Il lavoratore con la legge 104 e quali sono i doveri del suo datore di lavoro in materia

Anche in materia di lavoro la legge 104, cioè la legge quadro che fissa i diritti dei soggetti affetti da invalidità per contenere le diseguaglianze sociali, ci sono tante cose da capire. Così come sono tanti i diritti del lavoratore disabile con la legge 104, così sono tanti gli obblighi del datore di lavoro. Infatti molti beneficiari delle agevolazioni che la legge 104 offre nel mondo del lavoro non hanno ben chiaro tutti i diritti che hanno. È allo stesso tempo non hanno chiaro cosa il datore di lavoro è obbligato ad offrire loro e cosa può negare.

I permessi della legge 104 per i lavoratori subordinati

Molto conosciuti è molto utilizzati i permessi retribuiti provenienti dalla legge 104. Molti però non hanno chiara la modalità con cui questi permessi, per esempio, possono essere percepiti o sfruttati. È come per i permessi anche per tante altre agevolazioni e tanti altri diritti la confusione e tanta.
La normativa in materia e piuttosto rigida nei confronti dei lavoratori. Soprattutto nel momento in cui sfruttando i benefici della legge 104 lo fanno in maniera non congrua alla legge ed approfittando di quello che la stessa normativa offre loro. Ma non manca rigidità anche per quanto riguarda gli obblighi che i datori di lavoro hanno nei confronti dei lavoratori stessi. Rendere difficile o impedire la fruizione di questi permessi per esempio è una cosa altamente illecita da parte del datore di lavoro. È la stessa natura dei permessi che impone questa rigidità. Infatti si tratta di agevolazioni in materia di lavoro che riguardano sia gli invalidi che i loro familiari. Naturalmente parliamo di parenti che in riferimento alla disabilità dell’invalido, devono assisterli e sostenerli.

Il datore di lavoro e i permessi della legge 104

Non esistono datori di lavoro che possono bloccare la fruizione dei permessi della legge 104 ai loro dipendenti. Se il lavoratore dipendente ha fatto le cose per bene, presentando domanda e completando l’istruttoria con l’INPS, non esistono esigenze aziendali o altre limitazioni che possono portare un datore di lavoro a bloccare la funzione di questi permessi al loro lavoratore dipendente.
A maggior ragione se si pensa che è l’INPS che si fa carico di questi permessi e quindi di coprire la retribuzione e la contribuzione previdenziale relativa alle assenze di lavoro retribuite derivanti proprio da queste agevolazioni.

Chi paga i permessi e le assenze con la legge 104

I datori di lavori non fatto che anticipare, per conto dell’INPS, la retribuzione è la contribuzione utile a coprire questi pericoli. Sarà poi in sede di conguaglio con i relativi pagamenti con modello F24 che un datore di lavoro ogni trimestre produce all’INPS, che questo anticipo di denaro del datore di lavoro viene scontato. Non mancano i casi inoltre, in cui non si passa nemmeno dal datore di lavoro e quindi la somma corrispettiva per le 3 giornate mensili di permesso spettanti ai lavoratori, vengono liquidate direttamente dall’istituto nazionale di previdenza sociale Italiano.

La prassi con l’INPS

INPS: nessun adeguamento dell’aspettativa di vita
La procedura con cui si completa l’istruttoria dei permessi derivati dalla legge 104 e quella canonica. Il lavoratore dipendente interessato da questi permessi inoltra domanda all’INPS.  Ed una volta che l’istanza è stata accolta dall’Istituto di previdenza sociale italiano, quest’ultimo manda al datore di lavoro la relativa documentazione. Si tratta dell’approvazione dell’istanza in cui si evince il riconoscimento dei permessi per i lavoratori in questione e quindi per il lavoratore richiedente.

Cosa può chiedere il datore di lavoro al lavoratore

L’unica cosa che può fare il datore di lavoro per evitare che a causa di queste assenze venga in qualche modo penalizzata e minata  l’attività di produzione o lavorativa dell’azienda, è quella di chiedere al lavoratore una programmazione. In pratica dove è possibile, quindi al netto di eventuali urgenze da parte del disabile e di chi lo assiste, i datori di lavoro possono arrivare a chiedere al lavoratore di anticipare le date in cui lui stesso sarà assente.

La priorità della legge 104 resta la tutela dell’invalido

I lavoratori infatti possono organizzare le tre giornate di assenze mensili con largo anticipo, anche se la legge da questo punto di vista tutela l’invalido. Infatti la programmazione non deve minare in alcun modo la salute e le prerogative dell’invalido. A maggior ragione se di considera la natura della legge 104. Una legge questa che nasce, più che come una agevolazione per i lavoratori dipendenti che prestano assistenza, come agevolazione per l’invalido.

Deduzioni per spese mediche e sanitarie: quali sono e quando si possono ottenere

Nel precedente approfondimento abbiamo parlato delle detrazioni per spese mediche e sanitarie, parleremo ora delle deduzioni per spese mediche e sanitarie. Si tratta comunque di casi residui.

