Coltivare avocado: clima ideale, costi e guadagni

Il clima italiano diventa sempre più vicino a quello delle zone tropicali, soprattutto al Sud, proprio per questo in regioni come la Sicilia, la Puglia e la Calabria compaiono sempre più colture tropicali come banane, mango e avocado. Scopriamo quali sono le condizioni ideali per coltivare avocado e quanto si può guadagnare.

Coltivare avocado in Italia: si può?

L’avocado è ormai diventato un frutto molto comune sulla tavola degli italiani, ricco di vitamine, sali minerali e antiossidanti. Viene usato per la preparazione di insalate, frullati e per la salsa guacamole, ma non solo. Si tratta di un frutto tropicale che però negli ultimi anni è sempre più spesso coltivato anche in Italia. Per chi lavora nel settore dell’agricoltura, o vuole iniziare a fare investimenti in esso, può trattarsi di una produzione molto redditizia. La prima cosa da capire è in quali condizioni la pianta di avocado può crescere senza richiedere un eccessivo intervento umano per creare le condizioni adatte.

La coltivazione dell’avocado è tipica di un clima tropicale e sud tropicale. Richiede un clima temperato e soprattutto al riparo di gelo e nevicate, ecco perché le zone adatte sono quelle del Sud Italia. Sopporta temperature fino a un massimo di -3°C. Questo particolare albero non sopporta l’eccessivo vento soprattutto nei primi anni quando il fusto è esile.

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I terreni da evitare sono quelli argillosi, eccessivamente calcarei o che favoriscono il ristagno di acqua. Sono invece consigliati terreni con una buona quantità di ghisa e sabbia perché capaci di drenare l’acqua.

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Quando avviare la coltivazione di avocado?

La coltivazione deve essere avviata tra i mesi di aprile e la fine di giugno, si può piantare il seme ( può richiedere 10 anni per fruttificare) o direttamente la piantina ( fruttifica nell’arco di 3 anni). È opportuno ricordare che un albero può raggiungere i 20 metri di altezza quindi per coltivare avocado occorre avere uno spazio adeguato. La raccolta avviene invece nei mesi estivi. Non avendo particolari esigenza di acqua, può essere coltivato anche senza un eccessivo impegno, è stato calcolato che rispetto alla coltivazione di un agrumeto vi è un ottimo risparmio economico.

I costi di impianto sono simili a quelli di un agrumeto, coltivazione tipica della Sicilia, mentre differiscono molto, in favore dell’avocado, quelli di produzione. Nei primi tre anni occorre però prestare molta attenzione alla potatura perché la riuscita della coltivazione dipende molto dall’uso della giusta tecnica.

Per quanto invece riguarda la resa, una piantagione di un ettaro di avocado consente di ottenere 15 tonnellate di prodotto. Proprio per questo motivo viene considerato il nuovo oro verde. Trattandosi di un frutto molto richiesto è anche aumentato il prezzo, in Italia secondo i dati della Coop il consumo è aumentato in poco tempo del 78% e Coldiretti Catania ha anche lanciato l’allarme sui furti di avocado nelle piantagioni presenti nella provincia. Uno dei prodotti più costosi realizzati con l’avocado è il guacamole, un toast può arrivare a costare anche 22 euro. In media il prezzo al kg oscilla tra i 11 e i 20 euro, un pezzo in media pesa 300 grammi.

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Quanto guadagna un assistente sociale

Andiamo a vedere, in questa rapida ma scrupolosa guida, come funziona fare l’ assistente sociale e quanto può guadagnare nel 2022.

Assistente sociale: di che lavoro si tratta

Lo svolgere il lavoro di assistente sociale non è semplice, trattandosi di un impiego a sostegno della collettività che si occupa dei più bisognosi.

Attualmente, però nel mondo del lavoro, sta diventando una figura professionale piuttosto ricercata. Ma, sostanzialmente, cosa fa e quanto guadagna un assistente sociale?

Di norma, possiamo dire che le sue mansioni sono finalizzate a prevenire e risolvere situazioni di disagio sociale.

Tra i suoi compiti ha quello di seguire le pratiche per l’adozione, l’affido e il pre-affido, sostenere le famiglie che si trovano in stato di difficoltà, ed occuparsi di soggetti con problematiche di salute mentale e di tossicodipendenza, od anche di minori a rischio, oltre che occuparsi dell’inserimento degli immigrati.

