Stralcio cartelle esattoriali: indicazioni operative dell’Agenzia delle Entrate e Riscossioni

La legge di bilancio 2023 prevede lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro affidate all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. L’Agenzia Entrate e Riscossione con un comunicato ha provveduto a dettare le regole applicative. Ecco cosa succederà.

Stralcio delle cartelle esattoriali: ecco chi è ammesso

L’articolo 1, commi 222-230 prevede lo stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1000 euro affidate all’agente di riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. Questa previsione eccessivamente generalizzata è stata però contrastata dai Comuni che hanno sottolineato le difficoltà economiche a cui potevano andare incontro nel caso in cui fossero venute a mancare queste risorse. Proprio per questo nel corso dell’approvazione della legge di Bilancio 2023 alcune norme sono state modificate.

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Fatta questa premessa il 30 dicembre 2022 l’Agenzia Entrate e Riscossione ha provveduto a dettare le linee guida per lo stralcio delle cartelle esattoriali. La prima cosa sottolineata è che lo stesso non sarà operativo, come in prima stesura previsto, dal 1° gennaio 2023, ma dal 31 marzo 2023. Questo maggiore tempo serve proprio ai Comuni per capire quale direzione prendere e se aderire allo stralcio. Precisa l’Agenzia che  rientrano nello stralcio automatico le cartelle emesse da enti creditori come amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali. Gli enti diversi da quelli segnalati devono comunicare la loro decisione all’agente della riscossione entro il 31 gennaio 2023.

Cosa comprende lo stralcio delle cartelle esattoriali

In secondo luogo lo stralcio delle cartelle ricomprese sarà automatico, questo vuol dire che il contribuente non dovrà fare una richiesta. Naturalmente è nel suo interesse verificare attraverso il proprio cassetto fiscale se i debiti fiscali sono stati effettivamente stralciati e l’eventuale carico fiscale rimanente.

Per quanto riguarda l’importo, l’Agenzia ricorda che esso viene calcolato all’entrata in vigore della legge e quindi dal 1° gennaio 2023 ed è comprensivo di imposta, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni.

Sono invece interamente dovute gli importi maturati a titolo di rimborso delle spese per le procedure esecutive e le spese di notifica delle cartelle.

L’Agenzia sottolinea che dall’entrata in vigore della legge di bilancio 2023, quindi dal 1° gennaio, fino al momento in cui sarà operativo lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali, le riscossioni relative a provvedimenti che dovrebbero rientrare nel beneficio, saranno sospese.

In quali casi non si applica lo stralcio delle cartelle esattoriali

Infine, ricordiamo che lo stralcio automatico non viene in ogni caso applicato nel caso in cui il debito derivi da:

  • recupero di aiuti di Stato ritenuti illegittimi;
  • crediti derivanti da sentenze di condanna della Corte dei Conti o da sentenze penali di condanna;
  • debiti relativi a “risorse proprie tradizionali” dell’Unione Europea o imposta sul valore aggiunto riscossa all’importazione.

Multe violazioni Codice della Strada, non aumenteranno dal 1° gennaio 2023

Buone notizie per gli automobilisti italiani, infatti per il 2023 non vi saranno adeguamenti/aumenti per le multe derivanti da violazioni del Codice della Strada.

Multe per la violazione del Codice della Strada invariate per il biennio 2023-2024

Il Codice della Strada prevede che gli importi delle sanzioni amministrative applicate per la violazione delle norme del Codice della Strada, ad esempio guida senza cintura di sicurezza, siano adeguate ogni due anni in base alla variazione percentuale dell’Indice Foi (Famiglie di operai e impiegati). Naturalmente l’elevato livello di inflazione registrato nel 2022 ha portato molti automobilisti a temere aumenti spropositati rispetto a quelli che sono gli attuali importi. L’indice registrato a novembre 2022 è stato del 15,6%. In termini pratici questo implica che una semplice multa per violazione del divieto di sosta che attualmente è di 42 euro, rischiava di passare automaticamente dal 1° gennaio 2023 da 42 a 49 euro.