Cosa sono le deduzioni e come funzionano?

La deduzione consente di sottrarre dal reddito imponibile determinate somme, andando a ridurre la base imponibile, l’imposta sul reddito da versare (Irpef) si riduce, spesso anche in modo notevole. La differenza tra le detrazioni viste in precedenza e le deduzioni è data anche dal fatto che le detrazioni vanno ad agire sull’imposta, ma viene considerata solo una percentuale, cioè il 19% e vi è una franchigia. Con le deduzioni è come se la relativa quota di reddito non sia mai stata maturata quindi non dà luogo a tassazione, si tratta quindi di un regime maggiormente favorevole.

Chi ha diritto alle deduzioni per spese mediche e sanitarie.

Ritornando alle deduzioni, le stesse si applicano alle spese mediche e sanitarie affrontate dalle persone con disabilità. La normativa stabilisce che può usufruirne chi ha ottenuto il riconoscimento di invalidità previsto dalla legge 104 del 1992.

Affinché si possano portare in deduzione le spese mediche e sanitarie è necessario che ci sia il riconoscimento ai sensi del comma 1 dell’articolo 3 della legge 104 del 1992, non occorre invece che si verifichi l’ipotesi del comma 3 dello stesso articolo. In particolare il comma 1 riconosce l’invalidità nei casi di “minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.Il comma 3 invece si occupa di persone con handicap di grave entità e che a causa dello stesso ha bisogno di un intervento assistenziale permanente. Si ricava quindi che basta il riconoscimento dell’handicap di grave entità, ma non occorre che la persona sia in condizione di aver bisogno di assistenza continua.

Per gli invalidi civili è necessario invece che l’invalidità sia grave e permanente.

Possono essere portate in deduzione anche le spese sostenute per le persone decedute, in questo caso la deduzione spetta agli eredi che le hanno affrontate. Ad esempio può capitare che una persona muoia ma che vi siano spese sanitarie pendenti affrontate dagli eredi, in questo caso gli stessi possono portarle in deduzione per la quota da ciascuno sostenuta.

Quali sono le spese mediche che possono essere portate in deduzione?

Le spese mediche e sanitarie deducibili sono:

  • spese mediche generiche come medicinali, anche in questo caso può trattarsi di medicinali da banco) e spese sostenute per visite mediche generiche;
  • spese di assistenza specialistiche, vi rientrano spese per il personale infermieristico, spese assistenza riabilitativa effettuata da personale paramedico, prestazioni rese da personale con qualifica professionale di addetto all’assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale e infine prestazioni di personale coordinamento delle attività assistenziali di nucleo, dal personale con la qualifica di educatore professionale, dal personale qualificato addetto ad attività di animazione e di terapia occupazionale .

Affinché si possano dedurre tali spese non è necessario che ci sia la prescrizione medica, ma dal documento di spesa si deve evincere la qualifica professionale del soggetto che presta il servizio e la tipologia di prestazione eseguita.

Rientrano tra le spese deducibili solo se prescritte dal medico la ippoterapia e la musicoterapia.

Spese mediche e sanitarie non deducibili

Non possono essere portate in deduzione le spese mediche e sanitarie per:

  • prestazioni del pedagogista in quanto non riconosciuta come professione medica;
  • le spese mediche specialistiche, ad esempio analisi diagnostiche, per le stesse si può però usufruire delle detrazioni (rimandiamo all’approfondimento sulle detrazioni);
  • le spese per gli alimenti a fini medici speciali, inseriti nella sezione A1 del Registro nazionale di cui all’art. 7 del decreto del Ministero della sanità dell’8 giugno 2001;
  • le spese affrontate in favore di cooperative per il sostegno all’apprendimento.

In caso di ricovero presso una struttura di assistenza per il disabile, non è possibile portare in deduzione l’importo della retta, ma solo la parte riguardante le spese mediche generiche e specialistiche, anche determinate in modo forfettario in base alla normativa regionale. Per beneficiare di questa deduzione è necessario che la struttura che mette a disposizione il servizio di assistenza nella fattura indichi separatamente le spese di retta e quelle deducibili.

Come avvalersi delle deduzioni per spese mediche e sanitarie

Le spese mediche e di assistenza specifica che abbiamo visto sono interamente deducibili. Devono essere portate in deduzione dal soggetto che le ha sostenute. Di conseguenza sono deducibili anche se sostenute dai familiari del disabile come il coniuge, genitori, figli, anche adottivi, generi, nuore, suoceri e suocere, fratelli, sorelle, nonni e nonne. La deduzione spetta anche se il familiare in favore del quale sono sostenute le spese non è fiscalmente a carico.

Naturalmente per potersi avvalere delle deduzioni è necessario avere lo scontrino parlante ( per i farmaci) la ricevuta o la fattura per le prestazioni mediche. Nel caso in cui le spese siano deducibili solo se prescritte dal medico, occorre anche provare tale prescrizione.

