Aprire partita Iva quando si ha già un lavoro alle dipendenze: quali contributi si pagano?

Si può aprire una partita Iva quando si ha già un lavoro alle dipendenze? E quali contributi si pagano? La risposta alla prima domanda è affermativa. Per la seconda occorre verificare lo sconto sui contributi previdenziali. Si può aprire una partita Iva per svolgere una seconda attività cercando di incrementare i guadagni rispetto al lavoro che si ha alle dipendenze. E lo si può fare anche alle condizioni fiscali più vantaggiose del regime forfettario. Molto spesso è richiesto che il lavoro da autonomo non sia in concorrenza con quello svolto in azienda.

Cosa fare per aprire una partita Iva quando si ha già un lavoro alle dipendenze?

A queste condizioni, si può aprire una partita Iva sfruttando eventualmente anche i vantaggi fiscali del regime forfettario. Rispetto al lavoro alle dipendenze, con contribuzione previdenziale obbligatoria Inps, il lavoro autonomo è regolato dall’iscrizione alla Gestione separata Inps. Ed è a questa gestione che dovranno essere versati, pertanto, i contributi. Non sono previste delle esenzioni dei versamenti previdenziali. Tuttavia la percentuale dei versamenti contributivi è più bassa rispetto al caso in cui non si abbia un lavoro alle dipendenze, ma solo uno autonomo.

Qual è l’aliquota contributiva nel caso di partita Iva che ha anche un lavoro alle dipendenze?

Il caso dell’apertura di una partita Iva per svolgere un’attività autonoma è regolato dalla legge numero 335 del 1995. Al comma 26 dell’articolo 2 e successive modifiche, viene riportata la situazione nella quale ci si iscriva alla Gestione separata Inps da liberi professionisti, senza avere tuttavia una cassa previdenziale di appartenenza. In tal caso, l’aliquota contributiva della Gestione separata Inps è pari al 24 per cento, più bassa rispetto al caso in cui non si ha un lavoro alle dipendenze. Vi è, pertanto, un sconto sull’aliquota dei contributi, ma non vi è alcuna esenzione contributiva.

Quando vanno versati i contributi per le partite Iva che hanno un lavoro alle dipendenze?

Il versamento dei contributi delle partite Iva (anche a regime forfettario) che abbiano parallelamente un lavoro alle dipendenze deve effettuato mediante due acconti. Sia il primo acconto che il secondo hanno misura pari al 40% e devono essere effettuati entro le medesime scadenze riguardanti la dichiarazione dei redditi. È previsto un saldo che deve essere versato alla stessa scadenza del versamento del primo acconto.

 

Contributi previdenziali partite Iva: regole, scadenze e importi da pagare

Per i lavoratori autonomi che hanno una partita Iva per un’attività professionale o imprenditoriale vige l’obbligo di pagare i contributi all’Inps (o, in alternativa, alle Casse previdenziali di appartenenza). Lo stesso vale per i commercianti e gli artigiani, per i lavoratori dello spettacolo e gli sportivi professionisti. Quali sono le regole che i possessori di partita Iva devono seguire nei versamenti dei contributi previdenziali? E le scadenze e gli importi da pagare? Ecco una guida aggiornata per l’adempimento previdenziale dei lavoratori autonomi.

Contributi previdenziali delle partite Iva: cosa sono?

Il versamento dei contributi previdenziali dei lavoratori autonomi e possessori di partita Iva assicura gli assicurati dall’evento che non possano più esercitare la propria attività lavorativa perché non più idonei. I contributi vanno versati periodicamente e sono basati essenzialmente sul reddito prodotto nel corso della propria attività lavorativa. Quando il lavoratore autonomo non sarà più idoneo a proseguire la propria attività lavorativa, quando versato in forma di contributi previdenziali verrà restituito sotto forma di assegno temporaneo o di vitalizio.

Partite Iva, l’obbligatorietà di versare i contributi previdenziali per la pensione o per altre indennità

Essenzialmente, i contributi previdenziali versati dalle partite Iva sono spesso legati alla maturazione della pensione di vecchiaia o di altre formule di uscita anticipata dal lavoro. In ogni modo, i contributi previdenziali coprono anche altre altre indennità, come quella di maternità e l’invalidità. Il versamento dei contributi previdenziali da parte dei lavoratori autonomi è sempre obbligatorio. Tuttavia, a seconda della tipologia di attività esercitata, possono essere versati all’Inps oppure alle Casse previdenziali di appartenenza, nel caso in cui la propria attività professionale vi possa rientrare.

Cosa versano le partite Iva all’Inps di contributi previdenziali?

I contributi previdenziali che le partite Iva versano all’Inps o alle altre gestioni speciali sono chiamati “Contributi Ivs“. L’acronimo significa “invalidità, vecchiaia e superstiti”. Versano i contributi all’Inps varie categorie di lavoratori autonomi. Ad esempio, i professionisti con partita Iva ma privi di una Cassa previdenziale di appartenenza. Oppure i commercianti e gli artigiani, o gli imprenditori. Versano i contributi previdenziali all’Inps anche i lavoratori dello spettacolo e gli sportivi professionisti che appartengono alla gestione ex Enpals. Tutte le categorie hanno regole ben precise di versamento dei contributi, cosi come delle scadenze e dei criteri per la determinazione di quanto pagare.

