L’economia si aggrappa al made in Italy

Non sarà una novità in assoluto, ma quanto rilevato da Pambianco, editore specializzato nel segmento del lusso e delle strategie d’impresa, lascia ben sperare per il mercato mondiale delle eccellenze italiane. L’analisi di Pambianco, condotta sui risultati del primo semestre 2015 di 15 imprese italiane del lusso quotate e comparati con un analogo campione di imprese americane ed europee, ha mostrato che queste aziende quotate del made in Italy alto di gamma, benché poche non hanno nulla da invidiare ai grandi gruppi europei del lusso.

Lo studio ha rilevato un incremento sostanziale di fatturato per i marchi made in Italy, non solo della moda: +13,2% nel primo semestre dell’anno, con un balzo da 9,282 a 10,506 miliardi. In Europa l’incremento è stato invece più marcato, +17,5%, con un salto da 49,18 a 57,77 miliardi. Segna il passo le performance degli Usa, dove il fatturato è rimasto stabile a 29,4 miliardi.

Si vede dunque come il valore del made in Italy non stia tanto nella massa critica degli attori che lo esaltano, quanto nella sua eccellenza intrinseca. Poco più di quattro punti percentuali di scarto tra campioni del made in Italy come Moncler, Luxottica, Prada, Safilo Ferragamo, e colossi europei come LVMH, H&M, Swatch, Adidas, Hermès, Kering, Hugo Boss, Jimmy Choo la dicono lunga sulle potenzialità che i brand di casa nostra hanno per fare da traino all’economia italiana.

Un’ulteriore conferma del fatto che il segmento del lusso, specialmente se è lusso made in Italy, è uno dei settori che reagisce alla crisi meglio e più rapidamente di altri e che, se anche frena, è in grado di accelerare meglio e prima.

In frenata le esportazioni del made in Italy in Cina

Finora il lusso era sempre stato immune dalla crisi, ma sembra che stia avvenendo un cambio di rotta.
A determinare un brusco rallentamento è soprattutto la crisi cinese e i disordini che stanno avvenendo ad Hong Kong.

Se, infatti, inizialmente la rivolta era partita dalla zona di Central, cuore finanziario della città, ora ha intaccato concretamente anche Kowloon, la parte di maggior richiamo turistico e commerciale, dove si concentra lo shopping di alta gamma.

E, in concomitanza con la festa nazionale della città-Stato, che nel mese di ottobre rappresenta la principale attrattiva, seconda solo alle feste natalizie, la chiusura dei principali negozi, quelli di maggior richiamo per i turisti, porterà ad un ulteriore calo del fatturato, anche per i prodotti Made in Italy, che hanno tanto investito per approdare in Oriente.

Luca Solca, analista di Exane BNP Paribas, ha commentato così la situazione: “I contatti che abbiamo sul posto riferiscono di un contesto molto difficile per il commercio, i cinesi hanno smesso di venire e i compratori locali rimangono in attesa. Un’escalation degli attuali disordini porterebbe ulteriore negatività per il settore“.

Le previsioni per quest’anno, dunque, sono pessimistiche, e la crescita non supererà il 4%, contro l’8 dello scorso anno e il 10 del 2012.

Per quanto riguarda Piazza Affari, ecco le stime da parte degli esperti: “Non abbiamo dati precisi ma stimiamo che il fatturato generato nell’ex colonia britannica pesi circa il 7-8% del totale per Ferragamo e il 9-10% per Tod’s. Minore l’esposizione per Moncler, stimata tra il 4% e il 5%, e ancora più bassa per Brunello Cucinelli“.

Vera MORETTI

L’export sorride al lusso Made in Italy

Il lusso Made in Italy sembra inarrestabile, soprattutto nei confronti dei mercati esteri, sempre più attratti dai prodotti provenienti del Belpaese, senza esclusione di zona.

Se, infatti, fanno da traino all’export italiano le richieste provenienti da Stati Uniti, Germania e Inghilterra, hanno molto da dire in proposito anche i mercati, ormai non troppo emergenti, di Russia, Corea del Sud e Giappone, con Brasile e Cina in sostanziale ascesa.

