Workshop a Sabaudia per le associazioni del CoLAP

Con l’approvazione della legge sulle professioni, fortemente voluta e finalmente ottenuta, CoLAP, il Coordinamento Libere Associazioni Professionali, ha deciso di rifondarsi e, per farlo, ha organizzato un workshop alla quale interverranno oltre 80 presidenti e delegati delle associazioni rappresentate dal coordinamento e che si terrà a Sabaudia l’8 e il 9 febbraio.

Giuseppe Lupoi, presidente del CoLAP, ha ritento opportuno, alla luce delle novità portate dall’approvazione della legge, riflettere su un rinnovamento, anche se, per citare le sue parole, “il ruolo del CoLAP non finisce con l’approvazione di questo quadro normativo piuttosto oggi il nostro contributo diventa ancora più determinante. Con la legge le associazioni e le forme aggregative, quali il CoLAP, assumono rilievo giuridico ed è nostro compito lavorare affinché si garantisca la corretta applicazione del provvedimento”.

E anche le associazioni hanno ancora una valenza importante, perché, la legge conferisce loro il compito, importantissimo, di tutelare i consumatori riconoscendo loro il compito di rilasciare l’attestazione di qualificazione professionale ai propri iscritti.

Conferma Lupoi:”L’adesione ad una associazione ed l’ottenimento dell’attestato di qualificazione diviene oggi un parametro di confronto qualitativo fondamentale tra chi è dentro e chi è fuori dal nuovo sistema di qualificazione professionale. Con la legge le associazioni diventano l’anima delle professioni. Soltanto iscrivendosi ad una associazione si offre all’utente la garanzia sul grado di specializzazione, di aggiornamento e formazione continua dei professionisti, contribuendo a mantenere alta l’asticella della qualità”.

La nuova ed impegnativa “mission” del CoLAP riguarda la strutturazione e lo sviluppo del sistema professionale associativo: “Il lavoro di Sabaudia si propone di gettare le basi per le attività future del CoLAP. I lavori sono organizzati in 5 workshop dove si affrontano temi quali la legge e la sua interpretazione, le relazioni istituzionali, la deontologia del sistema associativo, il sistema di vigilanza ed i servizi per gli associati”.

Vera MORETTI

Quella legge s’ha da fare

di Davide PASSONI

L’Italia è il Paese del sole, dei campanili e delle… professioni. Non che non lo sapessimo, ma con il tour che Infoiva ha intrapreso durante la settimana attraverso il mondo delle professioni cosiddette “non regolamentate”, ne abbiamo avuto l’ulteriore conferma. Professionisti che guardano con diverso interesse e differenti punti di vista alla legge di riforma delle professioni che entro l’anno dovrebbe avere il via libera dal parlamento.

Un universo variegato, con le istanze più diverse, che si possono però riunire sotto l’auspicio che il presidente del CoLAP, Giuseppe Lupoi, ha espresso a Infoiva: “Dignità e status ai professionisti non regolamentati“. Ci sono associazioni come Adico i cui associati, dai direttori commerciali ai direttori marketing, sono manager d’azienda, operano in un contesto aziendale come dipendenti e non avvertono il problema della mancanza di un albo professionale che li rappresenti, e ci sono realtà come ATEMA, l’Associazione per il Temporary Management, che ritengono fondamentale il riconoscimento della propria professionalità da parte di istituzioni e mercato.

E se il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi, Riccardo Alemanno è certo che “dalla riforma delle professioni deriverà un futuro importante sia per gli iscritti all’INT sia per la loro utenza“, per Vincenzo Acquaviva, Presidente di Federmiddlemanagement, la chiave del domani sta nella segmentazione delle professionalità, nel pragmatismo e nella capacità di fare rete.