Versamento dei contributi previdenziali all’Inps: la Gestione separata

La Gestione separata dell’Inps è la principale attività previdenziale dedicata a determinate categorie di professionisti e di lavoratori autonomi. Tutte le partite Iva hanno l’obbligo di iscriversi alla Gestione separata nel termine dei 30 giorni successivi alla data di apertura dell’attività. Lo stesso obbligo vige anche per i professionisti che esercitano una attività in maniera abituale, anche se non esclusiva. Per i professionisti, l’iscrizione alla Gestione separata dell’Inps è in alternativa a quella di una Cassa professionale previdenziale, nel caso sia prevista. Ad eccezione dei commercianti e degli artigiani, nella Gestione separata Inps non sono previsti dei contributi fissi da versare obbligatoriamente annualmente.

Partite Iva e lavoratori autonomi, quando si versano i contributi previdenziali alla Gestione separata Inps?

Partite Iva e lavoratori autonomi versano i propri contributi previdenziali a giugno e a novembre di ciascun anno. Il versamento coincide con il pagamento delle imposte, rispettando le scadenze previste dal meccanismo del saldo e dell’acconto. I versamenti previdenziali dipendono, in percentuale, dai compensi e dai redditi prodotti durante l’anno. Il massimo dei versamenti effettuabili per il 2022 è fissato in 105.014 euro. Esiste anche un minimale che consente di ottenere l’accredito di un intero anno di contributi. Per il 2022 il minimale è fissato a 16.243 euro.

Aliquote applicate per il versamento dei contributi delle partite Iva e dei lavoratori autonomi

Le aliquote applicate per il versamento dei contributi delle partite Iva e dei lavoratori autonomi sono state aggiornate per l’anno 2022. Ai professionisti con partita Iva, nono iscritti ad altre gestioni obbligatorie o risultanti pensionati è applicata l’aliquota del 26,23%; i pensionati e gli iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie versano contributi per il 24%. Nelle aliquote sono già inclusi i versamenti a titolo di assistenza pari, come gli anni scorsi, allo 0,72%. Per tutte le percentuali, l’Inps ha emesso la circolare numero 25 del 2022.

Contributi previdenziali di commercianti e artigiani: come funziona?

I contributi previdenziali versati dai commercianti e dagli artigiani si dividono in fissi e a percentuale. I contributi fissi sono determinati annualmente sul reddito minimale e sono da versare obbligatoria. Per la determinazione provvede l’Inps con circolare annuale. I contributi a percentuale si calcolano, invece, sul reddito eccedente il minimale di reddito all’anno e devono essere pagati con la stessa cadenza delle imposte. Le aliquote contributive di finanziamento dell’anno 2022 sono le seguenti:

  • il 24% per i soggetti che abbiano oltre i 21 anni di età;
  • il 22,8% per chi è sotto i 21 anni di età;
  • riduzione del 50% dei contributi per chi ha oltre i 55 anni di età e sia già pensionato.

Commercianti e artigiani, che cos’è l’aliquota previdenziale aggiuntiva dello 0,48%?

Oltre ai contributi previdenziali, si versa un’aliquota aggiuntiva fissata per il 2022 allo 0,48% che serve a finanziare gli indennizzi nei casi di cessazione delle attività commerciali. L’indennità, in questo caso, viene corrisposta nel caso in cui non siano stati raggiunti i requisiti per la pensione. Per redditi superiori ai 48.279 euro, l’aliquota è pari a un punto percentuale. Le scadenze previste per il versamento delle rate contributive sono fissate annualmente al 16 maggio, al 20 agosto, al 16 novembre e al 16 febbraio (dell’anno successivo).

Sportivi professionali e lavoratori dello spettacolo, quali contributi previdenziali si pagano all’Inps?

I lavoratori dello spettacolo e gli sportivi professionali versano i contributi previdenziali all’Inps, dopo la soppressione dell’Enpals. Sono due i fondi previsti, rispettivamente: il Fondo pensione dei lavoratori dello spettacolo (Fpls) e il Fondo pensione degli sportivi professionisti (Fpsp). La percentuale contributiva è pari al 33% delle retribuzioni minime giornaliere. Il calcolo tiene conto che una parte della percentuale previdenziale è a carico del datore di lavoro e l’altra del lavoratore. I committenti devono presentare denuncia dei contributi versati mediante modello F24.

Contributi volontari INPS 2022: quanto costano ai lavoratori?

Chi è vicino a maturare i requisiti pensionistici, ma ha perso il lavoro o semplicemente è disoccupato, ha i requisiti per accedere alla pensione, ma vuole incrementare l’importo del futuro assegno, può versare i contributi volontari. Molti si chiedono: quanto costano i contributi volontari? Vedremo ora il costo per il 2022 in base alle varie categorie di lavoratori.

In quali casi è possibile versare i contributi volontari INPS 2022?

