NASpI, si può percepire se si ha un lavoro?

La NASpI è la Nuova Assicurazione Sociale per l’impiego, si tratta di una sorta di paracadute pronto ad aprirsi nel caso in cui il lavoratore perde l’impiego. Molti si chiedono se in ogni caso si perde il sussidio nel caso in cui si trovi un nuovo lavoro. La risposta è “No”,ma vediamo perché.

In quali casi si può percepire la NASpI lavorando?

Può sembrare effettivamente strano, ma in alcuni casi anche se si trova un nuovo lavoro è possibile continuare a percepire la Naspi. Il sussidio viene erogato dall’Inps ai lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro. La disciplina prevede che nel momento in cui il percettore trova un nuovo impiego deve comunicarlo all’Inps che di conseguenza cessa l’erogazione degli importi. La stessa può iniziare nuovamente a decorrere nel caso in cui nell’arco di 4 anni si perda nuovamente il lavoro, ma solo nel caso in cui vi erano dei periodi residui da far valere.

Diverso è però il caso in cui il nuovo impiego ha delle caratteristiche particolari che non consentono di avere stabilità economica. La prima deroga si verifica nel caso in cui si inizi un’attività di lavoro dipendente con contratto a tempo determinato di durata inferiore a 6 mesi e che consenta di ricevere un reddito inferiore a 8.174 euro.

In caso di contratto part time, si può percepire la Naspi nel caso in cui il reddito non supera 8.145 euro.

Si può continuare a percepire l’indennità Naspi anche nel caso in cui il contratto a tempo determinato consenta di ottenere uno stipendio inferiore rispetto all’ammontare dell’indennità Naspi. Naturalmente non si potrà ricevere l’importo totale, ma solo un residuo.

Nel caso di contratto di lavoro a tempo indeterminato, invece, non è mai possibile continuare a percepire il sussidio Naspi.

Ricordiamo che non comunicare l’assunzione, oppure lavorare in nero e continuare a percepire la Naspi costituisce un illecito.

Sussidio NASpI e lavoro autonomo

Diverso è il caso in cui il percettore Naspi decida di iniziare un’attività di lavoro autonomo, attività professionale o imprenditoriale anche occasionale. In questo caso il lavoratore deve:

  • entro un mese dall’inizio dell’attività;
  • o entro un mese dalla perdita del lavoro, nel caso in cui tale attività era svolta anche prima di perdere il lavoro dipendente;

comunicare all’Inps il reddito che prevede di percepire. In questo caso l’importo dell’indennità è ridotta dell’80% del reddito previsto, rapportato al periodo di tempo intercorrente tra la data di inizio dell’attività e la data di fine dell’indennità o, se antecedente, la fine dell’anno. Nel momento della presentazione della dichiarazione dei redditi viene calcolato l’importo Naspi esatto da corrispondere.

Nel caso in cui il percettore sia esentato dall’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi, deve comunque comunicare all’Inps entro il 31 marzo dell’anno successivo l’ammontare del reddito ottenuto dall’attività di lavoro autonomo svolta.

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NASpI, per non perdere il sussidio occorre la comunicazione dei redditi

NASpI, arriva la domanda precompilata sul sito Inps

Continua il tentativo di semplificazione burocratica e dopo i numerosi servizi messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate con il modello 730 precompilato e la dichiarazione Iva, arrivano i servizi dell’Inps, sebbene ancora in via sperimentale. Prende il via la domanda precompilata NASpI ( Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego). Ecco come funziona.

Come accedere alla domanda precompilata NASpI?

A rendere nota questa nuova funzionalità è l’Inps con il Messaggio 1488 del 2023. La domanda NASpI precompilata è accessibile dal sito Inps, naturalmente è necessario autenticarsi con le proprie credenziali ( Spid, Cie o Cns). Fatto questo, il percorso da seguire sarà: “Sostegni, Sussidi e Indennità” > “Per disoccupati” > “NASpI: indennità mensile di disoccupazione” > “Utilizza il servizio” > “Naspi” > “Nuova Procedura di invio domanda NASpI”.

