Pellet, prezzi in discesa. Quanto costa ora?

La legge 2023 ha previsto per il 2023 la riduzione dell’Iva sul prezzo del pellet dal 22% al 10%, per i consumatori questo ha determinato prezzi in discesa per il pellet, ecco quanto costa ora tra i principali distributori.

Il pellet è uno dei combustibili più utilizzati in Italia per il riscaldamento, ma per l’autunno inverno 2022-2023 gli italiani hanno avuto una brutta sorpresa e cioè prezzi in forte salita. Il pre-stagionale aveva un costo di circa 10 euro, parliamo di pellet certificato A1 e quindi di buona qualità. Nei mesi successivi, cioè in piena stagione invernale il prezzo è salito fino a raggiungere i 12 euro al sacco, ricordiamo che un sacco pesa 15 kg. Naturalmente questi prezzi hanno messo in allarme i consumatori che oltre a dover affrontare l’aumento dei prezzi del pellet hanno dovuto far fronte all’aumento dei prezzi energetici in genere e dei beni di prima necessità come gli alimentari. Per aiutare le famiglie a tenere sotto controllo gli effetti dell’inflazione il Governo ha quindi pensato di intervenire sull’Iva applicata al pellet. La stessa è stata ridotta dal 22% al 10%. Gli italiani hanno inizialmente fatto fatica a vedere il reale risparmio perché i distributori hanno prima smaltito le scorte in magazzino. Ora invece il risparmio sta diventando notevole.

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Prezzi in discesa pellet, quanto costa ora?

In media un sacco di pellet in questo periodo ha un costo che oscilla tra 9,50 euro se trattasi di abete di qualità certificato A1, mentre nel caso in cui si decida di acquistare pellet di faggio, sempre certificato A1, si ha un prezzo inferiore, in media 8,50 euro al sacco. Questa non è l’unica novità, infatti sono in molti a suggerire agli acquirenti di non fare scorte, ma acquistare in base ai consumi piccole quantità questo perché si prevede un’ulteriore discesa del prezzo del pellet già a partire dagli inizi di marzo. Questa ulteriore discesa è dovuta alla diminuzione della domanda determinata dal fatto che molti consumatori hanno optato per il nocciolino e per il fatto che si attende un aumento delle temperature che porterà una ulteriore diminuzione della domanda.

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Non ho pagato le rate della rottamazione ter, cosa succede?

Nella nota diramata il 10 febbraio 2023 l’Agenzia delle Entrate e Riscossione ha chiarito alcuni punti sulla nuova pace fiscale disciplinata con la legge di bilancio 2023, legge 197 del 2022. In particolare ha sottolineato che le nuove misure si applicano anche a coloro che sono decaduti da altri provvedimenti di pace fiscale, come la rottamazione ter e il saldo e stralcio. Vediamo i dettagli della Nota.

Definizione agevolata anche per i decaduti dalla Rottamazione Ter

La disciplina della Rottamazione Ter prevedeva che coloro che avevano chiesto la rateizzazione degli importi da versare al Fisco, nel caso in cui non rispettassero le varie scadenze predisposte, decadevano dal beneficio. La decadenza dal beneficio aveva come conseguenza il ripristino della situazione debitoria antecedente rispetto all’adesione alla rottamazione Ter. Nel frattempo è intervenuta al pandemia e di conseguenza i vari pagamenti hanno subito la sospensione, ripresi con nuove date e scadenze.

I contribuenti hanno quindi avuto difficoltà economiche da un lato, visto che la pandemia ha bloccato molti lavoratori, e allo stesso tempo anche difficoltà a stare dietro alle varie scadenze. Molti contribuenti sono quindi decaduti non avendo pagato tutte le rate, anche per loro arriva quindi una maxi sanatoria. Ovviamente sono molti i contribuenti un po’ titubanti di fronte a questa possibilità, proprio per questo l’Agenzia Entrate e Riscossione ha più volte precisato i termini della nuova pace fiscale.

Nella Nota si legge: “La Legge di Bilancio per il 2023 (Legge n. 197/2022) consente anche a coloro che hanno aderito alla Rottamazione-ter, a prescindere se in regola con i pagamenti, di presentare domanda per accedere alla nuova Definizione agevolata (Rottamazione-quater) che prevede, oltre alla cancellazione delle sanzioni e degli interessi di mora, anche la cancellazione degli interessi iscritti a ruolo e dell’aggio”.

