Dal 2 febbraio in vigore il nuovo ordinamento del CNF

Il nuovo ordinamento che regolerà la professione forense sta per entrare in vigore: mancano pochi giorni, ormai, al 2 febbraio, quando le nuove regole diventeranno effettive a tutti gli effetti.

Tra le determinazioni che fanno parte del nuovo ordinamento ci sono: pubblicità informativa, obbligo di formazione continua, nuove regole sulla determinazioni dei compensi e conferimento dell’incarico, attività di consulenza stragiudiziale tendenzialmente riservata e riserva di difesa negli arbitrati rituali. Ma anche incompatibilità tra la carica di consigliere dell’ordine e componente del Cda o comitato dei delegati della Cassa forense, oltre al tirocinio di 18 mesi.

Il CNF ha assicurato di essere “al lavoro per consentire il pieno regime della riforma il prima possibile”.

Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, ha dichiarato: “Con questo vademecum, il Consiglio nazionale forense intende fornire agli Ordini e agli iscritti un commento sintetico (corredato di schede) elaborato dell’Ufficio studi per la migliore cognizione e l’interpretazione della nuova normativa, specie con riferimento alle questioni che sorgeranno nella prima attuazione del provvedimento”.

Poiché molte norme prevedono, per la loro buona riuscita, l’adozione di regolamenti, è stato definito, già nella riunione del 18 gennaio scorso, un metodo di lavoro che si basi su consultazioni con Ordini, Unioni e Associazioni forensi.

Vera MORETTI

Cnf: trasparenza alla base dei rapporti tra PA, mercati e avvocatura

Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, è intervenuto alla tavola rotonda “Le Autorità indipendenti amministrative e la disciplina del contratti”, tenutasi a La Sapienza per l’avvio dell’XI Edizione del Master in diritto privato europeo, organizzato dall’Università in collaborazione con il Cnf.

In tale occasione ha voluto dichiarare: “Gli avvocati sono sempre di più chiamati a fungere da cerniera tra gli interessi dei clienti e le esigenze di trasparenza del mercato e della PA, alle cui tutela sovraintendono le Autorità indipendenti di regolazione e/o di vigilanza. Il principio di libertà contrattuale deve fare i conti con una situazione complessa, nella quale all’autonomia privata viene chiesto di farsi carico delle esigenze volta a volta economiche, sociali etc”.

Ciò che poi Alpa ha sottolineato è l’importanza, oggi più che mai, di trasparenza da parte di tutta la categoria, per poter supportare le imprese, i consumatori e la pubblica amministrazione.

Al convegno erano presenti i rappresentanti delle Autorities, come Romilda Rizzo, presidente della Commissione per valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, ora anche autorità anticorruzione, la quale ha conteggiato in circa 120 gli adempimenti obbligatori che ormai gravano sulla Pa in termini di trasparenza.

Sergio Santoro, presidente dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di servizi e forniture, ha evidenziato il rischio di incremento del contenzioso derivante dall’adozione da parte della stessa Autorità di bandi-tipo in caso di scostamento da parte del contratto.

Carla Rabitti Bedogni, componente dell’Antitrust, ha difeso lo spirito pro-concorrenziale con il quale l’Autorità interviene, a volte pesantemente, per ridefinire gli accordi dei contratti.

Giovanni Siciliano, di Consob, ha evidenziato nella corporate governance e nella disciplina dei legami tra società quotate e società di gestione nei mercati regolamentati i principali ambiti di intervento dell’Autorità nella definizione delle clausole statutarie o contrattuali.

Antonello Soro, garante per la tutela dei dati personali, ha voluto affrontare l’argomento della identità delle persone: “La profilazione di ciascuno di noi ormai in mano alle grandi aziende che gestiscono server ha un grande valore economico che sfugge alla libera determinazione dell’interessato. Ci auguriamo che l’Unione europea adotti presto il nuovo Regolamento che consentirà di proteggere i cittadini europei anche se i loro dati siano trattati fuori dai confini europei”.