Insomma, come avrete capito, la frammentazione delle idee e degli auspici è varia e diversa almeno quanto le professioni stesse. E se su un punto più o meno concordano tutti, Infoiva compresa (la legge di riforma delle professioni serve), sul futuro le visioni sono le più disparate. L’Italia è bella perché è varia…

Leggi l’intervista al presidente del CoLAP, Giuseppe Lupoi

Leggi l’intervista a Eugenio Casucci, consigliere delegato di ADICO, Associazione italiana per il marketing, le vendite e la comunicazione

Leggi l’intervista a Paola Palmerini, presidente di ATEMA, l’Associazione per il Temporary Management

Leggi l’intervista al presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi, Riccardo Alemanno

Leggi l’intervista a Vincenzo Acquaviva, Presidente di Federmiddlemanagement

Professionalità e pragmatismo: il futuro delle libere associazioni

 

Concludiamo la nostra settimana dedicata alle libere associazioni professionali con un focus dedicato ai manager professionisti e alla managerialità vista in chiave più trasversale: abbiamo intervistato Vincenzo Acquaviva, Presidente di Federmiddlemanagement, l’associazione nata quasi 20 anni fa come ItalQuadri, allo scopo di raccogliere e valorizzare le figure di quadri e alte professionalità.

Libere associazioni professionali: quale sarà il vostro futuro alla luce della prossima riforma delle professioni?
Se questa legge molto imperfetta passerà, le associazioni dovranno assumere un ruolo diverso: prima di tutto aiutare tutte le associazione che ne fanno parte a soddisfare gli standard della legge stessa, ma dall’altra parte le libere associazioni si dovrebbero trasformare in qualche modo. Se fino ad oggi sono state un luogo di pressione nei confronti della politica perché venissero discussi e affrontati certi argomenti, adesso occorre cambiare ‘attrezzatura’. La riforma nasconde però anche un grosso rischio: se la legge vale per tutti e ciascuno la può fare senza bisogno di nulla, il rischio di un impoverimento di coordinamenti e associazioni esiste, ed è reale. Le associazioni non potranno più essere basate unicamente sulla soddisfazione dei bisogni della certificazione, ma occorre fare il passo successivo. Con questo non intendo la nascita di nuovi ordini, ma occorre pensare piuttosto a come aumentare la qualità delle prestazioni all’interno delle varie associazioni, stando attenti a non cadere nella trappola dell’Uni. Sarà necessario poi lavorare sulla qualificazione dei vari livelli, e come terzo punto occorre capire come puntare sulla certificazione delle professione.

Qual è, oggi, l'”umore” dei vostri associati?
I nostri associati hanno una visione politica, la nostra età media è abbastanza bassa, ci sono pochissimi pensionati, a differenza delle altre associazioni. Per noi tutto ciò che migliora e punta a rompere certi schemi viene visto in maniera positiva, per noi è una soddisfazione per il cambiamento un passo per andare verso una maggiore tutela della professionalità. Tra i nostri associati ci sono anche molti iscritti agli albi professionisti, come architetti, ingegneri, e sono critici nei confronti degli albi professionali, ne vedono i limiti e questo cambiamento indica davvero una strada e una direzione verso la quale andare, ossia diventare davvero europei, come accade ad esempio nei Paesi Anglossasoni, dove gli ordini non esistono ma ci sono associazioni fortissime che costringono a tenersi costantemente aggiornati, a rispettare determinati standard, pena l’esclusione. In Italia non mi risulta che gli ordini siano così severi. Quindi il cambiamento dovrebbe portare a un miglioramento, come la concorrenza migliora il mercato.

Quadri e altre professionalità: che cosa caratterizza la professionalità dei vostri associati?

Noi siamo un’associazione orizzontale, non verticale come le altre e rappresentiamo una situazione un po’ anomala rispetto alle altre associazioni iscritte al Colap. Praticando trasversalmente tutte le attività, siamo nella condizione di vedere in maniera diversa dagli altri, più trasversale, quali siano i problemi che devono essere affrontati Questo perché non puntiamo alla qualificazione dei nostri iscritti, perché sono troppo variegati, quindi siamo portatori di una visione diversa. I parametri su cui noi lavoriamo come associazione sono la managerialità, intesa nel senso anglosassone di capacità di risoluzione dei problemi, presidio dei processi, gestione di budget e personale, managerialità che si esplica in tutti i campi, sia nel mondo dei dipendenti che dei consulenti. Questo mix permette di confrontare idee, di creare sinergie, di spingere al cambiamento.

