Pannelli solari per fotovoltaico: scarica qui il Modello Unico Semplificato

Come risparmiare sulla bolletta energetica? Questa è la domanda che si stanno ponendo tutti e una risposta è arrivata dal Ministero per la Transizione Ecologica con il decreto attuativo per la liberalizzazione dell’installazione dei pannelli solari di potenza fino a 200 kW. Il Ministero ha provveduto ora a rilasciare anche il Modello Unico Semplificato da utilizzare per l’avvio della procedura.

Modello Unico Semplificato per la realizzazione di impianti fotovoltaici

L’applicazione di pannelli solari sulla propria abitazione può portare alla produzione dell’energia necessaria per il fabbisogno della famiglia e allo stesso tempo consente di “vendere” l’energia al gestore di rete. Se i pannelli solari per fotovoltaico sono applicati su larga scala consentono di ridurre la necessità di produrre energia elettrica da altre fonti e in particolare dal metano. Proprio per questo il Governo sta sostenendo in modo deciso la loro installazione in vista di un inverno difficile con prezzi alle stelle e minacce di interruzione del flusso da parte della Russia come misura controffensiva alle sanzioni applicate dall’Unione Europea alla Russia.

Tra i provvedimenti che vanno in questa direzione vi è proprio la semplificazione delle procedure necessarie per l’installazione di pannelli solari sui tetti. La nuova normativa prevede comunque che prima dell’inizio dei lavori sia inviato telematicamente il Modello Unico Semplificato al gestore di rete che deve valutare la compatibilità dell’impianto rispetto alle condizioni previste dalla legge.

Una volta verificato ciò, il gestore di rete invia la proposta contrattuale al richiedente e provvede alla comunicazione al Comune, al gestore dei Servizi Energetici e invia i dati alla Regione o provincia autonoma.

Scarica il Modello Unico Semplificato

Il modello, che è possibile scaricare in fondo all’articolo, si compone di due parti, di queste una deve essere trasmessa prima dell’inizio dei lavori e l’altra al termine degli stessi. Questo implica che il soggetto che ha provveduto all’installazione di pannelli solari per il fotovoltaico al termine dei lavori dovrà completare la seconda parte e procedere nuovamente all’invio della documentazione al gestore di rete.

Lo stesso modello Unico semplificato può essere utilizzato anche per la modifica, il potenziamento e la connessione di impianti già esistenti.

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Leggi anche: Impianti fotovoltaici per aziende agricole: inoltro delle domande dal 27 settembre

Pannelli solari: con il decreto attuativo sarà più semplice installarli

Le priorità per il prossimo inverno saranno legate alla spesa energetica, che è in continua risalita, e alla necessità di ridurre il fabbisogno di rifornimenti dalla Russia che sta usando il metano come arma di ricatto per i Paesi vicini all’Ucraina. Proprio per questo già con il decreto Energia si è prevista la liberalizzazione dell’installazione di pannelli solari di potenza fino a 200 kW. Ora, con il decreto attuativo del Ministro Cingolani sono state indicate le principali norme da rispettare.

Liberalizzazione dell’installazione di pannelli solari

Dal Ministero per la Transizione Ecologica (MiTE), guidato da Roberto Congolani, è arrivato il decreto attuativo della misura che prevede la liberalizzazione della installazione di pannelli fotovoltaici su edifici, strutture e “manufatti fuori terra diversi dagli edifici” fino a 200 kW . Per la realizzazione di questa tipologia di impianto si potrà utilizzare il Modello Unico Semplificato, questo vuol dire che non c’è bisogno di alcuna autorizzazione o permesso per poter procedere in quanto sono interventi parificati a quelli di manutenzione ordinaria. In passato tale regime semplificato era previsto solo per gli impianti di potenza fino a 50kW.

Questa misura, oltre a rispondere alla necessità di far fronte al rincaro dell’energia e ridurre la dipendenza dalla Russia, risponde anche all’esigenza di ridurre l’inquinamento ambientale attraverso l’uso di fonti sostenibili, rinnovabili e a zero emissione di CO2.

Fotovoltaico: in quali casi si usa il Modello Unico Semplificato?

Il Modello Unico Semplificato, oltre a poter essere utilizzato per la realizzazione di nuovi impianti con pannelli fotovoltaici, può essere utilizzato anche per modifica, potenziamento, connessione ed esercizi degli impianti.