Vera MORETTI

Le criticità della giustizia secondo Guido Alpa

Durante il seminario organizzato a Genova dedicato ai temi della deflazione del contenzioso giudiziale e della più generale situazione della giustizia in Italia, organizzato dalla sezione distrettuale ligure dell’Associazione Nazionale Magistrati, dall’Ordine forense di Genova e dal Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, presidente del CNF, ha voluto esprimere il suo parere al riguardo:”Bisogna guardarsi dalle statistiche e dalle deduzioni della Banca Mondiale degli Investimenti, che sono confezionate sulla base di dati discutibili, raccolti in modo scientificamente risibile e orientati a privilegiare i Paesi di common law in danno dei Paesi di civil law”.

Ma a Guido Alpa sta a cuore anche un altro argomento, relativo alla mediazione obbligatoria, per la quale ha ribadito la sua contrarietà: “la motivazione della sentenza della Corte costituzionale non è ancora nota, e non sappiamo se essa contenga indicazioni rispetto alla obbligatorietà concernenti il costo dei procedimenti di mediazione e gli ostacoli all’accesso alla giustizia cioè alla fruizione di un servizio che si richiama alla funzione del giudice ordinario quale giudice naturale del processo”.

Alpa ha poi proseguito elencando le carenze del sistema giustizia, a cominciare dell’insufficiente finanziamento del Ministero della giustizia, fino alle distonie dei rapporti tra sistema centrale e sedi periferiche nella fornitura di mezzi, sussidi, libri, tecnologie, senza tralasciare le carenze della pianta organica, lo status precario dei giudici onorari e i ritardi del processo telematico.

A questo proposito, secondo il presidente del CNF “occorre creare un sistema alternativo per la soluzione delle controversie civili compromettibili in arbitri: il Congresso forense celebrato a Bari qualche giorno fa ha deliberato di istituire Camere arbitrali presso ogni Ordine forense, e ha auspicato la introduzione urgente di regole che consentano di poter trasferire i procedimenti ordinari alle Camere arbitrali”.

Vera MORETTI

La riforma forense verso il sì del Senato

Il XXXI Congresso nazionale forense si è concluso a Bari con una notizia positiva, di quelle che lasciano ben sperare per il futuro dell’Avvocatura.

Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, ha infatti chiuso i lavori commentando in maniera ottimistica l’esito della votazione da parte del Congresso in merito alla riforma forense.
La palla, ora, per il via libera definitivo, va al Senato, al quale il Cnf guarda con fiducia.

I tre giorni di Congresso, dunque, sono stati fruttuosi e ricchi di spunti, soprattutto guardando ad un futuro che molti auspicano roseo, se la riforma fosse finalmente approvata.
Alpa, a questo proposito, ha commentato: “L’approvazione definitiva della riforma forense è un punto di partenza per un ulteriore lavoro verso il rafforzamento della nostra professione, per fare in modo che i giovani possano riacquistare fiducia nel loro futuro professionale in un mercato corretto e non governato dai potentati economici. Ulteriore lavoro che l’Avvocatura affronterà con spirito unitario“.

Il testo della riforma tanto attesa mette a fuoco la rilevanza giuridica e sociale della funzione difensiva cui è collegato l’ordinamento forense ed enuncia le garanzie di indipendenza e autonomia degli avvocati.

Novità più salienti sono senza dubbio le associazioni multidisciplinari e le società senza soci di capitale; il rafforzamento del segreto professionale; le specializzazioni e l’affermazione del ruolo delle associazioni forensi specialistiche; l’aggiornamento continuo; l’assicurazione obbligatoria; la libera determinazione dei compensi, la trasparenza sulla complessità dell’incarico, le informazioni ai clienti; la rappresentanza di genere; la corresponsione di un compenso ai praticanti.