Come diventare assistenti sociali

Ma fare l’assistente sociale è un lavoro che può svolgere chiunque o occorrono requisiti specifici?

Occorre sapere che per poter diventare assistente sociale è obbligatorio essere in possesso di una laurea triennale appartenente alla classe L 39 Servizio sociale. Nel percorso di laurea, sono previsti dei periodi di tirocinio per iniziare a fare confidenza con la professione e acquisire esperienza sul campo.

Una volta finiti gli studi universitari, è previsto un esame di abilitazione professionale, il quale consente l’iscrizione all’albo professionale.

Dunque, per poter essere assistente sociale specialista occorre conseguire una laurea magistrale in Servizio sociale e politiche sociali. Pure in questo caso, occorre in seguito superare l’esame di abilitazione prima di potersi iscrivere all’albo professionale.

Quanto guadagna un assistente sociale

Veniamo, dunque al nocciolo della questione, ovvero il guadagno per questa professione.

Possiamo dire che per rispondere a questa domanda è importante il tipo di posizione che si ricopre ed anche i livelli raggiunti.

Ad ogni modo, si tratta di un lavoro non sempre semplice, che richiede una forte dose di motivazione e di consapevolezza. A volte, infatti, dall’attività dell’assistente sociale può dipendere il destino di intere famiglie e bisogna essere pronti ad affrontare anche le situazioni più delicate.

Tuttavia, per tracciare un quadro sul guadagno diciamo che si va da un minimo di 850 euro netti mensili fino ad arrivare ad un massimo di circa 2.000 euro.

In Italia, lo stipendio medio di un assistente sociale è di circa 1.350 euro netti al mese, ovvero circa 24.300 euro lordi all’anno. Quello che può fare la differenza è, come detto l’esperienza raggiunta, tanto è che un assistente sociale che non abbia almeno tre anni di esperienza lavorativa alle spalle arriva a guadagnare circa 900 euro al mese, mentre nella fascia intermedia della carriera, cioè con un’esperienza compresa tra i quattro e i nove anni, percepisce uno stipendio intorno ai 1.200 euro netti al mese.

Cos’altro c’è da sapere

Ad ogni modo, vanno considerate alcune variabili

Infatti, nello stipendio di un assistente sociale incidono oltre all’esperienza lavorativa le seguenti cose:

  • la tipologia di lavoro svolto. A tal proposito, possiamo dividere tre tipologie differenti – la prima, relativa al servizio sociale organizzativo; la seconda, inerente alle relazioni pubbliche sociali; la terza, inerente all’intervento psicosociale;
  • le fasce di età dei soggetti con i quali lavora (minori, anziani o persone di qualsiasi età);
  • l’ambito di riferimento: vale a dire, per porre un esempio, quello delle adozioni piuttosto che delle dipendenze o della tutela dei minori.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alle modalità, alle funzioni per svolgere il ruolo di assistente sociale ed ai possibili guadagni del mestiere.

WeWard: l’app che ti paga per camminare fa guadagnare davvero?

E’ arrivata WeWard, l’app che ti paga per camminare e sono già tantissimi gli utenti che hanno deciso di scaricarla, ma ciò che molti si chiedono è: ma è tutto vero e fa guadagnare davvero o si tratta di una truffa? Cerchiamo di capire come funziona.

Cos’è WeWard?

WeWard è l’app che paga per camminare, in Italia è arrivata da pochi giorni e ha fatto registrare subito un successo inaspettato, infatti, in poco tempo è stata scaricata da oltre 700.000 persone. In realtà in altri Paesi, come la Francia, Spagna e Belgio è arrivata molto tempo fa, infatti in questi Paesi è disponibile dal 2019. Il traguardo da raggiungere per mantenere la forma fisica, avere una muscolatura tonica, una silhouette invidiabile, godere di tutti i benefici per la salute, tra cui una circolazione migliore e cuore in salute, è di 10.000 passi al giorno, ma spesso la maggior parte delle persone non riesce a raggiungerlo, si arrende prima.

WeWard potrebbe essere un incentivo in più per mantenere questo ambizioso obiettivo, infatti dai dati emerge che le persone che hanno scaricato l’app hanno in media un aumento di attività motoria del 24%. Chissà per quanto tempo funzionarà come stimolo? E’ difficile da prevedere, ma molto dipende da quanto riesce ad essere economicamente attraente, infatti per ora è stato stimato che il guadagno massimo è di 40 euro l’anno, circa 4 euro al mese.

