La moda Made in Italy in vetrina con Yoox

L’export Made in Italy sta continuando a registrare cifre positive molto soddisfacenti, considerando che a settembre la percentuale dell’export italiano verso la Cina è aumentata del 25,4% e quella verso gli Stati Uniti del 9%.
Per questo motivo, sta per partire un nuovo progetto, che prevede la creazione di una vetrina per le piccole e medie imprese, pensata e realizzata grazie all’accordo definito con Yoox, piattaforma del gruppo Yoox-Net-A-Porter , guidato da Federico Marchetti, portabandiera dell’eccellenza Made in Italy nel mondo.
Questa intesa è stata decisa considerando che Yoox è presente in cento Paesi ed ha filiali sia negli Usa sia in Cina.

Questo progetto è molto importante ed ambizioso perché da la possibilità ad una serie di eccellenze italiane di farsi conoscere e promuovere la propria attività a livello internazionale, facendo leva su questi mercati oggi molto potenti con il commercio elettronico.
Si chiama Italian Hidden Gems ed è nato anche grazie all’aumento del 45% delle risorse messe a disposizione dal Ministero dello Sviluppo, al fine di potenziare le azioni di incremento dell’e-commerce nella moda.

Cosa succederà, dunque, ora che la partnership è stata siglata? All’interno della piattaforma Yoox verrà creato un palcoscenico digitale dove ben cento marchi potranno mettere in mostra le proprie creazioni, che apparterranno al settore moda e quindi saranno capi di abbigliamento, calzature, borse, accessori, gioielli e oggetti di design.

Michele Scannavini, presidente dell’Agenzia ICE, ha commentato così il progetto: “L’accordo firmato con Yoox si inserisce nella strategia dell’Ice rivolta allo sviluppo del commercio digitale a favore delle imprese italiane. Attraverso una intensa attività di formazione, la definizione di accordi di distribuzione con e-tailer, marketplace e retailer, unitamente alla promozione sui mercati più promettenti come Cina e Stati Uniti, vogliamo aumentare il numero delle nostre aziende esportatrici e favorirne la crescita. Molte di queste, infatti, sono “gemme nascoste” che da sole, in quanto piccole realtà, non riuscirebbero a intraprendere il percorso di internazionalizzazione digitale”.

Vera MORETTI

Il Made in Italy alla conquista dell’Australia

Il Made in Italy ha conquistato anche l’Australia, grazie ad una “missione” alla quale ha partecipato, tra gli altri, anche Aurelio Ceresoli, vicepresidente di Federalimentare, che, al suo ritorno in patria, si è dimostrato particolarmente ottimista.
Il motivo principale è che sia i ristoratori australiani sia le catene appartenenti alla grande distribuzione si sono dimostrati molto interessati al Made in Itlay.

Alla spedizione hanno partecipato circa trenta aziende dei settori dell’agrifood e della pelletteria, guidate dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto, in collaborazione con Confindustria, Ice, Federalimentare, Assocalzaturifici, Aimpes e Rete Imprese Italia.

Piergiorgio Borgogelli, direttore generale dell’Ice, ha confermato questo mood positivo: “In Australia abbiamo raggiunto traguardi importanti nel settore agroalimentare e nel comparto calzature-pelletteria: l’Italia è al sesto posto tra i fornitori agroalimentari, con un trend del +2,7% nell’export 2016, mentre nei prodotti calzaturieri e nella pelletteria siamo al quarto posto con una crescita del 13,9% nel 2016”.

In quattro giorni molto fitti, la delegazione ha fatto tappa a Sidney e a Melbourne e ha anche incontrato le due principali catene della Gdo australiana, che sono Coles e Woolworths.

Ad oggi, i prodotti dell’agrifood italiano più esportati sono le bevande e le conserve di ortaggi e legumi, anche se negli ultimi tempi le vendite di sughi e pelati sono calate a causa dell’applicazione dei dazi antidumping, che poi Camberra a gennaio ha parzialmente revocato.
Si tratta di un problema di cui il governo italiano vuole farsi carico, come ha dichiarato Scalfarotto: “Nella prospettiva di un rafforzamento delle nostre relazioni bilaterali anche attraverso un eventuale accordo di libero scambio tra Ue e Australia il cui mandato negoziale è oggi in via di valutazione a livello europeo, l’Italia lavora perché siano superate le difficoltà rappresentate da alcuni ostacoli non tariffari quali dazi antidumping, barriere fitosanitarie e denominazioni di origine”.