Affinché un lavoratore possa versare contributi volontari è necessario che ci siano dei presupposti. In primo luogo è necessario avere versato almeno 5 anni di contributi, pari a 260 contributi settimanali o 60 contributi mensili. Inoltre occorre aver versato almeno 3 anni di contributi negli utili 5 anni. La contribuzione volontaria è utile a coprire buchi, ma sia chiaro, non si possono versare contributi per gli anni passati. Cioè se Tizio, ad esempio nel 2010, non ha versato i contributi, oppure ha perso alcune settimane o mesi, oggi non può decidere di versare i contributi a copertura di quel periodo.

La copertura può riguardare periodi in cui non sono stati versati fino ad un periodo antecedente rispetto a quello della domanda massimo di sei mesi. Quindi oggi si può proporre la domanda a copertura anche dei sei mesi precedenti. Non si può andare oltre. Per poter pagare i contributi volontari INPS è inoltre necessario non avere un rapporto di lavoro in corso e non essere titolari di una pensione diretta.

Quanto costa versare i contributi volontari INPS 2022?

Il costo dei contributi volontari INPS 2022 è stato reso noto con la circolare INPS 24 dell’11 febbraio 2022. L’aliquota contributiva per lavoratori ( non lavoratori agricoli) che hanno ottenuto l’autorizzazione a versare contributi volontari dopo il 31 dicembre 1995, è del 33%. Questa aliquota viene applicata sulla retribuzione minima settimanale aggiornata in base ai dati Istat sull’inflazione. Per il 2022 è previsto l’importo di retribuzione minima settimanale di 210,15 euro, naturalmente ciò deve essere moltiplicato per 52 settimane, cioè quanto è necessario maturare per avere un anno di contributi INPS. Si tratta quindi di un importo minimo di reddito di 10.927,80 su questa deve essere applicata l’aliquota del 33%. Il risultato è 3.606, 174 euro.

Questa aliquota oltre ad essere applicata ai lavoratori iscritta all’INPS, si applica anche agli iscritti delle gestioni:

  • Elettrici;
  • autoferrotranvieri;
  • telefonici;
  • fondo dipendenti delle ferrovie;
  • dirigenti ex INPDAI .

L’aliquota viene aumentata di un punto percentuale nel caso in cui i redditi dichiarati da coloro che vogliono versare contributi volontari è pari o superiore a 48.279,00 euro.

L’aliquota vista scende per coloro che hanno fatto domanda di versare i contributi volontari e sono stati autorizzati con decorrenza antecedente al 1° gennaio 1996. In questo caso l’aliquota è del 27,87%.

I contributi volontari INPS 2022 hanno un’aliquota leggermente più bassa per alcune categorie di lavoratori, infatti per i dipendenti del settore sanità e degli enti locali, per i lavoratori del settore servizi postali, telegrafici, telefonici, la stessa è fissata al 32,65%.

Costo contributi volontari INPS 2022 per partita IVA

Il calcolo è diverso per i titolari di partita IVA che versano, o hanno versato, i contributi in qualità di commercianti o artigiani. In questo caso si parte dal reddito medio degli ultimi 36 mesi di attività e si applica un’aliquota diversa in base alla categoria. La stessa è del:

  • 22,80% per gli artigiani titolari di età inferiore a 21 anni e 24% in caso di età superiore a 21 anni.
  • 23,28% per commercianti di età inferiore a 21 anni e 24,48% per commercianti età superiore a 21 anni.

Per gli iscritti alla Gestione Separata INPS il minimale su cui viene calcolato l’importo dei contributi volontari INPS è di 16.243 euro e su questo importo viene applicata un’aliquota del 25% per i professionisti senza cassa obbligatoria e del 33% per i collaboratori a progetto e altri professionisti. Di conseguenza per i primi un anno di contributi volontari costa 4.060,75 euro mentre per i secondi 5.360,28 euro .

Deve essere ricordato che i contributi volontari INPS una volta versati non possono essere recuperati. Proprio per questo prima di presentare al domanda è bene calcolare in modo attento se è davvero necessario e utile versarli.

Per informazioni sulle rare ipotesi in cui è possibile ottenere la restituzione dei contributi versati, leggi l’articolo: Contributi volontari INPS: si può chiedere la restituzione?

ISCRO 2022 autonomi: quali importi? L’INPS aggiorna importi e limiti

La legge di Bilancio 2021 ha introdotto l’ISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa). L’obiettivo era far in modo che anche i lavoratori di questa categoria potessero avere aiuti per far fronte alla diminuzione di entrate a causa dell’emergenza Covid. La stessa può essere fruita da lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS. Sono però previste delle condizioni reddituali per poter accedere e l’INPS con la Circolare 26 del 16 febbraio 2022 ha reso noti i nuovi importi e i limiti di reddito per poter accedere all’ISCRO 2022. Ecco tutte le precisazioni.

Nuovi importi ISCRO 2022

La variazione introdotta con la circolare INPS 26 del 16 febbraio è determinata dall’inflazione che come sappiamo ha ricominciato la sua corsa, questo ha portato a un innalzamento della soglia di reddito entro la quale si può beneficiare del contributo ISCRO 2022 e degli importi che si possono ottenere.