La norma non trova applicazione nel caso in cui impianti installati in aree o su immobili identificati dalla legge come di “notevole interesse pubblico”, inclusi i centri e i nuclei storici. In questi casi sarà possibile installare gli impianti solo nel caso in cui gli stessi siano integrati nei tetti e non visibili dagli spazi pubblici esterni e dai punti di vista panoramici, o ancora se le coperture sono realizzate con materiali della tradizione locale.

Come procedere all’installazione dei pannelli solari

Per procedere all’installazione degli impianti  fotovoltaici è necessario compilare il modello e inviarlo telematicamente al gestore di rete competente. Spetterà poi al gestore di rete provvedere a valutare la compatibilità dell’impianto rispetto alle condizioni previste dalla legge. Se la verifica ha esito positivo, il gestore avvia in automatico la pratica.

Occorre sottolineare che secondo le dichiarazioni di Cingolani, ogni Gigawatt prodotto sarà in grado di far risparmiare 3 metri cubi di gas. La liberalizzazione dell’installazione dei pannelli fotovoltaici darà inoltre un nuovo input alle imprese che si occuipano di queste tipologie di lavori.

Allarme Superbonus 110%: terminati i fondi stanziati. Stop cessioni

Brutte notizie in arrivo per coloro che volevano utilizzare il Superbonus 110% per ristrutturare casa ottenendo un efficientamento energetico di almeno 2 classi energetiche. I fondi stanziati risultano già tutti prenotati e in nuovo finanziamento è incerto, a queste difficoltà si aggiunge che molti intermiediari hanno annunciato di non accettare più cessioni del credito.

ENEA: i fondi stanziati per il Superbonus 110% sono stati tutti prenotati

La notizia circola ormai da qualche giorno, ma i fondi messi a disposizione, cioè 33, 3 miliardi di euro, risultavano già tutti prenotati alla fine di maggio, anzi dai rilievi fatti fatti risultano prenotati 33,7 miliardi di euro, cioè si è già oltre. A lanciare l’allarme sui fondi per il Superbonus è Enea (agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) facente capo direttamente al Ministero per la Transizione Ecologica. Si tratta dell’ente attraverso il quale passano tutte le pratiche per il Superbonus.

È difficile capire cosa potrebbe succedere ora perché, come spesso accade con il Superbonus 110%, siamo abituati a continui cambi di rotta. Finora le casse dedicate al Superbonus hanno avuto diversi rifinanziamenti, già 6 volte, proprio per questo molti fanno affidamento su nuovi fondi. Ora però c’è qualcosa di diverso rispetto al passato e cioè la consapevolezza che forse si è andati troppo oltre con questa agevolazione.

Il Governo aveva prorogato la misura inizialmente fino al 30 giugno, siamo quindi agli sgoccioli. Con un’eccezione per le abitazioni private che possono accedervi fino alla fine del 2022 a patto che il 30% lavori dei risulti realizzato entro il 30 settembre 2022. La proroga era al 2023 per gli edifici IACP.

Perché molti temono di non poter accedere al Superbonus 110%?

Si sottolinea che la proroga formale ha poco valore senza fondi, infatti il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha più volte espresso perplessità su questo provvedimento. Non è l’unico visto molti esponenti del Governo lo considerano la più grande truffa italiana. Proprio l’emergere di molte frodi ha portato a diversi aggiustamenti della normativa che, da un lato hanno reso più difficile accedere ai fondi aumentando vincoli e burocrazia, ad esempio con il visto di conformità, dall’altro hanno reso coloro che lavorano in questo ambito particolarmente sotto pressione, tra cui anche i commercialisti, perché hanno visto le norme cambiare di continuo.

Ora la nuova tegola, cioè gli italiani hanno già prenotato tutti i fondi messi a disposizione e quindi non vi sarebbe spazio per coloro che stanno ora svolgendo le pratiche ma ancora non hanno ottenuto i fondi.

Sono in molti a sperare in un rifinanziamento, ma questo è difficile che venga dal Governo che sembra essere compatto nel dire no a uno scostamento di bilancio che sarebbe necessario per mettere a disposizione nuovi fondi. Risorse potrebbero invece arrivare dal PNRR.