Il nuovo servizio, come specifica il Messaggio 1488 consentirà di:

  • compilare in modo agevolato il modulo di domanda naspi precompilata;
  • avere una visione aggregata dei dati concernenti uno specifico ambito;
  • visualizzare i potenziali punti di attenzione emersi nel corso della compilazione della domanda rilevanti ai fini della misura, della durata e del diritto alla prestazione.

Le nuove funzionalità nella domanda precompilata NASpI

Nella domanda precompilata Naspi il contribuente potrà notare che alcuni dati sono già inseriti, in particolare:

  • iscrizione ad albi professionali, Ordini e Casse professionali;
  • titolarità di partiva Iva;
  • iscrizione alla Gestione Separata Inps;
  • iscrizione alla gestione Artigiani e Commercianti.

Nella sezione riorganizzata per la domanda Naspi vi è uno specifico campo riservato agli Avvisi, in esso sono segnalate criticità che possono essere da ostacolo alla corresponsione dell’assegno, ad esempio l’indicazione di redditi presunti derivanti da iscrizione ad altre gestioni. Tali avvisi sono conseguenza dei controlli automatici sulle domande per la Naspi.

Nel messaggio dell’Inps si sottolinea che la domanda pre-compilata Naspi è attualmente in fase di sperimentazione, proprio per questo i cittadini accedendo ai servizi Inps potranno trovare sia questa nuova modalità, sia la precedente tradizionale.

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NASpI, per non perdere il sussidio occorre la comunicazione dei redditi

NASpI: cos’è il prospetto di liquidazione e come trovarlo?

L’assegno di disoccupazione NASpI ( Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) spetta in caso di perdita di lavoro involontaria. Viene riconosciuto il diritto all’indennità per un periodo massimo di 24 mesi, ma l’effettiva durata dipende dalla durata del rapporto di lavoro alla cui cessazione è maturato il diritto a percepire l’assegno NASpI. L’importo dipende a sua volta da diversi fattori e soprattutto nel tempo decresce. Proprio per questo motivo è importante fin da subito prendere visione del prospetto di liquidazione. Ecco di cosa si tratta e come averlo.

Come ottenere il prospetto di liquidazione NASpI?

Per ottenere la NASpI è necessario presentare la domanda, una volta fatto ciò autonomamente attraverso il sito dell’Inps oppure tramite un patronato, entro 45 giorni l’Inps provvederà al disbrigo della pratica e con un provvedimento di accoglimento o rigetto. Nel caso in cui la domanda sia accolta per conoscere il dettaglio delle prestazioni a cui si avrà diritto è possibile accedere al proprio profilo personale sul sito Inps. Una volta effettuato l’accesso con il codice Spid, Cie o Cns occorre andare alla voce NASpI presente nella barra laterale a sinistra. Da qui occorre cliccare la voce “consultazione domande”. Si apre quindi il prospetto delle domande presentate con indicazione dello stato e la voce “dettaglio”. Cliccando su questa sarà possibile visualizzare il “prospetto di calcolo”.

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Cosa contiene il prospetto di liquidazione NASpI?

Nel prospetto di liquidazione NASpI sono indicate le seguenti informazioni:

  • data della decorrenza della prestazione;
  • il numero di giorni spettanti;
  • il numero delle settimane di contributi maturati negli ultimi 4 anni.
  • La retribuzione lorda percepita negli ultimi 4 anni;
  • la retribuzione media mensile percepita nell’ultimo quadriennio;
  • eventuali settimane di NASpI già godute enl quadriennio;
  • l’importo lordo mensile erogabile per la NASpI;
  • l’importo lordo effettivamente percepibile.

Ricordiamo che poi dal 6° mese di percezione l’indennità Naspi viene decurtata. Per le prime erogazioni possono esserci dei ritardi, in seguito la NASpI viene erogata ogni 15 del mese. Per percepire la NASpI è inoltre necessario dopo aver presentato domanda recarsi presso il Centro per l’Impiego  competente per territorio per firmare il patto di servizio e confermare la disponibilità a un impiego.

