Impianti fotovoltaici per aziende agricole: inoltro domande dal 27 settembre

Dal 27 settembre 2022 al 27 ottobre dello stesso anno sarà possibile presentare istanza per ottenere incentivi per la realizzazione di impianti fotovoltaici per aziende agricole da installare su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale.

A chi sono rivolti i contributi per impianti fotovoltaici in aziende agricole

I contributi per gli impianti fotovoltaici per aziende agricole mirano alla rimozione e allo smaltimento dei vecchi tetti presenti in capannoni agricoli, per allevamenti e capannoni dove si esegue la trasformazione dei prodotti agricoli, ciò attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici con una nuova capacità di generazione di 375.000 Kw da energia solare. Proprio per questo motivo gli incentivi per la realizzazione di impianti fotovoltaici in aziende agricole sono inseriti nella missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica“, componente “Economia circolare e agricoltura sostenibile“.

Gli incentivi sono suddivisi in:

  • 1,2 miliardi di euro in favore di aziende agricole impegnate nel settore primario (produzione frutta e verdura, allevamento);
  • 150 milioni per le aziende impegnate nella trasformazione di prodotti agricoli in altri prodotti agricoli;
  • 150 milioni in favore di imprese nella trasformazione di prodotti agricoli in prodotti non agricoli, ad esempio produzione di cippato.

In un successivo decreto saranno resi noti i codici Ateco delle aziende che potranno partecipare e quindi saranno chiare tutte le distinzioni.

Deve essere sottolineato che il 40% delle risorse messe a disposizione saranno dirette ad aziende ubicate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Quali lavori possono ottenere i contributi per impianti fotovoltaici per aziende agricole

La piattaforma per l’inoltro della domanda per ottenere i contributi per l’installazione di pannelli fotovoltaici su capannoni ad uso agricolo e agriturismo sarà disponibile dal giorno 27 settembre 2022 al giorno 27 ottobre 2022, ma le domande saranno analizzate in ordine di arrivo e fino a esaurimento dei fondi. Questo vuol dire che è bene affrettarsi per evitare di restare senza contributi.

Il finanziamento sarà diretto all’acquisto e alla posa in opera di pannelli fotovoltaici sui tetti di fabbricati strumentali all’attività dei soggetti beneficiari, sono compresi gli interventi su immobili destinati alla ricezione ed ospitalità nell’ambito dell’attività agrituristica.

Oltre a questi interventi che possono essere considerati principali, possono essere agevolabili anche interventi connessi, ad esempio la rimozione e lo smaltimento dell’amianto, realizzazione di isolamento termico del tetto e realizzazione di sistemi di aerazione del tetto. Naturalmente tutti i lavori devono essere eseguiti da imprese in grado di rilasciare i relativi certificati previsti da legge.

La procedura sarà gestita da Gestore dei Servizi Energetici (www.gse.it) e di conseguenza sul portale si potrà accedere alla piattaforma, una volta presentata l’istanza, la stessa va in lavorazione e se viene accettata i fondi saranno erogati entro 30 giorni dal momento dell’approvazione della domanda.

L’ammontare riconosciuto viene erogato a conclusione dei lavori, tranne nel caso in cui il beneficiario richieda, dietro presentazione di idonea fideiussione bancaria, di una cauzione versata dal beneficiario o la costituzione di un pegno, un anticipo del 30%. In questo caso sarà comunque valutata la disponibilità dell’ente gestore della misura.

Requisiti per ottenere i contributi per impianto fotovoltaici per aziende agricole

Ricordiamo, infine che per poter fruire dei contributi in favore delle imprese agricole e zootecniche per la realizzazione di impianti fotovoltaici, è necessario inviare al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali idonea documentazione relativa alla spesa eseguita, quindi rendicontazione delle spese, inoltre occorre allegare la documentazione di legge per le verifiche antimafia.

Possono inoltrare la domanda solo le aziende che sono nel libero esercizio dell’attività, quindi regolarmente iscritte al Registro delle Imprese, non sottoposte a procedure concorsuali come liquidazione, avere il Durc regolare e non avere amministratori sottoposti a misure interdittive.

Bonus Ristoranti: è arrivato il decreto attuativo. Tutte le novità

È pronto al via il Bonus Ristoranti, con agevolazioni fino a 30.000 euro in favore delle aziende del settore, tra cui anche gelaterie e pasticcerie, per investimenti in beni strumentali. Ecco codici Ateco interessati e requisiti.

Cos’è il bonus ristoranti

Il bonus ristoranti è stato introdotto con la legge di bilancio 2022, mancava però fino ad ora il decreto attuativo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF). Lo stesso è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 agosto 2022. Il Bonus ristoranti prevede in favore delle imprese del settore (ristoranti, pasticcerie e gelaterie) un bonus a copertura fino al 70% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali durevoli, per un importo massimo di spese ammissibili di 30.000 euro. Il fondo stanziato è di 56 milioni di euro.

Chi può chiedere il bonus ristorazione?

Abbiamo anticipato che il Bonus Ristoranti è rivolto a ristoranti, pasticcerie e gelaterie, sono però previsti ulteriori requisiti specifici. Ecco di quali si tratta.

Le attività ammesse hanno codice Ateco 56.10.11 cioè ristoranti con somministrazione di cibo e bevande, 56.10.30 (pasticceria, gelateria), 10.71.20 (produzione di pasticceria fresca) e potranno accedere se regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle Imprese da almeno 10 anni.

