INPS, arriva il Supporto Formazione e Lavoro per 12 mesi

Venuto meno il reddito di cittadinanza per molti percettori, non viene meno il sostegno alle famiglie e l’Inps ha pubblicato il 7 agosto una guida per la richiesta del Supporto Formazione e Lavoro. Ecco cosa devono fare le persone che percepivano il reddito di cittadinanza o perdono il lavoro.

Supporto Formazione e Lavoro: cos’è?

Dal 1° settembre 2023 sarà attivo il servizio Supporto per la Formazione e il Lavoro che consente l’accesso a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento e accompagnamento al lavoro per le persone tra i 18 e i 59 anni. Potranno beneficiare di questo strumento le persone che hanno un ISEE fino a 6.000 euro.

Il percorso è attivabile previo rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Per poter accedere al percorso di formazione è altresì necessario dimostrare di essersi rivolti ad almeno 3 agenzie per il lavoro  o enti autorizzati all’attività di intermediazione, quale misura di attivazione al lavoro.

Il Supporto per la Formazione e il Lavoro è una misura di politica attiva per il lavoro che mira a facilitare l’inserimento lavorativo di persone in stato di disoccupazione.

Nel momento in cui viene effettivamente avviato il progetto di formazione, per tutta la durata dello stesso, ma per un periodo complessivo non superiore a 12 mesi, il beneficiario potrà usufruire anche di un supporto economico pari a 350 euro mensili. Il sussidio si perde nel caso in cui si abbandoni il corso di formazione, si salti un’attività proposta oppure si rifiuti una proposta di lavoro.

La Guida Inps per iscriversi al Supporto Formazione e Lavoro

Per essere inseriti in un percorso di Supporto Formazione e Lavoro deve essere presentata domanda all’Inps. Non possono aderire, oltre coloro che non rientrano nel range di età prevista, anche coloro che sono presi in carica dai servizi sociali. Ricordiamo che nuclei con minori, over 60 e presi in carico dai servizi sociali potranno ancora beneficiare dell’Assegno di Inclusione.

La domanda all’Inps può essere presentata a partire dal 1° settembre direttamente dal sito dell’Inps o tramite patronati. Sarà poi necessario registrarsi al Servizio Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa, SIISL. La piattaforma è messa a disposizione dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la piattaforma consente di accedere anche a offerte di lavoro e non solo a offerte formative e deve essere utilizzata per tutta la durata del percorso.

Effettuati questi primi passi si potrà essere convocati presso il Centro per l’Impiego territorialmente competente per firmare il Patto di Servizio Personalizzato. Nel patto di servizio devono essere indicate anche le tre agenzie per il lavoro contattate, di conseguenza è bene essere preparati. Una volta sottoscritto il patto, si potrà usufruire di servizi di orientamento, corsi di formazione specifica o aderire a progetti utili alla collettività. Di tutte le attività poste in essere e a cui il soggetto ha partecipato il Ministero del Lavoro terrà traccia attraverso la piattaforma SIISL.

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SMS truffa reddito di cittadinanza, come evitare di cascarci

Nei giorni scorsi molti cittadini, percettori di reddito di cittadinanza, hanno ricevuto un SMS attraverso il quale veniva comunicato lo stop all’erogazione dello stesso già a partire dal mese di agosto. Sono partite polemiche ed è stato necessario allertare le prefetture perché si temevano reazioni violente. Un altro fenomeno si è però ben presto palesato, cioè gli SMS truffa dell’INPS. Ecco come distinguerli da quelli veri.

SMS truffa reddito di cittadinanza, a cosa fare attenzione

L’Inps ha inviato il messaggio inerente la sospensione del reddito di cittadinanza a coloro che lo hanno percepito in modo ininterrotto dal mese di gennaio 2023 il reddito di cittadinanza e ritenuti occupabili. Nuclei con minori e invalidi potranno invece continuare a percepirlo, almeno per ora.

Nello stesso SMS i cittadini sono invitati a rivolgersi ai servizi sociali per la presa in carico. Sappiamo che nei prossimi mesi prenderanno il via corsi di formazione per la ricollocazione nel mondo del lavoro. Da molti questo sms è stato definito bullismo istituzionale. In realtà la norma che prevede le nuove regole è stata scritta mesi fa, trova applicazione nei termini previsti e di fatto anche senza sms vi erano tutte le carte in regola per sospendere il pagamento. Ciò che invece sta creando scompiglio è il falso sms che apparentemente arriva dall’INPS.

