Sicurezza e lavoro: Il Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC)

Il Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) è un documento necessario al fine di analizzare i rischi presenti in cantiere, informare i responsabili per la sicurezza sul lavoro e adottare misure preventive per la tutela dei lavoratori, ma vediamo quando è obbligatorio e cosa deve contenere.

Cos’è il Piano di Sicurezza e Coordinamento

Il Piano di Sicurezza e Coordinamento deve essere obbligatoriamente redatto nei cantieri, che siano privati o per lavori pubblici, in cui è presente più di un’impresa. Ad esempio facciamo il caso di una ristrutturazione edile in cui contemporaneamente siano presenti in sede un’impresa che si occupa di impiantistica e una che si occupa degli aspetti edili, in questo caso è necessario adottare il Piano di Sicurezza e Coordinamento. Il piano mira a identificare e definire i rischi inerenti le varie attività poste in essere dalle diverse imprese che stanno operando e quindi a coordinare i sistemi di sicurezza adottati in quanto in tali casi i pericoli possono derivare anche da un errato coordinamento delle diverse operazioni eseguite dalla varie imprese. Si parla in questo caso anche di interferenze.

Il PSC non deve essere adottato nel caso in cui sia necessario far fronte a situazioni di emergenza.

Il PSC deve essere redatto in fase di progettazione, quindi prima che inizino effettivamente i lavori ed è parte integrante della gara di appalto, viene redatto dal Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione, un professionista che su incarico del committente si occupa di coordinare l’attività delle varie imprese presenti in cantiere. In alcuni casi, ad esempio quando il cantiere è privato, non richiede autorizzazione per l’esecuzione del lavori e ha un valore inferiore a 100.000 euro, può essere sostituito dal Coordinatore per la Sicurezza in fase di esecuzione.

Contenuto minimo del Piano di Sicurezza e Coordinamento

I contenuti del PSC sono delineati dal decreto legislativo 81 del 2008 e in particolare sono contenuti nell’allegato XV proprio come per il POS che abbiamo già trattato e che è in stretta correlazione con il PSC.

Se vuoi conoscere i dettagli del POS, leggi l’articolo: Piano Operativo per la Sicurezza: quali imprese devono redigerlo

Per quanto riguarda i contenuti è necessario indicare:

  • i dati relativi all’opera con indicazione dell’ubicazione del cantiere;
  • le generalità dei datori di lavoro delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi, inoltre le generalità dei responsabili del lavoro e del coordinatore per la sicurezza e di tutti i soggetti coinvolti nella gestione della sicurezza sul cantiere;
  • individuazione, analisi e valutazione dei rischi (l’individuazione non deve essere generica ma dettagliata e deve anche indicare il livello di rischio, ad esempio basso, medio, alto);
  • misure preventive e protettive adottate in cantiere e interferenze tra i vari lavori eseguiti con rischi che derivano proprio da tali interferenze, ad esempio recinzioni, impalcature… ;
  • dispositivi per la protezione individuale adottati in cantiere;
  • devono essere individuate le fasi di lavoro e la loro durata (si deve realizzare un vero cronoprogramma da cui si evinca anche quali imprese operano nelle varie fasi);
  • stima dei costi da sostenere per la sicurezza sul luogo di lavoro;
  • indicazione delle modalità di organizzazione del servizio di pronto soccorso, prevenzione incendi ed evacuazioni;
  • descrizione del progetto, delle scelte architettoniche, strutturali e tecnologiche (le scelte devono esser emotivate);
  • devono essere indicate le misure adottate per i servizi igienici, scarico dei rifiuti, impianti organizzati in cantiere;
  • modalità di organizzazione della coordinazione dei lavori.

Verifica del Piano di Sicurezza e Coordinamento

L’applicazione e il controllo del Piano Sicurezza e Coordinamento è devoluta al Coordinatore per l’Esecuzione dei Lavori ( non è detto che debba coincidere con il Coordinatore per la Sicurezza in Fase di Progettazione) che deve anche valutare la corretta applicazione di tutte le misure adottate. Rispetto al POS, che abbiamo visto in precedenza e che è redatto dal datore di lavoro, vi sono delle differenze sostanziali, infatti in questo caso siamo di fronte a una relazione tecnica redatta da un professionista.

Il PSC almeno 10 giorni prima dell’inizio dei lavori deve essere consegnato al RSPP e a tutte la figure che partecipano alla sicurezza sul luogo di lavoro, ad esempio al medico competente nel caso in cui lo stesso debba essere nominato.