In alternativa:

  • per i ristoranti è possibile godere dei contributi a fondo perduto nel caso in cui l’attività abbia provveduto all’acquisto prodotti certificati DOP, IGP, SQNPI, SQNZ e prodotti biologici per almeno il 25% degli acquisti totali degli ultimi 12 mesi;
  • Per pasticcerie e gelaterie nel caso in cui negli ultimi 12 mesi siano stati acquistati prodotti DOP, IGP, SQNPI e prodotti biologici per almeno il 5% del totale.

Inoltre per poterne fruire è necessario:

  • essere nel pieno esercizio dell’attività;
  • non essere sottoposti a procedure concorsuali o liquidazione volontaria;
  • essere in regola con il versamento dei contributi (Durc);
  • in regola con gli adempimenti fiscali;
  • che abbiano restituito somme dovute in caso di revoca delle agevolazioni;
  • non abbiano ricevuto aiuti poi valutati dalla Commissione Europea come illegali o incompatibili.

Si può già chiedere il Bonus Ristoranti?

Il Bonus Ristoranti attualmente non è richiedibile, infatti manca ancora un decreto che dovrà essere emanato nell’arco di 30 giorni. Già ora è però noto che la richiesta dovrà essere effettuata tramite la piattaforma Invitalia che sarà il soggetto gestore della misura.

Si tratta di un contributo a fondo perduto, quindi nessun credito di imposta da far valere con le detrazioni, ma un versamento in conto.

Il Bonus Ristoranti è sottoposto alla disciplina degli aiuti de minimis e quindi è necessario rispettare i limiti previsti per questa tipologia di aiuto.

Leggi anche: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Ristorazione: arriva il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari

Per chi lavora nell’ambito della ristorazione sono in arrivo buone notizie, infatti sta volgendo al fine l’iter per rendere operativo il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati. L’ultimo passo è del 20 luglio con il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, alimentari e forestali che ha indicato i dettagli per la ripartizione del fondo. Ecco le novità.

Caratteristiche del Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati risvolto al settore della ristorazione

La legge 234 del 2021, legge di bilancio 2022 ( articolo 1 comma 826 e 827), ha previsto in favore delle imprese che lavorano nel settore ristorazione del “Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati”. Ora con decreto del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali c’è la definizione dei criteri per poter accedere a questo fondo. Gli stessi sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2022.

Cos’è il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati?

Il fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati mira a:

  • sostenere e incrementare l’offerta nel settore della ristorazione di prodotti alimentari tipici, biologici e a indicazione geografica;
  • migliorare la conoscenza dei prodotti tipici.

Possono chiedere di accedere al fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati tutte le imprese che lavorano nel settore della ristorazione, come:

a) ristoranti che somministrano pasti rientranti nelle tradizione culinaria regionale e nazionale;

b) agriturismo, attività ricettive di somministrazione pasti rientranti nelle tradizioni culinarie regionali e nazionali;

c) pubblici esercizi, ivi incluse scuole ed ospedali, con attività di somministrazione di prodotti tipici e specialità culinarie regionali e tradizionali.

Affinché le imprese possano richiedere le risorse del fondo alla data di presentazione dell’istanza devono aver attivato un’idonea campagna pubblicitaria inerente l’utilizzo di prodotti tipici locali o di regioni limitrofe ad indicazione geografica o biologici.

Quali sono i criteri di riparto del fondo nel settore ristorazione?

Il fondo, che ricordiamo è di un milione di euro, si divide su base regionale, e la suddivisione dipende dal numero di prodotti tipici registrati e dal numero delle denominazioni protette.

All’interno delle Regioni il fondo sarà invece diviso in modo uguale tra tutte le realtà che hanno presentato istanza. Non ci sarà quindi un click day e le domande non troveranno accoglimento in base all’ordine di arrivo, ma tutte le istanze presentate nel rispetto dei requisiti potranno accedere alle risorse.

Attualmente ancora non si può presentare istanza. Sono stati definiti solo i criteri di ripartizione, per la determinazione delle ulteriori modalità operative è necessario attendere il Provvedimento del “Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare della pesca e dell’ippica” – Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica” lo stesso sarà emanato entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto.

Per conoscere gli altri contributi a cui accedere in questo settore, leggi: Bar e ristoranti, contributi dino a 30 mila euro per macchinari professionali

 

Contributi QR-Code per aziende vitivinicole. Tutte le informazioni

Per i produttori di vino c’è un’importante novità in arrivo, si tratta di uno stanziamento in favore delle imprese che investono in innovazione e in particolare per l’inserimento di un QR-Code sull’etichetta.

Contributo QR-Code per aziende vitivinicole: cos’è

La normativa prevede un contributo che varia da 10.000 euro a 30.000 euro in favore di produttori di vino Dop, IGP e biologico che investono nelle nuove tecnologie e in particolare inseriscono sull’etichetta un QR Code (codice a barre bidimensionale). Si tratta del classico codice, ormai presente in molte etichette, e che, se scannerizzato con un lettore di Qr Code, fornisce informazioni sul prodotto.

Le informazioni che possono essere inserite sono numerose, ma per poter accedere a questo contributo devono essere obbligatoriamente contenute un insieme di informazioni minime che consentono di avere la tracciabilità del prodotto, quindi di individuare il vigneto e la data della piantumazione, la data della raccolta delle uve, le tipologie, insomma la filiera delle uve fino alla produzione finale di vino.

Lo schema di decreto attuativo è stato approvato di concerto tra Conferenza Stato-Regioni, Ministero del Turismo e Mipaaf e prevede uno stanziamento di un milione di euro. Come dichiarato da Gian Marco Centinaio, sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il contributo vuole favorire la promozione dei territori e valorizzare le antiche tradizioni legate alla cultura enogastronomica dell’Italia.

Perché si promuove l’inserimento del QR-Code sull’etichetta dei vini?.