Giorgetti: è necessario disboscare i bonus

Il Ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti durante l’assemblea di Confocommercio ha ribadito che i bonus sono stati importanti in questi anni, e finora si è riusciti a finanziarli senza uno scostamento di bilancio, ma ora è arrivato il momento di razionalizzare la spesa. Ha sottolineato che i bonus andrebbero disboscati, aggiungendo ancora un altro dettaglio che per molti cittadini è sicuramente un vero incubo. Giorgetti ha infatti ribadito che “Prima di tassare bisogna vedere di risparmiare eventualmente sulle spese superflue o non esattamente utili”. Questo vuol dire che una delle strade per il rifinanziamento potrebbe essere un aumento di tasse che andrebbe a colpire praticamente tutti per il beneficio di pochi, questo in un periodo in cui l’inflazione è altissima e non si prevedono riduzioni dei prezzi nel corso dell’anno, ma solo, forse, dal 2023.

La mancata disponibilità du ulteriori fondi stanziati non è certo la prima tegola a cadere sul Superbonus 110% infatti già qualche settimana fa Maria Cecila Guerra, sottosegretario al Ministero dell’Economia, ha dichiarato che oltre 5 miliardi di euro si trovano nel cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate a causa delle difficoltà dei cessionari a ottenere lo sgravio fiscale. Per saperne di più leggi: Superbonus 110%: 5 miliardi di crediti bloccati nel cassetto fiscale

A ciò si aggiunge che molte banche e intermediari finanziari avendo già coperto il loro carico fiscale non accettano più crediti di imposta con la cessione del credito. Tra queste Intesa San Paolo che proprio poche ora fa ha reso noto di avere esaurito i credito e di non accettare nuove cessioni fino a quando non muta il panorama normativo.

Accise mobili: la novità per calmierare il prezzo dei carburanti

Il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha dichiarato che il Governo sta lavorando all’ipotesi delle accise mobili sul carburante. Cosa sono e come potrebbero funzionare?

I costi del carburante: leggere flessioni del prezzo fanno sperare

Dopo le dichiarazioni del ministro Giorgetti sugli aumenti ingiustificati dei prezzi dei carburanti ci sono le prime reazioni.  Si registrano leggere variazioni al ribasso dei prezzi di diesel e benzina, ma le riduzioni sono appena percepibili. I prezzi sono stati ridotti da Eni, Tamoil, IP e Q8 e variano da 5 centesimi a 8 centesimi.

Nel frattempo ci sono segnali distensivi tra Ucraina e Russia, l’ipotesi è che l’Ucraina accetti la neutralità e quindi di non fare il suo ingresso nella NATO. Questo naturalmente potrebbe portare gli scenari economico-politici a mutare in modo repentino. Naturalmente sono tutte ipotesi che si spera possano avverarsi, ma per aiutare famiglie e imprese il Governo sta comunque cercando una strada e cioè applicare le accise mobili sui carburanti. Il ministro Cingolani ha sottolineato che gli aumenti attuali sono dovuti all’aumento del prezzo del Brent e alla scarsa disponibilità di gasolio. Per quanto riguarda invece la benzina non vi sono difficoltà di approvvigionamento, proprio questa differente disponibilità ha portato i prezzi di gasolio e benzina quasi ad allinearsi, mentre in passato il diesel aveva un costo nettamente inferiore alla benzina.

Cosa sono le accise mobili e quale impatto possono avere sulle tasche degli italiani?

Le accise mobili sono una misura volta a contenere l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio attraverso un meccanismo che le adegua automaticamente in base all’andamento dei prezzi. In questo modo si ottiene un prezzo calmierato per i carburanti e allo stesso tempo si contiene la perdita per l’erario che potrebbe essere determinata da un semplice e lineare taglio delle accise.

Attualmente le accise sui carburanti hanno un valore di 73 centesimi al litro. L’ipotesi allo studio è quella di creare un meccanismo per il quale il maggiore gettito IVA determinato dall’aumento dei costi della benzina e del gasolio dovrebbe essere automaticamente annullato per effetto della diminuzione delle accise.

