità o meno per le partite Iva di optare per il regime forfettario con aliquote del 5% e del 15% fisse.

Lavoratori autonomi e partite Iva: la revisione e il taglio delle aliquote Irpef

Pure i lavoratori dipendenti e le partite Iva beneficeranno della riforma fiscale, del taglio delle aliquote Irpef e della revisione degli scaglioni di reddito. In primis per l’allargamento della no tax area che sale dai 4.800 euro ai 5.500 euro. Nella revisione delle aliquote Irpef, il taglio avviene per il secondo e il terzo scaglione che passano, rispettivamente, dal 27% al 25% (per redditi da 15.001 a 28.000 euro) e dal 38% al 35% (per redditi da 28.001 euro a 50.000 euro). Il quarto e il quinto scaglione risultano unificati dall’aliquota Irpef del 43% applicata ai redditi oltre i 50 mila euro. Per i redditi fino a 15 mila euro è stata confermata l’aliquota del 23%.

Detrazioni partite Iva a lavoratori autonomi con la riforma Irpef 2022

In merito alle detrazioni, la riforma del Fisco sui redditi delle partite Iva e dei lavoratori autonomi prevede l’incremento delle detrazioni di cui al comma 5, dell’articolo 13, del Testo unico imposte sui redditi (Tuir). Le detrazioni si applicano ai redditi da lavoro autonomo prodotti fino al limite dei 50 mila euro. Inoltre, è prevista dalla legge di Bilancio 2022 la novità di una micro detrazione aggiuntiva corrispondente a 50 euro per i lavoratori autonomi compresi nella fascia di reddito da 11.001 a 17 mila euro. Questa ulteriore detrazione ha la finalità di premiare i redditi delle partite Iva che non beneficiano di altre misure contenute nella riforma fiscale.

Riforma fiscale Irpef per partite Iva e lavoratori autonomi: chi ci guadagna di più?

In valori assoluti, la riduzione delle aliquote Irpef e le detrazioni producono il maggior beneficio fiscale in corrispondenza dei redditi di 50 mila euro. Il totale degli interventi producono risparmi in termini fiscali di 810 euro per il 2022 rispetto allo scorso anno. Più nel complesso, le detrazioni e le riduzioni delle aliquote Irpef producono i maggiori vantaggi fiscali per redditi da 45 mila a 60 mila euro. Il risparmio fiscale si attesta tra 664 euro e 670 euro nel 2022 rispetto al 2021.

Taglio Irpef nella riforma fiscale: quali sono i maggiori risparmi per le partite Iva e i lavoratori autonomi?

Rispetto al 2021, i risparmi fiscali derivanti dalla revisione delle aliquote Irpef e dalle detrazioni della riforma fiscale saranno nell’ordine di:

  • 146 euro per redditi fino a 8 mila euro (imposta netta 2021 pari a 806 euro rispetto ai 660 euro del 2022);
  • 122 euro per redditi di 10 mila euro (imposta netta 2021 pari a 1.310 euro rispetto ai 1.188 euro del 2022);
  • 148 euro per redditi di 12 mila euro (imposta netta 2021 pari a 1.814 euro rispetto ai 1.666 euro del 2022);
  • 74 euro per i rediti di 14 mila euro (imposta netta 2021 pari a 2.318 euro rispetto ai 2.244 euro del 2022);
  • 270 euro per i redditi a partire da 75 mila euro.

 

Obbligo fattura elettronica, i forfettari titolari di partita IVA sono in fibrillazione

I contribuenti forfettari titolari di partita IVA sono in fibrillazione. Visto che presto, anche per questa categoria di contribuenti, dovrebbe scattare l’obbligo della fatturazione elettronica. Mentre al momento l’adesione all’e-fattura è opzionale.

Quando sarà introdotto l’obbligo di e-fattura pure per i titolari di partita Iva che sono contribuenti forfettari?

In particolare, stando a quella che è la tabella di marcia del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in Italia l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica anche per i contribuenti forfettari dovrebbe concretizzarsi entro e non oltre il secondo trimestre del corrente anno.

Con l’obbligo di e-fattura pure per i forfettari, di conseguenza, si chiuderà praticamente il cerchio. In quanto per tutti i titolari di partita IVA poi non sarà più possibile emettere le fatture cartacee. Per l’introduzione in Italia dell’e-fattura obbligatoria pure per i forfettari titolari di partita IVA è arrivato già da tempo il via libera da parte dell’Ue.