Inoltre sempre prima dell’inizio del lavori, ma dopo la verifica del piano e del cantiere, deve essere organizzata una riunione a cui partecipano il direttore dei lavori, le varie imprese appaltatrici e i lavoratori autonomi che dovranno partecipare ai lavori.

Sanzioni per la mancata applicazione delle disposizioni

Anche nel caso di mancata redazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento sono previste delle sanzioni per mancanze, inadempienze e irregolarità nella redazione e verifica del Piano. Le sanzioni possono colpire diversi soggetti e di conseguenza possono essere diverse:

  1. per il committente e il responsabile dei lavori è prevista l’ammenda da un minimo di 2.500 euro a un massimo di 10.000 euro oppure arresto da 3 a 6 mesi nel caso in cui omette di nominare i coordinatori visti in precedenza; nel caso in cui non invii il piano ai soggetti che devono averne comunicazione la sanzione prevista ha un ammontare minimo di 1.200 euro e massimo di 3.600 euro.
  2. Le sanzioni per il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione risultano essere l’arresto da 3 a sei mesi e l’ammenda una minimo di 3.000 a un massimo di 12.000 euro e vengono applicate in caso di omessa redazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento;
  3. Infine, restano da contemplare le sanzioni per il Coordinatore per la Sicurezza nell’Esecuzione dei Lavori, queste ammontano a un ammenda da 3.000 euro a 12.000 euro o l’arresto da 3 mesi a 6 mesi per la mancata verifica del piano e delle procedure adottate in corso di esecuzione dei lavori.

Per una redazione corretta ed esaustiva che possa evitare sanzioni, è possibile rivolgersi a professionisti del settore che spesso forniscono modelli da compilare.

Piano operativo per la sicurezza: quali imprese devono redigerlo?

Se sei un’impresa i cui addetti lavorano fuori dall’azienda hai l’obbligo di redigere il POS, Piano Operativo per la Sicurezza, previsto dal decreto legislativo 81 del 2008. Vediamo di cosa si tratta e quali sono i suoi contenuti.

Chi è obbligato ad avere il Piano Operativo per la Sicurezza

Devono redigere il POS le ditte che operano attraverso cantieri esterni e mobili, si tratta in particolare delle imprese edili o  che eseguono lavori di ingegneria. L’obbligatorietà del Piano Operativo per la Sicurezza era già prevista nel decreto legislativo 626 del 1994, oggi invece è disciplinato dall’articolo 89 del decreto 81/2008 (Testo Unico Sicurezza sul Lavoro) che rimanda all’allegato XV per delineare i contenuti obbligatori di questo importante documento.

La prima cosa da fare è delineare cosa si intende per cantiere mobile: si ritiene tale ogni spazio esterno rispetto alla sede dell’impresa in cui si svolgono lavori di edilizia o di ingegneria civile. Il POS deve essere redatto anche da eventuali imprese che lavorano in subappalto, in questo caso quindi se in cantiere ci sono addetti dell’impresa principale e quelli dell’impresa in subappalto sarà necessario avere due documenti. Il lavoratore autonomo che non si avvale della collaborazione altrui, non ha obbligo di POS.

Nel caso in cui il cantiere mobile o esterno sia gestito da un’impresa pubblica, il POS viene sostituito dal PSS (Piano Sostitutivo per la Sicurezza) i contenuti in realtà non sono divergenti.

Come redigere il POS

Si è visto quali imprese sono obbligate ad avere il Piano, ora vedremo in concreto cosa è necessario inserire in esso.

L’allegato XV al D.lgs 81/2008 (TUSL) sottolinea che per redigere in modo corretto il POS è necessario indicare:

  • i dati identificativi dell’impresa, nome del datore di lavoro, numero di telefono, sede legale e uffici del cantiere;
  • le attività svolte in cantiere (intonaci, scarriolatura materiali sciolti, realizzazione tetti, ponteggi…) e dei lavoratori subaffidatari;
  • il nominativo del medico competente ( questo va nominato solo nei casi in cui è necessario organizzare il servizio di sorveglianza obbligatoria, cioè i lavori comportano rischi specifici, ad esempio in caso di vibrazioni, rumori);
  • il nominativo del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione;
  • nominativo del responsabile del servizio antincendio ed evacuazione, gestione delle emergenze in cantiere e pronto soccorso;
  • generalità del direttore tecnico e del capo cantiere;
  • nel POS deve essere indicato il numero e le qualifiche delle persone che sono destinate a essere in cantiere e le mansioni che gli stessi devono svolgere, in questo modo è possibile individuare in modo preciso anche i rischi;
  • Il piano deve inoltre indicare i macchinari, le strumentazioni, i ponteggi e tutti gli altri elementi presenti in cantiere che possono generare pericoli di particolare entità per i lavoratori;
  • devono altresì essere indicate le sostanze presenti in cantiere che potrebbero essere dannose, ad esempio nel caso in cui sia presente calce o altri materiali che possono risultare potenzialmente dannosi se non usati nel modo giusto.
  • deve fornire un elenco dei dispositivi di sicurezza forniti e gli altri dispositivi e protocolli utilizzati al fine di prevenire infortuni e danni alla salute, l’indicazione di tali misure deve essere correlata all’indicazione dei rischi presenti in cantiere;
  • il POS deve indicare i percorsi di formazione e informazione forniti a coloro che occupano il cantiere.

Ulteriori informazioni sul Piano Operativo per la Sicurezza

Può capitare che una stessa impresa edile o ditta che esegue lavori di ingegneria abbia diversi cantieri esterni rispetto alla sede, in questi casi la normativa prescrive che per ogni cantiere deve essere predisposto un POS, naturalmente non può trattarsi di un documento fotocopia in quanto nella maggior parte dei casi i lavori che si eseguono nei vari cantieri non sono identici e di conseguenza per ognuno devono essere date le giuste indicazioni inerenti mansioni svolte, rischi connessi e misure preventive. Inoltre è molto probabile che per ogni cantiere siano diversi gli “attori”, cioè il RSPP e gli altri soggetti che hanno incarichi inerenti la sicurezza.

Anche in questo caso, come in quello del Documento di Valutazione Rischi, l’obbligo della predisposizione del POS ricade sul datore di lavoro.

Per chi vuole redigere correttamente il POS è possibile richiedere il decreto interministeriale 9 settembre 2014 in cui è presente un modulo da compilare per avere un Piano a norma.

Il Piano Operativo di Sicurezza deve essere consegnato dal datore di lavoro al Coordinatore per l’esecuzione dei lavori almeno 15 giorni prima l’inizio dell’esecuzione dei lavori, nel caso in cui si tratti di un’impresa in subappalto, il POS deve essere consegnato da questa all’impresa affidataria almeno 30 giorni prima dell’ingresso in cantiere, che a sua volta deve consegnare il POS al coordinatore.

In caso di mancata adozione del POS è prevista l’applicazione di sanzioni da un minimo di 3.000 euro a un massimo di 15.000 euro, a questi si aggiunge la pena detentiva di durata fino a 8 mesi. Le sanzioni si applicano anche nel caso in cui il POS sia stato redatto, ma non contenga tutte le informazioni necessarie.

Transazioni con POS in continuo aumento

Il Consiglio dei Ministri ha emanato il decreto legislativo sui servizi di pagamento nel mercato interno che stabilisce che “per i pagamenti tramite carta di debito e prepagata la commissione interbancaria per ogni operazione di pagamento non può essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione stessa; per le operazioni tramite carta di credito la commissione interbancaria per operazione non può essere superiore allo 0,3% del valore dell’operazione”.

E’ inoltre stata abbassata la franchigia massima a carico degli utenti in caso di pagamenti non autorizzati, che passa da 150 a 50 euro.

Tale provvedimento vuole contribuire ad accelerare ancora di più la diffusione e l’utilizzo della moneta elettronica, cresciuto comunque sensibilmente da quando è entrata in vigore, dal 30 giugno 2014, la legge n. 221/2012 che prevede l’accettazione da parte di imprese e professionisti di pagamenti effettuati attraverso carte di debito.

In particolare, dal 2013 al 2016 il numero dei POS è cresciuto del 37,6% pari a 572.396 unità in più. Inoltre si è osservato un tasso medio annuo di crescita dell’11,2% dal 2013 al 2016 rispetto al più contenuto +0,8% del triennio precedente; di conseguenza tra il 2013 e il 2016 il numero di abitanti per POS passa da 39 a 29 abitanti per POS.
In parallelo tra il 2013 e il 2016 è cresciuto del 49,8% il numero delle transazioni con carta di debito tramite POS con un ritmo medio annuo del 14,4% rispetto al 10,2% osservato nel periodo precedente. L’ammontare delle transazioni sale a 115.418 milioni di euro e dal 2013 al 2016 è aumentato del 46,5%, con un trend maggiormente accentuato rispetto alla spesa per consumi finali delle famiglie che nel periodo è aumentata del 4,3%, evidenziando un crescente utilizzo da parte di imprese e consumatori.

