Divieto vendita auto a benzina e diesel dal 2035: accordo raggiunto

Negli ultimi giorni si è più volte parlato di uno slittamento dei termini per il divieto di vendita di auto a benzina e diesel, invece l’accordo tra Parlamento e Consiglio europeo è stato raggiunto e dal 2035 c’è il divieto vendita di questi veicoli. Approvata anche la norma “salva Ferrari”.

A chi si applica il divieto di vendita auto benzina e diesel? Cos’è la clausola “salva Ferrari”?

L’obiettivo è ridurre le emissioni inquinanti attraverso il supporto della mobilità sostenibile. I cambiamenti climatici che si stanno registrando con caldo anomalo e scioglimento dei ghiacciai ha messo in allarme l’Europa e sono in tanti a credere che sia arrivato il momento di non ritardare interventi.

Naturalmente non si può vietare nell’immediato la vendita di veicoli con alimentazione diesel e benzina, è necessario fornire un congruo lasso di tempo per dare alle aziende del settore il tempo per convertire le loro produzioni. Non solo, è necessario che i Paesi Membri riescano a produrre energia da fonti rinnovabili. Solo in questo modo si possono abbattere le emissioni inquinanti.

In base all’accordo raggiunto, i produttori che producono da 1.000 a 10.000 vetture nuove ( e da 1.000 a 22.000 furgoni) dovranno adeguarsi entro il 2035, mentre le imprese con produzioni ridotte, cioè meno di 1.000 veicoli l’anno, saranno esentati da tale obbligo. Questa clausola ha preso anche il nome di “salva Ferrari” infatti i produttori di auto extra lusso e personalizzate hanno lamentato l’impossibilità nel breve termine di applicare ai loro veicoli motori a zero emissioni di CO2. Il caso è quello della casa automobilistica Ferrari.

Le tappe per il passaggio al divieto di vendita auto a benzina e diesel

Per le imprese ci saranno inoltre passaggi intermedi per le imprese, il primo è già nel 2025, mentre il secondo sarà nel 2030. Entro tale seconda data dovrà essere raggiunto l’obiettivo di una riduzione di emissioni di CO2 del 50% per i furgoni e 55% per le auto nuove.

Entro la fine del 2025 l’esecutivo comunitario dovrà pubblicare una prima relazione sull’andamento della transizione ecologica, la stessa toccherà diversi aspetti come l’impatto sui consumatori e sull’occupazione, i progressi in termini di efficienza energetica e di accessibilità economica dei veicoli a zero e a basse emissioni.

Le aziende costruttrici non hanno mancato di far pervenire critiche al piano ritenendolo troppo repentino in quanto ancora mancano le infrastrutture per poter effettuare un passaggio agevole all’elettrico. Oliver Zipse, presidente della European Automobile Manufacturers Association e amministratore delegato della casa automobilistica tedesca Bmw ha espresso dubbi sulla possibilità di realizzare gli obiettivi. Ha sottolineato che l’azienda può anche adeguarsi, ma restano perplessità circa la capacità dell’Europa di garantire una quantità sufficiente di energia rinnovabile per il parco mezzi e infrastrutture di ricarica capillari.

Aziende, formazione, istruzione: il successo degli ITS Academy

Il termine ITS Academy letteralmente vuol dire Accademia Istituti Tecnici Superiori. Si tratta di una misura sperimentale che ora grazie ai fondi del PNRR avrà maggiore stabilità, questo grazie all’approvazione del Parlamento il 12 luglio 2022 della riforma degli ITS. Rappresentano l’unione tra la scuola e le aziende e in questi anni hanno riscosso un certo successo con abbattimento dei livelli di disoccupazione e della dispersione scolastica.

Cosa sono gli ITS Academy e chi può accedere

Gli ITS Academy sono un percorso di formazione a cui si può accedere dopo le scuole superiori, una sorta di alternativa all’università, prevede un forte coinvolgimento delle aziende presenti sul territorio che, attraverso gli ITS Academy, possono trovare personale specializzato e formato sui loro bisogni.

Il percorso rientra nel quadro europeo delle qualifiche (European Qualification Framework – EQF):

  • di quinto livello con durata biennale ( 4 semestri) e 1800 ore di formazione;
  • di sesto livello con durata triennale, suddivisione in sei semestri e 3000 ore di formazione.

Il percorso di formazione prevede che il 60% del monte ore di formazione sia gestito da docenti provenienti dal mondo del lavoro. Il 35% del monte orario complessivo dovrà essere formato da stage e tirocini presso aziende.

Un altro punto di forza della normativa è la previsione che per avviare un ITS Academy siano presenti sul territorio una o più imprese legate al settore oggetto del percorso formativo. La normativa prevede anche la presenza di università.

Come sarà reclutato il personale docente?

Per questa tipologia di istituto cambia anche la modalità di reclutamento del personale docente. Ecco perché può essere un’opportunità per molte persone anche al fine di trovare un nuovo lavoro. Docenti e ricercatori dovranno essere almeno per il 50% soggetti provenienti dal mondo del lavoro, compresi enti di ricerca, che abbiano una specifica esperienza professionale di almeno 3 anni in settori produttivi riferibili al settore tecnologico oggetto del corso ITS Academy. Potranno essere assunti esperti nel settore di arte spettacolo sempre con esperienza, naturalmente in percorsi di studio attinenti.

