Accordo tra Barilla e gli agricoltori del Sud per tutelare il grano italiano

Barilla ha presentato, nello stabilimento di Marcianise, in provincia di Caserta, dove si produce la pasta Voiello, l’accordo siglato dalla multinazionale di Parma con gli agricoltori italiani, per l’acquisto di 900mila tonnellate di grano duro.

Si tratta di un’intesa pluriennale, dal 2017 al 2019, e prevede la partecipazione di 65mila aziende del Paese, per un totale di 200mila lavoratori.

Questo importante accordo vuole premiare in primo luogo gli agricoltori del Centro-sud, in particolare provenienti da Abruzzo, Molise, Campania e Puglia, che in tre anni dovranno produrre 210mila tonnellate di grano duro, tra Aureo (130.000 tonnellate) e Svevo (80 mila tonnellate), per un investimento totale da parte di Barilla di circa 62 milioni di euro.
Anche per le aziende la remunerazione sarà elevata, con 270 euro a tonnellata come prezzo minimo di vendita.

Luigi Ganazzoli, responsabile del Settore Acquisti del Gruppo Barilla, ha dichiarato: “La Campania è la Regione in cui i contratti di coltivazione del grano duro hanno avuto lo sviluppo più significativo: nel nuovo accordo i volumi di acquisto del grano Aureo da parte di Barilla sono infatti aumentati del +30% rispetto al 2016. La durata triennale dei contratti permette poi alle aziende di programmare e crescere”.

Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole e Forestali, ha aggiunto: “Uno degli obiettivi del Governo è quello di aumentare la capacità produttiva di grano in modo da divenire autosufficienti. Importiamo ancora troppo grano dall’estero”.

Un obiettivo importante sarebbe quello di diminuire drasticamente l’importazione del grano, che ad oggi arriva dall’estero in 2 milioni di tonnellate. Per arrivare a buoni risultati, si sta pensando ad introdurre forme di sostegno al reddito.

Vera MORETTI

Automazione industriale in ripresa

Dopo un periodo di sofferenza che aveva raggiunto il suo culmine tra il 2011 e il 2012, il settore dell’automazione industriale sta finalmente vedendo cenni di ripresa confortanti, dopo i primi segnali apparsi durante lo scorso anno.

A fare il punto sulla situazione, che ora sembra essere particolarmente positiva, è stata Anie Automazione, l’associazione che rappresenta la quasi totalità delle imprese operanti nel comparto in Italia.

Durante la fiera Sps Ipc Drives Italia, svoltasi a Parma dal 20 al 22 maggio 2014, è stato pubblicato l’osservatorio tecnico-economico annuale, dedicato quest’anno al tema della Industria 4.0, che fa ovviamente riferimento alla quarta rivoluzione industriale, avviata da Internet e l‘innovazione dei processi industriali.

Analizzando i dati dell’osservatorio, emerge che il fatturato complessivo per le imprese fornitrici di componenti e sistemi per l’automazione industriale è pari a 3,7 miliardi di euro nel 2013, un dato in crescita del 4% rispetto al 2012.

Una fetta importante di questa percentuale è merito dell’export, poiché, nel 2013 le esportazioni di tecnologie per l’automazione hanno segnato un incremento annuo del +3,7%, contro il 2,8% nel 2012.
I dati risentono anche della tenuta delle esportazioni indirette, grazie alla capacità degli operatori a valle di cogliere opportunità nei mercati più dinamici.
Tra export diretto e indiretto si arriva a coprire oltre il 60% del fatturato totale.

Le esportazioni maggiori sono rivolte verso Medio Oriente e Asia orientale, con picchi provenienti dal mercato cinese, tanto da essere diventato, durante il 2013, il quinto Paese di sbocco delle tecnologie italiane.

L’export supplisce alle difficoltà, ancora molto presenti, della domanda interna, ancora in calo l’anno scorso, tanto da aver registrato dati negativi del 2,1%.

In termini di stime, le aziende prevedono una crescita del settore che potrebbe attestarsi attorno al 7%.
Le prospettive di crescita sono legate a segnali incoraggianti sia per la domanda interna, che da alcuni mesi ha dato segni di ripresa dopo diversi cicli negativi, sia dalle esportazioni che si prevedono in forte aumento verso Paesi come gli Stati Uniti, Medio Oriente e Asia.

