Liberalizzazioni: 1000 euro in più nelle tasche degli italiani

Mentre i tassisti si preparano a scioperare nelle più grande città italiane e i farmacisti sono già sul piede di guerra da mesi, l’Adiconsum ha già calcolato quanto le liberalizzazioni previste dalla nuova manovra potranno farci risparmiare nel 2012.

Secondo l’associazione di difesa dei consumatori il risparmio medio per famiglia italiana sarà di 1000 euro. Così suddiviso:

  • 70 euro per i farmaci
  • 350 euro per il commercio
  • 250 euro per benzina e diesel
  • 400 euro grazie alla liberalizzazione delle professioni.

Un bottino notevole, quasi una mensilità per uno stipendio minimo, che tornerà nelle tasche delle famiglie italiane già messe in ginocchio dalla crisi.

Liberalizzare è questa allora la chiave delle rinascita economica italiana? “E’ necessario liberalizzare e non privatizzare gli asset fondamentali e necessari per lo sviluppo del nostro Paese” ci tiene a precisare Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum.

“Le privatizzazioni sono state pagate pesantemente dai consumatori e hanno arrecato danni enormi al Paese – continua Giordano. – Non e’ possibile vendere, o peggio svendere, le strutture e le aziende pubbliche dell’energia, ne’ privatizzare le Poste o le ferrovie. Le reti (ferroviarie, telefoniche, energetiche, ecc.) devono rimanere saldamente in mano pubblica e le aziende che ne usufruiscono, devono pagare il giusto onere allo Stato, che cosi’ potrà effettuare investimenti e dare impulso allo sviluppo delle stesse reti”.

Maggior controllo da parte delle Istituzioni e da parte delle Associazioni dei Consumatori sui servizi pubblici liberalizzati, si auspica Giordano.

“Si migliori lo strumento della class-action, rendendolo un mezzo di tutela collettiva piu’ gestibile dalle Associazioni Consumatori e quindi più efficace”.

Liberalizzazione delle assicurazioni, sì o no?

Tra gli impegni del nuovo governo, in vista dell’ondata di liberalizzazioni che dovrebbero riguardare il nostro Paese, il segretario dell’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) Primo Mastrantoni propone quello della governance delle assicurazioni.

Il costo medio delle polizze auto nel nostro Paese, fa notare Mastrantoni, è di 407 euro, a fronte dei 230 euro nel resto d’Europa.

Un livellamento dei prezzi nostrani a quelli comunitari potrebbe dunque essere auspicabile, poiché non si capisce come mai le nostre compagnie debbano essere le più costose del Vecchio continente.

Le agenzie imputano i prezzi alti delle polizze al fatto che esistono clienti “furbi” che fanno salire i prezzi anche per i più “virtuosi”.

Secondo l’Isvap la media delle frodi in Italia e’ del 2-3%, pressoché a livello europeo, ma in Italia c’è la maggiore percentuale di lesioni personali (il famoso colpo di frusta).

Per risolvere il problema delle frodi, consiglia Mastrantoni, le assicurazioni dovrebbero quindi aggiornare i propri sistemi di liquidazione dei sinistri. Non solo: è lo stesso sistema concorrenziale tra agenzie che non funziona e che andrebbe corretto. Sono infatti moltissime le imprese assicuratrici con amministratori in comune tra loro.

Nel 2008 tali imprese rappresentavano l’87% dell’attivo totale del settore.

Fonte | Ansa.it

Groupon: Avvocati e dentisti in saldo richiamati all’Ordine

di Alessia CASIRAGHI

Liberalizzare. E’ la parola d’ordine che si rincorre sulle bocche di parlamentari, ministri, economisti e riempie le prime pagine dei giornali di questi giorni. Una bacchetta magica pronta a garantire la libera concorrenza e a ristabilire un po’ di sana competizione nel nostro paese. Ma quali sono le insidie che si nascondo dietro questo parola magica?

