Imprese femminili in aumento in Toscana

Le donne imprenditrici sono sempre di più e a confermarlo sono le cifre, in costante aumento, soprattutto in alcune regioni italiane.

In Toscana, ad esempio, le aziende in rosa rappresentano un’importante e concreta risorsa per l’economia locale, tanto da aver registrato dati in crescita su tutto il territorio.
Ad oggi, le imprese femminili sono più di 93mila, con un aumento medio dell’1,5% ogni anno.

Ma quali sono i settori in cui le donne “spopolano” maggiormente?
Il settore dei servizi, del commercio e del turismo conta circa 1400 imprese femminili attive, che collocano la Toscana al quarto posto in Italia dopo Lazio, Lombardia e Veneto.

In queste stime, spiccano le imprese guidate da straniere, che sono il 61% del totale, con le giovani che però stanno registrando numeri da capogiro.

Andrea Sereni, presidente di Unioncamere Toscana, ha dichiarato in proposito: “In questi primi tre mesi dell’anno le iscrizioni di imprese rosa sono aumentate anche nel turismo e nell’artigianato, segno che la Toscana dispone di un habitat che, oltre ad offrire larghi margini di sviluppo, rappresenta una risorsa straordinaria ed una risposta concreta alle molte giovani donne, creative e intraprendenti, alla ricerca di opportunità occupazionali, anche in proprio“.

Vera MORETTI

In ascesa le imprese femminili straniere in Italia

Le percentuali parlano chiaro: le imprese femminili straniere sono cresciute del 20% in quattro anni, con picchi a Roma, dove si contano 10mila imprese condotte da donne, a Milano, dove sono 8mila, e a Torino, 5mila.
La Lombardia, comunque, si dimostra molto attiva, con Bergamo, Brescia, Varese e Mantova in pole position, ovviamente dietro il capoluogo meneghino.

Esaminando i dati nel dettaglio, inoltre, emerge che sono in costante aumento, tanto da essere arrivate ad oggi a 109mila attività e 6mila in più rispetto al 2014, corrispondente al 6%, che diventa 20% considerando gli ultimi quattro anni.

Le più numerose sono le cinesi (21 mila), le rumene (9 mila), le marocchine (7mila), le nigeriane (5 mila), pari alle svizzere (5 mila), seguite dalle tedesche (oltre 4 mila).

Più numerose a Roma (10 mila), Milano (8 mila), Torino (5 mila), Firenze (4 mila), Napoli, Prato (3 mila) e Brescia (oltre 2 mila).
Crescono più velocemente in quattro anni a Reggio Calabria (da 600 a oltre 800, +50%), Ferrara (da 400 a 600, +40%), Ravenna (da 500 a oltre 600, +40%).
Tra le prime anche Napoli (da circa 2 mila a circa 3 mila imprese, + 35%) e Palermo (da 1000 a 1400, + 34%). In mano a donne sono un quarto delle imprese straniere in Italia.

Questo fenomeno è stato analizzato durante un convegno tenutosi ad Expo nello spazio Women for Expo lunedì 6 luglio, durante il quale si è discusso del ruolo delle donne ed organizzato da United Nations Industrial Development Organization (UNIDO), in cooperazione tra gli altri con Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG), e promosso dalla Camera di commercio attraverso l’azienda speciale Promos per l’internazionalizzazione.

Federica Ortalli, membro di giunta della Camera di commercio di Milano e presidente del Comitato Imprenditoria Femminile, ha dichiarato in proposito: “Le donne hanno un ruolo centrale e sempre crescente nell’economia internazionale. La Camera di commercio con il Comitato sulle imprese femminili è accanto a Women for Expo. La ricchezza di imprese anche di donne straniere in Italia rappresenta un punto di partenza e di confronto anche a livello internazionale”.

Pier Andrea Chevallard, direttore di Promos, azienda speciale della Camera di commercio per l’internazionalizzazione, ha inoltre aggiunto: “Questo appuntamento rappresenta un momento di incontro e riflessione utile anche per il rilancio degli scambi internazionali che trova in Expo un momento importante”.

Vera MORETTI

Volano le imprese femminili in Italia

Le imprese femminili in Italia sono ormai una solida realtà. In un Paese il cui tessuto imprenditoriale è stato fatto a pezzi dalla crisi, le aziende guidate da donne, nel primo trimestre 2015, hanno sfiorato quota 1 milione e 300mila.