Vera MORETTI

Cibo Made in Italy il più amato

Si è appena concluso il 17° Salone Internazionale dell’Alimentazione che si è tenuto a Parma fino all’8 maggio.

Ciò che è emerso, è che il cibo italiano è sempre il più richiesto ed apprezzato, grazie a tradizione ed alta qualità delle materie prime.
Il successo che i prodotti Made in Italy hanno riscosso potrebbe segnare un passo importante, ovvero l’uscita dalla “nicchia” in cui erano stati relegati, poiché accessibili solo ai più benestanti, e approdare alla grande distribuzione estera.

Questo era l’obiettivo delle 2700 aziende alimentari italiane che hanno partecipato a Cibus, che aveva il valore di prova generale per l’ormai imminente Expo 2015.

Tra i Paesi presenti all’evento, per un totale di circa diecimila operatori, spiccavano, per l’Europa, Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Benelux. Dal resto del mondo, invece, Stati Uniti d’America, Canada, Brasile, Giappone e Russia del resto del mondo.
Sorvegliati speciali i Paesi del mercato del Sud Est Asiatico, i cosiddetti ASEAN.

A sentire gli italiani, a rendere la nostra cucina così richiesta è un ritorno alle origini e ai sapori di una volta. Un italiano su due, infatti, si ispira alla cucina della nonna, non solo per ricette ma anche per la scelta di prodotti di qualità, senza i quali ogni sforzo viene vanificato.
Non a caso, i piatti più amati sono lasagne, polpette e torte tradizionali, ma anche l’intramontabile parmigiana, le focacce, le frittelle e le cotolette.

A confermarlo è anche uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’Osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda toscana, in occasione del Cibus, condotto su circa 1.200 Italiani tra i 20 e i 55 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire qual è il loro rapporto con il cibo.

E’ intervenuto al Salone Internazionale dell’Alimentazione anche Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, che ha tenuto una conferenza stampa sui temi più rilevanti del comparto agroalimentare.
Ovviamente, sono passati da Parma anche grandi chef come Carlo Cracco, Davide Oldani e Gianfranco Vissani, che hanno animato show cooking e degustazioni.

Vera MORETTI

A maggio appuntamento con Cibus 2014

Mancano ancora due mesi, ma i preparativi sono in pieno fermento per la 17esima edizione di Cibus, la manifestazione interamente dedicata al cibo che si terrà a Parma dal 5 all’8 maggio.

L’edizione 2014 avrà molte novità, a cominciare dall’internazionalità che il Salone assumerà, trasformano l’evento in una fiera multicanale, che abbraccerà tutta la filiera alimentare, produttiva e distributiva, in totale sintonia con l’avvento, sempre più prossimo, di Expo 2015.

Per questo motivo, le grandi aziende del settore esporranno accanto alle piccole e medie imprese, comprese le catene distributive estere, il commercio al dettaglio e i duty free, senza dimenticare i grandi brand del Made in Italy e le nicchie come il biologico ed il gluten free, la ristorazione tradizionale e la ristorazione travel e organizzata.

Ciò che non cambia, anche per quest’anno, è l’obiettivo principale, che è quello di aumentare l’export del food Made in Italy, senza dimenticare il mercato interno, ultimamente in affanno.
I dati resi noti da Federalimentare, a questo proposito, parlano chiaro: nel periodo gennaio/novembre 2013, la flessione delle vendite nel mercato italiano è del – 2,1%, mentre l’export continua a crescere senza soluzione di continuità e realizza un +7,1%.

Guardando oltre i confini nazionali, il cibo italiano ha registrato un aumento, sempre negli 11 mesi presi in esame, una crescita del 4,9% in Europa e del 5,4% negli Stati Uniti, ma molto bene sono andati i mercati emergenti: Russia +21,3%, Cina +9,7%, Hong Kong + 13,7%, India +10,5%, Brasile + 7,2%, Sud Africa +20,5%.