Vera MORETTI

Inaugurato a Bari il XXXI Congresso forense

Il XXXI Consiglio forense è stato inaugurato ieri a Bari da Guido Alpa, presidente del CNF, il quale ha voluto pronunciare parole quasi solenni: “L’Avvocatura è pronta a fare la sua parte per sostenere la democrazia solidale. Assicurare ai cittadini l’accesso ad una giustizia qualificata e celere a costi ragionevoli evitando vessazioni alle categoria disagiate”.

La situazione da lui disegnata è di estrema gravità, per la quale finora il Governo non ha preso decisioni in grado di cambiare rotta ma, al massimo, di limitare i danni.
Ha continuato Alpa: “L’Avvocatura può giocare un ruolo trainante nella nostra società, promuovendo il processo telematico, allestendo camere arbitrali, promuovendo ancor di più la consulenza sistematica e la negoziazione assistita. Se lo faremo con serietà, competenza e correttezza assumendoci le nostre responsabilità e pretendendo il rispetto delle nostre funzioni potremo dire di aver salvato la democrazia nel nostro Paese”.

Un nodo da sciogliere è rappresentato sicuramente dalla riforma forense, che il Parlamento dovrebbe approvare senza apportare modifiche, anche pensando all’urgenza che tale riforma richiede, se non altro vista l’imminente fine della legislatura.
Alpa ha sottolineato a proposito: “Il testo riconosce la rilevanza giuridica e sociale della funzione difensiva cui è collegato l’ordinamento forense ed enuncia le garanzie di indipendenza e autonomia degli avvocati: premesse fondate su valori indefettibili che danno la cifra del testo”.

Nessun argomento cruciale è stato tralasciato, perché si comincia con le associazioni multidisciplinari e le società senza soci di capitale, passando dal rafforzamento del segreto professionale fino ad arrivare alle specializzazioni e l’affermazione del ruolo delle associazioni forensi specialistiche. Ma non solo, perché viene sottolineata l’importanza dell’aggiornamento continuo, oltre alla assicurazione obbligatoria, la libera determinazione dei compensi, la trasparenza sulla complessità dell’incarico, le informazioni ai clienti. Ultimi, ma non meno importanti, le tematiche che riguardano la rappresentanza di genere, i consigli distrettuali di disciplina forense formati da avvocati ma terzi rispetto all’incolpato e la corresponsione di un compenso ai praticanti.

Ciò che preme particolarmente è restituire valori ad una professione, a detta di Alpa e del CNF che lui rappresenta, “colpita nella dignità, valore scolpito nella Costituzione e nella Carta dei diritti fondamentali, e nella remunerazione, con l’adozione di parametri punitivi oltre che irrazionali. Non si possono più tollerare le previsioni legislative o regolamentari che presuppongono la mala fede degli avvocati, non si possono tollerare le regole processuali che hanno un chiaro intento punitivo del difensore o del cliente, non si possono tollerare le riforme processuali che pongono nell’incertezza l’applicazione di norme volte a difendere i diritti dei cittadini e a garantirne l’accesso alla giustizia“.

Gli avvocati, dal canto loro, sono pronti a dimostrare di sostenere davvero la democrazia solidale, a patto che, però, l’Avvocatura non sia più considerata il capro espiatorio dei mali della giustizia.

In conclusione della sua “arringa”, il presidente del Consiglio Nazionale Forense ha affermato: “Non crediamo che la introduzione di “filtri” possa risolvere una situazione incancrenita da decenni, e neppure la soppressione di un grado di giudizio – quale è nei fatti, nella realtà concreta, la riforma del giudizio di appello – e neppure la motivazione sintetica delle sentenze o l’ingresso di tirocinanti stagisti negli uffici dove si preparano e si decidono i processi. Non crediamo neppure che i progetti di riordino della geografia giudiziaria, così come sono stati formulati e applicati, possano produrre effetti positivi: soppressi i presidi giudiziari, eliminata la giustizia di prossimità, con la concentrazione degli uffici si concentrano i procedimenti arretrati, si ampliano i costi per le nuove sedi, si scardinano le strutture funzionanti”.

