Regolamento Edilizio Unico, soddisfazione degli architetti italiani

Gli architetti italiani sono soddisfatti per l’approvazione del Regolamento Edilizio Unico ed esprimono il loro plauso attraverso una nota del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

Con l’approvazione delle definizioni standardizzate – si legge nella notasiamo finalmente a un passo dall’effettivo avvio del Regolamento Edilizio Unico per l’adozione del quale gli architetti italiani si sono battuti, mettendo a disposizione tutte le loro competenze, al fine di realizzare una svolta per il mondo dell’edilizia e per cittadini che finalmente potranno contare su norme chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale e che favoriranno la qualità dell’abitare”.

Va oltre il presidente degli architetti italiani, Leopoldo Freyrie: “Consideriamo una nostra vittoria poter passare dalla follia normativa degli oltre 8mila regolamenti, uno per Comune, ad uno schema sul quale si baserà il Regolamento Edilizio Unico, che contiene solo 42 definizioni e che consente finalmente di semplificare non solo la costruzione, ma soprattutto la rigenerazione degli edifici”.

Ci auguriamo che al più presto la Conferenza Stato Regioni provveda a svolgere gli atti di sua competenza affinché il provvedimento possa essere approvato al più presto. Il nostro Paese ha bisogno di norme chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale, che favoriscano la qualità dell’abitare invece della buro-edilizia fonte, tra l’altro, di corruzione e di abusivismo. Procedere verso la semplificazione è necessario proprio per garantire il rispetto della legalità e la trasparenza”, conclude Freyrie a nome di tutti gli architetti italiani.

Architetti italiani: periferie migliori per combattere il terrorismo

Gli architetti italiani hanno una ricetta tutta loro per contribuire alla lotta contro il terrorismo. Se non è una soluzione, sicuramente è una prospettiva diversa dalla quale osservare un fenomeno che, dopo i fatti di Parigi, preoccupa ormai tutto il mondo.

Secondo gli architetti italiani, se si intervenisse urbanisticamente sulle periferie si comincerebbero a ottenere alcuni risultati importanti. Non a caso, infatti, i terroristi che hanno scatenato il terrore nella Capitale francese, sono nati e cresciuti in periferie degradate in Francia e in Belgio.

La lotta al terrorismo – scrive infatti il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatoripassa anche attraverso la riqualificazione delle periferie. Come ha ricordato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, l’equilibrio urbano deve essere una priorità affinché esse non siano più luoghi di nessuno, dove si fomenta l’odio e dove chi vi abita è troppo spesso costretto ad una esistenza ai margini, senza diritti e senza speranze. Serve quindi un salto di qualità culturale per realizzare luoghi di convivenza dignitosi ed adeguati ai bisogni di ciascuno”.

Come professionisti – aggiunge Leopoldo Freyrie, presidente degli architetti italiani – abbiamo già fatto il mea culpa per aver contribuito nel passato alla realizzazione di agglomerati urbani costruiti senza fini sociali e che hanno prodotto e che producono disadattamento e alienazione, vere e proprie follie edilizie. Ora quel tempo è lontano e la comunità degli architetti ha dato ampie prove di avere acquisito una nuova coscienza del proprio ruolo culturale e sociale, così come dei propri doveri nei confronti delle comunità”.

Il presidente degli architetti italiani ricorda poi l’importanza del cosiddetto RI.U.SO, progetto del Consiglio Nazionale degli Architetti che ha come obiettivo la rigenerazione urbana sostenibile: “Non è solo il primo obiettivo dei progettisti italiani – ricorda Freyrie – ma è, soprattutto, un grande progetto d’investimento di idee sulle città: è, soprattutto, un grande investimento sociale. Non si limita, infatti alla riqualificazione fisica dei luoghi, ma punta a mettere in atto meccanismi che favoriscano nuove forme di relazione e di socialità e che innescano meccanismi virtuosi dal punto di vista dello sviluppo economico in grado di mitigare anche il fenomeno della disoccupazione. Come ci insegna anche la teoria delle finestre rotte, la cura dell’esistente è la premessa per lo sviluppo e la convivenza positiva di una comunità”.

Gli architetti italiani sul ddl appalti

Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, ha voluto esprimere, a nome degli architetti italiani, la soddisfazione per le recenti direttive sugli appalti.

La decisione del Governo, anticipata dal Ministro Delrio nel corso del suo intervento alla Commissione Ambiente della Camera, di fare a meno, nel disegno di legge delega di recepimento delle direttive sugli appalti, del regolamento di attuazione del Codice, è un passo importante, anzi decisivo, verso una effettiva semplificazione dell’intera materia. Da sempre gli architetti italiani sostengono questa tesi che ora sembra vedere finalmente la luce attraverso un apposito emendamento in via di definizione”, ha commentato il presidente degli architetti italiani.