Il QR- Code non sarà solo un modo per innovare e facilitare il rapporto tra consumatori e produttori, ma anche un modo per tutelare i nostri prodotti sul mercato mondiale, infatti il QR code consente di proteggere i prodotti anche dalle contraffazioni e identificare i vini che realmente arrivano dall’Italia.

Il QR Code si inserisce all’interno delle PAC (Politiche Agricole Comuni che saranno vigenti in Europa dal 2023 al 2027 e che hanno l’obiettivo, tra gli altri, di garantire una qualità della vita adeguata ed equa ai produttori agricoli attraverso la valorizzazione dei prodotti. Inoltre dal 2023 anche i vini dovranno recare in etichetta la lista dei valori nutrizionali, come gli altri prodotti alimentari. In base alla normativa anche queste informazioni saranno accessibili tramite Qr-Code, in questo modo i produttori di vino saranno esonerati dall’obbligo di creare lunghe etichette che in molti casi era necessario anche tradurre per l’esportazione.

Leggi anche: Aziende Agricole: reso noto il Piano Strategico Nazionale per la PAC

Come richiedere il contributo per il QR Code

I contributi in oggetto sono previsti dall’art. 1, comma 842, della legge 30 dicembre 2021, n. 234. Attualmente non è ancora possibile richiedere il contributo, infatti il giorno 8 giugno la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera allo schema del decreto attuativo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ora spetterà proprio a tale dicastero procedere a rendere note le modalità operative, i tempi e i modi per accedere a tale contributo.

In base alle indicazioni fornite, il contributo è in favore di imprese produttrici di vini DOP, IGP e biologico che esercitino anche attività enoturistica.

Per produttori si intendono :

  • viticoltori;
  • trasformatori di vino;
  • aziende impegnate nell’imbottigliamento qualora però esercitino contestualmente anche l’attività di viticoltori o trasformatori.

Caratteristiche del QR-Code

In base all’articolo 3 dello schema di decreto le spese ammesse al contributo sono quelle concernenti moderni sistemi digitali che, attraverso un QR-Code veicolino il consumatore a un sito web multilingue nel quale sia presente una descrizione delle caratteristiche peculiari del territorio di riferimento dal punto di vista storico- culturale, devono inoltre essere presenti informazioni inerenti le tradizioni enogastronomiche. Sul sito devono essere inseriti collegamenti ipertestuali (link) a siti istituzionali di promozione del territorio. Il sito deve essere redatto in almeno due lingue oltre l’italiano.

L’apposizione del codice a barre deve essere conforme alle indicazioni previste nei seguenti atti:

  • regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, in materia di informazioni sugli alimenti;
  • regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, regolamento del 17 dicembre 2013 e (UE) 2019/33 della Commissione, del 17 ottobre 2018, in materia di etichettatura e presentazione dei vini

Inoltre l’azienda per poter ottenere il contributo deve impegnarsi a mantenere tale QR- Code per almeno 3 anni.

Sebbene non siano ancora pubbliche le modalità operative, già ora è noto che le domande saranno vagliate e approvate in ordine cronologico, questo implica che le aziende interessate devono porre attenzione ai termini previsti per evitare di perdere questa importante occasione.

Ad ogni azienda, in base la progetto presentato, viene attribuito un punteggio e viene quindi formata una graduatoria, la percentuale massima del contributo erogabile non può comunque superare il 70% delle spese ammissibili.

Per ottenere maggiori informazioni, scarica il testo completo del decreto.

Schema decreto attuativo QR-Code etichetta vino

Agricoltura, contributi in conto capitale e finanziamenti agevolati: domande dal 23 maggio

Si potranno presentare a partire dal 23 maggio 2022 le domande per i contributi in conto capitale e i finanziamenti agevolati dei contratti di filiera. Le agevolazioni riguardano, in particolare, le imprese agricole e quelle agroalimentari. È quanto specifica l’avviso numero 182458 emanato dal Mipaaf il 22 aprile scorso che specifica la percentuale degli incentivi variabile dal 10% al 100% in base alla dimensione dell’azienda che fa richiesta dei contributi e degli interventi programmati.

Bando contributi e finanziamenti Mipaf per l’agricoltura: di cosa si tratta?

Si tratta del quinto bando del Mipaaf pubblicato il 22 aprile 2022 relativo ai contratti di filiera del settore agroalimentare. L’avviso reca le caratteristiche, le modalità e le forme per la presentazione delle domande di accesso ai contratti di filiera e le modalità di erogazione delle agevolazioni di cui al decreto ministeriale numero 0673777 del 22 dicembre 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 marzo 2022. Il Mipaaf avvisa, inoltre, che nelle prossime settimane verrano pubblicati gli avvisi inerenti i distretti del cibo e gli altri settori, in particolare di pesca e acquacoltura.

Contributi in conto capitale e finanziamenti agevolati del contratto di filiera: quali imprese agricole e agroalimentari possono richiederli?

Sono ammessi ai contributi in conto capitale e ai finanziamenti agevolati dei contratti di filiera:

  • imprese, anche in forma consortile;
  • società cooperative, i loro consorzi e le imprese organizzate in regi di impresa del settore agricolo e agroalimentare;
  • gli organismi di ricerca e di diffusione della conoscenza;
  • le organizzazioni di produttori agricoli e le associazioni di organizzazioni di produttori agricoli;
  • le società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricola e le imprese commerciali, industriali e addette alla distribuzione. In questo caso, almeno il 51% del capitale sociale debba essere posseduta da imprenditori agricoli, dalle cooperative agricole e dai loro consorzi.

Contratti di filiera, quali sono gli importi degli incentivi richiedibili?