Come faccio ad ottenere accesso alla nuova Definizione Agevolata-Rottamazione Quater?

Dal 20 gennaio 2023 è attiva la procedura per poter richiedere l’accesso alla nuova definizione agevolata. La stessa procedura può essere utilizzata anche da coloro che vogliono portare in Rottamazione Quater gli importi che erano stati già oggetto della Rottamazione Ter. Nel proporre la nuova istanza non devono essere indicati i motivi per i quali si è decaduti dal precedente provvedimento di agevolazione, infatti questo è indifferente per il Fisco.

La domanda deve essere presentata attraverso il sito dell’Agenzia Entrate Riscossione entrando utilizzando le proprie credenziali Spid, Cie o Cns. Effettuato l’accesso deve essere compilato il form nel quale indicare le cartelle per le quali si chiede l’accesso alla definizione agevolata. Occorre prestare attenzione ad indicare l’esatto codice. Nel form deve essere indicato anche il numero di rate in cui si vuole dilazionare il pagamento o se si preferisce il pagamento in unica rata.

La domanda può essere presentata anche senza accesso al sito, ma in questo caso è necessario allegare un documento di riconoscimento e indicare l’indirizzo di posta elettronica presso il quale si vogliono ricevere comunicazioni.

Le domande devono essere presentate entro il 30 aprile 2023. Successivamente a tale data, entro il 30 giugno 2023, l’Agenzia provvederà a comunicare l’esito della domanda, le somme dovute e i bollettini per effettuare il pagamento.

Ricordiamo che l’adesione alla Rottamazione Quater permette di regolare la propria posizione con il Fisco versando le somme dovute a titolo di capitale, spese per le procedure esecutive e per le notifiche. Sono invece eliminate sanzioni, aggio e interessi di mora.

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Rottamazione quater: tutti i vantaggi connessi alla presentazione della domanda

Cartelle esattoriali 2023, come richiedere la rottamazione

Rottamazione quater: tutti i vantaggi connessi alla presentazione della domanda

Entro il 30 aprile 2023 i contribuenti che hanno dei carichi fiscali pendenti e che non rientrano nello stralcio delle cartelle esattoriali, possono presentare una domanda per accedere alla rottamazione quater che permette di definire la propria posizione con il fisco con varie agevolazioni. Ci chiediamo ora quali sono gli effetti della presentazione della domanda per la rottamazione quater?

Rottamazione quater: quali vantaggi per chi propone istanza?

La rottamazione quater è stata disciplinata dalla legge di bilancio 2023 (legge 197 del 2022), la stessa prevede tutta una serie di vantaggi connessi alla richiesta di accesso all’agevolazione che si estendono ad eventuali pignoramenti presso terzi. La legge 197, oltre a prevedere lo stralcio delle cartelle fino a 1000 euro affidate all’agente di riscossione tra il primo gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015 ( in questo caso cancellazione automatica) consente anche di pagare in modo “facilitato” con varie modalità le altre cartelle esattoriali emesse nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022. La presentazione dell’istanza e l’inizio del piano di pagamento portano ulteriori vantaggi. In particolare:

  • il divieto di avviare procedure esecutive in relazione alle cartelle esattoriali per le quali il contribuente ha presentato istanza per la rottamazione quater;
  • il divieto di iscrizione di nuovi fermi amministrativi e ipoteche;
  • possibilità di ottenere il rilascio del Durc ( Documento Unico Regolarità Contributiva) essenziale per poter partecipare ad appalti pubblici e in molti casi anche per ottenere ulteriori agevolazioni come l’accesso a bonus e aiuti per le imprese.

Estinzione delle procedure esecutive e rientro per rottamazione ter e saldo e stralcio

Il pagamento della prima o unica rata della “nuova cartella esattoriale” comporta ulteriori vantaggi, infatti permette di ottenere l’estinzione delle procedure esecutive già avviate.

Deve inoltre essere ricordato che proporre l’istanza per la rottamazione quater consente anche di sanare la propria posizione nel caso in cui si sia decaduti da un precedente piano di rientro dai debiti fiscali, come il saldo e stralcio e la rottamazione ter.