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Naspi sospesa: perché e come fare per riattivarla?

Naspi sospesa: perché e come fare per riattivarla?

Molti si stanno chiedendo perché non hanno ricevuto l’indennità Naspi 2023, la risposta è molto semplice: potrebbe essere stata sospesa. Ecco i motivi e come fare per riattivare la Naspi sospesa.

Naspi sospesa: cosa succede?

Il Direttore Generale dell’Inps, Vincenzo Caridi, il 24 febbraio 2023 ha diramato un messaggio (790/2023) allertando coloro che non hanno ricevuto l’indennità Naspi. Il comunicato rende noto che coloro che percepiscono l’assegno Naspi entro il 31 gennaio devono comunicare all’Inps i redditi presunti del 2023. Questa incombenza deve essere espletata anche nel caso in cui si ritenga che il reddito presunto sia pari a zero. In caso di non ottemperanza a tale onere, vi è la sospensione dell’assegno Naspi. Detto questo occorre ricordare che in caso di Naspi sospesa è possibile riattivare le erogazioni in questo modo. Di conseguenza, coloro che nel mese di febbraio non hanno ricevuto l’indennità, semplicemente sono stati sottoposti a sostensione.

Naspi sospesa 2023: come riattivarla?

Nel messaggio, il Direttore Generale dell’Inps sottolinea che coloro che non hanno ricevuto l’indennità della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego devono urgentemente provvedere a comunicare all’Inps i redditi presunti per il 2023, solo in questo modo sarà possibile riattivare l’erogazione. Tale onere incombe su coloro che pur percependo la Naspi, potrebbero avere dei redditi ulteriori che potrebbero incidere sul quantum dell’assegno o sul diritto alla percezione, in particolare si tratta di disoccupati che hanno una partita Iva oppure soggetti iscritti alla Gestione Separata Inps.

Il decreto legislativo 22 del 2015 agli articoli 9 e 10 prevede che i percettori di Naspi che iniziano una nuova attività lavorativa (dipendente, autonoma o di impresa individuale) e percepiscno dalla stessa un reddito inferiore a 8.145 euro per il lavoro dipendente e 4.800 euro per il lavoro autonomo, devono entro un mese darne comunicazione all’Inps. In questo caso l’assegno Naspi sarà ridotto dell’80%. La comunicazione del reddito presunto deve inoltre essere fatta annualmente entro il 31 gennaio, questo anche nel caso in cui si “presume” che il reddito percepito sarà pari a zero. La comunicazione deve essere effettuata telematicamente, attraverso il sito Inps, accedendo con le proprie credenziali personali Spid, Cie o Cns. In alternativa è possibile rivolgersi a un patronato abilitato.

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Imprese: licenziare costerà di più. Aumenta la tassa sui licenziamenti

Le imprese che licenziano dipendenti con contratto a tempo indeterminato, al fine di contribuire al mantenimento del welfare sono tenute a pagare una sorta di tassa sui licenziamenti. L’Inps fissa annualmente la quota e per il 2023 è aumentata.

Cos’è la tassa sui licenziamenti?

Sappiamo che l’inflazione è elevata e che ha portato un notevole aumento del costo della vita che si è riversato sulle prestazioni sociali con aumenti degli importi, ad esempio aumenti della pensione, assegno di invalidità civile e altre prestazioni simili. A loro volta questi aumenti hanno portato anche ad aumenti dei contributi a carico delle aziende e quindi anche della tassa sui licenziamenti.

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Il ticket licenziamenti è dovuto per tutte le cessazioni dei rapporti di lavoro che danno diritto alla percezione della NASpI. I nuovi importi sono stati resi noti dall’Inps con la circolare 14 del 3 febbraio 2023. In essa si stabilisce l’importo della tassa sui licenziamenti in 603,10 euro annuali, per il 2022 l’importo previsto era 557,92 euro. L’importo per il triennio di anzianità è pari a 1.809,3.

