Lavoratori domestici, è emergenza. Perché non bastano colf e badanti?

Il decreto flussi del 2023 prevede quote di ingresso anche per lavoratori domestici. È previsto l’ingresso di 9.500 unità per gli anni 2023, 2024 e 2025. Si tratta però di cifre irrisorie rispetto al fabbisogno. Secondo le stime potrà essere soddisfatta solo una domanda su 9.

Decreto flussi, pochi ingressi per lavoratori domestici

La popolazione italiana invecchia, gli impegni quotidiani impediscono di prendersi cura dei propri cari quando per le condizioni di salute o semplicemente per l’età hanno bisogno di essere accuditi per molte ore al giorno. Proprio per questo è in costante aumento la domanda di colf e badanti. L’Italia purtroppo per tali tipologie di mansioni non offre uno sbocco sufficiente e proprio per questo nella maggior parte dei casi sono assunte donne provenienti dall’estero.

Nonostante questo, la disponibilità è limitata. La domanda infatti è di 68.000 persone. I dati emergono dal rapporto Assindatcolf.

Quante badanti servono in Italia?

Nel solo 2022 1.328.000 persone hanno avuto necessità di personale straniero per l’assistenza familiare, circa 651.000 di badanti e oltre 677.000 di colf e baby-sitter.

Le previsioni non sono rosee, infatti si calcola che dal 2023 in poi il fabbisogno aumenterà a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Nel 2025 il fabbisogno dovrebbe arrivare a 1.402.000 persone.

Proprio per questi motivi le associazioni di categoria hanno chiesto al Governo di aumentare le quote di ingressi per questa tipologia di lavoratori, ma ad oggi non vi sono risposte.

La richiesta di stranieri è dovuta soprattutto al fatto che questa tipologia di lavoratore accetta di avere nel salario anche vitto e alloggio e quindi viene fornita una disponibilità h24. Difficilmente si riescono a trovare italiani che fanno scelte così impegnative per quanto riguarda la qualità della vita e il godimento di tempo libero. Le strutture generalmente hanno costi più elevati, sebbene forniscano anche supporto di personale medico e infermieristico. Sono ancora pochi gli italiani che decidono di passare gli ultimi anni della propria vita in case di riposo, considerate un lusso.

Per l’Italia sta diventando una vera emergenza viste le numerose persone che hanno bisogno di assistenza.

Leggi anche: Contributi Colf e badanti, a chi spetta la deduzione?

Contributi lavoratori domestici: quanto dovrò pagare? Aggiornamenti Inps

Cambiano gli importi dei contributi da versare per i lavoratori domestici e a comunicarlo è l’Inps con la Circolare 13 del 2023. Di seguito gli importi aggiornati con l’addizionale per coloro che stipulano un contratto a tempo determinato.

Come sono calcolati i contributi Inps per i lavoratori domestici?

L’importo dei contributi per i lavoratori domestici cambia in base alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati registrata dall’Istat. Per il periodo intercorrente tra gennaio 2021 e dicembre 2022 si è registrata una variazione dell’8,1% e di conseguenza è stato necessario aggiornare l’importo dei contributi previdenziali che il datore di lavoro deve versare all’Inps per il lavoro prestato da colf e badanti.

Deve però essere ricordato che per i rapporti di lavoro a tempo determinato è previsto il versamento anche di una quota addizionale pari all’1,40% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Il contributo addizionale non si applica per i collaboratori assunti in sostituzione di altri lavoratori, ad esempio in caso di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità.

Quanto costano i contributi Inps per i lavoratori domestici 2023?

Fatte le premesse, ecco gli importi dei contributi previdenziali da versare per i lavoratori domestici ( colf e badanti).

  • importo massimo 8,92 euro – retribuzione convenzionale pari a 7,90 euro, contributo orario pari a 1,58 euro (1,59 senza quota CUAF Cassa Unica Assegni Familiari);
  • importo compreso tra 8,92 e sino a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 8,92 euro, contributo orario pari a 1,78 euro (1,79 senza quota CUAF);

  • importi superiori a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 10,86 euro, contributo orario pari a 2,17 euro (2,18 senza quota CUAF);

  • Orario di lavoro superiore a 24 ore settimanali – retribuzione convenzionale pari a 5,75 euro, contributo orario pari a 1,15 euro (1,16 senza quota CUAF).