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Definizione agevolata anche per la dichiarazione Lipe. Precisazioni

Ravvedimento speciale per la regolarizzazione degli errori sostanziali nelle dichiarazioni fiscali

Carta della Cultura: via libera del Garante della Privacy

La Legge di Bilancio 2023 ha portato molte novità e tra queste un radicale cambio per la disciplina del Bonus Cultura riservato ai diciottenni, sostituito con due strumenti: la Carta della Cultura e la Carta del Merito. A quasi un mese dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2023 il Garante per la Privacy ha dato il via libera a questi due strumenti. Ecco cosa prevedono.

Carta della Cultura: di cosa si tratta?

Il bonus cultura fino a un anno fa era erogato indistintamente a tutti i diciottenni, l’importo era 500 euro e consentiva l’acquisto di una moltitudine di prodotti afferenti il mondo della cultura, ad esempio anche biglietti per i concerti. Con l’arrivo del Governo Meloni si è ritenuto necessario procedere a una modifica della disciplina legata a merito e reddito.

La Carta della Cultura ha presupposti totalmente diversi rispetto alla 18App, sebbene per la gestione sarà utilizzata la stessa App. Si tratta di una misura volta a fronteggiare la povertà educativa legata a condizioni economiche svantaggiate. Si legge nel provvedimento che trattasi di uno strumento volto a promuovere la diffusione della lettura. A differenza della carta 18App non viene rilasciata al compimento del diciottesimo anno di età, non vi sono requisiti anagrafici, ma è rilasciata a cittadini italiani e stranieri residenti in Italia con Isee inferiore a 35.000 euro.

Nel provvedimento adottato dal Garante della Privacy si legge: La Carta della Cultura di cui al comma 1 dell’articolo 6, legge 15 del 2020 è una carta elettronica di importo nominale pari a euro 100, utilizzabile dal titolare, entro un anno dal suo rilascio, nei pagamenti per l’acquisto di libri, anche digitali, muniti di codice ISBN.

Nel provvedimento adottato viene sottolineato che la carta della Cultura è gestita esclusivamente attraverso la piattaforma 18App e prevede la possibilità di usufruire dei servizi tramite commercianti abilitati tramite identità digitale.

Gli esercenti già iscritti possono richiedere la cancellazione dall’elenco.

Tutela del dati personali nella Carta della Cultura

Si sottolinea che gli unici dati personali da inserire sono il codice fiscale del richiedenti e i dati del nucleo familiare al fine di determinare l’Isee. Gli stessi dati devono essere trattati con le specifiche tecniche previste in apposito provvedimento. Di conseguenza la misura così, come delineata nel decreto attuativo, rispetta tutte le specifiche volte a tutelare la privacy.

La Carta della Cultura può essere richiesta tramite App IO.

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Il via libera del Garante della Privacy implica che a breve gli aventi diritto potranno richiedere il Bonus Cultura in quanto sono ormai stabilite tutte le norme di dettaglio.

Ricordiamo infine che la Carta del Merito sarà erogata esclusivamente a coloro che nell’ambito dell’esame di maturità conseguiranno una votazione di 100/100.

Rivalutazione pensioni: chi la riceverà a marzo 2023?

Non tutti i pensionati hanno ricevuto la rivalutazione della pensione nel mese di gennaio 2023, infatti chi ha un assegno pensionistico 4 volte superiore al minimo ha visto posticipare tale diritto. Con un comunicato del 24 gennaio 2023 l’Inps ha reso noto quando potranno ricevere l’importo definitivo per l’anno 2023.

Comunicato Inps: ecco quando i pensionati potranno ricevere la rivalutazione pensioni

I pensionati con un assegno pensionistico 4 volte superiore al minimo nel mese di gennaio hanno avuto la brutta sorpresa di non ricevere l’importo rivalutato in base all’inflazione registrata nel mese di novembre 2022. Naturalmente non sono mancate le polemiche. Inizialmente l’Inps aveva annunciato che tali soggetti avrebbero ricevuto la rivalutazione nel mese di febbraio 2023, ma con un comunicato pubblicato il 24 gennaio hanno purtroppo ricevuto un’ennesima delusione, infatti viene ancora posticipata la rivalutazione delle pensioni per coloro che percepiscono un importo superiore a 4 volte il trattamento pensionistico minimo, cioè 2.101,52 euro.