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SMS truffa reddito di cittadinanza, a cosa stare attenti

Le truffe tramite SMS e e-mail phishing sono ormai all’ordine del giorno. L’SMS truffa apparentemente arriva dall’INPS, in esso si comunica la revoca dei benefici e si invita l’utente a cliccare su un link per avere ulteriori informazioni.

Proprio questa è l’operazione da non compiere. Seguendo il link si viene invitati a inserire dei dati personali che arrivano quindi nelle mani di hacker che utilizzeranno tali dati per operazioni illecite.

Nel caso in cui si riceva tale sms è necessario non cliccare sul link, non fornire mai dati a nessuno, in particolare i dati bancari, ma anche password, infine è bene presentare denuncia alla polizia postale.

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Addio al reddito di cittadinanza, è definitivo

Con la circolare 61 del 12 luglio 2023, l’Inps ha messo la parola fine al reddito di cittadinanza, misura di welfare sostenuta dal M5S ( decreto legge 4 del 2019) e che ormai ha terminato la sua funzione, sebbene i percettori non siano tutti stati collocati nel mondo del lavoro.

Addio al reddito di cittadinanza in modo graduale

Nel mese di luglio 2023 si compie il primo passo verso l’addio al reddito di cittadinanza che dal 1° gennaio 2024 sarà sostituito dall’assegno di inclusione. A luglio 2023 cessano di percepire il reddito di cittadinanza coloro che lo percepiscono in modo ininterrotto almeno da gennaio 2023, poi man mano cesseranno di percepirlo coloro che avranno maturato continuità nella percezione per 7 mesi (articolo 1, comma 313, della citata legge n. 197/2022 – la misura è riconosciuta ai beneficiari nel limite massimo di 7 mensilità).

Possono continuare a percepire il reddito di cittadinanza oltre il limite visto dei 7 mesi, ma non oltre i 18 mesi, coloro che appartengono a nuclei familiari in cui sono presenti persone con disabilità come definita dal regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159/2013 (disabilità media, grave e di non autosufficienza), minorenni o persone con almeno sessant’anni di età.

Rifiuto di un’offerta di lavoro congrua

Ricordiamo che la legge di Bilancio non è intervenuta solo sui termini temporali di percezione del reddito di cittadinanza/assegno di inclusione, ma anche su altri elementi della disciplina. Ad esempio, si perde il diritto alla misura nel caso di rifiuto di una prima offerta di lavoro congrua.

L’offerta viene considerata congrua nel caso in cui siano presenti questi elementi:

  • coerenza con le esperienze e le competenze maturate;
  • distanza dalla residenza e tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico;
  • durata della disoccupazione;
  • retribuzione superiore di almeno il 10% del beneficio massimo fruibile da un solo individuo,
  • inclusivo della componente a integrazione del reddito dei nuclei residenti in abitazione in
  • locazione.

Per quanto riguarda la distanza vi è obbligo di accettare la proposta se il luogo di lavoro dista fino a 80 km dal luogo di residenza o sia comunque raggiungibile in 100 minuti con mezzi pubblici.

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Reddito di cittadinanza/inclusione, spuntano 10.000 posti di lavoro

Prende vita il nuovo progetto contro povertà ed emarginazione.  Arrivata la firma del protocollo tra Ministero del Lavoro, Anpal Servizi e il Consorzio Elis con 10.000 posti di lavoro, opportunità destinate a percettori di reddito di cittadinanza, reddito di inclusione e a rischio emarginazione.

10.000 posti di lavoro per percettori di reddito di cittadinanza/assegno di inclusione

Il nuovo Governo fin dall’insediamento ha avuto tra gli obiettivi quello di rivoluzionare il reddito di cittadinanza, attraverso una riduzione del numero dei percettori e soprattutto come misura ad esaurimento per coloro che sono abili al lavoro.

Il nuovo protocollo si inserisce proprio in questo progetto e mira a collocare nel mondo del lavoro gli occupabili andando quindi a ridurre i percettori del reddito di cittadinanza, misura a breve sostituita dal reddito di inclusione o assegno di inclusione.

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Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

Il progetto può essere definito triangolare perché con diverse funzioni coinvolge 3 soggetti. In primo luogo c’è il Ministero del Lavoro che mette a disposizione delle aziende che aderiscono al progetto “Distretto Italia” i dati relativi alle politiche nazionali del lavoro, come il programma GOL, Piano Nazionale Giovani, Donne e lavoro e l’elenco dei soggetti occupabili di età compresa tra 18 e 59 anni di età.