Di questo ed altro si è parlato durante il convegno organizzato a Firenze dalla società di revisione contabile e assistenza fiscale internazionale Ernest & Young, che ha creato un dipartimento dedicato a moda e lusso.

Tra i relatori, era presente anche Carloalberto Corneliani, il quale ha dichiarato a proposito: “Io sono fermamente convinto che noi come Made in Italy possiamo occupare solo la fascia premium e lusso del mercato,che rappresenta il 15%. Con la crisi abbiamo perso un 85% del mercato nella fascia medio-bassa, in cui non possiamo più competere. Da noi il costo orario è intorno a 20 euro, in altri paesi, come la Bulgaria, è 5 euro“.

A queste parole ha fatto eco Claudio Marenzi, di Herno: “L’Italia è l’unico paese occidentale con una filiera produttiva intatta. Ma c’è bisogno di una legislazione europea per tutelare il Made in Italy“.

Senza internazionalizzazione non c’è crescita e esempio lampante è Santoni, che, investendo nell’export, sta registrando una crescita del 10-15% all’anno.

Invece si avvicina la possibilità reale della quotazione per la Stefano Ricci, confermata da Niccolò Ricci, AD della griffe: “Tre anni fa, passando un certo fatturato, abbiamo iniziato a parlare di una possibile quotazione in borsa e ora stiamo valutando per l’anno prossimo o il 2016. Non c’è una necessità, ma è più un discorso di valorizzazione dei primi 40 anni di un’azienda sana che cresce“.

Buone notizie anche sul fronte del fatturato del settore moda che dovrebbe chiudere il 2014 con un fatturato di 62 miliardi di euro (+5,4%), trainato dall’export che ha superato la quota del 50%.
C’è invece una certa sofferenza nel comparto delle aziende familiari: nel 1995 le aziende del settore a struttura familiare superavano il 70% del totale, mentre oggi la quota è al 30%. Quelle in salute che oggi sono alla seconda generazione sono il 30%, mentre quelle alla terza generazione sono solo il 15%.

Vera MORETTI

Cavalli alla conquista di Miami

Miami segnerà l’esordio di Roberto Cavalli nella ristorazione al di là dell’Oceano.
Ocean Drive, infatti, vedrà sorgere il primo ristorante americano firmato dallo stilista, che ha intenzione, dunque, di esportare negli USA non solo le sue creazioni fashion, ma anche l’arte culinaria che maggiormente contraddistingue il Made in Italy.

I turisti, durante le loro camminate notturne sulla celebre via che si affaccia sull’Oceano Atlantico, presto si imbatteranno nel Cavalli Restaurant & Lounge, che aprirà i battenti il prossimo 15 novembre, anche se l’inaugurazione ufficiale è prevista all’inizio di dicembre in concomitanza con l’Art Basel Miami Beach 2013.

A festeggiare la “prima volta” di Roberto Cavalli sarà un party esclusivo, costellato da vip che potranno entrare solo se in possesso dell’invito, poiché si tratterà di una serata riservatissima e molto chic.

Il Cavalli Restaurant & Lounge, comunque, ha già un record al suo attivo: la palazzina che lo ospita, in puro stile Art Deco, vanta la più ampia terrazza di South Beach, che saprà donare ai fortunati invitati una vista e un’atmosfera spettacolari.

Ma non è tutto, perché, anche all’interno, le sorprese non mancheranno.
La superficie totale, di 550 metri, è tutta firmata Cavalli, a cominciare dai tavoli fino ai pavimenti, cuscini e carta da parati compresi

In un ristorante, però, ciò che conta è la cucina, ma sembra che anche quest’aspetto è stato curato nei minimi particolari, e tutto sembra sia stato pensato per esaltare al meglio l’eccellenza italiana.
Lo stilista toscano, infatti, ha deciso di spaziare nell’arte culinaria italiana a 360 gradi, con particolare riguardo alla Toscana, sua terra d’origine.

La carta dei vini, inoltre, sembra piena di sorprese, con la proposta dell’etichetta Tenuta degli Dei, firmata dallo stesso Cavalli e appartenente all’azienda agricola di famiglia.