Nel caso in cui il contratto di lavoro sia a tempo determinato deve essere versato anche il contributo addizionale visto in precedenza, questo implica che gli importi saranno:

  • fino a 8,92 euro – retribuzione convenzionale pari a 7,90 euro, contributo orario pari a 1,69 euro (1,70 senza quota CUAF);

  • contributi di importo oltre 8,92 e sino a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 8,92 euro, contributo orario pari a 1,91 euro (1,92 senza quota CUAF);

  • Oltre 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 10,86 euro, contributo orario pari a 2,32 euro (2,33 senza quota CUAF);

  • Orario di lavoro superiore a 24 ore settimanali – retribuzione convenzionale pari a 5,75 euro, contributo orario pari a 1,23 euro (1,24 senza quota CUAF).

Ricordiamo che in caso di assunzione di lavoratrici madri vi è un’esenzione del 50% delle quote contributive a carico della lavoratrice (articolo 1, comma 137, della legge n. 234/2021).

Scarica la Circolare Inps 13 del 2 febbraio 2013

Leggi anche: Cambia l’accesso al sito Inps: ecco le nuove modalità per la verifica dell’identità. Guida

 

Chi deve presentare la domanda per il bonus 200 euro e come fare?

Ci sono categorie di lavoratori che per ottenere il bonus 200 euro, previsto dal Governo per far fronte ai rincari generalizzati degli ultimi mesi, devono presentare domanda. Ecco chi sono e come devono presentare istanza per il bonus 200 euro.

Quali lavoratori devono presentare la domanda per il bonus 200 euro?

Abbiamo visto che i lavoratori dipendenti del settore privato per accedere al bonus di 200 euro devono semplicemente presentare l’autodichiarazione al datore di lavoro. Puoi trovare il modulo all’articolo: Bonus 200 euro dipendenti: modulo ufficiale dell’Inps per autodichiarazione. I dipendenti pubblici, i pensionati, percettori di reddito di cittadinanza, NASpI, Dis-Coll e altri sussidi invece lo ricevono in automatico. Vi sono, infine, dei lavoratori che devono richiederlo all’INPS. Ecco chi sono.

Devono presentare la domanda per il bonus 200 euro, come previsto dall’articolo 32 del decreto legge 50 del 2022:

  • lavoratori domestici;
  • titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
  • lavoratori stagionali con contratto a tempo determinato o intermittente;
  • iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo;
  • autonomi occasionali privi di partita Iva;
  • incaricati alle vendite a domicilio.

I lavoratori domestici hanno tempo fino al 30 settembre per richiedere il contributo e riceveranno in breve tempo il contributo. Le altre categorie di lavoratori invece potranno inoltrare la domanda fino al 31 ottobre e i pagamenti saranno disposti dal mese di ottobre.

Come presentare la domanda per ottenere il bonus 200 euro

Per poter presentare la domanda è necessario accedere al sito dell’INPS con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS. Fatto ciò è necessario andare all’area “Prestazioni e Servizi”, a questo punto è necessario selezionare la categoria di lavoratori a cui si appartiene e procedere con la  compilazione delle schede per la richiesta accedendo alla voce “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche . In alternativa è possibile utilizzare il servizio di Contact Center Multicanale dell’Inps, telefonando gratuitamente al numero verde 803.164 da rete fissa oppure, a pagamento, allo 06.164164 da rete mobile, oppure avvalersi della consulenza di un patronato.

Per conoscere i dettagli volti al pagamento del bonus 200 euro è possibile scaricare la circolare 73 del 24 giugno 2022 dell’INPS, sezione 7.