Lo stesso Ministro Cingolani però sottolinea che il meccanismo potrebbe essere abbastanza complesso e portare per i consumatori a un risparmio che oscillerebbe tra i 10 e i 15 centesimi a litro. Poco percepibile perché in compenso vi sarebbe comunque un aumento dell’IVA. Secondo i calcoli fatti, il prezzo finale dovrebbe essere calmierato intorno alla soglia psicologica dei 2 euro. Un prezzo comunque alto rispetto a quanto costava anche solo un mese fa. Naturalmente le associazioni dei consumatori chiedono un provvedimento più incisivo con un taglio delle accise di almeno 50 centesimi. Lo stesso dovrebbe essere mantenuto nel tempo visto che le accise si sono accumulate nel tempo fino a raggiungere una soglia particolarmente elevata.

Stato di emergenza fino a 31 dicembre 2022 per crisi in Ucraina

L’Italia ha deliberato lo Stato di Emergenza per la crisi umanitaria in Ucraina, lo stesso consente di adottare decisioni straordinarie per affrontare gli effetti di questa crisi che ci coinvolge sempre più. Ecco cosa prevede il decreto.

Stato di Emergenza: le parole del Presidente del Consiglio  Mario Draghi

Il decreto del 1° marzo 2022 adotta lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2022, prevede uno stanziamento 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali, al fine di prestare soccorso e assistenza alle popolazioni dell’Ucraina. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha sottolineato che lo stato di emergenza proclamato non andrà a influire sul termine dello stato di emergenza proclamato per far fronte all’emergenza Covid 19 e che termina il 31 marzo, inoltre non porterà cambiamenti per gli italiani. Si tratterebbe solo di uno strumento volto ad affrontare la crisi umanitaria in Ucraina.

Aiuti e accoglienza ai profughi dell’Ucraina

Si è previsto l’incremento di risorse del Ministero dell’Interno per attivazione, locazione e gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza, i posti avranno un incremento complessivo di 13.000 unità. La spesa gestita dal Ministero degli Interni sarà di 54,1 milioni nel 2022. Dei 13.000 posti, 3000 unità saranno gestite attraverso il Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) gestisti dagli enti locali e diretti soprattutto a nuclei familiari e persone vulnerabili. In questo caso la spesa prevista è di 37,7 milioni nel 2022 e 44,9 milioni di euro per ciascuno dei due anni 2023 e 2024.

Invio di armi

Lo stato di emergenza prevede però anche altro, comporta fino al 31 dicembre 2022, ( decisione già  ratificata dal Parlamento con maggioranza trasversale) la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore del governo dell’Ucraina derogando di fatto alla legge 185 approvata nel 1990 e che vieta l’esportazione di armi verso i Paesi in conflitto armato. Deve però essere sottolineato che è top secret la tipologia di armamenti che sarà inviata e la quantità, voci di corridoio parlano di missili anticarro e antiaereo, ma anche mitragliatrici e naturalmente munizioni.

Piano di riduzione programmata dell’uso del gas

Nel decreto che proclama lo stato di emergenza è previsto anche il razionamento dell’uso del gas: viene sottolineato che in questo momento non vi è alcuna emergenza, ma nel caso in cui in futuro le cose dovessero cambiare, è già pronto il piano di riduzione programmata del consumo di gas. Le misure dovranno essere adottate dal Ministro della Transizione Ecologica attraverso provvedimenti e atti di indirizzo che dovranno essere comunicati al Consiglio dei Ministri nella prima seduta successiva all’adozione. Questo implica che il ministro, per ora Cingolani, potrà agire senza un preventivo assenso del Consiglio dei Ministri.

Il piano prevede il razionamento del gas utilizzato dalle centrali per la produzione di energia elettrica e la massimizzazione della produzione da altre fonti. Le altre fonti sono rappresentate da carbone, olio combustibile ed energie rinnovabili. Agli impianti ad olio combustibile e carbone si applicheranno i limiti alle emissioni inquinanti previsti dall’Unione Europea e non quelli nazionali. I secondi sono maggiormente restrittivi, in poche parole sarà possibile inquinare di più per far fronte al fabbisogno energetico.

Sarà Terna, in quanto gestore della rete, a dover gestire queste delicate operazioni attraverso nuovi compiti che gli saranno affidati.

Ulteriori misure adottate dall’Italia

Il decreto, infine, prevede misure di sostegno a studenti, docenti e ricercatori di nazionalità ucraina un apposito fondo con una dotazione pari a 500 mila euro da iscrivere nello stato di previsione del Ministero dell’università e della ricerca.