Federmiddlemanagement fa parte del CoLAP: che cosa significa per voi avere un coordinamento che rappresenta le vostre istanze?
Stare nel CoLAP per noi come associazione ‘orizzontale’significa avere contatti con le associazioni più ‘verticali’, che permettono la tutela della professionalità specifica e tecnica del singolo associato. Il rapporto con altre associazioni ci permette di ‘passare’ i nostri iscritti per il miglioramento della professionalità specifica di ciascuno, ma anche di avere contatti con chi è bravo in quel campo, di poter usufruire di una formazione continua. Da qualche tempo abbiamo iniziato una mappatura delle professionalità raccolte entro la nostra associazione, e per le 2 o 3 più significative abbiamo cominciato a prendere contatti con le associazioni specifiche: per gli esperti di marketing ad esempio siamo riusciti a creare una sinergia con lADICO, associazione più specifica che fa sempre parte del CoLAP.

Se un professionista è già iscritto ad un albo professionale, qual è la ragione che lo spinge a iscriversi ad un’associazione come la vostra?
Faccio un esempio: se un ingegnere iscritto all’albo si ritrova a ricoprire la posizione di quadro, nel reparto gestione e controllo all’interno di una grande azienda, avrà bisogno non solo dei crediti formativi che gli fornirà il suo albo, ma anche di contatti di tipo culturale, di servizi. La frase dell’altro giorno del Presidente Monti che ricordava come la sanità pubblica debba essere ripensata, la si traduce con ‘ognuno di noi cominci a pensare a una polizza assicurativa personale o integrativa’. Quindi il senso è proprio questo: l’iscrizione ad un’associazione come la nostra deve essere vista come una possibilità o necessità complementare, a seconda dei bisogni. Occorre cominciare ad offrire un mix di professioni e servizi entro cui il professionista possa scegliere cosa che lo aiuta a lavorare, e a vivere meglio. Un mix virtuoso che permetta anche di superare il dualismo tra albi e associazioni.

Perché in Italia gli albi professionali e il corporativismo sono così forti, a suo avviso?
Propongo due riflessioni: il provvedimento sull’obbligatorietà della media conciliazione e il ruolo svolto dall’ordine degli avvocati, che ne hanno svuotato completamente i punti di forza perché hanno letto nel provvedimento una diminuzione delle loro capacità e possibilità e quindi del loro mercato. La foRza degli albi professionali in Italia è presto detta: quanti avvocati siedono nel Parlamento italiano? A mio avviso per la soluzione non è attaccare gli ordini come ‘cattivi’ ma riuscire a far capire la politica, che però è interpretata molto spesso dagli stessi iscritti agli ordini, che è un errore. Noi continuiamo a parlare di Europa però l’Italia è l’unico Paese che porta avanti ancora il discorso degli ordini, mentre il modello anglosassone è oggi quello che viaggia in tutto il mondo: il famoso ‘tesserino’ all’estero non viene riconosciuto per la maggior parte delle professioni, quello che conta è la laurea, i voti, le esperienze maturate. Un giorno o l’altro capiremo anche noi che è necessario fare un passo avanti, o forse saranno gli altri a costringerci a farlo.

Qual è, per voi, la strada per “contare di più”?
Aumentare la capacità di far capire al sistema quanto sia importante la segmentazione delle professionalità, che potrebbe portare a costruire modelli diversi per ognuno, con una base unificata e unificante e con obiettivi che siano ‘alti’. Questo porterebbe le associazioni ad affrontare temi di etica e dare un significato più ampio alla parola ‘associazione’, sul modello anglosassone che significa pragmatismo, creazione della ‘rete’ che non è data solo dai numeri ma intesa come condivisione di azioni, in modo che altri come loro possano identificarsi nelle soluzioni. E’ una strada lunga, ma è l’unica da percorrere.