Come funziona l’app che ti paga per camminare?

In primo luogo si tratta di un’app che può essere scaricata su telefoni Android e I-Phone. Una volta scaricata l’app e creato il proprio profilo, lo smartphone diventerà un contapassi, in realtà ogni smartphone ha un contapassi che monitora le attività, ma in questo caso i passi non sono solo contati, ma anche remunerati.

In base alle distanze coperte si ricevono dei premi:

  • 1.500 passi 1 ward;
  • 3.000 passi 3 ward;
  • 20.000 passi 25 ward.

Per rendersi conto di qual è il valore del ward basti considerare che 100 ward sono l’equivalente di 0,50 cent, quindi i guadagni sono davvero irrisori, a meno che non si cammini ogni giorno per diverse ore. Ulteriori introiti si possono ottenere nel caso in cui si presentino degli amici facendo così crescere la comunità. I ward possono essere riscattati in diversi modi, ad esempio è possibile richiedere dei buoni sconto, carte regalo oppure caricare il proprio conto, ma le somme sono davvero molto piccole.

Qual è l’obiettivo di WeWard?

L’obiettivo di WeWard è stimolare le persone a camminare di più e di conseguenza utilizzare meno l’auto o altri mezzi inquinanti. Questo si traduce in minore inquinamento, vantaggi per la salute della persona e alla fine in guadagno, diretto attraverso la remunerazione dei ward e indiretto perché si risparmia carburante.

Occorre però prestare attenzione perché, per ottenere le ricompense, ogni sera si devono convalidare i passi percorsi durante la giornata e ciò deve essere fatto prima della mezzanotte, in caso contrario i passi si perdono. Farlo è molto semplice, infatti basta accedere alla app e cliccare sul pulsante arancione denominato “convalida i miei passi”. Non si tratta di una procedura complicata, ma sicuramente è facile dimenticare di farlo.

Ti stai ancora chiedendo se fa guadagnare davvero? La risposta è sì, ma se ti stai chiedendo cosa devi dare un cambio, la risposta è che l’app che ti paga per camminare in compenso riceve tantissimi dati personali (ad esempio in quali negozi si fanno delle soste, dove si va, quali luoghi si visitano) che possono essere ceduti, ecco perché prima di procedere è bene capire se il gioco vale la candela. Certamente se non siamo tracciati da WeWard siamo tracciati da tantissime altre app a cui abbiamo dato il consenso, a volte anche per pigrizia, ma il consiglio è di provare a capire quali dati sono realmente carpiti e riutilizzati. Naturalmente si riceve anche tanta pubblicità, la stessa è comunque determinata in base a ciò che emerge dall’uso del cellulare quindi è una sorta di pubblicità personalizzata.

Guadagni nel franchising: come funzionano e a quanto ammontano?

Se stai pensando di investire nel franchising, sicuramente ti stai chiedendo come funzionano i guadagni in questo particolare tipo di attività, in questa piccola guida si proverà a delineare una casistica.

I guadagni del franchising

Sicuramente ti è capitato di vedere in giro degli importanti franchising che funzionano bene e offrono la possibilità agli affiliati di avere dei buoni guadagni, sicuramente è possibile, ma in ogni caso è bene prestare attenzione. La legge che disciplina questo contratto è la 129 del 2004, ma come puoi notare dall’articolo qui pubblicato, non parla dei guadagni, questo vuol dire che su tale punto le parti hanno libertà contrattuale e determinano come saranno suddivisi i guadagni senza particolari paletti dettati  dalla legge, anche se la stessa protegge l’affiliato attraverso norme che dovrebbero garantire trasparenza e lealtà.

Naturalmente la società che detiene un marchio in franchising propone contratti uguali o molto simili a tutti gli affiliati e questo può sicuramente essere un vantaggio perché permette a chi vuole affiliarsi di controllare bene come funziona il sistema. Ricorda che in ogni caso puoi avere il contratto di franchising tre mesi prima della data prevista per la sottoscrizione e può visionare i bilanci degli ultimi tre anni, questo ti consente di capire se l’investimento è remunerativo. 