Sono ammessi ai contributi in conto capitale e ai finanziamenti agevolati i soggetti per un importo complessivo degli investimenti tra i 4 e i 50 milioni di euro. L’importo del progetto per ogni singolo beneficiario è determinato in un minimo di spesa pari a 400 mila euro. Fanno eccezione gli investimenti nella produzione agricola primaria fatti dalle piccole e medie imprese. In questo caso, il minimo di spesa è pari a 100 mila euro. Non sono ammissibili spese relative a beni acquistati con la locazione finanziaria. Gli interventi devono essere completati nel termine di 4 anni dal giorno in cui si è sottoscritto il contratto di filiera.

Quali sono le spese ammissibili per il contratto di filiera?

I soggetti ammessi ai contributi e ai finanziamenti possono utilizzare gli incentivi per le seguenti spese:

  • investimenti in beni materiali e immateriali, purché connessi alle produzioni agricole primarie;
  • acquisti per la trasformazione di prodotti agricoli e per la commercializzazione degli stessi;
  • costi per partecipare ai regimi di qualità e alle misure promozionali dei produttori di prodotti agricoli;
  • spese per partecipare a fiere, mostre e concorsi;
  • costi sostenuti per i progetti di ricerca e di sviluppo del settore;
  • partecipazioni a fieri per investimenti volti a incentivare la produzione di fonti di energia rinnovabili.

Mix contributi in conto capitale e finanziamenti agevolati per il settore agricolo: cosa si può richiedere?

Le agevolazioni alle imprese agricole consistono in un mix di contributi in conto capitale e di finanziamenti agevolati. In particolare:

  • le due formule si possono richiedere con l’integrazione del finanziamento bancario. In tal caso, per la concessine degli aiuti, i soggetti beneficiari devono richiedere e ottenere un finanziamento bancario a copertura del 50% dell’ammontare del progetto;
  • solo in alternativa si può richiedere l’integrazione contributi in conto capitale e finanziamenti agevolati.

Come presentare domanda per i contributi in conto capitale e finanziamenti agevolati in agricoltura?

I soggetti ammissibili ai contributi e finanziamenti potranno presentare domanda all’apertura della piattaforma dedicata. L’apertura è prevista per il 23 maggio 2022. Il termine dell’invio delle istanza è fissato in 90 giorni a partire dall’apertura della piattaforma. La scadenza è fissata sempre in 90 giorni dall’apertura della piattaforma. Dunque se il 23 maggio prossimo non dovesse essere ancora attiva, il termine decorrerà dall’effettiva data di messa a disposizione della piattaforma. Le imprese interessate possono avere maggiori informazioni sull’invio della domanda dal decreto ministeriale numero 0673777 del 22 dicembre 2021.

Agrisolare: in arrivo aiuti per le aziende agricole. Cosa si può finanziare?

Arriva la firma del ministro Patuanelli sull’agrisolare con incentivi per 1,5 miliardi di euro destinati alle aziende agricole. Ecco cosa prevede e chi potrà ricevere gli aiuti.

Parco Agrisolare: come sono ripartiti i fondi

Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha firmato il 25 marzo 2022 il decreto che mette a disposizione 1,5 miliardi di euro a valere sul PNRR per finanziare interventi di efficientamento energetico nelle aziende agricole. La misura viene definita Parco Agrisolare e stanzia 1,5 miliardi di euro, di questi il 40% sarà destinato alle regioni in maggiore difficoltà e in particolare Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Una quota pari a 1,2 miliardi sarà destinata ad aziende che si occupano di attività di produzione agricola primaria, quindi allevamenti, campi, e non lavorazione e trasformazione dei prodotti. A tale secondo settore saranno destinati 300 milioni di euro.

Cosa prevede il decreto “Parco Agrisolare”

Il decreto firmato disegna la cornice di questo importante aiuto e dovrà essere completato dalle norme attuative di dettaglio. Il decreto prevede che il finanziamento vada a coprire non solo i costi relativi all’acquisto e installazione di pannelli fotovoltaici, ma anche gli eventuali costi per la rimozione di eternit e amianto che dovessero essere eventualmente presenti. Tra i costi che possono accedere al beneficio ci sono anche quelli per le prestazioni dei professionisti, come architetti, ingegneri e geometri.

Il Parco Agrisolare prevede che le aziende agricole, senza ulteriore consumo di suolo, possano installare pannelli fotovoltaici per la produzione di energia. Gli impianti possono essere installati sui tetti degli edifici a uso produttivo, nei settori agricoli e sui beni strumentali, ad esempio stalle, fienili. Gli aiuti avranno la forma dei finanziamenti in conto capitale.

Potranno essere realizzati sistemi di isolamento termico dei tetti, i lavori dovranno essere eseguiti e certificati da un tecnico che nella relazione dovrà anche giustificare le scelte adottate su tecniche di coibentazione anche ai fini del miglioramento del benessere degli animali. Le stalle dovranno essere comunque dotate di un idoneo sistema di aerazione con copertura ventilata e camini di evacuazione.

Potranno essere inoltre finanziati gli acquisti di sistemi di accumulo con una spesa massima di 50.000 euro, inverter, software.

Chi potrà beneficiare dei fondi?

Potranno beneficiare dei fondi per il Parco Agrisolare le aziende agricole in forma individuale o associata. I codici Ateco delle attività che potranno accedere saranno indicati nel decreto attuativo successivo. Restano esclusi dai benefici le attività che sono esonerate dalla contabilità IVA e che hanno un volume di affari inferiore a 7.000 euro l’anno.