Ricordiamo che le spese che abbiamo visto possono essere portate in detrazione o in deduzione attraverso la dichiarazione dei redditi, questa può essere presentata dal mese di maggio e può generare dei rimborsi Irperf. Per maggiori informazioni: Quando viene pagato il rimborso Irpef 2022? Novità

Per la disamina completa delle detrazioni per spese mediche e sanitarie, leggi la guida: Detrazioni per spese mediche: quali sono e casi particolari

Ulteriori approfondimenti:

Legge 104: le novità e agevolazioni previste nella legge di bilancio 2022

Acquisti agevolati per invalidi con legge 104: quali sono e a chi spettano

Patologie legge 104 del 1992: quali sono riconosciute?

 

Legge 104: le novità e agevolazioni previste nella legge di bilancio 2022

La legge 104 del 1992 prevede numerose agevolazioni per i disabili, le stesse sono state implementate con la legge di bilancio 2022. Vediamo le novità apportate dal Governo Draghi.

Cos’è la legge 104 del 1992?

La legge è rubricata “legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” prevede agevolazioni di varia natura per le persone colpite da handicap di fisico e/o psichico. Possono beneficiarne coloro che hanno una disabilità riconosciuta ai sensi dell’articolo 3 comma 1 e comma 3, cioè persone con lieve grado di disabilità e con disabilità grave. Naturalmente le agevolazioni sono diverse in base al grado di disabilità e alla tipologia dello stesso.

Per conoscere le patologie che consentono di accedere ai benefici della legge 104, si può leggere l’articolo: Patologie legge 104 del 1992: quali sono riconosciute?

Le novità nella legge di bilancio 2022 per i disabili

Fin da ora anticipiamo che in fondo all’articolo saranno inseriti approfondimenti che in questa sede non è opportuno fare, ci concentriamo infatti solo sulle novità previste dalla legge di bilancio 2022 per non essere dispersivi. La prima cosa da sottolineare è che questa prevede un sostanzioso aumento degli importi destinati al Fondo per la disabilità che quest’anno riceverà 300 milioni di euro, 100 milioni in più rispetto all’anno precedente. Questo consentirà di ampliare le tutele previste per le famiglie, implementare i servizi territoriali e dare nuovi sussidi alle famiglie.

Oltre a questa misura, che può essere definita generica, ci sono ulteriori misure da definire specifiche. Queste sono:

Bonus di 670 euro destinato al pagamento delle utenze e quindi per contrastare il caro bollette. A differenza del bonus sociale legato al reddito, questo non prevede requisiti reddituali, ma solo il riconoscimento della disabilità.

Coloro che hanno un certificato di disabilità possono inoltre ricevere un Bonus INPS da 1.000 euro  che viene erogato nel caso in cui nel 2021 il disabile si sia assentato dal lavoro per più di un mese. Tale misura è diretta ai lavoratori del settore privato  aventi diritto all’assicurazione economica di malattia presso l’INPS, impossibilitati ad usufruire dello smart working.

Il Bonus di 1.000 euro è rivolto a lavoratori con disabilità grave ( articolo 3 comma 3) oppure in possesso di certificazione attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita. Il bonus di 1.000 euro non concorre alla formazione del reddito imponibile. Per poter ottenere il bonus è necessario presentare la domanda (ancora non è possibile farlo), il fondo stanziato per questa misura è di 5000 di euro. La competenza è dell’INPS.

Approfondimenti

Agevolazioni riconosciute con legge 104, articolo 3 comma 1

Agevolazioni legge 104 per disabile e familiari

Assistenza saltuaria legge 104: i beneficiari possono essere 2?

Congedo straordinario legge 104: a chi spetta e come richiederlo

Congedo straordinario legge 104: dopo cosa resta per assistere i disabili?

 

Ausili disabili con IVA al 4%, quando spetta l’agevolazione?

In questa rapida guida andremo a scoprire ed approfondire quando spetta l’agevolazione per gli ausili ai disabili con IVA al 4% e quali benefici può comportare per chi ne usufruisce.

Ausili disabili 4%, di cosa si tratta

Come molti sanno la normale aliquota sull’IVA è applicata al 22%, ma nel caso di disabilità c’è l’agevolazione in ausilio alle persone con disabilità, che riduce tale aliquota al 4%.

Con questa riduzione si dona agevolazione per l’acquisto di mezzi di notevole importanza per chi possiede disabilità, come ad esempio i seguenti soggetti:

  • servoscala e altri mezzi simili, in grado di permettere alle persone con ridotte o impedite capacità motorie il superamento di barriere architettoniche (tra le quali, anche le piattaforme elevatrici, se possiedono le specificità tecniche che le rendono idonee a garantire la mobilità dei disabili con ridotte o impedite capacità motorie)
  • protesi e ausili applicabili per menomazioni di tipo funzionale permanenti
  • protesi dentarie, apparecchi di ortopedia e di oculistica
  • apparecchi per sostegno audio, per i disabili non udenti
  • poltrone e veicoli simili, per inabili e persone non deambulanti, anche con motore o qualunque altro meccanismo di propulsione
  • prestazioni di servizi dipendenti da contratti di appalto aventi ad oggetto la realizzazione delle opere per il superamento o l’eliminazione delle barriere architettoniche.