Tax credit per chi effettua erogazioni liberali in favore di ITS Academy

Coloro che decidono di effettuare erogazioni liberali in favore delle fondazioni ITS Academy è previsto un credito di imposta pari al 30% dell’importo oggetto di erogazione. Se però la donazione viene effettuata in favore di fondazioni ITS Academy costituite in province in cui il livello di disoccupazione è più elevato rispetto alla media, il credito di imposta arriva al 60%. Naturalmente il versamento deve essere effettuato con strumenti tracciabili.

I settori interessati e i risultati della fase sperimentale

A un anno dal termine del percorso formativo l’80% degli studenti trova un’occupazione, ma soprattutto ha un lavoro gratificante e a elevata specializzazione. Nel solo 2021 con 5.280 diplomati 4.218 hanno trovato una stabile occupazione, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia.

I settori in cui sono attivi gli istituti tecnici superiori sono:

  • mobilità sostenibile;
  • nuove tecnologie della vita;
  • nuove tecnologie per il Made in Italy;
  • efficienza energetica;
  • tecnologie dell’informazione e della comunicazione,
  • tecnologie innovative per il patrimonio culturale e attività connesse.

Nei percorsi formativi viene posta particolare attenzione a temi molto caldi negli ultimi anni, come la sicurezza digitale e la transizione ecologica. Si può notare che l’offerta formativa è strettamente connessa al raggiungimento degli obiettivi del PNRR.

Il percorso di studio prevede formazione teorica, laboratorio, pratica, tirocini aziendali. A differenza degli altri percorsi formativi, qui le aziende sono coinvolte in misura massiccia. Proprio questo è il segreto del successo degli ITS Academy che attualmente sono ancora poco conosciuti, anche se man mano in tutta Italia si stanno inaugurando nuovi percorsi di studio. Le aziende possono trovare personale altamente qualificato che di fatto le aiuta nella crescita, i ragazzi possono invece avere occupazione di elevato livello e questo perché viene superato il gap che da sempre attanaglia l’Italia tra scuole e aziende.

ITS Academy: mancano ancora 17 decreti attuativi

In questo percorso è previsto che le aziende possano anche economicamente supportare la formazione. Si è già detto che gli ITS Academy negli ultimi anni hanno lavorato come una sorta di laboratorio sperimentale, ora è però arrivata la legge istitutiva che mira quindi a rendere questi istituti parte strutturale del sistema formativo italiano.

Si attendono però 17 decreti attuativi che aiuteranno a rendere il percorso sempre più comune in Italia, nel frattempo è comunque possibile iscriversi. Naturalmente le vicissitudini che sta affrontando ora il Governo rallenteranno questo percorso che probabilmente sarà rimandato al 2023. Tra i decreti attesi, ad esempio, c’è quello per la tabella delle equipollenze che dovrà essere redatta dal Ministero dell’istruzione e della Ricerca ed è essenziale per il riconoscimento del titolo in caso di partecipazione a concorsi per i quali sia richiesta la laurea o un titolo ulteriore rispetto al diploma di scuola secondaria superiore.

Nuove istituzioni di ITS Academy

Per chi vuole conoscere meglio gli ITS Academy si può fare riferimento ai percorsi di studio già nati, ad esempio a Rieti nella giornata del 20 luglio 2022 è nata la Fondazione ITS Academy Logistica 4.0 che comprende 18 soci fondatori tra cui l’Università La Sapienza, la Provincia di Rieti, molte aziende e scuole proprio a significare l’elevato grado di cooperazione che si crea tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso formativo.

I percorsi previsti a Rieti e attivabili in base al numero di iscrizioni pervenute, saranno denominati:

  • “Tecnico Superiore per la Mobilità delle Persone e delle Merci”;
  • “Tecnico Superiore per la Produzione e Manutenzione dei Mezzi e delle Infrastrutture di Trasporto”;
  • infine, “Tecnico Superiore per l’Infomobilità e le Infrastrutture Logistiche”.

Incentivi mobilità sostenibile e diffusione autobus elettrici

Il Mise mette a disposizione il fondo per la mobilità sostenibile finalizzato alla filiera di autobus elettrici. Le domande potranno essere presentate dal 25 luglio 2022 . Ecco i dettagli.

Chi può ottenere gli incentivi per la mobilità sostenibile e la diffusione di autobus elettrici?

L’incentivo è rivolto a imprese dei settori Metallurgia, Elettronica, Meccanica, Autoveicoli e altri mezzi di trasporto con codici Ateco:

  • 24.25;
  • 26.27;
  • 28.33;
  •  29.30.

È rivolto a piccole, medie e grandi imprese che effettuano investimenti al fine di promuovere la mobilità sostenibile attraverso la produzione di veicoli elettrici e connessi. Sono esclusi dall’agevolazione i veicoli ibridi.

Questo particolare incentivo prevede la possibilità di ottenere contributi a fondo perduto, agevolazioni nell’accesso al credito e una combinazione tra queste due tipologie di aiuto. Si è detto che la piattaforma per poter accedere agli incentivi per la mobilità sostenibile e per la diffusione di autobus elettrici sarà aperta dal 25 luglio, la stessa prevede la chiusura a esaurimento dei fondi, proprio per questo motivo è importante presentare l’istanza il prima possibile.

Quali opere possono godere degli incentivi?