Bonus 200 euro, chi lo prenderà e quando

Chi prenderà il bonus 200 euro e quando? L’erogazione dell’indennità prevista dal decreto legge “Aiuti” del governo, avverrà per tutte le categorie lavorative e per i pensionati. Tutti dovranno avere un reddito lordo annuo non eccedente il 35 mila euro. Inclusi nella misura anche colf e badanti e, in generale, i lavoratori domestici. Il bonus 200 euro sarà pagato anche a chi prende il reddito di cittadinanza e quanti hanno ricevuto nel corso dello scorso anno un’indennità per il Covid. A disciplinare la misura di aiuto contro il rincaro dei prezzi è il decreto legge numero 50 del 2022, in vigore da mercoledì 18 maggio. L’indennità verrà pagata anche ai commercianti, artigiani, liberi professionisti e partite Iva: ma i lavoratori autonomi dovranno attendere un altro decreto da emanarsi entro 30 giorni che disciplini le modalità di pagamento e quanto spetti di indennità.

Bonus 200 euro ai pensionati, come verrà pagato?

I pensionati con redditi personali del 2021 non eccedenti i 35 mila euro lordi all’anno prenderanno il bonus 200 euro con decorrenza entro il 30 giugno 2022. Sarà l’Inps a effettuare il pagamento nella mensilità di luglio 2022. I pensionati, dunque, non dovranno presentare alcuna domanda. Per il calcolo del reddito non si tiene conto della casa di abitazione, del trattamento di fine rapporto (Tfr) e delle competenze arretrate a tassazione separata. Anche i percettori del trattamento sociale o di invalidità civile percepiranno l’indennità. Sono incluse anche le prestazioni di accompagnamento alla pensione, come ad esempio, l’Ape sociale o i lavoratori usciti da lavoro con i contratti di espansione.

Indennità Inps 200 euro ai lavoratori dipendenti: cosa bisogna fare?

I lavoratori alle dipendenze riceveranno il bonus 200 euro nel cedolino della busta paga di luglio. L’indennità, prevista dagli articoli 31-33 del decreto legge numero 50 del 2022, è esentasse. Come tutte le altre categorie, i lavoratori dipendenti percepiranno l’indennità una sola volta. Il pagamento del bonus non prevede alcuna domanda. Tuttavia, il lavoratore dipendente non deve essere percettore di alcuna pensione, anche di invalidità civile, e nemmeno del reddito di cittadinanza. I datori di lavoro potranno recuperare l’indennità anticipata in compensazione sui contributi UniEmens.

Lavoratori dipendenti che percepiranno il bonus 200 euro: come verificare se si rientra?

I lavoratori dipendenti possono verificare se il bonus 200 euro spetti mediante il diritto allo sconto contributivo. Si tratta della misura introdotto per il 2022 che consente di beneficiare di uno sconto di contributi pari allo 0,8%. Ricevono lo sconto i lavoratori con reddito mensile lordo non eccedente i 2.692 euro. Dunque, basta che i dipendenti abbiano beneficiato dello sconto contributivo in almeno un mese tra gennaio e aprile per percepire il bonus 200 euro.

Prendono il bonus 200 euro i lavoratori autonomi occasionali?

Il bonus 200 euro verrà pagato anche ai lavoratori autonomi occasionali senza partita Iva. Ovvero ai titolari dei contratti previsti dall’articolo 2222 del Codice civile. Si tratta dei contratti con ritenuta d’acconto. L’indennità spetterà se è stato corrisposto almeno un contributo mensile durante l’anno 2021. Per questi contratti, tuttavia, è necessario il versamento dei contributi alla Gestione separata dell’Inps (che deve risultare aperta al 18 maggio 2022) che avviene se il totale dei compensi annui supera la cifra di 5 mila euro. Ne consegue che i lavoratori autonomi occasionali prenderanno il bonus 200 euro solo se, per uno o più contratti del 2021, hanno percepito almeno 6.330 euro. Questo importo è il minimo per l’accredito di un mese di contributi. Infine, per questi lavoratori serve presentare la domanda all’Inps per ottenere l’una tantum.

Bonus 200 euro, verrà pagato agli incaricati delle vendite a domicilio e lavoratori dello spettacolo?