Sviluppo a doppia cifra anche per i mercati arabi: Emirati Arabi Uniti + 27,7%, Arabia Saudita +16,9%.
Interessanti i dati di alcuni Paesi mediterranei: la Turchia +20,7%, l’Algeria +67%, la Libia +42,6%.
Cresce anche l’export dei Paesi dell’Est europeo: Polonia +13,3%, Romania + 10,1%, Ucraina +15%.

Per il 2014, Cibus si focalizzerà su alcuni Paesi in particolare.
Per l’Europa, attenzione puntata su Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Benelux; per gli extra-europei: Stati Uniti d’America, Canada, Brasile, Giappone e Russia.
Un’attenzione particolare sarà riservata ai Paesi del mercato del Sud Est Asiatico “ASEAN”, a seguito del grande successo riscosso dall’iniziativa congiunta Cibus/Anuga-Fiera di Colonia, che ha portato nel 2013 cento aziende italiane alla fiera “Thaifex” di Bangkok, una esperienza che conterà su un raddoppio degli espositori Italiani nel 2014.

A seguito dei positivi riscontri derivanti da questo progetto, si sta pensando ad altre collaborazioni in Cina, e precisamente a Pechino, seguendo lo stesso format di collettiva co-gestita dai due enti fieristici.
L’iniziativa coinvolgerà anche le medie e piccole imprese, e proprio in questo contesto si inserisce la nuova area prevista durante Cibus 2014, denominata Italian Region B2B, dove le pmi delle regioni, che producono i sapori tipici italiani, potranno valorizzare le loro produzioni agli occhi degli importatori esteri alla ricerca di specialità di fine food.

Elda Ghiretti, Cibus Brand Manager, ha dichiarato a proposito: “Siamo riusciti a proporre a produttori e distributori una edizione di Cibus rinnovata e sempre più confacente alle esigenze dei mercati ottenendo un’ottima risposta tanto che abbiamo già occupato tutti i 130 mila metri lordi di superficie disponibile e abbiamo numerosi espositori in lista d’attesa” .

Altre novità di questa edizione di Cibus riguardano i prodotti Kosher e Halal, due segmenti di mercato che presentano interessanti trend di crescita, soprattutto nelle prospettive di export.
L’occasione per questo particolare focus è stata fornita dallo sviluppo di un programma delle certificazioni agroalimentari biologica e religiose promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con Federalimentare e Federbio, con il contributo della Comunità Ebraica Italiana e del Centro Islamico Culturale d’Italia, e che si avvale delle competenze tecniche di Fiere di Parma.

Per individuare meglio le aziende che, all’interno della Fiera, propongono prodotti certificati Bio, Kosher o Halal saranno realizzati cataloghi dedicati ad ognuna delle certificazioni.

Vera MORETTI

Parma: nel 2013 scoperti 19 evasori milionari

Ora che il 2013 ha superato il giro di boa, la Guardia di Finanza di Parma comincia a fare un bilancio sull’andamento dell’anno in corso.
A giudicare dai risultati, sembra che la lotta all’evasione fiscale, tanto declamata anche dal Governo, sia tuttora in corso e abbia portato numerosi frutti.

Tra coloro che sono stati “beccati” con le mani nel sacco, ci sono 19 Paperoni che, nonostante cospicui guadagni, hanno preferito nascondere il loro giro d’affari e non versare l’Iva spettante, per un totale di 29 milioni di euro di redditi e ben 800 milioni di euro di Iva mancante.

Oltre agli evasori più “corposi”, sono stati scovati anche molti redditi non dichiarati, con persone che hanno deciso di rendere noti solo una parte delle loro entrate, per un totale di 33,5 milioni di euro in nero, scoperti da gennaio a luglio, con 3,7 milioni di euro di Iva non versata.
Per questi 33 milioni sono state denunciate 20 persone. I controlli sono stati ben di più, 174 controlli e 71 verifiche fiscali in 212 giorni, che hanno portato a scovare 3 milioni e 700 mila euro di iva dovuta, e che ha portato alla denuncia di 20 persone.

