Le ristrutturazioni edilizie avranno una detrazione del 50%

Il limite di 96.000 euro per la detrazione Irpef del 50%, relativo alle spese di ristrutturazione edilizia sostenute nel periodo 26/06/2012–30/06/2013, oltre a essere riferito allo stesso intervento (anche pluriennale) effettuato nella stessa abitazione (comprensiva di pertinenze), è anche il limite massimo per il 2012 e il 2013. E’ quanto emerso da un’interrogazione parlamentare.

In presenza di due interventi diversi sul medesimo immobile, il limite massimo per il 2012 non potrà superare i 96.000 euro (per quell’immobile), anche se il pagamento di 48.000 euro per il primo intervento è avvenuto entro il 25/06/2012 e il bonifico di 96.000 euro per il secondo intervento è stato effettuato in data successiva e comunque entro il 31/12/2012.

La prima rata Imu prorogata fino al 9 luglio

E’ arrivata la proroga per le persone fisiche chiamate a pagare la prima rata dell’Imu.

Se, inizialmente, tale rata andava corrisposta entro il 18 giugno, ora si può aspettare fino al 9 luglio, senza alcuna maggiorazione. Per chi, invece, necessita di ancora un po’ di tempo, il pagamento, con una maggiorazione dello 0,40%, può essere effettuato entro il 20 agosto.

Queste date sono valide per tutte le persone fisiche, privati, imprenditori o lavoratori autonomi che presentano il mod. UNICO 2012, indipendentemente dal fatto che, per coloro che esercitano un’attività d’impresa, sia o meno stato elaborato il relativo studio di settore.

A beneficiare di questa proroga, però, possono essere anche soggetti diversi dalle persone fisiche solo se esercitano un’attività per la quale è stato elaborato lo studio di settore, dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore al limite stabilito per ciascuno studio di settore dal relativo decreto di approvazione del Ministro dell’economia e delle finanze.
Inoltre, devono essere tenuti ad effettuare il versamento delle imposte derivanti dal mod. UNICO / IRAP 2012, entro il 18.6.2012.

Rientrano nella proroga anche i soggetti titolari di redditi di partecipazione in società per le quali sussistono le condizioni per poter beneficiare della proroga.

I versamenti prorogati, inoltre, non riguardano solo le rate Imu ma anche il saldo 2011 e l’acconto 2012 di IRPEF, IRES e IRAP e:
• addizionali IRPEF;
• saldo IVA per i soggetti che presentano la dichiarazione in forma unificata;
• contributi previdenziali (IVS, Gestione separata INPS, contributi CIPAG);
• saldo 2011 e acconto 2012 della c.d. “cedolare secca”;
• acconto del 20% dell’imposta dovuta sui redditi a tassazione separata;
• imposte sostitutive (regime nuove iniziative, regime dei minimi, ecc.);
• imposta “patrimoniale” per attività/immobili detenuti all’estero, c.d. Ivie.

Vera MORETTI

Il 5 per mille anche per i beni culturali

Buone notizie per i contribuenti persone fisiche amanti dell’arte. Anche nella dichiarazione per i redditi 2011 possono destinare il 5 per mille a enti che svolgono attività con rilevanza sociale. Da quando è stata introdotta questa possibilità (2007), l’elenco dei destinatari si è evoluto e quest’anno, tra le finalità che è possibile sostenere, sono state aggiunte le attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici.

Per effettuare la scelta verso la nuova destinazione, basta firmare nello spazio aggiunto nel modello 730-1. Non è prevista la possibilità di destinare l’importo a uno specifico soggetto attraverso l’indicazione del codice fiscale: sarà il ministero per i Beni e le attività culturali a provvedere alla ripartizione delle somme tra gli enti che saranno stati ammessi all’elenco, dimostrando di essere enti senza scopo di lucro, legalmente riconosciuti, che svolgono attività di tutela, promozione o valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici da almeno cinque anni, realizzando lavori di valore complessivo pari ad almeno 150mila euro.

Famiglie schiacciate dalle tasse locali

Imposte locali, croce delle imprese e delle famiglie. Soprattutto di queste ultime, che per questo 2012 vedranno cascarsi addosso un gettito che sfiorerà i 35 miliardi di euro. Dato di per sè già impressionante, ma che impallidisce se si guarda alla crescita registrata negli ultimi 10 anni: +86,4%. Che equivale, sempre nello stesso periodo di tempo, a un aumento carico fiscale locale del 69,3% per ogni famiglia italiana.