Occorre ricordare che tra le decisioni assunte in questi giorni per far fronte all’emergenza, c’è anche l’invio di soldati ai confini dell’Ucraina. Si provvede al potenziamento della presenza in Romania e Lettonia, saranno inviati 4 aeroplani nella base di Mihail Kogalniceanu di Costanza. Il governo mette a disposizione anche ulteriori 1400 uomini dell’Eservcito, della Marina e dell’Aeronautica. I militari non saranno impiegati nel conflitto nei territori di Russia e Ucraina, ma ai confini in modo da attivare un servizio di sorveglianza dello spazio aereo e marino.

Bonus idrico: dal 17 febbraio 2022 si possono inoltrare le domande. Guida

Dal 17 febbraio 2022 è possibile accedere alla piattaforma MiTE per la richiesta del rimborso del Bonus Idrico 2021. Ecco come fare.

Cos’è il Bonus idrico e chi può ottenerlo

Il Bonus Idrico è un contributo elargito in favore di coloro che hanno effettuato interventi per l’efficientamento idrico del proprio immobile. Può essere richiesto una sola volta per immobile per una spesa massima di 1.000 euro. La richiesta può essere inoltrata da soggetti maggiorenni residenti in Italia. La domanda riguarda spese sostenute nel 2021, infatti si tratta di un bonus del 2021 che però può essere richiesto solo ora a causa di ritardi del Ministero.

Possono usufruire del bonus idrico:

  • proprietari degli immobili;
  • titolari di diritti reali di godimento sull’immobile;
  • titolari di altri diritti reali sull’immobile.

Gli interventi che possono ottenere il riconoscimento del bonus idrico sono quelli che consentono di avere un risparmio di acqua, ad esempio sostituzione di rubinetteria con modelli che abbiano sistemi di riduzione del flusso idrico (portata uguale o inferiore a 6 litri al minuto), sanitari a scarico ridotto (scarico pari o inferiore a 6 litri), soffioni per la doccia (portata massima 9 litri al minuto).

Il bonus idrico viene riconosciuto per interventi eseguiti nel 2021 e non è cumulabile con altre agevolazioni fiscali, ad esempio con il bonus ristrutturazioni, si tratta infatti di uno strumento alternativo rispetto a diverse agevolazioni fiscali. Possono essere computate nel calcolo dei 1.000 euro non solo le spese per l’acquisto di tali beni e per la loro posa in opera, ma anche eventuali spese edili necessarie per adeguare gli impianti.

Come presentare la domanda per ottenere il Bonus Idrico

La domanda per ottenere il bonus idrico può essere presentata dalle ore 12:00 del 17 febbraio 2022, si tratta di risorse a esaurimento quindi le domande sono accolte fino alla capienza dei fondi disponibili. Le domande devono essere presentate sul sito del Ministero per la Transizione Ecologica MiTE. La piattaforma è disponibile all’indirizzo https://www.bonusidricomite.it

Per poter presentare la domanda è necessario essere in possesso di un sistema di identificazione digitale, quindi SPID, CIE . Nella guida non viene menzionata la CNS.

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Il MiTE ha messo a disposizione anche un Numero Verde per ottenere chiarimenti e delucidazioni, il Numero Verde è: 800 090545

Il MiTE nel comunicato in cui avvisa della disponibilità della piattaforma ha anche chiarito che la compilazione della domanda con inserimento di allegati deve essere completata nell’arco di 30 minuti, nelle tre ore successive all’inserimento della domanda, sarà possibile eseguire un nuovo login e correggere i dati immessi in caso di errori. Il rimborso è escluso nel caso in cui la domanda sia incompleta.

Come compilare la domanda in 30 minuti

Ora qualche consiglio per riuscire a rispettare i 30 minuti. Cerca di avere al tuo fianco tutto ciò che serve:

  • dati del richiedente con codice fiscale. Devi indicare correttamente la “qualifica” (intestatario, comodatario, locatario, usufruttuario o titolare di altro diritto sull’immobile);
  • indirizzo e-mail valido;
  • dati catastali dell’immobile su cui vuoi usufruire del beneficio (comune, foglio, particella, sub…);
  • dati della fattura inerente i costi sostenuti;
  • devono essere inseriti i dati per l’accredito (codice IBAN), colui che chiede il beneficio deva avere anche l’intestazione del conto.

