Emergenza covid: le ultime restrizioni cadono il 30 aprile

Dopo oltre due anni sembra che l’Italia stia finalmente superando l’emergenza covid e il giorno 30 aprile 2023 cadranno le ultime restrizioni e gli ultimi obblighi. Ecco cosa sta per cambiare.

Emergenza Covid: le ultime restrizioni

L’emergenza Covid ha portato gli italiani a cambiare molte abitudini: distanziamenti, mascherine, uso di disinfettanti hanno radicalmente cambiato le abitudini degli italiani. Man mano negli ultimi mesi, allo scemare dei contagi, che è bene ricordare ancora vi sono anche se la forza del virus è molto diminuita, le restrizioni sono cadute.

Solo in alcune situazioni è ancora in vigore l’obbligo di mascherine fino al 30 aprile. In particolare, devono essere ancora indossate negli ospedali, nelle RSA, ambulatori e negli studi medici, questo perché si tratta di situazioni in cui è più facile che ci siano contagi e soprattutto perché qui sono spesso presenti persone fragili per le quali il contagio potrebbe essere molto pericoloso.

Cosa cambia dal 30 aprile 2023?

Dal 30 aprile 2023, tranne nel caso di un decreto all’ultimo minuto che però sembra poco giustificato visto che i contagi sono minimi, cade l’obbligo di indossare mascherine anche in ospedali, RSA, studi medici. Nonostante questo, sono in molti a raccomandare ancora prudenza soprattutto nelle situazioni particolarmente limite, cioè nel caso in cui si sia a contatto con persone fragili. Ad esempio, è raccomandata molta prudenza quando vi sono persone che hanno problemi respiratori, pneumologici.

Il virologo dell’Università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco all’Adnkronos Salute consiglia di continuare ad avere molta prudenza anche nei reparti oncologici, in presenza di pazienti con patologie tumorali in quanto le cure generalmente abbassano le difese immunitarie e questo potrebbe rendere anche letale un eventuale contagio che per persone in salute ha invece l’effetto di una normale influenza.

Pregliasco non esclude che in futuro possa essere necessario rivedere nuovamente le norme e quindi rinforza nuovamente le misure preventive, molto dipenderà dall’andamento dei contagi nelle prossime settimane. In realtà l’Italia ha già adottato un atteggiamento molto prudente, ad esempio in Germania le ultime restrizioni sono cadute il giorno 8 aprile 2023, in Portogallo il 6 aprile.

Leggi anche: Proroga obbligo di mascherine e stop obbligo vaccino

No vax: arriva l’emendamento che sospende le multe non vaccinati

Novità per chi ha ricevuto una multa per la mancata sottoposizione all’obbligo vaccinale Covid: è stato presentato un emendamento per annullare le stesse. Provvedimento accolto favorevolmente dai no vax che hanno già ricevuto sanzioni.

Rallentano le misure anti-Covid: stop mascherine e aggiornamento settimanale

Già nel pieno della crisi pandemica il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, allora all’opposizione aveva mostrato perplessità sull’obbligo vaccinale e sulla sua reale utilità. Ora iniziano i primi provvedimenti volti a chiarire determinati aspetti. In primo luogo è stata istituita la commissione di inchiesta sul Covid, dovrà delineare se vi sono stati errori nella gestione dell’emergenza e da parte di chi.  Questo nonostante il Generale Figliuolo abbia ricevuto un riconoscimento dall’Ordine dei medici di Salerno proprio per la gestione della crisi epidemiologica. In secondo luogo si è proceduto a disporre l’aggiornamento settimanale e non giornaliero sui casi Covid. Ora arriva anche la terza novità importante.

