Liberalizzazioni, l’INT plaude all’emendamento

L’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) ha accolto con soddisfazione la presentazione al Senato di un emendamento al D.L. Liberalizzazioni che riguarda le attività professionali che non sono ricomprese in ordini o collegi, ovvero quelle professioni che già oggi fanno riferimento alle libere associazioni di rappresentanza professionale.

Secondo il Presidente dell’INT Riccardo Alemanno, “l’approvazione dell’emendamento presentato al Senato sarebbe un atto di grande lungimiranza e una innovazione estremamente positiva per il Paese e per i giovani in particolare“. “L’intervento normativo – prosegue Alemannonon concede ai professionisti interessati ulteriori spazi operativi, ma stabilisce la piena coesistenza di ordini ed associazioni nel settore professionale, che rappresenta la vera modernizzazione del settore“.

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Calderone: la riforma sulle professioni non deve diventare uno spot

“Negli Ordini c’è un problema di eccesso e non di accesso. E’ realmente difficile immaginare come si possa pensare di aumentare la produttività con la mera redistribuzione dei redditi. Credo che la riforma delle professioni sia una cosa seria che vada affrontata in modo organico, non con spot o slogan”. Con queste parole Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, esprime il suo scetticismo nei confronti delle affermazioni del segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, che ha quantificato nel 4% l’incremento che dovrebbe derivare dalle liberalizzazioni delle professioni ordinistiche.

“Sarebbe interessante comprendere come viene calcolato l’aumento della produttività proveniente dalla riforma delle professioni – continua la Presidente del Cup, il Comitato Unitario delle Professioni. – E’ errato individuare il comparto dei professionisti come un sistema chiuso considerato che negli ultimi dieci anni vi hanno avuto accesso oltre un milione di under 45enni”.

Poco efficace, a suo avviso, il metodo scelto per intervenire sull’annosa questione della riforma degli ordini professionali in Italia. La Calderone ci tiene poi a sottolineare “la differenza di trattamento tra lavoratori aventi la medesima rilevanza costituzionale”, che calpesta l’articolo 1 della Costituzione Italiana, che sancisce come l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro, autonomo o subordinato. Due pesi e due misure, in sostanza, per gli ordini professionali, per i quali una nuova legge sembra imminente, e per la riforma sul lavoro, per la quale invece la stesura di una nuova legislazione appare sempre più lontana da venire.

“Non comprendo la differenza di trattamento riservata alle riforme relative al lavoro autonomo e a quello dipendente – precisa la Calderone. – Con i professionisti si è scelta la decretazione d’urgenza, mentre per le riforme del lavoro quella del percorso parlamentare ordinario. Per quale ragione?”

Liberalizzazioni forensi: il sì del CNF a Schifani

“Ciascuna categoria si lamenta. Io penso che qualche lamentela degli avvocati non sia del tutto infondata. Ma saranno l’aula e le commissioni ad affrontare la questione”. Con queste parole, il presidente del Senato Renato Schifani, ha espresso il suo interesse e il suo personale impegno in materia di liberalizzazioni e avvocatura.

Interessamento che è stato ben accolto e apprezzato dal Consiglio Nazionale forense, che, tramite il presidente Guido Alpa, riconosce come il presidente Schifani abbia manifestato grande attenzione alle ragioni di critica da parte dell’avvocatura riguardo alle previsioni normative in tema di riforma della professione.

Il CNF approva l’orientamento di Schifani nell’indicare il Parlamento come sede naturale dove discutere delle riforme della giustizia e della professione forense, dal momento che esse coinvolgono in prima persona tutti i cittadini e i loro diritti.

Grandi aspettative dunque da parte del Consiglio Nazionale Forense sul prossimo dibattito in Parlamento che dovrà discutere del decreto Cresci-Italia. Gli avvocati del consiglio si augurano che il confronto sia proficuo e costruttivo, e arrivi a soluzioni in grado di tenere conto sia delle ragioni economiche del Paese, che dell’ effettiva tutela dei diritti del singolo cittadino.

Liberalizzazione: Parafarmacie e fascia C

Domani, venerdì 3 febbraio,  la commissione Industria del Senato ascolterà, nell’ ambito dell’esame del decreto legge sulle liberalizzazioni, i rappresentanti del Coordinamento nazionale delle Parafarmacie ( Forum Parafarmacie, ANPI,  Essere Farmacisti, Mnlf).