Oltre alle già citata detrazione dell’IVA al 4%, vi si può applicare anche la detrazione IRPEF del 19%, per l’acquisto di sussidi tecnici ed informatici, utili a fare da sostegno a chi possiede disabilità. Rientrano, ad esempio, nel beneficio le apparecchiature e i dispositivi basati su tecnologie meccaniche, elettroniche o informatiche, sia di comune reperibilità sia appositamente fabbricati.

A chi spetta l’agevolazione del 4%?

La risposta a questa domanda è presto data. Difatti, l’ applicazione dell’Iva al 4% è riconosciuta esclusivamente ai disabili in situazione di gravità ai sensi del comma 3 dell’articolo 3 della legge n. 104/1992.

Ma come si richiede, quindi l’agevolazione al 4% di agevolazione è un passo che andremo a scoprire nel prossimo paragrafo.

Agevolazione IVA al 4% come si richiede?

In maniera molto sostanziale, per poter beneficiare della aliquota al 4% sulle cessioni dei ausili tecnici e informatici sarà necessario che le persone con disabilità producano, al momento dell’acquisto, solo una copia del certificato attestante l’invalidità funzionale permanente rilasciato dall’azienda sanitaria locale competente o dalla commissione medica integrata. 

Va aggiunto, inoltre che l’Iva al 4si applica, tra le altre cose, anche alle prestazioni di servizi dipendenti da appalti per la costruzione di un immobile da adibire a prima casa, oltre che per interventi successivi. Rientrano nell’agevolazione tutti gli interventi che non rendono l’immobile di “lusso” ma ne migliorano le condizioni di abitabilità.

IVA al 4% per acquisto auto

Come è possibile acquistare un auto con la riduzione al 4% dell’IVA? Questa è una domanda assai in voga per le persone affette da gravi disabilità ma è bene specificare che questo beneficio è destinato solo a chi ha problemi di deambulazione e non basta, quindi, la gravità dell’handicap per poterne beneficiare.

Possiamo ben dire, per rispondere a tale quesito che vanno evidenziati tre punti basici per gli acquisti delle auto e dei veicoli effettuati dai disabili è con IVA al 4% applicabile:

  • sull’acquisto di autovetture nuove o usate, con una cilindrata fino a 2.000 centimetri cubici (se con motore a benzina o ibrido) o 2.800 centimetri cubici (se con motore diesel o ibrido) o fino a 150 kW se a motore elettrico;
  • sull’acquisto di autoveicoli, motocarrozzette, autoveicoli o motoveicoli per uso promiscuo o per trasporto specifico del disabile. Il veicolo deve essere adattato alla ridotta capacità motoria del disabile prima dell’acquisto (o perché così prodotto in serie o per effetto di modifiche fatte appositamente eseguire dallo stesso rivenditore);
  • alle prestazioni rese da officine per adattare i predetti veicoli (anche non nuovi di fabbrica), alla riparazione degli adattamenti, ai relativi acquisti di accessori e strumenti.

Si specifica che il venditore deve emettere fattura (pur laddove non richiesta dal cliente), con l’annotazione che si tratta di operazione effettuata ai sensi della legge n. 97/86 e della legge n. 449/97, ovvero della legge n. 342/2000 o della legge n. 388/2000.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più necessario da sapere in merito all’agevolazione dell’IVA al 4% per disabili gravi.

 

Acquisto condizionatore con IVA ordinaria: non è ausilio per disabili

La legge 104 del 1992 riconosce ai disabili e ai familiari rispetto ai quali sono fiscalmente a carico delle agevolazioni il cui obiettivo è aiutare il disabile ad avere una qualità della vita migliore e a relazionarsi con l’ambiente circostante e con le persone in modo completo.

Agevolazioni legge 104/1992

La legge 104 del 1992 è un importante pilastro del nostro ordinamento per la tutela del disabile e riconosce diversi gradi di disabilità in base alle patologie e alla loro gravità e in correlazione a tali caratteristiche prevede anche agevolazioni diverse. Proprio perché trattasi di una legge particolarmente complessa la normativa ha dato adito a dubbi interpretativi realtivi a cosa si potesse far rientrare tra gli acquisti con agevolazioni e in particolare con l’IVA agevolata oppure con IVA ordinaria. In questo caso ci occuperemo della possibilità di acquistare un condizionatore d’aria con l’IVA agevolata.

Se vuoi conoscere le agevolazioni spettanti ai disabili leggi l’articolo: Acquisti agevolati per invalidi con legge 104.