Il Consorzio Elis invece si impegna a proporre alle persone segnalate percorsi di reinserimento nel mondo del lavoro e si occupa di individuare posizioni vacanti in cui collocare le persone a rischio emarginazione. Attraverso tale triangolazione si favorisce l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Settori in cui sono disponibili posti di lavoro

Attualmente, tenendo in considerazione le aziende che hanno aderito al progetto Distretto Italia, sono stati individuati già 10.000 posti di lavoro nei settori telecomunicazioni, energia, costruzioni e trasformazione digitale. Le imprese che partecipano al progetto sono impegnate nelle politiche di parità di genere e nell’inserimento dei NEET, cioè giovani non impegnati in percorso di studio, formazione o lavoro.

In base alle stime rese note dal Ministro del Lavoro, Marina Calderone, nei prossimi mesi si arriverà alla disponibilità di 1,5 milioni di posti di lavoro che consentiranno di dare opportunità concrete di carriera a giovani e meno giovani.

Per quanto riguarda i percorsi di formazione, saranno gratuiti e di durata compresa tra 5 e 20 settimane, mirano a fornire competenze da sfruttare nel mondo del lavoro in modo che vi sia una collocazione più soddisfacente.

Le aziende che decideranno di assumere potranno inoltre beneficiare degli incentivi per le assunzioni.

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Reddito di cittadinanza e assegno inclusione, limiti al rifiuto impiego

Con un emendamento al decreto lavoro sono ulteriormente specificate le condizioni per poter percepire l’assegno di inclusione/reddito di cittadinanza. Tra le norme che stanno facendo discutere vi è la previsione dell’obbligo di accettare un lavoro entro gli 80 km se si ha un figlio under 14. Cosa vuol dire?

Nel decreto Lavoro misure per gli occupabili che percepiscono assegno di inclusione

L’Assegno di inclusione è la misura destinata a sostituire il reddito di cittadinanza, rispetto a questo ha però dei limiti diversi, si percepisce per un tempo minore e ha importi inferiori.

Particolare attenzione si pone anche in questo caso sulla occupabilità dei percettori del reddito di inclusione che perdono il sussidio nel caso in cui rifiutino una proposta di lavoro.

Nel decreto Lavoro è stata fatta un’ulteriore precisazione attraverso un emendamento approvato in commissione al Senato, infatti è previsto che nel caso di occupabile con un figlio under 14, è previsto che vi sia l’obbligo di accettare un lavoro entro gli 80 km o presso una sede che richieda un tempo di viaggio inferiore a 2 ore con i mezzi pubblici.

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Obbligo di accettare un lavoro entro gli 80 km per chi ha figli under 14

Questa regola trova applicazione non solo in caso di famiglie in cui sono presenti due genitori, ma anche nel caso in cui si tratti di famiglia monogenitoriale o in cui i genitori siano separati. Questo implica che la presenza di minori non costituisce un ostacolo all’accettazione dell’impiego e non è un motivo sufficiente alla rinuncia alla proposta sebbene la stessa preveda di lavorare in un Comune diverso da quello di residenza.

Ne deriva che nel caso in cui la proposta di lavoro preveda una distanza tra il luogo di lavoro e la residenza superiore a 80 km o che richieda un tempo di percorrenza maggiore di 120 minuti, in presenza di figli under 14, il rifiuto non costituisce motivo sufficiente alla perdita del sussidio del reddito di cittadinanza/assegno di inclusione.

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Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

Reddito di cittadinanza, cosa succede a chi a settembre non lo percepirà più?

Il 2023 è un anno rivoluzionario per chi fino ad ora ha usufruito di forme di sostentamento pubbliche e in particolare con il reddito di cittadinanza, infatti le nuove regole saranno in vigore dal 1° gennaio 2024, ma l’erogazione del reddito di cittadinanza termina dal primo settembre 2023. Resteranno quindi dei mesi scoperti cosa succederà ai percettori del reddito di cittadinanza?

Reddito di cittadinanza in pensione dal 1° settembre 2023

Il reddito di cittadinanza è una misura che ha creato molti contrasti all’interno della società tra persone favorevoli a questa misura e detrattori che pensano possa costituire un disincentivo alla ricerca attiva di un lavoro e un modo per coprire il lavoro in nero.