La notizia è passata un po’ sottotono, ma vale la pena accennarla. Qualche giorno fa cinque ingegneri, regolarmente iscritti all’Ordine professionale, di Torino, sono stati ‘richiamati’ proprio dall’ordine per aver svenduto a prezzi stracciati le proprie prestazioni attraverso un sito web. Il sito in questione, forse conosciuto ai più per le ablazioni dentali a costi bassissimi e per le cene di sushi a prezzi cinesi, è Groupon.

Portale di deal nato a Chicago nel 2008, Groupon propone offerte online a prezzi scontati attraverso coupon e vocher. E nel 2011 sono stati numerosi gli studi professionali che hanno deciso di diventare partner del servizio di vendita online. Qualche esempio?

Certificazione energetica di immobili e registrazione al catasto regionale a 59 euro, anziché 300. Trattazione di un procedimento stragiudiziale a 39 euro, anzichè 500, e per chi volesse pensare in grande c’è anche il due al prezzo di uno, 69 euro anzichè 1000.

Immediato l’attacco degli Ordini professionali: “praticare prezzi inferiori alla vigente tariffa professionale, contrasta con le norme deontologiche”. E a Bologna il mese scorso l’Ordine dei Medici ha puntato il dito contro le offerte in saldo di prestazioni mediche quali pulizie dentali, pap test, visite dermatologiche,  contro il “discount di una falsa sanità”.

Medici, avvocati, ingegneri, architetti e commercialisti sono avvertiti: svendere le proprie prestazioni a prezzi che contrastano notevolmente con le tariffe minime vigenti, comporta il rischio di un richiamo da parte dell’Ordine professionale, se non addirittura l’esclusione dallo stesso.

Ma liberalizzare le professioni non significa proprio fare i conti con l’abolizione delle tariffe minime vigenti? La questione resta aperta. Nel frattempo Groupon, dal canto suo, ha fatto sapere di essere ricorso più volte all’Antitrust, nel solo 2011, dopo numerosi boicottaggi in ogni parte d’Italia: “I problemi con le organizzazioni di categoria sono cominciati nel gennaio del 2011 – spiega Roberto Panetta, legale del gruppo. – Prima in maniera blanda, poi sempre più frequenti, sono arrivati decine di richiami per i nostri partner. Riteniamo che questo sia un comportamento scorretto perché restringe la concorrenza, pertanto abbiamo chiesto l’intervento dell’Autorità garante”.

Medici richiamati dall’ordine, insinuazioni più o meno verificate sull’attendibilità dei servizi offerti dal portale, un po’ come a dire ‘se costa poco, la fregatura ci sarà’. All’alba della nuova era ‘liberalizzata’ le perplessità sono numerose. E l’esempio di Groupon rappresenta un caso limite, ma anche un interessante spunto di riflessione.

E voi cosa ne pensate? Si tratta di un processo alle intenzioni, quello esercitato dagli Ordini Professionali, o di un’azione giusta e tesa a limitare una concorrenza che potrebbe farsi spietata e senza più regole? E’ giusto applicare tariffe scontate anche a servizi e prestazioni fino ad oggi regolamentate da tariffari minimi e cachet prestabiliti?

Venturi: priorità alla riforma del fisco

Rete Imprese Italia, le liberalizzazioni e il fisco. In un’intervista al Corriere della Sera, il presidente di turno di Rete Imprese Italia e presidente di Confesercenti Marco Venturi parla di crisi e di rilancio. “Bastasse allungare gli orari per generare più fatturato e prezzi più bassi saremmo anche noi favorevoli, ma non è così”. E assicura: durante il semestre di presidenza di Rete Imprese Italia si batterà per affermare la priorità del disboscamento delle 62mila norme tributarie che costano di soli adempimenti formali 5 mila euro alle imprese.
Rete Imprese Italia, un futuro sempre più da protagonista
Venturi ha assicurato anche il futuro di Rete Imprese Italia. “Potete stare tutti tranquilli, Rete Imprese Italia non solo non abbandona il campo ma intende rafforzare il patto di cooperazione tra le cinque sigle che l’hanno creata. In una certa fase della vita politica italiana è stato importante che ci trovassimo e mettessimo giù idee comuni. Quello sforzo va continuato anche se stavolta forse bisognerà discutere di più e non accontentarsi solo di un’unità di facciata, diplomatica. Adesso decideremo insieme cosa fare. Potremmo allargare il periodo di rotazione e potremmo anche radicare di più Rete Imprese sul territorio, ma intanto incassiamo la soddisfazione di aver creato qualcosa di nuovo e di averlo portato ad un buon livello di maturazione. Non era scontato che accadesse”.