Obbligo di fattura elettronica per i contribuenti forfettari, attenzione: al momento nulla è definito

Ora spetterà al Governo italiano fissare un provvedimento che, tra l’altro, punta nella direzione di contrastare la piccola evasione fiscale. Considerando il fatto che un contribuente è forfettario se, tra l’altro, non fattura annualmente più di 65.000 euro. In termini di ricavi o di compensi. Al momento, in ogni caso, per tale obbligo nulla è definito proprio fino a quando il Governo italiano, guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, non varerà eventualmente l’apposito provvedimento.

In pratica serve una norma ad hoc visto che non c’è traccia di introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica per i contribuenti forfettari titolari di partita IVA nel recente decreto fiscale del Governo Draghi. E nemmeno nella legge di Bilancio per il 2022. La platea dei forfettari, che sarà eventualmente obbligata all’e-fattura, è rappresentata da 1,8 milioni di contribuenti. Che grazie al regime fiscale agevolato pagano una tassa piatta al 15%.

Obbligo fattura elettronica per forfettari: ultime notizie

Dal punto di vista fiscale il 2022 sarà un anno molto importante e dalle ultime notizie trapelate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, emerge che vi è un’elevata probabilità di andare verso l’entrata in vigore definitiva dell’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari dal 2022. I segnali che si va verso questa direzione sono numerosi e tra questi vi sono le ultime notizie trapelate dalla Relazione del MEF  “per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione fiscale da omessa fatturazione”.

Obbligo di fattura elettronica per i forfettari: ultime notizie

Sappiamo che uno degli obiettivi del Governo è il contrasto all’evasione fiscale e l’obbligo di fatturazione elettronica ha dato ottimi risultati nel contribuire a ridurla notevolmente. Tale tipologia di fatturazione però non ha riguardato tutti i soggetti IVA, rimanendone esclusi coloro che sono nel regime dei minimi, forfettari e alcune tipologie di associazioni. Questi soggetti hanno l’obbligo di utilizzare l’e-fattura solo nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. La situazione però è in costante evoluzione, infatti, l’Unione Europea, su richiesta dell’Italia, ha autorizzato il nostro Paese a estendere l’obbligo di fatturazione elettronica, resta quindi da capire quali saranno i tempi in cui si farà ciò. Nel precedente articolo, che è possibile trovare QUI, abbiamo ipotizzato due date come molto probabili, cioè il primo gennaio 2023 oppure il primo luglio 2022, ma dalla Relazione del MEF è possibile ipotizzare che sia molto più probabile la seconda ipotesi, vediamo perché.

La Relazione del MEF per orientare le azioni del Governo

Le ultime notizie sull’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari prendono spunto dalla Relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Qui si sottolinea che entro il primo semestre del 2022 deve essere raggiunto il Traguardo M1C1-1033 incentrato sulla riforma fiscale. Raggiungere questo traguardo consente di accedere alle risorse del PNRR. Nella Relazione sono quindi indicate delle strade per centrare l’obiettivo e tra queste vi è appunto l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica ai soggetti finora esclusi e quindi a coloro che hanno optato per il regime forfettario. Nella Relazione è sottolineato che le misure da adottare mirano alla tax compliance (migliorare gli adempimenti spontanei dei contribuenti nei confronti del fisco) e a migliorare i controlli.

Perché si pensa proprio all’estensione dell’obbligo di fattura elettronica per i forfettari?

La risposta a questa domanda è molto semplice. Tale scelta potrebbe dare un input davvero notevole al contrasto all’evasione fiscale perché le partite IVA in regime forfettario in Italia sono 1,8 milioni. Di queste attualmente solo il 10% ha adottato volontariamente l’e-fattura. C’è quindi un’elevata fetta di soggetti che viene sottoposta a “controlli” tradizionali e che potrebbe sfuggire al fisco.

Nella premessa del testo si sottolinea che l’incentivazione dei pagamenti elettronici non offre risultati adeguati anche perché rappresenta un costo per lo Stato (attraverso i piani cashback). Giudizio positivo invece per la lotteria degli scontrini. Dal paragrafo 1 della Relazione si evince che ottimi risultati al contrasto all’evasione fiscale derivano dall’introduzione dal 2019 dell’obbligo di fatturazione elettronica.