Arriva l’emendamento per i No Vax: sospese le multe

Il Parlamento è alle prese con la conversione del decreto Aiuti Ter, l’ultimo del Governo Draghi e all’interno di questo ha trovato spazio un emendamento volto ad annullare le sanzioni predisposte per coloro che si sono sottratti all’obbligo vaccinale. Si tratta della multa di 100 euro per coloro che senza nessuna reale giustificazione non hanno aderito alla somministrazione del vaccino anti Covid-19.

La proposta di emendamento arriva direttamente con una nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Mira a sospendere fino al 30 giugno 2023 le attività e i procedimenti di irrogazione della sanzione nei casi di inadempimento dell’obbligo vaccinale Covid-19.

Nel frattempo i medici hanno già espresso perplessità sull’abolizione dell’obbligo di uso di mascherine negli ospedali. Sottolineano che in questo momento la diffusione è sotto controllo, ma che non è ancora il caso di abbassare la guardia in particolare nei presidi ospedalieri dove ci sono numerose persone con difese immunitarie compromesse. A esprimere timori è Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, il quale sottolinea anche che in realtà vi è l’esigenza di incrementare la somministrazione delle quarte dosi per evitare nuovi focolai pandemici.

Mascherine: cosa cambia dal 1° ottobre? In quali casi resta l’obbligo

I casi di Covid ricominciano a crescere, molto probabilmente a causa della riduzione delle temperature e il ritorno a scuola senza regole di distanziamento. Nonostante questo, dal primo ottobre 2022 entrano in vigore le nuove disposizioni che riguardano le mascherine. Ecco dove non sarà più obbligatorio indossarle e dove, invece, andranno ancora indossate.

Dal 1° ottobre stop mascherine su mezzi pubblici

La maggior parte delle restrizioni adottate in periodo emergenziale sono ormai cadute, restava qualche baluardo come la mascherina obbligatoria in alcune situazioni a elevato rischio di contagio e in particolare sui mezzi pubblici di trasporto (bus, metro e treno), negli ospedali e nelle RSA.  Dal primo ottobre però cambiano le regole, infatti sui mezzi di trasporto pubblici, l’uso delle mascherine sarà solo raccomandato, mentre è annunciata la proroga dell’obbligo in ospedali e nelle RSA. Questo anche a causa delle risalita dei contagi sebbene la stessa non stia per ora provocando problemi negli ospedali.

La successiva tappa sarà il 31 ottobre quando scadrà l’obbligo sui luoghi di lavoro di indossare la mascherina (al chiuso) nelle situazioni a rischio, cioè nel caso in cui non sia possibile gestire il distanziamento.

Occorre sottolineare che, nonostante la risalita del numero dei contagi, non sembrano esservi ripercussioni sulle strutture sanitarie, segno che il virus sta perdendo potenza. In base a quanto emerge, i ricoveri con Covid nella maggior parte dei casi non riguardano pazienti con problemi respiratori, ma ricoverati per altri motivi, e che sono risultati positivi al tampone di verifica. Ancora si registra il calo dei ricoverati in terapia intensiva.

Obbligo vaccinale

Nonostante questo vi sono persone preoccupate, come l’epidemiologo Bassetti che sottolinea lo scarso successo delle quarte dosi dei vaccini. Di sicuro con il prossimo governo ci sarà un deciso cambio di rotta anche perché già negli anni dell’emergenza Fratelli d’Italia aveva mostrato contrarietà all’obbligo vaccinale e a misure troppo restrittive che rischiavano di mettere in difficoltà l’economia del Paese. Attualmente l’obbligo vaccinale permane fino al 31 dicembre 2022 per il personale sanitario.

Detrazione spese sanitarie, tamponi Covid e mascherine: ecco come procedere

Quali spese sanitarie sono detraibili per acquisti effettuati nell’anno 2021 per la pandemia Covid? In particolare, ci si riferisce alle spese sostenute per tamponi, prestazioni sanitarie come analisi di laboratorio e mascherine. Ma per la detraibilità dei costi sostenuti nella dichiarazione dei redditi è necessario seguire specifiche regole.