Il contributo, insieme agli altri oneri previdenziali e assistenziali, deve essere pagato entro il 16 del mese successivo a prescindere dal fatto che il dipendente abbia o meno chiesto l’accesso alla NASpI. Ricordiamo che la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego non viene erogata automaticamente alla perdita del lavoro, ma deve essere richiesta. Il pagamento avviene con l’utilizzo del modello F24.

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A quanto ammonta la tassa sui licenziamenti nel 2023?

L’importo del ticket licenziamento è fissato nel 41% del massimale mensile di disoccupazione per ogni 12 mesi di anzianità di ciascun dipendente cessato. Nel caso in cui il dipendente cessato non abbia maturato un anno di anzianità contributiva, l’importo si riduce proporzionalmente. In questo caso è necessario suddividere l’importo annuale di 603,10 euro in 12 quote, il risultato è un importo di 50,26 euro mensili da moltiplicare per i mesi effettivi di lavoro.

Deve essere sottolineato che la tassa sui licenziamenti deve essere versata anche nel caso in cui la cessazione del rapporto di lavoro abbia riguardato un dipendente con contratto part time. C’è però una particolarità, cioè il ticket licenziamento in questo caso non è commisurato alle effettive ore di lavoro del dipendente, ma è sempre dovuto un misura piena.

La tassa sui licenziamenti è dovuta anche in caso di licenziamenti collettivi che si verificano quando un datore di lavoro con almeno 15 dipendenti decide di sopprimere almeno 5 posizioni lavorative in un arco temporale di 120 giorni. In questo caso gli importi dovuti sono gli stessi previsti per il licenziamento individuale, ma se le cessazioni avvengono senza che sia intervenuto un accordo sindacale, le somme dovute sono moltiplicate per 3.

Per i contratti a tempo determinato non è previsto il versamento della tassa sui licenziamenti, ma in costanza di rapporto di lavoro, il datore di lavoro deve versare un contributo aggiuntivo dell’1,4%, dal 2019, tale contributo è aumentato dello 0,50% per ogni rinnovo contrattuale. L’obiettivo è stimolare l’assunzione a tempo indeterminato attraverso un aumento degli oneri a carico di chi assume con contratto a tempo determinato.

Aliquote contributive operai agricoli 2023. Circolare Inps

L’Inps con la Circolare 18 del 2023 ha fissato le aliquote contributive per gli operai agricoli, ecco le nuove tabelle previste.

Aliquote contributive operai agricoli 2023

Per la generalità delle aziende agricole la percentuale di contributi da versare agli operai agricoli per il 2023 è del 29,90%, di questa percentuale l’8,84% è a carico del lavoratore, mentre la rimanente parte è a carico del datore di lavoro. Rispetto al 2022 vi è stato un incremento dello 0,20% della quota a carico del datore di lavoro. Ricordiamo che tale aliquota aumenterà nei prossimi anni, di anno in anno dello 0.20% fino ad arrivare a un’aliquota finale totale del 32%, come previsto dal decreto legislativo 146 del 1997, articolo 3 comma 1.

Diverso è il carico contributivo previsto per le aziende agricole impegnate in processi industriali. In questo caso l’aliquota contributiva è più elevata ed è pari al 32,30%, di questa l’8,84% resta a carico del lavoratore mentre la rimanente parte è a carico del datore di lavoro.

Aliquota contributiva NASpI per operai a tempo indeterminato

Per i lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato dal 1° gennaio 2022 è previsto inoltre il versamento dei contributi per il finanziamento della NASpI, infatti da tale data i lavoratori a tempo indeterminato del settore agricolo, apprendisti e soci di cooperative e consorzi impegnati in manipolazione e commercializzazione di prodotti agricoli e zootecnici, è prevista in caso di perdita di lavoro la corresponsione della NASpI. Di conseguenza i datori di lavoro per questa categoria di lavoratori non dovranno più versare l’aliquota contributiva aggiuntiva del 2,75% per la disoccupazione agricola.

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Retribuzione minima per operai agricoli

Ricordiamo che naturalmente la percentuale dei contributi viene applicata sulla retribuzione e che la stessa comunque non può essere inferiore a quanto previsto dall’articolo 11 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 . Per il 2023 la retribuzione minima oraria per lavoratori a tempo parziale è di 8,30 euro l’ora.