Proprio il fatto che nella Relazione siano stati sottolineati tali dati ci convince che si andrà ben presto verso l’introduzione dell’obbligo di fattura elettronica per i forfettari. Come già sottolineato deve essere adottato un atto di modifica della disciplina attuale, quindi un atto normativo, che probabilmente vedrà la luce dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, a quel punto ci sarà un periodo transitorio per l’entrata in vigore, necessario per far in modo che le partite IVA adottino gli strumenti idonei a fatturare elettronicamente. Le due date più probabili restano il 1° luglio 2022 e il 1° gennaio 2023.

Costi della fatturazione elettronica per i forfettari obbligatoria e tempistiche

Come ormai sanno tutti coloro che hanno aderito al regime forfettario, il 17 dicembre 2021 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la decisione del Consiglio che autorizza l’Italia a estendere l’obbligo di fatturazione elettronica e ad applicarlo anche a soggetti finora esclusi, cioè coloro che appunto adottano il regime forfettario, minimi e associazioni sottosoglia. Naturalmente questo si traduce in nuovi adempimenti e sappiamo che ai nuovi adempimenti sono solitamente correlati dei nuovi costi. Cerchiamo quindi di capire quale potrebbero essere i costi della fatturazione elettronica per i forfettari che potrebbe diventare obbligatoria già da quest’anno.

Tempi previsti per l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari

La prima cosa da sottolineare è che attualmente, siamo al 13 gennaio 2022, non c’è ancora l’obbligo di fatturazione elettronica per chi aderisce, o ha derito, al regime forfettario. Possiamo ipotizzare un’entrata in vigore nei prossimi mesi, si dovrà prima procedere a un atto normativo che vada a modificare il decreto legislativo 127 del 2015. Naturalmente tale atto dovrà prevedere un termine congruo entro il quale adeguarsi, almeno 30 giorni. Solo da quel momento ci sarà l’obbligo di fatturazione elettronica.

Gli scenari più probabili sono però un avvio da gennaio 2023 in modo da coprire un intero anno solare e non cambiare regime di fatturazione in corso d’anno. In alternativa luglio 2022 in modo da dare comunque un giusto termine per adeguarsi partendo così dal terzo trimestre che comunque sarebbe scomodo. Infine, vi è la possibilità di una partenza dal primo aprile 2022, ma appare poco probabile. Naturalmente chi vuole anticipare e adeguarsi già, è libero di farlo. Vediamo però quali sono i costi per la fatturazione elettronica dei forfettari che potrebbe dover sostenere un professionista.

Come procedere alla fatturazione elettronica per i forfettari

Per delineare i potenziali costi per la fatturazione elettronica dei forfettari obbligatoria è bene capire quali sono le possibili modalità per operare. Per poter utilizzare la fatturazione elettronica che consente di trasmettere le fatture in formato Xml attraverso il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate ci sono tre possibili strade. La prima è utilizzare il servizio di invio predisposto dall’Agenzia delle Entrate e il modello Xml messo a disposizione. In questo caso il servizio è completamente gratuito e di conseguenza l’uso della fatturazione elettronica da parte di chi è in regime forfettario potrebbe essere particolarmente economico e ridurre anche i costi relativi al commercialista. Si tratta però di una soluzione base che potrebbe far cadere in errore chi è poco pratico.

La seconda soluzione, perfetta per chi vuole essere sicuro di non commettere alcun tipo di errore, è affidarsi a un professionista,  il commercialista, e quindi delegare a lui il compito di gestire la fatturazione elettronica. In questo caso i costi dipendono dal volume d’affari del professionista/impresa in regime forfettario. In genere oscillano tra i 500 euro e i 1.000 euro annuali per la gestione della fatturazione elettronica di una piccola attività ( il regime forfettario è comunque rivolto alle piccole attività). Il vantaggio di questa soluzione è la certezza di non commettere errori anche se si dovrà avere un rapporto costante con il commercialista inviandogli tutti i dati delle varie operazioni, potrebbe essere semplice per chi nell’arco di un anno compie poche operazioni, mentre per chi magari emette molte fatture di importi ridotti, potrebbe essere pesante.

