Dal Reddito di Cittadinanza alla MIA, Misura Inclusione Attiva

I percettori di reddito di cittadinanza sono tutti in stato di agitazione a causa delle nuove norme annunciate per il 2023, cominciano ora a delinearsi i nuovi caratteri di questa misura e la prima novità è il nome: MIA, Misura di Inclusione Attiva. Ecco come cambia il reddito di cittadinanza.

Dal Reddito di Cittadinanza alla MIA

Il decreto sulla MIA dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri nelle prossime settimane, cominciano però a trapelare le prime notizie. Il reddito di cittadinanza cambia infatti completamente aspetto, diventa prevalente il carattere di misura di politica attiva del lavoro e quindi tendente a trovare una collocazione lavorativa al percettore. Ricordiamo che già nei mesi scorsi la disciplina del reddito di cittadinanza è cambiata, infatti se in passato il percettore rischiava di perdere il sussidio al rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, ora il criterio della congruità è saltato, quindi chi percepisce il reddito di cittadinanza per non perderlo deve accettare una qualunque proposta di lavoro anche se non rispondente alle proprie aspettative.

Leggi anche: Reddito di cittadinanza: stretta finale, si perde per rifiuto offerta non congrua

Stretta sugli importi della Misura Inclusione Attiva

Il sussidio MIA vede, rispetto al reddito di cittadinanza, importi molto ridotti, infatti si divide in due fasce che non hanno in considerazione il carico familiare (ciò in base alle prime indiscrezioni) le due fasce sono:

  • 500 euro al mese per i non occupabili, cioè famiglie povere senza persone occupabili, ovvero quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile;
  • 375 euro al mese per gli occupabili, cioè nuclei con persone occupabili, dove non ci sono queste situazioni ma almeno una persona tra i 18 e i 60 anni di età. Per questa categoria di persone diventa quindi difficile riuscire a far fronte alle esigenze quotidiane, considerando anche il livello di inflazione e il sussidio diventa irrisorio e in grado di assicurare a malapena la sopravvivenza.

Cambiano anche i termini temporali per la fruizione, infatti per i nuclei senza persone occupabili, la durata massima sarà di 12 mesi e la domanda potrà essere ripresentata solo dopo che sia trascorso un mese dalla scadenza. Per i nuclei con persone occupabili, la durata sarà sempre di 12 mesi, ma al termine del blocco, la domanda potrà essere ripresentata ed avrà una durata di soli 6 mesi. Trascorsi questi per poter ripresentare la domanda dovranno trascorrere 18 mesi. Il tetto Isee per poter beneficiare del reddito scenderà da 9360 euro a 7200 euro.

Nuovo Reddito di Cittadinanza con potenziamento dei servizi per l’occupabilità

La ministra del Lavoro, Calderone oltre ad annunciare i tagli degli importi e il nuovo nome per il reddito di cittadinanza, ha annunciato anche che nei prossimi mesi sarà potenziato il programma GOL (Garanzia Occupazione Lavoro). Sarà creato patto di attivazione digitale che andrà ad affiancare il patto di servizio il cui obiettivo è potenziare gli obblighi di formazione per i percettori di reddito di cittadinanza. In base ai dati emersi, attraverso il programma GOL sono già stati presi in carico 198.000 percettori del sussidio che sono stati instradati verso percorsi di formazione e riqualificazione professionale. Con il potenziamento dovrebbero arrivare ulteriori risultati.

Leggi anche: Cos’è il programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori

La parola ora passa al Ministro Giorgetti che dovrà valutare la sostenibilità economica del nuovo progetto, già ora si può sottolineare che la MIA dovrebbe portare a un risparmio di 3 miliardi di euro l’anno.

Reddito di cittadinanza: ecco come cambierà nei prossimi mesi

Dopo i rilievi della Commissione Europea che ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per il Reddito di Cittadinanza e l’Assegno Unico che sarebbero discriminatori, dal Ministero del Lavoro arriva la conferma: il reddito di cittadinanza cambierà presto. Ecco cosa si prevede.

Maria Teresa Bellucci: dal 2024 il Reddito di Cittadinanza non ci sarà più

Sia chiaro, in base alle norme dell’Unione Europea l’Italia non può adottare una disciplina che non preveda forme di sostegno per le persone in difficoltà, che si tratti di reddito di emergenza, cittadinanza, inclusione o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare le norme dell’Unione Europea sono chiare: è necessario mettere in campo misure di sostegno alle persone.

