L’onda lunga delle imprese digitale italiane

Sarà presentato a luglio nella sua interezza e nei suoi dettagli, ma i primi numeri e le prime tendenze che filtrano dal progetto Long Wave di Assintel, uno studio sul mondo dell’impresa digitale italiana realizzato in collaborazione con lo Studio Giaccardi e associati, mostrano una dinamicità più che incoraggiante.

Le imprese digitali italiane sono tante, preparatissime e all’avanguardia: 230mila imprese innovative che cavalcano l’onda della modernità e permettono al nostro Paese di restare connesso con l’evoluzione globale.

Sono nuove aziende “native digitali” e imprese attive da tempo ma nuove nello spirito e nell’approccio alla tecnologia, che operano su diversi settori come il software, la consulenza informatica e aziendale, i servizi web, il marketing e la comunicazione, il database management, l’ingegneria, la R&S, il design, le produzioni multimediali e il digital entertainment. Sono piccole imprese,  che hanno in media 4 addetti, ma a livello societario già evolute: il 40% sono società di capitali.

Soprattutto, sono imprese in crescita (+1,6% nel 2012) e che assumono (+1,3%), nonostante la crisi: sono 900mila gli “addetti” regolari e una galassia di collaboratori atipici e partite Iva altamente specializzati. Lombardia e Lazio sono le Regioni a più alta concentrazione (24% in Lombardia e 11% in Lazio), in fondo alla classifica il Molise e la Basilicata.

Durante un Focus Group tenutosi a fine maggio nell’ambito di Long Wave, gli imprenditori presenti hanno dimostrato idee chiare su quali sono le criticità in Italia: burocrazia, lavoro, formazione, credito d’imposta, nuovi format finanziari, banda larga, cultura digitale.

Nello specifico, gli imprenditori hanno lamentato eccessiva complessità burocratica e incompetenza digitale della Pubblica amministrazione, troppa pressione fiscale sul lavoro e troppo poca flessibilità, mancanza di un ruolo di sostegno da parte delle banche, carenza di infrastrutture di banda adeguate alla nuova economia del web, difficile trasferimento della cultura digitale, formazione inadeguata nei percorsi scolastici e spesso mal finanziata nei bandi di finanziamento e nelle start up.

Nello specifico, che cosa propone Assintel Digitale? Lo vedremo domani.

Imprese e tecnologia: web, social network e hi-tech contro la crisi

di Davide PASSONI

Questa settimana su Infoiva torniamo volentieri su un argomento che abbiamo trattato nell’ottobre scorso quando il nostro quotidiano è stato media partner di Smau a Milano: le imprese e il digitale come mezzo per uscire (o almeno provarci…) dalla crisi.

Nell’appuntamento di ottobre avevamo raccolto video e testimonianze di imprenditori che, nel digitale, avevano trovato una via di business, così come le storie di associazioni d’impresa che dell’utilizzo e dell’approccio alle nuove tecnologie hanno fatto un momento insostituibile per ottimizzare costi e performance.

A ottobre ci eravamo accostati all’argomento in maniera un po’ “sottintesa”: Infoiva è partner di Smau, quindi Infoiva si occupa del rapporto tra imprese e tecnologia. Adesso entriamo più nel dettaglio, cerchiamo di dare le cose un po’ meno per scontate e vediamo di capire perché, oggi, per una piccola impresa o per un professionista, affidarsi alla tecnologia o ai new media non sia più un optional o un fatto di “moda” ma sia ormai una delle strade principali per ritrovare competitività e provare a uscire dalle secche della crisi.

Sempre che il fisco rapace e gli scenari internazionali più che critici non ci si mettano a rovinare tutto…

Il nuovo LinkedIn 2.0 su BlackBerry

Non è considerato un social network, ma un valido strumento che supporta i professionisti e la comunicazione tra loro: LinkedIn è tutto questo ed ora si presenta in una nuova versione, la tanto attesa 2.0.

La possibilità di essere connessi con più di 175 milioni di utenti al mondo è ancora più facile e ancora più immediata, grazie alla possibilità di scaricare direttamente su BlackBerry la versione aggiornata.