Accanto al ristorante, poi, ecco il Lounge Bar, destinato a diventare uno dei locali di maggior richiamo della zona, nonché punto di riferimento per l’organizzazione di party, fashion show ed eventi mondani, dei quali Miami certo non scarseggia.
Ci sarà musica, sotto la regia di alcuni dei alcuni dei migliori artisti del campo, poi ancora cocktail speciali dove non potrà mancare ovviamente la Roberto Cavalli Vodka.

Ecco le parole che ha usato Roberto Cavalli nel presentare la sua nuova creatura: “Il piacere di ascoltare buona musica, accompagnata da buon cibo, piacevole compagnia e un ambiente elegante e sofisticato. Questa è la filosofia del Cavalli Restaurant & Lounge. Ho voluto trasmettere tutta la mia passione per la bellezza e la sensualità unendole in un progetto hospitality a Miami“.

Vera MORETTI

La moda Made in Italy vince anche a Piazza Affari

Il lusso Made in Italy corre anche in borsa, dove i titoli della moda che conta sembrano avviati verso un’inarrestabile ascesa, anche e soprattutto nel prossimo autunno.
A determinare il successo a Piazza Affari sono state anche le numerose acquisizioni e fusioni, annunciate e non, e poco importa se il ruolo giocato dai marchi è stato quello dei predatore o della preda.

Qualche esempio pratico è quello di Tod’s, che ha guadagnato il +48,7%, Ferragamo il 52,8%, Luxottica il 31,5%, Brunello Cucinelli il 68,7% e Damiani il 19,3%.
Si tratta di segni più che positivi, in grado di sbaragliare anche la più rosea delle previsioni.

Ora che si apprestano ad affrontare gli ultimi mesi dell’anno, sembra che la strada dei grandi marchi sia sempre più spianata, complici due congiunture che, nell’avversità della crisi, si sono rivelate ottime alleate: la debolezza dell’euro, soprattutto rispetto al dollaro, dovrebbe aiutare a mantenere intatti i flussi commerciali verso gli Usa, mentre la crisi, tuttora in corso, potrebbe contribuire a creare nuove opportunità di merger & acquisition, fattore che alimenta la speculazione.

Le stime più eclatanti riguardano Tod’s, che secondo gli esperti di Citigroup il titolo potrebbe arrivare fino a 158 euro, grazie alla buona gestione della società e al legame con Lvmh: il presidente del gruppo del lusso francese, Bernard Arnault, possiede il 3,5% di Tod’s, e il numero uno Diego Della Valle fa parte del cda di Lvmh dal 2002.

Discorso analogo anche per Luxottica, poiché anche in questo caso viene visto di buon occhio “il potenziale di m&a che aggiunge appeal ai fondamentali solidi del gruppo“.
La società di Leonardo Del Vecchio potrebbe fare la parte della predatrice, con una notevole espansione dal punto di vista commerciale.

La questione è invece diversa per quanto riguarda Ferragamo, considerata a buon prezzo ma ancora senza nessun papabile partner. Secondo il Credit Suisse, che ha abbassato il target in area 24 euro, con il 77,63% del capitale saldamente in mano alla famiglia del fondatore l’azienda è tutto meno che scalabile.

Si prevede in questo caso un cambio di rotta, che potrebbe portare anche ad un’espansione nei mercati emergenti di Cina e Russia.
Il primo nome a cui si fa riferimento è quello di Brunello Cucinelli, la società simile a Loro Piana, che tratta a premio rispetto ai valori della cugina biellese, nonostante il fatturato sia più modesto.

Vera MORETTI

Made in Italy verso nuove mete

Si è discusso della diffusione del Made in Italy nel mondo, durante il XII Forum del Comitato Leonardo, appuntamento annuale dedicato al confronto tra istituzioni, imprenditori e mondo del credito sullo stato attuale del Made in Italy.

Non si punterà solo alle grandi griffe di moda e design, ma, al contrario, ciò che si vuole esportare è l’arte del saper fare, che da sempre rappresenta la miglior qualità dei prodotti nostrani.