In base a quanto emerge dal comunicato, questi soggetti potranno ricevere il trattamento pensionistico rivalutato dal mese di marzo. Fortunatamente non perderanno gli arretrati, infatti nello stesso mese riceveranno anche gli importi maturati e non percepiti nei mesi di gennaio e febbraio. Formalmente tale slittamento è dovuto al tentativo da parte dell’Inps di erogare trattamenti pensionistici non dovuti per dover poi introitare nuovamente le somme indebitamente corrisposte.

A quanto ammonta la rivalutazione pensioni?

A questo proposito deve essere inoltre ricordato che la rivalutazione delle pensioni fino all’importo di 2.101,52 euro è al 100%, ma la legge di Bilancio 2023 al comma 309 dell’articolo 1 ha stabilito percentuali di rivalutazione diverse per gli importi superiori a tale somma. In particolare la rivalutazione viene effettuata al:

  • 85% per importi compresi tra 2.101,52 e 2.625 euro;
  • 53% per importi compresi tra 2.626 e 3.152 euro;
  • 47% per importi compresi tra 3.153 e 4.203 euro;
  • 37% per importi compresi tra 4.204 e 5.253 euro;
  • 32% per importi superiori a 5.254 euro.

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Riscaldamento: ci sono incentivi per la biomassa che consentono di riscaldarsi gratis

La legge di bilancio 2023 ha previsto ai commi 443-445 una particolare forma di incentivo, lo stesso è rivolto alle imprese agricole e consente di raccogliere legna dall’alveo dei fiumi, la stessa può essere utilizzata per autoconsumo oppure avviata alla lavorazione. Non solo, per questa attività sono previsti incentivi. Ecco le importanti novità.

Legge di bilancio 2023: le imprese agricole possono raccogliere legna per il consumo e avere incentivi

La legge di bilancio negli anni ha imparato a stupirci, spesso in modo positivo, andando a ricomprendere misure importanti che però non rientrano nei tradizionali provvedimenti generalmente ricompresi in questa tipologia di atti. Questa volta ad avere particolari benefici sono le aziende agricole o comunque dedite alla silvicoltura.

Il comma 443 prevede che al fine di:

  • promuovere la produzione di energia dalla biomassa legnosa e l’autoconsumo;
  • prevenire il dissesto idrogeologico nelle aree interne

è consentita agli imprenditori agricoli la raccolta di legname da:

  • alveo dei fiumi;
  • torrenti;
  • sponde di laghi e fiumi;
  • battigia del mare.

Tali attività sono consentite in seguito a eventi atmosferici o meteorologici, mareggiate e piene.

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La ratio della norma è evidente, infatti l’Italia è periodicamente attraversata da eventi atmosferici che portano allo spostamento di grandi masse di fanghiglia e residui legnosi che devono poi essere raccolti per evitare che si creino ulteriori danni nel tempo. Tale attività se viene svolta da dipendenti o comunque imprese che si occupano della pulizia, devono essere remunerate e devono esservi appalti e procedure ad evidenza pubblica per l’affidamento dell’incarico.

La soluzione invece prospettata appare essere piuttosto economica. Soprattutto questa soluzione porta al recupero dei materiali che possono essere riutilizzati per l’alimentazione di stufe a biomassa evitando così anche costi di eventuali smaltimenti. Inoltre si tratta di un combustibile che rispetto ad altri è meno inquinante.

Istituito il fondo per il recupero di materiale legnoso per riscaldamento

Il comma 444 però fa di più, infatti prevede un fondo da 500 mila euro annui a partire dal 2023 al fine di incentivare la raccolta di legna. Questo vuol dire che dovranno essere previsti anche “premi” per gli imprenditori agricoli che decidono di dedicarsi a tale attività. Da quanto emerge dalle disposizioni normative in oggetto la legna raccolta dovrebbe essere indirizzata all’autoconsumo e quindi può essere utilizzata per stufe a legna, camini o comunque altri sistemi di produzione di energia in particolare termica.

Infine, occorre ricordare che il comma 445 della legge di bilancio 2023 stabilisce che le modalità di ripartizione del fondo dovranno essere rese note entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio 2023 (1° gennaio 2023) con decreto del Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste previa intesa con la Conferenza Unificata.

Dubbi sugli incentivi sulla biomassa che permettono di riscaldarsi gratis

Attualmente non mancano dubbi sulla interpretazione della norma, infatti, visto che la finalità è quella di prevenire e contrastare il dissesto idrogeologico, nulla vieta all’imprenditore agricolo di utilizzare il materiale raccolto per l’immissione sul mercato e in questo caso sorgono dubbi sulla tassazione di tali proventi.