Il buono stato di salute delle imprese femminili nel nostro Paese è stato rilevato dall’Osservatorio per l’imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere, che ha anche registrato come vi siano alcune regioni e alcuni settori merceologici specifici nei quali la media di oltre un’impresa su 5 al femminile è anche più alta

Guardando infatti ai diversi settori, le imprese femminili sono preponderanti in quello dei servizi alla persona (58,63%), dell’assistenza sociale non residenziale (56,88%), della confezione di abbigliamento (42,59%), dei servizi di assistenza sociale residenziale (40,06%) e delle agenzie di viaggio (37,42%).

Per certi versi stupefacente, poi, il caso delle imprese femminili nel settore dell’artigianato in senso lato, dove il 16% delle realtà è in rosa (214.815 imprese) e dove vengono coperti un po’ tutti gli ambiti dell’artigianalità, con percentuali importanti, come nel caso del comparto tessile, dove il 42,3% del tessuto produttivo è composto da imprese femminili, con una presenza massiccia nel settore della confezione di articoli di abbigliamento (55,94%),

Sempre in ambito artigiano, le imprese femminili si difendono, e bene, nella fabbricazione di bigiotteria (52,89%), nelle lavorazioni in porcellana e ceramica, (42,41%) nella realizzazione di articoli in pelle (31,09%) e nell’alimentare (25,32%).

Un ruolo e un’importanza delle imprese femminili nell’economia italiana e nella costruzione del Pil nazionale, ben sintetizzato dalle parole di Ferruccio Dardanello presidente di Unioncamere, cui si deve, insieme a InfoCamere, questa elaborazione sul mondo delle imprese in rosa: “Le donne imprenditrici hanno contribuito e continuano a contribuire in misura notevole a quella componente del made in Italy di qualità per la quale il nostro Paese è noto in tutto il mondo“.

Imprese femminili: tra finanziamenti, agevolazioni e premi

Poco più di un quinto: le imprese femminili operanti in Italia sono circa 1,3 milioni, solo il 21,4% del totale nazionale. La percentuale uscita dall’ultima indagine dell’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere-InfoCamere mostra ancora tutta l’arretratezza (non solo) culturale del nostro Paese in termini di parità di genere. Delle imprese a gestione femminile se ne parla e se ne discute ogni volta come le mosche bianche dell’imprenditoria nazionale, come un fenomeno che, nonostante la direzione che sembrerebbe aver preso il mondo, non si dovesse mai compiere definitivamente.

Fra le tante chiacchiere da bar sull’argomento e le solite promesse non mantenute, però, qualche iniziativa seria a favore delle nuove imprese “rosa” inizia finalmente a palesarsi. Ad inizio agosto, per esempio, l’Ente Nazionale per il Microcredito ha aperto, nell’ambito del progetto pilota Microcredito Donna, un bando finalizzato all‘erogazione di microcrediti a donne o persone giuridiche, a rilevante presenza femminile, che vogliano avviare o abbiano avviato un’impresa nel Lazio. L’iniziativa ha lo scopo di sostenere, attraverso i finanziamenti per imprese femminili fino a 25mila euro, la microimprenditorialità e il lavoro delle donne, ed è rivolto ai soggetti impossibilitati, per condizioni soggettive e oggettive, ad accedere al credito tradizionale.

La Camera di Commercio di Pordenone e il Comitato per lo Sviluppo dell’Imprenditoria Femminile, invece, hanno indetto la seconda edizione del premio Voglia D’Impresa, per valorizzare le imprese femminili del territorio. Possono partecipare le imprese femminili della provincia di Pordenone con almeno un lavoratore/lavoratrice assunto/a con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il premio ammonta a 4mila euro e sarà concesso all’impresa femminile che otterrà il punteggio più elevato in base ai criteri previsti nel bando e riferiti alla situazione aziendale attuale ed ai progetti realizzati nell’ultimo triennio.

La Regione Campania, inoltre, ha lanciato un bando nell’ambito delle operazioni di sostegno al tessuto produttivo finanziate col Fondo rotativo per lo sviluppo delle aziende per le giovani corregionali under 35 che abbiano voglia di fare impresa. Uno strumento che dovrebbe consentire di sostenere gli investimenti innovativi delle aziende giovanili e femminili.