Detrazione delle spese sanitarie nella dichiarazione dei redditi: ecco cosa spetta per le prestazioni

La prima regola delle spese sanitarie è di carattere generale e prevede la detraibilità del 19% sull’importo superiore a 129,11 euro. Le spese, inoltre, devono essere state sostenute nell’anno di imposta (il 2021 per la dichiarazione dei redditi di quest’anno) e il costo deve essere a carico del contribuente. Inoltre, sono da rispettare altre determinate regole. La prima è che si tratti di una spesa sostenuta per una prestazione sanitaria o di un bene sanitario. Rientrano nel primo caso, le spese sanitarie sostenute per visite spirometriche, analisi di laboratorio e di diagnostica per i casi di coronavirus. La prestazione può essere stata effettuata sia da un professionista che da una struttura sanitaria.

Acquisto di beni sanitari come mascherine e tamponi: quando si possono detrarre?

Nel caso di detrazione di beni comprati, come per esempio l’esecuzione di un tampone o l’acquisto delle mascherine, è opportuno far riferimento alle spese sostenute per i medicinali, per i dispositivi medici o degli altri prodotti detraibili. La detrazione si può esercitare a prescindere dall’utilizzo, unicamente per la natura del bene (o della prestazione medica) acquistato. Pertanto, è necessario verificare la classificazione merceologica, la conformità dei beni acquistati alle leggi italiane, la tracciabilità dei pagamenti e i documenti di spesa.

I requisiti che devono avere tamponi, mascherine e beni sanitari per la detrazione fiscale del 19%

Ai fini della detrazione fiscale del 19% nella dichiarazione dei redditi dei beni sanitari acquistati, è necessario dunque che:

  • suddetti beni rientrino nella relativa classificazione merceologica quali medicinali, dispositivi medici e presidi sanitari;
  • che vi sia conformità alle norme italiane e dell’Unione europea. Nel dettaglio, i beni devono riportare il codice Aic se si tratta di medicinali industriali. Per i medicinali omeopatici, ancora sprovvisti del codice Aic, è necessario il codice identificativo certificato da istituti privati. I galenici, invece, devono avere la natura di farmaco o di medicinale con indicazione sul titolo di spesa. I dispositivi medici devono avere la marcatura “Ce”;
  • il pagamento deve essere stato effettuato con mezzi tracciabili. Sono esclusi dalla regola i dispositivi medici e i medicinali;
  • è necessario il documento di spesa. Ovvero lo scontrino parlante o la fattura.

Spese sanitarie, cosa devono riportare lo scontrino e la fattura?

Sull’ultimo punto, è necessario che i documenti di spesa riportino il codice fiscale di chi provvede a comprare i beni sanitari e la natura del bene, con abbreviazioni “Ad”, “M” e “Pi”. Tali codici sono quelli per l’invio dei dati al sistema della Tessera sanitaria. Le regole si applicano, dunque, anche ai beni e ai dispositivi per l’emergenza Covid-19.

Spese sanitarie nel modello 730 di dichiarazione dei redditi: dove si trovano?

Nel modello 730 per la dichiarazione dei redditi, le spese sanitarie possono essere sommate all’importo riportato nel rigo E 1 della colonna numero 2. È tuttavia importante sottolineare che non per tutti i beni sanitari utilizzati per il Covid, che nello scorso anno avevano l’Iva al 5%, si può procedere con la detrazione. Si deve verificare che i beni rientrino nelle categorie di presidi sanitari, di farmaci o di dispositivi. Per esempio, i guanti monouso risultano esclusi dalla detrazione fiscale se non sono classificati come dispositivo.

Quali tipi di mascherine possono essere detratte nella dichiarazione dei redditi 2022?

