A Vicenza un corso di aggiornamento per mediatori

L’Organismo di Mediazione della Camera di Commercio di Vicenza organizza un corso di aggiornamento per mediatori, in particolare in materia civile e commerciale, dal titolo: “Approfondimenti sulla metodologia nella mediazione e sul emotional mastery“.

In collaborazione con la società Omologhia di Vigonza, questo corso sarà suddiviso in due giornate, il 13 e 14 dicembre, presso la Camera di Commercio di Vicenza.
Trattandosi di un corso a numero chiuso, la priorità verrà data ai 10 mediatori già iscritti presso l’Organismo camerale, mentre i posti totali disponibili sono 30.
Per partecipare, però, occorre inviare la propria iscrizione entro il 30 novembre 2012.

Il programma prevede, per la giornata del 13 dicembre, un approfondimento sulla metodologia nella mediazione, mentre il 14 dicembre sarà dedicato alle scienze cognitive applicate alla mediazione.
Il modulo di iscrizione deve essere inviato ad Omologhia srl via fax al numero 049/7967827 oppure via e-mail all’indirizzo omologhia@legalmail.it.

Vera MORETTI

Il Cnf torna sulla mediazione obbligatoria

Il Consiglio Nazionale Forense torna sull’argomento della mediazione obbligatoria. Una scelta che dimostra quanto il tema sia caldo, tanto caldo che Infoiva gli ha dedicato un’intera settimana di approfondimenti.

In attesa delle motivazioni con le quali la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la obbligatorietà della mediazione, secondo l’organismo presieduto da Guido Alpa è inopportuno reintrodurre la medesima soluzione normativa. “Nello stesso senso, d’altronde, si è espresso il Guardasigilli Severino all’indomani della notizia della sentenza – specifica il Cnf in una nota – sollevando seri dubbi sull’eventualità di una reintroduzione, con diverso strumento normativo, di un meccanismo appena dichiarato non conforme a Costituzione“.

Il presidente Alpa ha quindi inoltrato una lettera al presidente della Commissione Industria del Senato, Cesare Cursi, per esprimere preoccupazione su due emendamenti alla legge di conversione del decreto legge crescita 2.0 (AS 3533, di conversione del d.l. n. 179/2012), all’esame della Commissione. Si tratta di emendamenti di identico tenore, che puntano a reintrodurre l’istituto dell’obbligatorietà della mediazione finalizzata alla conciliazione della lite con previsioni del tutto analoghe. Una circostanza che fa propendere per la inopportunità di tali modifiche nelle more della motivazione della Consulta.

Alpa ha rappresentato al Parlamento come il sistema dell’obbligatorietà disciplinato dal d.lgs. n. 28/2010 presenta ulteriori profili di criticità di natura tecnico-giuridica in relazione al rapporto tra procedimento mediazione e processo civile, che mettono a rischio anche l’effettivo conseguimento dei giusti diritti dei cittadini. “Si tratta, in buona sostanza – specifica la lettera di Alpa, di una disciplina mal congegnata e poco funzionale allo scopo di deflazione del contenzioso civile che si prefiggeva“.

Sempre nella missiva, il presidente del Cnf assicura che “l’Avvocatura è profondamente sensibile al tema del buon funzionamento e della ragionevole durata del processo civile – né potrebbe essere diversamente visto il rango costituzionale del ministero della difesa – e che, al fine di contribuire al miglioramento del sistema giustizia, sono allo studio ipotesi di impegno della categoria nella diffusione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie e segnatamente nella predisposizione di Camere arbitrali presso ciascun Ordine circondariale“.

Quer pasticciaccio brutto de la mediazione

di Davide PASSONI

Avevamo introdotto il tema della settimana di Infoiva – quello sulla bocciatura per eccesso di delega da parte della Consulta dell’obbligatorietà della mediazione – parlando di pasticcio all’italiana. Siamo arrivati in fondo alla settimana, dopo aver ascoltato svariati protagonisti della vicenda, e la nostra opinione non è sostanzialmente cambiata: è un pasticcio all’italiana.

Passando attraverso Anpar, Cnf, Oua, Int e Amci, abbiamo capito che tutte le dietrologie su possibili regie occulte, lobby, manovre per segare un istituto visto come possibile concorrente all’esercizio dell’avvocatura sono delle sòle. Nessuno, almeno a parole, sminuisce il ruolo della mediazione e, in generale, dei cosiddetti strumenti di Adr (Alternative Dispute Resolution); tutti, pur con sfumature diverse, concordano sul fatto che gli avvocati non sono nemici ma sodali della mediazione; ognuno punta il dito sulla superficialità con la quale è stata confezionata la legge delega che ha introdotto l’obbligatorietà della mediazione.