Ha poi aggiunto Freyrie: “Ma c’è un altro aspetto fortemente innovativo sul quale gli architetti italiani esprimono un giudizio molto positivo: il nuovo e decisivo ruolo assegnato – in cooperazione con il Parlamento – all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, chiamata a predisporre – in sostituzione dell’elefantiaco e superburocratico Regolamento – una serie di linee guida snelle, ma efficaci che saranno certamente in grado di svolgere contemporaneamente una azione di regolamentazione e di controllo”.

Perché il quadro sia completo, il presidente degli architetti italiani, auspica anche un intervento su un aspetto che, a suo giudizio, altera la libera concorrenza sul mercato della progettazione: “Si tratta – dice Freyriedella questione dell’incentivo del 2% dato ai dipendenti pubblici o alle strutture della Pubblica amministrazione che effettuano progettazione. E’ un chiaro elemento distorsivo del mercato della progettazione in termini di concorrenza e qualità. Sarebbe, invece, molto opportuno ed utile incentivare il lavoro dei tecnici della Pa perché finalmente siano predisposti programmazioni e studi di fattibilità indispensabili per ogni buona opera pubblica”.

Architetti italiani: sì a un Osservatorio sull’abusivismo

Gli architetti italiani tornano a chiedere con forza l’istituzione di un Osservatorio sul fenomeno dell’abusivismo in grado di monitorare il consumo di suolo attraverso avanzati sistemi di controllo.

Nonostante si sappia che non ci saranno più condoni – afferma Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti italiani -, l’abusivismo, che, è bene ricordarlo sempre, è un ecoreato, continua ad essere diffuso e a distruggere insieme alla dispersione urbana, quel fenomeno rappresentato dalla rapida e disordinata crescita delle città, i nostri territori”.

L’approvazione da parte del Senato del nuovo Codice degli Appalti rappresenti la svolta per inaugurare una rivoluzione copernicana nell’edilizia: svolta che ripristini legalità e trasparenza, dando un colpo molto serio alle mafie. Solo così potremo assicurare ai cittadini città belle e sicure e territori rispettati”, auspica il presidente degli architetti italiani nella giornata conclusiva della Festa dell’Architetto 2015.

La strada da percorrere, grazie al nuove Codice, deve essere quella delle procedure concorsuali, le sole che possono garantire architetture di qualità; ma anche quella della condivisione dei progetti con le comunità; di una seria programmazione che metta a sistema le potenzialità economiche e le risorse disponibili. Tutto ciò potrà evitare che scelte politiche sbagliate, troppo spesso dettate dai favoritismi, provochino ritardi e contenziosi, accrescendo sprechi di risorse sul piano ambientale, economico e sociale”, conclude Freyrie.

Architetti e nuovo codice degli appalti

Dopo gli ennesimi scandali legati all’assegnazione dei lavori per Expo 2015, l’iter per la definizione e l’approvazione del nuovo codice degli appalti ha finalmente subito in Parlamento una salutare accelerata. Perché, pur consapevoli del fatto che il malaffare difficilmente sarà sconfitto, l’Italia ha bisogno come il pane di un nuovo codice degli appalti.

Lo sanno anche gli architetti italiani, che in una nota a firma di Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, hanno commentato lo stato dell’arte sul nuovo codice.

La vera sfida del nuovo Codice degli Appalti – ha detto Freyriedeve essere quella di usare la leva della buona architettura contro mafie e corruttele. E’ il principio dell’unità del progetto nelle fasi preliminari, definitive ed esecutive che deve essere recuperato per definire, accanto alla garanzia del diritto d’autore, la responsabilità di chi progetta. Il senatore Zanda va al cuore del problema quando afferma che ‘dobbiamo ridare al progetto la centralità che deve avere. Se non lo facciamo non possiamo poi lamentarci della necessità di varianti in corso d’opera. Un buon progetto non può avere sorprese’”.

Se con il nuovo Codice degli Appalti finalmente – ha proseguito Freyrie -, il Governo e il Parlamento decideranno che nelle gare si vince sulla base di criteri di qualità del progetto, non solo avremo buone architetture pubbliche, realizzate bene e al giusto costo, ma avremo anche inferto un colpo molto serio alle mafie, che sugli appalti pubblici hanno costruito le fondamenta della loro economia. Avremmo anche finalmente la possibilità di assicurare ai cittadini italiani una buona opere utili e belle”.