E indovinate chi ha fatto questi conti. Ancora una volta la “santa” Cgia di Mestre, che ha analizzato quanto il gettito delle principali imposte locali nell’ultimo decennio ha gravato sui bilanci delle famiglie italiane. L’associazione mestrina ha preso in esame l’addizionale regionale Irpef, l’addizionale comunale Irpef e l’Ici/Imu. Morale: secondo la Cgia per il 2012, in particolar modo per l’applicazione dell’Imu sulla prima casa e per l’aumento delle addizionali regionali Irpef, l’impennata sarà forte: su ciascuna famiglia italiana peserà un carico fiscale locale aggiuntivo medio pari a 575 euro, che alzerà la quota totale sino a toccare un valore medio di 1.390 euro.

Il segretario della Cgia Mestrina, Giuseppe Bortolussi: “In buona sostanza nel 2012 ciascuna famiglia italiana verserà alla sua Regione e al Comune di residenza un importo medio pari ad uno stipendio mensile. Va sottolineato che questi risultati a cui siamo giunti sono sottostimati, visto che nel conteggio abbiamo mantenuto il gettito dell’addizionale comunale Irpef pari a quello incassato l’anno scorso. In realtà sappiamo benissimo che non sarà così, visto che per il 2012 molti Sindaci hanno deciso di rivederne all’insù l’aliquota“.

Amara la conclusione di Bortolussi: “Avviato concretamente nella prima fase di questa legislatura, il federalismo fiscale è una riforma che dovrebbe essere ripresa in mano e portata a compimento. Invece, prima di cancellarla dalla sua agenda politica, il Governo Monti ne ha modificato un tassello importante: l’Imu. Inizialmente ne ha cambiato la metodologia di applicazione, poi ne ha anticipato di un anno l’entrata in vigore, con il risultato di favorire, in grande misura, le casse dello Stato centrale a svantaggio di quelle dei Comuni. Risultato: obbiettivo originario completamente rovesciato“.

Imu, prima rata il 16 giugno

di Giulia DONDONI

L’Imu verrà pagata in tre rate. È questa una delle principali novità, peraltro già anticipata nei giorni scorsi, della bozza del disegno di legge delega, che, tra le altre cose, non prevedono alcuna modifica delle aliquote Irpef né la soppressione dell’Irap.

Stando ad un emendamento presentato dal relatore al decreto fiscale, che dovrà essere votato entro oggi o, al più tardi, martedì mattina, il presidente della commissione Finanze di Montecitorio Gianfranco Conte, nel 2012 l’Imu verrà pagata in tre rate, “ciascuna pari ad un terzo dell’imposta calcolata applicando l’aliquota base”, pari allo 0,4 per mille. Nel caso in cui l’emendamento venisse approvato, i contribuenti dovranno pagare le prime due rate “entro il 16 giugno e il 16 settembre”.  La terza e ultima rata, invece, andrebbe versata “entro il 16 dicembre, a saldo dell’imposta complessivamente dovuta per l’intero anno con conguaglio sulle precedenti rate”.

Per quanto riguarda le agevolazioni sulla prima casa, queste verranno applicate solo sull’abitazione dove il contribuente “e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente” e “si applicano per un solo immobile”.  Questa decisione è stata presa allo scopo di “evitare elusioni dell’applicazione delle agevolazioni per la prima casa, nel caso in cui i coniugi stabiliscano la residenza in due immobili diversi dello stesso Comune”.

Si legge poi in una nota dell’Ansa che “il gettito conseguente alla riduzione dell’evasione, confluisca in un apposito fondo strutturale, destinato a finanziare sgravi fiscali”.

I redditi derivanti dagli immobili colpiti dal terremoto dell’Aquila non verranno sottoposti a nessuna tassazione: “I redditi dei fabbricati ubicati nelle zone colpite dal sisma del 6 aprile 2009, purchè distrutti od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero in quanto inagibili totalmente o parzialmente, non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e dell’imposta sul reddito delle società, fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati medesimi”. Infatti, “i fabbricati sono esenti dall’applicazione dell’imposta municipale fino alla definitiva ricostruzione o agibilità”.