E allora? Allora – pur ricordando che finora ci si basa su un comunicato della Corte Costituzionale e che ancora non è noto il dispositivo della sentenza – viene da credere che la frittata sia solo e unicamente opera del precedente governo. Una frittata fatta con quali uova? Fretta? Superficialità – “Persino uno studente di giurisprudenza al primo o al secondo anno“, dicono dal Cnf, avrebbe visto il problema dell’eccesso di delega -? Insipienza? Fate voi. Resta il fatto che, ancora una volta, a causa di chi ci governa e del suo atavico vizio di rimangiarsi propositi e promesse, tanti professionisti vedono ora con estrema incertezza il loro futuro professionale e uno strumento per gestire in maniera più snella lo scandaloso arretrato civile italiano si vede tarpate le ali. Merci.

Leggi l’intervista a Giovanni Pecoraro, presidente dell’Associazione Nazionale per l’Arbitrato & la Conciliazione

Leggi l’intervista a Maurizio De Tilla, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura

Leggi l’intervista ad Andrea Mascherin, consigliere segretario del Cnf

Leggi l’intervista a Edoardo Boccalini, coordinatore nazionale del comitato scientifico per la mediazione civile e commerciale dell’Int

Leggi l’intervista a Damiano Marinelli, presidente dell’Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani

Media conciliazione, il parere dell’OUA

 

Si dicono soddisfatti per il successo ottenuto con la dichiarata incostituzionalità, da parte della Corte Costituzionale, della normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione. Sono gli avvocati dell’OUA, Organismo Unitario dell’Avvocatura, che per primi hanno votato contro il provvedimento contenuto nel Decreto di Stabilità.

Infoiva ha intervistato il suo Presidente, l’avvocato Maurizio de Tilla, per far luce sui limiti e le idiosincrasie interne di un provvedimento che ha lasciato moltissime perplessità tra professionisti e addetti ai lavori, anche se, come sottolinea de Tilla, “è necessario più che mai implementare forme stragiudiziali di risoluzione delle controversie”.

Avv. de Tilla, lei come valuta il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
Siamo stati noi a fare ricorso al Tar, il Tar è ricorso alla Corte Costituzionale, la quale ha dichiarato incostituzionale l’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione, e quindi per noi si tratta di un successo e una vittoria nei confronti di un provvedimento che non aveva avuto successo. A mio avviso non è questa la strada per procedere nell’implementazione della conciliazione, non bisogna perseguire la strada dell’obbligatorietà, ma va percorsa al contrario la strada della formazione, anche a livello universitario, di inserimento all’interno della formazione dei giovani di una cultura conciliativa.

Ma cos’era sbagliato nel procedimento della media-conciliazione?
Era sbagliato per i costi eccessivi, era sbagliato per la dipendenza di alcune camere di conciliazione, e ancora perché non si è dato il tempo di attrezzare e formare dei mediatori competenti e capaci. E ancora era sbagliato perché erano state inserite materie che difficilmente era possibile portare in Camera di conciliazione, come la successione, la divisione, la responsabilità medica, diffamazione, si tratta di materie fortemente contenziose che richiedono un’altissima professionalità da parte del mediatore; e infine va sottolineato che in Italia ci sono 40 mila mediatori, 1000 camere di conciliazione e gente improvvisata che dopo un corso di poche ore si dichiara competente in una materia dove ci vogliono 10 o 15 anni di approfondimento e studio. L’impostazione era completamente sbagliata e coercitiva, e non solo: la media conciliazione rischia di incidere negativamente sulla successiva causa.

Ma è vero che gli avvocati ci guadagnano da questo stop?
Gli avvocati non ci guadagnano e non ci perdono, perché gli avvocati nella media conciliazione hanno assistito gratuitamente i cittadini quelle poche volte che i cittadini sono andati in media conciliazione. L’avvocato guadagna se si decide un processo immediato e se accredita la sua posizione, ma se il processo dura 10 anni, l’avvocato non ci guadagna. Il processo dev’essere celere, il Giudice deve cercare di conciliare le parti per arrivare al più presto ad una soluzione: ma la procedura della media-conciliazione così fatta e così impostata a nostro avviso si è rivelata solamente una speculazione da parte di coloro che hanno pensato di intraprendere una professione alternativa.