Gli architetti italiani scrivono a Delrio

Non ha nemmeno fatto in tempo a mettere piede nel proprio nuovo ufficio di Piazza di Porta Pia, che il neo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio si è già visto subissato di richieste e desiderata da ogni associazione d’impresa e professionale. Non ultimi gli architetti italiani i quali, per bocca del presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Leopoldo Freyrie, hanno messo nero su bianco quelle che considerano le priorità del nuovo mandato ministeriale.

Mettere in atto senza indugi politiche per la rigenerazione urbana sostenibile, ‘riuso’, coordinate attraverso l’istituzione di una apposita Agenzia nazionale, come già esiste all’estero, ad esempio in Francia, che possa intervenire con denari pubblici per aiutare i processi di rigenerazione di Comuni e Regioni attraendo il capitale privato; adottare, dopo aver posto fine alla bulimia burocratica, il Regolamento edilizio unico che sia anch’esso finalizzato al riuso; dare vita alla tanto attesa Legge urbanistica; accelerare il varo del nuovo Codice degli Appalti”. Mica robetta quella messa sul piatto dagli architetti italiani.

Secondo Freyrie, “il ‘riuso’ non è solo il primo obiettivo dei progettisti italiani ma è, soprattutto, un grande progetto d’investimento di idee e di denaro sulle città che può fare da volano per la ripresa del settore dell’edilizia, così duramente colpito dalla crisi. Ed è proprio la risposta alla crisi che gli italiani aspettano, per rimettere a posto gli 8 milioni di edifici che si avviano a fine vita, per risparmiare 25 miliardi all’anno di energia sprecata, per mettere le case in sicurezza da sismi e inondazioni. Lo è anche per realizzare spazi pubblici che ridiano il senso delle comunità, per creare le condizioni perché fioriscano idee, innovazione e impresa, per rilanciare il settore delle costruzioni ed agganciare, quindi, la ripresa”.

Per il numero uno degli architetti italianiservono coraggio e lungimiranza – e magari anche qualche non indispensabile infrastruttura in meno – per realizzare una rivoluzione copernicana nella politica economica del nostro Paese che punti a ricollocare le città italiane al centro della crescita, rigeneri i quartieri abitati, migliori l’habitat; che ridia centralità alla progettazione, unica garanzia di una architettura di qualità e vera e propria arma contro il malaffare, la mafia, la cattiva sorte delle opere pubbliche”.

Gli architetti italiani: cambiare l’Investment compact

Durissima lettera degli architetti italiani al governo contro il cosiddetto Investment compact, la legge che, riservando le politiche di incentivi destinati alle start up e Pmi innovative alle sole società di capitale esclude i professionisti italiani. Cosa ancor più grave perché, sottolineano gli architetti italiani, già avvenuta per la reti d’impresa e il voucher digitale.

Ecco allora che Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, a nome di tutti gli architetti italiani ha scritto una lettera di fuoco al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e ai ministri dello Sviluppo economico, Federica Guidi, e dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Ancora una volta – scrive Freyriesi è messo in atto un vero e proprio apartheid economico sociale che esclude milioni di professionisti, ‘regolamentati’ o no: tra essi centinaia di migliaia di giovani talenti che ogni giorno sfornano idee e progetti indispensabili allo sviluppo dell’Italia, come peraltro è sempre stato nella storia economica italiana dal dopoguerra, dall’esperienza di Olivetti, per arrivare al made in Italy del design, della moda, del cibo, del digitale”.

Non volendo credere ai complotti – continuano gli architetti italiani – ci immaginiamo che ancora una volta la visione miope di un mondo ‘duale’ ottocentesco, composto solo di imprenditori e lavoratori abbia la meglio su una visione strategica e globale, in cui l’economia della conoscenza sia centrale, in cui gli ‘autonomi’ con la loro indipendenza, mobilità e flessibilità accendano scintille di impresa e di internazionalizzazione”.

Nel momento in cui l’Italia dovrebbe implementare i segnali di crescita, coinvolgendo tutta la comunità nazionale e l’energia espressa dalle idee dei professionisti, relegarci in un ghetto fiscale da partita Iva fa male ai nostri redditi, ormai vicini alla soglia di povertà, ma fa malissimo all’Italia che mortifica i suoi talenti migliori”.

Nella lettera, gli architetti italiani chiedono un’immediata revisione dell’Investment compact, “evitandoci l’odioso atto di ricorrere contro il nostro Paese in sede comunitaria per far valere i diritti sanciti agli articoli 48, 81 e 82 del trattato, come interpretati dalla Corte di giustizia delle Comunità europee”, articoli secondo i quali “si deve considerare impresa qualsiasi entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che svolga un’attività economica, incluse in particolare le entità che svolgono un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare, le società di persone o le associazioni che svolgono regolarmente un’attività economica”.