Franchising: come funzionano i guadagni

Per capire come funzionano i guadagni nel franchising è necessario partire da alcuni punti base, in primo luogo i guadagni effettivi dipendono dalle percentuali sui prezzi di vendita dei prodotti che devono essere corrisposte ai franchisor. Naturalmente un marchio ben posizionato sul mercato, che attrae molti clienti fidelizzati può portare dei guadagni immediati anche abbastanza buoni.

In secondo luogo occorre ricordare che i prezzi sono imposti dal franchisor, questo vuol dire che c’è un margine di libertà davvero irrisorio, in poche parole non si possono fare sconti per attirare la clientela in completa autonomia.

Si è detto che per entrare in un investimento franchising è necessario versare un fee di ingresso e che questo consente di avere allestimenti, formazione, uso del marchio, esclusiva in una determinata zona corrispondente comunque a un potenziale bacino di utenza. Non solo, infatti il franchisor mette a disposizione i prodotti/servizi e trattiene per sé una percentuale dei guadagni (royalty) che naturalmente non corrisponde al costo del prodotto, cioè se produrre una maglietta costa 5 euro è molto probabile che la stessa sia messa in vendita a 10 euro e che il franchisor trattenga per sé 7 /8 euro. La percentuale che trattiene il franchisor dipende da diversi fattori, ma non è determinata per legge, questo vuol dire che c’è ampia autonomia contrattuale.

Come calcolare i guadagni

Prima di investire in questo settore, per capire come funzionano guadagni nel franchising è bene ricordare che il costo dell’affitto dei locali, dei dipendenti e delle utenze nella maggior parte dei casi, praticamente tutti, sono a carico del franchisee.

In linea di massima i franchising in cui si può guadagnare bene sono quelli in cui vi è un ricarico sul prezzo del prodotto abbastanza alto, in questo modo è possibile dare un buon ritorno sia al franchisor che la franchisee.

Occorre comunque prestare molta attenzione perché se sono previsti costi di formazione a carico dell’affiliato nell’arco della durata del contratto, questi comunque vanno a intaccare i guadagni del franchisee o affiliato.

In media è stato calcolato che il guadagno netto di un franchising in media è di 2.083 euro al mese, ma appare del tutto ovvio che ci sono delle oscillazioni davvero molto forti tra un marchio e un altro.

Come funzionano i guadagni nel franchising: esempi

Non è semplice capire come funzionano i guadagni nel franchising perché ogni  marchio ha le sue peculiarità e non sempre sono disponibili informazioni certe. Possiamo fare qualche esempio sui nuovi marchi. 

Cannabis Store Amsterdam

Appare interessante Cannabis Store Amsterdam, si tratta di un franchising in si vende cannabis legale e suoi derivati (caramelle, caffè, biscotti e simili). La formula è abbastanza interessante, si possono scegliere due soluzioni, cioè vendita da asporto o locale bar in cui è possibile consumare, parliamo sempre di prodotti derivati dalla cannabis legale. L’investimento iniziale dipende dalla formula scelta: la vendita per asporto prevede un investimento di 19.900 euro, mentre la formula store con bar 29.900 euro. Nel primo caso basta avere un locale compreso tra i 15 e i 30 mq, nel secondo tra i 30 e i 50 mq.

Il contratto prevede solo l’obbligo di vendere esclusivamente prodotti del loro marchio, ma non vi sono royalty da pagare sulle vendite, quindi non si deve versare una percentuale sulle vendite effettuate, l’incasso resta al franchisee. Viene “assicurato”, o  meglio stimato, un incasso che varia da 500 euro al giorno a 8000 euro. Occorre però sottolineare che quando si parla di incassi, non si parla di guadagni, infatti dall’incasso devono essere sottratti i costi della materia prima (è probabile che l’affiliante abbia comunque alla base un ricarico sul prezzo visto che non richiede percentuali sul guadagno). Dall’incasso occorre detrarre canone di locazione, costi per i dipendenti, costi per imposte e tasse varie, utenze (dati ricavati dal sito aprireunfranchising.it).

Intimissimi/Calzedonia

Un altro marchio che non applica royalty sulle vendite è Intimissimi/Calzedonia, in questo caso l’investimento iniziale è più alto, ma la casa madre ha campagne pubblicitarie costanti su riviste e cartellonistica, mette a disposizione formazione ed è tutto curato con particolare meticolosità, appare uno dei franchising più solidi e il rapporto qualità/prezzo attrae una buona clientela.