L’incontro è previsto per le ore 15.30.  Come  piu’ volte annunciato dalle stesse Parafarmacie, l’obiettivo resta quello di modificare il decreto che, così come uscito da palazzo chigi,  ne provocherebbe la chiusura. Tuttavia, e diversamente da Federfarma, le Parafarmacie accettano e sostengono l’innalzamento del quorum ( fissato dal dl a 3mila abitanti per farmacia) ma pretendono al contempo la liberalizzazione immediata dei medicinali di fascia C così come era scritto nel primissima bozza presentata dal governo Monti.

E’ per questi motivi che  il coordinamento attende con urgenza un incontro con il ministro della Salute, Renato BALDUZZI e con il sottosegretario allo sviluppo economico, Claudio De Vincenti.

Fonte: agenparl.it

Coldiretti: possibili 43mila nuove imprese

“La privatizzazione dei terreni agricoli di proprietà dello Stato, con la prelazione a favore dei giovani agricoltori, potrebbe portare alla nascita di 43mila nuove imprese“, è  quanto stima la Coldiretti in riferimento alle misure contenute nel decreto legge sulle liberalizzazioni, in occasione della diffusione dei dati Istat sulla disoccupazione giovanile.

“All’articolo 66 il decreto sancisce positivamente – sottolinea la Coldiretti – l’avvio dell’operazione di dismissione dei terreni demaniali da effettuare con la prelazione per i giovani imprenditori agricoli nelle procedure di alienazione, che dovranno essere effettuate attraverso aste pubbliche sopra i centomila euro con l’obbligo di conservare la destinazione agricola per venti anni. Lo Stato è proprietario in Italia di 338mila ettari di terreni agricoli, gestiti attraverso amministrazioni ed enti pubblici, che potrebbero essere venduti agli agricoltori, sulla base di una analisi della Coldiretti dei dati del Censimento Istat del 2010″.

“Dal ritorno delle terre pubbliche agli agricoltori che le coltivano possono nascere nuove imprese o, in alternativa, essere ampliate quelle esistenti, come testimonia il fatto che il 50 per cento delle imprese agricole condotte da giovani “chiede” la disponibilità di terra in affitto o acquisizione, secondo una indagine Coldiretti/Swg – ha affermato Vittorio Sangiorgio, delegato nazionale dei giovani della Coldiretti. In Italia – ha ricordato Sangiorgio – quasi un giovane su dieci sceglie di fare impresa in agricoltura dove si contano ben 65mila imprese agricole condotte da under 35 su un totale di 720mila al primo gennaio 2011, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Unioncamere. L’agricoltura – ha concluso il Delegato dei giovani della Coldiretti – si classifica al terzo posto dopo costruzioni e commercio tra le attività imprenditoriali preferite dai giovani ed è l’unico settore che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori agricoli under 30 negli ultimi quindici anni”.

Fonte: agenparl.it

Oua: scioperano gli avvocati

Per Maurizio de Tilla, presidente dell’Oua, la rappresentanza politica degli avvocati italiani, che ha indetto lo sciopero del 23 e 24 febbraio e lanciato le 14 iniziative di protesta contro le liberalizzazioni selvagge e la rottamazione della giustizia civile, è di grande importanza anche l’apertura di un confronto con i Partiti sulle iniziative lanciate dall’avvocatura.

«Ieri nell’incontro con una delegazione del Terzo Polo, presenti gli onorevoli Giulia Bongiorno e Roberto Rao, abbiamo chiesto un impegno serio a tutela dei diritti dei cittadini e per la riforma della giustizia e della professione forense. Tanti i punti toccati, dal fallimento della mediaconciliazione obbligatoria alla delega sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, dagli interventi vessatori per i cittadini al processo civile, ora parzialmente modificati dalla Commissione Giustizia del Senato ai reiterati provvedimenti pseudo liberalizzatori contro l’avvocatura, come la delegificazione dell’ordinamento forense e il tirocinio. Un giudizio che ovviamente non riguarda solo questo Governo, ma anche i precedenti. Su tre questioni c’è stata una particolare attenzione: l’abolizione delle tariffe che danneggia tanto i cittadini quanto i giovani avvocati, entrambi vittime di un abbassamento della qualità e di una corsa alla concorrenza sleale che darà benefici solo ai grandi clienti e che produrrà fenomeni di pubblicità ingannevoli, nonché di truffe. No al taglio scriteriato degli uffici dei giudici di pace che produrrá il caos nei grandi tribunali aumentando a dismisura il carico giudiziario. Infine no alla possibilitá che soci di capitale possano essere azionisti degli studi legali, con tutte le implicazioni derivanti dagli evidenti conflitti di interesse che si verranno a creare».