I nuovi importi ISCRO 2022 sono:

Per poter accedere alle prestazioni ISCRO è necessario non superare il limite di reddito di 8.299,76 euro (per il 2021 il limite da non superare era 8.145 euro).

Per quanto invece riguarda gli importi che si possono percepire, il minimo è di 254,75 euro, per il 2021 era 250 euro. L’importo massimo di cui si può beneficiare mensilmente è di 815,20 euro, mentre nel 2021 era di 800 euro.

Rispetto al limite reddituale da non superare devono essere fatte delle precisazioni. Il limite di 8.229,76 euro è riferito esclusivamente al reddito prodotto da lavoro autonomo e in particolare per attività professionale individuale, partecipazione a studi associati, attività in regime forfettario. Questo implica che un’eventuale, ad esempio, rendita fondiaria, non andrebbe ad incidere su questo limite.

Parametri per accesso all’ISCRO 2022

Non cambiano invece gli altri parametri per accedere all’ISCRO 2022. In particolare, possono accedere solo soggetti iscritti alla Gestione Separata INPS, che non siano assistiti da altri regimi previdenziali obbligatori e non ricevano trattamenti pensionistici. Per poter accedere all’ISCRO 2022 è necessario anche non essere percettori di reddito di cittadinanza.

Affinché si possa ottenere contributo (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa) è necessario verificare la perdita registrata nell’anno antecedente rispetto a quello in cui viene presentata la domanda, la stessa deve essere almeno del 50% rispetto ai 3 anni precedenti.

Per poter accedere alla prestazione è necessario inoltre:

  • essere in regola con il pagamento dei contributi e quindi avere un DURC;
  • aver aperto la partita IVA da almeno 4 anni (unico modo per controllare i redditi).

Per conoscere quanto tempo occorre per ottenere il DURC online, leggi l’articolo DURC Online: entro quanto tempo dalla richiesta viene rilasciato?

Come presentare la domanda ISCRO 2022?

La domanda per accedere all’ISCRO 2022 può essere presentata online sul sito dell’INPS, accedendo con le credenziali SPID, CIE e CNS. In alternativa può essere presentata attraverso il contact center INPS 803 164 da telefono fisso e 06 164 164 da mobile.

I redditi prodotti, nel caso in cui non siano già in possesso dell’INPS devono essere autocertificati, naturalmente potrebbero esservi dei controlli successivi.

Come viene si calcola il contributo ISCRO 2022?

Nel caso in cui l’accesso al beneficio dell’ISCRO sia ammesso, il contributo sarà erogato per 6 mesi. L’importo viene determinato in misura del 25 per cento, su base semestrale, dell’ultimo reddito dichiarato all’Agenzia delle Entrate. Se l’ultimo reddito è di 5.000 euro, questo viene diviso per 2 (base semestrale). Il risultato viene moltiplicato per 25%. Di conseguenza 2.500:100= 25; 25x 25= 625. Si è già detto che comunque l’importo massimo non può superare 815,20 euro, mentre l’importo minimo non può essere inferiore a 254,75 euro.

Infine, occorre ricordare che la normativa prevede che l’ISCRO non possa essere usufruita più di una volta nell’arco del triennio 2021, 2022 e 2023.

Gestione Separata INPS: come vengono accreditati i contributi?

I professionisti non iscritti a un albo professionale, e quindi a una cassa previdenziale specifica, sono tenuti a versare i contributi alla Gestione Separata INPS, molti si chiedono: come vengono accreditati i contributi alla Gestione Separata INPS?

La disciplina prevista per accreditare i contributi alla Gestione Separata INPS

Sappiamo tutti che per maturare il diritto alla pensione è necessario versare i contributi e che un anno di contributi corrisponde a 52 settimane con contratto full time. Diventa però difficile determinare il valore dei contributi quando si tratta di professionisti che non hanno un contratto che prevede un numero di ore specifico di lavoro. In questo caso occorre tenere in considerazione il reddito prodotto cercando di determinare una sorta di tariffa che faccia maturare diritti mensili. Ricordiamo che i contributi alla Gestione Separata INPS sono pagati in percentuale al reddito prodotto.

La prima norma a cui far riferimento è la legge 335 del 1995 che all’articolo 2 comma 29 prevede che il lavoratore iscritto alla Gestione Separata INPS ha diritto all’accreditamento dei contributi mensili relativi a ciascun anno solare a cui si riferisce il versamento. La  base su cui effettuare il calcolo è la stessa utilizzata per il calcolo delle imposte dul reddito.

Affinché però sia accreditato l’intero mese è necessario che l’importo corrisposto non sia inferiore al minimale di reddito previsto dall’articolo 1 comma 3 della legge 233 del 1990. Il comma stabilisce che “Il livello minimo imponibile ai fini del versamento dei contributi previdenziali dovuti alle gestioni di cui al comma 1 da ciascun assicurato e’ fissato nella misura del minimale annuo di retribuzione che si ottiene moltiplicando per 312 il minimale giornaliero stabilito, al 1 gennaio dell’anno cui si riferiscono i contributi”.