Già nei primi atti del Governo Meloni vi sono però state delle novità che portano al superamento graduale di questo strumento di welfare e ora arrivano le prime dichiarazioni dal Ministero del lavoro sulle norme a cui si sta lavorando. A fare le prime dichiarazioni è il vice-ministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci che ha sottolineato che il reddito di cittadinanza sarà superato definitivamente dal 2024 e sarà sostituito da due diverse misure.

La prima misura è una forma di sostegno economico alle famiglie che ne hanno realmente bisogno. La seconda forma di sostegno mira invece mira all’inserimento lavorativo di persone che sono disoccupate, ma occupabili. Ricordiamo che nel frattempo, in base alle norme contenute nella legge di Bilancio 2023 dal mese di agosto gli occupabili non riceveranno più il sussidio.

Procedura di infrazione Unione Europea: il Reddito di Cittadinanza è discriminatorio

Non sono mancate dichiarazioni del vice-ministro del Lavoro il merito alla procedura d’infrazione avviata dall’Unione Europea, la stessa ha sottolineato che in questa decisione l’Unione Europea sembra scollata dalla realtà infatti ritenere discriminatorio il requisito della residenza da 10 anni in Italia per poter ottenere il Reddito di Cittadinanza mette in serie pericolo i conti pubblici italiani e lo stato sociale.

Potrebbe interessarti la lettura dell’articolo: Procedura di infrazione Reddito di cittadinanza e Assegno Unico. L’Unione Europea bacchetta l’Italia

Nel frattempo arrivano i primi dati sugli effetti delle norme introdotte di recente del Governo Meloni, infatti sono già diminuiti di 200.000 unità i percettori di reddito di cittadinanza. A ciò si aggiungono controlli più stringenti sulle richieste che sono comunque diminuite rispetto ai dati precedenti. Sono inoltre stati avviati corsi di formazione mirati all’inserimento lavorativo.

Procedura di infrazione Reddito di cittadinanza e Assegno Unico. L’Unione Europea bacchetta l’Italia

Mentre l’Italia si appresta a limitare la percezione del reddito di cittadinanza con norme più stringenti e controlli, l’Unione Europea avvia una procedura di infrazione contro l’Italia in merito all’applicazione del Reddito di Cittadinanza e dell’Assegno Unico in quanto sarebbe discriminatoria. Ecco cosa sta succedendo.

Procedura d’infrazione Reddito di Cittadinanza

Perché l’Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione con l’Italia in merito all’applicazione della normativa sull’Assegno Unico e sul Reddito di Cittadinanza? La risposta dal punto di vista tecnico può essere difficile da comprendere, ma di fatto la Commissione ritiene che i sussidi del welfare a sostegno di reddito “dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza”.

La normativa italiana inerente il Reddito di Cittadinanza prevede che i cittadini non italiani possano percepire questo aiuto economico se soddisfano il requisito della residenza in Italia da almeno 10 anni. La Commissione Europea sostiene che per poter accedere a queste prestazioni debba essere prevista la sola condizione che risiedano legalmente in Italia da almeno 3 mesi o che siano soggiornanti di lungo periodo nel caso in cui abbiano la cittadinanza extra UE.

Inoltre l’Italia viola le norme sul reddito minimo nel momento in cui non lo riconosce ai cittadini che godono di protezione internazionale.

Potrebbe interessarti anche: Assunzione percettori reddito di cittadinanza: nel 2023 ci sono due possibilità per le imprese

Avviata la procedura d’infrazione su Assegno Unico e Universale

Per quanto riguarda invece la procedura di infrazione contro l’Italia per le norme inerenti l’Assegno Unico e Universale, la disciplina italiana prevede che dal mese di marzo 2022 possano percepire gli importi solo coloro che risiedono in Italia da almeno due anni e che risiedono nella stessa abitazione dei loro figli. Anche in questo caso vi è una discriminazione perché non sono trattati allo stesso modo i cittadini dell’Unione Europea che risiedono in Italia da un tempo inferiore. La Commissione sottolinea che il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta l’applicazione del requisito di residenza per il riconoscimento delle prestazio di sicurezza sociale come appunto sono i sussidi alle famiglie.

Leggi anche: Chi dovrà restituire l’Assegno Unico nei prossimi mesi?

Cosa succede dopo l’avvio della procedura ?