 

Alessia CASIRAGHI

Albi professionali: ma servono davvero?

Dopo il faccia a faccia con Giuseppe Lupoi, Presidente di CoLAP, oggi Infoiva cerca di sondare più da vicino quali sono gli umori e le dinamiche interne delle associazioni di professionisti che fanno parte del Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali.

E lo fa con Adico, l’associazione che raggruppa i direttori di marketing, vendite e comunicazione, che non possono fregiarsi di un albo professionale vero e proprio. Ma quanto conta davvero? Lo abbiamo chiesto a Eugenio Casucci, consigliere delegato di Adico.

Libere associazioni professionali: quale futuro alla luce della prossima riforma delle professioni?
In senso generale la riforma delle professioni dovrebbe portare un maggior peso nell’azione di regolamentazione dei servizi resi all’utenza, quindi il vantaggio è chiaramente per chi fa uso dei servizi del professionista. E’ chiaro che questo vantaggio per l’utente finale dipende molto dal tipo di professione che viene rappresentata dalla singola associazione: questo tipo di garanzia e il fatto stesso che il professionista appartenga ad un’associazione riconosciuta, che gli ha dato delle regole, è tanto più importante quanto il rapporto è di tipo professionale. Il caso più classico riguarda i possessori di partite Iva nei confronti di azienda o privati ai quali forniscono servizi.

Qual è, oggi, l’ “umore” dei vostri associati?
Abbastanza tiepido. In buona parte i nostri associati, dai direttori commerciali ai direttori marketing, sono manager d’azienda quindi operano in un contesto aziendale come dipendenti e non avvertono il problema della mancanza di un albo professionale che li rappresenti. Dall’altra parte, in un contesto come quello che stiamo vivendo, interessato da un continuo mutamento delle dinamiche del mercato del lavoro, molti manager sono diventati consulenti, soprattutto nelle piccole e medie aziende. Per questa categoria, ovvero per chi opera come consulente con partita Iva, in linea teorica l’esigenza della creazione di un albo professionale dovrebbe essere maggiormente avvertita, e in effetti è quello che avviene, ma non la avvertono come prioritaria. Storicamente infatti la professione del direttore commerciale, marketing o vendite non si riconoscono nei confronti del loro rapporto di lavoro con la proprietà dell’azienda in termini di ‘tesserino’ o iscrizione ad un albo, ma in termini di professionalità: quello che conta è quello che sanno fare e la capacità di ottenere risultati per l’azienda indipendentemente dal fatto di essere riconosciuti da un albo professionale.

Direttori commerciali, vendite e marketing: che cosa caratterizza la professionalità dei vostri associati?
Capacità di affrontare e risolvere rapidamente i problemi di un mercato in rapidissima e continua evoluzione, sia a livello di scenario (aziende, prodotti, etc) nei confronti di una concorrenza sempre più globalizzata, sia a livello degli strumenti con cui operare, dal web ai social. Il mondo di internet oggi riveste un’importanza determinante, anche al di là delle singole categorie di prodotto: dai siti, ai blog, alla web reputation. Quello che oggi viene richiesto in termini di professionalità ai nostri associati è che sappiano capire in tempi rapidi che cosa occorre fare a livello di marketing e il saper vendere bene.

Adico fa parte del CoLAP: che cosa significa per voi avere un coordinamento che rappresenta le vostre istanze?
Adico fa parte del CoLAP e si attende che questa normazione produca degli strumenti validi per tutti, anche se ci rendiamo conto che non si tratta di un’impresa facile, considerate le peculiarità e le differenze delle singole professioni. Per rendersi conto di questa varietà e disomogeneità basta scorrere la lista delle associazioni iscritte al CoLAP. Questa varietà è evidente che porti con sé delle difficoltà intrinseche nello stilare una norma che sia quanto più stringente e facilmente attuabile: il rischio infatti e di fare una norma troppo generica, che alla fine non soddisfa nessuno. Credo che in questo senso il CoLAP abbia esaurito, in positivo, la sua necessità d’essere: nel momento in cui verrà approvata una norma, molte delle ragioni per cui il CoLAP esiste verrebbero a cadere, perché finalmente si arriverebbe a una norma condivisa.