Costi della fatturazione elettronica per i forfettari obbligatoria con software gestionali

Infine, la soluzione che potrebbe essere definita intermedia è utilizzare un software gestionale per la fatturazione elettronica. I software attualmente disponibili per la fatturazione elettronica sono numerosi, alcuni sono ad elevata personalizzazione quindi l’utente entra nell’interfaccia e trova la fattura pre-compilata in molte sue parti, con le idonee diciture che l’utente può inserire in base alla tipologia di attività, altri sono molto più semplici e quindi richiedono un maggiore impegno dell’utente al fine di evitare errori.

Quali sono i costi di un software gestionale per la fatturazione elettronica per le partite IVA con regime forfettario? Naturalmente la fascia di costi è varia, cioè non c’è un prezzo unico. Il costo di un software per la fatturazione elettronica dei forfettari oscilla dai 29 euro +IVA l’anno ai 50 euro +IVA l’anno. La scelta dovrebbe essere fatta non pensando esclusivamente al costo, ma anche alle proprie abilità, alla possibilità di personalizzazione e quindi attraverso l’uso di programmi che consentano di avere un modello pre-compilato in cui inserire esclusivamente i prezzi fatturati, la data e i dati del destinatario.

Ricordiamo che nel momento in cui dovesse entrare in vigore l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari, non vi sarebbe solo l’obbligo di emettere fatture in formato Xml da inviare tramite il Sistema di Interscambio, ma anche l’obbligo di ricevere le fatture elettroniche con questo sistema e di conservarle digitalmente attraverso il sistema sistema di conservazione SOGEI fornito dall’Agenzia delle Entrate.

Per conoscere nel dettaglio come redigere una fattura elettronica è possibile leggere la guida: Fattura elettronica: come emetterla se si è una partita IVA forfettaria.

Fattura elettronica, come la riceve una partita Iva a regime forfettario?

Tante le domande relative alla ricezione della fattura elettroniche da parte delle partite Iva a regime forfettario. Devono riceverle obbligatoriamente? Oppure possono scegliere una via alternativa? Il quesito si crea soprattutto quando il fornitore della partite Iva a regime forfettario è obbligato a utilizzare la fattura elettronica. E dunque quella che il soggetto a regime forfettario riceve è una fattura elettronica, anche se non è ancora obbligato ad adottare questa formula. Risulta pertanto necessario distinguere se la partita Iva a regime forfettario abbia adottato il formato elettronico di fatturazione oppure stia utilizzando ancora la fatturazione tradizionale e cartacea.

Partita Iva a regime forfettario senza fattura elettronica: come riceve i documenti?

La partita Iva a regime forfettario non è obbligata a ricevere le fatture elettroniche. La conferma è arrivata anche dall’Agenzia delle entrate in risposta a una Faq. Pertanto la partita Iva ha a disposizione quattro modalità per ricevere la fattura dal proprio fornitore, la prima delle quali prevede di continuare a utilizzare il documento nel formato cartaceo o in pdf.

Partita Iva a regime forfettario che non aderisce alla fatturazione elettronica: ricezione cartacea o in pdf

La partita Iva a regime forfettario che non aderisce alla fatturazione elettronica può ricevere le fatture dai fornitori in modalità analogica, ovvero cartacea o in pdf. Pertanto, prima che il fornitore emetta il documento in formato elettronico è necessario comunicargli l’esonero dalla fattura elettronica e di non voler ricevere la fattura tramite indirizzo di posta elettronica certificato (pec) e nemmeno tramite il codice destinatario. In tal caso, il fornitore dovrà emettere una copia della fattura nel formato cartaceo o in pdf e consegnarlo o inviarlo al cliente.

Ricezione della fattura elettronica sul portale dell’Agenzia delle entrate o via Pec

In alternativa, anche le partite Iva a regime forfettario possono verificare e scaricare le fatture elettroniche sul portale dell’Agenzia delle entrate, all’interno della propria area riservata. Oppure, se si ha un indirizzo di posta elettronica certificata lo si può comunicare al fornitore e farsi arrivare la fattura via Pec.