Considerando però l’attuale situazione economica che vede gli italiani in forte affanno e in difficoltà nel tentativo di far fronte ai rincari soprattutto energetici, ma anche relativi alla spesa alimentare, ha deciso di non applicare l’adeguamento automatico per il biennio 2023 e 2024. La norma è contenuta all’interno della Legge di Bilancio 2023. Questo vuol dire che nel caso in cui si incorra in violazioni del Codice della Strada, continueranno ad essere applicate le vecchie sanzioni e continuerà a trovare applicazione anche lo sconto per coloro che pagano la multa entro 5 giorni dall’emissione. Ricordiamo che per gli automobilisti vi è anche un’altra buona notizia, e cioè la riduzione dell’Iva su seggiolini auto. Non così bene sul fronte dei pedaggi autostradali visto che sono previsti aumenti dal 1° gennaio 2023.

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Bonus Pos: in arrivo i rimborsi per le commissioni bancarie

Salta l’eliminazione dell’obbligo di accettare pagamenti con il Pos, ma per aiutare i commercianti spunta il Bonus Pos, ecco le ipotesi allo studio del Governo.

Resta l’obbligo di accettare pagamenti con il Pos e spunta il bonus

Il Governo aveva inizialmente previsto all’interno della legge di bilancio 2023 l’introduzione di una soglia di 60 euro entro la quale i commercianti non erano obbligati ad accettare il pagamento con il Pos. Occorre chiarire che non accettare pagamenti con il Pos non vuol dire per forza evadere il fisco, infatti comunque deve essere emesso lo scontrino fiscale. Eliminare l’obbligo di accettare pagamenti con il Pos allo stesso tempo non vuol dire che l’acquirente dovrà per forza pagare utilizzando il contante, semplicemente c’è una maggiore discrezionalità per il commerciante.

L’obiettivo della norma inizialmente prevista nella legge di bilancio 2023 era sollevare dall’onere delle commissioni bancarie i pagamenti di piccoli importi, come poteva essere il caffè. Ricordiamo che l’obbligo di accettare pagamenti con il Pos era già saltato per giornali e per alcuni servizi dei tabaccai. Per questi piccoli importi infatti i guadagni risicati sono di fatto erosi dalle commissioni che le banche trattengono per effettuare la transazione con il Pos.

Come sappiamo, questa regola è stata eliminata perché ritenuta incentivante comportamenti elusivi delle imposte, l’Italia infatti è uno dei Paesi dell’Unione Europea in cui l’evasione fiscale è più elevata e proprio per questo tale parte della legge di bilancio 2023 ha ricevuto critiche da parte della Commissione Europea a cui la manovra di bilancio deve essere inviata prima dell’approvazione definitiva. Tolta la norma volta ad eliminare l’obbligo di accettare pagamenti con il Pos, resta il problema per i commercianti di dover sostenere i costi delle commissioni bancarie, proprio per questo il governo ha annunciato l’introduzione di misure volte a coprire tali costi.

Sia chiaro non si tratta di una novità, infatti già negli anni passati era stato introdotto il bonus Pos.

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Come ottenere il Bonus Pos?

Tra le ipotesi allo studio per l’abbattimento dei costi vi è il prolungamento del credito di imposta pari al costo delle transazioni per importi inferiori a 30 euro. Questa è infatti la soglia entro la quale il costo della transazione con Pos può determinare una perdita o comunque erodere in modo determinante i guadagni per i commercianti. In base ai dati dell’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano, gli italiani nel 2022 hanno effettuato il 41% degli acquisti con uso di Pos, il valore stimato delle transazioni è di 69 miliardi di euro. Considerando che le commissioni sono generalmente l’1,1% del costo, le stime parlano di commissioni bancarie sostenute dai commercianti di circa 759 milioni di euro. Avendo come riferimento solo le transazioni inferiori a 30 euro, il dato scende a 363 milioni di euro.