Già dall’insediamento, il Governo Meloni ha iniziato a lavorare a uno strumento alternativo rispetto al reddito di cittadinanza. Il primo provvedimento adottato ( legge 197/2022, legge di bilancio per il 2023) ha previsto che già dal 1° settembre 2023 non ci sarà più l’erogazione di questa misura di welfare.

Cosa succede a chi non percepirà il reddito di cittadinanza dal 1° settembre 2023?

La normativa dispone la divisione dei nuclei percettori in due categorie. La prima comprende famiglie con componenti  disabili o minori o over 60,  con ISEE fino a 9.360 euro annui, la seconda categoria di nuclei percettori comprende invece soggetti occupabili di età compresa tra 18 e 59 anni.

Per i primi nuclei fino al 1° gennaio 2024 non cambia nulla, le misure transitorie prevedono la corresponsione del reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre 2023, dal primo gennaio invece potranno chiedere l’assegno di inclusione con durata massima di 18 mesi, rinnovabili.

Per i secondi nuclei invece è prevista una sorta di misura di accompagnamento. Le famiglie composte da soggetti occupabili percepiranno il reddito di cittadinanza fino al 31 agosto 2023, mentre il 1° settembre se non già prese in carico  dai servizi sociali in percorsi di formazione o orientamento, dovranno richiedere il Supporto formazione e lavoro (art 12 DL 48 2023) con durata massima 12 mesi.

Attualmente ancora non sono state dettate le linee guida per questo fondamentale passaggio, ma si dovrà provvedere entro l’estate in modo che i percettori possano correttamente adempiere a queste nuove misure.

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Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

Il reddito di cittadinanza è destinato ad essere sostituito dall’assegno di inclusione, una misura ridotta rispetto al primo. Il decreto lavoro non prevede solo questa misura, infatti connesso all’assegno di inclusione vi è l’esonero contributivo per chi assume i percettori di assegno. Ecco come funzionerà.

Agevolazioni per chi assume percettori di assegno di inclusione

Dal 2024 prendono il via le nuove misure per l’inclusione di disoccupati, non solo un aiuto economico per le famiglie in difficoltà, ma anche agevolazioni per coloro che decidono di assumere i percettori dell’assegno. In base alle norme adottate con il decreto lavoro, i datori di lavoro potranno ottenere fino a 8.000 euro per le assunzioni.

I benefici contributivi per i datori di lavoro variano in base alla tipologia di contratto che viene stipulata.

In particolare in caso di contratto a tempo indeterminato, apprendistato o trasformazione di un contratto a tempo determinato in uno a tempo indeterminato si può ottenere il massimo del vantaggio, cioè una sgravio contributivo del 100% fino al valore massimo di 8.000 euro.
Nel caso in cui si provveda a un contratto a tempo determinato, lo sgravio contributivo potrà invece ammontare al 50% fino a un valore massimo di 4.000 euro.

Lo sgravio riguarderà i contributi previdenziali e non prevede effetti sulla maturazione dei requisiti pensionistici e sugli importi della futura pensione, in poche parole lo sgravio andrà ad avvantaggiare il datore di lavoro, ma non danneggerà il lavoratore al momento della percezione della pensione. Lo sgravio contributivo sarà calcolato su base mensile e avrà una durata massima di un anno.

Lo sconto non riguarderà i contributi assicurativi, cioè i premi da versare all’Inail.

Sanzioni per i datori di lavoro

Sono previste sanzioni per i datori di lavoro che licenzieranno coloro che sono stati assunti con i benefici fiscali previsti per l’assunzione dei percettori del reddito. In particolare dovranno restituire l’incentivo fruito, maggiorato di sanzioni civili. Sono esclusi da tale disposizione i licenziamenti per giusta causa e per giustificato motivo.

Come ottenere i benefici previsti per l’assunzione di percettori assegno di inclusione

I datori di lavoro per ottenere il beneficio devono inserire la loro proposta di lavoro nel Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa ( Sisl). Benefici sono previsti anche per le Agenzie per il lavoro che effettuano la mediazione volta all’assunzione dei percettori dell’assegno di inclusione, in questo caso il contributo previsto è del 30% dell’incentivo massimo annuo.

Contributi sono previsti anche in favore dei percettori di assegno di inclusione che avviano un’attività di lavoro autonomo, rinunciando così alla misura welfare. Potranno ottenere un beneficio aggiuntivo pari a sei mensilità dell’assegno, nei limiti di 500 euro mensili.