Particolare attenzione nella detrazione deve essere prestata alle mascherine chirurgiche ed Ffp2 e Ffp3. Questi dispositivi sono classificati in 3 classi:

  • la prima riguarda le mascherine chirurgiche e, in generale, quelle autorizzate dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sulla base del comma 2, dell’articolo 15, del decreto legge numero 18 del 2020;
  • i dispositivi di protezione individuali (Dpi) e quelli usati secondo il comma 3, dell’articolo 15, del decreto legge numero 18 del 2020;
  • le mascherine di comunità previste dal comma 2, dell’articolo 16, del decreto legge numero 18 del 2020.

Spese sanitarie, si possono detrarre i costi sostenuti per le mascherine chirurgiche?

L’ultima classe di mascherine, quelle di comunità, non si possono detrarre dalla dichiarazione dei redditi 2022. Le mascherine chirurgiche invece, costituendo dispositivo medico, si possono detrarre. Ma c’è bisogno che riportino la marcatura “Ce” nel documento di spesa oppure il codice “Ad” necessario all’invio dei dati al sistema della Tessera sanitaria (Ts). Infine possono avere anche il richiamo alla direttiva numero 94/42/Ce o al Regolamento europeo numero 745 del 2017 con certificazione Uni En 14683 2019.

Spese sanitarie, si possono detrarre i costi sostenuti per le mascherine Ffp2 o Ffp3?

Non sono detraibili ai fini della dichiarazione dei redditi le mascherine Ffp2 ed Ffp3. Si tratta, in questo caso, di dispositivi di protezione individuale (Dpi) che non prevedono la detrazione. Tuttavia, se oltre alla certificazione tecnica Uni En 149:2001 + A1:2009 la mascherina ha la classificazione anche di dispositivo medico (oltre dunque alla certificazione Dpi), è possibile procedere con la detrazione. In quest’ultimo caso, il contribuente deve conservare la scheda tecnica o la confezione delle mascherine che riporta, oltre alla marcatura “Ce”, anche la certificazione di mascherina come “dispositivo medico” (Dm).

Dichiarazione dei redditi 2022, come detrarre le spese sanitarie per tamponi antigenici e sierologici?

Capitolo a parte meritano i tamponi, sia antigenici che sierologici. Infatti, per la detrazione fiscale del 19% di queste prestazioni sanitarie è necessario:

  • che siano eseguiti da laboratori privati autorizzati, pubblici o professionisti sanitari;
  • il pagamento tracciabile nel caso in cui questi esami sono eseguiti da laboratori privati non accreditati presso il Servizio sanitario nazionale (Ssn);
  • i tamponi acquistati nelle farmacie costituiscono dispositivi medici e diagnostici in vitro, dunque si può procedere con la detrazione anche se la spesa è stata pagata con denaro contante.

Modalità di pagamento dei tamponi in farmacia, a cosa prestare attenzione?

C’è un’eccezione per le farmacie che svolgano i tamponi. Alcune farmacie, infatti, considerano il tampone come una fornitura di dispositivi medici e di servizi strettamente connessi, altre come prestazioni sanitarie. Tutte e due le tipologie di prestazioni sono detraibili nella dichiarazione dei redditi, ma è necessario prestare attenzione al modo in cui sono state pagate. Infatti, se sullo scontrino c’è il codice “As”, il tampone è classificato come un servizio e dunque, prudentemente, si può detrarre la spesa solo se pagata con mezzi  tracciabili; invece, se nello scontrino è riportata la dicitura “cessione di dispositivo medico” mediante codice “Ad”, la detrazione fiscale è consentita anche con il pagamento in contanti.