L’ipotesi quindi è riconoscere un credito di imposta pari al 30% delle commissioni effettivamente pagate alla banca, le stesse cambiano in base alla banca a cui ci si rivolge. Ricordiamo che chi matura crediti di imposta può utilizzare la piattaforma SiBonus per la compravendita degli stessi.

Disoccupazione agricola: ecco chi la perderà con l’introduzione dei voucher lavoro

La disoccupazione agricola secondo molti potrebbe essere a rischio con la reintroduzione dei voucher lavoro. Chi sono i lavoratori che potrebbero perdere il sussidio della disoccupazione agricola?

Voucher lavoro applicati in agricoltura mettono a rischio la disoccupazione agricola

Il Governo nella legge di bilancio 2023 ha reintrodotto i voucher lavoro estendendo la loro applicazione anche al settore dell’agricoltura. Questa possibilità ha ricevuto il plauso di Coldiretti e dei datori di lavoro.  I sindacati, invece, nutrono molte perplessità infatti il rischio è che si perda il diritto alla percezione del sussidio di disoccupazione agricola che rappresenta una forma di continuità reddituale per i lavoratori occupati soprattutto in alcuni periodi dell’anno.

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A chi spetta la disoccupazione agricola e perché i voucher lavoro la mettono a rischio?

La disoccupazione agricola spetta ai braccianti che raggiungono nell’arco di un biennio le 102 giornate lavorative, in pratica se nel 2022 ho maturato 40 giornate di lavoro e nel 2021 82 giornate di lavoro, ho diritto a percepire l’assegno generalmente erogato tra il mese di giugno-luglio di ogni anno.

La nuova disciplina dei voucher utilizzabili in agricoltura prevede la possibilità per i datori di lavoro che impiegano fino a 10 lavoratori ( prima erano 5) la possibilità di utilizzare lavoratori stagionali da pagare con i voucher lavoro, per un massimo di 45 giornate lavorative l’anno. Ogni giornata di lavoro deve essere pagata con almeno 3 voucher lavoro.

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Lavoro occasionale e voucher potenziati con la legge di bilancio 2023

Il voucher lavoro in agricoltura, non è una novità infatti era presente nell’ordinamento anche in passato. La norma fu poi abrogata nel 2017 con il Governo Gentiloni. Nella disciplina previgente vi erano dei limiti: il voucher non poteva essere utilizzato in favore di lavoratori iscritti negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli nell’anno precedente.

Con l’attuale versione dei voucher lavoro è sparita anche questa tutela. Di conseguenza un bracciante che nel 2022 ha lavorato ed è stato iscritto nell’elenco citato, considerato quindi un lavoratore agricolo stabilmente, con l’introduzione dei voucher potrà perdere anche questa caratteristica. Siccome le giornate lavorative pagate con i voucher non rientrano nel conteggio delle giornate necessarie per la percezione dell’assegno di disoccupazione agricola, quello stesso lavoratore, pur sempre precario ma con un minimo di stabilità, diventerà sempre più precario e di fatto avrà meno diritti. Naturalmente anche i nuovi lavoratori dell’agricolatura pagati con voucher non potranno maturare il diritto alla percezione della disoccupazione agricola.

Aumenti sigarette: aumenta il trinciato e si riduce l’aumento per le sigarette

Il Governo ritocca le accise sulle sigarette e il tabacco trinciato, il saldo è invariato rispetto agli aumenti inizialmente previsti su sigarette e tabacco sfuso, ma il peso viene spostato sul trinciato. Ecco i nuovi aumenti sigarette.

Aumenti sigarette: le nuove accise con un emendamento dell’ultimo minuto

La legge di bilancio 2023 inizialmente prevedeva aumenti vistosi sui tabacchi e in particolare sulle sigarette, naturalmente non sono mancate le polemiche e anche per questo all’ultimo momento è stato presentato un emendamento alla legge di bilancio 2023 che sposta il peso degli aumenti dalle sigarette al tabacco trinciato.