Per quanto riguarda il settore della pelletteria, sembra che il mercato australiano offra molte buone opportunità, come ha dichiarato Riccardo Braccialini, presidente dell’Aimpes, l’associazione dei pellettieri. Aprire un negozio a Sidney significherebbe non solo avvicinarsi ai consumatori interni ma anche ai turisti provenienti da Corea del Sud, Giappone e Cina.

Vera MORETTI

Domani a Milano appuntamento con l’ultimo convegno sugli investimenti esteri

Domani, 22 marzo, dalle 10 si terrà, presso ICE AGENZIA, con sede in corso Magenta a Milano, un convegno dal titolo “Investimenti esteri: risorsa odierna, speranza di domani”, che fa parte degli appuntamenti che hanno affrontato questo interessante tema ed organizzato da Confassociazioni International, unitamente a Confassociazioni, Unioncamere e ICE.

A presentare questo quinto e ultimo appuntamento è stato Salvo Iavarone, presidente di Confassociazioni International.
Ecco le sue parole: “Si è partiti dalla Camera di Commercio di Torino nel gennaio 2016, quindi Venezia, Roma, poi tappa al Sud presso la Camera di Commercio di Salerno. Diversi gli interventi autorevoli: Piero Fassino e Licia Mattioli a Torino, l’Università Cà Foscari e la Zoppas a Venezia, il Presidente Unioncamere Ivan Lo Bello, il MISE, la Bnl Gruppo Bnp Paribas e tanti altri. Dopo i miei saluti e quelli del Direttore dell’Ufficio ICE di Milano, Marinella Loddo, i rappresentanti delle Regioni interverranno in prima sessione, illustrando quanto avviene sui loro territori rispetto a questo segmento dell’ economia. Quindi in chiusura Mattia Adani del MISE e Roberto Luongo di Agenzia ICE illustreranno quanto l’Italia stia facendo per favorire investimenti da oltreconfine”.

Il lavoro è durato, in tutto, un anno, poiché l’argomento certamente lo richiedeva, e infatti le problematiche e le criticità sono emerse, come ha confermato lo stesso presidente: “Abbiamo lavorato un anno su questo argomento. Emergono dati contrastanti, soprattutto in merito alle differenze tra i vari territori e siamo convinti che ci sia molto da lavorare, sia per comprendere bene cosa accade e cosa potrà accadere in futuro, sia per incentivare gli investimenti dall’ estero”.

Vera MORETTI

Al via la seconda edizione di ItaliaRestartsUp

E’ stata presentata la seconda edizione di ItaliaRestartsUp, l’iniziativa che mira a sostenere le startup favorendo gli incontri con investitori stranieri ed enti internazionali specializzati nel supporto alle società appena formate e alle pmi.

A promuovere l’iniziativa, che avrà luogo il 22 e 23 ottobre a Milano nel corso di SMAU, sono ICE, Ministero dello Sviluppo Economico e SMAU.

La location è stata scelta ad hoc per permettere ai potenziali investitori di avere un panorama il più possibile completo dei settori presenti all’interno del salone italiano dell’Innovazione, offrendo come valore aggiunto i contatti e l’attività di networking, resa possibile dalla crescente presenza di start-up alla kermesse.

Possono partecipare all’evento: le startup, gli investitori in startup e le organizzazioni territoriali di sostegno alle start-up di tutta Italia.
Fanno eccezione i soggetti che hanno sede legale nelle Regioni Convergenza, quindi Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

Le domande di partecipazione devono pervenire entro il 9 settembre ed il modulo di iscrizione per startup e per investitori/agenzie da compilare è scaricabile dal sito ufficiale di InnovationItaly.

Le domande saranno valutate secondo i seguenti criteri:

  • Sviluppo di un prodotto o servizio innovativo
  • Non più di 6 anni di attività dalla data di costituzione dell’impresa
  • Ottenimento di uno o più finanziamenti esterni alla compagine aziendale, di almeno 100.000 euro
  • Piani di espansione del valore di almeno 500.000 euro.

Vera MORETTI

Il Made in Italy sbarca a L’Avana?

E’ avvenuta in questi giorni una missione imprenditoriale a L’Avana, promossa dai Ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari Esteri per capire cosa può offrire Cuba alle imprese italiane che puntano all’internazionalizzazione e quali vantaggi può trarre il Made in Italy dall’approdo sul mercato cubano.

Secondo le stime dell’Associazione Bancaria Italiana ammontano ad oltre 473 milioni di euro i fondi stanziati dal sistema del credito per gli imprenditori italiani che intendono avviare processi di internazionalizzazione a Cuba.