Nel successivo decreto saranno indicate anche le finestre temporali entro cui si potranno presentare le domande ed eseguire i lavori. Gli aiuti concessi saranno versati nell’arco di un mese dall’approvazione e saranno erogati in un’unica soluzione. L’incentivo potrà essere cumulato con altri aiuti de minimis che però non devono finanziare lo stesso progetto, ma altri progetti della stessa azienda. Naturalmente il cumulo non deve portare al superamento delle soglie previste per gli aiuti de minimis.

Per avere maggiori informazioni sui limiti per gli aiuti de minimis leggi l’articolo: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Grano e cereali, arriva il piano per aiutare i coltivatori. Campania aumenta la produzione

Due sono gli eventi che mettono in difficoltà le famiglie italiane in questo periodo. Il primo è l’aumento dei costi per l’energia e i carburanti legati alla guerra in Ucraina. Il secondo è l’aumento del prezzo di farina, e di conseguenza pasta e pane, alla base della dieta mediterranea. L’aumento del prezzo del grano e cereali è in realtà iniziato un anno fa a causa della scarsa produzione del Canada e altri eventi congiunturali. Ora l’Italia corre ai ripari con politiche mirate in accordo con le Regioni.

Grano e cereali: l’obiettivo è raggiungere l’autosufficienza. Dati della campagna 2022

L’aumento del prezzo di pane e pasta è legato alla scarsità della materia prima, cioè il grano, che porta la borsa del grano a picchi di prezzo molto elevati e allo stesso tempo a difficoltà di approvvigionamento che inducono i produttori di pasta e pane a lanciare l’allarme.

Alla crisi del grano determinata dalla scarsa produzione del Canada si uniscono gli effetti della guerra in Ucraina, infatti l’Italia importa grano e cereali anche da questa zona. L’obiettivo principale oggi per l’Italia è raggiungere l’autosufficienza sia per quanto riguarda il fabbisogno energetico, sia per quanto riguarda le altre materie prime.

I coltivatori italiani stanno rispondendo abbastanza bene a questa esigenza. Per la campagna di raccolta del 2022 già è stato implementato il terreno coltivato con cereali, tra cui appunto il grano tenero (produzione di pane, pizze, dolci, prodotti lievitati in genere). L’aumento di superficie coltivata a grano a livello nazionale è solo dello 0,5%, per un totale di 500.596 ettari investiti. Per la campagna 2021 gli ettari coltivati erano 498.105 con un incremento di 2.491 ettari. La sensibilità verso la tematica è però diversa nelle varie aree di Italia, infatti l’incremento è del 5,5% al Sud e nelle Isole. Si registra invece un calo nella semina del grano duro, necessario alla produzione di pasta.

In aumento la coltivazione degli altri cereali come l’orzo. Molto probabilmente a frenare la coltivazione è stato anche l’aumento dei prezzi di semi e di tutta la filiera necessaria alla produzione (concimi, carburanti).

Campania: il programma per arrivare all’autosufficenza nella produzione di grano e cereali

Buone notizie potrebbero esservi per la raccolta del 2023, infatti Coldiretti ha annunciato che alcune Regioni stanno già manifestando l’intenzione di stimolare le campagne di coltivazione dei cereali e in particolare di grano duro e tenero. Tra le prime ad aderire è la Campania. La stessa ha reso nota la disponibilità ad aumentare la produzione di 2 milioni di quintali per il 2023.

A dichiararlo è stato Gennarino Masiello, presidente Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale. La dichiarazione arriva a margine dell’incontro con il ministro dell’Agricoltura Patuanelli e il ministro per la Transizione Ecologica Cingolani. Nello stesso, alla presenza dell’assessore Caputo, sono state presentate proposte per aiutare il comparto dell’agricoltura in Campania. Particolarmente in difficoltà appare il settore bufalino a causa dell’aumento dei costi delle componenti della mescola dei mangimi. Tra le proposte portate vi è un aumento dei contributi in favore delle aziende agricole, diminuzione delle accise, versamento dei contributi sospesi e il posticipo dell’entrata in vigore della nuova PAC.

A fronte di questi aiuti vi è una disponibilità della Campania ad aumentare la produzione al fine di raggiungere l’autosufficienza. Questo potrebbe avvenire attraverso il recupero dei terreni incolti. La proposta prevede però anche la realizzazione di siti di raccolta di acqua piovana al fine di combattere la siccità che mette a repentaglio soprattutto la coltivazione di mais.

Tutelare i coltivatori con i contratti di filiera che evitano la svalutazione della produzione

Masiello sottolinea anche altri punti, infatti il recupero dei terreni da adibire alla coltivazione di grano tenero, duro e mais non solo potrebbe rendere la Regione autosufficiente, ma potrebbe legare le produzioni al territorio e favorire la biodiversità e, infine, aiutare le aziende agricole ad avere un reddito adeguato.

Coldiretti Campania propone di attivarsi subito per rafforzare il sistema dei contratti di filiera che darebbero ai coltivatori certezze circa il reddito che si può ricavare dalla coltivazione. Infatti i contratti di filiera consentono di avere un prezzo equo e di evitare gli effetti delle pratiche sleali che potrebbero indurre i coltivatori a svendere il raccolto. I contratti di filiera consentirebbero anche a chi ha piccoli appezzamenti di avere un reddito e mettere in produzione i terreni.

La buona notizia è che il Ministro Patuanelli ha accolto con favore le proposte di Coldiretti e ha sottolineato l’impegno a rimuovere il vincolo, previsto nella PAC, al non incremento della superficie irrigabile. Grazie a queste misure la Campania potrebbe tornare già dal 2023 ai livelli di produzione del passato e all’autosufficienza.