Il minimale e il massimale contributivo

Facendo l’esempio concreto, il minimale contributivo previsto per il 2022 è di 15.953 euro, mensilmente 1.329,42 €. Versando i contributi corrispondenti a tale reddito, si ottiene l’accreditamento di un anno di contributi INPS . Tali importi variano di anno in anno in base all’inflazione, le revisioni sono normalmente fatte dall’INPS. Nel caso in cui si maturi un importo inferiore, le somme vengono accreditate in proporzione alla somma versata a partire dall’inizio dell’anno solare. Questo implica che può capitare di lavorare per 12 mesi, ma maturare contributi corrispondenti a un periodo inferiore, ad esempio 10 mesi. Tali 10 mesi vanno poi sommati ai mesi accumulati in precedenza e in futuro ai fini della maturazione dei diritti previdenziali e assistenziali.

La normativa prevede anche che, nel caso in cui il contribuente riceva redditi superiori al minimale, basteranno solo una parte dei mesi dell’anno per maturare il requisito contributivo annuale. Nella Gestione Separata INPS è inoltre previsto un massimale contributivo, lo stesso subisce modifiche di anno in anno, attualmente 103.055 euro. Raggiunta tale somma, il contribuente non è più tenuto al versamento dei contributi alla Gestione Separata INPS.

Se nello stesso anno sono instaurati anche altri rapporti di lavoro subordinato o che danno diritto all’iscrizione in gestioni speciali, i redditi non sono cumulati e gli assicurati hanno massimali distinti.

Quanto occorre versare per avere l’accreditamento di un anno di contributi?

Dobbiamo ricordare che la Gestione Separata INPS prevede diverse aliquote contributive a seconda della situazione del singolo soggetto. Vedremo ora quanto spetta versare come contributi INPS al fine di avere l’accreditamento di un anno di contributi.

Le aliquote sono:

  • 34,23% per i professionisti non assicurati presso altre forme pensionistiche e che hanno diritto a percepire la DIS-COLL. Costoro dovranno versare € 5.460,71 per avere l’accreditamento di un anno di contributi alla Gestione Separata INPS;
  • 33,72% per collaboratori e figure assimilate non iscritti ad altre gestioni pensionistiche e che non versano la maggiorazione DIS-COLL, in questo caso il versamento per veder accreditato un anno di contributi è 5.379,35 ;
  • 25,98% per professionisti non assicurati ad altre forme pensionistiche obbligatorie, in questo caso il contributo minimo è € 4.144,59;
  • 24% per professionisti che siano titolari di pensione o con altra tutela pensionistica obbligatoria. Il contributo previsto è di € 3.828,72.

Se vuoi sapere se devi iscriverti alla Gestione Separata INPS, leggi l’articolo: Gestione Separata INPS: chi deve iscriversi?

Per ulteriori approfondimenti: Pensione Gestione Separata INPS: misure, requisiti e particolarità

 

Sostegno alla maternità per le lavoratrici autonome e legge di bilancio

La legge di bilancio per il 2022 all’articolo 69 prevede un’estensione della maternità riconosciuta alle lavoratrici autonome. La misura di sostegno alla maternità per le lavoratrici autonome prevede però condizioni e limiti.

Estensione dell’assegno di maternità per le lavoratrici autonome

La legge di bilancio per il 2022 prevede la possibilità di ottenere un’estensione dell’assegno di maternità per le lavoratrici autonome per un periodo di 3 mesi a seguire il periodo di maternità che ha la durata di 5 mesi (come per le lavoratrici dipendenti). Solitamente per questo ulteriore periodo il decreto legislativo 151 del 2001 prevede  un importo del 30% rispetto alla retribuzione tabellare per le varie categorie. La legge di bilancio consente però di avvalersi del periodo di astensione facoltativa a condizioni migliori per le donne che hanno redditi particolarmente bassi.

La norma è rivolta a:

  • lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata INPS (articolo 64 decreto legislativo 151 del 2001);
  • coltivatrici autonome, artigiane e commercianti (art 66 d.lgs 151/2001);
  • libere professioniste con cassa privata (art. 70 d.lgs 151/200).

Tale misura non è però diretta a tutte le donne lavoratrici, ma esclusivamente a quelle che nell’anno precedente rispetto a quello di inizio della maternità abbiano dichiarato un reddito non superiore a 8.145 euro . Si tratta di una soglia davvero bassa, cioè inferiore a 1.000 euro mensili e di conseguenza saranno poche a poterne beneficiare. Emerge da questa misura che si tratta più che altro di un sostegno al reddito per chi vive nella fascia della soglia di povertà.

A quanto ammonta il sostegno alla maternità per lavoratrici autonome?