Dal punto di vista territoriale, l’aumento più considerevole è avvenuto in Campania, dove si è passati da un tasso medio negativo del -1,1% nei 3 anni precedenti all’obbligo ad un tasso positivo del +16,0% nel periodo successivo; seguono Molise che è passata dal +1,1% al +17,4%, Piemonte che è passata da -2,5% a +13,5% e Valle d’Aosta che è passata dal -4,3% al +11,4%.

Vera MORETTI

Pos: in arrivo il decreto con nuovi provvedimenti

E’ stato approvato dal Consiglio dei Ministri, in via preliminare, il decreto legislativo che dovrebbe tagliare le commissioni interbancarie per i pagamenti con carta di credito e bancomat tramite l’utilizzo del Pos.
Questo provvedimento ridurrebbe così le spese per i pagamenti elettronici a carico dei commercianti, anche quando si tratta di pagamenti sotto i 5 euro.

Inoltre, sono in arrivo nuove sanzioni per chi non rispetta la riduzione delle commissioni e l’abbassamento da 150 a 50 euro della franchigia a carico dell’utente nei casi in cui avvengano pagamenti fraudolenti.
Il decreto rappresenta un adeguamento con l’Unione Europea sui servizi di pagamento nel mercato interno ma anche con il regolamento Ue relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carta.

Per i pagamenti tramite carta di debito e prepagata la commissione interbancaria per ogni operazione di pagamento non può essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione stessa; per le operazioni tramite carta di credito la commissione interbancaria per operazione non può essere superiore allo 0,3% del valore dell’operazione.

Il provvedimento prevede requisiti tecnici e regole commerciali uniformi, per rafforzare così l’armonizzazione del settore e garantire una maggiore sicurezza, efficienza e competitività dei pagamenti elettronici, a vantaggio di esercenti e consumatori.
Nello specifico, il decreto amplia i diritti degli utenti dei servizi di pagamento, che beneficeranno ad esempio di un regime di responsabilità ridotta in caso di pagamenti non autorizzati, riducendo la franchigia massima a carico degli utenti da 150 a 50 euro e, per promuovere l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici, conferma e generalizza il divieto di applicare un sovrapprezzo per l’utilizzo di un determinato strumento di pagamento.

Per quanto riguarda le commissioni interbancarie per le operazioni nazionali tramite carte, i prestatori di servizi di pagamento saranno tenuti ad applicare, per tutti i tipi di carte, commissioni di importo ridotto per i pagamenti fino a 5 euro rispetto a quelle applicate alle operazioni di importo pari o superiore, così da promuovere l’utilizzo delle carte anche per questi pagamenti.

Sempre relativamente alle operazioni nazionali tramite carta di debito, i prestatori di servizi potranno applicare una commissione interbancaria non superiore all’equivalente dello 0,2% calcolato tuttavia sul valore medio annuo di tutte le operazioni nazionali tramite carta di debito all’interno di ciascuno schema di carte di pagamento.

Infine, per i controlli, il decreto designa quali autorità nazionali competenti ad assicurare l’osservanza delle relative disposizioni di attuazione della direttiva e del Regolamento la Banca d’Italia e, per alcune specifiche disposizioni, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Vera MORETTI

POS: in aumento l’utilizzo di pagamenti con carte e online

La Banca d’Italia ha effettuato un’analisi che riguarda i sistemi di pagamento nel tempo compreso tra luglio 2015 e giugno 2016 e, per quanto riguarda le operazioni su POS con carta di debito, sono aumentate del 13,6% rispetto all’anno precedente, pari a 110.847 milioni di euro.

Questo incremento è stato possibile anche perché molte imprese hanno deciso di attivare il POS. Nel biennio 2013-2015, infatti, i POS attivi sono saliti del 25,7%, con picchi, in alcune regioni, che hanno raggiunto il 40%.