Il bonus 200 euro verrà pagato anche agli incaricati delle vendite a domicilio. La condizione per ottenere l’indennità è che nel 2021 siano stati percepiti compensi superiori ai 5 mila euro. Tra le altre condizioni, serve la partita Iva e l’iscrizione alla Gestione separata dell’Inps. Occorre presentare domanda all’Inps. I lavoratori dello spettacolo con redditi 2021 entro i 35 mila euro percepiranno il bonus purché per il 2021 abbiano almeno 50 contributi giornalieri. A questi lavoratori il bonus viene pagato dall’Inps previa domanda.

Lavoratori stagionali, a termine, intermittenti e disoccupati agricoli: prenderanno il bonus 200 euro?

I lavoratori stagionali, a termine e intermittenti prenderanno il bonus 200 euro purché nel 2021 il reddito non sia stato eccedente i 35 mila euro. Anche per questi lavoratori sono necessarie 50 contributi giornalieri. L’Inps eroga il bonus previa domanda. Non serve la domanda all’Inps, invece, per i disoccupati agricoli. Sarà l’Inps stessa a erogare l’indennità purché sia stata percepita la disoccupazione nel 2021.

Lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.): prenderanno il bonus 200 euro?

I lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) prenderanno il bonus 200 euro a determinate condizioni. Infatti, il contratto deve essere in essere alla data del 18 maggio 2022. Il lavoratore deve essere iscritto alla Gestione separata dell’Inps. Inoltre, i lavoratori di questa categoria non devono essere percettori di pensione. E nemmeno essere iscritti ad altre gestioni previdenziali. Anche per questi lavoratori vale il limite di reddito di 35 mila euro. È l’Inps a erogare il bonus previa domanda.

Colf, badanti e disoccupati: prenderanno l’indennità di 200 euro?

Colf, badanti e lavoratori domestici prenderanno il bonus purché abbiano in essere un rapporto di lavoro alla data del 18 maggio 2022. Serve presentare la domanda all’Inps. I disoccupati, ex lavoratori alle dipendenze o parasubordinati, percepiranno il bonus 200 euro purché ricevano una mensilità di disoccupazione Naspi o Dis coll a giugno 2022. È l’Inps a pagare senza bisogno di presentare la domanda.

Dimissioni volontarie: qual è la procedura corretta?

Quando un lavoratore dipendente vuole cessare il rapporto di lavoro con il proprio datore deve procedere alle dimissioni volontarie. La normativa prevede che sia dato un congruo preavviso, inoltre prevede che sia seguita una specifica procedura che è telematica. Ecco la procedura corretta per le dimissioni volontarie.

Come procedere alle dimissioni volontarie telematiche

Può capitare che si riceva un’offerta di lavoro migliore o che semplicemente non si abbia più desiderio di continuare un determinato rapporto di lavoro, oppure di aver voglia di cambiare vita, cosa che è successa a molti nel periodo della crisi pandemica quando sono maturate circa 500.000 casi di dimissioni volontarie. In questo caso per liberarsi dagli obblighi contrattuali tra le parti c’è un unico modo, cioè le dimissioni volontarie. Con l’approvazione del decreto legislativo 151 del 2015, articolo 26, dal 12 marzo 2016 è possibile presentare le dimissioni solo in modalità telematica. Ecco di seguito le procedure che è possibile seguire.

La prima procedura può essere gestita direttamente dal lavoratore, questi deve comunicare al datore di lavoro le proprie dimissioni. Deve quindi andare al sito www.cliclavoro.gov.it , accedere all’area personale attraverso l’uso del codice SPID o con CIE e quindi procedere all’invio telematico delle dimissioni attraverso la compilazione del modulo presente sul sito. Una volta entrati sul sito attraverso le proprie credenziali di identità digitale, si può accedere ai contratti di lavoro in essere e di conseguenza di può compilare il modulo.