Per conoscere i dettagli della nuova PAC, leggi l’articolo: Aziende agricole: reso noto il piano strategico nazionale per la PAC

Agricoltura: scopri il Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo

Nel tempo i vini italiani sono diventati un prodotti di eccellenza ricercati in tutto il mondo, questo anche grazie a diversi riconoscimenti che premiano l’intera filiera, dalla produzione delle uve alla trasformazione attraverso tecniche di vinificazione/fermentazione frutto di attenti studi e tanta passione dei Maestri italiani. L’importanza del settore è dimostrata anche dall’adozione del Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo del MIPAAF (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali). Ecco nel dettaglio cosa prevede.

Sostegno al settore vitivinicolo dall’Unione Europea: Regolamento UE 1308/2013

La riforma del settore vitivinicolo risale al 2008 ed è stata man mano implementata con varie misure di intervento. L’obiettivo è dare supporto a tutta la filiera, dalla coltivazione delle vigne alla trasformazione del prodotto e quindi alla conservazione del vino, il tutto anche nell’ottica di realizzare un prodotto finale di eccellenza. Un punto di riferimento importante per quanto riguarda la normativa di settore è il Regolamento UE 1308/2013, che si occupa dell’Organizzazione Comune del mercato vitivinicolo e del piano di aiuti dell’Unione Europea. L’articolo 50 di tale Regolamento disciplina gli aiuti comunitari e gli investimenti diretti alla trasformazione e alla commercializzazione del vino. Prevede che il sostegno da parte degli Stati Membri sia fissato al settore vitivinicolo nel 40% per gli investimenti, ridotto al 10% per le grandi imprese. Gli investimenti che possono ricevere sostegno sono limitati a strutture e attrezzature/macchinari.

Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo

Le misure ad oggi applicabili sono contenute nel Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo 2019/2023, questo prevede due tipologie di fondi su cui le imprese e i consorzi impegnati nel settore possono valersi, il primo fondo è quello nazionale, il secondo fondo è regionale. Le imprese agricole, i consorzi, le cooperative possono accedere a diverse tipologie di aiuti e proporre quindi istanze per partecipare ai bandi. Le domande per i bandi che ora vedremo possono essere proposte annualmente.

Il progetto prevede diversi aiuti e misure.

A) Promozione dei mercati

Si tratta di una misura volta ad aiutare le imprese e i consorzi che sono impegnati nella promozione dei vini italiani in modo che gli stessi siano conosciuti a livello globale e quindi il settore possa implementarsi. Possono essere finanziate campagne pubblicitarie di promozione, campagne di informazione, manifestazioni, fiere, studi per valutare i risultati delle varie campagne di promozione e pubblicità. Proprio per la natura di questa tipologia di intervento per il settore vitivinicolo, i beneficiari possono essere molteplici e  non limitati ai produttori di uve e vini, ma anche consorzi, associazioni, federazioni e società cooperative.

B) Ristrutturazione e riconversione dei vigneti

L’obiettivo è aumentare la competitività dei produttori di vino favorendo l’impianto di specie maggiormente richieste dai consumatori e migliorare la qualità dei vini prodotti. Possono beneficiare di questo aiuto i produttori singoli e aggregati, cooperative agricole, consorzi di tutela, società di persone e di capitali che si occupano di attività agricole e organizzazioni di produttori. Si possono ottenere aiuti per:

  • impianto di un nuovo vigneto oppure per sovrainnesto su vigneti che si trovano in buono stato vegetativo e ritenuti già razionali;
  • ristrutturazione del vigneto con diversa collocazione, ma solo se la seconda è dal punto di vista agronomico più vantaggiosa per la produzione, ad esempio perché vi è una migliore esposizione;
  • per il miglioramento di tecniche di gestione del vigneto;
  • reimpianto in seguito ad estirpazione obbligatoria per motivi fitosanitari.

Gli aiuti rivolti a questa tipologia di intervento sono di:

  1. sostegno al reddito per il mancato raccolto dovuto ai lavori eseguiti, per un importo massimo di 3.000 euro per ettaro e a copertura anche del 100% delle perdite stimate;
  2. contributi ai costi di ristrutturazione al 50%, elevabili al 75% per le regioni particolarmente depresse, fino a un massimo di 16.000 euro per ettaro di terreno e nelle regioni classificate meno sviluppate con un importo massimo di 15.000 euro per ettaro.

Le Regioni e le Province autonome possono aumentare tali importi. In questo caso i beneficiari possono anche chiedere degli anticipi sui pagamenti ammessi, gli anticipi possono arrivare all’80% del totale.

C) Reimpianto dei vigneti per ragioni sanitarie o fitosanitarie

Si applicano gli stessi criteri previsti al punto B).

D) Vendemmia verde

Si tratta di una misura volta ad eliminare le eccedenze di uva e mantenere quindi l’equilibrio tra offerta e domanda evitando così depressioni dei prezzi.

La domanda per ottenere gli aiuti non può essere presentata nel caso in cui il raccolto sia già stato danneggiato prima delle vendemmia stessa da calamità naturali, ad esempio grandine. Il pagamento avviene in base alla quantità di uve verdi realmente non avviate alla produzione finale.

La misura del sostegno al settore vitivinicolo in questo caso varia in base alla tipologia di raccolta di uva verde eseguita, ad esempio per la raccolta manuale il contributo varia da 7 a 9 euro a quintale in base alla resa regionale. Per la raccolta meccanica il prezzo è di 1308/2013, in base alle caratteristiche del terreno. In caso di distruzione chimica del raccolto, il calcolo viene fatto in base ai costi effettivamente sostenuti e dimostrati dagli agricoltori. Il Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo prevede un rimborso al 50% dei valori sopra espressi. Le domande devono essere proposte telematicamente attraverso AGEA, quindi rivolgendosi alla sede locale delle organizzazioni del produttori.

E) Investimenti per le imprese

Si tratta di investimenti volti ad ammodernare le imprese migliorandone la competitività.