Deve essere sottolineato che vi sono delle differenze tra lavoratrici autonome facenti parti della Gestione Separata INPS e le altre categorie. Infatti per coltivatrici dirette, artigiane, professioniste e commercianti l’indennità di maternità ha una misura di 1000- 1200 euro (euro 33,90 al giorno per coltivatrici; 38,10 euro al giorno per le artigiane e le commercianti, per le professioniste dipende dalla cassa di appartenenza). Non è così per le iscritte alla Gestione Separata INPS. Per questa categoria l’assegno di maternità viene calcolato tenendo in considerazione i redditi prodotti (80% di quanto percepito).

Questo vuol dire che, per chi ha un reddito inferiore a 8.145 euro annui, si tratta di una somma pari all’incirca a 543 euro al mese e visto che la norma stabilisce che la misura del sostegno alla maternità ulteriori rispetto al periodo di astensione viene calcolato con le stesse regole dell’assegno di maternità, si ricava che le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS hanno comunque un trattamento deteriore rispetto alle altre categorie di lavoratrici autonome.

Per saperne di più sul congedo di maternità, leggi l’articolo: Congedo di maternità: come funziona per dipendenti e per autonomi

Partita Iva, cosa fare in caso di lavoro extra del dipendente statale

Come deve comportarsi un dipendente del pubblico impiego, assunto con contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno, nel caso in cui dovesse svolgere delle attività extra? Le norme impediscono al lavoratore statale di aprire partita Iva. Ma spesso capita di svolgere lavori extra per i quali il lavoratore non deve far richiesta di autorizzazione all’ente pubblico. Rientrano in queste attività, ad esempio, lo svolgimento di lezioni tecniche o quelle di tenere dei corsi via web.

Apertura partita Iva e prestazioni lavorative entro i 5 mila euro annui

Non potendo aprire la partita Iva, il dipendente del pubblico impiego potrebbe ricorrere alla prestazione occasionale. Emerge, in ogni modo, la necessità di conoscere qual è il volume di compensi che il lavoratore percepisce all’anno per l’attività occasionale. Infatti, determinati obblighi fiscali derivano dal superamento del tetto dei 5 mila euro all’anno.

Attività occasionali extra lavorative, quando bisogna iscriversi alla Gestione separata dell’Inps?

Ai fini dell’obbligo di apertura della partita Iva, in questo caso il superamento dei 5 mila euro risulta irrilevante. Infatti, la condizione per l’apertura della partita Iva è il carattere di abitualità di svolgimento di una certa attività. Se il dipendente del pubblico impiego, con le attività extra lavorative, non dovesse superare il tetto dei 5 mila euro annui, allora può essere esonerato rispetto all’obbligo di iscriversi alla Gestione separata dell’Inps.

Cosa avviene se con dei lavori si superano i 5 mila euro di compensi?

L’obbligo di iscrizione alla Gestione separata dell’Inps sussiste, invece, nel caso in cui dall’attività autonoma ne derivi un volume di compensi che superino i 5 mila euro annui. Con l’iscrizione alla gestione separata, infatti, chi svolge attività occasionali dovrà versare i contributi previdenziali.

Come si calcolano i contributi previdenziali nella Gestione separata Inps?

Per l’iscrizione alla Gestione separata Inps l’obbligo di versamento dei contributi previdenziali sussiste per un terzo in capo a chi svolge l’attività. I restanti due terzi competono a chi ha commissionato l’attività stessa. Tuttavia, il versamento sussiste solo sulle somme che eccedono i 5 mila euro. Nel caso in cui l’attività occasionale viene svolta con la cessione dei diritti di autore non vi sono limiti di compensi e sulle somme non sono soggette ai contributi.

Esonero contributivo: su cosa viene applicato per rate e acconti di artigiani, commercianti e professionisti

Come funziona l’esonero parziale dei contributi, la cui domanda scade il 30 settembre 2021? Lo sconto sui contributi spetta nel limite massimo per ogni partita Iva di 3 mila euro su base annuale. Tuttavia, l’esonero va riparametrato su base mensile tanto per i lavoratori autonomi e professionisti, quanto per gli artigiani e i commercianti.

Esonero dei contributi previdenziali: cosa prevede la misura?

La legge di riferimento che ha previsto l’esonero parziale dei contributi per i lavoratori autonomi e i professionisti è la legge numero 178 del 2020. Il decreto di attuazione della legge 178 del 2020 è quello interministeriale del 17 maggio 2021. Il provvedimento dispone i meccanismi per avvalersi dell’esonero contributivo. Regole fondamentali per accedere allo sconto sui contributi sono quelle che prevedono la regolarità contributiva e l’esclusione dei percettori di pensione diretta e degli autonomi che abbiano anche un contratto di lavoro subordinato.

In che modo avviene l’esonero contributivo?

L’esonero contributivo dei lavoratori autonomi concerne la possibilità accordata agli iscritti alle gestioni previdenziali di non versare la contribuzione previdenziale relativa all’anno 2021. Tuttavia, l’applicazione dello sconto dei contributi segue meccanismi diversi a seconda che si tratti di artigiani e commercianti o di liberi professionisti iscritti alla Gestione separata Inps o ad altre forme previdenziali.