Nel caso in cui la lavoratore non sia in grado di procedere in modo autonomo è possibile avvalersi della collaborazione di intermediari come patronati, organizzazioni sindacali, enti bilaterali, consulenti del lavoro, Ispettorato Territoriale del Lavoro e Commissioni di certificazioni. Tali enti, dopo aver valutato l’effettiva volontà del lavoratore di recedere dal contratto, comunque interverranno attraverso il sito www.cliclavoro.gov.it

Come procedere con smartphone o tablet

Dal sito del ministero del lavoro https://www.lavoro.gov.it/strumenti-e-servizi/Dimissioni-volontarie/Pagine/default.aspx è possibile anche scaricare la App che consentirà di compilare il modulo da smartphone o tablet. In questo caso tramite l’App IO si potranno ricevere anche notifiche.

Per conoscere tutte le funzionalità dell’App IO, leggi l’articolo: App IO: cos’è, come scaricarla e quali servizi sono accessibili

L’invio telematico delle dimissioni volontarie è stato inserito nel nostro ordinamento per evitare che le dimissioni siano date dal lavoratore in seguito a forzature e comunque contro la volontà dello stesso lavoratore. Il lavoratore ha la facoltà di revocare le dimissioni entro 7 giorni.

Invio telematico delle dimissioni volontarie: in quali casi non serve?

Ci sono delle eccezioni a questa procedura telematica si tratta di:

  • lavoratori domestici;
  • lavoratori marittimi;
  • dipendenti del settore pubblico
  • dimissioni date durante il periodo di prova;
  • procedure svolte in sedi protette, in particolare nel caso in cui sia intervenuta una commissione di conciliazione presso Ispettorati territoriali del lavoro e le Commissioni di certificazione. Sono parificate a queste le dimissioni date dalle lavoratrici madri nel periodo in cui vige il divieto di licenziamento. In questo caso le dimissioni devono essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali competente per territorio.

Sanzioni e informazioni finali

Se il datore di lavoro manomette i moduli inviati dal lavoratore può incorrere in pesanti sanzioni: minimo 5.000 euro e massimo 30.000 euro. Infatti i modelli telematici di comunicazione delle dimissioni potranno essere visualizzati in sola lettura anche dai datori di lavoro.

Ricordiamo che le dimissioni devono essere date con un congruo periodo di preavviso, si tratta di un lasso di tempo indicato nel CCNL del settore e che serve al datore di lavoro per cercare un sostituto e dargli un’adeguata formazione al fine di poter ottemperare alle sue mansioni.

Ricordiamo che la disciplina prevista per il contratto di lavoro a tempo determinato è diversa, infatti i n questo caso non sono previste le dimissioni, ma il diritto di recesso per giusta causa e tramite accordo tra datore di lavoro e lavoratore.

Colf e bandati, cos’è la Certificazione unica di fine anno e come vanno gestite ferie e festività

Per colf e badanti entro la fine dell’anno il datore di lavoro rilascia la Certificazione unica (Cu) con la retribuzione lorda e i contributi versati. La certificazione unica che viene fornita ai lavoratori domestici corrisponde a quella del sostituto di imposta. Entro la fine dell’anno, dunque, la famiglia datrice di lavoro deve assolvere a determinati adempimenti: la tredicesima al lavoratore domestico, la certificazione unica e la gestione delle festività e dei giorni di ferie.

A cosa serve la Certificazione unica per colf, badanti e lavoratori domestici?

Il primo adempimento del datore di lavoro nei riguardi dei lavoratori domestici riguarda la Certificazione unica. Si tratta di mettere a disposizione di colf e badanti una dichiarazione che riporti le somme al lordo che sono state corrisposte durante l’anno. Nella certificazione devono essere riportate anche i contributi eventualmente trattenuti al lavoratore durante l’anno per i vari periodi di pagamento.

Certificazione unica a colf e badanti: vale come quella del sostituto di imposta

È importante chiarire che la Certificazione unica rilasciata al lavoratore domestico vale come quella del sostituto di imposta. Tuttavia, la famiglia datrice di lavoro non riveste la qualifica di sostituto di imposta. Pertanto, la famiglia non deve operare alcuna ritenuta sulla retribuzione. Nel momento in cui il datore di lavoro consegna la Certificazione unica al lavoratore domestico deve mantenere una copia della dichiarazione, debitamente firmata dal colf o dalla badante.