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Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Dal 1° gennaio 2024 cessa di esistere il reddito di cittadinanza, al suo posto l’assegno di inclusione che però ha regole del tutto diverse e più severe, cambiano anche gli importi, a prevederlo è il decreto Lavoro varato il 1° maggio. Tutte le novità.

Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione

Il decreto lavoro mette da parte Mia, Gil, Gal. Pal misure ipotizzate e che alla fine non sono state partorite, la versione ufficiale, per ora del decreto lavoro, prevede l’assegno di inclusione che appare essere una sorta di mini reddito di cittadinanza. Questa misura sarà in vigore dal 1° gennaio 2024 e sarà rivolta a nuclei familiari con almeno un membro minorenne, disabile o con più di 60 anni.

Il reddito di inclusione avrà un importo di 500 euro che potrà essere aumentato fino a 780 per i nuclei che hanno una casa in locazione ( 280 euro è il valore del contributo per l’affitto). L’importo sarà erogato per un periodo massimo di 18 mesi, prorogabile di un ulteriore anno e sarà un reddito esente da Irpef.

Per il reddito di inclusione sono previsti limiti oggettivi e soggettivi.

Limiti soggettivi all’assegno di inclusione

Dal punto di vista dei limiti soggettivi, potrà essere corrisposto a:

  • cittadino UE o suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo oppure titolare dello status di protezione internazionale;
  • soggetti residenti in Italia per almeno 5 anni di cui gli ultimi 2 anni continuativi;
  • componenti del nucleo residenti in Italia.

Requisiti oggettivi per il nuovo reddito di cittadinanza o assegno di inclusione

Dal punto di vista oggettivo, potranno ricevere il reddito di cittadinanza coloro che rispettano determinati requisiti economici:

  • il nucleo familiare deve avere un reddito Isee di valore non superiore a 9.360 euro;
  • il reddito familiare non deve essere superiore a 6.000 euro, moltiplicato per la scala di equivalenza;
  • patrimonio mobiliare non superiore a 6.000, euro, incrementati di 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo fino a un massimo di 10.000 euro;
  • nessun componente del nucleo deve avere intestati veicoli di cilindrata superiore a 1600 cc. o di motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc., immatricolati la prima volta nei 36 mesi precedenti, navi o imbarcazioni da diporto;
  • nessun componente deve essere stato sottoposto a misura cautelare o di prevenzione e non essere stati condannati in via definitiva nei dieci anni precedenti la richiesta.

In base a quanto previsto nel decreto il nucleo deve sottoscrivere il patto di attivazione digitale e dovrà impegnarsi a presentarsi ogni 3 mesi presso i centri per l’impiego i servizi sociali o i patronati al fine di aggiornare la propria posizione.

Nuovo reddito di cittadinanza per gli occupabili

Requisiti ancora più stringenti per gli occupabili. Per questa categoria di persone perde il beneficio in caso di un rifiuto di una proposta di lavoro a tempo pieno o parziale e con una retribuzione non inferiore ai minimi salariali.

La proposta di lavoro può essere:

  • a tempo indeterminato su tutto il territorio nazionale;
  • a tempo determinato, in questo caso non deve essere distante più di 80 km dal domicilio.

Benefici sono previsti anche per coloro che decidono di assumere un percettore di reddito di cittadinanza. Questi potranno ottenere un esonero contributivo fino al 100% nei limiti di 8.000 euro annui.

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Dal reddito di cittadinanza a Gil e Gal, cosa cambia?

Il reddito di cittadinanza è stato un bersaglio fin dalla campagna elettorale e dal momento in cui si è insediato il Governo ci sono state già diverse proposte volte a ridurre gli importi, la platea del beneficiari e a rivedere completamente questa misura contrastata anche da una larga parte dei cittadini italiani. La nuova proposta prevede la sostituzione del reddito di cittadinanza con due nuove misure: Gil (Garanzia per l’Inclusione Lavorativa) e Gal (Garanzia per l’Attivazione Lavorativa), ma cosa cambia nel concreto?

Dal reddito di cittadinanza alla Gil ( Garanzia per l’inclusione lavorativa)

Nei mesi scorsi si era parlato della sostituzione del reddito di cittadinanza con la Mia ( Misura di inclusione attiva), destinata a famiglie con portatori di handicap e minori e a disabili. La Mia in teoria doveva essere corrisposta agli altri soggetti in misura ridotta e soprattutto per pochi mesi.