I dati sono stati diffusi da Guido Rosa, presidente del Comitato Tecnico per l’internazionalizzazione ABI, durante il Forum economico Italia-Cuba tenutosi a L’Avana organizzata da Ice, Confindustria, ABI, Unioncamere e Conferenza delle Regioni.

Per l’occasione, erano presenti aziende italiane produttrici nei comparti:

  • meccanica agricola e trasformazione alimentare,
  • ambiente ed energie rinnovabili,
  • infrastrutture e costruzioni,
  • biomedicale,
  • turismo.

Del plafond complessivo messo a disposizione dalle banche italiane, finora sono stati utilizzati 168 milioni di euro, lasciando ampi margini per sostenere le imprese che vorranno affacciarsi su questo nuovo mercato.

Anche SACE era presente al forum, con una delegazione guidata dal presidente Giovanni Castellaneta, il quale ha confermato i benefici di un investimento sul mercato cubano, che potrebbe crescere in maniera esponenziale nei prossimi anni.

L’ufficio studi di SACE stima che, nel caso in cui il programma di riforme messo in atto da L’Avana riuscisse a compiersi appieno, le imprese italiane potrebbero beneficiare di un guadagno di nuovo export pari a 220 milioni di euro entro il 2019.

Nel frattempo, si terrà dall’1 al 7 novembre la FIHAV 2015, la Fiera internazionale de L’Avana. La manifestazione, giunta alla 33° edizione, si concentra su settori strategici per lo sviluppo economico e industriale del Paese, quali:

  • edilizia,
  • arredamento,
  • meccanica,
  • energie alternative,
  • beni di consumo,
  • abbigliamento,
  • prodotti per la casa,
  • prodotti alimentari.

Vera MORETTI

Tag: Made in Italy, Sace, Cuba,

Il Notariato a sostegno degli investimenti esteri

E’ stato firmato nei giorni scorsi a Milano, in occasione della World Investment Conference (WIC 2015) alla presenza del viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il protocollo d’intesa tra ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane e Consiglio Nazionale del Notariato, presentato da Riccardo Maria Monti, Presidente dell’Agenzia ICE e Gabriele Noto, Vice Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato.

L’attrazione degli investimenti è sempre più al centro del processo di globalizzazione. La nostra sfida è quella di attrarre a regime 20 miliardi di euro di investimenti diretti esteri all’anno, con particolare attenzione a quelli greenfield, e contribuire così all’aumento dell’occupazione – ha commentato il viceministro Calenda -. Le recenti riforme del Governo vanno in questa direzione e finalmente ci siamo attrezzati per giocare in maniera competitiva la partita della globalizzazione”.

Nel corso della conferenza stampa seguita alla firma è stata presentata la guida “Doing Business in Italy – Investment Guide 2015”, primo strumento operativo derivante da questo protocollo disponibile sul sito www.investinitaly.com. La guida, oltre che del contributo dell’Agenzia ICE e del Consiglio nazionale del Notariato, è frutto del lavoro dei ministeri dello Sviluppo Economico, degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, dell’Economia e Finanze, del Lavoro e Politiche Sociali, dell’Istruzione, Università e Ricerca e descrive in modo completo le diverse forme giuridiche societarie italiane, i rapporti contrattuali per i dipendenti, la tassazione e gli incentivi disponibili.

Quella tra l’Agenzia Ice e il Notariato è la prima partnership governativa con un ordine professionale volta a sostenere e orientare le imprese italiane nei mercati internazionali e le imprese estere interessate a investire in Italia, grazie al coinvolgimento del network degli 86 Paesi nel mondo in cui è presente l’intervento notarile ed alla rete degli 81 uffici dell’Agenzia ICE in 67 Paesi.

In particolare il Notariato, per promuovere lo sviluppo di processi di internazionalizzazione, si impegnerà a:

  • garantire un’assistenza di primo livello ai funzionari dell’Agenzia ICE su specifiche richieste provenienti da imprese assistite;
  • garantire assistenza internazionale all’Agenzia ICE e alle imprese assistite grazie al network dei notariati presenti nel mondo e aderenti all’Unione Internazionale del Notariato e al CNUE.

L’intervento del Notariato in campo societario ha contribuito al miglioramento, per l’Italia, dell’indice “starting a business” di ben 44 posizioni negli ultimi due anni (rapporto Doing Business 2015 della Banca Mondiale), grazie alla riduzione dei tempi e delle procedure necessarie per la costituzione di una società e grazie al sistema di trasmissione telematico notarile che offre affidabilità e certezza al registro delle imprese italiano. Questi elementi costituiscono un punto di forza del sistema Paese Italia a garanzia dell’investimento e con la finalità di evitare ogni possibile contenzioso.