Vera MORETTI

Il Cnf torna sulla mediazione obbligatoria

Il Consiglio Nazionale Forense torna sull’argomento della mediazione obbligatoria. Una scelta che dimostra quanto il tema sia caldo, tanto caldo che Infoiva gli ha dedicato un’intera settimana di approfondimenti.

In attesa delle motivazioni con le quali la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la obbligatorietà della mediazione, secondo l’organismo presieduto da Guido Alpa è inopportuno reintrodurre la medesima soluzione normativa. “Nello stesso senso, d’altronde, si è espresso il Guardasigilli Severino all’indomani della notizia della sentenza – specifica il Cnf in una nota – sollevando seri dubbi sull’eventualità di una reintroduzione, con diverso strumento normativo, di un meccanismo appena dichiarato non conforme a Costituzione“.

Il presidente Alpa ha quindi inoltrato una lettera al presidente della Commissione Industria del Senato, Cesare Cursi, per esprimere preoccupazione su due emendamenti alla legge di conversione del decreto legge crescita 2.0 (AS 3533, di conversione del d.l. n. 179/2012), all’esame della Commissione. Si tratta di emendamenti di identico tenore, che puntano a reintrodurre l’istituto dell’obbligatorietà della mediazione finalizzata alla conciliazione della lite con previsioni del tutto analoghe. Una circostanza che fa propendere per la inopportunità di tali modifiche nelle more della motivazione della Consulta.

Alpa ha rappresentato al Parlamento come il sistema dell’obbligatorietà disciplinato dal d.lgs. n. 28/2010 presenta ulteriori profili di criticità di natura tecnico-giuridica in relazione al rapporto tra procedimento mediazione e processo civile, che mettono a rischio anche l’effettivo conseguimento dei giusti diritti dei cittadini. “Si tratta, in buona sostanza – specifica la lettera di Alpa, di una disciplina mal congegnata e poco funzionale allo scopo di deflazione del contenzioso civile che si prefiggeva“.

Sempre nella missiva, il presidente del Cnf assicura che “l’Avvocatura è profondamente sensibile al tema del buon funzionamento e della ragionevole durata del processo civile – né potrebbe essere diversamente visto il rango costituzionale del ministero della difesa – e che, al fine di contribuire al miglioramento del sistema giustizia, sono allo studio ipotesi di impegno della categoria nella diffusione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie e segnatamente nella predisposizione di Camere arbitrali presso ciascun Ordine circondariale“.

Accordo sulla mediazione tra Cnf e Agenzia delle Entrate

Un accordo che unisce Agenzia delle Entrate e Consiglio Nazionale Forense: si tratta di un Protocollo d’intesa firmato da Guido Alpa, presidente del CNF, e da Attilio Befera, direttore delle Entrate.

L’obiettivo è quello di diffondere la conoscenza e massimizzare le potenzialità del nuovo istituto della mediazione tributaria, diretto al raggiungimento di soluzioni rapide, condivise, legittime e trasparenti nel rapporto fisco-contribuenti.

Presenti alla firma erano, per il Cnf, Antonio Damascelli, coordinatore della commissione per le problematiche tributarie del Cnf e Carlo Allorio e una delegazione della stessa commissione, mentre per l‘Agenzia delle Entrate era presente Vincenzo Busa, direttore centrale affari legali e contenzioso.

La collaborazione tra i due enti riguarderà principalmente la conoscenza del nuovo istituto e la realizzazione di un osservatorio che consenta di monitorare l’andamento della mediazione tributaria.

Se, da una parte, il Cnf si impegna a sensibilizzare i propri iscritti sul carattere preventivo della mediazione, l’Agenzia, dal canto suo, esaminerà le istanze per comunicare l’eventuale improponibilità dell’istanza e a promuovere l’eventuale contraddittorio per una definizione della mediazione in linea con i principi della giusta imposizione e del giusto procedimento.

Il Protocollo d’Intesa, inoltre, prevede la costituzione di un nucleo di esperti per poter affrontare le istanze di mediazione nel modo più preciso e corretto.