In futuro, Rete Imprese avrà un ruolo sempre più propositivo: “Abbiamo anche noi delle idee per gestire questa fase e le tireremo fuori. Penso a reti di imprese che si mettono assieme, che gestiscono gli acquisti in comune, che concorrono con gli enti locali a realizzare dei distretti commerciali. Siamo anche noi dalla parte dei consumatori anche perché sappiamo servirli meglio e con maggior cura della grande distribuzione”.

Fonte: confesercenti.it

Avvocati, il coraggio di cambiare (per non soccombere)

La drammaticità dell’attuale situazione ci rende più coraggiosi; si tratta del coraggio della disperazione dettato da chi è consapevole che ormai siamo sull’orlo del precipizio.

Giusto o sbagliato che sia le coscienze assopite si risvegliano solo quando quasi tutto è perduto. Solo quando ci rendiamo conto di non avere più una pagnotta (seppure secca) da portare a casa ai nostri figli, allora siamo pronti a tutto. Ma forse è troppo tardi.


. Oggi in Italia esiste un avvocato ogni 200 abitanti, Con le liberalizzazioni ed il venire meno di ogni “limitazione” all’accesso, il rapporto sarà di 1 a 100. Su 100 cittadini quanti in un anno mediamente si rivolgono ad un avvocato? Direi non più di un 5%. Quindi, dovremo portare avanti o ancor peggio avviare uno studio potendo contare su una media di 5 clienti all’anno (i quali comunque prima di avviare un procedimento dovranno passare sotto le forche caudine dell’istituto della meda conciliazione obbligatoria rinunziando, la maggior parte delle volte, per una questione di costi a far valere i propri legittimi diritti).

Cosa racconteremo ai giovani avvocati che entusiasti delle liberalizzazioni entreranno a far parte dell’albo? Benvenuti nel mondo dei disoccupati!

Posso solo immaginare a quale livello sarà esasperata la lotta fratricida tra colleghi per accaparrarsi un cliente. E poi, trovato il cliente cosa avviene? Complice la crisi economica, complici i costi della media conciliazione obbligatoria, complice l’aumento sconsiderato del contributo unificato (ricordo che l’art. 28, Legge 183/2011 prevede l’ulteriore aumento del contributo unificato, pari al 50%, per il grado di Appello e del 100%, per i procedimenti innanzi alla Corte di Cassazione), il cliente sarà disposto ad “offrire” all’avvocato per il servizio espletato un compenso probabilmente nemmeno sufficiente per coprire le spese minime di gestione di un piccolo studio. Non solo non esistono più i minimi tariffari ma lo stesso tariffario forense è abolito (L’art. 10, co. 12, Legge 183/2011, prevede l’abolizione delle tariffe forensi dal 1° gennaio 2012).

Il rapporto avvocato-cliente sarà contraddistinto da un contrattazione al ribasso non solo del compenso ma anche delle condizioni contrattuali da applicare. Se il cliente è disposto a corrispondere un compenso di 1000 euro perché in quel momento non può oggettivamente versare una maggior somma, a quel cliente giustamente non interessa che di quei 1000 euro 200 serviranno per pagare il contributo unificato, il 23% servirà per il pagamento dell’IVA, il 4 % per la cassa di previdenza, ecc . Lui avrà corrisposto 1000 all’avvocato, perché più di 1000 euro non è in grado di corrispondere!