Il fondo è diretto a finanziare attraverso contributi a fondo perduto :

  • ottimizzazione produzione di sistemi di trazione elettrica;
  • produzione di nuove architetture di autobus finalizzate al passaggio verso sistemi di alimentazione elettrici, alleggerimento dei veicoli, digitalizzazione dei veicoli e dei loro componenti;
  • produzione di componentistica per autoveicoli per il trasporto pubblico e nuove tecnologie IoT;
  • standardizzazione e industrializzazione di sistemi di ricarica e di rifornimento, sviluppo di tecnologie finalizzate alla produzione di sistemi di smart charging per autobus elettrici;
  • produzione di sensori e sistemi digitali per la guida assistita, per la gestione delle flotte, per la sicurezza, monitoraggio continuo e manutenzione predittiva.

Quali interventi possono ottenere le agevolazioni per mobilità sostenibili e autobus elettrici?

Il finanziamento può riguardare:

  • la creazione di una nuova unità produttiva;
  • ampliamento della capacità di un’unità produttiva precedentemente esistente;
  • riconversione di un’unità produttiva al fine di ottenere prodotti precedentemente non fabbricati;
  • la ristrutturazione di un’unità produttiva intesa come cambiamento fondamentale del processo produttivo esistente.

Limiti agli incentivi

L’investimento ammissibile ha un ammontare massimo di 20 milioni di euro e minimo di un milione di euro e prevede l’agevolazione per:

  • acquisto suolo e sue sistemazioni nel limite del 10% del totale della spesa;
  • opere murarie e assimilate nel limite del 50% della spesa;
  • infrastrutture specifiche aziendali;
  • acquisto macchinari, impianti, attrezzature nuovi di fabbrica;
  • programmi informatici, brevetti, licenze, Know how. In questo caso per le imprese di grandi dimensioni l’investimento in questa categoria non può superare il 50% delle spese ammissibili.

I piani di investimento devono essere realizzati successivamente alla presentazione della domanda per ottenere le agevolazioni previste per la mobilità sostenibile e la filiera autobus elettrici e devono essere conclusi entro 36 mesi dalla data del provvedimento di concessione dell’aiuto e comunque entro i termini previsti dal PNRR e con tempistiche tali da garantire l’attivazione della produzione di autobus entro il 30 giugno 2026.

L’articolo 5 del decreto ministeriale sottolinea anche che le imprese beneficiarie nel caso in cui la realizzazione del piano di investimento comporti un incremento occupazionale, si impegnino all’assunzione di percettori di interventi di sostegno al reddito o che comunque risultino disoccupati, naturalmente avendo come riferimento sempre la tipologia di fabbisogno dell’impresa.

Se sei un’impresa interessata agli incentivi per la mobilità sostenibile e la diffusione di autobus elettrici, puoi scaricare il decreto completo, seguendo il link: Decreto ministeriale incentivi mobilità sostenibile e diffusione autobus elettrici

Leggi anche: Reddito di cittadinanza: gli sgravi contributivi per le assunzioni: novità

Per una scheda sintetica vai al sito incentivi.gov

 

Bonus patente autotrasporti: a chi spetta e come avere fino a 2500 euro

Il bonus patente autotrasporti consente ai giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni di ottenere il rimborso dei costi sostenuti per il conseguimento della patente per aspitranti autisti. Ecco i dettagli del bonus patente.

Bonus patente autotrasporto: perché questo incentivo?

Il settore dell’autotrasporto sta vivendo un momento difficile, non solo a causa del caro carburanti che lo sta mettendo in ginocchio, ma anche a causa della mancanza di autisti. Al fine di incentivare i giovani ad entrare in questo settore che può dare anche importanti riscontri economici, si provvede all’erogazione di incentivi, in particolare il bonus patente autotrasporto.

Il bonus patente è stato introdotto per la prima volta con il decreto 121 del 2021 (articolo 1 comma 5 ter). Con l’articolo 10 del decreto Milleproroghe 2022 si provvede al potenziamento di questa misura  e di fatto diventa quasi operativa. Nella versione iniziale del provvedimento era previsto un rimborso delle spese al 50% dei costi sostenuti per il conseguimento della patente e di abilitazione alla guida professionale. Inoltre era necessario stipulare entro 3 mesi dal conseguimento un contratto di lavoro come conducente per un’impresa che si occupa di autotrasporti. Il contratto doveva avere una durata di almeno 6 mesi.

Con il decreto Milleproroghe, la procedura è stata resa più snella. Ora è possibile accedere ad un rimborso pari all’85% dei costi sostenuti per un ammontare massimo di 2.500 euro. Non è più necessario stipulare un contratto di lavoro per poter accedere al bonus patente.

Caratteristiche del bonus patente autotrasporti

In sintesi l’agevolazione è rivolta a persone :

  • di età compresa tra i 18 anni e i 35 anni di età;
  • che abbiano conseguito una patente e abilitazioni professionali per condurre veicoli destinati all’attività di autotrasporto. Le patenti ammesse al beneficio sono la CQC e l’abilitazione alla guida professionale dei mezzi pesanti. Si tratta di patenti piuttosto onerose da ottenere. Per una patente CQC che abilita alla conduzione di mezzi di peso superiore a 3,5 tonnellate è previsto un costo compreso tra 2.000 e 5.000 euro. Il corso ha durata minima di 140 ore. La durata del corso sale a 280 ore per i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 21 anni che devono conseguire anche la patente C che può essere considerata preliminare.