Acquisto del condizionatore con IVA ordinaria o agevolata?

La prima domanda a cui rispondere è: perché è sorto il dubbio interpretativo sulla possibilità di effettuare l’acquisto del condizionatore con  IVA ordinaria o agevolata? La risposta è semplice, infatti il decreto legge 669 del 1996 convertito in legge 30 del 1997 si occupa delle disposizioni urgenti in materia tributaria e all’articolo 2 comma 9 “prevede  l’applicazione dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto nella misura del 4 per cento agli ausili relativi a menomazioni  funzionali  permanenti,  si applica anche ai sussidi tecnici ed informatici rivolti a  facilitare l’autosufficienza e l’integrazione dei soggetti portatori di handicap di cui all’articolo 3 della  legge  5  febbraio  1992,  n.  104.  Con decreto del Ministro delle finanze sono stabilite le condizioni e  le modalità alle quali e’  subordinata  l’applicazione  della  predetta aliquota.”

Il successivo decreto di attuazione è del 14/03/1998 e all’articolo 2 a sua volta precisa che i dispositivi che possono godere di tale beneficio sono “ basati su tecnologie meccaniche, elettroniche o informatiche, appositamente fabbricati o di comune reperibilità, preposti ad assistere la riabilitazione, o a facilitare la comunicazione interpersonale, l’elaborazione scritta o grafica, il controllo dell’ambiente e l’accesso alla informazione e alla cultura in quei soggetti per i quali tali funzioni sono impedite o limitate da menomazioni di natura motoria, visiva, uditiva o del linguaggio“.

Disabilità: collegamento funzionale tra condizionatore e patologia

La parte che ha destato ambiguità al punto da indurre a pensare che i condizionatori potessero essere acquistati con IVA agevolata è quella inerente il controllo dell’ambiente. Nel caso concreto, un Associazione di categoria ha proposto un interpello sottolineando che si sono verificati casi di prescrizione del condizionatore per soggetti malati di sclerosi multipla. Molti medici specialisti del Servizio Pubblico (ASL)  sottolineano l’esistenza del collegamento funzionale tra la malattia e l’apparecchiatura e questo perché avere un clima confortevole, non eccessivamente caldo e umido in estate, evita ai pazienti un aggravamento della condizione di salute e in particolare riduce i sintomi.

Il condizionatore non è ausilio per disabili

Da questi dubbi interpretativi nasce l’esigenza della Risoluzione n° 57 del 3 maggio 2005 dell’Agenzia delle Entrate, in questa si precisa che il legislatore quando parla di controllo dell’ambiente intende riferirsi  “all’installazione  di  strumenti  basati su tecnologie  meccaniche, elettroniche   o   informatiche  che  consentano  al  disabile  il  superamento degli  impedimenti  derivanti  dal proprio handicap od il parziale  recupero di  migliori capacità motorie, uditive, visive o di linguaggio.”

Nella Risoluzione si sottolinea che deve trattarsi di ausili il cui obiettivo è dare maggiore autosufficienza e propone degli esempi: “dispositivi a telecomando che  consentono l’apertura  o  la  chiusura  di porte o finestre, l’accensione o lo  spegnimento di  luci,  rispondere  al  citofono  e  al  telefono,  gestire gli  elettrodomestici, la   televisione   oppure   gli   strumenti   meccanici  che  consentano di  conferire  una  certa  autonomia  permettendo,  ad  esempio, al  portatore di handicap di passare da una carrozzella al letto o viceversa”. Infine, nella Risoluzione l’Agenzia sottolinea che il Ministero della Salute è dello stesso parere e di conseguenza, sebbene sia evidente che il climatizzatore possa alleviare i sintomi per i soggetti colpiti da sclerosi multipla, la regola prevede l’acquisto del condizionatore con IVA ordinaria in quanto non è considerato un ausilio per disabili.

 

 

Legge 104 e trasferimenti lavoratore: quali limiti?

Il lavoratore dipendente con la legge 104 può essere trasferito?

Il dipendente che assiste in modo continuativo un proprio familiare disabile ai sensi della legge 104/92 non può essere trasferito in modo unilaterale da una sede di lavoro a una nuova, anche se ciò dovesse comportare uno spostamento ad una nuova unità produttiva. Ciò rappresenta una tutela per i soggetti svantaggiati portatori di handicap, i quali hanno diritto a scegliere la sede lavorativa più vicina al loro domicilio o al luogo dove si recano per effettuare le cure mediche. La stessa regola vale per chi assiste un familiare disabile.

Vincoli 104 al trasferimento del lavoratore

Infatti, ci sono alcuni vincoli legati al trasferimento del lavoratore che beneficia dei permessi concessi tramite la legge 104 per prestazione di assistenza a un familiare portatore di handicap. In virtù di tali vincoli, il dipendente che fruisce della legge 104 può rifiutare lo spostamento in una nuova sede anche se appartenente alla medesima unità produttiva, senza che il datore di lavoro possa licenziarlo legittimamente.

