Come pagare a rate le tasse da controllo automatizzato o formale

La pretesa fiscale e tributaria in Italia, da parte dell’Agenzia delle Entrate, passa sempre attraverso le attività di verifica, di controllo e di ispezione che spesso sono peraltro molto lunghe e complesse. In particolare, le attività di controllo più comuni sono quelle che rientrano tra i controlli automatizzati e tra i controlli formali.

A seguito di questi controlli il contribuente può ricevere un avviso di pagamento di maggiori tasse e/o imposte per le quali, in ogni caso, c’è la possibilità di dilazione. Vediamo allora, nel dettaglio, come andare a pagare a rate le tasse da controllo automatizzato o da controllo formale da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Pagare a rate le tasse da controllo automatizzato o da controllo formale, ecco come fare

Nel dettaglio, il numero delle rate per andare a pagare a rate le tasse da controllo automatizzato o da controllo formale dipende dall’importo dovuto all’erario. Fino alla soglia dei 5.000 euro, infatti, il dovuto si può andare a frazionare in massimo 8 rate trimestrali aventi pari importo. Mentre sopra la soglia dei 5.000 euro la dilazione prevede il frazionamento del debito fiscale da saldare in un numero massimo di ben 20 rate trimestrali aventi sempre pari importo.

Optando per la dilazione, la prima rata deve essere pagata entro un termine massimo di 30 giorni dal ricevimento della comunicazione da parte del Fisco. Termine che sale a 90 giorni per gli avvisi telematici.

Il modello di pagamento per saldare le rate è l’F24 dove occorre indicare, separatamente, l’importo della rata da pagare e gli interessi di rateazione utilizzando i corrispondenti codici tributo. Per il pagamento delle rate successive alla prima, inoltre, la scadenza coincide sempre con l’ultimo giorno di ciascun trimestre.

Quando il beneficio della rateazione decade e quando invece no

Al netto delle condizioni di lieve inadempimento, il beneficio della rateazione decade non pagando la prima rata entro i termini sopra indicati, ovverosia entro 30 oppure entro 90 giorni. Così come, per le rate successive, scatta la decadenza del beneficio non pagandole allo stesso modo entro i termini previsti. Quindi, sempre entro l’ultimo giorno di ciascun trimestre.

Con il lieve inadempimento, invece, il beneficio della rateazione non decade. Ovverosia, quando il ritardo relativo al pagamento della prima rata non supera i 7 giorni. Il lieve inadempimento, inoltre, scatta pure quando il versamento della rata non è completo. Ovverosia, risulta essere insufficiente per una frazione che non supera la soglia del 3% con un massimale che, in ogni caso, è in controvalore pari a 10.000 euro.

Come non pagare le tasse in modo legale

L’Italia, tra i Paesi più industrializzati, è nota per il suo elevato livello della pressione fiscale. Si pagano infatti tante tasse, spesso troppe anche perché il nostro Paese ha un debito pubblico elevato.

Ma nello stesso tempo c’è anche da dire, proprio sulle tasse in Italia, che nel nostro Paese c’è pure un sistema consolidato di detrazioni e di agevolazioni fiscali che, se accessibili, possono permettere di ridurre le imposte da pagare e, quindi, da versare all’Agenzia delle Entrate.

Vediamo allora, nel dettaglio, come non pagare le tasse in modo legale. O comunque quali sono le vie ai sensi di legge che permettono e che quindi garantiscono le riduzioni di imposta anche rilevanti.

Ecco come non pagare le tasse in modo legale, o comunque pagare meno al Fisco

Nel dettaglio, su come non pagare le tasse al Fisco italiano in modo legale, una soluzione c’è anche se è drastica. Ed è quella di trasferirsi all’estero pagando lì le tasse, magari perché queste sono più basse. Ma il tutto a patto che la residenza all’estero sia vera e non fittizia. In quanto bisogna trascorrere nella residenza estera almeno 184 giorni l’anno.

Per il resto, su come non pagare le tasse in modo legale, o comunque per pagarne di meno, al contribuente non resta che sfruttare tutte le agevolazioni che sono concesse dalla legge. Ovverosia, le esenzioni, le detrazioni fiscali e le deduzioni fiscali. Nonché i crediti fiscali già maturati che, se compensati con altre tasse da pagare, portano poi alla trasmissione di un F24 a saldo zero.