Dubbi ci sono anche sulla classificazione delle entrate derivanti dalla distribuzione del fondo istituito, infatti l’attività di raccolta potrebbe essere classificata come “prestazione di servizi” con conseguente tassazione. Molto probabilmente sarà il decreto attuativo a chiarire le perplessità su questa particolare norma introdotta.


	

Bonus eliminazione barriere architettoniche confermato fino al 2025

La legge di bilancio 2023 contiene misure per l’abbattimento agevolato delle barriere architettoniche, le stesse sono state confermate fino al 31 dicembre 2025. Ecco le principali novità introdotte in particolare in materia di approvazione da parte dell’assemblea condominiale.

Detrazioni fiscali per l’abbattimento delle barriere architettoniche

Le barriere architettoniche sono ostacoli fisici che di fatto limitano la libertà di movimento e l’autonomia di persone diversamente abili o che comunque hanno dei deficit. Nel tempo si è sviluppata una certa sensibilità nei confronti di tali persone e sono stati previsti interventi volti ad agevolare chi si trova in difficoltà. Tra le agevolazioni che è possibile ottenere vi sono le detrazioni per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Sia però chiaro fin da subito che tali benefici fiscali sono riconosciuti indipendentemente dalla presenza nell’edificio oggetto di intervento di persone diversamente abili.

Per l’eliminazione delle barriere architettoniche è prevista la possibilità di usufruire delle detrazioni fiscali fino al 75% delle spese sostenute per i lavori.

Possono ottenere l’agevolazione:

  • le persone fisiche, compresi esercenti arti e professioni;
  • enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale;
  • società semplici;
  • associazioni tra professionisti;
  • soggetti che percepiscono reddito da impresa.

L’Agenzia delle Entrate ha inoltre precisato con la circolare 23 del 2022 che sono esclusi coloro che percepiscono esclusivamente redditi sottoposti a tassazione separata o imposta sostitutiva in quanto la detrazione deve essere calcolata sull’imposta lorda.

A quanto ammontano le detrazioni fiscali per l’eliminazione di barriere architettoniche?

La detrazione per l’eliminazione delle barriere architettoniche ammonta al 75% delle spese sostenute e può essere usufruita in 5 rate annuali di pari importo. Deve però essere ricordato che sono previsti limiti massimi di spesa. Sono:

  • 50.000 euro per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari (vi rientrano anche immobili appartenenti a edifici plurifamiliari che siano però funzionalmente indipendenti);
  • 40.000 euro per ogni unità abitativa situata all’interno di un condominio ( composti da 2 a 8 unità immobiliari)
  • 30.000 euro per ogni unità immobiliare nel caso in cui si tratti di un condominio con più di 8 unità abitative.

Quali interventi sono agevolabili?

Gli interventi agevolabili sono:

  • interventi di automazione degli impianti degli edifici;
  • interventi di sostituzione degli impianti, in questo caso sono agevolabili anche e spese sostenute per lo smaltimento delle opere rimosse;
  • interventi previsti all’interno del decreto ministeriale 236 del 1989 tra cui gli interventi necessari a garantire accessibilità, adattabilità e visitabilità degli edifici privati, di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata. Rientrano tra questi interventi, come precisato dall’Agenzia delle Entrate, anche gli interventi per l’ampliamento di porte e portoni e la sostituzione di sanitari.

Ricordiamo, infine, che per poter ottenere i benefici all’interno dei condomini è necessario che l’intervento per l’eliminazione delle barriere architettoniche sia deliberato in assemblea e che basta la maggioranza semplificata con quote che rappresentino comunque almeno 1/3 del valore millesimale dell’edificio.

Inoltre, le spese devono essere “giustificate” e quindi il pagamento dei vari interventi e delle forniture deve avvenire con strumenti tracciabili.

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Flat Tax incrementale 2023: un esempio pratico per l’applicazione

Nelle settimane scorse abbiamo più volte parlato della flat tax incrementale, ora la stessa la divenuta legge con l’approvazione della legge di bilancio 2023 e possiamo delineare i tratti fondamentali della tassazione, i beneficiari e i limiti.

Cos’è la flat tax incrementale 2023 e a chi si applica?