«Il calendario di incontri – aggiunge de Tilla – prosegue la prossima settimana con l’Italia dei Valori (il 2 febbraio), con il Pdl e con il Partito Democratico. Rispetto a quest’ultima forza politica non possiamo che salutare positivamente la recente presa di posizione degli onorevoli Cavallaro e Iannuzzi contro, appunto, la perdita di autonomia del professionista e i conseguenti conflitti di interesse connaturata con l’introduzione dei soci di capitale negli studi legali, più volte denunciata dall’Oua, che in più occasioni ha anche sottolineato il rischio di inquinamento delle organizzazioni mafiose».

«Domani, infine – conclude- manifestazioni in tutta Italia nelle cerimonie di inaugurazione nelle Corti di Appello».

Fonte: agenparl.it

Imprese, evviva, la PA pagherà!

di Davide PASSONI

Liberalizzazioni. Parola magica, panacea di tutti i mali dell’Italia o semplicemente uno dei passaggi obbligati per fare del nostro Paese un Paese “normale”? Forse la terza di queste opzioni e molte altre cose insieme. Di sicuro, oltre ai tanto strombazzati vantaggi che le liberalizzazioni porteranno ai cittadini comuni, qualche buona notizia arriva anche per le imprese.

Con la firma del decreto da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il conseguente arrivo del testo in Gazzetta ufficiale, la prima buona notizia per le imprese fornitrici della Pubblica amministrazione è data dallo stanziamento in decreto di 5,7 miliardi per il pagamento di enti e ministeri. Le risorse vengono trovate in parte riallocando fondi, in parte consentendo l’emissione, fino a 2 miliardi, di titoli di Stato. Il che significa che, finalmente, chi vanta crediti inesatti con lo Stato potrà cominciare a vedere qualche soldino.

I 97 articoli del decreto confermano in larga parte le indiscrezioni circolate il giorno del varo da parte del Consiglio dei ministri, dalle norme sui taxi a quelle sulle farmacie, da quelle sui notai alla possibilità di creare Srl da parte di giovani con un solo euro, dal gas alla Rc Auto.

Quello che interessa di più le imprese, però, – da sempre prese in giro dalla Pubblica Amministrazione, di fatto la prima, vera insolvente del mondo produttico italiano – sono le misure per accelerare il pagamento dei crediti commerciali vantati da parte delle imprese stesse nei confronti delle amministrazioni statali. L’articolo utilizza tre diverse forme di finanziamento per 5,7 miliardi complessivi: 2,7 miliardi saranno messi a disposizione riutilizzando i fondi speciali derivanti dai residui passivi; 1 miliardo, recuperato riallocando alcune poste contabili, servirà a estinguere i crediti relativi ai consumi intermedi; 2 miliardi saranno infine pagati tramite titoli di Stato e l’assegnazione di queste obbligazioni statali non sarà computata nei limiti delle emissioni nette dei titoli di Stato indicata nella legge di bilancio.

Tra le altre novità introdotte dal decreto, un articolo prevede l’applicazione della deducibilità degli interessi passivi per le società, a prevalente capitale pubblico, che forniscono acqua, energia, teleriscaldamento e servizi di smaltimento e depurazione. Alcune modifiche di dettaglio vengono introdotte anche per la tassazione delle rendite finanziarie con l’aliquota unica, prevedendo la soppressione dell’esclusione della tassa del 20% sui redditi di capitale e sui redditi differenti di natura finanziaria, ma anche l’applicazione dell’aliquota del 12,5% sui pronti contro termine su titoli pubblici emessi da Stati esteri e dell’11% sui fondi pensione Ue.

Nel testo vengono fissate anche le norme sull’autotrasporto (cari autotrasportatori, che tanto ci state facendo penare in questi giorni…) e rispetto all’ultimo testo vengono introdotte alcune novità che sembrano confermare la volontà di rendere inefficace l’effetto degli aumenti dei carburanti per il settore. Una modifica – spiega la relazione tecnica – resa opportuna per equiparare la normativa italiana a quella degli altri Paesi europei ma anche per limitare l’esposizione finanziaria che gli aumenti delle accise comportano in attesa del rimborso, che è oggi annuale e diventerà trimestrale. Nella relazione tecnica infatti il governo riconosce che “i recenti aumenti delle accise sul gasolio per autotrazione stanno mettendo a dura prova la tenuta del comparto, che ha già dovuto sopportare ulteriori rincari di altre voci di spesa come assicurazioni e manutenzione dei veicoli, in un contesto economico che è tuttora al di sotto dei livelli antecedenti alla crisi“. Chissà se la norma impatterà anche sui pescatori, anch’essi colpiti duramente dal caro-gasolio