Chi chiede il beneficio deve indicare gli estremi e la data dell’atto da cui si evince il diritto. Ad esempio per il proprietario compravendita, successione…per il locatario gli estremi del contratto registrato.

La piattaforma avvisa nel caso in cui la procedura non sia completa.

Il MiTE ha anche previsto un importante flusso di persone pronte a richiedere il bonus idrico, quindi per evitare che il sistema vada in blocco, ha previsto una sala di attesa virtuale. Di conseguenza l’utente accede, se vi sono già troppi utenti si viene messi in fila.

Il consiglio, visto che comunque ci sono solo 30 minuti per completare la procedura, è di leggere attentamente la guida resa disponibile dal MiTE a questo indirizzo: https://www.mite.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/Acqua/BonusIdrico_ManualeBeneficiario.pdf e di tenerla a portata di mano mentre si esegue la procedura. In questo modo è più facile gestire le operazioni, visto che la guida è ricca di infografiche.

Per ulteriori informazioni sul bonus idrico, leggi la guida: Bonus idrico: da mercoledì 1° dicembreè attivo il numero verde

Credito di imposta in arrivo per le aziende che usano imballaggi riciclati

In arrivo un nuovo credito di imposta per le aziende e le attività che utilizzano gli imballaggi riciclati. A darne il via libera è stato il ministero per la Transizione ecologica in base al decreto del 14 dicembre scorso. Il provvedimento è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 33 del 9 febbraio 2022. Si tratta di un contributo corrispondente al 36% delle spese ammissibili e documentabili, per le attività che acquistino prodotti realizzati con materiali la cui provenienza derivi da raccolta differenziata.

Quali sono i prodotti in plastica, carta e alluminio ammessi al credito di imposta del 36% per gli imballaggi?

Tale raccolta deve riguardare gli imballaggi in plastica o biodegradabili. Vanno bene anche i compostabili in base a quanto prevede la normativa Uni En 13432.20022. Oltre ai prodotti sopra elencati, ai fini del credito di imposta del 36% sull’utilizzo di imballaggi riciclati, sono ammessi anche la carta e l’alluminio. Il credito di imposta si può domandare fino a un massimo di 20 mila euro all’anno e per ogni richiedente.

Credito di imposta sugli imballaggi, specifiche tecniche dei prodotti ammessi all’incentivo

Più nel dettaglio, gli imballaggi riciclati ammessi al credito di imposta devono essere acquistati dalle aziende richiedenti e possedere le seguenti caratteristiche:

  • i prodotti finiti ottenuti da materiali provenienti dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica. Il riciclo di questi prodotti dovrà essere di almeno il 30% e avere le caratteristiche richieste dalla normativa Uni 10667;
  • gli imballaggi compostabili in base a quanto prevede la normativa Uni En 13432.20022. In questa categoria rientrano gli imballaggi in cartone e in carta, con eccezione di quelli stampati con inchiostri, in carta spalmata o trattata con prodotti chimici differenti da quelli utilizzati, di norma, nell’impasto cartaceo;
  • gli imballaggi realizzati con il legno, non impregnati.

Ulteriori caratteristiche degli imballaggi acquistati per avere il credito di imposta del 36%

Altre caratteristiche che devono possedere gli imballaggi per ottenere il credito di imposta riguardano quelli derivanti dalla raccolta differenziata della carta. Il riciclo, in questo caso, deve essere di almeno il 70%. Per gli imballaggi ottenuti dalla raccolta differenziata di alluminio, il riciclo deve essere di almeno il 50%.

Come certificare le spese per gli acquisti di imballaggi riciclati ai fini del credito di imposta?

L’acquisto di imballaggi che danno diritto al credito di imposta del 36% deve essere certificato dall’attestazione del presidente del collegio sindacale. In alternativa, le spese possono essere documentate da un professionista equivalente. Ai fini del credito di imposta si possono certificare anche le spese sostenute negli anni 2019 e 2020. In tal caso, le imprese possono presentare specifica domanda al ministero per la Transizione ecologica.

Come presentare domanda di bonus sugli imballaggi da parte delle imprese interessate?