Mascherine obbligatorie al lavoro? Si va verso la conferma fino a metà giugno

Dal primo maggio stop all’utilizzo delle mascherine in molti luoghi dove da mesi il dispositivo di protezione anti Covid era diventata una abitudine ed un obbligo. La mascherina che ha accompagnato gli italiani da oltre due anni di pandemia, ha una importanza ulteriore e rispetto alla semplice protezione dal Covid. La cancellazione dell’obbligo rappresenta inconsciamente, il segnale che il peggio forse è passato. Ma usare il condizionale è obbligatorio, dal momento che contagi e dati dimostrano che la pandemia non è finita e che in vista dell’autunno prossimo potrebbe essere necessario intervenire di nuovo. La cautela è obbligatoria e il governo la adotta come prassi vuole. A tal punto che anche alcune associazioni di categoria stanno ragionando sul non abbassare troppo la guardia a partire proprio dalle mascherine.

Stop mascherine, ma restano consigliate

Il governo spinge alla cautela ed anche avendo tolto l’obbligo di mascherina in diversi posti, consiglia di metterle in luoghi potenzialmente pericolosi. La responsabilizzazione della popolazione prima o poi doveva essere utilizzata. Il governo ha dato fiducia, ma adesso occorre meritarsela senza adottare comportamenti da liberi tutti che potrebbero scatenare di nuovo un inferno come quello vissuto nei mesi passati dal 2020 al 2022.

E alla cautela del governo forse rispondono anche le aziende, perché come spiega il quotidiano Il Sole 24 Ore, dopo l’ordinanza che ha confermato l’obbligo delle mascherine sui metti di trasporto pubblici, in cinema, teatri e palazzetti al chiuso, anche nella stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro potrebbe restare obbligatoria fino a metà giugno almeno.

A dire il vero l’uso delle mascherine è già raccomandato negli uffici pubblici. Ma adesso si dovrebbe arrivare alla conferma sull’utilizzo anche in un ufficio, in un negozio o in una fabbrica. Oggi il governo incontra le associazioni di categoria proprio per valutare il da farsi. L’incontro che nasce per l’esigenza di  sistemare l’ultimo Protocollo sulle misure per il contrasto del Covid nei luoghi di lavoro, dovrebbe dare le risposte ai dubbi che adesso tutti i lavoratori si pongono.

Sono le aziende che chiederanno la conferma dell’obbligo di mascherina nei posti di lavoro

Le associazioni di categoria sembra che siano all’unisono orientate a chiedere al governo Draghi di stabilire l’uso della mascherina per i lavoratori almeno fino al 15 giugno. E probabilmente, come sul Sole 24 Ore sostengono, anche Confcommercio è sulla stesa linea. Naturalmente si parla di luoghi di lavoro in cui un fattore è il contatto con il pubblico. Quindi, supermercati e negozi, centri commerciali e grandi magazzini. Una richiesta che secondo la Confcommercio nasce da una evidenza oggettiva che è quella dell’ancora troppo elevato numero di lavoratori che vengono contagiati quotidianamente. Ma la stessa posizione è quella della Confindustria e della Confesercenti, e per le stesse motivazioni. Anche nelle fabbriche si chiede di mantenere l’obbligo come è accaduto per gli alunni nelle scuole.

Un protocollo da rivedere ed aggiornare,ma sempre sulla cautela anche per le mascherine

Il Protocollo andrà limato anche perché l’ultimo fu sottoscritto il6 aprile del 2021. Magari ci saranno alleggerimenti, in modo tale da differenziare i luoghi di lavoro in base a potenziali assembramenti e dimensioni delle strutture. L’ultimo protocollo anti-Covid negli ambienti di lavoro di oltre 12 mesi fa sottolinea che  in tutti i casi di condivisione degli ambienti di lavoro, al chiuso o all’aperto, è comunque obbligatorio l’uso delle mascherine chirurgiche o di dispositivi di protezione individuale di livello superiore. SI dovrebbe estendere ad ogni ambiente di lavoro ciò che il Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha già determinato per il settore pubblico. Negli uffici pubblici infatti è raccomandato l’uso delle mascherine Fp2 in tutti gli ambienti di contatto con il pubblico dove non siano previste  barriere protettive o per il personale che opera in stanze in comune con uno o più lavoratori.