Il trinciato, generalmente venduto in pacchetti da 30 grammi negli ultimi anni, ha visto un aumento di vendite importante, le stesse sono dovute al fatto che con il trinciato di tabacco è possibile risparmiare, forse anche per questo il Governo ha pensato di riequilibrare i costi tra sigarette e prodotto sfuso. Ricordiamo che il trinciato prevede che l’utilizzatore debba “rollare” le sigarette nelle cartine e applicare il filtro. La manovra di bilancio inizialmente prevedeva un aumento delle accise sulle sigarette che variava da 15 a 30 centesimi a pacchetto.

Con le modifiche previste nell’ultimo emendamento presentato dal Governo gli aumenti saranno compresi tra 10 e 12 centesimi a pacchetto. L’emendamento presentato va quindi a ridurre l’importo specifico fisso, attualmente fissato dall’articolo 29 del Dl a 36 euro per mille sigarette nel 2023. Con il nuovo emendamento scende a 28 euro, 28,20 euro nel 2024 e in 28,70 euro sempre ogni mille sigarette a partire dal 2025.

Aumento prezzo del tabacco trinciato o sfuso

Per quanto riguarda il tabacco trinciato, deve farsi riferimento all’onere fiscale minimo che per il 2023 sale al 98,10% per il 2023, al 98,50% per il 2024 e al 98,60% a partire dal 2025, con un effetto immediato sul tabacco sfuso. In particolare l’accisa minima specifica per il trinciato arriverà a toccare i 140 euro il chilogrammo. L’aumento sul pacchetto da 30 grammi dovrebbe essere di circa 40 centesimi.

Da questo emendamento dovrebbero arrivare per le casse dello Stato 50 milioni di euro.

Nessun ritocco è invece previsto per le sigarette elettroniche. In questo caso l’accisa minima sui tabacchi da inalazione senza combustione sarà pari al 36,5% dal 1° gennaio 2023 (rispetto al 40% previsto in precedenza), al 38% dal 1° gennaio 2024, al 39,5 per cento dal 1° gennaio 2025 e al 41% dal 1° gennaio 2026 .

Diminuisce invece l’imposta al consumo sulla sigaretta elettronica.

Rivalutazione pensioni: buone notizie in arrivo per i pensionati

Buone notizie potrebbero arrivare presto per gli anziani, infatti in seguito a proposta della Cisl, il Governo sta studiando la possibilità di rivalutazione pensioni al 100% per importi fino a 5 volte il minimo.

Rivalutazione delle pensioni: gli scaglioni previsti

Dal 1° gennaio 2023 arriva la rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione registrata nel mese di novembre 2022, l’ammontare è del 7,3%. Non per tutti i pensionati si applicano le stesse rivalutazioni, in particolare per le pensioni minime si è optato per la rivalutazione al 120%, ma qualcuno ancora punta ad innalzare le minime a 600 euro almeno per gli over 75. Per Roberto Pella di Forza Italia (capogruppo alla commissione Bilancio) tale innalzamento è imprescindibile. Ricordiamo però che le pensioni fino a 2.692,32 euro mensili hanno già ottenuto un anticipo dell’aumento del 2% dal mese di ottobre 2022 questo deve essere scorporato dall’aumento del 7,3%.

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Per gli altri pensionati la rivalutazione è al 100% sono per importi fino a 4 volte la pensione minima.

Le pensioni di importo compreso tra 4 volte il minimo e 5 volte il minimo hanno una rivalutazione al 90% (aumento calcolato sul 90% dell’assegno).

Per le pensioni di ammontare superiore a 5 volte l’assegno minimo, la rivalutazione è al 75%.

Cisl, rivalutazione delle pensioni al 100% anche per gli asssegni 5 volte superiori al minimo

Fatta questa premessa, viste le attuali difficoltà economiche che il Paese sta attraversando, è arrivata la proposta della Cisl di rivalutare al 100% le pensioni fino a 5 volte l’importo minimo.  A tale proposta il Governo Meloni ha risposto che si sta lavorando per verificare la fattibilità, ma pare vi sia già il via libera del Mef ( Ministero dell’Economia e delle Finanze).