Vediamo nel dettaglio quali sono le funzioni nuove presenti nella versione 2.0 compatibili con lo smartphone:

  • Aggiornata navigazione pagina: LinkedIn 2.0 svela una nuova schermata di navigazione progettata per fornire un facile accesso a tutte le funzionalità che mantengono gli utenti BlackBerry connessi, come ad esempio “Aggiornamenti“, “Tu (profilo professionale)”, “Posta in arrivo” e “Rete (connessioni LinkedIn)”;
  • Accesso profili: LinkedIn 2.0 fornisce l’accesso ai profili LinkedIn sullo smartphone BlackBerry. L’esperienza del pannello di profilo mostra rassegne personali, l’esperienza professionale, l’istruzione e le raccomandazioni.
  • Facile accesso alla Inbox: Con LinkedIn 2.0 è possibile accedere alla casella di posta LinkedIn sullo smartphone BlackBerry, che permette di ricevere i messaggi ed accettare o ignorare gli inviti LinkedIn. Messaggi in arrivo visualizzeranno nome e l’immagine profilo del mittente, nonché l’oggetto del messaggio e l’ora relativa a quando il messaggio è stato ricevuto.

 

  • Accesso in tempo reale alla rete professionale: è possibile far conoscere la propria rete tramite una ricerca di connessioni o attraverso “persone che possono sapere”.
  • Rimanendo nel sapere: Recuperare il ritardo su tutte le ultime attività di LinkedIn sullo smartphone BlackBerry selezionando “Aggiornamenti”. Ciò è utile per sapere ciò che sta succedendo con le connessioni, grazie ad un flusso di attività recenti e le notizie dalla rete, tra cui Piace/Commenti su aggiornamenti, contenuti industriali su misura per noi e articoli su LinkedIn Today.

Vera MORETTI

LinkedIn arriva anche su iPad

di Vera MORETTI

Per i professionisti che utilizzano iPad e il social network LinkedIn c’è una novità: finalmente potranno usufruire di un’applicazione ad hoc, dopo quelle già introdotte per smartphone Android ed Apple.

Si tratta di una app piuttosto diversa dal sito LinkedIn, e il motivo è stato spiegato da Mario Sundar, che del social network è il direttore: “La creazione di questa app ci ha permesso di ridisegnare LinkedIn. L’app è stata progettata pensando all’esperienza di utilizzo degli utenti su iPad“.

La schermata principale dell’applicazione si presenta semplice, con tre uniche opzioni: All Updates, Profilo e casella di posta. La differenza, per quanto riguarda le ultime due , è che l’elenco delle persone che hanno guardato il profilo si trova in risalto rispetto alla posizione, in basso, occupata nel sito.

All Updates, invece, è la vera novità, perché è lì che l’app si trasforma in una sorta di social avanzato dal quale è possibile vedere tutto ciò che hanno condiviso i propri amici, le maggiori notizie e status.
Facendo riferimento, ad esempio, ai profili professionali, è possibile visualizzare chi, tra i contatti, ha cambiato lavoro di recente.

LinkedIn per iPad è inoltre sincronizzato con Google Calendar o il calendario di Exchange.

Social network: da svago a tramite di B2B

l B2B (business to business), apre le porte a canali quali Facebook e Linkedin, divenendo, di fatto, sempre più ‘social’, come confermano numerose indagini d’oltreoceano. I nuovi strumenti online si rivelano importanti, per il B2B, perché consentono di stringere joint-venture e alleanze, e persino verificare la reputazione di un eventuale partner d’affari.

I social network, dunque, da piattaforme di svago e ricerca lavoro si trasformano in ‘spie’, poiché consentono di verificare quale sia l’opinione critica degli utenti su determinate aziende. Consentono, inoltre, investimenti pubblicitari attraverso l’inbound marketing, e l’acquisizione di clienti in ambito B2B. I social network, inoltre, sono strumenti utili per aumentare la riconoscibilità del marchio grazie al fatto che si rivolgono direttamente al consumatore, passando così da un B2B a un B2B2C (to consumer).

Un’indagine svolta da Aidim, Anved ed eCircle su 315 responsabili marketing e commerciali di imprese italiane B2B ha rilevato che il 75% del campione si è addentrato nell’ambito ‘social’, e lo ha fatto principalmente con Facebook, scelto dall’84% delle aziende. A seguire, i canali più utilizzati sono Linkedin, Twitter e Youtube.