La flat tax incrementale è disciplinata dall’articolo 1, commi da 55 a 57 delle legge di bilancio 2023 ( legge 197 del 2022). Si applica a contribuenti persone fisiche, esercenti attività di impresa, arti o professioni diversi dai contribuenti che applicano il regime forfetario. Dobbiamo ricordare fin da ora che il regime agevolato con tassazione piatta per ora è previsto solo per l’anno 2023, quindi con dichiarazione presentata nel 2024. Si tratta quindi di un regime straordinario anche in vista della promessa riforma fiscale che dovrebbe portare a un nuovo sistema di tassazione con ridefinizione delle aliquote e delle detrazioni. Attualmente si parla della applicazione del quoziente familiare, ma tutto appare abbastanza poco definito.

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Ricordiamo che la flat tax incrementale non si applica su tutti i redditi, ma solo sui redditi del 2023 eccedenti rispetto al reddito più alto registrato nell’ultimo triennio dal 2020 al 2022. Tale importo viene decurtato del 5%. L’importo così determinato viene definito base imponibile, non può essere superiore a 40.000 euro e prevede l’applicazione di un’aliquota Irpef piatta al 15%. Questa aliquota va a sostituire quelle progressive generalmente applicate.

Nel caso in cui la base imponibile della flat tax incrementale superi i 40.000 euro, viene applicata la tassa piatta solo sul limite dei 40.000 euro mentre la rimanente parte con aliquota ordinaria progressiva.

Esempio di flat tax incrementale 2023

Vediamo ora, sebbene in modo abbastanza semplificato, come funzionerà la flat tax incrementale attraverso un esempio concreto.

Reddito ( ricavi e compensi) 2023: 100.000 euro;

reddito 2022: 60.000 euro;

reddito 2021: 55.000 euro;

reddito 2020: 70.000 euro.

Il reddito più alto è quindi quello del 2020, cioè 70.000 euro e su questo è necessario calcolare la franchigia del 5%. La stessa ammonta a 3.500 euro.

A questo punto occorre calcolare la base imponibile su cui applicare la tassazione incrementale. Il calcolo è 100.000-70.000-3.500= 26.500 euro.

Questo implica che su 26.500 euro invece di applicare l’aliquota ordinaria progressiva prevista dal Tuir, applichiamo la tassa piatta al 15%. Il risultato è 3.975 euro. Il risparmio di imposta è notevole visto che le aliquote progressive sono:

  • 23% per gli scaglioni di reddito fino a 15 mila euro;
  • 25% per i redditi oltre 15 mila e fino a 28 mila euro;
  • 35% per i redditi oltre 28 mila e fino a 50 mila euro;
  • 43% per i redditi oltre 50 mila euro.

 

Iva sul pellet: ridotta al 10% dal 1° gennaio, ma fino a quando?

La legge di bilancio 2023 prevede la riduzione dell’Iva sul pellet, ma purtroppo non si tratta di una misura strutturale. Ecco cosa dice la legge di bilancio 2023.

Iva sul pellet: sospiro di sollievo per i consumatori

Il pellet è uno dei combustibili maggiormente apprezzati dagli italiani, abbiamo però scarsa produzione e questo obbliga ad importare i prodotti. Negli ultimi tempi il pellet è andato incontro a forti rincari e questo ha determinato anche un aumento dell’Iva da versare che viene calcolata sul prezzo finale. Il pellet nella vendita prestagionale (agosto/settembre 2022) costava in media 10 euro al sacchetto, nelle ultime settimane ha abbondantemente superato la quota 12 euro al sacchetto. Naturalmente i prezzi possono leggermente variare in base alla qualità, al marchio e alle politiche aziendali. Chi non ha spazio per fare scorte ha scontato i maggiori rincari.

Si è quindi generato un extra-gettito fiscale per lo Stato, ma per i contribuenti si è creato anche un esborso particolarmente importante. Proprio per questo motivo all’ultimo momento nella legge di bilancio è stato inserito l’emendamento che prevede la riduzione dell’Iva sul pellet dal 22% al 10%. A determinare questa modifica è il comma 73, dell’articolo 1 della legge di bilancio 2023 che recita: In deroga al numero 98) della tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, per l’anno 2023 i pellet di cui al medesimo numero 98) sono soggetti all’imposta sul valore aggiunto con l’aliquota del 10 per cento.

Fino a quando l’Iva sul pellet sarà ridotta al 10%?