In più, su come non pagare le tasse in modo legale. c’è anche da dire che i contribuenti quando sono in difficoltà possono chiedere la rateizzazione. Ed in tal caso in modo legale le tasse non si pagheranno subito ed in un’unica soluzione. Ma un po’ per volta.

Quali modalità accetta l’Agenzia delle Entrate per pagare le tasse

In Italia per versare le tasse ci sono gli appositi modelli di pagamento. Quello più utilizzato dai contribuenti per i versamenti è il modello F24 Ordinario. Ma in realtà ci sono tanti altri tipi di modelli F24. Così come c’è pure il modello F23, ed in certi casi per il pagamento dei tributi è previsto pure il pagamento a mezzo bollettino postale. Facciamo allora chiarezza, in maniera approfondita, su quali sono tutte le modalità che accetta l’Agenzia delle Entrate per pagare le tasse.

Ecco quali sono le modalità accettate dall’Agenzia delle Entrate per pagare le tasse

Nel dettaglio, per quel che riguarda il modello di pagamento F24, in base ai casi è possibile versare le imposte, le tasse ed i tributi con l’F24 Ordinario, con l’F24 Semplificato, con l’F24 Accise e con il cosiddetto F24 Elide, acronimo che sta per Elementi identificativi. In particolare, il modello F24 Ordinario è quello utilizzato ed utilizzabile per versare le tasse da parte sia dei titolari di partita IVA, sia da parte di coloro che non sono in possesso di partita IVA.

Mentre l‘F24 semplificato è un modello per il pagamento delle tasse introdotto dall’Agenzia delle Entrate dal mese di giugno del 2012 per agevolare i contribuenti. Nella fattispecie, quando questi, presso gli sportelli degli agenti della riscossione, presso le banche convenzionate, ed anche presso gli uffici postali devono pagare ed eventualmente anche compensare le imposte erariali, quelle regionali e quelle degli enti locali. Compresa pure l’Imposta Municipale Propria (IMU).

Con il modello F24 Elide – Elementi identificativi, invece, i contribuenti possono versare le tasse includendo nel modello stesso delle informazioni che non possono essere riportate nel modello F24 Ordinario. Ed in ogni caso il modello F24 Elide – Elementi identificativi non può essere utilizzato dal contribuente per effettuare i versamenti che prevedano, contestualmente, la compensazione di crediti fiscali maturati.

Il modello di versamento F24 Accise è da utilizzare e quindi da prendere a riferimento per i seguenti pagamenti: i contributi INPGI, i contributi ENPAPI ed i contributi della Cassa Geometri. Nonché per il versamento di tributi e di altre somme che sono di pertinenza dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli così come riporta proprio il sito Internet dell’Amministrazione finanziaria dello Stato italiano.

Come e quando pagare le tasse ed i tributi con il modello F23 e con i bollettini postali

Passando al modello F23, questo è decisamente meno utilizzato rispetto all’F24. In quanto con l’F23 ad oggi si pagano solo alcune tipologie residuali di imposte. Precisamente, le sanzioni che sono state inflitte da autorità giudiziarie e amministrative ed i canoni per le concessioni demaniali. Nonché le imposte di registro, ipotecaria e catastale che sono gestite dagli uffici dell’Agenzia delle Entrate.

Con i bollettini postali, infine, si pagano invece i tributi minori. Per esempio, quelli previsti per la bollatura e per la numerazione dei libri sociali. Per il pagamento delle tasse sulle concessioni governative ed anche per il versamento delle tasse scolastiche.

Liguria: finanziamenti fino a 25 mila euro

Un intervento a favore delle piccole e medie imprese della Regione Liguria che soffrono  della mancanza di liquidità aziendale. La Regione Liguria ha siglato un  protocollo d’intesa con Equitalia, ABI (banche), Agenzia delle Entrate, Unioncamere, Confidi e Associazioni di Categoria, tra le quali CNA, per offrire finanziamenti a copertura del pagamento di oneri fiscali e previdenziali, o per saldare fornitori e lavoratori dipendenti.

Il fondo stanziato è pari a 3 milioni di euro: ciascuna Pmi potrà fare richiesta per un finanziamento che non dovrà superare il tetto massimo di 25 mila euro.

Da tempo, come CNA, abbiamo segnalato la necessità di intervenire con strumenti straordinari a sostegno della liquidità aziendale – ha sottolineato Marco Merli, Presidente di CNA Liguria. – Sempre più imprese sono in difficoltà a causa della stretta creditizia e del contemporaneo dilatarsi dei tempi di pagamento, soprattutto da parte delle pubbliche amministrazioni. Sempre più imprese si rivolgono agli sportelli CNA perché si sono viste chiudere linee di finanziamento da parte delle banche e sono in difficoltà a pagare imposte e contributi“.