Fonte: adnkronos.com

Se il lavoro si trova online

di Vera MORETTI

Cercare lavoro ai tempi del social network: cosa cambia rispetto al passato?
Di questo si è parlato durante il dibattito “Linkedin, che connessione? L’aspetto social del lavoro“, tenutosi il 15 febbraio presso l’Università La Sapienza di Roma.

Ad introdurre l’argomento è stato Renato Fontana, professore straordinario di Sociologia del lavoro e preside dell’Area didattica del dipartimento Comunicazione e ricerca sociale (CoRis), il quale distingue tra social e ansocial: “ L’aspetto social riguarda i punti di forza, ovvero la capacità di mettere in contatto l’offerta con la domanda di lavoro, e lavorare valorizzando le abilità relazionali; si tratta, cioè, della capacità della rete di fare recruiting”. Anche se “è semplice cliccare su un tasto e inviare il cv invece di presentarsi di persona“.

Durante il dibattito sono intervenuti alcuni esperti e addetti ai lavori, che hanno espresso la loro opinione.
Carlo Magni, coordinatore scientifico di Soul, ha specificato che, seppur in modo virtuale, la rete ha potuto fare incontrare la domanda con l’offerta in modo più immediato, allargando le possibilità di contatto.

Marco Stancati, docente del CoRis, ha però dichiarato che, in realtà, il recruiting continua a basarsi sulle solite modalità, perché le aziende non utilizzando ancora abbastanza i social network da poterli sosotituire a curriculum cartacei e colloqui faccia a faccia. Potrebbe accadere in un futuro, non molto prossimo.

Erano presenti, al dibattito, due esponenti di due aziende che rientrano nel 37,5% di imprese che hanno una vera e propria policy per il recruitment attraverso i social network e Linkedin in particolare e che, dunque, usa tali strumenti in modo scientifico.
Si tratta di Silvia Achilli di Capgemini, e Els Van de Water, di Microsoft. Quest’ultimo ha asserito: “I social network aiutano nel recruitment grazie a immediatezza, flessibilità e alla possibilità di vedere realtà che prima erano precluse“. E consiglia di “essere se stessi sui social network, ricordando che hanno una funzione pubblica e che, dunque, vanno usati in modo mirato”.

Gli ha fatto eco Silvia Achilli, che ha indicato Linkedin come lo strumento con maggiore credibilità e Facebook “solo” secondo. Questo perché: “Linkedin consente, per esempio, con la ricerca avanzata, di avere immediatamente una short-list di candidati, specie per i profili non più junior, ma in Italia c’è ancora resistenza ad accogliere questi canali e usarli quotidianamente. Il consiglio ai candidati, infine, è di ricordare che i social network sono diversi, e che, quindi, vanno usati diversamente“.

A Parma, il cibo incontra il business

di Vera MORETTI

Il cibo incontra il mondo del business nella nuova edizione di Cibus, che si svolgerà a Parma dal 7 al 10 maggio.

La manifestazione fieristica si rivolge a tutte le aziende alimentari italiane che desiderano aprirsi al mercato internazionale, in un contatto diretto tra buyer e produttori. Inoltre, per i partecipanti stranieri, il Salone Internazionale dell’Alimentazione, giunto alla sua 16ma edizione, rappresenta l’occasione per scoprire gusti e tendenze del Made in Italy e dei prodotti di eccellenza che hanno fatto il giro del mondo.

Per far respirare questa atmosfera particolare e innovativa, Cibus ha rinnovato il suo sito. Chi lo visita, infatti, è accolto da una homepage elegante ma anche funzionale, che fa da vera e propria guida ai visitatori che si apprestano a partecipare all’evento.

La più grande novità, però, è che si può trovare Cibus su Twitter , Facebook e, per la prima volta nel panorama fieristico, LinkedIn , sulla cui piattaforma è stato un gruppo, chiamato “inCibus” che utilizzerà la tecnica del passaparola virale per creare una community di utenti fidelizzati al fine di snodare dibattiti, discussioni e interazione intorno ai temi inerenti l’agroalimentare.

Questa strategia di marketing, ideata dall’agenzia di comunicazione JacLeRoi, si pone come obiettivo principale quello di creare contatti con nuovi clienti e avviare nuove opportunità di business, oltre, ovviamente, alla possibilità di generare discussioni su tematiche relative al settore food.