Il contributo sarà attivo per le patenti conseguite dal primo luglio 2022 al 31 dicembre 2026. Si deduce che attualmente ancora non è possibile richiedere il bonus patente anche perché si è ancora in attesa del decreto attuativo del Ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze. Già da ora è noto che per ottenere il rimborso sarà necessario presentare la domanda telematicamente.

Per il 2022 il budget previsto è di 3,7 milioni di euro, mentre per gli anni successivi sarà di 5,4 milioni di euro ogni anno.

Gli importi non contribuiscono a determinare il reddito imponibile e non devono essere dichiarati ai fini ISEE.

Investimenti, infrastrutture e mobilità sostenibile, lo opportunità per le imprese dal Pnrr

Il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) assegna agli investimenti, alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile risorse per complessivi 61,3 miliardi di euro. Nello specifico delle risorse, circa 41 miliardi di euro sono finanziati dal fondo Next Generation Eu (40,7 miliardi), 313 milioni con il programma React Eu, 21 miliardi di euro di risorse nazionali (10,6 miliardi dal Fondo complementare e 10,3 miliardi dallo scostamento di bilancio).

Infrastrutture e mobilità sostenibili, come sono distribuite le risorse e a chi spettano?

All’interno delle risorse stanziate per le infrastrutture e la mobilità sostenibile, il 56% dei fondi andranno alle regioni del Sud Italia. Gran parte dei progetti, circa il 76%, riguarderanno il contrasto alla crisi climatica e la transizione ecologica. Andando a scorporare gli ambiti di intervento, gli investimenti, le infrastrutture e la mobilità sostenibile (gestiti dal ministero per le Infrastrutture e per la mobilità sostenibile – Mims), sono previsti in 4 delle sei missioni del Piano nazionale per la ripresa e per la resilienza (Pnrr).

Mobilità sostenibile e infrastrutture, quante risorse sono state stanziate dal Pnrr?

La missione del Pnrr dove sono maggiori le risorse stanziate per il Mims è la numero 3. Infatti, nella missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” sono stati stanziati 41,872 miliardi di euro. Ulteriori risorse sono state stanziate nelle missioni:

  • la Missione 1, “Digitalizzazione, innovazione e cultura”. Le risorse stanziate sono pari a 475 milioni di euro;
  • la Missione 2, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. I fondi a disposizione sono pari a 15,159 miliardi di euro;
  • la Missione 5, “Inclusione e coesione”. Le risorse a disposizione sono di 3,863 miliardi di euro.

Il totale delle risorse stanziate per le infrastrutture, gli investimenti e la mobilità sostenibile sono pari a 61,369 miliardi di euro.

Quali sono i progetti per settori di investimento di infrastrutture e mobilità sostenibile?

Le risorse stanziate dal Pnrr nell’ambito delle infrastrutture, degli investimenti e della mobilità sostenibile riguardano vari settori rientranti nelle diverse missioni. In particolare:

  • allo sviluppo della rete ferroviaria della Missione 3 sono destinati 36,6 miliardi di euro;
  • alla rigenerazione urbana e housing sociale delle missioni 2 e 5 sono destinati 5,2 miliardi di euro;
  • per la riqualificazione del parco dei mezzi delle missioni 2 e 3 sono stanziati 4 miliardi di euro;
  • al trasporto rapido di massa della missione 2 sono destinati 3,6 miliardi di euro;
  • al potenziamento della logistica, ai porti e agli aeroporti della missione 3 sono riservati 3,4 miliardi di euro;
  • alla mobilità innovativa e sostenibile delle missioni 1 e 2 sono riservati 3,2 miliardi di euro;
  • alle infrastrutture idriche, al potenziamento e alla gestione sostenibile della missione 2 sono destinati 3,2 miliardi di euro;
  • al rafforzamento della sicurezza stradale della missione 3 vanno 1,4 miliardi di euro;
  • allo sviluppo delle aree interne della missione 5 sono destinati 900 milioni di euro.

Quali tipologie di investimento per infrastrutture e mobilità sostenibile?

Le tipologie di intervento che si andranno ad attuare con le risorse del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza riguardano:

  • le opere pubbliche per 56 miliardi di euro;
  • l’acquisto di beni e di servizi per 3,7 miliardi di euro;
  • i contributi alle imprese per 1,6 miliardi di euro.

Tra gli esempi che si possono fare sul tipo di investimento, rientrano:

  • le infrastrutture ferroviarie;
  • l’acquisto di autobus green;
  • i contributi per il rinnovo delle navi;
  • le infrastrutture idriche;
  • il rinnovo dei treni;
  • il supporto alla filiera degli autobus elettrici;
  • l’edilizia sociale e penitenziaria;
  • i servizi di digitalizzazione del Tpl;
  • la digitalizzazione dei servizi aeroportuali.

Quale supporto viene richiesto alle imprese nell’ambito degli investimenti del Pnrr?

Nell’ambito dell’attuazione dei progetti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, il ministero delle infrastrutture è responsabile della governance del Pnrr e dell’assegnazione delle risorse ai soggetti attuatori. Questi ultimi ricoprono un ruolo principale nel realizzare i progetti stessi e, pertanto nella realizzazione delle infrastrutture richieste. Il principale soggetto attuatore è la Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) con il 47,48% delle risorse da assegnare; a seguire gli enti territoriali con il 26,25% e i concessionari e società di gestione con il 14,63%. Le autorità del Sistema portuale gestiscono il 5,65% delle risorse, mentre le imprese il 3,06%. Infine, la gestione diretta delle risorse da parte del ministero è pari al 2,92% delle risorse.