Ora la nuova proposta prevede due misure distinte. La Gil ( Garanzia per l’inclusione lavorativa) dovrebbe essere destinata a famiglie in cui non sono presenti soggetti occupabili, quindi nuclei formati da minori, persone con più di 60 anni, disabili. L’assegno corrisposto a tali soggetti ha la durata di 18 mesi, ma alla scadenza può essere rinnovato di ulteriori 12 mesi, previo però un mese di sospensione della misura.

L’assegno per una persona sola dovrebbe essere di 500 euro a cui si sommano ulteriori 280 euro per l’affitto, non si provvede all’erogazione di questa somma nel caso in cui non sia effettivamente stipulato un contratto di affitto.

Dal Reddito di cittadinanza alla Gal ( Garanzia per l’attivazione lavorativa)

La Gal ( Garanzia per l’attivazione lavorativa) invece è destinata a persone occupabili. In questo caso le misure messe in campo mirano non semplicemente a dare un aiuto per far fronte alle spese necessarie, ma è una presa in carico globale che mira all’effettiva collocazione della persona nel mondo del lavoro anche attraverso attività di formazione volte a dare competenze immediatamente spendibili nel mondo del lavoro.

In questo caso il sussidio può essere percepito solo per 12 mesi, inoltre non è possibile il rinnovo. Per la Gal non si prevede neanche la copertura dei costi dell’affitto. L’importo è molto ridotto, infatti, si possono percepire massimo 350 euro al mese. In caso di coppia, l’importo è aumentato di 175 euro al mese, non sono previsti ulteriori aumenti in presenza di figli.

Siccome le nuove norme dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio 2024, mentre in base alle norme ora in vigore il reddito di cittadinanza dovrebbe terminare ad agosto, la bozza prevede che per i mesi da settembre a dicembre 2023, i percettori di reddito di cittadinanza possano ricevere la Prestazione di Accompagnamento al Lavoro (Pal). Si tratta di un assegno di 350 euro al mese.

Reddito di cittadinanza, cosa cambia con la riforma?

Il reddito di cittadinanza ormai dovrebbe essere messo da parte a fronte di nuovi aiuti, incentrati principalmente sul lavoro e sulla formazione.

Reddito di cittadinanza, cosa cambia?

Il reddito di cittadinanza a breve dovrà dire addio. A suo posto dovrebbe arrivare Mia, un aiuto che coinvolge tantissimi italiani. Ma la cosa più importante è che il reddito non sarà più come lo conosciamo. Anzi al suo posto ci sarà una misura di politica attiva del lavoro. Infatti “lavoro” e “formazione” saranno i pilastri che devono trovare una collaborazione lavorativa con il percettore.

L’obiettivo del governo Meloni è accelerare sulla transizione verso il nuovo strumento e chiudere definitivamente la partita del reddito di cittadinanza. Una mossa che era già stata ampiamente annunciata anche in fase di campagna elettorale lo scorso anno. Perderanno il reddito a partite dal prossimo primo agosto, coloro che sono definiti occupabili. Cioè tutti coloro che possono andare a lavorare e sostituire il reddito con lo stipendio. Uno sgravio importante per le tasche dello Stato che passerebbe dal “dare il sussidio” ad incassare le tasse sullo stipendio, creando ricchezza. Inoltre Gli occupabili sono coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 65 anni (non compiuti) e non hanno in famiglia persone anziane, fragili o disabili.

La formazione, un cardine della misura

In attesa del decreto dello Stato con le linee guida attuative, chi percepisce il reddito lo sta continuando a fare. Tuttavia si aspetta il decreto per maggio, quindi già dall’estate potrebbe essere messo in attuazione. Ma nel frattempo rimane un capo saldo della misura la formazione. Entro il 2025 – spiega Calderone – dobbiamo riportare al lavoro 3 milioni di persone, formarne 800mila soprattutto giovani e donne, mentre a 300mila soggetti dobbiamo dare competenze digitali. La modifica che propongo è che tutti debbano avere competenze digitali, con una spinta sulle nuove tecnologie senza discriminazioni che un domani possono portare a emarginazione dal mercato del lavoro”.

Quindi la formazione sarà rivolta principalmente all’acquisizione di competenze digitali ed utilizzo si nuove tecnologie. A dare una mano potrebbe pensarci il programma Gol. Il programma Gol è un’azione di riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro. Inoltre la sua attuazione è connessa al Piano di potenziamento dei centri per l’impiego e il piano nazionale nuove competenze, per cercare di aumentare il numero degli occupati, diminuendo sempre più i percettori del reddito di cittadinanza o della Mia.