Perché in Italia il corporativismo è così forte, a suo avviso?
Gli organi professionali regolamentati (giornalisti, medici, avvocati, architetti…) dovrebbero servire a garantire il livello base di servizio all’utenza, dalla conoscenza accurata della propria professione al rispetto della deontologia. A questo vanno aggiunti altri due aspetti importanti: in Italia gli albi professionali fissano anche le tariffe minime per l’erogazione dei servizi, e gestiscono i fondi pensionistici e sanitari. Inoltre costituiscono una barriera di ingresso, e per i professionisti, essere iscritti ad un albo significa in larga parte ‘vantaggi’. Quindi è fuori di dubbio che farne parte è interesse di ogni professionista. Volendo però mettere in luce quelli che sono i limiti, in Italia, dell’istituzione degli albi professionali è che nessuno garantisce direttamente alcuna forma di aggiornamento professionale obbligatorio nel tempo. Occorrerebbe maggiore controllo, ma il corporativismo resta forte perché chiaramente ogni albo professionale offre dei vantaggi.

Qual è, per voi, la strada per “contare di più”?
La principale motivazione per appartenere ad un’associazione che ponga paletti o regole nell’iscrizione e nel mantenimento della qualifica dovrebbe stare in una richiesta formale da parte della clientela: nel caso di Adico non si tratta dei privati ma delle aziende, medie, grandi e piccoli, che scelgono i propri manager indipendentemente dall’esistenza di un albo. Se non c’è la richiesta non nasce nemmeno la necessità.

 

Alessia CASIRAGHI

Lupoi: “Dignità e status ai professionisti non regolamentati”

di Davide PASSONI

Poteva Infoiva cominciare la settimana dedicata alle professioni non regolamentate in Italia, senza ascoltare il presidente di CoLAP, l’ing. Giuseppe Lupoi, che da anni si batte per dare futuro e dignità a un esercito di professionisti in bilico tra un riconoscimento che non arriva e una professionalità sempre più elevata? Certo che no, ecco l’intervista…

Libere associazioni professionali: quale futuro alla luce della prossima riforma delle professioni?
La legge di regolamentazione delle associazioni professionali rappresenta in assoluto una grande opportunità di crescita e di ammodernamento del sistema delle professioni in Italia, in quanto pone al centro l’utenza e la qualità dei servizi professionali. Con questa legge, infatti, le associazioni assumono un ruolo fondamentale come strumento di garanzia nei confronti dell’utenza e come soggetto in grado di valorizzare le competenze dei professionisti associativi;  soltanto quelle in possesso di ben definiti requisiti (democraticità interna, deontologia, rappresentatività, formazione permanente, polizza assicurativa) potranno essere inserite nell’elenco web tenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Quale sarà, in questo senso, il compito del CoLAP?
Sarà proprio quello di vigilare affinché soltanto le associazioni davvero in grado di rispondere ai requisiti richiesti dalla legge possano essere inserite in questo elenco e che tutto sia fatto con correttezza, trasparenza e veridicità. L’elenco e la legge nel suo complesso dovranno rappresentare uno strumento di  eccellenza e servire da stimolo alla crescita, all’implementazione e al miglioramento di tutte le associazioni e dei loro professionisti.

E il CoLAP, che cosa si aspetta dalla riforma delle professioni?
Il CoLAP si aspetta che la riforma dia dignità e status agli oltre 3 milioni di professionisti non regolamentati che quotidianamente prestano i loro servizi professionali e sono utili alla collettività. Si tratta di un universo professionale che è stato fino ad oggi oggetto di immotivate accuse di abusivismo da parte degli ordini professionali. Finalmente con questa legge si da piena legittimazione al secondo pilastro sul quale si regge un sistema professionale moderno: accanto agli ordini, enti pubblici dove si iscrivono obbligatoriamente i titolari di una patente statale per l’esercizio di determinati atti di professione indicati dalla legge, ci sono le associazioni professionali, soggetti privati con il compito di promuovere e valorizzare le competenze dei professionisti che volontariamente decidono di aderire.