Stretta creditizia e mancanza di liquidità, un paradosso tutto italiano? “Esistono imprese che vantano crediti ingenti da parte dello Stato e non riescono a riscuotere, – ha continuato Merli – contemporaneamente vengono perseguite dallo stesso Stato perché non pagano le imposte dovute, senza che sia data loro la possibilità di compensare debiti e crediti; oppure, ancora peggio, ci sono imprese che proprio perché non vengono pagate o perché si vedono tagliare linee di finanziamento bancario non riescono a pagare regolarmente imposte e contributi e, magari anche per un modesto ritardo, non riescono ad ottenere il DURC (Documenti Unico di Regolarità Contributiva), senza il quale non solo non possono più partecipare ad appalti pubblici, ma neppure ottenere lavori da privati, ove sia necessaria una concessione o anche una DIA”. Lapidaria la conclusione del Presidente di CNA Liguria”Si tratta di una sorta di condanna a morte dell’impresa“.

Per le aziende che ne faranno richiesta, i contributi verranno erogati fino al 31 dicembre 2012.

Come partecipare al bando?

Le banche convenzionate sono 20 e le domande vanno presentate con lo strumento dei Confidi. Per ottenere ulteriori è possibile consultare il sito di CNA Liguria.

Lavoriamo 165 giorni all’anno solo per pagare le tasse

di Davide PASSONI

Probabilmente l’ineffabile sottosegretario Polillo quando ha affermato che per aiutare il Pil dell’Italia a crescere sarebbe bene che rinunciassimo a una settimana di ferie all’anno, forse non aveva letto il risultato di un interessante studio. In sostanza, secondo questo studio, i contribuenti italiani stanno già regalando allo Stato oltre tre settimane lavorative… per pagare le imposte.

Tanto per cambiare, il dato viene dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo il quale rispetto al 2002 fa i contribuenti italiani lavorano 17 giorni in più per pagare imposte, tasse e contributi. Nessun slancio di amor patrio né magia contabile, solo matematica: negli ultimi 10 anni le tasse sono aumentate progressivamente e, parallelamente, è cresciuto il numero di giorni necessari per pagarle. Se nel 2002 la pressione fiscale era pari al 40,5%, nel 2012 arriverà al 45,1%, ovvero il 4,6% in più. E, a voler essere precisi, dallo scorso anno a questo il numero di giorni è aumentato di 10, 3 dei quali li dobbiamo all’arrivo dell’Imu.

Se 10 anni fa il povero contribuente impiegava ben 148 giorni lavorativi per raggiungere il giorno della cosiddetta “liberazione fiscale”, oggi ce ne vogliono 165. per arrivare a queste cifre illuminanti, la Cgia ha esaminato il dato di previsione del Pil nazionale dividendolo per i 365 giorni dell’anno. Fatto questo semplice calcolo matematico per individuare una media giornaliera, è stato poi considerato il gettito di imposte, tasse e contributi versati allo Stato e il totale è stato suddiviso per il Pil giornaliero: risultato, il sospirato “tax freedom day“, che per il 2012 è arrivato lo scorso 14 giugno.

La ricetta della Cgia di Mestre per fermare questo scandalo è piuttosto semplice e intuitiva e anche noi, nel nostro piccolo osservatorio di Infoiva, la andiamo ripetendo da mesi. La sintetizza bene il segretario dell’associazione mestrina, Giuseppe Bortolussi: “Contraendo in maniera strutturale la spesa pubblica improduttiva possiamo ridurre anche le tasse. Per far questo è necessario riprendere in mano il federalismo fiscale che, a mio avviso, è l’unica strada percorribile per raggiungere questo obbiettivo. Infatti, le esperienze europee ci dicono che gli stati federali hanno un livello di tassazione ed una spesa pubblica minore, una macchina statale più snella ed efficiente ed un livello dei servizi offerti di alta qualità“.

Capito Polillo? Capito professori? Vi preghiamo, non chiedeteci anche le ferie (ammesso che si riescano a fare…). Come vedete, stiamo dando a voi e all’Italia già tanto, molto più di quanto meritiate. Abbiate la decenza e l’intelligenza di capirlo a volo.