Naturalmente molto dipenderà dall’ammontare della pensione minima che ancora non è stato definito.

Da dove dovrebbero arrivare le risorse? In base a quanto emerge dalle prime indiscrezioni, l’aumento dovrebbe arrivare da un’ulteriore stretta sul reddito di cittadinanza per gli under 40, come da proposta emendativa del Terzo Polo (Renzi – Calenda) che d’altronde già in passato aveva ipotizzato la raccolta firme per il referendum abrogativo del reddito di cittadinanza. L’emendamento presentato prevede che gli under 40 non ricevano più l’importo del RdC.

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Legge di bilancio 2023: chiusa la partita emendamenti, passa quello su iva pellet

Scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti alla legge di bilancio 2023, ci sono importanti novità per quanto riguarda soprattutto gli emendamenti governativi. Ricordiamo  he, sebbene alcuni emendamenti siano passati, non è detto che rientrino nella versione definitiva finale.

Salvi solo 400 emendamenti alla legge di bilancio 2023

Nel momento in cui scade il termine per la presentazione degli emendamenti, il contenuto della legge di bilancio è in gran parte determinato perché vi sono già stati confronti e generalmente sono stati raggiunti accordi su quelli che sono stati i temi più caldi, anche quest’anno è andata allo stesso modo. Possiamo quindi vedere ora qual è il nuovo quadro. Inizialmente maggioranza e opposizione hanno presentato  3.000 emendamenti, 1.000 dichiarati inamissibili. Duemila emendamenti sono comunque tanti, ecco perché maggioranza e opposizione devono segnalare quelli principali e così si passa a 400 emendamenti, 200 della maggioranza e 200 dell’opposizione.

Fondi per le associazioni che aiutano i disabili e famiglie

Tra le proposte che hanno trovato spazio meritano menzione numerosi fondi in favore di associazioni che aiutano i disabili e le loro famiglie, tra cui anche all’Associazione Nazionale Genitori Persone con Autismo .

Il Governo ha in queste ore fornito chiarimenti anche sull’emendamento che in teoria avrebbe dovuto bloccare il bonus 18app, lo stesso viene in realtà modificato probabilmente con l’inserimento del tetto Isee.

Legge di bilancio 2023: iva sul pellet, rivalutazione pensioni e Superbonus

Tra gli emendamenti supersegnalati che quindi hanno una certa priorità, c’è una buona notizia sul fronte riscaldamento, infatti tra questi favoriti c’è, presentato per l’ennesima volta, l’emendamento sulla riduzione dell’Iva sul pellet al 5%.

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Resta la partita della rivalutazione delle pensioni con Forza Italia che punta a 600 euro per le minime e la Lega che si oppone. La via di mezzo potrebbe essere l’aumento solo per gli over 75 con Isee basso per tutti gli altri rivalutazione a 570 euro.

Ancora non è sciolto il nodo del Superbonus infatti gli stessi partiti della maggioranza hanno proposto emendamenti per estendere la Cilas al 31 dicembre 2022, ma il Governo ha finora espresso parere negativo.

Emendamenti legge di bilancio su sgravi contributivi, Pos, limiti al contante

Tra le proposte di Forza Italia per la legge di bilancio 2023 c’è anche l’aumento degli sgravi contributivi per l’assunzione degli under 36.

Partita ancora aperta anche per quanto riguarda il Pos, infatti, si sta studiando la possibilità di abbassare il limite dell’obbligo di accettare i pagamenti con carta a 30 euro rispetto agli attuali 60 previsti nella legge di bilancio. Sembra invece finita la partita sul tetto all’uso del contante a 5.000 euro.

Modifiche potrebbero esservi alla disciplina prevista per la tassazione delle criptoattività, attualmente la norma è abbastanza confusionaria, e la tassazione dovrebbe essere al 26% con possibilità di versare il 14% sulle criptoattività detenute al 1 gennaio 2023 e non dichiarate. Ora si pensa di introdurre una tassazione al 14% per tutti.