Qual è, oggi, l'”umore” dei vostri associati?
Certamente variabile, ma allo stesso tempo in fibrillazione. Sono anni che attendono la regolamentazione e sanno di non essere mai stati così vicina ad ottenerla: mai di un testo di legge di regolamentazione delle associazioni professionali si era discusso in una Aula parlamentare e tanto meno era stato votato con maggioranza quasi bulgara da ben due rami del Parlamento. Il nostro lavoro è stato di far comprendere ai parlamentari le potenzialità di questo mondo ed i benefici economici e sociali di una sua regolamentazione. Diciamo che siamo fiduciosi. Quel che è certo è che dall’esito di questa legge dipenderà il nostro umore futuro, quando saremo chiamati a votare in primavera. Per quel tempo sapremo sicuramente chi è davvero un nostro sostenitore e chi si è soltanto professato tale.

Perché in Italia il corporativismo è così forte, a suo avviso?
La principale causa dell’immobilismo e della perdita di competitività del nostro Paese sono proprio la forza delle corporazioni. Quelle degli ordini sono tra le più forti. Basta fare un giro sui siti di Camera e senato per vedere che la stragrande maggioranza dei componenti è iscritto ad un ordine professionale (avvocati, commercialisti, giornalisti).

Che cosa significa per voi questo stato di cose?
Significa che non abbiamo una rappresentazione reale della società ma una espressione delle lobby di potere e delle corporazioni. Ed il concetto di lobby non sarebbe nemmeno sbagliato; lo è però  quando muove la politica soltanto per fare i propri interessi personali a scapito della collettività ; lo è quando mira soltanto a difendere il proprio orticello e le proprie posizioni di potere a danno del sistema economico e sociale. Per farle un esempio: lo scandalo della controriforma forense che ancora tiene banco in Parlamento e che sembra venga approvata entro Natale, che aumenta le riserve di legge alla consulenza legale, cosa inaudita in ogni parte del mondo!

I limiti e i vantaggi del sistema ordinistico italiano, secondo il CoLAP.
Gli ordini professionali sono ormai anacronistici. Il loro principale limite è quello di legittimarsi solo per il fatto che i loro iscritti hanno superato un esame di stato una volta nella vita e solo  questo fatto di considerarsi composti da “bravi professionisti”. Questo è sbagliato e fuori tempo. Oggi, in una società come la nostra che vive di “sapere” ed è in continua evoluzione, dove nascono sempre nuove esigenze che richiedono un continuo aggiornamento delle competenze professionali per stare sul mercato, questo sistema è superato e limitativo. Faccio spesso un esempio: un laureato in medicina un giorno supera l’esame di stato e diventa medico. Ad un certo punto della sua vita decide di trasferirsi in India e fare il santone. Al suo ritorno in Italia , diciamo dopo venti anni, lui è e continua ad essere un medico. Surreale non crede? Lei si sentirebbe sicuro di lasciare nelle mani di questo professionista la sua vita?

Me lo dica lei…
Oggi, con la riforma degli ordinamenti professionali del Governo Monti, in apparenza le cose stanno cambiando. Gli ordini hanno accettato una sorta di verifica nel tempo della formazione del professionista, però, avendo voluto tenere in loro mano tutto il percorso formativo, lo hanno condannato al fallimento: l’esperienza degli ECM insegna al riguardo. Forse da questa riforma potremo ricavare dei vantaggi…al momento vantaggi del sistema ordinistico italiano non mi sovvengono (e lo dico da iscritto ad un ordine).

CoLAP è un coordinamento che “dà fastidio” a tanti: perché?
Dà fastidio perché introduce logiche meritocratiche e competitive, perché massifica l’innovazione e anticipa il cambiamento, in un sistema statico che tende a equiparare tutte le competenze.