Questa tipologia di aiuto è rivolta a coloro che si occupano di produzione di mosto, coltivazione di uve con vinificazione in proprio, coltivazione di uve poi destinate a soggetti terzi che si occupano della trasformazione delle uve e a soggetti che si occupano solo di trasformazione e vinificazione.

Per ognuno di questi interventi il Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo stabilisce dei termini per la presentazione delle domande. Le domande possono essere proposte annualmente. In questo caso non forniamo le date perché ci sono state delle modifiche e delle proroghe a causa dell’emergenza Covid. Di conseguenza consigliamo ai produttori di rivolgersi alle organizzazioni di settore per ottenere maggiori informazioni sulle scadenze effettivamente valide e sui bandi regionali di integrazione al Piano Nazionale.

Naturalmente il settore dell’agricoltura riceve aiuti a 360°, cioè non rivolti esclusivamente ai produttori di vino, per una quadro maggiormente esaustivo inerente gli aiuti dell’Unione Europea, si consiglia la lettura dell’articolo: Agricoltura: aiuti dall’Unione Europea per imprenditori agricoli e PMI

Aziende agricole: reso noto il Piano Strategico Nazionale per la PAC

La PAC è la Politica Agricola Comune e viene definita dall’Unione Europea periodicamente, i Paesi dell’Unione Europea devono poi adeguarsi a essa attraverso i Piani Nazionali. In vista della Nuova PAC dell’Unione Europea, l’Italia ha preparato la bozza del Piano Strategico Nazionale che prevede importanti novità per le aziende agricole e per chi comunque lavora in questo importante ambito.

Cos’è il Piano Strategico Nazionale per la PAC?

Il Piano Strategico Nazionale per la PAC in Italia viene realizzato dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, anche conosciuto come MIPAAF, e mira all’attuazione e al coordinamento dei programmi della PAC per il quadriennio 2023-2027.

Il Piano Strategico Nazionale ha a disposizione ben 51 miliardi di euro destinati all’agricoltura tra il 2023 e il 2027, gli stessi derivano da fondi europei e cofinanziamento nazionale. L’obiettivo comune è potenziare competitività delle imprese agricole e raggiungere una maggiore sostenibilità ambientale.

Il piano strategico ha l’obiettivo di facilitare il ricambio generazionale nel settore agricolo aumentando anche la sicurezza e la qualità del lavoro. Occorre ricordare che i Piani Strategici presentati dai vari Paesi devono tenere in considerazione il Green Deal e il Farm To Fork che mirano a un’agricoltura maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale attraverso una diminuzione dell’uso dei pesticidi, un maggiore sostegno all’agricoltura biologica e a un uso consapevole e razionale delle risorse idriche.

Gli Eco-Schemi della Nuova PAC

La Nuova PAC inoltre prevede degli eco-schemi, si tratta di una sorta di macro-settori a cui prestare particolare attenzione, a essi è riservata una percentuale specifica degli aiuti all’agricoltura. Gli eco-schemi sono:

  • zootecnia (riduzione antibiotici e pascolo-allevamento semibrado);
  • inerbimento delle colture pluriennali;
  • olivi di rilevanza paesaggistica;
  • sistemi foraggeri estensivi;
  • colture a perdere di interesse mellifero.

Come divide gli stanziamenti il Piano Strategico Nazionale per la Politica Agricola Comune

I 51 miliardi destinati all’Italia sono composti da 40 miliardi di fondi europei e 11 miliardi di cofinanziamento nazionale e regionale. Il Piano Nazionale strategico ha diviso in quote annuali tali somme per i diversi settori, in particolare il piano del MIPAAF prevede attualmente per ogni anno:

  • 3,6 miliardi per i pagamenti diretti (sicuramente i più apprezzati dalle aziende agricole e vedremo in seguito a cosa sono riservati);
  • 323,9 milioni per l’Ocm (Organizzazione Comune di Mercato) vino;

  • 250 milioni per l’Ocm ortofrutta;

  • 34,6 milioni per l’Ocm olio d’oliva;

  • 5,2 milioni per l’Ocm miele.

Ai 51 miliardi si aggiungono ulteriori risorse che saranno dedicate dall’Italia al mondo dell’agricoltura, in particolare sono disponibili 9.7 miliardi di euro per i prossimi 7 anni dedicati al piano di sviluppo rurale (fondi FESR) e 910 milioni di euro derivanti dalla Next Generation EU.

Obiettivi da realizzare

L’obiettivo, come detto, è anche favorire il ricambio generazionale, proprio per questo un sostegno supplementare sarà rivolto ai giovani imprenditori agricoli tra 35 e 40 anni di età.

Il Piano Strategico Nazionale prevede inoltre un ruolo centrale delle Regioni che potranno quindi declinare/utilizzare i fondi in base ad esigenze specifiche di sviluppo. La gestione del rischio viene però riservata al livello nazionale.

Le scelte fatte dall’Italia all’interno del PSN sono volte a sostenere il reddito agricolo e incrementare la resilienza degli agricoltori aumentando anche la competitività sia nel breve che nel lungo periodo.  Sostenere il reddito agricolo vuol dire far in modo che coloro che lavora in questo settore possa avere lo stesso reddito di chi è impegnato in altri settori produttivi. Questo resta un importante incentivo per far in modo che sempre più persone si dedichino all’agricoltura.

Tra gli obiettivi vi sono anche una maggiore sicurezza alimentare, bio-diversità, tutela dell’eco-sistema e sostenibilità economica della produzione agricola e parità di genere attraverso l’incentivazione della presenza delle donne nelle aziende agricole.