Come devono essere gestite le festività di colf e badanti?

Trattandosi, dicembre, di un mese con varie festività, è importante saper gestire queste giornate. Le festività sono disciplinate dall’articolo 16 del Contratto nazionale di lavoro che regolarizza le festività sia dei domestici conviventi che dei non conviventi. Colf e badanti hanno diritto al riposo e a vedersi pagata la normale retribuzione.

Festività cade in un giorno non lavorativo, bisogna pagarla a colf e badanti?

Può capitare che colf e badanti lavorino solo alcuni giorni della settimana. Ad esempio, il lunedì e il giovedì. Nel caso di festività ricadente in un giorno non lavorativo (quale può essere l’8 dicembre che nel 2021 capita di mercoledì), a colf e badanti va pagato 1/26 della retribuzione totale mensile.

Cosa avviene se il lavoratore domestico lavora nel giorno festivo?

Nel caso in cui colf e badanti lavorino in giornate festive, oltre al normale pagamento della giornata lavorativa, è necessario versare una maggiorazione su tutte le ore lavorate. Quest’ultima si calcola incrementando del 60% la retribuzione globale di fatto.

Festivo coincidente con la domenica, come bisogna pagare colf e badanti?

Nel caso in cui la giornata di festività coincida con la domenica, colf e badanti hanno diritto a recuperare il riposo. Quest’ultimo deve essere fissato in un altro giorno della settimana. In alternativa, al lavoratore può essere proposto il pagamento maggiorato che si calcola aggiungendo 1/26 della retribuzione totale mensile.

Come si calcolano le ferie del lavoratore domestico?

Per quanto concerne la gestione delle ferie, a colf e badanti spettano 26 giorni all’anno. È necessario dunque considerare questo periodo di ferie per lavoratori domestici che abbiano lavorato continuativamente durante l’anno presso la stessa famiglia datrice di lavoro. I 26 giorni di ferie per ogni anno lavorato spettano a prescindere dalla distribuzione delle ore di lavoro e dalla durata.

Quando vanno fruite le ferie di colf e badanti?

In linea generale le ferie dei colf e delle badanti devono essere fissate tra giugno e settembre. Tuttavia, può essere prevista una diversa collocazione, a seconda delle esigenze della famiglia datrice di lavoro e del lavoratore domestico. Le ferie normalmente sono continuative e possono essere frazionate in non oltre due periodi dell’anno. Inoltre, la consumazione delle ferie deve avvenire per non meno di due settimane entro l’anno in cui maturano. Le restanti due settimane di ferie possono essere consumate entro i 18 mesi successivi. Per i lavoratori domestici senza cittadinanza italiana, per favorire il periodo di rimpatrio, è consentito accumulare ferie per chiedere un periodo più lungo nell’arco dei due anni.

Come devono essere pagate le ferie a colf e badanti?

Per ciò che riguarda il trattamento di paga dei periodi in cui colf e badanti usufruiscano delle ferie, è necessario calcolare 1/26 della retribuzione mensile. Questo calcolo deve essere fatto e il trattamento deve essere corrisposto per ogni giornata di ferie. Nella retribuzione delle ferie deve essere inclusa anche l’eventuale indennità sostitutiva dell’alloggio e del vitto.

Colf e badanti, come si calcola la tredicesima di dicembre e i contributi di fine anno?

Colf, badanti e lavoratori domestici a dicembre riceveranno la tredicesima mensilità. Ma non è solo quella l’unica rata che le famiglie datrici di lavoro devono versare. Infatti, il datore di lavoro entro i primi giorni di gennaio deve effettuare il versamento all’Inps dei contributi previdenziali a favore dei lavoratori relativi all’ultimo trimestre dell’anno. Vediamo nel dettaglio tutti i versamenti a favore dei colf e delle badanti.

Come si calcola la tredicesima a colf e badanti che va versata entro dicembre?