Jacopo MARCHESANO

Imprese femminili, c’è ancora molta strada da fare

Quando si parla di pari opportunità, parità di genere e imprese femminili, spesso il mondo dell’imprenditoria, ancor più se piccola o media, ha ancora parecchia strada da fare. Una conferma arriva dai dati dell’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere-InfoCamere – aggiornati a fine giugno 2014 – e dalle indicazioni del Sistema informativo Excelsior, di Unioncamere e ministero del Lavoro. Dallo studio appare chiaro che a pesare maggiormente sulle prospettive delle imprese femminili, restano le difficoltà legate alla solitudine decisionale in cui spesso le imprenditrici si trovano a operare, insieme alla frequente insostituibilità della figura dell’imprenditrice stessa nei processi di lavoro e nei rapporti con il mercato.

Secondo quanto emerge da questi dati, ancora a metà del 2014 le imprese femminili rappresentano solo il 21,4% dell’universo delle imprese operanti in Italia (sono circa 1,3 milioni su un totale di poco più di 6) e danno lavoro al 45,23% degli occupati dipendenti, 7,6 milioni sul 16,6.

La notizia incoraggiante, invece, è che le imprese femminili stanno affrontando la crisi con decisione e creatività. Intanto, creano nuove imprese a un ritmo superiore alla media: +0,73% l’aumento del numero di imprese femminili registrato nel periodo aprile-giugno 2014, contro una variazione media complessiva dello 0,42%.

Inoltre, nel 2014 si è ampliata la quota di assunzioni per le quali i datori di lavoro considerano irrilevante il genere del candidato: 52,8% rispetto al 48,5% del 2010. Questo significa che le donne lottano ad armi pari con gli uomini per entrare nel mercato del lavoro.

Il 70,5% delle imprese femminili (912.664 su 1.294.880) si concentra nei settori dei servizi alla persona, sanità, istruzione, agricoltura, commercio e turismo, intrattenimento. Costruzioni, fornitura di energia elettrica, trasporti ed estrazione di minerali fanno registrare invece un tasso di femminilizzazioni inferiore al 10%.

Parlando di territorio, le imprese femminili si concentrano prevalentemente al Sud: Molise, Basilicata e Abruzzo hanno un tasso di femminilizzazione superiore al 25%, mentre i valori più bassi si registrano in quattro regioni del Centro-Nord (meno del 20% del totale). La provincia più rosa è quella di Benevento, con il 30,52% di imprese guidato da donne, quella meno rosa è Milano (16,3%).

Parlando di età delle imprese femminili, il 65,7% di loro è nato dopo il 2000 (contro il 60,3% della media complessiva), e solo il 12,4% è nato prima del 1990 (contro il 16,6% della media). Il 65,5% delle attività è impresa individuale e il 69,5% conta unicamente sulla titolare o al massimo un addetto e il 94,2% non supera la soglia dei 5 addetti.

Secondo il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, “l’impresa femminile si conferma meno strutturata e più sottodimensionata rispetto alla media, e per questo ha ampi margini di sviluppo che vanno colti per ridare slancio all’occupazione e alla crescita. Va sostenuto e promosso il desiderio di tante donne, capaci e qualificate, che guardano all’impresa e al mercato come un’opportunità per essere protagoniste del proprio progetto di vita. Il sistema camerale mette a disposizione strumenti mirati allo sviluppo di questi progetti con iniziative per la formazione, l’accesso al credito, l’internazionalizzazione”.

Un bando in Umbria per recuperare gli antichi mestieri

I mestieri tradizionali sono al centro di un bando che è appena stato pubblicato dalla Camera di Commercio di Terni, che ha dunque deciso di concedere contributi per l’avvio e lo sviluppo di imprese basate sul recupero degli antichi mestieri.

Possono beneficare del bando le imprese che svolgono una delle attività relative alle professioni artigianali più antiche: abbigliamento su misura, pelletteria e tappezzeria, fotografia, riproduzione disegni e pittura, lavorazione ferro battuto, lavorazione pietre preziose, pietre dure, tessitura, ricamo e affini, lavorazione del vetro e della ceramica e della carta.

Le imprese interessate potranno ricevere contributi pari al 50% delle spese ammesse, a fronte di un investimento pari a 5mila euro e fino a un massimo di 20mila euro.
Le agevolazioni sono maggiorate fino al 55% nel caso di imprese femminili, o giovanili, che possono beneficiare di un contributo massimo di 21mila euro.

Vera MORETTI

Click day per le pmi femminili laziali

Appuntamento per domani con il click day che la Regione Lazio ha dedicato alle imprese femminili e, per la precisione, per la prenotazione dei contributi erogati in merito al bando Innovazione: sostantivo femminile, iniziativa finalizzata alla creazione di nuove idee innovative da parte delle donne.