Vantaggi e aiuti per le aziende agricole con il nuovo Piano Strategico Nazionale per la PAC

Cosa cambia per le aziende agricole con il Piano Strategico Nazionale? Come va ad impattare questo sulla qualità della vita di chi in questo settore ogni giorno si impegna e lavora? Dal punto di vista pratico questo per le aziende si traduce in aiuti di diverso genere, ad esempio sono previsti contributi in favore delle aziende che si occupano di allevamento e si impegnano nella riduzione dell’uso di antibiotici. Questi allevatori saranno destinatari di contributi diretti.

Pagamenti diretti sono previsti anche in favore di aziende che si impegnano:

  • nella produzione integrata certificata;
  • in pratiche di agricolture agro-biologiche con avvicendamento di colture principali, come quella dei cereali, con colture miglioratrici, cioè leguminose, che hanno l’effetto di concimare in modo naturale i terreni ( si tratta di una pratica di non sfruttamento intensivo dei terreni che veniva praticato in modo costante dai nostri avi);
  • in pratiche di inerbimento per la gestione ecologica del contrasto alle erbe infestanti;
  • pagamenti diretti sono infine previsti per la coltivazione di essenze floreali e specie mellifere, l’obiettivo è sostenere l’apicoltura.

Gli incentivi per l’apicoltura in uno dei settori dell’agricoltura più fragili

Le api sono le sentinelle ambientali, la loro presenza infatti è indice di una buona qualità dell’aria. La loro vita è però messa a rischio da un uso eccessivo di pesticidi e dall’inquinamento. Il rischio è di perdere la biodiversità garantita dalla loro capacità di impollinazione. Inoltre offrono un prodotto, il miele, ma non solo, di eccellenza per gusto e proprietà nutraceutiche, proprio per tali caratteristiche l’apicoltura viene particolarmente incentivata. L’Unione Europea, insieme ad altre istituzioni, come gli enti locali e lo Stato, mettono a disposizione incentivi per l’apicoltura. Ecco il quadro completo.

Gli incentivi per l’apicoltura dal MIPAAF

Gli incentivi per l’apicoltura sono contenuti nel bando MIPAAF 2022 (Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali). Gli obiettivi sono:

  • migliorare la qualità dei mieli e valorizzare sul mercato i prodotti che derivano dall’apicoltura (ricordiamo che il miele non è l’unico prodotto, ci sono anche la cera d’api e la pappa reale che hanno importanti proprietà);
  • difesa delle api dall’inquinamento ambientale che negli anni ha drasticamente ridotto il numero di alveari presenti in Italia;
  • monitoraggio della produzione e del mercato;
  • attività di ricerca volta a migliorare l’apicoltura e superare le criticità.

Possono accedere alle risorse enti pubblici, organizzazioni e privati che abbiano una comprovata esperienza in questo importante settore dell’agricoltura.

Aiuti all’apicoltura di Agea

Ulteriori incentivi all’apicoltura sono previsti da Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura). In questo caso sono previsti finanziamenti per:

  • assistenza tecnica e formazione professionale degli apicoltori;
  • lotta alla varroasi, si tratta di un acaro che danneggia le covate delle api e di conseguenza ne riduce drasticamente il numero vista la facilità con cui si propaga;
  • razionalizzazione della transumanza;
  • provvedimenti a sostegno dei laboratori di analisi;
  • misure di sostegno per il ripopolamento del patrimonio apicolo comunitario;
  • collaborazione con gli organismi specializzati per la realizzazione di programmi di ricerca.

La domanda per ottenere gli aiuti all’apicoltura di Agea deve essere presentata entro il 15 aprile di ogni anno alla Regione o Provincia nel cui territorio è ubicato l’allevamento di api. Può essere presentata da:

  • singoli allevatori o imprese che siano però in regola con la denuncia delle arnie;
  • organizzazioni, associazioni e unioni di apicoltori;
  • consorzi di tutela del settore apistico.

In base alla tipologia di lavoro per il quale si richiede il finanziamento, si può ottenere dal 50% fino al 100% di quanto effettivamente speso. Sarà l’Amministrazione a cui è stata presentata la domanda a stilare una graduatoria con indicati gli importi a cui hanno diritto i singoli soggetti che hanno presentato la domanda e i pagamenti sono erogati entro il 15 ottobre dell’anno in cui è stata presentata la domanda.

Bandi per incentivi all’apicoltura regionali

Ulteriori bandi per gli incentivi all’apicoltura sono previsti dalle Regioni, ad esempio la Regione Piemonte ha stanziato finanziamenti per apicoltori che abbiano almeno 52 alveari, il bando per accedere è aperto dal 1° agosto 2021 al 31 luglio 2022. In questo caso è possibile ottenere finanziamenti per l’acquisto di attrezzature per la lavorazione, conservazione e il confezionamento dei prodotti derivanti dall’apicoltura e macchine e attrezzature specifiche per favorire il nomadismo delle api.

La Regione Toscana invece ha istituito un bando per favorire la commercializzazione del miele rivolta esclusivamente agli apicoltori con partita IVA e che pratichino il nomadismo.

Questi sono solo alcuni bandi disponibili per aiuti all’apicoltura, rivolgendosi ad associazioni che si occupano di agricoltura sul proprio territorio è possibile conoscere tutte le opportunità che caratterizzano questo interessante settore. Naturalmente l’apicoltura è un settore dell’agricoltura, quindi coloro che professionalmente allevano api possono accedere anche a tutti gli altri incentivi e aiuti previsti per questo settore dell’economia. Proprio per questo vi invitiamo alla lettura di ulteriori approfondimenti:

Agricoltura 4.0: cos’è e gli incentivi per le aziende agricole

Strategia Farm To Fork: come cambieranno agricoltura e consumi