Quali riforme verranno fatte con il Pnrr in ambito di investimenti e infrastrutture?

Le riforme (tre già realizzate) nell’ambito dell’attuazione del Pnrr riguardano:

  • la valutazione dei progetti nel settore dei sistemi del Tpl (impianti fissi e Trm) secondo quanto prevede il comma 1 ter dell’articolo 44 del decreto legge numero 77 del 2021;
  • la riforma dell’iter di approvazione del Contratto di programma (tra il ministero delle infrastrutture e Rfi) secondo quanto prevede l’articolo 5 del decreto legge numero 152 del 2021;
  • l’accelerazione dell’iter di autorizzazione dei progetti ferroviari previsto dall’articolo 6 del decreto legge numero 152 del 2021;
  • la Governance delle infrastrutture per l’approvvigionamento idrico (il comma 4 bis dell’articolo 2 del decreto legge 121 del 2021);
  • la procedura per la pianificazione strategica portuale (il comma 1 septies dell’articolo 4 del decreto legge 121 del 2021).
  • infine, entro il 2024 si prevede la riforma della Governance della Piattaforma logistica nazionale (articolo 30 del decreto legge 152 del 2021).

Quali investimenti sono in scadenza nel 2021 e nel 2022?

Tra i traguardi e gli investimenti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza si annoverano:

  • l’infrastruttura per le Zone economiche speciali (Zes);
  • il supporto alla filiera degli autobus;

Saranno invece 13 gli investimenti del Piano complementare (per 20,6 miliardi di euro), tra i quali:

  • quattro per il rinnovo degli autobus, delle ferrovie regionali, per il verde e la socialità, inclusa la riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica. Questi traguardi sono stati già raggiunti con i relativi decreti emanati ad agosto 2021;
  • otto gli investimenti in fase di attuazione avanzata;
  • un investimento, quello di Strade Sicure è in fase di avanzamento entro il 31 dicembre 2021.

Ambiente, efficientamento energetico e mobilità sostenibile: quali misure del Pnrr per le imprese?

Sono vari i provvedimenti per la transizione ecologica già approvati o in itinere in linea con il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). La strategia economica in risposta all’emergenza Covid ha previsto sei missioni, una delle quali dedicata proprio all’ambiente e all’ecologia. Si tratta della missione numero 2, quella sulla “Rivoluzione verde e la transizione ecologica“. Gli obiettivi sono livellati sul Green Deal europeo, rappresentante un pacchetto di riforme in ambito ambientale per centrare la neutralità climatica (“emissioni zero”) entro il 2050.

Come si suddivide la Missione 2 del Pnrr tra gli obiettivi di ambiente ed ecologia?

La seconda missione del Pnrr dedicata alla “Rivoluzione verde e la transizione ecologica”, a sua volta si suddivide in quattro “cluster”, obiettivi settoriali da raggiungere per arrivare a quello più generale. Si tratta, nell’ordine, delle componenti:

  • M2C1, economica circolare e agricoltura sostenibile;
  • M2 C2, energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile;
  • M2C3, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici;
  • M2 C4, tutela del territorio e risorsa idrica.

Pnrr, le opportunità dell’agricoltura sostenibile ed economia circolare

All’interno del primo cluster della seconda missione M2 C1, economia circolare e agricoltura sostenibile, si perseguiranno i tre obiettivi specifici:

  • gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti;
  • sviluppo della filiera agroalimentare sostenibile;
  • lo sviluppo dei progetti integrati su isole e comunità.

Rilascio valutazione ambientale più snella per gli impianti di trattamento dei rifiuti

Un primo risultato dovrebbe arrivare dallo snellimento burocratico delle procedure di autorizzazione per gli impianti di trattamento dei rifiuti. Da questo punto di vista, il decreto legge numero 152 del 2021 recante le “Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 novembre 2021, dispone che si possa arrivare a una riduzione dei tempi previsti per l’istruttoria e il rilascio della valutazione ambientale strategica degli impianti di trattamento dei rifiuti  rispetto a quanto dispone attualmente il Codice ambientale.

Economia circolare, quali novità sono attesa?

Tra le novità del primo cluster, è attesa una revisione riguardo alle strategie italiane di gestione dell’economia circolare. In questo ambito, verranno promosse iniziative legislative volte a:

  • spingere l’ecoprogettazione dei prodotti, con l’adozione di materiali rinnovabili ai fini del riutilizzo e del recupero;
  • l’incentivazione agli appalti pubblici verdi, con la previsione di criteri ambientali minimi (o “Cam”);
  • l’adozione di modelli di consumo più sostenibili. In questo ambito gli obiettivi riguardano la spinta a un’educazione volta più a riparare che a sostituire i prodotti e a respingere le pubblicità ingannevoli.

Investimenti Pnrr a favore delle imprese: 2 miliardi per i nuovi impianti di gestione dei rifiuti

Sono stati già stanziati 2 miliardi per la realizzazione di nuovi impianti per gestire i rifiuti e per ammodernare quelli già in funzione. È quanto prevede la procedura a evidenza pubblica dettata dai decreti del ministero per la Transizione ecologica numeri 396 e 397 pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 15 e 16 ottobre 2021. Oltre agli impianti, i fondi stanziati dal ministero riguardano anche progetti di economia circolare, in particolare per procedure di raccolta e di riutilizzo di determinati rifiuti come plastica, tessile e prodotti Raee.