Contagi, mascherine, green pass, lavoro e scuola: cosa cambia da oggi, 1° aprile

Da oggi, 1° aprile 2022, scattano le nuove disposizione su contagi, mascherine, green pass, lavoro e scuola per arginare l’emergenza Covid. Le disposizioni sono incluse nel decreto legge numero 24 del 2022 sulle riaperture. Non si potranno ancora mettere da parte mascherine e green pass, ma cambiano le regole che dovranno essere osservate. Leggiamo nel dettaglio cosa si può fare e cosa necessita ancora di specifici adempimenti.

Cosa fare se si è contagiati dal Covid?

Se si è contagiati dal covid rimane l’obbligo di isolarsi. Chi invece ha avuto contatti stretti con altre persone risultate contagiate deve rispettare l’autosorveglianza. Ciò significa che deve mantenere la mascherina Ffp2 al chiuso o in presenza di assembramenti. L’obbligo vige fino al 10° giorno successivo all’ultimo contatto stretto.

Mascherine, chi deve utilizzarle e quando?

Rimane l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine, almeno chirurgiche, in tutti i posti al chiuso. Inoltre, la mascherina va utilizzata su tutti i mezzi di trasporto e quindi:

  • sugli aerei;
  • sulle navi e sui traghetti;
  • sui treni, sugli autobus interregionali e sugli scuolabus;
  • per l’accesso alle funivie, alle cabinovie e alle seggiovie;
  • nei cinema, nei teatri, nelle sale da concerto, nelle sale per l’intrattenimento, durante le competizioni sportive (in tutti questi casi è richiesta la mascherina Ffp2);
  • nelle discoteche fino al 30 aprile 2022 è necessario tenere la mascherina, tranne quando si balla.

Green pass, quando è necessario averlo dal 1° aprile 2022?

Basta il green pass base, a partire dal 1° aprile 2022, per andare in un ristorante al chiuso, al bar e per le consumazioni al banco o al tavolo. Non è necessario avere alcun green pass per i ristoranti all’aperto, i bar all’aperto e per il trasporto pubblico locale o regionale.

Super green pass, quando è necessario averlo ad aprile 2022?

Non scompare del tutto il super green pass. Il documento verde rafforzato è occorrente per entrare:

  • nelle piscine, nei centri natatori, nelle palestre;
  • per svolgere sport di contatto o di squadra;
  • per entrare nei centri di benessere, negli spogliatoi e nelle docce;
  • per poter entrare nei centri sociali, ricreativi e culturali al chiuso;
  • per la partecipazione alle feste, alle sale scommesse o da gioco, ai bingo e ai casinò;
  • per l’entrata nelle discoteche e sale da ballo;
  • per entrare in spettacoli, competizioni sportive ed eventi che si svolgono al chiuso.

Green pass e mascherine, cosa serve per andare a lavoro dal 1° aprile 2022?

Per accedere a lavoro, tutti, incluso chi ha già compiuto i 50 anni di età, devono avere il green pass base. Pertanto, se non si è vaccinati, basta il semplice tampone negativo. In ogni modo, l’obbligo vaccinale (e quindi almeno del green pass base con almeno il tampone) vige fino al 15 giugno 2022 per il personale scolastico e universitario, per i militari e per le forze dell’ordine.

Scuola, quali sono le nuove regole per l’emergenza Covid?

Cambiano le regole per la scuola in merito a didattica a distanza e utilizzo delle mascherine. Con quattro positivi tra gli alunni di una classe, le attività didattiche continuano in presenza, ma sia gli studenti (dai sei anni di età in su) che i docenti hanno l’obbligo di mantenere le mascherine Ffp2. Nelle scuole primarie, nelle secondarie di primo o e di secondo grado e negli istituti di formazione professionale, chi contrae la Covid e rimane dunque in isolamento, dovrà continuare le lezioni in Didattica digitale integrata. Il rientro in classe avviene con testa molecolare o rapido a esito negativo.