Nell’ultimo triennio le transazioni elettroniche via POS sono salite ad un ritmo otto volte più veloce di quello dei consumi. Tra la fine del 2013 e la metà 2016 il valore delle operazioni con POS è cresciuto del 40,7% mentre nello stesso arco di tempo la spesa a prezzi correnti per consumi delle famiglie è salita del 5,1%. Ciò ha portato come conseguenza l’aumento delle operazioni POS per le famiglie, con un a spesa in aumento del 3%, passando dall’8,0% della fine 2013 al 10,9% della metà 2016.

Il valore delle transazioni con carta di credito ammonta a 54.148 milioni di euro, di cui 44.248 milioni di euro (81,7% del totale) per operazioni con carte personali e 9.900 milioni (18,3% del totale) con carte aziendali.
L’analisi dei dati dell’Istat sull’ICT nelle famiglie evidenzia che sono 13.204.000 gli italiani che utilizzano servizi bancari via internet, pari al 41,3% della utenti internet.
Si tratta di una quota che diventa più elevata nei comuni dell’area metropolitana (48,0%) e negli adulti relativamente più giovani (48,7% tra 35 e 44 anni). Si osserva un gap di genere di quasi dieci punti, con il 46,0% degli uomini che utilizzano i servizi di home banking a fronte del 36,3% delle donne; nella classi di età più giovani il divario scende in modo vistoso e tra per giovani tra 25 e 34 anni si riduce a 3,3 punti.

Ovviamente, la quota più elevata si registra al Nord (49,1%) seguita dal Centro (41,1%) e dal Mezzogiorno (28,8%). La regione con la maggiore quota di navigatori che effettuano operazioni di home banking è la Valle d’Aosta con il 54,5%, seguita dal Veneto con il 50,1%, dal Friuli-Venezia Giulia con il 50,0%, Piemonte e Lombardia con il 49,2%. Le quote più contenute in Puglia (27,7%), Calabria (24,8%) e Campania (23,2%).
Più contenuta la quota di utenti internet che esegue operazioni finanziarie relativamente ad azioni, polizze, mutui, ecc. che si ferma al 2,5%. Le quote più elevate in Lombardia 3,8%, Friuli-Venezia Giulia (3,7%), Piemonte (3,6%), Marche (3,4%) e Veneto (3,1%).

Vera MORETTI

 

Pos per professionisti, a che punto siamo?

E’ dal 30 giugno scorso che il Pos è diventato obbligatorio per imprese e liberi professionisti, e, da quando la legge è entrata in vigore, ha causato una serie infinita di confusione ed incertezze.

Il motivo principale sono i costi di avvio del servizio e delle commissioni, che rappresentano un ulteriore aggravio per le imprese con margini di redditività ridotti, alle prese con una crisi incessante e pressione fiscale alle stelle.

Tutto ciò è stato illustrato da Confcommercio durante un’audizione nelle commissioni riunite Finanze e Attività produttive alla Camera, nell’ambito della discussione di tre risoluzioni sulla revisione della disciplina che riguarda l’obbligo di accettare pagamenti mediante carte di debito e misure a sostegno del commercio elettronico.

Inoltre, Lino Enrico Stoppani ha aggiunto: “Gli oneri ricadono solo ed unicamente sulle imprese, lasciate peraltro sole a cercare di strappare, da una posizione di minorità, condizioni contrattuali dignitose da soggetti che spesso sembrano operare in condizioni di vero e proprio oligopolio. Se l’ interesse è collettivo è necessario che tutti i soggetti coinvolti abbiano a percepirne i vantaggi, e non solo gli intermediari finanziari che gestiscono i sistemi di pagamento“.

Esistono inoltre punti di criticità nella gestione degli incassi attraverso carte di pagamento, che potrebbero essere superate con alcuni interventi mirati.

Ad esempio, Confcommercio ha illustrato la necessità di introdurre tutele a favore dell’esercente in presenza di uso improprio delle carte di pagamento, ad esempio nei casi di furto e di clonazione.
Tale necessità è urgente anche nei casi di vendita per corrispondenza, poiché vanno fornite agli operatori commerciali regole certe e chiare.

Da non trascurare poi i problemi di intasamento delle linee, responsabili di rallentamenti o interruzioni del servizio, ma anche la necessità di semplificare le procedure amministrative nella fatturazione del servizio, che in alcuni casi, soprattutto con imprese con più Pos, comportano ulteriori complicazioni.

Vera MORETTI

In arrivo una legge che regola le chiusure dei negozi

E’ stata presentata alla Camera, ed approvata, una proposta di legge che stabilisce che i negozi devono rimanere chiusi per sei giorni festivi all’anno.