Luisa Todini, presidente del Comitato Leonardo, ha puntualizzato: “Mentre la nostra economia continua a subire arretramenti del Pil, perdite di lavoro e chiusure di aziende, con lo Stato che non riesce a pagare le imprese e imprese che non riescono a pagare lo Stato, la burocrazia frena anche il mecenatismo. Per ritrovare la via della crescita e riconquistare quote di mercato all’estero dobbiamo, pubblico e privato, far leva su 2 nostri grandi vantaggi competitivi: la vocazione manifatturiera, i prodotti di qualità totale; e la vocazione culturale e ambientale, i servizi per la qualità della vita”.

E anche l’export amplierà i suoi orizzonti, uscendo dalla rotta dei paesi Brics ed estendendosi a tutti i paesi emergenti. A questo proposito, una ricerca condotta dall’Ice in collaborazione con Prometeia ha individuato ben 25 paesi verso i quali le imprese italiane possono dirigersi per proporre i loro prodotti.

Dalla ricerca emerge una geografia dei mercati del futuro che cambia in funzione della specializzazione delle imprese. Per i beni di consumo, la variabile considerata più rilevante è la soglia di reddito (stimata in 11.500 dollari pro capite a parità del potere d’acquisto, poco meno di 9.000 euro) da cui si innesca un processo di consumo più dinamico di questi beni.

Per i beni di investimento, il motore principale è costituito dal livello di industrializzazione del Paese, che dà una misura potenziale di quanti macchinari saranno necessari a sostenerne la convergenza industriale verso le economie mature. Per le opere infrastrutturali, infine, sono determinanti la qualità e la quantità delle infrastrutture già presenti e i piani di investimento previsti.

Per quanto riguarda i beni di consumo Made in Italy, i Paesi a più alto potenziale di sviluppo risultano essere Emirati Arabi, Cile e Malesia, seguiti da Qatar e Arabia Saudita. Al vertice della classifica dei mercati più attrattivi per i beni di investimento si collocano Arabia Saudita, Messico, Indonesia, Thailandia e Cile, mentre i Paesi che offrono le maggiori opportunità per le imprese italiane delle costruzioni sono i mercati asiatici di Indonesia, Pakistan, Vietnam e Thailandia, seguiti dal Messico.

Riccardo Monti, presidente dell’Ice, ha commentato così i risultati: “Dalla ricerca emerge come sia nelle infrastrutture, sia nei beni di investimento, sia nei beni di consumo l’offerta italiana debba rafforzare ulteriormente la propria presenza sui mercati extraeuropei. L’Africa sub-sahariana, con un fabbisogno stimato di quasi 270 miliardi di investimenti al 2020, il Far East e l’America Latina, sono aree da cui si attende grande dinamismo e noi abbiamo ottime carte da giocare, grazie a una offerta che si incontra con la domanda locale di macchinari e tecnologia e con quella di beni di consumo del nuovo ceto medio. In questi mercati l’Agenzia ha predisposto nuovi programmi di promozione e sta per aprire nuovi Uffici. Un rafforzamento del presidio diretto dei mercati culturalmente e geograficamente più lontani sarà uno strumento fondamentale per una maggiore diffusione del Made in Italy”.

Vera MORETTI

Gucci a impatto zero

Anche i grandi della moda si operano per avere un impatto ambientale più basso possibile.
In questo caso, è Gucci a dar prova di grande sensibilità nei confronti del rispetto per l’ambiente, con l’iniziativa Made with Integrity.

La casa di moda fiorentina, infatti, ha appena portato a termine uno studio per l’applicazione di una metodologia che permetta di ridurre l’impatto ambientale sulla conciatura.
Ciò è possibile grazie all’utilizzo di un agente conciante di origine organica, il quale permette che le pelli conciate e le acque di scarico delle concerie al termine del processo, risultino prive di metalli pesanti.

Patrizio di Marco, presidente e Amministratore delegato di Gucci, ha presentato così questa rivoluzionaria scoperta: “Coerentemente con l’approccio sostenibile al business che stiamo adottando da anni, che è parte integrante del Dna di quest’azienda, Gucci è il primo marchio del settore del lusso ad intraprendere la strada della concia metal free. Questa importante innovazione, sviluppata in stretta collaborazione con una conceria della filiera Gucci, testimonia la forza della filiera stessa e l’efficacia di un’integrazione verticale. Innovazione e sostenibilità, coniugate con qualità e rispetto per la tradizione, offrono nuove, straordinarie opportunità che ci auguriamo che l’intero settore del lusso faccia sempre più proprie nella produzione di articoli in pelle”.