 

Detrazione mascherine: le modalità operative indicate dal MEF

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in risposta a un interrogazione parlamentare, spiega i dettagli per la detrazione dei costi sostenuti per l’acquisto di mascherine FFP2 e FFP3. Ecco come fare.

Detrazione mascherine: i modelli FFP2 ed FFP3 sono dispositivi medici

Siamo vicini al periodo in cui deve essere presentata la dichiarazione dei redditi e le famiglie sono già alla ricerca di scontrini e fatture di beni che possono essere portati in detrazione e quindi che concorrono a determinare un risparmio di imposta. Dubbi però vi sono sui prodotti acquistati per far fronte all’emergenza Covid, come mascherine, disinfettanti, tamponi che hanno costituito per gli italiani importanti esborsi. Vedremo ora come portare in detrazione le spese sostenute per le mascherine FFP2 ed FFP3.

Il MEF rende noto che le mascherine che presentano determinati requisiti tecnici sono da considerare dispositivi medici e di conseguenza gli oneri sostenuti per il loro acquisto possono essere portati in detrazione con il modello 730/2022. Affinché si possa ottenere lo sgravio fiscale è necessario che le mascherine siano conformi alla normativa europea, inoltre lo scontrino fiscale deve riportare il codice AD. Si tratta del codice che identifica le “spese relative all’acquisto o affitto di dispositivi medici con marcatura CE” .

Nel caso in cui lo scontrino o la fattura non riportino tale codice, sarà comunque possibile ottenere la detrazione solo se il contribuente ha conservato i documenti dai quali risulti la marchiatura CE delle mascherine, la quale deve attestare che si tratta di un prodotto compreso nella banca dati del Ministero della Salute. Nel caso in cui il prodotto non sia indicato in tale banca dati, la prova si fa ancora più difficile in quanto è necessario che rechi la marchiatura CE con indicazione della conformità alla normativa europea.

Ciò implica che la conformità per i prodotti non fatturati con il codice AD, deve essere verificata per ogni singola mascherina il cui costo si vuole portare in detrazione.

Detrazione mascherine FFP2 ed FFP3: a quanto ammonta?

Tale meccanismo può forse essere considerato eccessivamente pesante, ma purtroppo la pandemia ha generato un volume tale di domanda e speculazioni che spesso in Italia hanno portato alla distribuzione di prodotti non conformi, cioè con caratteristiche tali da non impedire o ridurre il rischio di contagio.

Dai calcoli fatti emerge che gli italiani hanno speso 327 milioni di euro per l’acquisto di mascherine FFP2 ed FFP3 quindi gli importi che dovrebbero essere portati in detrazione sono abbastanza alti. É anche vero che molto probabilmente numerosi scontrini, fatture e marchi relativi agli acquisti sono andati perduti e di conseguenza anche le relative detrazioni. Occorre anche sottolineare che la detrazione non viene applicata alle mascherine chirurgiche che per molto tempo hanno rappresentato l’acquisto prevalente.

La normativa per i dispositivi medici prevede una detrazione con aliquota al 19% delle spese sostenute, per le famiglie che hanno fatto largo uso delle mascherine potrebbe essere un risparmio di imposte piuttosto notevole.

Detrazione mascherine e tamponi in dichiarazione dei redditi: le novità

Quanto abbiamo speso nell’ultimo anno per l’acquisto di mascherine, per sottoporci a tamponi e fare test? Sicuramente una somma non irrisoria, ma c’è la possibilità di recuperare almeno in parte i costi sostenuti, questo attraverso la detrazione mascherine e tamponi in dichirazione dei redditi. Ecco come fare e in quale voce devono essere dichiarati tali costi.