Il testo, ora passato al Senato, contiene alcune limitazioni rispetto alla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali.
In pratica, nel testo è previsto che, tra le dodici festività previste nel nostro calendario, almeno sei debbano essere rispettate.

Rimangono esenti da questa legge i bar e i ristoranti, ma anche rivendite di generi di monopolio, i negozi interni agli alberghi, alle stazioni, ai porti e agli aeroporti, le edicole, gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d’arte, oggetti d’antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale, ma anche le stazioni di servizio e le sale cinematografiche.

Per i negozi che non rispetteranno i sei giorni festivi all’anno sono previste multe da 2 a 12 mila euro.

I sindaci delle singole città è concessa la facoltà di porre limiti agli orari di apertura notturna dei negozi nei quartieri della movida, attraverso ordinanze con validità di tre mesi che possono essere reiterate.

Inoltre, è prevista la facoltà, ma non l’obbligo, di istituire un osservatorio sugli orari dei negozi, mentre e’ ristretto alle microimprese l’accesso a un fondo ad hoc per sostenere spese di ristrutturazione e ampliamento delle attività, ma anche per quelle bancarie o per il pagamento tramite moneta elettronica.

Vera MORETTI

Cni: sì alla bozza di regolamento per l’obbligo del POS

Approvazione, da parte del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, per la bozza di regolamento relativa all’obbligo di accettazione dei pagamenti con carte di debito.
Lo schema del documento è stato elaborato dal ministero dello Sviluppo economico e inviato alla Banca d’Italia per l’acquisizione del parere, ma è necessario anche il via libera da parte del ministero dell’Economia e delle finanze.

A questo proposito, Armando Zambrano, presidente del Cni, ha dichiarato: “La prima valutazione degli ingegneri italiani è positiva. La bozza di decreto, infatti, ha accolto tutte le richieste avanzate dalla Rete delle professioni tecniche, condivise dagli ingegneri. Il regolamento, ad esempio, si applica soltanto per le attività svolte all’interno degli esercizi e degli studi. Inoltre, la soglia di fatturato oltre il quale scatta l’obbligo è congrua ed è relativa soltanto ai servizi resi a consumatori e utenti, non alle imprese e ai professionisti. Naturalmente occorrerà vigilare perché l’impostazione del provvedimento si mantenga sul tracciato dello schema elaborato dal ministero dello Sviluppo economico“.

Vera MORETTI

Confartigianato Latina supporta le pmi locali

Per le pmi che operano nella zona di Latina e provincia, la sezione locale di Confartigianato sta organizzando un incontro di approfondimento che riguarderà le nuove norme che sono entrate, o ci entreranno a breve, in vigore dal 2014.

In particolare, si parlerà dell’obbligo di utilizzo del POS, ma anche delle detrazioni IRPEF, lo sgravio IRAP e le agevolazioni INAIL, senza dimenticare gli interventi previsti nell’ambito creditizio e gli incentivi per imprese che assumono.

Ivan Simeone, direttore di Confartigianato Imprese Latina, ha confermato che ci sono in fase di studio alcune convenzioni con istituti di credito per agevolare i propri associati.

Per supportare gli utenti, c’è anche uno Sportello Fiscale dedicato alle aziende pontine, aperto ogni venerdì pomeriggio.
Tutti i giorni è invece operativo l’ufficio credito agevolato contattabile al numero 0773666593 o via e-mail (latina@mail.confartigianato.it).

Vera MORETTI

POS obbligatorio: rinvio in vista?

Non si tratta di un vero e proprio rinvio, ma qualcosa si muove, relativamente all’obbligo di POS da parte dei professionisti che dovrebbe partire dall’1 gennaio 2014.

Il decreto attuativo proposto dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Banca d’Italia, in attesa di giudizio, potrebbe prevedere un tetto di 30 euro sopra il quale entrerebbe in vigore tale obbligo, e, fino al 30 giugno 2014, vedrebbe implicate le sole attività con fatturato superiore ai 200mila euro.

I tempi, comunque, sono molto stretti perché, se si considera che l’introduzione del POS obbligatorio è prevista con l’inizio del nuovo anno, è lampante che il decreto attuativo non riuscirà ad essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale entro la fine del 2013.

Questo significa che potrebbe arrivare una proroga, indipendentemente dall’importo e dal fatturato del professionista.
In molti ci sperano, e tengono le dita incrociate.

Vera MORETTI