Resteranno le aliquote Irpef: “La vecchia delega proponeva un’Irpef a tre aliquote (pari a 20, 30 e 40 per cento) senza indicare i limiti degli scaglioni e quindi con effetti redistributivi e di gettito del tutto indeterminati. Si ritiene preferibile non ripresentare questo aspetto della delega, e limitarsi a indicare la volontà di concentrare le risorse che si renderanno disponibili in un apposito Fondo destinato a finanziare i futuri sgravi fiscali”. E l’imposta sulle attività produttive? Nell’emendamento si precisa che “la precedente delega conteneva l’indicazione, nel medio-lungo periodo, della soppressione dell’Irap. Questa indicazione oltre ad apparire contraddittoria con le esigenze di risanamento delle finanze pubbliche e con la politica di rigore finanziario impostata dall’attuale governo, aprirebbe un problema molto serio di reperimento delle entrate alternative (il gettito dell’Irap è dell’ordine dei 35 miliardi di euro) e di finanziamento delle Regioni (cui compete il tributo)”.

In busta paga gli effetti di nuove addizionali Irpef

Gli effetti delle nuove addizionali Irpef regionali e comunali arrivano nel cedolino. Da questo mese, infatti, “i lavoratori dipendenti e i pensionati pagheranno il loro tributo al salvataggio del Paese” e, “a parità di reddito, la differenza tra chi sborsa di più e chi di meno la fa la città in cui si pagano le tasse”, mentre “l’aumento delle addizionali regionali è per tutti dello 0,33%”.

A spiegare l’impatto in busta paga degli aumenti è il Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, che ha elaborato circa 7 milioni di rapporti di lavoro riferiti al mese di marzo 2012 e messo a confronto 2012 e 2010. Si precisa, infatti, che “gli aumenti introdotti nel corso del mese di dicembre 2011 riguardano contemporaneamente il 2011 e il 2012, pertanto se si vuole vedere l’aumento rispetto al passato bisogna retroagire al 2010”.

Gli scaglioni di reddito interessati sono pari a 20.000 euro, 40.000 euro e 60.000 euro e il calcolo è effettuato sullo stipendio lordo annuo. In ciascuna provincia e per ciascuno scaglione di reddito, sono stati fatti i confronti con i singoli prelievi che sono con segno positivo (maggiore prelievo) e automaticamente è stato messo in evidenza quanto diminuisce il netto in busta (con segno negativo).

Così, si scopre che nel Lazio il netto in busta paga scende complessivamente di 86 euro su un reddito di 20mila euro l’anno, di 172 su 40mila e di 258 su 60mila. In Lombardia, il netto diminuisce di 65,48 euro per il primo scaglione, di 210,46 per il secondo e di 316,46 per il terzo. In Puglia, la perdita è, rispettivamente, di 126 euro, 276 e 442 euro. Secondo i calcoli dei consulenti del lavoro, poi, uno stesso ‘destino’ accomuna i redditi di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Sicilia: si perdono 66 euro su 20mila annui, 132 euro su 40mila e 198 euro su 60mila.

Fonte: adnkronos.com

La busta? Non paga più

di Davide PASSONI

Conto alla rovescia per l’ennesima stangata contro di noi, cittadini-sudditi del Fisco. Il decreto salva-Italia, infatti, non salverà gli italiani che possono contare su un reddito fisso né gli imprenditori che vedono aumentare sempre di più il costo del lavoro e e pagano pesantemente la riforma in discussione in questi giorni in quel di Roma.

Se la prima, vera, sassata arriverà a giugno con l’Imu, già da questo mese lo stipendio dei lavoratori dipendenti e le pensioni dovranno essere zavorrate a terra, talmente saranno leggeri. Tutto merito (si fa per dire) delle addizionali regionali e comunali Irpef. I conti li ha fatti il Caf-Cisl nazionale, secondo il quale l’aumento del prelievo che scatterà per tutti sulle addizionali regionali sarà dello 0,33%. Un valore che, calato in esempi della quotidianità, significa che un lavoratore che percepisce 1.200 euro lordi al mese avrà trattenute ulteriori 51 euro in un anno, a partire da marzo. E deve sperare che il suo comune sia distratto: se ha già stabilito l’aumento dell’Irpef comunale, la trattenuta potrà arrivare fino a 98 euro all’anno.