A tal proposito, la media-conciliazione ha dato vita a nuove figure professionali, i mediatori, che ora, pur avendo investito tempo e denaro in questa direzione, si trovano senza lavoro. Quale sarà il loro destino?
Il mediatore è un professionista di alta caratura professionale, è un professionista che deve avere una forte esperienza e conoscenza della materia che andrà a trattare. Non è un lavoro precario, un lavoro che si improvvisa, e quindi tutti coloro che hanno pensato di trovare un lavoro attraverso questa forma, portando i cittadini davanti alle Camere di Conciliazione hanno sbagliato, sono stati mal consigliati, hanno sbagliato a spendere migliaia di euro investendo in corsi di formazione. E’ un po’ come se uno dicesse: anziché la laurea in Giurisprudenza di 5 anni, mi faccio 3 mesi di corso di formazione online. Il mediatore deve possedere un bagaglio precedente culturale e formativo di grande specializzazione: solo allora si potranno costituire delle vere Camere di Conciliazione.

Secondo i fautori della media conciliazione, questa sarebbe uno strumento per snellire la gestione delle centinaia di migliaia di cause pendenti: ora che potrebbe scomparire, quali altre vie suggerirebbe per favorire questo snellimento?
Di vie di soluzione ne abbiamo tante: una di queste potrebbe essere prevedere una conciliazione partecipata dagli avvocati, che possono autenticare il verbale. O ancora un’altra soluzione potrebbe essere quella di implementare la conciliazione telematica per quante riguarda le controversie di valore più esiguo, un procedimento più agevole per i cittadini e il cui costo è molto ridotto se non pari a zero. E poi fare i processi, spendere qualcosa per la Giustizia e soprattutto limitare il contenzioso : noi abbiamo messo a disposizione una task force 10 mila avvocati che potrebbero portare a compimento più di 2 milioni di processi arretrati. Ma la strada è ancora lunga.

 

Alessia CASIRAGHI

Stop alla mediazione, parola all’Anpar

di Davide PASSONI

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati prima di andare in giudizio e subito tra i mediatori è scoppiata la rivolta. Oggi magistrati, imprenditori, avvocati, commercialisti, sindaci, notai, Associazioni di volontariato sono in presidio davanti a Montecitorio per chiedere di “salvare la mediazione”. Noi sull’argomento abbiamo sentito il dott. Giovanni Pecoraro, presidente di Anpar, l’Associazione Nazionale per l’Arbitrato & la Conciliazione. 

Come valuta Anpar il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
Non è possibile dare una valutazione su uno scarno comunicato stampa da parte della Consulta. È  necessario leggere le motivazioni “sull’eccesso” di delega rilevato. Per quanto mi riguarda il legislatore delegato non ha ecceduto dai limiti della delega. Non ha fatto altro che dare ad essa “coerente attuazione” attenendosi non solo alla delega ricevuta ma anche alle Direttive dell’Unione in materia di mediazione. Non sempre risulta  agevole dividere il profilo del mancato rispetto dei principi e criteri direttivi fissati dal Parlamento da quello della violazione di altri principi costituzionali o di norme internazionali o comunitarie. Secondo me il D. Lsg 28/2010 salvo qualche “limatura” rispetta la quasi totalità della delega ricevuta. È con il decreto di attuazione n. 180/2010 che il legislatore delegato, secondo me “ha ecceduto” nella delega ricevuta. Infatti, con l’entrata in vigore del citato decreto si è assistito a un proliferare di organismi di formazione e mediazione, che grazie al silenzio assenso di trenta giorni si sono visti riconoscere il diritto a formare mediatori, ai quali è stata data poi, nella maggior parte dei casi, la possibilità, per le materie di cui all’art. 5 comma 1, di redigere una “proposta” anche in mancanza di adesione della controparte. Ecco perché è necessario leggere le motivazioni della Consulta. Ricordo che la Corte Costituzionale è stata anche chiamata a determinarsi su quelle “garanzie di serietà ed efficienza” degli organismi di mediazione e di formazione previste dall’art 16 del D.M. 180/2010.