Vera MORETTI

Approvata alla Camera la riforma forense

Dopo tanta attesa, è arrivata l’approvazione dalla Camera alla riforma forense.

Il Consiglio Nazionale Forense, a questo proposito, ha voluto mostrare la sua soddisfazione, attraverso le parole di Guido Alpa, presidente Cnf: “Questo importante risultato è stato acquisito con il favore di tutta la camera nell’interesse dei cittadini e della tutela della dignità della professione forense. I giovani potranno avviarsi alla professione con maggiore fiducia nel futuro e con maggiori garanzie di qualità, competenza e correttezza. I clienti saranno più tutelati e potranno contare su consulenti e difensori preparati e corretti. A questo punto è necessario perfezionare questo importante impegno del Parlamento con il passaggio definitivo in Senato nel giro di poche settimane. La riforma, una volta approvata, costituirà una solida base per proseguire nel percorso di ammodernamento della professione”.

Si tratta di una riforma che vuole in primo luogo tutelare i cittadini, che meritano una consulenza qualificata e trasparente, ma favorisce anche i praticanti e i giovani avvocati, grazie ad un sistema sempre più meritocratico.

Vediamo nel dettaglio le modifiche più importanti:

  • evitare gli abusi a danno dei cittadini grazie alla specifica competenza dell’avvocato nella consulenza stragiudiziale.
  • la possibilità di costituire associazioni multidisciplinari;
  • previsione di società di capitali senza il socio esterno a garanzia dell’autonomia della prestazione professionale;
  • le specializzazioni con l’imprescindibile apporto delle associazioni specialistiche forensi;
  • la pubblicità informativa anche sul web purché trasparente,veritiera, non suggestiva né comparativa;
  • l’obbligo di formazione continua per tutti gli avvocati superando il sistema dei crediti formativi;
  • l’obbligo di assicurazione per la responsabilità civile degli avvocati;
  • la pattuizione del compenso tra cliente e avvocato è completamente libera. L’avvocato ha l’obbligo di informare il cliente sulla complessità dell’incarico e sugli oneri ipotizzabili e dovrà fornirgli il preventivo, se il cliente lo richiede. I parametri si applicano in caso di disaccordo;
  • il divieto del patto di quota lite;
  • l’affermazione della centralità della difesa d’ufficio;
  • l’esercizio della professione dovrà essere effettivo e continuativo come condizione per la permanenza dell’albo. La prova dell’effettività dovrà prescindere dal reddito;
  • l’obbligo di iscrizione alla Cassa forense;
  • gli Ordini forensi hanno finalità di tutela dell’utenza e degli interessi pubblici connessi all’esercizio della professione e al corretto svolgimento della funzione giurisdizionale;
  • lo sportello per il cittadino presso gli Ordini, per orientarlo nelle prestazioni professionali e nell’accesso alla giustizia;
  • rappresentanza di genere nelle elezioni dei consigli dell’Ordine, del Cnf e dei Consigli distrettuali di disciplina;
  • la pratica, di 18 mesi, potrà essere svolta presso due avvocati contemporaneamente e secondo altre modalità oltre il tirocinio in studio;
  • il praticantato sarà ancor più professionalizzante con la frequenza di corsi di formazione specifici promossi dalle scuole forensi;
  • esame: tre prove scritte e una orale, senza codici commentati;
  • pieno riconoscimento dell’importanza della deontologia a garanzia del regolare svolgimento della professione;
  • maggiore tipizzazione degli illeciti disciplinari;
  • istituzione dei consigli distrettuali di disciplina, con incompatibilità per garantire la terzietà del giudizio disciplinare;
  • giuramento degli avvocati presso il proprio Consiglio dell’Ordine in seduta pubblica.

Vera MORETTI

Cnf: sì alla riforma forense, no ai decreti sui 140 parametri

Il Consiglio nazionale forense ha evidenziato le criticità che porta con sé il Dpr professioni, ovvero il decreto ministeriale sui parametri 140 e i decreti delegati di attuazione della revisione della geografia giudiziaria.