Dalla Finanza di Parma dichiarano: “L’azione operativa mira a colpire nella loro globalità tutti i fenomeni che si connotano per la capacità di mettere a rischio contemporaneamente più interessi economici e finanziari, attraverso specifiche tecniche d’indagine proprie di una forza di polizia. Sul piano della lotta all’evasione e all’elusione fiscale l’attenzione è stata e sarà rivolta verso i grandi fenomeni evasivi che presentano una maggiore lesività per gli interessi erariali: tutti gli interventi nei confronti dell’economia sommersa, delle frodi Iva, all’evasione fiscale internazionale e quella collegata ad altri illeciti economico-finanziari. allo stesso tempo, sono state affinate le strategie operative per arginare anche i fenomeni evasivi di massa, ad esempio, l’omesso rilascio di scontrini e ricevute fiscali”.

Ad essere stati controllati sono stati 1.58 fra negozi, ristoranti, bar e tabaccherie e, tra questi, oltre un quarto si “dimenticava“ di emettere lo scontrino.
Sono stati trovati anche 182 lavoratori in nero o in diversa maniera irregolari, dei quali cento non italiani.

Vera MORETTI

Cibus Market Check a Bangkok per la sua seconda tappa

Il tour internazionale Cibus Market Check ha fatto la sua seconda tappa a Bangkok, dove sono approdati anche i manager di 20 industrie italiane, giunti in Thailandia per incontrare i buyer della grande distribuzione locale e capire come i prodotti italiani vengono presentati nei supermercati della città.

Tra le aziende presenti, La Molisana, Coppini Arte Olearia, Noberasco, Consorzio Casalasco del Pomodoro, Coppola Foods, Casale Spa, Steriltom, Polenghi, Saviola, Caravella Fine Foods, Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana, Coop Italia, i cui rappresentanti hanno visitato i supermercati Marko, Tesco Lotus, The Mall Group, Cengra Food Retail e Big C, e da questi sopralluoghi sono nate le basi per instaurare nuovi rapporti e nuovi investimenti.

Obiettivo di questa tappa thailandese, che rientra nelle iniziative in preparazione a Cibus 2014 ed è stata organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare/Confindustria, era proprio quello di approfondire la conoscenza con il mercato locale e intuirne i margini di miglioramento.

Ecco quali conclusioni hanno tratto alcuni dei partecipanti.
Davide Pizza, direttore commerciale di Saviola Spa, ha dichiarato: “Abbiamo apprezzato molto la concretezza riscontrata negli incontri con i buyer e l’utilità di poter vedere in diretta i punti di vendita più rappresentativi del posto, che poi sono le esigenze primarie, concentrate in pochi giorni, di chi si rivolge ai mercati esteri“.

Si è detto soddisfatto anche Jeremy Maulet, Export Area Manager di Polenghi Group: “È stato importante per la nostra azienda scoprire il mercato thailandese, le sue abitudine e meccanismi. Direi che quest’esperienza è strutturata per le aziende che hanno poco tempo a disposizione e che desiderano scoprire o approfondire un determinato mercato, con l’aiuto di contatti o interlocutori di alto livello”.

Rita Alberti, infine, responsabile marketing del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana DOP, ha aggiunto: “Per noi del Consorzio è stata un’esperienza interessante che ci consentirà di segnalare ai nostri soci le opportunità del mercato thailandese. Il programma di “Cibus Market Check”, nella sua integralità rimarca sempre di più la mission della fiera dell’alimentare “Cibus” che è quella di favorire gli scambi commerciali dell’industria alimentare italiana e di avere rapporti costanti con tutti gli stake holders della business community internazionale a partire dai retailer, attori fondamentali per aumentare l’export delle imprese italiane”.

Appuntamento alla terza tappa del Cibus Market Check, che si svolgerà a San Paolo in Brasile in giungo, per poi continuare a New York in luglio e a Shangai in novembre.

Vera MORETTI

L’Italia del gusto verso la Russia

L’Oriente rappresenta ormai la meta preferita del Made in Italy, poiché, in tempi di crisi, sono i mercati emergenti a dare le maggiori soddisfazioni e le uniche opportunità di guadagno ed espansione.

Per questo GEA, Società di Direzione Aziendale, e Italia del Gusto hanno deciso di puntare, dopo la conquista del mercato cinese, verso la Russia.
A conferma di ciò, si chiama Russia Business Incubator il secondo appuntamento fra le Aziende italiane del settore food e i principali referenti commerciali del Paese, che si terrà nella Sala dei 300 delle Fiere di Parma oggi, 5 giugno, e domani.