Pnrr, obiettivi generali dell’energia rinnovabile, della mobilità sostenibile e dell’idrogeno

Nell’ambito del secondo cluster della Missione 2, quella sull’energia rinnovabile, sull’idrogeno, sulla rete e mobilità sostenibile, si possono delineare gli obiettivi di:

  • incremento dell’energia prodotta dalle fondi di energia rinnovabile;
  • il potenziamento della digitalizzazione delle infrastrutture di rete;
  • la promozione della produzione, della distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno;
  • lo sviluppo del trasporto locale sostenibile;
  • sviluppo della leadership internazionale industriale e delle filiere della transizione.

Energia rinnovabile, quali sono le misure del Pnrr?

In merito alle energie rinnovabili, il decreto 152 del 2021 ha recepito la direttiva europea numero 2001 del 2018 sull’utilizzo di energie rinnovabili con approvazione definitiva il 4 novembre scorso. In particolare, le novità in questo campo riguardano la semplificazione per il rilascio delle autorizzazioni a favore di impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili. Ulteriori novità si riscontrano sugli incentivi messi a disposizione per realizzare gli impianti stessi. Ulteriori incentivi sono inerenti a:

  • all’installazione degli impianti solari;
  • alla riqualificazione energetica degli edifici;
  • agli investimenti in transizione ecologica;
  • alla previsione di un fondo relativo alla mobilità sostenibile.

Pnrr, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici tra gli obiettivi

Il terzo cluster della Missione 2, il M2 C3 riguarda l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici. Nel dettaglio, gli obiettivi consistono:

  • nell’efficientamento energetico del parco immobiliare;
  • negli investimenti locali, la promozione alla resilienza sociale e l’integrazione delle energie rinnovabili.

L’efficientamento energetico e la mobilità sostenibile (del cluster 2) sono oggetto di revisione del decreto legge numero 152 del 2021. In particolare, la norma ha rivisto la ripartizione dei fondi per questi due ambiti, indirizzando sull’efficientamento energetico almeno la metà delle risorse previste.

Tutela del territorio e risorse idriche nella missione di Rivoluzione verde e transizione ecologica del Pnrr

L’ultimo cluster, il M2 C4, della Missione 2 del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, riguarda la tutela del territorio e risorse idriche. Nel dettaglio:

  • la previsione degli effetti del cambiamento climatico con i sistemi di monitoraggio e di analisi;
  • la prevenzione e il contrasto alle conseguenze del cambiamento climatico sui dissesti idrogeologici e sulla vulnerabilità del territorio;
  • la salvaguardia della qualità dell’aria e della biodiversità;
  • l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche.

Interventi Pnrr sulla tutela del territorio e delle acque

Il provvedimento numero 152 del 2021 interviene anche sugli interventi in ambito Pnrr di tutela del territorio e delle acque. Infatti, il decreto legge inasprisce le sanzioni nel caso di utilizzo dell’acqua pubblica senza le dovute concessioni. Inoltre, vengono dettate nuove norme per il rischio idrogeologico. Sono altresì previsti interventi per bonificare i siti contaminati. Infine, il ministero delle Infrastrutture ha lanciato l’invito a presentare proposte di progetti inerenti alla diminuzione delle perdite delle reti idriche di distruzione delle acque. Altri 300 milioni sono messi a disposizione del ministero per la Transizione ecologica a favore della tutela e della valorizzazione del verde sia urbano che extraurbano.

Pavan Bernacchi: “Solo le briciole per il settore Automotive”

Come anticipato ieri, gli incentivi alla mobilità sostenibile varati dal governo il 6 maggio scorso e destinati in particolare ai veicoli a basse emissioni complessive (Bec) per le aziende sono stati un flop. I contributi puntavano a favorire l’acquisto di veicoli ad alimentazione alternativa (elettrici, ibridi, a metano, biometano, GPL, biocombustibili, idrogeno) con emissioni di anidride carbonica (CO2), allo scarico, non superiori, rispettivamente a 120, 95 e 50 g/km. Ne abbiamo discusso oggi con Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto.

Dott. Pavan Bernacchi, a proposito di microincentivi ecologici: tutto secondo previsioni?
Assolutamente, un’altra annata fallimentare dopo quella del 2013. Purtroppo, se le imprese private traggono insegnamenti dai propri errori, stessa cosa non si può dire per quelle pubbliche. 30 milioni di euro per un settore che fattura mediamente ogni anno la bellezza di 70 miliardi sono poco più che niente. Briciole che muovono al massimo l’1% del mercato complessivo. Soldi che potevano benissimo essere indirizzati verso altri settori.

Per la prima volta, credo, un categoria che beneficia, anche se in maniera indiretta, di contributi pubblici ha segnalato allo Stato la totale inutilità dei fondi per dirigerli verso altri comparti…
Questa è la responsabilità degli imprenditori italiani che hanno sotto gli occhi uno spreco di denaro pubblico che potrebbe essere tranquillamente utilizzato in altro modo. Credo che queste voci, una volta per tutte, vadano finalmente ascoltate.