Codice destinatario per le partite Iva forfettarie che non adottano la fattura elettronica

Ulteriore alternativa, anche per le partite Iva che non hanno mai adottato la fattura elettronica, è la registrazione al canale telematico dell’Agenzia delle entrate del Sistema di interscambio (Sdi). Grazie a questo canale si possono inviare e ricevere le fatture elettroniche compilandole attraverso un software dedicato. Con la registrazione si ottiene il Codice destinatario da comunicare al fornitore. In questo modo, la fattura elettronica arriva direttamente all’interno del canale scelto.

Se ricevo una fattura in formato elettronico, si è obbligati a usare sempre questa modalità?

Anche se si è scelto di utilizzare il canale telematico per l’emissione e la ricezione delle fatture elettroniche, si può continuare a utilizzare la fattura in formato cartaceo, sia in entrata che in uscita. Se si riceve la fattura in formato elettronico, si dovrà comunque conservarla in formato analogico (cartaceo o pdf pronto da stampare all’occorrenza). Lo ha specificato l’Agenzia delle entrate con la circolare 9/E del 2019.

Cosa cambia se la partita Iva forfettaria aderisce alla fattura elettronica?

Pur rimanendo al momento escluse dall’obbligo di fatturazione elettronica, le partite Iva a regime forfettario possono trovare conveniente aderire al formato elettronico. Infatti, anche se può capitare di ricevere una fattura via posta elettronica certificata oppure via email, la partita Iva deve comunque stampare e conservare la fattura.

Come conservare le fatture analogiche o elettroniche ricevute?

Si tratta di una soluzione di certo non comoda rispetto all’utilizzo definito della fattura elettronica. Per avere l’insieme delle fatture ricevute ed emesse rispetto a un soggetto, la partita Iva che ancora non ha aderito alla fattura elettronica dovrà procedere con la stampa, la conservazione e il riporto di tutte le fatture su un foglio di calcolo per calcolare i rapporti, le entrate e le uscite con un determinato soggetto.

Quali sono i vantaggi se una partita Iva aderisce alla fattura elettronica?

L’adesione alla fattura elettronica comporta dei vantaggi anche per le partite Iva a regime forfettario. Infatti, si possono ricevere, creare e inviare, e infine registrare tutte le fatture utilizzando un solo programma. Ogni qual volta se ne abbia di bisogno, si potranno consultare quelle ricevute da un determinato fornitore. La compilazione delle fatture può risultare molto più semplice salvando i propri dati e quelli di un soggetto con i quali si hanno rapporti più frequenti. In questo modo non si dovranno inserire ogni volta. Si può compilare più velocemente anche la prima nota. Infine la conservazione delle fatture risulta facilitata e non si dovrà procedere con la stampa e la conservazione cartacea.

Fattura elettronica: come emetterla se si è una partita Iva forfettaria?

Come devono emettere la fattura elettronica le partite Iva a regime forfettario? Ecco una semplice spiegazione, passo passo, che aiuta nella compilazione della fattura elettronica e nell’invio attraverso il Sistema di interscambio (Sdi) dell’Agenzia delle entrate. È importante utilizzare un software che consenta di compilare tutti i campi della fattura fino ad arrivare alla firma digitale.

Fattura elettronica partite Iva a regime forfettario: il software per la compilazione

Per compilare ed emettere una fattura elettronica è indispensabile possedere un software di fatturazione elettronica. Più precisamente, il programma consente di generare le fatture nel formato Xml, ovvero nel linguaggio richiesto dalla normativa. Il software, inoltre, consente di inviare la fattura al Sistema di interscambio dell’Agenzia delle entrate affinché il documento possa essere recapitato al destinatario. I software si possono trovare sulla rete e sono di facile utilizzo.

La compilazione della fattura elettronica: le informazioni sulla partita Iva

Nel momento in cui si ha il software, si può procedere con la compilazione della fattura elettronica iniziando dalle informazioni sulla partita Iva a regime forfettario che fa da mittente. Nei campi del software è necessario indicare il nome della ditta, ovvero la denominazione o la ragione sociale, il nome e il cognome, l’indirizzo e il numero della partita Iva. Inoltre, è necessario configurare anche il profilo di fatturazione. Ovvero bisogna indicare il regime fiscale (Rf 19 per le partite Iva forfettarie e Rf 02 per per i contribuenti minimi) e la cassa previdenziale, ovvero l’Inarcassa per gli ingegneri e gli  architetti, la cassa forense per gli avvocati e così via. Vari software permettono di impostare in automatico questi dati per non doverli inserire ogni volta che si compili una fattura.