Due giornate molto intense vedranno insieme Italia del Gusto, il consorzio privato che include le migliori aziende italiane nel settore alimentare e vinicolo, e GEA Consulenti di Direzione, società che fin dalla fondazione del consorzio ne cura le attività di sviluppo strategico e commerciale, e già si prevede un grosso successo.

Luigi Consiglio, presidente di GEA, ha dichiarato: “Lo scorso luglio abbiamo lanciato questa formula innovativa del Country Business Incubator, una manifestazione dal profilo concreto e funzionale riguardo allo sviluppo del business nel Paese oggetto: una sorta di Fiera al contrario, dove non sono le Aziende che si presentano alla ricerca di Clienti ma sono gli importatori e i distributori del Paese che si propongono come partner commerciali. A meno di un anno dalla nascita del Business Incubator, siamo già al secondo appuntamento e oggi il progetto punta al mercato russo”.

All’evento partecipano operatori commerciali ed istituzionali russi, che potranno incontrare le aziende italiane del settore aderenti all’associazione Italia del Gusto, per instaurare partnership commerciali importanti.

Continua Consiglio: “La Russia oggi è forse l’unico Paese dei BRIC che rappresenta un mercato veramente concreto e non solo un’ipotesi futura per il segmento food italiano. Il valore delle nostre esportazioni di prodotti agroalimentari in Russia supera i 620 milioni di euro, e rappresenta quasi il doppio del valore delle esportazioni italiane in Cina. Non solo: le vendite del food made in Italy in Russia lo scorso anno hanno registrato un incremento del 7%. Il Business Incubator di quest’anno sarà dedicato a due aspetti peculiari del mercato: le numerose sfaccettature che questo presenta ed il ruolo delle operazioni straordinarie come modalità di ingresso sul mercato. I consumer insights in nostro possesso mostrano infatti come il mercato russo rispecchi la realtà di un Paese articolato e complesso, dove approcci di marketing anche non convenzionali, mirati a target precisi, ottengono risultati significativi, spesso con investimenti limitati”.

L’interesse per questo Paese è dovuto anche al suo mercato, particolarmente dinamico, tanto che, nel 2011, ha segnato un volume d’affari stimato intorno ai 311,5-340 miliardi di dollari e si prevede che raggiunga i 338-355 miliardi di dollari nel 2012.

Dopo un calo nel 2009, le importazioni sono di nuovo in aumento, pari a 39 miliardi di dollari (+16% rispetto al 2010) nel 2011 e nei primi otto mesi del 2012 hanno raggiunto circa 25 miliardi di dollari.
Sono andate molto bene anche le esportazioni italiane in Russia, che nel 2012 sono state pari a 10 miliardi di Euro, il 7,5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il 2012 ha segnato il successo dei prodotti di agricoltura, pesca e silvicoltura, tanto da raggiungere un’esportazione pari a oltre 116 milioni di Euro (+11,6% rispetto al 2011). L‘esportazione dei prodotti alimentari in generale è stata pari a 354 milioni di Euro con un’incidenza del 3 5% sul totale export e un aumento rispetto al 2011 del 13,5%. L’esportazione di bevande ha subito invece una flessione del 9% con un totale di esportazione pari a circa 150 milioni di Euro.

Ma qual è il prodotto italiano più importato dai russi? Ad oggi, si conferma leader del mercato il vino fermo, tallonato però dallo spumante, che ha ormai superato di gran lunga quello francese, incidendo per oltre il 62% del totale delle esportazioni di questo prodotto verso la Russia.

L’Italia è protagonista anche quando si tratta di pasta e dal caffè tostato e un buon successo commerciale è inoltre riscontrato dall’olio di oliva, in cui siamo secondi dopo la Spagna.

Il vino regna anche nella fascia superiore, grazie ad una domanda sempre crescente di vino di qualità, che ha portato all’apertura di molti negozi specializzati, vere e proprie boutique del vino con un vasto assortimento di bottiglie di alta qualità.