Ricordiamo, infine, che per le aziende agricole ubicate in zone “ difficili” vi sono delle agevolazioni. Le stesse sono così ripartite:

  • territori particolarmente svantaggiati con agevolazione del 75% e rimanente quota del 25% dei contributi da versare;
  • territori svantaggiati con agevolazione al 68% e quindi versamento della quota del 32% di contributi.

NASpI, per non perdere il sussidio occorre la comunicazione dei redditi

La NASpI è la nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, si tratta di un sussidio di disoccupazione che spetta a coloro che perdono il lavoro. La Naspi può essere usufruita anche dai lavoratori iscritti alla Gestione Separata Inps, ma in questo caso è necessario rispettare precisi termini per l’invio della comunicazione dei redditi presunti e dei redditi effettivi, pena la decadenza dalla Naspi. Ecco i termini da rispettare.

Chi deve effettuare la comunicazione dei redditi per la NASpI?

I lavoratori autonomi e professionisti iscritti alla Gestione Separata Inps non perdono lo status di disoccupato nel caso in cui percepiscano dei redditi inferiori a 4.800 euro. Questo vuol dire che tali lavoratori possono continuare a percepire il sussidio Naspi. Naturalmente è essenziale che tale reddito sia dimostrato, proprio per questo motivo è prevista la decadenza dalla percezione della NASpI per gli iscritti alla Gestione Separata Inps che non adempiono a determinati oneri. In particolare, devono comunicare:

  • entro il 31 gennaio i redditi presunti che ritiene possano essere percepiti nell’anno in corso;
  • entro il 31 marzo 2023 devono essere comunicati all’Inps i redditi percepiti nell’anno 2022.

La comunicazione deve essere effettuata anche se nell’anno di riferimento il reddito è pari a 0 (zero).

Come effettuare la comunicazione dei redditi ai fini NASpI?

La comunicazione dei redditi può essere effettuata autonomamente dal singolo iscritto alla Gestione Separata Inps attraverso il modello NASpI Com disponibile sul sito Inps a cui accedere con le proprie credenziali Spid, Cie o Cns.

Il modello è semplice da compilare, dopo aver controllato i dati anagrafici, occorre selezionare la voce “Avanti”, a questo punto nella schermata successiva è necessario cliccare sulla voce “eventi che influiscono il pagamento della prestazione “ e alla successiva voce “Attività di lavoro autonoma”.

Si apre quindi un ulteriore menù a tendina in cui selezionare:

  • tipo di comunicazione: reddito effettivo per attività autonoma,
  • alla voce reddito effettivo, deve essere inserita la somma percepita ai fini Irpef nell’anno precedente,
  • occorre quindi indicare l’anno di riferimento.

Infine è presente la voce “note” in cui devono essere inserite eventuali informazioni integrative.

Coloro che non adempiono in tali modalità entro i termini previsti decadono dalla percezione dell’assegno Naspi

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Proroga contratto di espansione al 2025 per le imprese in difficoltà

Nel decreto Milleproroghe 2022 è stata prevista la possibilità per le imprese che vogliono collocare i lavoratori in pensione di attivare il contratto di espansione fino al 2025.

Cos’è il contratto di espansione?

Il contratto di espansione è una misura di supporto alle imprese in difficoltà e mira a favorire il ricambio generazionale e l’innovazione. È stato inserito per la prima volta all’interno del Job Act, la prima formulazione era molto restrittiva, infatti potevano accedervi solo le imprese con un numero di dipendenti superiore a 1000. Nel tempo i requisiti sono cambiati e dal 2021 potevano accedere al contratto di espansione le aziende che occupavano fino a 100 unità.