Che voci vi arrivano dai vostri associati?
La maggior parte dei circa tremila mediatori da noi formati sia in materia di mediazione che di altri sistemi di A.D.R. (Alternative Dispute Resolution), a parte la condivisione di quanto detto al punto precedente e della dissociazione da ogni forma di protesta di piazza, sta raccogliendo le firme di cittadini per la presentazione di una petizione agli organi competenti e all’U.E per far capire che NON ESISTE in Italia una previsione di mediazione obbligatoria “onerosa”. Chi afferma questo dice il falso per ingannare il cittadino. Al limite esistono organismi societari di mediazione che non applicano bene la normativa. Ma questa è altra cosa.

Pensa anche lei, come qualcuno sostiene, che si tratti di una decisione “pilotata”?
Ma quale decisione pilotata! Ci sono ancora ”allocchi” che credono a queste cose. La Corte Costituzionale è una istituzione seria. C’era da preoccuparsi se fosse stata dichiarata la illegittimità costituzionale del decreto legislativo 28/2010 per violazione della legge delega. Noi che siamo un’associazione senza scopo di lucro e unica che ha la possibilità di sottoporre alla Commissione Europea delle proposte di piattaforme comuni alle sole “Autorità competenti”, ai sensi dell’art. 15, 1 co., Dir. 2005/36/CE e del D. Lsg 6 novembre 2007 n. 206 ci determineremo unitamente al ministro di Giustizia solo dopo aver letto le motivazione della Consulta e se ne ricorrono i presupposti provvederemo nei modi e termini.

In questo modo, migliaia di imprenditori rischiano di non avere più un’attività nella quale hanno investito tempo, soldi, risorse. Ce n’era bisogno in un momento già difficile per l’economia?
È improprio parlare di imprenditori. L’organismo di mediazione è l’ente pubblico o privato presso il quale può svolgersi il procedimento di mediazione “gestendolo” nelle materie di cui all’articolo 2 del D. Lsg 28/2010. Caso mai sono i giovani neolaureati mediatori a dolersi di questa “sospensione”, che sortisce effetti solo dopo la data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della sentenza della Corte Costituzionale. Fino a quella data “l’obbligatorietà” resta. Tutto il resto sono chiacchiere e responsabilità che fanno capo ad altri. “Momento difficile per l’economia?” Certo l’arretramento irresponsabile della mediazione, anche se momentaneo, comporta inevitabilmente un aumento del carico giudiziale e dunque una mancata deflazione degli stessi e di conseguenza il pagamento di sanzioni richiesto dall’U.E. Chi pagherà tutto questo? I cittadini!

Domanda secca: e adesso?
Per quanto ci riguarda per noi nulla è cambiato, nessun dramma, nessuna riduzione di posti di lavoro, solo un po’ di rammarico per i 130 mediatori (per la maggior parte donne) impegnati a settembre (dato statistico) che vedranno forse ridotte le proprie entrate, ma non più di tanto, secondo le previsioni. È dal 1995 che divulghiamo fra i cittadini la bontà dei sistemi extragiudiziali. Molti erano già mediatori ed arbitri prima ancora dell’entrata in vigore del D. lsg 28/2010. Adesso? Chi ha lavorato bene non ha nulla da temere. Il problema deve porselo chi pensava di arricchirsi alle spalle dei mediatori.

Mediazione obbligatoria, un pasticcio all’italiana

di Davide PASSONI

Alla fine di ottobre è scoppiata figuratamente una bomba nel mondo dei mediatori civili. Il 24 del mese scorso, la Corte Costituzionale con una sentenza ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati prima di andare in giudizio. Una bocciatura che, secondo la Consulta, era un atto dovuto, dal momento che la norma è stata viziata da un “eccesso di delega legislativa“. In pratica, il Decreto legislativo 28/2010 (o, secondo alcuni, il decreto di attuazione n. 180/2010) con il quale il precedente Guardasigilli Angelino Alfano aveva istituito questa obbligatorietà eccedeva nella delega ricevuta. In sostanza, la mediazione civile rimane, decade il suo obbligo.

Al di là dei tecnicismi, la sentenza ha fatto saltare sulla sedia le decine di migliaia di persone che, all’entrata in vigore del decreto, avevano visto questa strada come una nuova opportunità professionale o imprenditoriale e ora rischiano di aver buttato al vento un posto di lavoro, mesi investiti nella formazione e migliaia di euro investite nella creazione di società specializzate nella mediazione. Una cosa è contare su un business certo, data l’obbligatorietà della mediazione, una cosa è sperare che qualcuno si rivolga a te per i tuoi servizi, dato che volendo ne potrebbe fare a meno.