Negli ultimi due anni ci sono stati significativi incrementi a valore delle esportazioni di frutta e verdura (33%), cacao (30%), derivati del latte (20%), pasta (14%), carne (11%), te e caffè (11%), olio (6%) e di bevande fermentate non distillate (6%).

A questo proposito, ha ancora dichiarato Luigi Consiglio: “Per incrementare l’export alimentare italiano, lo stimolo principale è quello di comprendere le ‘mille Russie’: il Paese infatti è enorme (conta ben 12 fusi orari), molto popolato, con tradizioni epopoli diversissimi. E’ inoltre un Paese con un mercato in crescita, in cui i posizionamenti praticabili (ovvero i cluster di clienti) sono molti, almeno 2-3 diversi per ogni azienda. Un altro stimolo importante è rappresentato invece dall’incrocio prodotti/canali: a Parma saranno presenti un numero consistente di retailer e di distributori che consentono di coprire tutte le opportunità. Canali diversi (retail, ma anche hotel e ristoranti) e prodotti diversi, dagli alimentari al vino, dal fresco all’ambiente”.

Vera MORETTI

Nel 2012 in calo brevetti e marchi depositati

Le Camere di Commercio nazionali hanno ricevuto, in tutto il 2012, 9.214 domande di invenzioni e 53.670 marchi depositati.
Tra questi, circa 870 domande di invenzione e 3.638 marchi fanno capo al settore della meccanica e della subfornitura.

Le regioni più creative dal punto di vista dei brevetti sono Lombardia (2.680), Emilia Romagna (1.362), Veneto (1.312), Piemonte (1.214), Lazio (716), Toscana (525).
Dal punto di vista dei marchi depositati, a guidare la classifica delle regioni con maggior ingegno Lombardia (12.921), seguita da Lazio (7.805), Emilia Romagna (5.212), Piemonte (4.895), Veneto (4.583) e Toscana (3.676).
Tra le province, invece, spiccano Milano (2.270), Torino (1.175) e Bologna (716) per quanto riguarda i brevetti e Milano (12.138), Roma (7.197) e Torino (3.679) relativamente ai marchi.

Questi dati, elaborati da Senaf, su base UIBM, in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione che si è svolta presso Fiere di Parma dal 21 al 23 marzo.

Nonostante un calo del 4,1% rispetto al 2011 per quanto riguarda i brevetti e del 4,8% relativo ai marchi, quello dell’innovazione e della tecnologia è sempre un patrimonio da difendere e da salvaguardare, poiché rappresenta la possibilità di rimanere sempre al passo con i tempi e con la concorrenza, sempre più spietata.
All’interno dell’area fieristica c’era, a questo proposito, uno spazio dedicato alla tutela della proprietà industriale, dove consulenti specializzati in materia, tra cui Bugnion, CLG Italia studio legale tributario, Gregorj e Interpatent, hanno dato la loro disponibilità per rispondere a tutti i dubbi in materia di protezione e finanziamento delle idee.

Vera MORETTI

Boom di imprese femminili a Parma

La Camera di Commercio di Parma, insieme al Comitato per la Promozione dell’Imprenditoria Femminile, ha reso noti dati incoraggianti, e al di sopra della media nazionale, che riguardano l’imprenditoria femminile.

Il dato principale riguarda il numero di imprese a conduzione femminile, che nella provincia parmense raggiungono il 20,6% del totale, oltre una su cinque, pari a 8.821 imprese registrate al 31 dicembre.

Andrea Zanlari, presidente della Camera di Commercio, ha dichiarato: “Le nostre imprenditrici si rivelano più brave della media regionale e nazionale nell’affrontare la difficilissima congiuntura attuale. Sostenere l’imprenditorialità femminile è un obiettivo strategico per recuperare in competitività. La Camera, attraverso il Comitato per la Promozione dell’Imprenditorialità Femminile, supporta con personale qualificato le future imprenditrici”.

Uno strumento molto importante, per permettere l’avvio di una nuova attività, è lo sportello “Imprenditoria Femminile”, attivato presso la Camera di Commercio, che nel corso del 2012 ha dato assistenza ad oltre 200 potenziali imprenditrici.
Inoltre, ben 75 imprese femminili hanno ottenuto finanziamenti tramite l’operatività delle Cooperative di Garanzia.