Evviva! Separazioni e cause condominiali a 500 euro, tutto compreso! (tratto da un sito web dell’era post liberalizzazioni). Dobbiamo forse arrivare ad augurarci che i cittadini litighino di più per poter sopravvivere come categoria? Assolutamente no visto che il legislatore ha pensato anche a questo: media conciliazione per riappacificare a forza gli animi rancorosi o ancora meglio per far desistere i potenziali litigiosi da ogni intento bellicoso.

Che Dio ci benedica e soprattutto ci dia l’intelletto per comprendere tale scempio e la forza per ribellarci.

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma

È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

La politica delle parole

di Matteo SANTINI

La politica delle parole vale anche per la categoria forense; è la politica di chi fa finta di protestare contro provvedimenti osceni che stanno giorno dopo giorno annichilendo e mortificando la professione forense, mentre, di fatto, fa l’occhiolino ai poteri forti che vorrebbero una categoria forense a servizio delle grandi imprese. La politica delle parole è quella di chi coltiva solo il proprio orticello dimenticando che se non si lavora tutti insieme, le grandi carestie colpiscono inesorabilmente la terra di tutti.

Rassegnazione o vigliaccheria ? Forse entrambe le cose; il servilismo nei confronti dei potenti è un malcostume tipicamente Italiano, in parte giustificato dal timore che se si è da soli ad alzare il capo, si viene più agevolmente individuati e schiacciati. L’occhiolino ai potenti ci rende apparentemente più sereni; falsamente convinti di godere della protezione dei forti e magari speranzosi di potere un domani raccogliere le briciole della grande torta ormai divorata dalle grandi avide bocche.

E’ ora di cambiare ma le parole non bastano. E’ ora che tutti gli avvocati, si rendano conto che è in atto una campagna mediatica e legislativa finalizzata all’annientamento della categoria. Rispetto a quanto affermato nella recente manovra economica (approvata da “illustri” colleghi che siedono in Parlamento), rispondo che la professione forense mai e poi mai rientrerà tra le attività economiche di cui all’articolo 41 della Costituzione. La nostra non è attività di impresa.

La nostra tutela Costituzionale discende direttamente da un altro articolo (che non è il 41 come a molti fa comodo pensare): mi riferisco ovviamente all’articolo 24. Oltretutto, la funzione di interesse pubblico svolta dagli avvocati è confermata dalla stessa normativa comunitaria, recepita dall’ordinamento italiano. Quali sarebbero le indebite restrizioni all’accesso e all’esercizio delle professioni di cui all’articolo 3 del DL 138/2011 ? Se, consideriamo come indebite restrizioni le disposizioni volte a limitare il numero degli iscritti, a verificare l’effettiva preparazione degli aspiranti avvocati attraverso un esame di stato serio e rigoroso, a limitare forme di concorrenza sleale mediante aste al ribasso sulle tariffe dei servizi professionali, allora ciò significa che il nostro legislatore, oltre ad essere molto abile nel rovesciare e mistificare la realtà, possiede anche un macabro umorismo. In Italia siamo in 240mila avvocati: mi viene il dubbio che le restrizioni “debite” o “indebite” che si vogliono abolire, in passato non siano mai esistite o quanto meno non abbiano funzionato!

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma
È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

Commercialisti: si alle liberalizzazioni ma si tuteli la professione

Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha lanciato al governo e alle forze politiche di maggioranza e opposizione un messaggio chiaro: “In questa difficile fase, tutti devono essere disposti a dare il proprio contributo, anche per impedire che altri si sottraggano dal dare il proprio. Liberalizzare i mercati, anche quelli professionali ove opportuno, non deve pero’ diventare il pretesto per distruggere le libere professioni”.

Liberalizzare i mercati, ivi compresi quelli professionali, – afferma Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale della categoria – significa rimuovere le barriere e le limitazioni ritenute più dannose per l’economia che utili per la tutela dell’interesse pubblico.