A sottolinearle sono stati i rappresentanti dei tre collegi a cui il Cnf ha concesso il mandato a ricorrere, ovvero Vincenzo Cirulli-Irelli, Paolo Clarizia e Mario Bertolissi, che hanno elencato, tra i motivi del ricorso:

  • il regolamento sulle professioni viziato da nullità per difetto assoluto di attribuzione a disciplinare la professione forense;
  • decreto sui parametri illegittimo per sviamento di potere e adottato sulla base di una norma di sospetta incostituzionalità;
  • decreti delegati di revisione della geografia giudiziaria incostituzionali per violazione della norme che regolano il potere normativo del Governo, oltre che per irragionevolezza.

Ciò è emerso durante il seminario di lavoro Cnf-Ordini forensi organizzato per fare il punto sulle riforme in atto, verificare i più recenti orientamenti giurisprudenziali e illustrare le linee interpretative del Cnf su tutte le questioni aperte che la riforma delle professioni sta proponendo agli Ordini forensi.
I ricorsi dovranno essere depositati entro il 18 novembre e anche diversi Ordini si stanno orientando a seguire la strada tracciata dal Cnf, questo perché c’è la necessità che la legge forense sia approvata in breve tempo.

A questo proposito, Guido Alpa, presidente del Cnf, ha dichiarato: “L’avvocatura deve riappropriarsi della giurisdizione anche proponendo nuove formule, come quella di camere arbitrali istituite presso gli ordini, in cui gli avvocati possano esprimere con dignità la loro specifica qualificazione”.

A partecipare ai lavori c’era anche il consigliere del Cnf Antonio Damascelli, il quale ha esposto le linee giurisprudenziali maturate finora sull’applicazione dei parametri, non senza evidenziare l’obiettivo incostituzionale dello scoraggiamento dell’accesso alla giustizia tramite l’ingiustificato abbassamento dei valori di riferimento.

Il vicepresidente del Cnf Ubaldo Perfetti ha inoltre illustrato anche le linee interpretative per dare seguito alle disposizioni in vigore sui tre temi più importanti: incompatibilità, tirocinio e sue nuove modalità e disciplinare.

Per quanto riguarda la geografia giudiziaria, il coordinatore del gruppo di lavoro Cnf Enrico Merli ha annunciato la costituzione di un gruppo allargato a professionalità esterne all’avvocatura per la razionalizzazione del servizio giustizia.
Questo avverrà perché “l’obiettivo è quello di verificare con i dati alla mano quale assetto del servizio giustizia risponda meglio ai giusti criteri di efficienza e minore spesa, senza sposare nessuna tesi ideologica a favore dei grandi uffici o della giustizia di prossimità”.

Vera MORETTI

Il parere del Cnf riguardo il diritto comunitario

Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, ha partecipato al seminario Cnf-Csm-Ordine forense tenutosi a Genova l’11 ottobre.

La tematica, ovvero giustizia europea e diritti fondamentali, si prestava ad un intervento del numero uno del Cnf perché il diritto contrattuale europeo dovrà conformarsi al sistema dei diritti fondamentali e, per usare le parole di Alpa, “la libertà contrattuale non si potrà spingere fino a legittimare la violazione di diritti fondamentali”.

Commissione e Parlamento Europeo, che stanno lavorando al Regolamento sui contratti di vendita, sono dunque avvisati circa le indicazioni che arrivano dall’avvocatura.

Guido Alpa ha dichiarato: “Se si muove dal presupposto che la Carta dei diritti fondamentali, che è ora inserita nel Trattato Ue, sta alla base dell’intero ordinamento comunitario, anziché di complementarietà tra i diritti fondamentali e il diritto contrattuale europeo, si deve parlare di subordinazione di questo a quello”.

Le regole e le disposizioni devono conformarsi ai principi generali del diritto comunitario, come accade con la Corte di Giustizia di Lussemburgo.

Vera MORETTI