I contributi oggetto di esonero vengono accreditati come contributi figurativi

I contributi oggetto dell’esonero e, dunque, non versati, saranno accreditati figurativamente sull’estratto conto del lavoratore autonomo. Tuttavia, ai fini della possibilità di esonero, è necessario che il lavoratore autonomo versi la quota parte della contribuzione obbligatoria che non rientra nello sconto dei contributi.

Esonero contributivo di artigiani e commercianti, l’agevolazione vale per le rate del 2021

Per gli artigiani e i commercianti lo sconto sui contributi riguarda il minimale previsto dalla legge numero 233 del 1990. L’esonero, dunque, si applica sui contributi oggetto della tariffazione annuale del 2021, con scadenza fissata al prossimo 31 dicembre. L’esonero va applicato al netto delle altre agevolazioni o riduzioni della previdenza obbligatoria, di competenza del periodo di riferimento dello sconto stesso.

Quali rate rientrano nell’esonero contributivo di artigiani e commercianti?

Le rate che rientrano nell’esonero contributivo degli artigiani e dei commercianti sono la prima, la seconda e la terza del 2021. Dunque, lo sconto si applica solo per gli importi dovuti nel 2021 purché la scadenza del pagamento avvenga entro il 31 dicembre prossimo. Non rientra nell’esonero, pertanto, la contribuzione relativa al 2021 ma con scadenza di versamento susseguente al 31 dicembre 2021.

Quale contribuzione è esclusa dall’esonero contributivo 2021?

E dunque, la quarta rata 2021, con scadenza fissata al 16 febbraio 2022, risulta esclusa dall’esonero contributivo. Non sono da conteggiare nemmeno, ai fini dello sconto contributivo, gli importi di competenza degli anni precedenti.

Esonero contributivo dei liberi professionisti: come funziona?

Diverse sono le regole dello sconto sui contributi per i professionisti iscritti alla Gestione separata Inps. A differenza degli artigiani e dei commercianti, i professionisti non versano la contribuzione su quattro rate annuali, ma su due acconti e saldo nell’anno susseguente agli acconti. L’esonero contributivo, dunque, per i professionisti riguarda i contributi complessivi dovuti in acconto per il 2021.

Aliquote previdenziali applicate ai professionisti per l’anno 2021

L’aliquota di riferimento della contribuzione dei professionisti iscritti alla Gestione separata Inps è pari, per l’anno in corso, al 25,98%. Per i professionisti appartenenti ad altre forme di contribuzione previdenziale obbligatoria, lo sconto sui contributi si applica per quelli dovuti in acconto per l’anno in corso e calcolati con l’aliquota del 24%.

Come si applica l’esonero dei contributi per gli autonomi professionisti?

L’esonero dei contributi per i lavoratori autonomi professionisti riguarda i contributi dovuti a titolo di acconto nell’anno di imposta 2021. Tali acconti sono quelli in scadenza entro il 31 dicembre 2021, calcolati su quanto dichiarato nell’anno di imposta 2020. Pertanto, l’applicazione dello sconto sui contributi, nel limite di 3 mila euro, riguarda il primo e il secondo acconto 2021.

Scontro sui contributi, chi sono i lavoratori autonomi esclusi?

Rimangono esclusi dalla misura dello sconto dei contributi i professionisti titolari di rapporto subordinato e i titolari di pensione diretta. In particolare per gli autonomi che abbiano anche un rapporto di lavoro subordinato l’esonero non spetta nei mesi coincidenti con l’attività autonoma che dà diritto allo sconto stesso.

 

Sconto sui contributi partite Iva: come si invia la domanda dal sito Inps

Come si invia la domanda all’Inps per lo sconto dei contributi a favore delle partite Iva entro il 30 settembre 2021? L’istanza deve seguire una procedura ben precisa e l’Inps ha messo a disposizione dei modelli specifici per ogni singola gestione che deve essere compilata.

Avvertenze sulla presentazione della domanda di accesso esonero parziale contributi

L’esonero parziale dei contributi per le partite Iva e i lavoratori autonomi ha come limite massimo individuale 3mila euro da riparametrare e applicare su base mensile. Ne consegue che la domanda deve essere inoltrata verso un solo ente previdenziale e per una sola formula di previdenza obbligatoria. Pertanto, è consentita la registrazione per una sola previdenza gestita dall’Istituto di previdenza. Il richiedente, nell’istanza, deve dichiarare di non aver già presentato ulteriori domande di esonero ai sensi della misura prevista dal decreto interministeriale del 17 maggio 2021.

Come controllare l’accoglimento della domanda di esonero contributi?

È altresì importante far riferimento alla comunicazione Inps numero 2761 del 19 luglio 2021. Le partite Iva e gli autonomi che presenteranno istanza per l’esonero parziale dei contributi potranno seguire anche l’andamento dell’istanza. Infatti, è possibile verificare l’esito dei controlli e l’accoglimento della domanda accedendo dal sito Inps al proprio Cassetto previdenziale. La sezione da selezionare è proprio quella relativa all’esonero contributivo in questione. L’accoglimento della domanda, inoltre, comporta anche la comunicazione da parte dell’Inps dell’importo residuo da versare.