“Le bozze di testi poi ritirati che si sono lette recentemente inducono a una certa preoccupazione. Se anziche’ tentare l’ennesimo scomposto assalto agli Ordini – conclude Siciliotti- trovassimo finalmente norme che si occupano di vere liberalizzazioni, noi commercialisti saremmo pronti a sostenerle, in un quadro complessivo di sacrifici equilibrati richiesti a tutte le diverse componenti sociali di questo Paese”.

LIBERALIZZAZIONI (pericolo scampato?)

Chi pensava che il rischio della mercificazione e della disgregazione della categoria forense, fosse ormai scongiurato, dopo le proteste dell’avvocatura che hanno portato al ritiro dell’articolo 39 bis della manovra finanziaria appena approvata dal Governo, resterà deluso nel leggere il testo dell’articolo l’Articolo 29 1-bis ovvero “Al fine di incrementare il tasso di crescita dell’economia nazionale, ferme restando le categorie di cui all’articolo 33, quinto comma, della Costituzione, sentita l’Alta Commissione di cui al comma 2, il Governo formulerà alle categorie interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche; trascorso il termine di otto mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, ciò che non sarà espressamente regolamentato sarà libero”.

In primis, non si comprende, se le “proposte di riforma in materia di liberalizzazione” da parte del Governo, siano vincolanti o meno per le categorie coinvolte. Cosa accade se il Governo non formula alcuna proposta ? Sarà comunque necessario provvedere alla regolamentazione entro 8 mesi ? Il testo dell’articolo 29 comma 1 – bis è assolutamente lacunoso. Ma soprattutto: in che modo le categorie professionali possono recepire le “proposte” del Governo ? A leggere il testo, dovrebbe essere l’organo istituzionalmente rappresentativo della categoria a dover recepire i “suggerimenti” del governo, traducendoli poi in un regolamento “ad hoc”. Si tratterebbe in sostanza, di consegnare una delega in bianco al Consiglio Nazionale Forense, per l’emanazione di un regolamento, che non esiterei a definire “il padre di tutti i regolamenti” ovvero un provvedimento che, avrebbe come fine ultimo di consentire al CNF di disciplinare (rectius: di riformare) in toto, la professione forense. Decisamente un passo in avanti, rispetto al DDL 1198 sulla modifica dell’ordinamento professionale, che attribuiva ampissimi facoltà e poteri al CNF, sovrapponendo la potestà regolamentare, con la rappresentanza politica ed istituzionale dell’avvocatura e con la funzione giurisdizionale. Il DDL giace (per fortuna) ormai dai tempo in Senato, forse destinato ad essere ritirato, ma il medesimo risultato e le medesime intenzioni dell’estensore del DDL 1198 potranno essere ottenute, direttamente dall’organo che avrà il “compito” di scrivere il regolamento destinato a cambiare per sempre la vita degli avvocati. Ovviamente, promanando da un organo rappresentativo della nostra categoria, ci aspettiamo un regolamento che sia all’altezza del ruolo istituzionale ricoperto dal CNF ma soprattutto che tuteli realmente gli interessi ed i diritti della categoria forense, contemperando le legittime spinte verso la liberalizzazione con le peculiarità della nostra professione (si vedano anche le deroghe previste dalla cd direttiva Bolkestein in materia di servizi di interesse generale) e con il suo ruolo sociale e di valenza costituzionale, tenendo a mente che “liberalizzare” non significa e non può significare in alcun modo “svendere” o “mercificare” o ancor peggio “ridicolizzare” una professione che, al contrario, ha assoluto bisogno di essere valorizzata e difesa anche di fronte alla collettività che, complice una campagna mediatica denigratoria nei confronti della categoria forense, ritiene quella degli avvocati una lobby di affaristi, dimenticando non solo la drammatica situazione di precarietà in cui versano migliaia di avvocati ma soprattutto ignorando il ruolo di assoluto rilievo nel panorama istituzionale della figura dell’avvocato, come filtro tra il cittadino e la giustizia e pertanto come portatore dell’interesse del cittadino, a fare valere i propri diritti, dinnanzi agli organi della giustizia.

Quale sarà il prezzo che la categoria forense dovrà pagare a favore della liberalizzazione ?