E pensare che anche l’attuale ministro della Giustizia Paola Severino portava questa norma come esempio di misura efficace per sfoltire le cause civili. Salvo poi, al pronunciamento della Consulta, commentare: “Gli istituti funzionano nel tempo con la pratica, e questo stava iniziando a funzionare. Rimane comunque la mediazione facoltativa, vuol dire che lavoreremo sugli incentivi“.

Naturalmente felici di questo esito gli avvocati, i quali, per usare le parole del Consiglio Nazionale Forense, ritengono che questo istituto renda “oltremodo difficoltoso l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini; ma era una previsione anomala con riguardo alla natura propria di un istituto che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti“. Un po’ meno gli imprenditori, per i quali i tempi lunghi della giustizia civile italiana significano principalmente perdita di denaro. Tant’è vero che, in barba alle polemiche e ai cavilli, a pochi giorni dal pronunciamento della Corte, Unioncamere, Infocamere e Rete Imprese Italia hanno firmato un accordo per promuovere la mediazione civile anche online tra le Pmi. Giorgio Guerrini, presidente di Rete Imprese Italia: “La diffusione della cultura del cosiddetto ‘diritto mite’, ovvero della propensione a rivolgersi a strumenti alternativi di giustizia, permette di superare uno dei tanti problemi delle imprese italiane, i ritardi della giustizia civile, che costano agli imprenditori oltre 2 miliardi di euro l’anno“. Soldi, mica chiacchiere e tecnicismi.

In qualunque modo la vediate voi, noi pensiamo che si tratti di un altro pasticcio all’italiana. Un altro degli esempi nei quali una parte dello Stato – in questo caso il precedente governo -, in malafede (e allora sarebbe stato da criminali), o per superficialità (e allora sarebbe stato da cacciarli tutti prima) ha raccontato balle a chi ha messo nelle sue mani il proprio destino personale e professionale credendo a una norma, salvo poi vedersi rimangiata la parola da un’altra parte dello Stato stesso. Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra. Noi invece sappiamo ciò che fa chi si trova senza prospettiva professionale certa, dopo averne avuta una: rischia di fallire.

No del Cnf all’obbligo di mediazione

La Corte Costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del decreto legislativo 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione.
Il Consiglio nazionale forense ha, a questo proposito, espresso la sua soddisfazione in merito, poiché era partito proprio da Cnf un ricorso depositato alla Corte.

Il motivo principale è da ricercarsi nel fatto che la previsione del passaggio obbligatorio dalla mediazione come condizione, per di più onerosa, per adire il giudice non solo rendeva oltremodo difficoltoso l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini, ma era una previsione anomala con riguardo alla natura propria di un istituto che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti.

Per il Cnf è basilare che le soluzioni giuridiche rispettino sempre i diritti dei cittadini e i principi dell’ordinamento.

Vera MORETTI

PARTELESA: FRANCHISING NELLA MEDIAZIONE E CONCILIAZIONE

Per chi vuole intraprendere un’attività imprenditoriale ma non ha una formazione adatta, esiste una buona opportunità per avverare questo desiderio.

Si tratta del franchising Partelesa, network di mediazione e conciliazione, che offre ai propri clienti la possibilità di far valere i propri diritti in tempi brevi.
Il settore è in forte aumento e chiunque può entrare a farne parte, poiché, a parte l’intraprendenza commerciale, non ci sono caratteristiche peculiari richieste.

Per questo, possono diventare franchisee Partelesa sia gli imprenditori già avviati sia i neofiti, oltre alle donne che, pur avendo spirito imprenditoriale, non hanno potuto finora intraprendere questa avventura per mancanza di tempo.
Infatti, non essendoci legami di tempo e potendo organizzare la propria giornata lavorativa su misura, è possibile conciliare lavoro e famiglia senza particolari rinunce.

Per coloro che fossero interessati a questa opportunità, collegarsi al sito Partelesa.it.

In Lombardia le mediazioni col Fisco sono più facili e rapide

Si velocizzano i tempi per la risoluzione delle controversie dei contribuenti con l’Agenzia delle Entrate in Lombardia, dove  a poche settimane dall’avvio della mediazione tributaria sono già state trattate oltre 220 richieste di cui circa il 90% si sono concluse positivamente. Pace fatta quindi con il Fisco grazie al nuovo istituto che, a partire da aprile scorso, interessa circa il 60% dei ricorsi presentati.