La tredicesima a colf, badanti e lavoratori domestici va calcolata e versata in prossimità del Natale o, in ogni modo, entro la fine del mese di dicembre. Per il calcolo è necessario rifarsi all’articolo 39 del Contratto nazionale di lavoro domestico. La tredicesima corrisponde esattamente a una mensilità aggiuntiva. E va calcolata sulla retribuzione globale del lavoratore incluse le indennità sostitutive di vitto e di alloggio, qualora il lavoratore conviva con la famiglia datrice di lavoro.

Come si calcola la tredicesima per un lavoratore domestico assunto da meno di un anno?

Se il lavoratore domestico è assunto da meno di un anno, è necessario riparametrare il calcolo della tredicesima sui mesi effettivi di lavoro durante l’anno. Pertanto, la famiglia datrice di lavoro deve versare al lavoratore tanti dodicesimi quanti sono i mesi in cui colf e badanti hanno lavorato nell’anno.

Calcolo della tredicesima a colf e badanti pagati a ore o mensile

Diverso è il calcolo nel caso in cui colf e badanti siano assunti con contratto a ore. In questo caso, si deve moltiplicare la paga oraria per il numero di ore che il lavoratore svolge durante la settimana. Il risultato va moltiplicato per 52 (che sono le settimane dell’anno) e infine dividere per 12. Nel caso in cui il lavoratore venga pagato mensilmente per il lavoro svolto, la tredicesima corrisponde esattamente a una mensilità normale.

Quando matura la tredicesima per un lavoratore domestico?

Diventa importante precisare che la tredicesima dei colf e badanti matura anche nel caso di assenze per:

  • infortunio sul lavoro;
  • malattia;
  • maternità;
  • malattia professionale.

In questi casi è necessario tener conto dei limiti dei periodi di conservazione del posto di lavoro e anche delle parti non liquidate dagli enti predisposti.

Versamenti Inps a colf e badanti ultimo trimestre dell’anno, entro quando la famiglia deve farli?

La famiglia datrice di lavoro deve effettuare i versamenti Inps dell’ultimo trimestre dell’anno a favore di colf, badanti e lavoratori domestici entro il 10 gennaio. In particolare, è questa la data per i versamenti Inps relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2021. In caso di non rispetto di questa scadenza, il datore di lavoro subirà l’applicazione di sanzioni pecuniarie.

Avvisi PagoPa dall’Inps per il versamento dei contributi a colf e badanti

È l’Inps che invita tutte le famiglie datrici di lavoro a effettuare i versamenti con gli avvisi PagoPa. Negli avvisi Inps sono presenti il codice di avviso, quanto bisogna pagare, la data di scadenza entro la quale effettuare il pagamento e le istruzioni su come versare i contributi.

Come effettuare i versamenti dei contributi dell’ultimo trimestre dell’anno a favore di colf e badanti?

Il versamento dei contributi Inps a favore di colf e badanti dell’ultimo trimestre dell’anno può essere effettuavo in varie modalità. In particolare:

  • servendosi dei servizi telematici on line, attraverso il portale dei pagamenti disponibile sul sito dell’Inps;
  • attraverso gli uffici postali, le banche e gli altri istituti di pagamento che aderiscono al sistema PagoPa;
  • mediante il sistema bancario Cbill. Si tratta di un servizio offerto dalla banca presso la quale si ha un conto corrente, alternativo ai canali tradizionali, che permette ai cittadini e alle imprese di consultare e pagare online bollettini e avvisi di pagamento PagoPa.

Pagamento contributi ai lavoratori domestici, si possono ottenere due copie di ricevuta

Tutti i sistemi di pagamento sopra elencati relativi ai contributi da versare a favore dei lavoratori domestici permettono:

  • ai datori di lavoro di verificare che il pagamento sia stato effettuato;
  • a colf e badanti di ottenere l’accredito dei contributi sulla propria posizione lavorativa.

Per ogni versamento effettuato, si possono ottenere due copie di ricevuta del pagamento effettuato. Una delle due copie si può consegnare al lavoratore domestico.