Che cosa chiedete a al prossimo governo per “contare di più”?
Semplicemente che si dia avvio ad un processo di riforma capace davvero di rendere merito al nostro Paese e ai nostri professionisti e che ci permetta di competere alla pari con gli altri stati europei dove il sistema associativo esiste ed è un sistema vincente.

Il Senato approva la regolamentazione delle libere professioni

La soddisfazione del CoLAP, relativa all’approvazione, da parte del Senato, del ddl sulla regolamentazione delle libere associazioni professionali, è stata espressa dal suo presidente, Giuseppe Lupoi, il quale ha dichiarato: “questo voto dimostra una volontà della maggioranza dei parlamentari di regolamentare le libere associazioni. Ora ci attendiamo un rapido passaggio alla camera per la terza lettura ed il voto definitivo prima della fine di questa legislatura“.

La battaglia da parte del Coordinamento Libere Associazioni Professionali in favore delle professioni non regolamentate, e quindi prive di un Albo e di un Ordine, rappresentava da tempo il principale obiettivo da raggiungere.
E il bersaglio è stato centrato anche grazie alla massiccia operazione di sensibilizzazione esercitata verso il Governo.

A questo proposito, Lupoi ha affermato: “Il CoLAP ha vinto un’altra battaglia, confermando come le idee giuste vadano avanti nonostante le opposizioni e pressioni esercitate, anche in questa occasione, dalle vecchie lobby“.

Vera MORETTI

Niente ordini di serie A e serie B per Lupoi e Calderone

Giuseppe Lupoi, presidente del CoLAP, e Marina Calderone, presidente del CUP, hanno la stessa opinione riguardo la regolamentazione delle associazioni professionali: entrambi desiderano tutelare gli ordini professionali, ad oggi ben 27, ed evitare che si arrivi a distinguere tra ordini di serie A e ordini di serie B.

Ma, a quanto pare, in Senato sono al lavoro per regolamentare le professioni che ancora non fanno capo a nessun ordine, ma senza alcun riferimento a distinzioni di sorta.

Giuseppe Lupoi, a questo proposito, ha dichiarato: “Sono associazioni liberamente costituite da professionisti che esercitano attività professionali consentite dalle leggi vigenti sul territorio della Repubblica. Il loro scopo è da sempre la formazione continua dei professionisti: chi non si aggiorna esce! Non è previsto alcun obbligo di iscrizione“.
La legge, dunque, permetterebbe una migliore informazione al cliente delle capacità del professionista a cui si affida.

La differenza tra ordini ed associazioni sta nel fatto che gli iscritti agli ordini, quelli riconosciuti dallo Stato, lo sono obbligatoriamente che, ad esempio, “da semplici notai, prendono atto del possesso di un titolo e iscrivono il professionista ai loro albi professionali. Null’altro sono in grado di certificare ai clienti di quei professionisti“.

E per Lupoi appartenere ad un’associazione rappresenta un valore aggiunto.

d.S.

Presto una legge per le associazioni professionali

Dopo tanti sforzi per sensibilizzare i politici ed indurli a prendere una decisione sulla regolamentazione delle professioni, finalmente CoLAP può dirsi soddisfatta.
Come già denunciato in molte occasioni, e ribadito durante Plus Italia, evento che ha riscosso molto successo una settimana fa a Roma, la necessità di mettere in regola più di 3 milioni di professionisti ancora privi di un Ordine che li rappresenti, è sempre più alta.

Ma stavolta sembra che i giochi siano quasi fatti, come ha confermato Giuseppe Lupoi, presidente CoLAP : “Fonti ufficiose del Senato ci assicurano che entro la prossima settimana, tra martedì e mercoledì, la X Commissione Attività Produttive voterà gli emendamenti al testo di legge sulla regolamentazione delle associazioni professionali. In questo modo, già da lunedì 5 novembre, il testo approvato dalla Commissione sarà pronto per la votazione in aula al Senato”.

Questo sarebbe un segnale di quanto, gli sforzi fatti finora da CoLAP, vengano ora ripagati.