Quando si valuta il trasferimento sede in 104 del lavoratore dipendente a cui sono concessi permessi mensili per assistere i familiari disabili, non può operare il riferimento posto dell’articolo 2103 del codice civile al concetto di un’unità produttiva, mentre perché scatti il divieto è sufficiente che vi sia un cambiamento geografico del luogo di svolgimento dell’attività lavorativa.

Al dipendente viene riconosciuto lo speciale regime di protezione che ha come finalità la tutele del congiunto che rientra nelle categorie protette a mantenere inalterate le condizioni di assistenza nel rispetto di quanto previsto dalla Costituzione, dalla Carta di Nizza, che salvaguarda il diritto dei disabili di beneficiare di misure rivolte al loro inserimento sociale, e dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 13 dicembre 2006 in materia di protezione dei disabili.

Trasferimento per handicap meno grave: è possibile?

L’entità dell’handicap va stabilita da una commissione istituita presso l’ASL, in quanto farlo comporta differenti prerogative e agevolazioni per il beneficiario. Tuttavia, nel caso di trasferimento di sede aziendale” la suddetta valutazione non assume alcuna rilevanza.

Infatti, con la sentenza n. 25379/2016 la Corte di Cassazione ha chiarito che la condizione più o meno grave di disabilità non incide sulla possibilità da parte del datore di lavoro di operare un trasferimento, tanto meno con riferimento al familiare che assiste il disabile.

Trasferimento con 104: l’unico caso in cui è possibile

Sin qui, appare del tutto evidente che chi usufruisce della legge 104 beneficia di un particolare regime di protezione. Eppure, esiste un caso in cui il datore di lavoro può trasferire il lavoratore in un’altra sede, senza che quest’ultimo possa opporsi al trasferimento.

In poche parole, ciò accade quando il datore di lavoro trasferisce il dipendente fruitore della 104 in un’altra sede, a condizione che sussistano esigenze aziendali effettive e urgenti. Ad ogni modo, l’azienda dovrà dimostrare in giudizio che la richiesta di trasferimento del dipendente non può essere evitata in alcun modo, in quanto strettamente legata ai bisogni produttivi aziendali. Questo è l’unico caso che può essere riconosciuto valido dalla Suprema Corte di Cassazione dopo averne verificato i presupposti e percepito che non esistono alternative per soddisfare le esigenze dell’azienda che possono essere di carattere tecnico, organizzativo o produttivo.

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Legge 104: quali benefici per il lavoratore autonomo?

Di cosa si parla quando si fa riferimento alla legge 104? E quali sono i benefici, da tale leggi, per il lavoratore autonomo? Queste sono alcune delle domande a cui daremo risposta in questa rapida ed esaustiva guida in merito alla vicenda.

Legge 104, di cosa si tratta

Innanzitutto, facciamo rapida chiarezza sulla vicenda, rispondendo alla domanda basica della questione. Ovvero, cosa è la legge 104., di cosa si parla quando vi si fa riferimento?

Nota anche come legge 104/92, è il riferimento legislativo per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con handicap. Il presupposto è infatti che l’autonomia e l’integrazione sociale si raggiungono garantendo alla persona con disabilità ed alla propria famiglia un adeguato sostegno.

Quindi, sostanzialmente, quando si parla di Legge 104 ci si riferisce alla principale fonte normativa che riconosce benefici fiscali, economici e lavorativi ai portatori di handicap. E’ dunque una legge pensata per tutelare e promuovere i diritti, l’integrazione sociale e lavorativa delle persone disabili e dei loro familiari, che se ne prendono cura.

Va aggiunto che l’handicap è considerato grave quando la persona necessita di un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione personale.

Legge 104, benefici per il lavoratore autonomo

Partiamo subito col dire che l’unico beneficio esteso ai lavoratori autonomi con Legge 104 è quello previdenziale. Secondo il quale, dunque, i lavoratori autonomi precoci che assistono un familiare affetto da un handicap grave possono accedere, se sussistono i requisiti, all’Ape sociale ( al compimento di almeno 63 anni di età ed almeno 30 anni di contributi).

Altra domanda molto in voga sulla questione è legata a quale familiare potrà usufruire dei benefici per la legge 104. Partiamo subito con il dire che i permessi legge 104 possono essere fruiti solo dai lavoratori dipendenti e, quindi, solo qualora il lavoratore autonomo sia il disabile a fruirne possono essere i familiari a patto che siano lavoratori dipendenti. Ma non potrà essere il lavoratore autonomo a poter fruire dei permessi per assistere un familiare con handicap grave ai sensi della legge 104. Questo è il punto focale del discorso.

La risposta, presto detta, è molto semplice. Possono fare richiesta dei benefici il coniuge della persona disabile, i parenti di terzo grado se il genitore o il coniuge della persona con handicap hanno più di 65 anni oppure siano invalidi, deceduti o mancanti.