Fattura elettronica, come inserire i dati del destinatario del documento?

Nella fattura elettronica è necessario indicare i dati del destinatario del documento, ovvero il nome della ditta o la denominazione o la ragione sociale, il nome e il cognome, l’indirizzo e il numero di partita Iva. Per l’invio della fattura elettronica è indispensabile indicare il codice destinatario (o codice univoco). Si tratta di un codice che differenzia la fattura elettronica da quella in formato cartaceo. Il codice destinatario, infatti, permette di identificare il destinatario della fattura elettronica aiutando il Sistema di interscambio a recapitarla correttamente.

Codice destinatario: che cos’è e cosa bisogna fare per averlo?

Il Codice destinatario della fattura elettronica ha sei cifre se si tratta di una impresa o di un libero professionista e sette cifre se si tratta di un ente della Pubblica amministrazione. Se la fattura elettronica è indirizzata a un soggetto privato senza partita Iva è necessario riempire il campo del Codice destinatario con sette zeri. Al suo posto va indicato il codice fiscale. Per ottenere il Codice destinatario si può richiederlo direttamente al destinatario della fattura.

Come cercare il Codice destinatario di una Pubblica amministrazione?

Oppure ricercarlo nelle banche dati: se si tratta di ente della Pubblica amministrazione ci si può servire del portale Ipa. Inoltre, se si digita la ragione sociale, il software può procedere a fare una ricerca degli altri dati. In alternativa al Codice destinatario si può indicare l’indirizzo di posta elettronica certificato (Pec). Infine, i dati immessi nella fattura si possono salvare nella rubrica del software in modo da non doverli compilare ogni volta che si deve emettere una nuova fattura.

Quali altri dati bisogna inserire nella fattura elettronica della partita Iva forfettaria?

Dopo i dati del mittente e del destinatario si procedere con i dati della singola fattura. Nel dettaglio, deve essere indicato il numero progressivo della fattura, spesso indicato in automatico dal software in base allo storico delle fatture emesse. Va inoltre indicata la data della fattura e i prodotti e i servizi. Quest’ultimo dato deve riportare le unità vendute, il prezzo e la natura dell’Iva. Anche questi dati possono essere salvati per la compilazione in automatico delle successive fatture. Infine vanno indicati i dati del pagamento.

Fattura elettronica regime forfettario, come inserire il bollo virtuale?

Tutte le fatture delle partite Iva a regime forfettario, per importi superiori a 77,47 euro, sono soggette alla marca da bollo da 2 euro. Nella fattura elettronica è possibile indicare di voler inserire il bollo virtuale indicando “sì” nel campo del “bollo virtuale”. Per ogni trimestre dell’anno, nell’area riservata del portale dell’Agenzia delle entrate, è visibile l’elenco delle fatture elettroniche emesse con il bollo virtuale. Si deve procedere al pagamento di tutte mediante l’Iban oppure compilando il modello F24. Il sistema consente di risparmiare tempo rispetto alla fattura cartacea sulla quale la marca da bollo da applicare è quella tradizionale con data dello stesso giorno o anteriore alla data di emissione del documento.

Fattura elettronica delle partite Iva a regime forfettario, quali sono le diciture obbligatorie?

Anche nella fattura elettronica delle partite Iva a regime forfettario, come in quella cartacea, è necessario inserire le diciture obbligatorie. Ovvero: “Operazione senza applicazione dell’IVA, effettuata ai sensi dell’articolo 1, commi da 54 a 89, l. n. 190 del 2014 così come modificato dalla l. n. 208 del 2015 e dalla l. n. 145 del 2018”; e “Operazione non soggetta a ritenuta alla fonte a titolo di acconto ai sensi dell’articolo 1, comma 67, l. n. 190 del 2014 e successive modificazioni”. Tali diciture possono essere memorizzate nel software della fattura elettronica in modo da ritrovarle sempre a disposizione nel momento in cui si abbia necessità di emettere un documento.

Fattura elettronica, la firma e l’invio del documento

Dopo aver compilato in ogni sua parte la fatture elettronica è necessario firmarla digitalmente e inviarla al destinatario attraverso il Sistema di interscambio (Sdi). Vari software permettono di fare entrambe le operazioni semplicemente con pochi click.