C’è di buono che non tutte le amministrazioni comunali utilizzeranno l’aumento dell’Irpef per aumentare i propri introiti, come concesso dalla manovra di Ferragosto (opera del governo Berlusconi); una manovra che ha riconosciuto ai Comuni la possibilità di aumentare l’imposta sulle persone fisiche fino a un massimo dello 0,8%. Una manovra che lasciato più buchi che pezze e che fa sentire i sui effetti a quasi otto mesi di distanza.

Ma qualcuno pensa che qualche comune, alla fine, non aumenterà l’Irpef? Illuso! Prepariamoci, a meno che non abbiamo un reddito o una pensione talmente bassi da non pagare l’Irpef principale: in questo caso non dovremo subire aumenti di Irpef regionale e comunale. Ma dovremmo percepire una pensione massima di 7.535 euro all’anno (7.785 se over 75) o un reddito fino a 8.030 euro lordi all’anno. Praticamente 4 gatti, magari con un Suv in garage e casa a Cortina…

A proposito… Non dimentichiamo che l’aliquota base dell’Irpef è già passata da 0,9% a 1,23%, con facoltà, da parte delle regioni, di aumentarla ulteriormente all’1,73% fino a un massimo del 2,03%. Dipende dalla Regione, dipende da dove la sorte ci ha portati ad abitare. Perché con un fisco così, il caso e la sorte valgono più delle regole dell’economia.

Regime dei minimi: tutte le novità

di Alessia CASIRAGHI

Regime dei minimi dopo la Riforma: tantissime le novità, perché l’accesso è ora limitato ad un numero molto più ristretto di contribuenti, che potranno beneficiare di un’ imposta sostitutiva del 5%.

Il regime dei minimi, introdotto con Finanziaria 2008 (Legge 244/2007) per snellire il carico tributario dei contribuenti più piccoli, prevedeva l’esenzione del versamento Irpef e relative aliquote regionali e comunali, dell’Iva e dell’Irap e l’applicazione di un’imposta sostitutiva agevolata, inizialmente del 20% e ora passata al 5%, sul reddito calcolato secondo principio di cassa.

I requisiti di accesso generale al regime dei minimi prevedevano:

• Essere titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo ed aver conseguito ricavi o compensi, nell’anno solare precedente, non superiori a 30.000 euro
• Non aver effettuato cessioni all’esportazione o operazioni assimilate
• Non aver sostenuto spese per lavoro dipendente o per collaboratori, o erogato somme sotto forma di utili di partecipazione agli associati
• non aver acquistato, nei 3 anni precedenti, beni strumentali di valore complessivo superiore a 15.000 euro (inclusi contratti di appalto e di locazione)

Ma quali sono le principali novità di accesso introdotte dalla riforma? Per accedere al nuovo regime dei minimi occorrerà:

• Aver intrapreso intraprendono un’attività d’impresa dopo il 1° gennaio 2008
• La validità di applicazione del regime dei minimi è garantita fino ad un massimo di 5 anni o riguarda unicamente gli under 35
• Non aver esercitato, nei 3 anni precedenti la costituzione dell’azienda, altra attività artistica, professionale o d’impresa
• la nuova attività intrapresa non deve configurarsi come mera prosecuzione di un’attività svolta precedentemente sotto forma di lavoro dipendente o autonomo (fanno eccezione i casi di praticantato obbligatorio), soprattutto non deve prevedere l’utilizzo degli stessi beni usufruiti nell’attività precedente, come pure gli stessi spazi o gli stessi clienti

L’ultimo punto merita un ulteriore approfondimento, in quanto non fa riferimento alcuno al caso di un lavoratore dipendente, che dopo aver appreso un’arte o un mestiere, sceglie di mettersi in proprio esercitando un’attività simile o identica al lavoro svolto in precedenza.

Chi non può usufruire del nuovo regime dei minimi?

  • soggetti non residenti in Italia
  • soggetti che effettuano operazioni di cessione di terreni edificabili, fabbricati o porzioni di esso e mezzi di trasporto nuovi
  • soggetti che esercitano le seguenti attività:
  •  Editoria
  •  Telefonia pubblica
  •  Agenzie di viaggio e turistiche;
  • Agriturismi
  • Intrattenimenti e giochi
  • Agricoltura e attività connesse alla pesca
  • Rivendita documenti di trasporto pubblico e di sosta
  • Vendita all’asta o rivendita di beni usati, oggetti d’arte, da collezione e antiquariato.
  • Vendita sali e tabacchi
  •  Commercio di fiammiferi
  • Vendite a domicilio.