Vera MORETTI

Grande successo per Plus Italia

La questione che riguarda la regolamentazione delle professioni non lascia indifferenti e una riprova si è avuta venerdì scorso, il giorno di Plus Italia, l’evento organizzato da CoLAP, Coordinamento Libere Associazioni Professionali.

All’appuntamento non hanno voluto mancare in molti, che da ogni parte d’Italia sono approdati a Roma per rappresentare oltre 200 associazioni professionali del coordinamento.
La loro voce è stata sentita da tutti, politici e media compresi. La richiesta è sempre e solo quella: una regolamentazione delle associazioni professionali in grado di tutelare l’utenza e dare dignità al loro lavoro.

I professionisti che ne fanno parte rappresentano un esercito di 3 milioni e 227mila lavoratori, tra i quali ci sono tributaristi, grafologi, counselor, psicomotricisti, interpreti, manager, musicoterapeuti, operatori delle discipline bionaturali, pedagogisti, informatici, bibliotecari, esperti delle disgrafie, ma anche tanti altri.

Giuseppe Lupoi, presidente CoLAP, ha dichiarato: “I dati emersi dalla nostra indagine confermano il ruolo determinate del nostro universo nella crescita e lo sviluppo del Paese. I professionisti associativi producono il 4% del PIL e rappresentano il 14% della forza lavoro. Ed è per questo che una regolamentazione delle associazioni professionali rappresenta una opportunità unica per rilanciare l’occupazione in Italia, in particolare per giovani, donne ed over ’50. Perché ciò sia possibile è assolutamente necessario che la legge, oggi in esame al Senato, venga approvata definitivamente entro l’attuale legislatura, a conferma dell’impegno assunto dai parlamentari presenti a PLUS ITALIA”.

All’evento sono stati proposti seminari, tavole rotonde e dimostrazioni pratiche che hanno dato la possibilità anche ai non addetti ai lavori di conoscere le professioni associative.
La sensibilizzazione dei cittadini è passata anche attraverso le offerte proposte dai professionisti del benessere, tanto in voga in questo periodo.

CoLAP si augura che tutto ciò sia stato recepito anche nella stanza dei bottoni.

Vera MORETTI

CoLAP e la regolamentazione delle professioni

Il convegno Plus Italia, svoltosi a Roma venerdì scorso è stato aperto, dopo il messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da una relazione di Giuseppe Lupoi, presidente del CoLAP, che organizzava l’evento.

Durante il suo intervento, Lupoi ha ribadito l’assoluta necessità di regolamentare le associazioni che, ancora oggi, sono prive di un albo e di una cassa previdenziale, e che tuttora rappresentano ben 3 milioni di lavoratori sparsi in tutto il Paese.
Cosa succederà se ciò, finalmente, avverrà?

Secondo il presidente CoLAP “la regolamentazione delle libere associazioni faciliterà l’adeguamento delle conoscenze da parte dei professionisti alle sempre più mutevoli necessità delle aziende e delle persone; renderà più agevole l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro professionalizzando il bagaglio delle loro passioni; offrirà più occasioni di lavoro alle donne, perché un lavoro professionale certificato concede una maggiore conciliazione; offrirà agli ‘over 50’, fuoriusciti dalle grandi aziende, di reinserirsi nel mondo del lavoro mettendo a frutto le professionalità acquisite, incentiverà l’auto imprenditorialità”.

Ma forse i tempi sono maturi, visto che, dopo il voto favorevole alla Camera, manca solo il nulla osta dal Senato, per far sì che la legge possa essere approvata già nella attuale legislatura.

Ovviamente, il CoLAP avrà un ruolo predominante nel processo di cambiamento conseguente alla legge, assumendosi la responsabilità di verificare, e soprattutto certificare, i requisiti dei professionisti. Ma non solo, perché verranno anche promossi standard elevati di efficienza, qualità ed organizzazione di prestazione e servizi a tutela degli utenti e dei cittadini.

Vera MORETTI