L’Agenzia ICE, da parte sua, conferma in tal modo il ruolo centrale assunto nell’attrazione degli investimenti esteri nel nostro Paese.

Notariato, Mise, Ice e Cnn per gli investimenti esteri

In un momento nel quale è sempre più importante attirare investitori esteri in Italia, risulta particolarmente interessante l’evento previsto per domani, martedì 16 giugno, a Milano, nel quale il Notariato farà la sua parte.

Alle 12.15, all’Auditorium Testori in Palazzo Lombardia (Piazza Città di Lombardia, 1° piano), in occasione della World Investment Conference (WIC 2015) organizzata annualmente dalla WAIPA (World Investment Promotion Agencies) e, quest’anno, dall’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, si terrà la conferenza stampa di presentazione della prima guida sugli investimenti esteri in Italia, “Doing Business in Italy – Investment Guide 2015”, frutto del lavoro dei Ministeri degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, dell’Economia e Finanze, dello Sviluppo Economico, del Lavoro e Politiche Sociali, dell’Istruzione, Università e Ricerca, nonché del protocollo tra Ministero dello Sviluppo Economico, l’ICE- Agenzia e il Consiglio Nazionale del Notariato.

Nel corso della conferenza sarà siglato il protocollo d’intesa tra MISE-ICE Agenzia-CNN che prevede numerose collaborazioni utili agli investitori esteri, ma anche agli imprenditori italiani interessati ai mercati internazionali grazie al network del Notariato presente in 86 Paesi nel mondo.

Saranno presenti Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo Economico, Riccardo Maria Monti, presidente di ICE – Agenzia e Maurizio D’Errico, presidente del Consiglio Nazionale del Notariato.

Commercio estero italiano in ripresa

Sono buone le prospettive per il commercio estero italiano nel 2015 e nei prossimi anni. Questo, almeno, è quanto tratteggia il XIII rapporto Ice-Prometeia, secondo il quale il commercio estero del nostro Paese crescerà del 5,6% nel 2015 e supererà un +6% nel biennio successivo.

Stando a quanto sottolineano gli estensori del rapporto, per ritrovare un triennio nel quale il nostro commercio estero è cresciuto ininterrottamente oltre il 5% è necessario risalire al periodo pre-crisi, precisamente dal 2005 al 2007.

Inoltre, secondo Ice e Prometeia, il dato sulla crescita del nostro commercio estero è ancora più incoraggiante se si considera che la dinamica prevista per il Pil globale è sì parimenti di crescita, ma i livelli su cui si attesterà saranno circa la metà rispetto a quelli degli scambi. Merito, soprattutto, dell’importante traino degli Stati Uniti (+7,7% previsto per il 2015) e da un’Europa occidentale che sta consolidando la propria ripresa (+4,8% previsto per il triennio 2015-2017).

Per il nostro commercio estero, invece, arrivano segnali contrastanti dai Paesi emergenti. Se, da una parte, il commercio estero e l’export manifatturiero italiano sono stati, nell’ultimo anno, i più dinamici dopo quelli cinesi, dall’altro le previsioni vedono penalizzati soprattutto i Paesi grandi esportatori di materie prime. Non è un caso, infatti, che il Sudamerica e i mercati europei emergenti, dove pesa l’embargo imposto al mercato russo, subiranno un calo del loro potenziale di crescita.

Restano trainanti per il nostro commercio estero i prodotti del made in Italy alto di gamma (+5,8% le prospettive di domanda internazionale tra il 2015 e il 2017) e della meccanica (+6,4%); in entrambi i settori è prevista la conferma del recupero di quote di mercato sulle importazioni mondiali già vista negli ultimi due anni.

Gli stranieri tornano ad investire nel Made in Italy

Il Made in Italy sta ricominciando ad essere appetibile agli investitori internazionali.
Dopo un periodo nero, con gli investimenti ridotti all’osso, che aveva determinato, tra il 2007 e il 2013, un crollo del 58%, il 2014 ha finalmente registrato una ripresa, con un’impennata di acquisizioni di imprese italiane per un controvalore di 20 miliardi di euro.

Questi dati sono stati resi noti dal rapporto Italia Multinazionale dell’agenzia Ice, in cui, comunque, si evidenzia ancora un gap da recuperare con gli altri paesi europei.
Se, infatti, il rapporto tra investimenti esteri e Pil del nostro Paese è di circa il 20%, meno della metà rispetto alla media Ue, che è assestata al 49%.

Ma secondo Riccardo Monti, il presidente dell’Ice, questi segnali di ripresa rappresentano una rinnovata fiducia nei confronti dell’Italia.