Sarà, quindi, una vera e propria business community online, che genera e promuove relazioni, contenuti e conoscenze incentrate sul food Made in Italy, utile soprattutto ai visitatori professionali internazionali, che potranno conoscere a fondo i prodotti alimentari italiani, suddivisi per regione e tradizioni territoriali.

H2biz, l’HUB delle imprese

di Davide PASSONI

Mai sentito parlare di aggregatori d’imprese? Sono senza dubbio una rarità in Italia, ma c’è una società che in pochi anni ha saputo sviluppare questo business in modo efficace e ora conta 25mila iscritti al proprio network. Parliamo di H2biz, il cui presidente, Luigi De Falco, ci ha rilasciato questa intervista.

Come nasce l’idea di H2biz?
H2biz nasce dalla constatazione che il 95% del tessuto produttivo italiano è costituito da piccole e medie imprese che non fanno sistema tra di loro. Il nostro ruolo è quello di aggregare imprese e professionisti e metterli in condizione di fare business. H2biz più che un social business network in senso stretto è un HUB, un centro di movimentazione di prodotti e servizi.

Possiamo definirvi la risposta italiana a LinkedIn?
Direi di no, sia per dimensioni che per obiettivi. Il focus di LinkedIn è sulla generazione di contatti e sul recruiting, mentre il nostro è sulla generazione di fatturato per i nostri iscritti. Non è un caso che tutti i nostri servizi tendono a trasformare un contatto in un cliente. Per questo motivo siamo l’unico network che ha una piattaforma di Info-Commerce per la promozione di prodotti e servizi e gli unici che gestiscono operazioni di cambio merci e gruppi d’acquisto tra imprese.

Quali segreti ci sono ancora da rubare a LinkedIn, secondo lei?
Forse solo la capacità di fare massa critica. LinkedIn ha 1 milione di iscritti in Italia, noi 25mila, anche se la metà dei nostri iscritti è premium (pagante). Per il resto non invidio nulla a LinkedIn, è un ottimo network, ma fa un mestiere diverso dal nostro.

Qual è l’utente tipo di H2biz?
Il nostro utente tipo è un piccolo imprenditore con una media di 7 dipendenti e una classe di fatturato tra i 500mila e i 2 milioni di euro. Questo target rappresenta il 70% degli iscritti. Il restante 30% è costituito da professionisti o grandi gruppi imprenditoriali, anche quotati in Borsa.

Quali sono i vostri piani di sviluppo?
Abbiamo aperto due sedi all’estero, una in Francia e una in Montenegro. Riteniamo l’Europa il nostro mercato strategico. Puntiamo a diventare l’HUB virtuale di riferimento del Mediterraneo. In Italia siamo leader, ma il vero mercato è l’Europa, soprattutto quella mediterranea che presenta dei tassi potenziali di sviluppo molto interessanti.

Come vive, da imprenditore, questo momento difficile per il Paese e l’Europa?
Più che una crisi mi sembra una recessione strisciante che ormai dura da 3 anni. La maggior parte delle imprese è al limite della capacità operativa, le banche hanno chiuso tutti i rubinetti e il sistema Paese sembra paralizzato dalla paura. Sembra un quadro da fine del mondo, ma per noi italiani è quasi ordinaria amministrazione. Come H2biz non sentiamo molto la crisi perché paradossalmente è proprio in momenti come questi che le imprese investono di più in canali innovativi come il nostro. Mi accorgo della difficoltà che ci circonda a causa dell’allungamento dei tempi di pagamento di alcuni nostri grandi clienti e da alcune scelte tattiche di altri clienti che, per esempio, puntano maggiormente su servizi che possono generare liquidità a breve invece di guardare a lungo termine. Ma questa è una naturale conseguenza dell’attuale fase economica.

Pensa che l’Italia ce la farà?
Detesto la retorica, ma mi sento di dire che l’Italia non ha alternative, deve farcela per forza. Ci sono alcune energie positive nel Paese che, forse, il nuovo quadro politico sarà in grado di valorizzare. Su queste bisogna puntare perché l’attuale classe dirigente, così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 20 anni, ha evidentemente fallito. Non mi illudo, non sarà facile né indolore, ma l’Italia ha tirato fuori il meglio di sé proprio nei momenti difficili. Incrociamo le dita.