Inoltre, gli architetti italiani chiedono al Governo e al ministro Guidi di “modificare definitivamente e urgentemente sia nelle politiche e norme già in essere che in quelle future, l’atteggiamento sbagliato di ‘razzismo economico-sociale’ che esclude interi settori della comunità produttiva da incentivi economici e politiche sociali”.

L’Ue plaude agli architetti italiani

Importante riconoscimento per gli architetti italiani a livello europeo. Il Commissario europeo per la politica regionale, Corina Cretu, ha infatti inviato nei giorni scorsi una lettera al presidente degli architetti italiani Leopoldo Freyrie nella quale ha ricordato che “l’Unione europea già realizza investimenti volti al rafforzamento dei centri urbani. La politica di coesione dell’Ue poggia sul principio del partenariato, che conferisce maggior voce in capitolo alle autorità locali. Oltre il 50% degli investimenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr) verranno destinati, nei prossimi anni, alle aree urbane e di questi investimenti almeno il 5% dei finanziamenti disponibili saranno gestiti direttamente dalle città interessate”.

Una lettera originata dalla diffusione, da parte degli architetti italiani, del cosiddetto “Manifesto per la rigenerazione delle città europee”, presentato a novembre 2014 nel corso del forum EU Cities Reloading.

Un manifesto nel quale gli architetti italiani chiedevano, tra le altre cose, di “avviare una politica integrata per la rigenerazione delle città europee, piccole e grandi, con particolare attenzione alle comunità escluse, come le città lontane dai corridoi infrastrutturali e i quartieri periferici o degradati delle grandi città e di promuovere questa stessa politica presso i Governi nazionali, allentando il patto di stabilità laddove impedisca investimenti pubblici che garantiscano standard minimi di sicurezza e salute dei cittadini e rispetto dell’ambiente”.

Ecco, dunque, il plauso degli architetti italiani alla lettera del Commissario, espresso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: “Siamo soddisfatti per il vivo apprezzamento dimostrato dal Commissario europeo per la politica regionale, Corina Cretu, riguardo all’impegno degli architetti italiani teso a sottolineare la centralità delle città e la necessità di uno sviluppo urbano sostenibile”.

Gli architetti approvano il Regolamento edilizio unico

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha espresso la sua soddisfazione per l’approvazione, in Commissione Ambiente della Camera, del Regolamento edilizio unico.

Tale riforma semplificativa è di tipo strutturale e, a detta degli architetti, e del presidente del Consiglio nazionale, va a vantaggio di tutti i cittadini e, ovviamente, del mondo dell’edilizia.

Ecco le parole di Leopoldo Freyrie: “Dopo l’approvazione definitiva, il nostro Paese avrà norme chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale che favoriranno la qualità dell’abitare. Gli architetti italiani insieme ai loro Ordini sono pronti a collaborare per redigere lo schema tipo di regolamento edilizio per superare definitivamente la follia normativa che aveva partorito ben oltre 8mila regolamenti diversi, uno per Comune, generando solo confusione e complicando enormemente non solo la costruzione, ma soprattutto la rigenerazione degli edifici“.

Vera MORETTI

La crisi delle costruzioni si riflette sugli architetti

Il settore delle costruzioni ha concluso il 2012 con un bilancio pesantemente negativo, caratterizzato da un calo delle produzioni del 5,8%.
Ovviamente, ciò ha influito anche sull’attività degli architetti, il cui lavoro dipende in gran parte da questo settore.

In sei anni, dal 2006 al 2012, questo mercato si è ridotto di un quarto (-24,4%, quasi 55 miliardi in meno a valori costanti 2011), ma la percentuale sale al 44% per quanto riguarda le nuove costruzioni.
Purtroppo, il 2013 non sembra portare buone notizie, poiché è prevista un’ulteriore flessione dell’1,4%. Per registrare una ripresa, seppur modesta, si dovrà aspettare il biennio successivo (+1% nel 2014 e +1,4% nel 2015).