Com’è l’umore dei vostri associati? Che richieste o segnalazioni vi arrivano “dal basso”?
La nostra categoria è distrutta dalla tasse, le urla di dolore che si stagliano all’orizzonte ormai sono drammaticamente innumerevoli. La pressione fiscale sul nostro settore arriva addirittura ad un preoccupante 78%, una cifra assolutamente insostenibile. La difficoltà di accesso al credito, la diminuzione della domanda e la pressione fiscale l’anno scorso hanno fatto sì che il 60%  dei concessionari dichiarasse un bilancio in perdita. L’umore dei nostri associati, con queste condizioni, non può essere dei migliori…

L’ultima volta che ci siamo sentiti, un paio d’anni fa, il comparto navigava a vista e per quanto riguarda le vendite si era tornati sugli stessi livelli degli Anni ’60. Oggi che forse abbiamo superato il periodo più nero della crisi economica, qual è lo stato di salute complessivo del settore?
La situazione non è cambiato molto rispetto a due anni fa, ci siamo stabilizzati su quei livelli senza riuscire a venire fuori da quel pantano. Il settore ripartirà quando tutta l’economia si rialzerà e tornerà ai livelli precedenti la crisi economica, non possiamo che essere fiduciosi.

Jacopo MARCHESANO

Enel e Renault presentano Enel Fast Charge

Con l’aumentare della consapevolezza del rispetto dell’ambiente e della filosofia del Km zero, cresce anche l’interesse per le auto elettriche.
I continui rincari dei carburanti e l’inquinamento fanno il resto e, quindi, sono sempre di più gli automobilisti desiderosi di convertirsi a questo tipo di vetture.
Ciò che non permette a questo mercato di impennarsi è, soprattutto, il costo ancora alto quando si tratta di mobilità sostenibile, seguito dal problema della ricarica della vettura. Sono ancora poche, infatti, le stazioni dedicate alle auto elettriche e molti, invece, i viaggiatori che temono di rimanere a piedi nel bel mezzo del tragitto.

Enel, a questo proposito, ha lanciato Enel Fast Charge, ovvero la terza componente della rete di ricarica intelligente Enel lanciata dopo la Box Station che permette di ricaricare l’auto nel proprio box a 3kw e la Pole Station a 22kw ideata per parcheggi pubblici.

Enel Fast Charge è nata grazie ad una partnership fra Enel e Renault, che prevede la possibilità di poter ricaricare la propria auto elettrica in 30 minuti partendo dalla batteria scarica.
Si tratta dunque di una postazione di ricarica per veicoli elettrici a 43kW di potenza in corrente alternata a cui si accede con una Card che permette di registrare l’effettivo consumo di energia, tramite la comunicazione diretta con la Rete intelligente EEM che è stata installata da Enel sulla propria rete elettrica.

La postazione Enel Fast Charge è compatibile con tutti i livelli di potenza fino a 43 kW (monofase o trifase): ciò significa che può essere utilizzata in modalità di ricarica slow ed è quindi utilizzabile da tutti i veicoli elettrici.

Il progetto prevede che le postazioni Enel Fast Charge siano presto installate nelle stazioni di servizio delle Autostrade e delle Superstrade, con l’obiettivo di consentire una sosta “veloce” e di aumentare la portata delle auto elettriche, che in questo modo potrebbero non essere più considerate veicoli solamente da città.

Vera MORETTI

Talenti del Green si diventa

 

Green marketing, pianificazione sostenibile del territorio, project finance per ambiente ed energia. Sono solo alcune delle professioni che vedono il futuro sotto la lente del ‘green’. Cresce l’importanza della Green Economy in Italia: nel 2012 sono state circa 12 su 100, pari a oltre 184mila unità, le imprese che hanno investito in campo ambientale, almeno secondo il rapporto Green Italy 2012.

Ma il settore ‘verde’ significa soprattutto per il nostro Paese crescente dinamicità dal punto di vista occupazionale: nel 2012 infatti circa il 30% delle assunzioni non stagionali programmate dalle imprese del settore privato ha riguardato figure professionali legate alla sostenibilità.

Per una volta tanto, insomma, per l’Italia l’erba del vicino non sembra poi così verde. Ma come nascono e si formano i talenti ‘green’ del futuro?

Infoiva lo ha chiesto a Francesco Perrini, professore di Corporate Finance & Real Estate presso l’Università Bocconi di Milano, e da quest’anno direttore scientifico del Mager, il Master in Green Management, Energy and Corporate Social Responsibility.

Com’è nata l’idea di creare un Master ad hoc dedicato ai futuri professionisti della Green Economy?
L’Università Bocconi svolge attività di ricerca e di didattica sui temi della “green economy” da molti anni, prima ancora che venisse coniato questo termine. Nel 2001 i tre principali centri di ricerca sui temi dell’energia, dell’ambiente e della sostenibilità (IEFE, SPACE – ora confluito nel CRESV – e CERTeT) hanno avviato il Master in Economia e Management Ambientale (MEMA). Dopo 10 anni di ottimi risultati in termini di diplomati (più di 300) e di rapporti con aziende del settore “green”, nel 2012 la Bocconi ha deciso di accettare una nuova sfida e proporre il master in lingua inglese: Master in Green Management, Energy and Corporate Social Responsibility – MaGER. Tra qualche giorno inizierà la seconda edizione del MaGER, ma ci piace precisare che si tratta della XII edizione del nostro master. Il Mager, che si è aggiudicato il 5° posto nella classifica dello “Eduniversal best master ranking” per la categoria “Sustainable development and environmental management”, ha permesso alla Bocconi di piazzarsi davanti a importanti competitor come HEC di Parigi, l’Imperial College di Londra e Yale, sui temi della sostenibilità ambientale.