Al bando possono partecipare le pmi, le cooperative e le associazioni presenti sul territorio che presenteranno progetti innovativi relativi a due linee di azione:

  • Smart e Social: sviluppo di nuovi prodotti / soluzioni / servizi innovativi per semplificare la gestione dell’azienda.
  • Societal Challenges: interventi volti a favorire il cambiamento della società creando una “inclusive, innovative and reflective society”, attraverso modelli di smartworking e coworking o iniziative per la conciliazione vita-lavoro, così come nuovi modelli di erogazione di servizi alla persona.

La Regione eroga contributi a fondo perduto fino a 30mila euro a progetto, volti a coprire il 60% delle spese nel caso in cui il richiedente sia una pmi o una cooperativa, e l’80% per quanto riguarda le associazioni.

La partecipazione al bando avviene esclusivamente attraverso prenotazione telematica, effettuabile dalle ore 10:00 alle ore 22:00 del 20 maggio accedendo al portale Biclazio.it nella sezione Bandi.

Vera MORETTI

Finanziamenti negati alle imprese femminili

Se sei un’imprenditrice donna, difficilmente otterrai un credito dalle banche.

L’indagine condotta dall’Osservatorio Credito Confcommercio sulle imprese femminili del terziario, riferita all’ultimo trimestre 2013, ha portato alla luce alcuni dati preoccupanti e negativi relativamente alla situazione delle aziende in rosa dello Stivale.

Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, infatti, sul 7,4% delle imprese femminili del terziario che ha chiesto un finanziamento dalle banche, il 62,4%, ovvero la maggioranza, non è riuscita ad ottenerlo, o l’ha avuto ma in misura inferiore a quanto richiesto.
Forse anche a causa di questa “stretta”, un’azienda rosa su 3 ha dovuto tagliare il personale.

Questo argomento è stato affrontato in occasione del Primo Forum nazionale Terziario Donna Confcommercio tenutosi lo scorso 9 maggio a Palermo.

A differenza di quanto registrato per quasi tutti gli indicatori economici, spiega Confcommercio, la situazione in questo caso appare decisamente più preoccupante per il segmento delle imprese di genere, confermando le maggiori difficoltà delle stesse nel rapporto con gli istituti di credito.

Per il 79,5% delle imprese rosa proseguono le difficoltà nel rispettare gli impegni a livello finanziario, poiché erano il 74,8% nel trimestre precedente.
I ricavi sono ancora in flessione anche se la situazione risulta meno grave rispetto a quanto rilevato per il totale delle imprese nazionali del terziario.

Ma ciò che forse è ancora più grave è che non si registrano, ad oggi, segni concreti di ripresa nei principali indicatori economici aziendali.

Al contrario, il rapporto tra le imprenditrici del terziario ed i propri fornitori continua a migliorare sotto il punto di vista dei prezzi praticati da questi ultimi.

Questo fa intravedere una percezione delle imprese femminili del terziario meno negativa riguardo l’andamento generale dell’economia del Paese rispetto sia al totale delle imprese del terziario sia alle rilevazioni del trimestre precedente presso le stesse imprese femminili.

Vera MORETTI

Niente crisi per le imprese femminili toscane

Le aziende femminili non conoscono crisi o, almeno, riescono ad affrontarla in modo più risoluto e creativo.
In particolare, l’imprenditoria femminile toscana sta vivendo un periodo di particolare fermento, come i dati confermano.

A fine settembre 2013, infatti, le imprese in rosa erano 101.115, pari al 24,4% delle imprese registrate nei registri camerali toscani, con un incremento dello 0,9% rispetto a settembre 2012.
Al contrario, le imprese condotte da uomini è rimasta ai valori dell’anno precedente.

Grazie a questi dati, la Toscana si conferma una delle regioni più dinamiche d’Italia per quanto riguarda lo sviluppo dell‘imprenditoria femminile, tenendo il passo con Lazio (+1,1%) e Lombardia (+1,0), le prime della classe.

Il bilancio positivo dell’imprenditoria femminile regionale è legato in buona parte alla vitalità delle straniere: +858 unità in dodici mesi (+7,4%), un incremento superiore alla media nazionale (+6,2%). Sono soprattutto le imprenditrici non comunitarie a crescere (raggiungendo le 9.330 unità), ma in sensibile crescita sono anche le imprenditrici comunitarie (3.000 imprese).