Come si accede formalmente al regime dei minimi?

I soggetti che hanno avviato o sono in procinto di avviare un’attività di impresa che rispetta i requisiti sopra citati, dovrà comunicare la propria scelta del regime dei minimi nella dichiarazione di inizio attività tramite il modello AA9.

In attesa dell’approvazione formale dell’accesso al regime dei minimi, i titolari d’azienda potranno utilizzare il modello AA9/8, avendo cura di barrare la casella denominata “Contribuenti minori”, presente nel quadro B. In caso di errore o dimenticanza, sarà rettificare la propria dichiarazione originaria entro e non oltre 30 giorni, direttamente presso l’ufficio di competenza.

In alternativa, i contribuenti minimi possono optare per l’applicazione dell’Iva e delle imposte sul reddito secondo il regime ordinario. In tal caso la scelta dovrà essere comunicata con la prima dichiarazione annuale Iva, per una durata di 3 anni, ma potrà anche avvenire per comportamento concludente, esercitando il diritto alla detrazione dell’Iva. Trascorsi i 3 anni, il contribuente dovrà rinnovare l’opzione di scelta di anno in anno.

Decreto fiscale, le novità più rilevanti

Si avvicina la messa a punto del decreto fiscale da parte del Governo. Un dl la cui bozza è all’esame del preconsiglio, ma dalla quale traspare già una ispirazione di base che potremmo definire di civiltà fiscale: i proventi della lotta all’evasione dal 2014 saranno infatti in parte destinati “a misure anche non strutturali di sostegno del reddito di soggetti appartenenti alle fasce di reddito più basse, con riferimento all’incremento delle detrazioni fiscali per i familiari a carico“. Un altro modo per dire: abbassare l’Irpef.

Il calo delle tasse, “a decorrere dall’anno 2014“, anno successivo al pareggio di bilancio, è legato al maggior gettito della lotta all’evasione realizzata nel 2012-13 e sarà condizionato comunque al “rispetto degli obiettivi di finanza pubblica“. Un bel cambiamento da quanto previsto nelle manovre del precedente governo, che si sono succedute tra agosto e novembre, che mettevano i proventi della lotta all’evasione come voce ex ante, in maniera piuttosto aleatoria. Del tipo: visto che dalla lotta all’evasione incasseremo X, questo X lo useremo per abbattere le tasse. Sì, ma chi mi garantiva che l’introito sarebbe stato effettivamente X e non meno? Ecco perché legare l’abbattimento delle tasse comunque al “rispetto degli obiettivi di finanza pubblica” dà maggiori garanzie. Comunque, ecco i punti salienti del nuovo dl.

FUGHE DEI CAPITALI – Aumenta di sei volte la sanzione per chi esporta illegalmente capitali all’estero: dal 5% al 30%, sulla somma eccedente il limite di valuta esportabile.

LISTE SELETTIVE DEGLI EVASORI – Secondo la bozza, “l’Agenzia delle entrate elabora, nell’ambito della propria attività di pianificazione degli accertamenti, liste selettive di contribuenti, i quali siano stati ripetutamente segnalati in forma non anonima all’Agenzia stessa o al Corpo della Guardia di Finanza in ordine alla violazione dell’obbligo di emissione della ricevuta fiscale o dello scontrino fiscale, ovvero del documento certificativo dei corrispettivi”.

SCOMMESSE ILLEGALI – Per combattere i giochi illegali e l’evasione nel settore gli ispettori dei Monopoli potranno sedersi al tavolo verde. La bozza del dl fissa infatti in 100mila euro all’anno la dotazione di “un fondo destinato alle operazioni di gioco a fini di controllo”.

5XMILLE – Secondo la bozza, “a decorrere dall’esercizio finanziario 2012 possono partecipare al riparto del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche gli enti che pur non avendo assolto in tutto o in parte, entro i termini di scadenza, agli adempimenti richiesti per l’ammissione al contributo, abbiano i requisiti sostanziali richiesti dalle norme di riferimento; presentino le domande di iscrizione e provvedano alle successive integrazioni documentali entro il 30 settembre”.

REINTRODUZIONE DELL’ELENCO CLIENTI-FORNITORI – Secondo la bozza, “l’obbligo di comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini dell’Iva per le quali è previsto l’obbligo di emissione della fattura è assolto con la trasmissione, per ciascun cliente e fornitore, dell’importo di tutte le operazioni attive e passive effettuate. Per le operazioni per le quali non è previsto l’obbligo di emissione della fattura la comunicazione deve essere effettuata qualora le operazioni siano di importo non inferiore ad euro 3.600, comprensivo dell’Iva”.