La mediazione tributaria – Dal 1° aprile 2012 è obbligatorio il tentativo di mediazione sugli atti di valore fino a 20mila euro emanati dall’Agenzia delle Entrate, prima del ricorso al giudice. Il contribuente che voglia ricorrere contro un atto dell’Agenzia delle Entrate di valore non superiore a tale cifra deve quindi obbligatoriamente proporre in via preliminare un’istanza di mediazione all’ufficio, con l’obiettivo di ricercare una soluzione della controversia in sede amministrativa, evitando così  il contenzioso. L’istituto consente di definire il rapporto con il Fisco in tempi brevi, al massimo entro 90 giorni, con la possibilità di riduzione delle sanzioni irrogate al 40%, senza il pagamento del contributo unificato, da corrispondere in caso di ricorso in Commissione, e senza il rischio di condanna al pagamento delle spese previsto nelle controversie presso la giustizia tributaria.

Le mediazioni in Lombardia – A partire dal 2 aprile scorso, sono state presentate a livello regionale quasi 1.300 istanze di mediazione che gli Uffici porteranno a conclusione nei tempi più brevi possibili al fine di alleggerire il carico delle commissioni tributarie, migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa e dare una risposta concreta alle esigenze dei contribuenti. Le istanze sono arrivate da contribuenti di tutte le province della Lombardia: la maggioranza (oltre 700) è pervenuto alle Direzioni provinciali di Milano, a seguire le istanze presentate alla Direzione provinciale di Monza e Brianza (119), Bergamo (86),  Pavia (73), Varese (63), Brescia (47), Lecco, Cremona e Como (intorno alle 30 ciascuna) Mantova e Lodi (intorno alle 20) e Sondrio (oltre 10).

“La mediazione – commenta il direttore regionale della Lombardia, Eduardo Ursilli -rappresenta una grande opportunità per i cittadini in termini di risparmio di tempo ed economico e il risultato finora raggiunto testimonia quanto sia importante per l’Agenzia garantire, anche attraverso la riduzione del contenzioso, un servizio sempre più improntato a criteri di efficienza ed efficacia e che realmente risponda sempre meglio  alle esigenze dei contribuenti”.

Commercialisti: giugno, mese della mediazione gratuita

Giugno sarà un bel mese per i commercialisti. Sarà infatti il “mese della mediazione gratuita presso gli organismi di conciliazione dei commercialisti italiani“, riunitisi nei giorni scorsi a Roma nella loro prima convention nazionale. L’iniziativa, promossa da Adr commercialisti, fondazione della categoria impegnata per la diffusione della mediazione, ha l’obiettivo quello di dare un impulso alla diffusione del nuovo istituto, dopo che, dal 20 marzo, sono rientrate nel suo ambito di applicazione anche le controversie in materia di condominio e di sinistri stradali, una parte non secondaria del contenzioso civile pendente nei tribunali italiani.

Secondo alcuni dati diffusi nel corso della convention, oltre il 70% delle mediazioni seguite da commercialisti si conclude con un accordo, con una durata media delle procedure di due mesi. L’incremento del ricorso alla conciliazione nei primi quattro mesi del 2012 è stato pari al 120% rispetto allo stesso periodo del 2011. Sempre durante la convention è stata presentata anche una campagna pubblicitaria per tutti gli Ordini locali della categoria: “Il nostro lavoro è unire chi è diviso. La mediazione dei commercialisti, per risolvere le tue controversie”, lo slogan prescelto.

Felice Ruscetta, presidente di Adr commercialisti e consigliere nazionale: “A poco più di un anno dall’entrata in vigore della mediazione civile obbligatoria e a poche settimane dalla sua estensione anche a materie importanti come condominio e incidenti stradali bisogna rafforzare l’impegno per una sempre maggiore diffusione di uno strumento così importante per il futuro della nostra giustizia civile. Nel mese di Giugno i cittadini che lo vorranno potranno sperimentare gratuitamente un tentativo di mediazione presso le nostre strutture territoriali che decideranno di aderire all’iniziativa, il cui elenco sarà tempestivamente pubblicato sul nostro sito. Una buona opportunità per familiarizzare con un istituto tanto utile per abbattere costi e tempi delle controversie eppure ancora poco conosciuto“.