Mala tempora currunt, sed peiora parantur …. a meno che l’esercito degli avvocati, si desti in tempo utile per evitare la catastrofe.

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma
È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

Avvocati contro la “liberalizzazione selvaggia”

Il Cnf esprime dure critiche agli emendamenti al dl 98/2011 depositati in commissione bilancio al senato alcuni giorni fa. “Vi è abuso della decretazione d’urgenza”. Appello ai parlamentari avvocati: “Non votate norme incostituzionali”. Il Consiglio ha raccolto già circa 90 adesioni alla protesta contro l’abolizione dell’esame di Stato.

Viene criticata in particolare la volontà di liberalizzare la professione legata all’avvocatura: “Siamo sdegnati e preoccupati per le iniziative di cui abbiamo appreso in queste ore, di supposte liberalizzazioni che si vorrebbero introdurre artatamente nella manovra. E’ scorretto il metodo e tanto più il merito: tali norme minerebbero la difesa tecnica e provocherebbero la demolizione del sistema ordinistico e del controllo deontologico, a scapito dei cittadini e dei professionisti più giovani che sarebbero mandati allo sbaraglio in un mercato saturo e senza sbocchi effettivi“.

Secondo Guido Alpa, presidente del Cnf, i testi relativi alla riforma della professione forense sarebbero incostituzionali e contrari alla Carta europea dei diritti fondamentali. Contro l’abolizione dell’esame di abilitazione e il testo attuale di riforma, questo il commento di Alpa: “Se confermata, sarebbe una manovra vergognosa che umilia la professione forense ma sopratutto colpisce gravemente i cittadini. Fa strame della Costituzione non solo per contrarietà all’articolo 33 ma anche per all’articolo 24, che garantisce l’accesso alla giustizia e il diritto di difesa”.

Gli ingegneri scalpitano: vogliono la riforma delle professioni

Il presidente del Consiglio nazionale ingegneri, Giovanni Rolando, scrive al ministro della Giustizia, Angelino Alfano una lettera con la quale esterna la forte preoccupazione degli ingegneri italiani “per il contenuto dell’articolo 29 del decreto legge 98/2011 che prevede l’istituzione presso il ministero della Giustizia, di un’alta commissione per formulare proposte in materia di liberalizzazione dei servizi“. “Noi ingegneri – scrive Rolandorespingendo fortemente ogni tipo di liberalizzazione deleteria per lo sviluppo del sistema Italia, la esortiamo a procedere celermente con la riforma delle professioni da lei delineata e diamo la nostra pronta disponibilità per elaborare, insieme, un progetto di ampio respiro che veda nel sistema ordinistico delle professioni un fondamentale motore di sviluppo indipendente, non portatore di interessi di terzi, ma elementi di garanzia per i cittadini, nel supremo interesse della collettività“.

Lei nel recente passato nella sua qualità di ministro della Giustizia, competente e vigilante sull’attività della maggior parte degli ordini professionali, ha più volte espresso la volontà di procedere con una riforma delle professioni“, prosegue la lettera di Rolando, nella quale il presidente del Consiglio nazionale ingegneri tocca poi anche il discorso liberalizzazioni: “Le forme di liberalizzazione di cui si parla in questi giorni, quali ad esempio l’abolizione dell’esame di stato per alcune professioni il disegno, neppur tanto nascosto, di alcuni componenti sia del governo che dell’opposizione dell’abolizione degli Ordini, avrebbero come unica conseguenza la perdita della garanzia della qualità professionale che è con l’etica il presupposto per la tutela del consumatore e dei beni comuni“.

Sentire parlare di liberalizzazione di uno Stato dove ci sono circa 500.000 laureati in Ingegneria (uno ogni 120 abitanti) – prosegue la missiva – è a mio giudizio ridicolo, ed avvantaggerebbe, a scapito della libertà di pensiero e di mercato, i gruppi finanziari, indebolendo e sancendo la fine dei liberi professionisti, già in profonda crisi economica“.