E’ Linkedin il sito preferito dai Top Manager

Linkedin, il social network dedicato alla rete professionale, è in cima alla lista dei siti più visitati dai Top Manager di tutta Europa. Lo rivela la ricerca Business Elite Europe survey 2011 condotta da Ipsos Mori.

Top manager, capitani d’azienda, imprenditori, business leader provenienti da 17 diversi Paesi Europei, hanno mostrato un’attitudine sempre più diffusa verso i social network. E se al primo posto fra i siti più visitati c’è Linkedin, la medaglia d’argento va a Google news, seguito dalle pagine web della Bbc. Scorrendo la classifica, Yahoo si posiziona quarto, anche se su base mensile vince la sfida il sito del Financial Times. Seguono Skynews, Bloomberg, Cnn, Eurosport, Economist.

Informati, multimediali e multitasking. I Top Manager europei utilizzano sempre più i media digitali, da internet agli smartphone, dai tablet ai social network. Anche se il 95% confessa di non poter fare ancora a meno del classico quotidiano cartaceo, e l‘86% usa la tv come mezzo per restare aggiornati sulle ultime notizie.

Per l’informazione economica e finanziaria il canale privilegiato resta comunque la carta stampata quotidiana, con il 47% delle preferenze, seguito da internet con il 32%. Tra i siti di informazione economica più cliccati troviamo il New York Times e il Wall Street Journal, seguiti dalla Harvard Business Review, il Time, il National Geographic, Business Week e Forbes.

Il profilo medio dei top manager intervistati è quello di un professionista con un patrimonio che si aggira intorno ai 730mila euro, il 10% in meno rispetto allo scorso anno. Qualche altra curiosità sulle abitudini dei top manager? Viaggiano spesso per lavoro, l’87%, ma utilizzano sempre meno business e prima classe, 35% contro il 42% del 2008.

Sul fronte del business, a preoccupare maggiormente i manager sono la volatilità dei mercati e l’incertezza economica, ma anche i prezzi di petrolio e materie prime.

Alessia Casiraghi

Linkedin, come usare il social network per trovare nuovi clienti

Sei un piccolo imprenditore, un consulente o semplicemente un manager di te stesso? Sei convinto che i tuoi prodotti e i tuoi servizi o semplicemente la tua professionalità, possano essere utili a un’altra azienda? Bene, allora sei consapevole che la cosa che dovrai fare per trovare nuovi clienti è promuovere il tuo prodotto, il tuo servizio, le tue capacità. Se adesso stai pensando a quanto possa costare fare questo in maniera performante, se stai pensando a quale testimonial scegliere per fare bella figura con i potenziali clienti, se adesso, caro lettore, stai pensando a questo, sei fuori strada. Se credi fortemente nella tua azienda, se credi che i tuoi prodotti e i tuoi servizi o la tua stessa professionalità possano davvero essere un valore aggiunto per un’altra azienda allora vuol dire che non hai bisogno di testimonial, né di santi in paradiso, l’unico vero testimonial sei tu e le uniche tre cose che ti occorrono sono:

  1. un po’ di tempo da investire.
  2. una strategia commerciale.
  3. essere iscritto a Linkedin.

Ok, se adesso hai preso nota di che cosa ti occorre, andiamo per ordine e vediamo cosa devi fare per trovare i tuoi nuovi clienti.