Questo traguardo, ancora più positivo in tempi di crisi come questo, è stato festeggiato con un filmato, visibile sul sito della Camera di Commercio, e realizzato dalla documentarista Giovanna Poldi Allai e presentato da Simona Minari di Legacoop, e presidente del Comitato nei due ultimi mandati.

Si tratta di un video che prende per mano le potenziali imprenditrici, e i potenziali imprenditori, e li guida verso gli step da seguire per avviare una nuova attività, anche attraverso le testimonianze di chi, nel frattempo, ce l’ha fatta.
Come testimonial sono state scelte cinque imprenditrici di Parma attive anche nel Comitato. Si tratta di Simona Minari, Monica Azzoni, Elisa Bussoni, Marina Lazzini, Sara Morini che hanno accettato di mettersi di fronte alle telecamere per ispirare con il loro esempio possibili future colleghe.

Alessandra Sinischalchi, del Cna e presidente neo eletta del Comitato, ha illustrato le linee guida e i progetti allo studio all’interno del gruppo di lavoro: “Proseguiremo con la convenzione per l’accesso al credito per le nuove imprese femminili ma stiamo analizzando la fattibilità anche di altre misure per intervenire nei momenti di fragilità che contraddistinguono le imprese femminili. Inoltre in questo triennio vorremmo avviare azioni a sfondo sociale e legate all’universo delle donne”.

Ma di cosa si occupano le imprese femminili presenti sul suolo parmense?
Quasi la metà riguardano servizi alla persona (49,3%), oltre un terzo sanità e assistenza sociale (35,5%) e poco meno di un terzo attività di noleggio, agenzia di viaggi e servizi alle imprese (32,8%) e servizi di alloggio e ristorazione (31,4%).

Due imprese femminili su tre sono imprese individuali (66,5%) a fronte della media regionale del 64,7%. Le società di capitale sono 1.240, pari al 14,1%, in crescita di 2,2 punti percentuali rispetto al 2011.
Questo tipo di imprese sono in crescita anche in regione e in Italia, sebbene con un tasso leggermente inferiore, pari rispettivamente al +1,6 e al +1,9%.

Vera MORETTI

http://www.pr.camcom.it/news-eventi/donne-e-impresa-a-parma-focus-alla-camera-di-commercio

Cariparma e Sace insieme per lo smobilizzo dei crediti verso le PA

Le imprese clienti del gruppo Cariparma Crédit Agricole potranno beneficiare di un plafond di 75 milioni di euro finalizzato allo smobilizzo dei crediti verso la pubblica amministrazione.
Questa operazione è stata resa possibile da un accordo che sarà siglato a Parma dai vertici di Sace Fct (Factoring) e da quelli dell’istituto di credito.

A questo proposito, Franco Pagliardi, dg di Sace Fct, ha dichiarato: “In una congiuntura in cui sempre più aziende cercano nuovi strumenti per gestire al meglio i propri flussi di cassa, l’accordo è un passo avanti importante che garantirà alle aziende un più facile accesso ai servizi di factoring proprio al fine di sostenere le esigenze di liquidità“.

Ha fatto eco a queste parole anche Carlo Piana, direttore imprese corporate di Cariparma Crédit Agricole: “L’accordo con Sace Fct si aggiunge alle nuove misure per il credito alle Pmi sancite dal decreto Sviluppo alle quali avevamo già aderito“.

I servizi che le due parti svilupperanno cercheranno di offrire alle imprese un sostegno creditizio e un contributo per mantenere o ripristinare l’equilibrio finanziario nell’operatività aziendale.

L’istituto di credito ha visto la sua operatività commerciale estera estendersi del 7% solo nel 2012, in un contesto di mercato che a novembre faceva segnare un 3,6%. Tra i settori più attivi sui nuovi mercati la meccanica e l’agroalimentare.

Le operazioni estere sono state oltre 1.300 e si sono dirette soprattutto in Cina, Giappone, Corea, Algeria e Tunisia, ma anche Turchia, che rappresenta una specie di zona franca tra Oriente e Occidente.

Vera MORETTI