Meno dinamico della media italiana è invece lo sviluppo dell’imprenditoria straniera non femminile (+3,5% in Toscana contro il 4,4% nazionale).
Gli ambiti settoriali in cui le imprenditrici straniere hanno trovato più ampi spazi di sviluppo, nel corso dei dodici mesi presi in esame, sono l’industria (+300 unità) e il commercio (+240).

Vasco Galgani, presidente di Unioncamere Toscana, ha dichiarato: “In Toscana la crescita del numero delle aziende femminili è guidata da imprenditrici straniere ma anche fra le imprenditrici italiane ci sono segnali incoraggianti: diminuiscono le ditte individuali e crescono le società di capitali, segno evidente che i percorsi delle imprenditrici sono oggi più strutturati e qualificati rispetto al passato. Il Sistema camerale toscano, insieme alle altre istituzioni pubbliche, ha spinto molto per questo salto di qualità e oggi arrivano le prime conferme. Naturalmente, c’è ancora tanto da fare per assicurare la promozione del talento femminile e la propensione imprenditoriale delle donne, a iniziare dal favorire l’acquisizione di competenze e capacità adeguate ad affrontare le nuove sfide che il mercato ci pone davanti“.

Nel tessuto imprenditoriale femminile si registra una discreta espansione delle società di capitali (+673 unità pari al +4,5%), dovuta in massima parte alle imprenditrici italiane. Le straniere, viceversa, preferiscono forme organizzative più elementari (+709 ditte individuali con titolare straniera, contro -584 imprese individuali con titolare italiana).

Circa due terzi delle aziende in rosa (per un totale di 66.029 unità) operano nel settore dei servizi: 27.670 di queste operano nel commercio e 10.145 nel turismo (ricettività e ristorazione), e proprio verso quest’ultimo segmento di mercato si è prevalentemente orientato il “fare impresa” delle donne nel periodo in esame (attività turistiche di alloggio e ristorazione +279 unità).

Ma qualcosa si muove anche nei settori fino a poco tempo fa considerati non propriamente femminili, come l’industria (+245 unità) e l’edilizia (+57).
Nell’ambito del manifatturiero, che conta 12.800 aziende femminili, l’incremento è legato soprattutto alla positiva dinamica della filiera abbigliamento-calzature (circa +200 imprese femminili).

In Toscana solo l’11,2% delle imprese rosa (11.293 aziende) è guidato da donne giovani (meno di 35 anni), che accusano inoltre una flessione nel periodo considerato (-0,5%) seppur meno marcata rispetto alla media italiana (-1,1%). Il calo registrato è inoltre nettamente inferiore rispetto a quanto rilevato per le imprese giovanili non femminili (-5,7% per quelle guidate da uomini under 35, contro una media nazionale del -3,6%).

Vera MORETTI

Veronica Scopelliti nuovo presidente del Comitato dell’Imprenditoria di Prato

Il Comitato per la Promozione dell’Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Prato ha un nuovo presidente: si chiama Veronica Scopelliti ed è stata eletta lo scorso 9 ottobre durante la riunione di insediamento del nuovo Comitato.

La scelta si è rivolta verso una giovane donna imprenditrice titolare di un’azienda che opera nel campo dei servizi all’infanzia, e che rappresenta un lampante esempio di come le donne, se messe nelle condizioni di farlo, risultano vincenti tanto quanto, e a volte anche di più, i loro colleghi uomini.

Scopelliti sarà alla guida del Comitato per i prossimi 5 anni e, nonostante fosse fresca di elezione, ha mostrato di avere le idee ben chiare su quale sarà il suo compito nel prossimo futuro: “E’ un compito che assolvo con piacere, credo che sia un momento importante per le donne e che ci siano molte cose che possiamo fare nel nostro territorio. Il nuovo Comitato mi sembra composto da persone che hanno molte idee, quindi credo che faremo un buon lavoro”.

La Provincia di Prato rappresenta, a livello nazionale, una felice realtà per quanto riguarda il progredire dell’imprenditoria a conduzione femminile.
Le imprese in rosa della provincia erano, nel primo semestre, 7.772, il 2,2% in più dello stesso semestre dell’anno precedente.
Sono le attività di ristorazione quelle cresciute di più nel semestre, con un incremento del 10% (in totale sono 360 imprese).

Il nuovo Comitato è formato da: Sabrina Nesti, Daniela Daniele, Ilaria Paoletti, Monica Mariotti, Gaia Gualtieri, Donatella Bolognini, Maria Chiara Malinconi, Nara Bocini, Cristina Pacini, Cinzia Grassi.

Vera MORETTI