Quali sono oggi in Italia le opportunità di lavoro nel settore Green?
Se facciamo riferimento alla definizione di Green Job dell’UNEP, sono tantissime le possibilità di lavoro “verdi”:  fonti energetiche tradizionali, risorse rinnovabili, mercato delle emissioni e implementazione dei meccanismi flessibili, carbon finance, certificati verdi, project finance per ambiente ed energia e finanza sostenibile, sistemi di gestione ambientale, rapporti di sostenibilità, green marketing, pianificazione sostenibile del territorio e delle risorse ambientali, gestione dei rifiuti, corporate social responsability.

Il futuro dei vostri studenti sarà più nella grande azienda o nella piccola azienda? O meglio, saranno futuri imprenditori? In Italia o all’estero?
Guardando al passato, gli oltre 300 studenti diplomati dal Mager lavorano sia in grandi aziende multinazionali che operano nel settore energetico (Eni, Enel, Edison, E.On), della consulenza (Accenture, KPMG, PWC), del settore bancario (Unicredit) e della grande distribuzione (IKEA, Autogrill), ma anche in PMI che hanno sviluppato competenze molto specifiche e  svolgono servizi di consulenza per aziende (piccole e grandi) del manifatturiero, delle energie rinnovabili, e molte altre ancora.

Quale è la diffusione delle imprese Green in Italia?
Le imprese che fanno del sostenibile un loro punto di forza si diffondono in modo pervasivo in tutta Italia. Sono stati stilati diversi studi e classifiche, ma in linea generale,  tutti sono in sintonia nel rilevare che la concentrazione massima si ha nel Nord e nel Centro Italia.  Il rapporto GreenItaly 2012, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere con il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, vede la Lombardia al primo posto in quanto ad imprese che investono nelle tecnologie e prodotti verdi. Segnali positivi arrivano, però, anche dal Sud Italia, ad esempio Calabria, Basilicata e Sicilia sono prime nell’imprenditorialità bio secondo l’indice IGE 2012 realizzato da Fondazione Impresa.

Il nostro Paese è all’avanguardia nel settore Green o c’è ancora tanto da fare per migliorare?
L’Italia ha reinterpretato in chiave del tutto particolare la green economy, unendo innovazione, conoscenza, identità del territorio e la qualità del “made in Italy”, che da sempre ci contraddistingue in tutto il mondo, con eco-efficienza,  rispetto dell’ambiente, e valori etici della competitività. Ovviamente lo spazio per migliorarsi c’è sempre, ma la coesione che questo fenomeno ha creato coinvolge migliaia di piccole e medie imprese. Il rapporto GreenItaly 2012 vede segnali evidenti di “eco convergenza” nel nostro sistema: un’ impresa su quattro, infatti, investe in prodotti e tecnologie a basso impatto ambientale ed elevata efficienza energetica.

Quali sono i settori del Green in Italia che ci invidiano di più all’estero?
Senza essere esaustivo, è d’obbligo citare alcuni esempi italiani. Nella prevenzione dei rifiuti, l’esperienza del CONAI è stato in passato un esempio per molti altri paesi stranieri e continua ad essere veicolo di innovazione nella riduzione degli imballaggi. Nel settore chimico italiano abbiamo aziende votate a produzioni attente all’ambiente, che competono nel panorama internazionale: Novamont, MAPEI, Kerakoll ecc. Il settore della moda, un Made in Italy invidiato in tutto il mondo, sta dimostrando di aver intrapreso un percorso non certo irrilevante per ciò che riguarda il miglioramento della sostenibilità ambientale delle proprie produzioni. Infine, visto il territorio e i suoi prodotti, è d’obbligo citare le filiere agricole di qualità ecologica, esportate  in tutto il mondo.

Quale Paese andrebbe invece preso a modello per quanto riguarda la diffusione e la creazione di imprese Green?
Esistono numerose esperienze in diversi Paesi dove è stato possibile sostenere la diffusione e la creazione di imprese green. Un primo esempio è la “regione solare” di Friburgo, in Germania, diventata una delle aree leader al mondo per il fotovoltaico, in termini di produzione e innovazione dei prodotti: una politica industriale e territoriale che è anche una politica ambientale. Un altro esempio è la Corea del Sud dove, nel 2009, i green stimulus funds erano l’80% degli stimulus funds totali, favorendo in particolare la conversione ad una mobilità sostenibile.

Alessia CASIRAGHI

BNR, il franchising della Green Mobility

 

Auto elettriche, veicoli ecosostenibili e autovetture concepite per puntare all’efficienza, al risparmio, alla qualità e al rispetto dell’ambiente. BNR Green Mobility è il franchising della mobilità su misura per chi desidera  coniugare il proprio stile di vita con le esigenze del Pianeta, in materia di inquinamento e mobilità sostenibile.

BNR Green Mobility fa parte del Gruppo BNR Energia ed è nata con lo scopo di rivoluzionare il mercato automobilistico italiano, focalizzando la propria offerta di vetture nel settore del mercato EV (Electrical Vehicles) che in Italia è in questo momento in forte espansione.

Per aprire un punto vendita in franchising l’investimento minimo iniziale richiesto è di 7 mila euro, mentre BNR si occuperà dell’allestimento del punto vendita, offrendo la sua assistenza nella fase di start Up, nonchè nella gestione di manuali e modulistica e nella formazione tecnico-legale e commerciale per la gestione dei rapporti con il cliente.

Per scoprire come aprire il tuo corner in franchising è possibile consultare il sito di  BNR Green Mobility.