Nessuna novità sembra esservi per il reddito di cittadinanza che resta quindi a 8 mesi per gli occupabili.

Tra le proposte saltate c’è anche l’aumento dell’età pensionabile per i medici in servizio presso il Servizio Sanitario Nazionale a 72 anni.

Bollo auto non pagato: ecco la sanatoria che tutti aspettavano

Negli anni molte persone hanno accumulato vecchi importi di bollo auto che poi non sono più riusciti a pagare e tra fermi amministrativi, cartelle e sanzioni spesso gli importi sono aumentati, ma per loro è in arrivo un’importante novità, infatti molte cartelle per bollo auto non pagato potranno godere di una sanatoria.

Nella legge di bilancio 2023 lo stralcio delle cartelle esattoriali per bollo auto non pagato

Come quasi tutti ormai sappiamo, la legge di bilancio 2023, se dovesse arrivare ad approvazione nella formulazione presentata alle Camere, cosa molto probabile visti anche i tempi ristretti, porterebbe importanti novità per tutti i contribuenti che hanno conti in sospeso con il Fisco. Le novità, anche se in misura diversa, andranno a riguardare tutti i rapporti con il Fisco, ma particolare attenzione merita l’articolo 46 che permette di avere lo stralcio di molte cartelle esattoriali e tra queste ricadono proprio quelle relative al bollo auto, tassa odiata da quasi tutti al punto che più volte ne è stato auspicato il superamento.

Per un quadro completo sulle misure fiscali previste dalla legge di bilancio 2023, leggi:

Liti tributarie pendenti nella legge di bilancio 2023: sconti per la chiusura

Regolarizzare errori delle dichiarazioni senza sanzioni con legge di bilancio 2023

Quali debiti sono esclusi dalla nuova “pace fiscale”?

Bollo auto: quali non dovranno più essere pagati?

L’articolo 46 della legge di bilancio 2023 prevede la cancellazione delle cartelle esattoriali affidate all’agente di riscossione nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. Oltre al limite temporale, è previsto anche un limite economico, infatti potranno essere cancellate le cartelle esattoriali fino a un importo massimo di 1.000 euro. La ratio di questo limite è dato dal fatto che la riscossione coattiva di queste cartelle ha un costo maggiore rispetto al valore, inoltre molte sono praticamente inesigibili. Rientrano in questa ipotesi quindi piccole cartelle che nella maggior parte dei casi hanno ad oggetto proprio debiti fiscali derivanti dal mancato pagamento del bollo auto.

Questo implica che se sono arrivate a casa cartelle esattoriali relative a bollo auto ricadenti in questo lasso di tempo, è bene aspettare prima di pagare perché con una probabilità molto elevata dal 1° gennaio 2023 saranno cancellate.

Cos’è il Bonus Maroni e chi può percepirlo? Le ultime novità

Negli ultimi giorni si sente sempre più spesso parlare di Bonus Maroni, ma di cosa si tratta e come funziona? E soprattutto: conviene avvalersene?

Cos’è il bonus Maroni?

Il Bonus Maroni nacque per la prima volta con la legge 243 del 2004, prende il nome dal suo ideatore, Roberto Maroni, recentemente scomparso, che in quella legislatura era Ministro del Lavoro. Il Bonus Maroni prevedeva la possibilità per i lavoratori di ritardare l’uscita dal mondo del lavoro, ci troviamo comunque in un periodo in cui si andava in pensione molto prima rispetto ad oggi. Allora, come oggi, l’obiettivo era risparmiare sulle spese previdenziali attraverso un incentivo al lavoratore a non lasciare l’impiego. L’incentivo era giustamente una busta paga più pesante attraverso una riduzione degli oneri previdenziali, cioè i contributi Inps a carico del lavoratore. Questi ammontano a circa il 9,19% dello stipendio lordo.

Conviene il Bonus Maroni?