Le spese degli italiani in mascherine, tamponi e test rapidi

Dalle statistiche emerge che nel solo 2020 gli italiani hanno speso 164 milioni di euro in mascherine. Sicuramente nel 2021 le spese sono state un po’ inferiori per le mascherine visto che per molti mesi non abbiamo avuto l’obbligo di indossarle anche all’aperto. L’inizio del 2022 invece non è stato propizio perché siamo passati alle mascherine FFP2 che hanno un costo leggermente superiore, 0,75 euro ciascuna, ma soprattutto perché è aumentato il ricorso a tamponi rapidi e molecolari i cui costi oscillano tra pochi euro fino a 60 euro.

Calcolando che nelle famiglie spesso si eseguono molteplici test, il Covid 19 sta costando molto agli italiani. Ciò che però molti non sanno è che è possibile recuperare parte delle spese sostenute attraverso le detrazioni da richiedere con la dichiarazione dei redditi. Cerchiamo di fare delle precisazioni, in primo luogo nella prossima dichiarazione, cioè quella del 2022, sui redditi del 2021, potranno essere portati in detrazione i costi esclusivamente nel 2021, mentre le spese che stiamo affrontando oggi, dovranno essere dichiarate nel 2023 cioè nel momento in cui sarà fatta la dichiarazione relativa al 2022, è bene quindi conservare gli scontrini.

Come portare in detrazione mascherine, tamponi e test rapidi

Fatta questa prima premessa cerchiamo di capire quali regole devono essere seguite per poter recuperare i soldi spesi in mascherine, tamponi e test. Questi costi rientrano tra le spese sanitarie e quindi seguono le stesse regole di queste. Infatti, la detrazione per le spese sanitarie dall’irpef ammonta al 19%, ma spetta solo per importi superiori a 129,11 euro, naturalmente questi costi non devono essere affrontati solo per le mascherine, infatti si possono portare in detrazione altre spese mediche, come le visite, ma anche molti farmaci da banco e prodotti vari solitamente acquistare in farmacia o para-farmacia.

Ciò vuol dire che raggiungere tale importo nell’arco di un anno non è difficile. Non è previsto solo un importo minimo per godere delle detrazioni per le spese sanitarie, ma anche un importo massimo e lo stesso è di 1.000 euro, su somme ulteriori rispetto a 1.000 euro non si applica la detrazione del 19%. Per calcolare quindi gli importi è necessario sommare le spese sanitarie, sottrarre la franchigia di 129,11 euro e applicare sulle rimanenti somme il 19%. L’ammontare massimo della detrazione che si può ottenere, visto il limite dei 1.000 euro è di 165,47 euro.

Detrazioni costi mascherine: ulteriori regole

Dobbiamo precisare che per poter far rientrare le mascherine, i tamponi e i test rapidi nelle detrazioni previste per le spese sanitarie, è necessario in primo luogo avere gli scontrini, ricevute, fatture o comunque aver effettuato pagamenti elettronici, come richiesto per le spese sanitarie, e in secondo luogo è essenziale che questi prodotti siano conformi alle normative dettate in materia.

Per le detrazioni su test rapidi, molecolari, antigenici o sierologici eseguiti in farmacia o presso strutture convenzionale con il Sistema Sanitario Nazionale il costo può essere sempre portato in detrazione anche se il pagamento avviene in contanti. Nel caso in cui tali esami siano stati effettuati presso strutture non convenzionate, invece è necessario eseguire i pagamenti tracciabili elettronicamente, insomma si deve pagare con carta.

Per le mascherine invece è necessario che siano a norma e quindi:

  • quelle chirurgiche devono rispettare le norme UNI EN 14683:2019;
  • le mascherine ffp2 ed ffp3 invece devono rispettare la normativa UNI EN 149:2009.

Ogni altra diversa tipologia di mascherina non è dispositivo medico e di conseguenza non è possibile portare in detrazione i costi.

Per le spese sostenute all’estero è necessario che il pagamento sia avvenuto con metodo tracciabile.