Se le liberalizzazioni si fanno con i pugni…

di Davide PASSONI

Ecco, ci mancava solo questo. A Milano un tassista che ha osato trasportare un cliente, nonostante lo stato di agitazione spontaneo in atto per protestare contro la liberalizzazione delle licenze delle auto bianche, è stato malmenato e derubato dei 50 euro dell’incasso della corsa da alcuni colleghi. Che, per non farsi mancare nulla, gli hanno anche danneggiato l’auto. Una follia. Una roba da Anni ’70, quando i picchetti nelle fabbriche non andavano tanto per le spicce per impedire ai cosiddetti “crumiri” di mettersi al lavoro nonostante gli scioperi.

Peccato che qui nemmeno si parla di sciopero. Peccato che viviamo in un Paese nel quale il dissenso e la dialettica dovrebbero essere accettati e incentivati, non tollerati o combattuti. Peccato che magari il tassista preso a cazzotti era anche d’accordo con le ragioni dell’agitazione, ma magari, fatti due conti, aveva deciso che una corsa in più poteva significare due pacchi di pannolini per suo figlio o la somma necessaria per pagare l’ultima bolletta dell’Enel. E che l’agitazione, per mezza mattina, poteva anche venire dopo le necessità del budget familiare. Magari, o magari no.

Resta il fatto che un episodio del genere, messo in atto da un manipolo di deficienti, non fa altro che dimostrare come, in Italia, la logica da Curva Sud vs. Curva Nord sia dura a morire; come una certa mentalità Anni ’70 non sia mai morta del tutto; come le ragioni di determinate categorie professionali – additate a torto come se fossero le responsabili dei mail dell’Italia – per quanto condivisibili vengano mortificate dal loro oltranzismo e celodurismo.

Come al solito, in Italia, chi in piazza urla di più ha più ragione degli altri. Una logica inconcepibile che, purtroppo, è già passata. Che non passi anche il concetto che chi mena di più ha più ragione: lo abbiamo già vissuto, si chiama terrorismo. E ha perso. E, ora come allora, pagano i più deboli e gli innocenti. Anche solo per 50 euro.

Foto ANSA/GUIDO MONTANI

Liberalizzazioni, avvocati in sciopero a febbraio

Le liberalizzazioni non piacciono a nessuno. Dopo benzinai e tassisti, ora tocca agli avvocati indire uno sciopero per protestare contro gli interventi del governo Monti. Si asterranno dal lavoro il 23 e il 24 febbraio e hanno programmato un’altra settimana di stop a inizio di marzo; il tutto condito da sit-in davanti Palazzo Chigi e Camera e Senato e occupazione simbolica degli uffici giudiziari.

Calderone: siamo meno preoccupati di prima

“Ci sentiamo meno preoccupati di prima, perché abbiamo avuto modo di iniziare un percorso di attuazione della riforma, da cui dovranno partire tutti gli altri interventi”. Così Marina Calderone, presidente del Cno dei consulenti del lavoro e del Comitato unitario delle professioni, si è espressa a proposito del consiglio dei ministri che si terrà domani sul tema delle liberalizzazioni.

Calderone è intervenuta questa mattina al VideoForum 2012 su ‘Fisco, lavoro e previdenza. Tutte le novità. Tutte le risposte’, organizzato da ItaliaOggi e Ipsoa, Gruppo Wolters Kluwer, in collaborazione con il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec) e con il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro. All’iniziativa è intervenuto anche Claudio Siciliotti, presidente Cndcec.

La presidente Calderone ha aperto il forum con un intervento sulla lotta all’evasione fiscale e sulle varie manovre finanziarie, affermando come ci sia ” preoccupazione per tutte le manovre che abbiamo visto da luglio: comportano un grosso esborso di denaro e sacrifici, oneri per le banche e per i cittadini”.
“Il nostro contributo alla lotta all’evasione fiscale -ha continuato Calderone- ha cambiato anche il modo di lavorare; e oggi abbiamo necessità di parlare di crescita”. Tornando a parlare di riforma degli ordinamenti professionali, la presidente Calderone ha sottolineato che “le professioni attueranno la riforma con responsabilità, parlando di tirocinio e di norme, come quella sulle società tra professionisti, per cui ci è stato garantito un tavolo di confronto”.
“Come presupposto, c’è il fatto che -ha concluso Calderone- i presidenti degli ordini e gli iscritti alle varie categorie sono uomini e donne delle istituzioni, e hanno un forte senso di appartenenza al paese e di responsabilità”.

Fonte: adnkronos.com