Legge 104 di un genitore, chi può usufruirne?

Molti si chiedono anche se e come è possibile usufruire della legge 104 per un genitore. L’articolo 33 della Legge 104/92 prevede che i permessi di tre giorni possano essere concessi anche a familiari diversi dai genitori del disabile grave accertato tale con specifica certificazione di handicap (articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992) dall’apposita Commissione operante in ogni Azienda USL.

Quali altri benefici per chi usufruisce della legge 104

Molti si chiedono se vi possano essere agevolazioni o benefici anche sull’acquisto di materiali, come elettrodomestici, grazie alla legge 104.

Si può, invece dire che in linea generale, non si ha diritto ad agevolazioni sull’acquisto di beni di facile consumo, quali lavatrici, frigoriferi, microonde, o quant’ altro, in quanto non vi è condizione necessaria al diritto o la sussistenza di un collegamento funzionale fra il tipo di menomazione/disabilità e il tipo di prodotto da acquistare.

Ma quindi cosa spetta a chi assiste un disabile con la legge 104?

Come stabilito dalla legge 205/2017 articolo 1 co. 162, i lavoratori che si ritrovano ad assistere un proprio parente convivente affetto da disabilità grave che abbia già compiuto i 70 anni di età, o i soggetti stessi affetti da patologie invalidanti, possono beneficiare dell’Ape Sociale o della pensione anticipata.

In ultimo, ma non ultimo, un passaggio piuttosto importante per la questione. Ovvero, quali sono i documenti necessari per potere ottenere la legge 104.

Occorre necessariamente un documento di identità, il verbale di accertamento sanitario, quindi la dichiarazione sostitutiva dello stato di famiglia. I soggetti con sindrome di Down invece ottengono il riconoscimento dell’handicap con la sola attestazione del medico curante secondo quanto stabilito dalla Legge 289/2002.

Questo è quanto vi fosse di più necessario e indispensabile da sapere in merito ai benefici e le funzionalità della legge 104.

Patologie legge 104 del 1992: quali sono riconosciute?

Le patologie che danno diritto a usufruire della legge 104 del 1992 sono davvero numerose e riguardano tutti gli apparati dell’organismo umano. In seguito ci sarà una disamina che ha come punto di riferimento le tabelle ministeriali.

Patologie legge 104 del 1992

Deve essere premesso che il campo della legge 104 del 1992 è davvero vasto, quindi per ulteriori approfondimenti si rimanda ad altri articoli specifici, mentre in questa sede ci occuperemo solo delle patologie che consentono di ottenere una percentuale di invalidità tale da ottenere i benefici della legge 104 del 1992.

Patologie dell’apparato circolatorio

Tra le patologie che frequentemente danno diritto al riconoscimento dei benefici della legge 104 ci sono quelle dell’apparato cardiocircolatorio. Può trattarsi di :

  • aritmie: possono essere classificate gravi o gravissime e per loro è prevista una percentuale di invalidità che va da 71% al 100%;
  • coronopatie, anche in questo caso di diversa entità, con riconoscimento della condizione di gravità elevata in caso di allettamento. La percentuale di invalidità anche in questo caso va dal 71% al 100%;
  •  miocardiopatie che possono portare al riconoscimento dal 71% al 100% di invalidità;
  • trapianto cardiaco complicato con riconoscimento della percentuale di invalidità dal 61% al 100%;
  • valvulopatie, aneurisma, arteriopatia ostruttiva cronica, pericardite cronica o esiti di pericardite cronica, pervietà del dotto arterioso, difetto interatriale, tutte queste patologie in base alla gravità possono portare al riconoscimento di una percentuale di invalidità dal 71% al 100%.

Patologie legge 104 del 1992: apparato respiratorio

Le patologie dell’apparato respiratorio che possono portare al riconoscimento dell’invalidità sono altrettanto numerose, si tratta di: BPC (Broncopneumopatie)  asmatiche gravi e severe, BPC ostruttive e BPC restrittive, interstiziopatie gravi e severe. Anche per le patologie dell’apparato respiratorio menzionate le percentuali di invalidità che si possono ottenere variano dal 71% al 100%. Alle altre patologie di tale apparato vengono riconosciute percentuali di invalidità che non consentono di ottenere i benefici della legge 104 del 1992.

Patologie dell’apparato digerente

Tra le patologie che danno diritto al riconoscimento dei benefici della legge 104 ci sono quelle dell’apparato digerente, in particolare la stenosi esofagea con disfagia o ostruzione, si tratta di una patologia che rende difficile, o impossibile, deglutire e in base alla gravità l’invalidità riconosciuta varia  dal 71% al 100%.