Per prima cosa, definisci quali sono le aziende che potrebbero essere interessate a te, ai tuoi prodotti, ai tuoi servizi. Fatto? Benissimo, adesso prova a pensare a quale funzione in azienda potrebbe essere preposta alla valutazione della tua offerta (ad esempio, se vendi pubblicità probabilmente potrebbe essere utile parlare con il responsabile marketing oppure con il responsabile media planning; se stai cercando di offrirti come consulente, probabilmente potrebbe essere utile parlare con il responsabile della divisione per la quale vorresti proporti, lo stesso amministratore dell’azienda oppure il responsabile risorse umane). Dopo aver individuato quale potrebbe essere il tuo interlocutore, prova a pensare di averlo di fronte e di avere un solo minuto di tempo per presentare te e la tua offerta. Devi avere business-appeal, in un minuto non puoi raccontare tutto ma certamente puoi incuriosire. Adesso, stendi un elenco delle aziende che potrebbero essere interessate a te o ai tuoi prodotti, quindi cerca di localizzare geograficamente la loro sede centrale. Se fino a qui è andato tutto liscio, vuol dire che hai le idee chiare e se hai le idee chiare forse vuol dire che tu, i tuoi servizi, il tuo prodotto, potreste veramente essere un valore aggiunto per un vostro cliente. Adesso che hai scritto la strategia e stilato la mappa dei potenziali clienti, accedi a Linkedin (se non sei ancora registrato, puoi farlo in pochi minuti se conosci un po’ d’inglese). Controlla che il tuo profilo sia dettagliato e soprattutto aggiornato, ma non sforzarti a scrivere in inglese se i tuoi potenziali clienti sono in Italia, meglio scrivere in italiano, cosicché anche loro possano leggere più agevolmente informazioni sul tuo conto (ricorda che a tutti i frequentatori dei social network, compresi me e te, piace ficcare un po’ il naso nelle cose altrui). Una volta su Linkedin, attraverso la funzione avanzata “search” inserisci all’interno della stringa “keywords” una parola chiave che caratterizzi la funzione aziendale che t’interessa: ad esempio, se stiamo cercando il responsabile marketing la parola chiave sarà “marketing”, quindi scegliamo lo stato, Italia, poi all’interno della stringa “company” inseriamo il nome dell’azienda che c’interessa e vistiamo la casella “current company”, per indicare che stiamo cercando persone attualmente impiegate in quell’azienda. Adesso, se siamo fortunati, ci apparirà un elenco di contatti che corrispondono ai nostri criteri di ricerca. All’interno dell’elenco potrebbe esserci la persona che stiamo cercando. Se hai la fortuna di trovare il contatto sperato, non avere fretta di approcciare con lui, bensì leggi scrupolosamente il suo profilo e impara a conoscere la persona che vorresti contattare. Leggi le sue esperienze passate, il suo percorso di studi, i suoi interessi. Presta attenzione ad eventuali partecipazioni in gruppi su Linkedin. Se studi approfonditamente il profilo del tuo potenziale interlocutore potresti scoprire di avere punti in comune con lui, come ad esempio lo stesso percorso di studi, la partecipazione a uno stesso gruppo su Linkedin o magari potresti trovare interessante registrati a un gruppo cui lui già partecipa (così da avere un motivo in più nel tentativo di approccio). A questo punto sei pronto a richiedere al contatto di entrare a far parte del suo professional network. Cerca di personalizzare il messaggio che invierai ma non essere esplicito nel dirgli che vuoi proporgli qualcosa da comprare, in questo caso il tentativo potrebbe immediatamente fallire. Una volta ottenuta la connessione, trascorso un po’ di tempo puoi passare a un approccio più diretto. A questo punto hai due possibilità per incuriosirlo e richiedere un incontro:

  1. telefonare direttamente in azienda, chiedere di parlare con lui, quindi una volta al telefono iniziare la telefonata  rompendo il ghiaccio menzionando il fatto che già siete in contatto su Linkedin e che leggendo dal suo profilo hai pensato di contattarlo perché credi di avere qualcosa di interessante per la sua azienda. Questo è un approccio “frontale”, molto diretto, ma sicuramente il fatto di essere già in contatto con te su Linkedin disporrà in maniera più favorevole il tuo interlocutore. Lo sconsigliamo se stai provando a proporti come consulente.
  2. scrivere utilizzando direttamente il servizio di messaggistica di Linkedin, per dirgli che probabilmente hai un servizio o un prodotto che potrebbe fare al caso suo e che vorresti incontrarlo. Questo è un approccio più freddo, meno invasivo. Sappi che utilizzando questo approccio ridurrai notevolmente le possibilità di un incontro, ma qualora quest’incontro dovesse avvenire avresti forse qualche chance in più di successo.

La scelta di una delle due strade consigliate per l’approccio la lasciamo a te, alla tua sensibilità commerciale, alla tua timidezza o alla tua sfrontatezza.

Ora che hai approcciato con il tuo potenziale interlocutore, non ci resta che augurarti buona fortuna e consigliarti di non demoralizzarti ai primi rifiuti che riceverai: in fondo, questa è storia commerciale di tutti i giorni e in fondo se sei un piccolo imprenditore o un professionista da almeno più di mezz’ora un po’ dovresti esserci già abituato. Buona fortuna.

Davide SCHIOPPA