C’è però una particolare penalizzazione perché, a fronte di uno stipendio più alto, di fatto non vengono più versati i contributi pensionistici al lavoratore e di conseguenza la pensione non aumenta più. Questo implica che di fatto ciò che si ha in busta paga mensilmente per il lasso di tempo che intercorre tra il momento in cui si potrebbe andare in pensione e vi si rinuncia e il periodo in cui effettivamente si va in pensione, si perde successivamente al momento del pensionamento che avviene con un assegno più leggero.

La perdita in realtà potrebbe essere più elevata, infatti tra il periodo in cui maturano i requisiti pensionistici e quello in cui effettivamente si va in pensione generalmente non intercorre molto tempo, massimo qualche anno, ma con un’aspettativa di vita alta, si perdono importi rilevanti sulla pensione per il resto della vita.

Perché oggi si parla di nuovo di Bonus Maroni?

Oggi si parla nuovamente del Bonus Maroni per un motivo semplice, infatti la manovra di bilancio prevede una nuova applicazione di questa misura. Coloro che quindi maturano i requisiti per andare in pensione con Quota 103, ma decidono di restare a lavoro, ricordiamo età minima 62 anni e almeno 41 anni di contributi, possono avere la decontribuzione Inps corrisposta quindi in busta paga. In cambio ricevono circa il 10% in più in busta paga, ma congelano la pensione futura.

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Lavoro occasionale e voucher potenziati con la legge di bilancio 2023

Con la legge di bilancio 2023 sono stati riattivati i voucher, o buoni lavoro, per il lavoro occasionale utilizzabili in diversi settori.

Voucher e lavoro occasionale, dopo la stretta del 2017 ritornano nella legge di bilancio 2023

La legge di bilancio 2023, che è ora al vaglio delle commissioni parlamentari e arriverà in aula molto probabilmente il 20 dicembre, per evitare l’esercizio provvisorio di bilancio l’approvazione deve arrivcare entro il 31 dicembre 2022, prevede all’articolo 64 una nuova normativa applicabile al lavoro occasionale attraverso l’uso dei voucher.

Il lavoro occasionale pagato attraverso i voucher ha avuto un’importante stretta per decreto nel 2017 ( per evitare il referendum sulla materia previsto per quello stesso anno, raccolta delle forme curata da Susanna Camusso) ed è rimasta una forma residuale di pagamento per gli studenti, pensionati e percettori di ammortizzatori sociali in settori come agricoltura e turismo insieme al libretto di famiglia. La motivazione alla base di questa normativa stringente è stato l’uso che secondo molti va ad aumentare il precariato nel lavoro.

La nuova disciplina del lavoro occasionale

L’articolo 64 manovra prevede invece la reintroduzione con un aumento del limite del reddito percepibile con il lavoro occasionale fino a 10.000 euro annui con riferimento però alla totalità dei prestatori. Il contratto di prestazione occasionale potrà essere sfruttato da aziende che hanno alle proprie dipendenze fino a 10 lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Nel settore agricoltura c’è un ulteriore limite, infatti l’impiego dei lavoratori occasionali con voucher non può essere superiore a 45 giorni nell’anno solare.

L’obiettivo è fare in modo che imprese operanti in settori in cui in determinate stagioni vi è bisogno di una maggiore forza lavoro, possano farvi fronte con contratti meno rigidi. Proprio per questo motivo a plaudere alla riforma sono stati gli imprenditori del settore agricolo, turistico e confesercenti. Molto critici sono invece stati i sindacati che hanno sottolineato come la nuova disciplina del lavoro occasionale e dei voucher alimenti il precariato nel mondo del lavoro. Oltre alla CGIL, che ha sempre espresso posizioni molto a sinistra, esprime perplessità anche la Cisl il cui leader Luigi Sbarra sottolinea come il perimetro per i lavori occasionali debba essere quello già tracciato in passato con la riserva in favore solo si pensionati, studenti e percettori di ammortizzatori sociali.

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha invece dichiarato la propria soddisfazione perché l’agricoltura ha bisogno di poter stipulare contratti regolari anche per brevi periodi in questo modo diventa più semplice trovare manodopera e non abbandonare le produzioni.

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