La cirrosi epatica classe B porta a un riconoscimento di invalidità dal 61% all’80%, mentre in classe C dall’81% al 100%. Trapianto di fegato e trapianto di intestino comportano il riconoscimento di una percentuale che varia dal 61% all’80%;

In base alle tabelle ministeriali la sindrome da malassorbimento enterogeno da patologia pancreatica o intestinale stenotica e/o infiammatoria e/o da resezione causa un’invalidità dal 61% all’80%. Il range è invece più ampio nel caso in cui si soffra di malattie infiammatorie croniche intestinali, infatti varia dal 61% al 100%.

L’insufficienza renale cronica, terminale o in emodialisi porta ad un riconoscimento dal 61% al 100%, mentre il trapianto renale porta al riconoscimento di una percentuale che varia dal 51% al 100%.

Patologie legge 104 del 1992: apparato osteoarticolare

Hanno come conseguenza un’elevata percentuale di invalidità anche le patologie che interessano l’apparato osteoarticolare, ad esempio l’amputazione di un arto porta al riconoscimento di una percentuale di invalidità al 100%; l’amputazione o perdita delle due mani con protesi funzionale, invece comporta un’invalidità all’80%; l’amputazione bilaterale della coscia protesizzabile prevede il riconosicmento dell’80% di invalidità, mentre se non è possibile avere le protesi l’invalidità è al 100%.

Apparato neurologico

Anche di fronte a patologie che riguardano l’apparato neurologico vi è il riconoscimento dei benefici previsti dalla legge 104, in questo caso però molto dipende dallo stadio in cui si trova la patologia. Ad esempio il morbo di Alzheimer può portare al riconoscimento dall’ 81% al 100% dell’invalidità. Lo stesso discorso può essere fatto con la demenza vascolare riconosciuta dal grado lieve con l’81% di invalidità fino al grado grave. Per la sclerosi si applica una scala di gravità che va da 0 a 10, al livello 4 viene assegnato un punteggio del 61%, naturalmente aumentando la gravità aumenta anche la percentuale di invalidità. Per il Parkinson la percentuale è pari al 71% in caso di malattia bilaterale di entità lieve o moderata, naturalmente all’aumentare della gravità, aumenta la percentuale.

Discorso in parte diverso viene fatto per l’epilessia, in questo caso contano le crisi settimanali, se la frequenza è plurisettimanale la percentuale va dal 71% al 90%, se gli episodi sono più frequenti aumenta la percentuale.  Particolare potere invalidante viene poi riconosciuto alle paresi che portano a un’invalidità dal 71% al 100%, la paraplegia e la distrofia di Duchenne invece portano al riconoscimento del 100% di invalidità, mentre l’atassia  viene valutata in base alla gravità dal 71% al 100%. Il mielomeningocele viene valutato in base alla gravità dal 71% al 100%, le miopatie e la sindrome della cauda equina sono valutate dal 71% al 100%.

Patologie psichiche

Possono portare al riconoscimento dell’invalidità anche le patologie psichiche, anche in questo caso molto dipende dalla gravità dei sintomi che il paziente palesa, infatti si può ottenere il riconoscimento della legge 104 con la schizofrenia, disturbo bipolare, depressione, paranoia, anoressia, ritardo mentale, depressione.

Patologie apparato uditivo, visivo, fonatorio

Per quanto riguarda l’udito viene riconosciuto  l’80% di invalidità nel caso in cui si verifichi una perdita di udito grave bilaterale con conseguenti difficoltà fonatorie dovute alla sordità. Per la vista, il riconoscimento dell’invalidità da legge 104 si ha in caso di una ipovisione grave con campo visivo residuo tra il 29% e il 10%, in questo caso l’invalidità è al 60%. Naturalmente la percentuale aumenta nel momento in cui il residuo visivo sia più basso e si parla di cecità parziale o cecità totale. Si deve infine parlare delle patologie dell’apparato fonatorio, in questo caso la percentuale di invalidità è del 70% in caso di laringectomia totale e dell’80% se questa è accompagnata da tracheostomia.

Altre patologie legge 104 del 1992

Sono riconosciute le patologie congenite, ad esempio la sindome down, patau (trisomia 13), di edward, trisomia 9, monosomia 5p o sindrome del “cri du chat”,  oloprosencefalia alobare o semilobar che danno il riconoscimento del 100% di invalidità.

L’artrite reumatoide in base alla gravità porta ad un’invalidità dal 21% al 100%. Le neoplasie, le infezioni da HIV, la talassemia hanno una percentuale di invalidità dal 21% al 100%. Tra le patologie invalidanti c’è l’artrosi che ha un range davvero molto ampio, cioè dal 5% al 100%. Il diabete mellito porta al riconoscimento di invalidità se è  accompagnato da complicanze di grado moderato e la percentuale minima è il 61% per arrivare al 100% nei casi più gravi. Portano al riconoscimento della legge 104 del 1992 anche la acromegalia e la sindrome di cushing.

Occorre ricordare che quando sono presenti più patologie  i punteggi delle stesse non vengono sommati, ma si procede ad una valutazione complessiva della situazione del paziente avendo come punto di riferimento la reale menomazione delle capacità della persona e applicando una formula specifica.