Le premesse ci sono, e sembrano molto chiare: il 2015 è iniziato con l’acquisizione di Pirelli da parte di ChemChina, una maxi opa da 7,5 miliardi di euro, e quella del progetto urbanistico di Milano Porta Nuova, 2 miliardi di valore ora in mano al fondo del Qatar.

Ma, se questi sono investitori orientali, la maggior parte di coloro che sono interessati al Made in Italy provengono da Nord America ed Europa, circa l’85% del totale.
Ma potrebbe trattarsi di una percentuale destinata a scendere, in favore proprio dei Paesi emergenti, come Cina, India, Russia e altri Paesi asiatici, i cui investimenti sono cresciuti del 255% dal 2000 a oggi, contro il +17,5% di Usa e Ue.

Lo stesso trend si nota negli investimenti in Borsa: in 20 società nazionali quotate, è presente almeno un investitore rilevante, con più del 20% delle azioni, che arriva da Paesi Arabi, Cina e Russia.

Altri esempi illustri sono Dainese, lo storico brand di abbigliamento per motociclismo ceduto al fondo d’investimento del Bahrain Investcorp, e la casa di moda vicentina Pal Zileri venduta al fondo del Qatar Mayhoola for Investment.

A farla da padrone, comunque, rimane il settore della manifattura, che è interessato da un terzo degli investimenti. Alcuni pezzi importanti dell’industria tricolore sono, infatti, finiti in mani esperi, come la società di compressori per elettrodomestici Acc di Belluno, passata sotto il controllo dei cinesi di Wanbao Group; Mangiarotti SpA, produttore di componenti per l’industria nucleare, petrolio e gas con sede a Pannellia di Sedegliano (Udine) e stabilimento a Monfalcone, finita nel perimetro degli americani di Westinghouse.

L’interesse degli investitori, inoltre, è sempre più pressante nei confronti di Generali, dove Blackrock, colosso americano del risparmio gestito, ha in mano il 2,61% del capitale, e People Bank of China possiede il 2,2%.

C’è da dire, a onor del vero, che le imprese italiane non fanno esclusivamente la parte delle prede, poiché il saldo entrate-uscite è ancora favorevole al Made in Italy. Sono 11.325 le imprese italiane con partecipazioni all’estero per 1,537 milioni i dipendenti e un fatturato di 565,3 miliardi di euro.
Nel 2013 i maggiori gruppi manifatturieri italiani con organizzazione multinazionale hanno prodotto il 67% dei loro beni all’estero e solo il 9% del fatturato è realizzato in Italia contro il 91% all’estero.

Vera MORETTI

Expo, evento ed opportunità per l’Italia

Si è appena svolto, sulle rive del Lago di Como, il convegno “#GRANDIEPICCOLIEVENTI – opportunità per il turismo volano per il territorio”, durante il quale è stato presentato uno studio
commissionato da Federalberghi e CFMT (Centro di Formazione Management del Terziario) e realizzato da Ciset /Ca’ Foscari Venezia.

A presentare i risultati di tale indagine è stato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, il quale ha dichiarato: “Il grande evento è importante per lo sviluppo dell’immagine del Paese che lo ospita e delle infrastrutture che si realizzano, mentre il piccolo è bello per la ricchezza immediata che crea sul territorio”.

Ciò che è stato sottolineato è che l’organizzazione dell’evento deve partire con largo anticipo, ma anche proseguire ad evento concluso, per evitare che le nuove strutture ricettive vengano dimenticate e diventino ingombranti e costose scatole vuote.

Bocca ha aggiunto, in proposito, che “esiste un effetto moltiplicatore che porta a raccogliere per ogni euro investito per ristrutturazioni e costruzione di nuove opere per un grande evento circa 1,4 euro di risorse nel sistema economico, per un vantaggio del 40% in grado di contribuire alla crescita del Pil nazionale. Mentre per un piccolo evento il solo effetto derivante dalla spesa dei visitatori è addirittura maggiore e rimane più ancorato al territorio, con una contabilizzazione immediata”.

Ed è ciò che ci si augura per Expo, che sta raccogliendo consensi e successi, ma che si spera non sia solo un evento fine a sé stesso ma che le sue conseguenze possano portare vantaggi sul territorio.

Al convegno era, ovviamente, presente anche Piero Galli, direttore gestione Expo 2015, che ha confermato come un grande evento determini “oltre alla realizzazione di importanti infrastrutture, un accrescimento di arrivi e presenze turistiche, ma soprattutto un’amplificazione straordinaria della visibilità del Paese e di quanto e cosa l’Italia offra ai visitatori”.

Vera MORETTI