L’articolo 9 comma 1 lettera a del decreto Milleproroghe lo proroga al 2025, non solo, infatti, conferma i requisiti aziendali previsti dalla manovra del 2022, ovvero la possibilità di accedere al contratto di espansione per le aziende con non meno di 50 unità di lavoratori. Questo vuol dire che anche per i prossimi anni potranno accedere al contratto di espansione anche le aziende di dimensione ridotta. Per il calcolo del requisito occupazionale occorre avere come punto di riferimento la media dei dipendenti dell’ultimo semestre. Per le aziende di nuova costituzione, invece, si ha come punto di riferimento la media degli occupati del periodo di effettiva attività.

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Cosa deve contenere il contratto di espansione?

Il contratto di espansione per poter essere valido deve rispettare requisiti minimi quindi deve prevedere:

  • un piano di accompagnamento alla pensione,
  • l’assunzione di nuovo personale;
  • piani di formazione per il personale che resta;
  • l’eventuale ricorso alla CIGS.

I dipendenti devono a loro volta ricadere in una determinata casistica:

  • devono essere a non più di 60 mesi dalla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia;
  • devono aver maturato il requisito minimo contributivo.

Naturalmente la sottoscrizione del contratto di espansione è frutto di accordo tra le parti, cioè l’azienda non può obbligare il dipendente ad accedervi. Oltre all’accordo tra il singolo lavoratore e l’azienda, vi deve essere anche un accordo stipulato con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative all’interno dell’azienda.

Il costo del contratto di espansione 2023 come è suddiviso?

Il contratto di espansione prevede che il costo dell’operazione sia suddiviso tra Stato e azienda, in particolare il lavoratore accede alla Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) a cui viene aggiunta un’indennità mensile a carico del datore di lavoro in modo che si raggiunga l’importo potenziale della pensione lorda in base ai contributi che il lavoratore ha effettivamente maturato. Terminato il periodo della Naspi, cioè massimo 24 mesi, l’importo deve essere corrisposto dall’azienda.

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La prestazione economica viene erogata dal mese successivo rispetto alla risoluzione del rapporto di lavoro. L’azienda è inoltre tenuta al versamento dei contributi previdenziali.

Come possono accedervi le aziende?

Le aziende che vogliono stipulare un contratto di espansione devono proporre istanza all’Inps, devono inoltre presentare una fideiussione bancaria a garanzia della solvibilità in relazione agli obblighi. Mensilmente devono provvedere a versare all’Inps i contributi previdenziali di cui sopra. Nel momento in cui l’azienda non versa i contributi, l’Inps non eroga le prestazioni a cui sarebbe tenuta.

Con il decreto Milleproroghe sono state previste ulteriori agevolazioni per le imprese che occupino mediamente almeno 500 dipendenti, in questo caso possono fruire della riduzione del contributo da versare per 36 mesi in vece di 24 mesi, devono però presentare un piano di ristrutturazione aziendale.

Naspi: nel mirino del Governo il sussidio disoccupazione. Le proposte

Nel mirino del Governo guidato da Giorgia Meloni non ci sarebbe solo il reddito di cittadinanza, ma anche una sostanziale modifica alla Naspi, Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, riconosciuta a coloro che perdono il lavoro. Allo studio vi sarebbe l’ipotesi di ridurne l’importo e la durata.

La Naspi : un disincentivo alla ricerca di un nuovo lavoro

La filosofia alla base del nuovo governo è che le misure assistenziali eccessivamente ampie e generose costituiscono un incentivo ad adagiarsi sulle stesse e non impegnarsi nella ricerca attiva del lavoro. Proprio per questo, oltre a proporre una revisione del reddito di cittadinanza che dovrebbe essere riconosciuto solo a coloro che non possono essere collocati nel mondo del lavoro, ad esempio inabili o invalidi, propone anche una modifica sostanziale della normativa sulla Naspi (istituita con il decreto legislativo 22 del 2015).