Tutte le domande inerenti il bonus sull’utilizzo degli imballaggi da materiale riciclato possono essere presentate sulla piattaforma del ministero per la Transizione ecologica. Tale piattaforma sarà messa a disposizione dei richiedenti entro 2 mesi dalla data di comunicazione dell’apertura della piattaforma stessa. Per rimanere aggiornati è necessario consultare la sezione delle “news” del sito istituzionale del ministero.

Bonus Idrico: da mercoledì 1° dicembre è attivo il numero verde

Tutelare l’ambiente in cui viviamo è essenziale e per farlo è necessario risparmiare le risorse naturali e in particolare l’acqua. Va in questa direzione il Bonus Idrico 2021 che dopo un lungo iter, finalmente sembra essere arrivato al momento clou, cioè quello della richiesta dei fondi. Le domande potranno essere presentate dal mese di gennaio 2022. Ecco tutti i dettagli.

Cos’è il Bonus Idrico

Il Bonus Idrico, anche conosciuto come bonus bagno e bonus doccia, è stato inizialmente previsto dalla legge di bilancio 2020, sono quindi passati 13 mesi per arrivare alla sua fruibilità. Consente di ottenere fino a 1.000 euro per la sostituzione di rubinetteria, colonne per la doccia, soffioni, sanitari in ceramica con sistemi di scarico e tutto ciò che è afferente a questo settore. Possono essere fatte rientrare nel bonus anche le spese effettuate per l’installazione di tali accessori. L’unica condizione per poter accedere è che i nuovi dispositivi consentano di ridurre il consumo di acqua. Non è richiesta invece la presentazione dellaa dichiarazione ISEE e quindi non vi sono limiti riguardanti il reddito.

Per la rubinetteria occorre che la portata massima sia di 6 litri al minuto, per la doccia la portata massima deve essere 9 litri al minuto, mentre per i sistemi di scarico il volume massimo di scarico deve essere di 9 litri. Attualmente la maggior parte dei rubinetti ha un’ erogazione di 11-12 litri al minuto, mentre con i nuovi modelli è possibile avere una risparmio notevole che si trasforma anche in risparmio economico sulla bolletta dell’acqua. Tutto senza però perdere in comfort, visto che la miscelazione di aria e acqua comunque permette di avere un servizio funzionale.

Numero Verde per informazioni sul Bonus Idrico attivo dal 1° dicembre 2021

Al presentarsi di tali caratteristiche è possibile inoltrare la richiesta per il Bonus Idrico. La piattaforma per poter inoltrare la richiesta, è in via di realizzazione da parte di Sogei e sarà gestita dal Ministero per la Transizione Ecologica (MiTE). Attualmente la stessa ancora non è disponibile, sebbene a breve, dal primo dicembre, sarà attivo il numero verde per poter richiedere informazioni: 800 090545. Il numero verde è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 8:00 alle ore 15:00

Piattaforma online da gennaio 2022

La piattaforma per poter inoltrare le richieste sarà disponibile dal mese di gennaio 2022, si potrà richiedere il rimborso delle spese sostenute nell’arco del 2021, quindi c’è ancora un po’ di tempo per poter effettuare la sostituzione dei vecchi rubinetti. Possono richiedere il bonus i titolari di diritti di proprietà sull’immobile, ma anche coloro che hanno un diritto reale di godimento.

I pagamenti naturalmente dovranno essere tracciati, inoltre è molto importante la scheda tecnica dei prodotti acquistati, infatti questa è utile a dimostrare che la nuova rubinetteria montata, i sanitari, i soffioni e la colonna doccia, sono corrispondenti ai requisiti necessari per poter accedere al bonus idrico. Sarà necessario anche dichiarare che per gli stessi interventi non sono stati utilizzati altri bonus, incentivi o forme di detrazione fiscale.

Il fondo a disposizione per il bonus idrico è di 20 milioni di euro ed è a esaurimento, questo vuol dire che le domande saranno approvate in ordine cronologico fino al termine dei fondi. Per essere sicuri di rientrare è bene preparare tutta la documentazione, in modo da poter inoltrare fin dal subito la propria richiesta. In realtà non mancano voci di corridoio che indicano un possibile incremento dei fondi disponibili attraverso la legge di bilancio per il 2022. Naturalmente per poter inoltrare la richiesta sarà necessario avere un’identità digitale per potersi identificare sul sito. Basta avere un codice SPID, CIE o CNS.