Si tratta però di una buona notizia solo a metà. Chi nel tentativo di risparmiare ha fatto scorta di pellet per tutto l’inverno non potrà ottenere vantaggi dalla riduzione dell’Iva sul pellet, mentre per tutti c’è la brutta notizia che questo particolare sconto potrà essere applicato solo per il 2023, non si tratta quindi di una misura strutturale, come molti auspicavano, quindi con molta probabilità il pellet dal 2024 ricomincerà ad avere l’Iva al 22%, percentuale che incide in modo davvero apprezzabile sul prezzo finale. Chi acquista il pre-stagionale ad agosto/settembre facendo scorte potrà sicuramente avere un buon vantaggio.

Questa scelta è un po’ fuori rispetto alle aspettative perché l’Italia all’interno dell’Unione Europea è uno dei Paesi con aliquota Iva sul pellet più alta. Anche prendendo come punto di riferimento la tassazione Iva alla legna da riscaldamento l’effetto è simile, infatti questa sconta un’aliquota minore. Inoltre in Italia fino al 2015 l’Iva sul pellet era già al 10% e in questo caso si trattava di un’aliquota strutturale non straordinaria applicata per breve periodo. Proprio per questi motivi sono in tanti a sperare che la scelta del Governo possa essere rivista entro l’anno in modo da rendere l’aliquota al 10% fissa.

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A ciò deve essere aggiunto che non è detto che gli effetti si possano vedere a breve sugli scaffali, infatti i venditori potrebbero anche decidere di aumentare il loro guadagno a scapito dei consumatori soprattutto nel caso in cui abbiano scorte in magazzino derivanti da ordini del 2022. Vedremo nei prossimi giorni quali effetti si verificheranno.

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Partite Iva: partono i controlli dell’Agenzia delle Entrate. Chi rischia?

L’Agenzia delle Entrate ha reso noto che in seguito all’entrata in vigore della legge di bilancio 2023 partono nuovi controlli per le partite Iva. A rischio le partite Iva “apri e chiudi”. Ecco gli elementi a cui prestare attenzione.

Partite Iva “Apri e Chiudi”: i controlli dell’Agenzia per evitare frodi fiscali

La legge di bilancio 2023 pone l’attenzione sulle partite Iva aperte con l’unico obiettivo di effettuare frodi fiscali, ottenere contributi e agevolazioni.

Per questo motivo i commi da 148 a 150 dell’articolo 1 della legge 197 del 2022 stabiliscono misure specifiche volte a contrastare questo fenomeno. La prima norma da tenere in considerazione è il comma 148 che prevede la possibilità per l’Agenzia delle Entrate di effettuare analisi del rischio connesse alle richieste di apertura di nuove partite Iva invitando i soggetti ritenuti pericolosi a fornire delucidazioni presso gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate. In particolare, il contribuente titolare di partita Iva ritenuta a rischio dovrà esibire le scritture contabili obbligatorie in modo da verificare che effettivamente sta esercitando l’attività di impresa per la quale ha aperto la partita Iva. In caso di esito negativo del controllo, oppure nel caso in cui il contribuente non risponda all’invito, ci sarà la cessazione d’ufficio della partita Iva.

Garanzia fideiussoria per poter riaprire l’attività e sanzioni applicate

In seguito all’applicazione del provvedimento di chiusura della partita Iva il contribuente potrà richiedere l’apertura di una nuova partita Iva come imprenditore individuale o lavoratore autonomo oppure come rappresentante legale di società, associazione od ente costituito, solo dopo aver rilasciato un’apposita garanzia fideiussoria del valore non inferiore a 50.000 euro per 3 anni. La garanzia fideiussoria dovrà essere superiore a 50.000 euro nel caso in cui le somme dovute per le violazioni fiscali accertate siano superiori a tale ammontare. In questo caso l’imorto della garanzia dovrà almeno essere pari all’effettivo “debito fiscale” maturato.

L’articolo 149 della legge di bilancio 2023 prevede inoltre che nel caso in cui sia adottato il provvedimento di cessazione d’ufficio della partita Iva, il contribuente sarà tenuto al versamento anche di una sanzione di 3.000 euro.

Infine, il comma 150 prevede che l’Agenzia delle Entrate debba provvedere all’emanazione di norme di dettaglio per l’applicazione delle disposizioni dei commi precedenti.

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