NESSUNA ISCRIZIONE A RUOLO PER I MINI-DEBITI – “A decorrere dal 1° luglio 2012, non si procede all’accertamento, all’iscrizione a ruolo e alla riscossione dei crediti relativi ai tributi erariali, regionali e locali, qualora l’ammontare dovuto, comprensivo di sanzioni amministrative e interessi, non superi, per ciascun credito, l’importo di euro 30, con riferimento ad ogni periodo d’imposta. La disposizione non si applica qualora il credito derivi da ripetuta violazione degli obblighi di versamento relativi ad un medesimo tributo”.

NON DOMICILIO IN ATTI AMMINISTRAZIONE – Prevista l'”eliminazione dell’obbligo di chiedere l’indicazione del domicilio fiscale negli atti presentati all’Amministrazione finanziaria”.

POSSIBILITA’ DI RATE FLESSIBILI PER I DEBITI FISCALI – “Il debitore può chiedere che il piano di rateazione” dei debiti fiscali “preveda, in luogo di rate costanti, rate variabili di importo crescente per ciascun anno”.

Semplificazione fiscale: le nuove regole per IMU, IRPEF e IVA

Un decreto legge e una nuova delega fiscale in arrivo nei prossimi giorni. I punti all’ordine del giorno del governo Monti riguarderanno lotta all’evasione, IMU, aliquote IRPEF e IVA e riscossione dei debiti tributari.

Il tutto volto all’obiettivo di una semplificazione in materia fiscale e di adempimenti tributari. Occhi puntati sulla lotta l’evasione fiscale, dopo l’ultimo blitz della Guardia di Finanza a Courmayeur dello scorso weekend.

Punto primo: aliquote fiscali e IVA

Un pacchetto di emendamenti saranno contenuti nel nuovo disegno di legge, che andrà a riscrivere la delega fiscale del precedente governo Berlusconi.
Fra le manovre previste la riduzione delle aliquote fiscali IRPEF ( che attualmente si aggirano attorno al 23% e al 27%). Nessun aumento previsto per le aliquote IVA, come paventato dall’ultima manovra correttiva, che tramite la clausola di salvaguardia prevedeva invece un aumento dell’aliquota di mezzo punto percentuale dal 2014. Occorrerà attendere un “decreto regolamentare” per quanto concerne invece le agevolazioni fiscali, che ad oggi sono più di 700.

Punto secondo: IMU

Un punto caldo della riforma varata dal governo Monti riguarda l’esenzione riservata alla Chiesa e ai suoi immobili dalla nuova tassa chiamata IMU (Imposta municipale unica), che la manovra finanziaria ha sostituito alla vecchia ICI. L’esonero, secondo quanto previsto dal nuovo decreto, dovrebbe riguardare esclusivamente gli immobili non commerciali.

Insieme all’IMU dovrà essere presentata entro il 30 giugno 2013, la dichiarazione per gli immobili e pertinenze, ovvero la dichiarazione IMU. La dichiarazione dovrà altresì essere presentata entro l’anno successivo anche qualora sussista un cambio rilevante nella situazione del proprietario (es. la vendita dell’immobile in oggetto).

Punto terzo: lotta all’evasione fiscale

Una pioggia di nuove sanzioni in arrivo per chi non emette scontrini o fa dichiarazioni false. Il nuove decreto Monti prevederà anche che tutti i contribuenti soggetti agli studi di settore, incorsi in errori od omissioni, dovranno essere sottoposti ad accertamenti analitico – induttivi. In breve, non basterà più pagare una semplice sanzione pecuniaria come invece accade oggi.

La lotta all’evasione fiscale è al centro della nuova manovra allo scopo di alleggerire la pressione fiscale che grava sulle imprese e sui singoli cittadini.

Punto quarto: Equitalia

Nel nuovo decreto di semplificazione fiscale saranno previste norme volte ad alleggerire le modalità di riscossione dei debiti tributari da parte di Equitalia. Lo scopo è quello di evitare il blocco dell’attività per tutte le imprese morose nei confronti dello Stato per una dichiarata circostanza di difficoltà economica conseguente alle crisi.