Come si presenta la domanda per l’esonero dei contributi di partite Iva e autonomi?

Partite Iva e autonomi dovranno seguire diversi percorsi, sul sito dell’Inps, per poter inoltrare la domanda di esonero dei contributi. In particolare:

  • per la Gestione speciale degli artigiani e dei commercianti è necessario accedere al “Cassetto previdenziale per Artigiani e commercianti” e, successivamente, alla sezione “Esonero contributivo articolo 1, comma 20-22 bis legge 178 del 2020”;
  • per gli autonomi iscritti alla Gestione speciale autonoma dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri, il percorso da seguire passa da “Cassetto lavoratori autonomi Agricoli” a “Comunicazione bidirezionale”.

Professionisti della Gestione separata Inps: invio domanda esonero contributi

I professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps, invece, dovranno procedere accedendo al “Cassetto Previdenziale Liberi Professionisti”, poi “Domande Telematiche” e, infine, “Esonero contributivo legge 178 del 2020”.

 

Partite Iva, la domanda all’Inps sullo sconto dei contributi va presentata entro il 30 settembre

La domanda all’Inps per lo sconto sui contributi delle partite Iva va presentata entro il 30 settembre 2021 a pena di decadenza. L’esonero parziale è applicabile nel tetto massimo individuale di 3.000 euro all’anno, con applicazione su base mensile. Inizialmente il termine per la presentazione della domanda era stato fissato al 31 luglio scorso dal decreto interministeriale numero 17 maggio 2021. L’Inps, con messaggio numero 2761 del 29 luglio 2021, ha posticipato la scadenza a fine settembre.

Autonomi e professionisti, chi può richiedere l’esonero contributivo?

La richiesta di esonero contributivo può essere fatta dai lavoratori autonomi e dai professionisti, iscritti alle gestioni previdenziali. Nel dettaglio, possono accedere alla misura:

  • gli artigiani, i commercianti, i coltivatori diretti coloni e mezzadri, e gli iscritti alla gestione separata come professionisti;
  • i lavoratori soci di società e i professionisti di uno studio associato;

Per queste due categorie l’esonero riguarda la contribuzione previdenziale di competenza del 2021, da versare con rate o acconti in scadenza al 31 dicembre 2021.

Esonero dei contributi dei professionisti, medici e infermieri

Possono presentare domanda di esonero contributivo anche i professionisti iscritti alle gestioni previdenziali secondo quanto prevedono i decreti legislativi numero 509 del 1994 e numero 103 del 1996 per i contributi da versare relativi all’anno di competenza 2021 in rate o acconti scadenti nell’anno in corso. La misura riguarda anche i medici, gli infermieri e altri operatori sanitari richiamati dalla legge numero 3 del 2018. Per la categoria dei professionisti sanitari, già collocati in pensione, l’esonero contributivo riguarda incarichi di lavoro autonomo o di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.). L’applicazione dell’esonero riguarda la contribuzione dell’anno in corso da versare per acconti o rate entro fine 2021.

Esonero contributivo partite Iva, a chi si presenta la domanda

La domanda si presenta agli enti previdenziali interessati. Per gli iscritti alle Casse professionali la scadenza è fissata al 31 ottobre 2021. Nella domanda devono essere inserite varie dichiarazioni sotto la responsabilità del richiedente. Il richiedente deve dichiarare che, nel periodo oggetto di esonero, non deve aver avuto un contratto di lavoro subordinato. Fa eccezione il contratto di lavoro intermittente senza diritto all’indennità di disponibilità. La domanda non deve essere stata presentata per la stessa finalità presso un’altra forma di previdenza obbligatoria.

Requisiti di pensione e di reddito ai fini della domanda di esonero contributivo

Tra i requisiti richiesti all’atto della domanda e da sottoscrivere ai fini dell’esonero contributivo, vi è l’assenza di titolarità di pensione diretta. Fa eccezione l’assegno ordinario di invalidità e ogni altro emolumento disposto dagli enti di previdenza obbligatoria a integrazione del reddito a titolo di invalidità. Inoltre, tra i requisiti fondamentali per la richiesta di esonero contributivo rientra il reddito: in particolare, quello complessivo del 2019 non deve aver superato i 50mila euro.

Richiesta dei liberi professionisti iscritti alla Gestione separata Inps

I liberi professionisti iscritti alla Gestione separata Inps o alla gestione dei commercianti non obbligati al minimale contributivo devono dichiarare di aver percepito redditi negli anni di imposta del 2019 e 2020 e devono indicarne l’importo. Gli stessi devono quantificare la contribuzione relativa all’anno di imposta del 2021.

Sconto contributi: il richiedente deve essere in regola con i contributi

Spetta, a tutti i richiedenti, dichiarare sotto la propria responsabilità di essere in regola con il versamento della contribuzione previdenziale obbligatoria. Chi presenta domanda, tra le dichiarazioni deve sottoscrivere il “Quadro temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza Covid-19” presente nella sezione 3.1. Nel dettaglio, il richiedente non deve aver oltrepassato l’importo individuale degli aiuti concedibili.