Come funziona la Naspi

La Naspi attualmente prevede la possibilità per il lavoratore che perde il lavoro di ottenere sostegno economico per un periodo pari alla metà dei mesi effettivamente lavorati negli ultimi 4 anni. Ciò vuol dire che potenzialmente un lavoratore potrebbe percepire la Naspi per 24 mesi. Per quanto invece riguarda gli importi, è previsto che sia il 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali percepita dal lavoratore negli ultimi 4 anni . Si stabilisce un importo massimo adeguato in base agli indici Istat con retribuzione massima di 1.360,27 euro. In particolare Naspi ammonta al 75% dell’importo dello stipendio medio, qualora pari o inferiore a 1.250,87€. Nel caso in cui lo stipendio medio sia più elevato di tale somma, l’importo deve essere calcolato aggiungendo al massimo il 25% della differenza tra lo stipendio medio e 1.250,87 euro.

Dopo alcuni mesi viene attivato il decalage, cioè l’importo si riduce del 3% ogni mese ulteriore dopo il sesto. Per coloro che hanno più di 55 anni il decalage viene attivato a decorrere dal primo giorno dell’ottavo mese.

Come potrebbe cambiare la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego

Secondo molti esponenti del Governo la misura assistenziale con tale ampiezza sarebbe un disincentivo alla ricerca di una nuova occupazione. A ciò si aggiunge che quanto più passa tempo tra la fine del vecchio lavoro e la ricerca di uno nuovo, maggiori sono le difficoltà nel nuovo inserimento lavorativo.

Fatta questa premessa, vediamo le ipotesi di cambiamento della disciplina. Il Governo Meloni sembra che voglia agire sugli importi, riducendoli al 50%. Per quanto invece riguarda la durata, vorrebbe ridurla, quindi non spetterebbe più per la metà dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni, ma per il 40% o 30%. Ad esempio chi ha lavorato per 12 mesi, avrebbe oggi diritto alla percezione della Naspi per 6 mesi, con le nuove regole al 40% potrebbe percepirlo per poco meno di 5 mesi. Questo porterebbe anche un buon risparmio per le Casse dello Stato, infatti nel 2021 la Naspi ha pesato sui bilanci per 13 miliardi di euro.

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NASpI: spetta la tredicesima mensilità ai percettori?

La Naspi è la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego e si percepisce per un periodo massimo di 24 mesi a coloro che hanno involontariamente perso il lavoro. Molti lavoratori si chiedono: spetta la tredicesima mensilità a chi percepisce la Naspi?

Chi percepisce la tredicesima mensilità?

La tredicesima mensilità è un pagamento ulteriore erogato a lavoratori e pensionati generalmente nel mese di dicembre, una sorta di gratifica natalizia corrispondente a uno stipendio mensile. Spetta a pensionati e lavoratori indipendentemente dal reddito percepito.

La Naspi invece nasce nel 2015 in sostituzione di altre forme di sussidio riconosciuto a coloro che perdono il lavoro. Il presupposto della Naspi è che il lavoro non sia stato perso volontariamente (disoccupazione involontaria) quindi in caso di dimissioni, solo in limitati casi viene riconosciuto, cioè in caso di dimissioni per giusta causa, negli altri casi non si ha diritto a questo assegno.Per poter presentare la domanda è necessario recarsi al centro per l’impiego e dare la propria disponibilità ad accettare offerte di lavoro ( patto di servizio).

La durata della percezione e l’ammontare dipende dalla durata del rapporto di lavoro, massimo però si può percepire per 2 anni e all’ammontare dello stipendio percepito (importo massimo 1.360,77 euro) con decalage mensile del 3%.

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I percettori di  Naspi ricevono la tredicesima mensilità?

Fatta questa premessa, la normativa purtroppo non prevede la corresponsione dell’assegno di disoccupazione Naspi con la mensilità aggiuntiva. Di conseguenza non sarà versata la tredicesima mensilità. Ricordiamo però che i percettori NASpI dovrebbero aver ricevuto già il bonus di 200 euro previsto dal decreto Aiuti Bis, mentre potranno ricevere insieme ai pensionati e quindi con la mensilità di novembre il bonus di 150 euro previsto dal decreto Aiuti Ter per le persone che hanno un reddito personale inferiore a 20.000 euro. Essendo già noti i dati reddituali all’INPS, la misura sarà corrisposta in modo automatico senza bisogno di alcuna autocertificazione.