In particolare, poiché l’agente conciante utilizzato non ha metalli pesanti, a beneficiarne saranno anche le acque reflue prodotte dalla conciatura, che non verranno contaminate con agenti inquinanti. Inoltre, è previsto un considerevole risparmio di acqua nel processo della conciatura (pari a circa il 30%), nonché un risparmio di energia, pari a circa il 20%, dovuto alla minore durata del processo stesso.

Dall’azienda hanno spiegato: “L’aspetto del pellame risultante da questo processo è assolutamente in linea con la qualità dei prodotti Gucci, in termini di morbidezza, durabilità e aspetto naturale. Il primo prodotto realizzato con questo processo sarà la storica borsa Bamboo, disponibile in versione metal free nei negozi Gucci su ordinazione a partire da novembre 2013. Sono in corso ulteriori sperimentazioni per estendere il processo ad alcuni pellami iconici, che saranno inseriti nelle prossime collezioni”.

Il progetto è stato realizzato grazie ad una stretta collaborazione con Blutonic, conceria toscana controllata da Gucci al 51% e da tempo suo fornitore ufficiale di pelli, già certificata secondo lo standard di certificazione internazionale ambientale Iso 14001.

Vera MORETTI

Parte da Milano l’aereo del lusso

Il lusso Made in Italy piace sempre di più all’estero.
Sono molti, infatti, i marchi italiani che aprono store e showroom all’altro capo del mondo e, nella maggior parte dei casi, si tratta di successi annunciati.

Per far conoscere ancora meglio i prodotti del Belpaese, è nato un progetto che farà volare, letteralmente, il Made in italy nelle principali piazze del lusso a livello mondiale.
Alcune delle principali realtà del lusso nostrano, infatti, decolleranno a bordo di un aereo appositamente allestito, e prenderanno parte ad un tour che, in 45 giorni, le porterà a toccare il suolo di paesi come Dubai, Abu Dhabi, Qatar, Oman, Russia, Cina, Corea, Hong Kong, Giappone, India, Brasile e Stati Uniti

Il progetto si chiama Italian Luxury in the World (ILW) ed è stato ideato da Andrea Radic e Daniele Biagi, concepito come “una nuova forma di promozione delle nostre eccellenze nel mondo”, per usare le parole dello stesso Radic, promotore dell’iniziativa.

Saranno ben 100 le aziende italiane che saliranno a bordo di questo specialissimo aereo, appartenenti ai settori più disparati, dalla moda al cibo, senza disdegnare il design. I primi ad aver sposato l’iniziativa, finanziata esclusivamente da privati, sono stati lo studio legale internazionale Baker & McKanzie e il fondo di investimenti milanese Scm (Solutions capital management.

Tra i brand del lusso che hanno già detto sì, ci sono il gruppo di distillati Nonino, l’argentiere Ganci e lo studio internazionale di architettura Karim Azzab, anche se l’iniziativa ha incuriosito molti, a cominciare da Mario Boselli, presidente della Camera di Commercio della Moda, fino ai vertici di Federlegno Arredo e di Confindustria.

Anche Giuliano Pisapia ha mostrato il suo assenso al progetto, poiché considera ILW “una bellissima iniziativa, che permetterà di portare nel mondo, oltre che un messaggio di innovazione, anche quello che Milano ha da offrire, per attirare investimenti in Italia in un momento in cui ce n’è un gran bisogno”.

Vera MORETTI

A&V, le scarpe italiane innovative ed eleganti

Una nuova stella nel panorama, già molto fitto, dei brand di lusso rigorosamente Made in Italy.
Si chiama A&V Fashion Group e rappresenta una delle eccellenze nell’artigianato calzaturiero, specializzato esclusivamente in scarpe da uomo dall’eleganza di altri tempi.

I pellami sono quelli più pregiati e le tecniche di realizzazione, al 100% a mano, quelle che riprendono la tradizione, che il fondatore del marchio, Antonio Vietri, vuole conservare ad ogni costo.