Questi dati sono stati presentati nel Rapporto 2013 sulla professione di Architetto realizzato dal Cresme e dal Centro studi del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e che sono stati anticipati durante la Conferenza Nazionale degli Ordini provinciali a Roma.
Ma se la congiuntura risulta particolarmente negativa per la nuova attività edilizia, sia residenziale sia non residenziale, anche negli altri ambiti c’è poco da sorridere, anche se le percentuali sono più contenute.
Il comparto dei Lavori Pubblici ha registrato una riduzione del 27%, ma il trend per l‘immediato futuro si preannuncia nero fino al 2015.
In flessione anche l’attività di rinnovo e di manutenzione dell’esistente, che fino al 2011 (a partire dal 2006) aveva perso il 7% del mercato e che nel 2012 registra un bilancio negativo del 3% in un solo anno.

La crisi ha sicuramente trasformato profondamente il settore delle costruzioni, che si sta spostando verso le riqualificazioni e l’efficientamento energetico.

Questo è il panorama nel quale si trovano a lavorare i 150 mila architetti italiani, 5 ogni duemila abitanti, che rappresentano il 27% del totale europeo inclusa la Turchia: in Germania, secondo paese in Europa per numero di professionisti, gli architetti sono poco più di 100 mila, in Francia sono 30 mila così come nel Regno Unito.
Questi ultimi sei anni hanno causato la perdita di quasi un terzo del reddito professionale, sceso nel 2012 a poco più di 20 mila euro.

La situazione sta convincendo sempre più professionisti a trasferirsi all’estero, anche se, almeno per ora, si procede a rilento: solo un architetto su cinque ha avuto esperienze di progetti in altri Paese svolti dal proprio studio professionale, soprattutto in Francia, Spagna e Regno Unito.

Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, ha dichiarato: “Pesa in n questa difficile situazione la storica assenza, da parte delle istituzioni, di qualsiasi azione per garantire non solo agli architetti, ma ai liberi professionisti italiani che stanno pagando tutti un forte contributo alla crisi, iniziative di sostegno e incentivi fiscal,i finora riservati alle imprese, e che potrebbero rappresentare – nell’attuale situazione – facilitazioni per l’ accesso anche ai mercati esteri. Per quanto riguarda gli architetti italiani c’è da rilevare come gli ostacoli all’accesso al mercato – già contratto dalla crisi – creati dalla bulimica burocrazia edilizia, stiano avendo l’effetto di snaturare la nostra professione: c’è da parte del privato la ricerca di architetti capaci di ottenere i permessi, piuttosto che di realizzare buoni progetti, mentre standard e ostacoli artificiosamente elevati – e creati dalle norme sui lavori pubblici – ne impediscono l’accesso degli studi di architettura piccoli e medi”.

Per resistere alla crisi, Freyrie sottolinea l’importanza di promuovere le Società tra Professionisti e Interprofessionali, non solo per abbassare i costi degli Studi, ma anche per rendere sinergiche le competenze, aumentare le opportunità di lavoro.
Per questo motivo, fondamentali risultano essere le Reti d’Impresa, che possono creare strutture flessibili e leggere, adatte all’instabilità del mercato, collegate internazionalmente e con adeguato riconoscimento giuridico anche comunitario.

Tra gli strumenti che Freyrie maggiormente appoggia ci sono:

  • SeeArch, il portale che contiene tutti i dati degli architetti italiani registrati, con informazione sugli studi, schede personalizzate e immagini dei progetti realizzati;
  • il Progetto Internazionalizzazione, per sostenere il lavoro degli architetti italiani all’estero nato di concerto con il Ministero degli Esteri;
  • I@Materia, la piattaforma che permette al professionista di gestire on line qualsiasi procedimento edilizio di Lavori Pubblici presso le Pubbliche Amministrazioni;
  • la Carta Nazionale dei Servizi, la smart card riservata a tutti gli iscritti al sistema ordinistico, che permetterà di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione su tutto il territorio nazionale.

La Nuvola degli architetti consentirà anche a tutti i progettisti di accedere ai software necessari alla loro attività senza doverli acquistare e di lavorare con il Building Information Modelling (BIM), forma più evoluta della progettazione in 3D che si sta affermando in tutto il mondo, senza doverlo acquistare, ma pagando esclusivamente il tempo di utilizzo. Il Consiglio Nazionale sta anche attivando tutti gli strumenti per adempire, attraverso una specifica piattaforma on line, all’obbligo della formazione continua che, dal prossimo anno, persegue l’obiettivo di garantire una qualità professionale costantemente aggiornata. Noi ci siamo rimboccati le maniche per aiutare la nostra comunità professionale, con alleanze, progetti, servizi; ma se la politica continua a fare il gioco delle perle di vetro in un clima di assoluta autoreferenzialità, cieca alla realtà dei mestieri, la strage dei talenti professionali si compirà, creando un danno irreparabile al futuro dell’Italia“.

Vera MORETTI