Ma la tradizione, seppur importante, deve essere supportata da innovazione e tecnologia, se non altro per accontentare le richieste provenienti dai mercati nazionali ed internazionali, ma anche per offrire prodotti curati nei minimi particolari, comfort compreso.

Il segreto per ottenere nuance calde ed originali è quello di trasformare materiali naturali come la corteccia di quercia, abete rosso o mimosa secondo tecniche tradizionali di battitura, cucitura e lucidatura, fino ad ottenere calzature in cui forma, linee, colore, uniformità e morbidezza della pelle realizzano un equilibrio perfetto.

A&V Fashion Group si avvale anche della tecnologia più avanzata del sistema telematico QRQuality che certifica con sicurezza la provenienza italiana e l’originalità di ciascuna calzatura, verificabile, da parte del cliente, tramite il proprio smartphone o iPAD.
Sul web, inoltre, è possibile visionare a video l’intero processo produttivo delle calzature.

In Italia le scarpe A&V Fashion Group sono distribuite attraverso un solo canale, ovvero la vendita online del sito AeVshop. Una vera e propria rivoluzione, che fa di queste calzature un accessorio davvero d’elite.

Vera MORETTI

Da Arezzo, il Made in Italy vola in Oriente

La creatività italiana dà il meglio di sé quando le barriere tra le diverse artigianalità si abbassano per realizzare qualcosa di unico e, per questo, prezioso.

Risultato eccelso di una “contaminazione” di alta gamma è la Golden Hat_Titude, la mostra evento allestita da Arezzo Fiere e Congressi, il polo fieristico che nelle ultime stagioni celebra il mondo del gioiello e quello della moda.
Protagonisti sono 16 cappelli creati da Borsalino e reinterpretati da 16 orafi aretini, che danno vita ad un evento senza precedenti.

Raul Barbieri, direttore di Arezzo Fiere e Congressi, ha presentato la mostra con entusiasmo e soddisfazione: “Quello di Gold Up e di Golden Hat_Titude è stato un investimento che ha dato e continua a dare i suoi frutti. Le nostre mostre sono richieste nel mondo e portano un valore aggiunto anche dal punto di vista strettamente culturale. Una volta di più Arezzo Fiere e Congressi si fa portatore di elementi di straordinario appeal che fanno da contorno alla creatività e al know-how riconosciuto delle nostre aziende”.

Le parole di Barbieri sono state confermate dall’evidente interesse che ha mostrato, nei confronti delle iniziative del polo fieristico toscano, anche lo Shenzhen Yuehao Jewelry Co. Ltd, che da sempre collega l’Italia con i mercati emergenti di Cina, Indonesia, Giappone e Turchia, nella persona di Tanya Chan, la sua responsabile.

In occasione della 34esima edizione di OroArezzo, infatti, Chan ha sancito una collaborazione con Arezzo Fiere, con l’obiettivo di portare il Made in Italy in Oriente: “I mercati asiatici seguono con particolare attenzione e interesse il mercato dell’oreficeria italiana in quanto portatore di valori importanti come stile, creatività e attenzione ai dettagli. Anche e soprattutto per questo riteniamo fondamentale aggiungere, nel corso di questi incontri, un quid di eleganza e cultura che possa avere un’ulteriore funzione attrattiva per i nostri clienti”.

Ma non è certo il primo “scambio” che avviene tra Shenzhen e il polo fieristico aretino, poiché già due anni fa la mostra Gold Up, allestita insieme a Vogue Gioiello con la partecipazione di 16 star dell’alta moda nazionale, era stata ospitata proprio dalla compagnia di Tanya Chan, la quale ha aggiunto: “Arricchire la proposta delle aziende orafe con eventi speciali significa creare un mood particolarmente suggestivo che coinvolge i compratori, con effetti positivi sugli acquisti. Noi abbiamo tra le 500 e le 800 aziende dall’Italia e oltre 1.000 potenziali acquirenti; il che significa creare delle situazioni di grande appeal sul versante business, con un ritorno importante dal punto di vista economico. Proporre un evento come quello legato a un’icona del calibro di Borsalino determina uno standard elevatissimo, base essenziale per mantenere alta l’immagine del Made in Italy”.

Vera MORETTI