Con l’avvio della procedura di infrazione l’Italia non è tenuta immediatamente ad adeguarsi ai rilievi provenienti dall’esecutivo dell’Unione Europea, ma ha due mesi di tempo per inviare all’Unione Europea una relazione in cui in teoria spiega perché le norme interne non violerebbero il diritto dell’Unione Europea. Nel caso in cui l’Italia non dovesse inviare tale relazione, L’Unione Europea può inviare un ulteriore parere motivato, fino ad applicare infine delle sanzioni.

Lavoro: camionisti, idraulici e programmatori non si trovano

Sembra strano, ma in un periodo in cui si parla tanto di disoccupazione, difficoltà a trovare lavoro e necessità di mantenere o meno il reddito di cittadinanza, ci sono aziende alla ricerca di lavoratori e che non riescono a trovare personale specializzato in mansioni che possono essere definite tradizionali. Ecco i lavoratori che le aziende stanno cercando.

Nuove tecnologie: i lavoratori che non si trovano

Nel solo 2022 le aziende hanno avuto difficoltà, o meglio non sono riuscite, a trovare ben 1.406.440 lavoratori che rappresentano oltre il 42% delle assunzioni previste per il solo 2022. A lanciare l’allarme sulla manodopera introvabile è Confartigianato. Le professioni mancanti in parte riguardano il settore del digitale, in parte competenze classiche. L’83,9% dei posti rimasti scoperti ha riguardato progettisti e amministratori di sistemi, si tratta di ben 3.750 professionisti.

Nel caso degli analisti e dei progettisti di software i posti scoperti rispetto al fabbisogno delle aziende è stato oltre l’80% per un totale di 10.760 posti.

Mancano 13.200 programmatori che rappresentano il 66,8% del personale di cui le aziende sono alla ricerca.

Mancano camionisti, idraulici, elettricisti e operai edili

Se per le professioni appena viste si può dire che trattasi di nuovi percorsi formativi che forse non sono stati ben presentati alle nuove generazioni e quindi si può in un certo senso giustificare il disinteresse, non si può dire lo stesso per le professioni tradizionali, anche in questo caso la mancanza di personale può essere definita allarmante.

In particolare mancano i camionisti, nello specifico autisti di mezzi pesanti e camion, in questo caso mancano 85.490 i lavoratori. Seguono gli operai edili, ne servirebbero 80.620. Sempre nel settore dell’edilizia, mancano 41.460 elettricisti nelle costruzioni civili e 22.550 idraulici.

Mostra carenze anche il settore wellness e bellezza dove mancano 21.000 acconciatori.

Infine, servono meccanici nel settore automotive con 20.850 posti vacanti.

Leggi anche: Le aziende cercano oltre un milione di lavoratori in questi settori

In quali Regioni vi è una maggiore ricerca di personale?

Naturalmente la ricerca di personale è distribuita in modo diverso nelle varie Regioni d’Italia, a soffrire di più è il Nord, in particolare Friuli Venezia Giulia, Veneto, Umbria ( in questo caso di tratta di una regione del Centro Italia), Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Lombardia.

Stupisce però che tra le Regioni che hanno messo a disposizione maggiori posizioni in manodopera vi siano anche la Puglia e la Calabria dove sono aumentate di 10 punti percentuali le posizioni aperte.

Per il 2023 potrebbero comunque esservi segnali positivi, infatti nei primi mesi è stata già registrata una diminuzione di domande per il reddito di cittadinanza.

Potrebbe interessarti anche: Quiet quitting: l’abbandono silenzioso del lavoro che preoccupa le aziende

Assunzione percettori reddito di cittadinanza: nel 2023 ci sono due possibilità per le imprese

La legge di bilancio 2023 ha ridefinito la disciplina del reddito di cittadinanza e non solo, infatti oltre a ridurre il periodo temporale per il quale può essere percepito il sussidio, ha previsto anche la sospensione dell’erogazione in caso di rifiuto di una proposta di lavoro, sebbene la stessa non sia congrua rispetto alle “aspettative” del beneficiario. Oltre a cambiare questa parte delle regole, la legge di bilancio 2023 ha previsto una particolare agevolazione per coloro che assumono i percettori di reddito di cittadinanza, questa però non è sostitutiva delle precedente previsione normativa, ma è aggiuntiva, ne consegue che il datore di lavoro che vuole assumere percettori di reddito di cittadinanza ha due opzioni e può valutare quella economicamente più conveniente. Ecco le due opzioni per l’assunzione percettori reddito di cittadinanza.

Esonero contributivo per l’assunzione di percettori di reddito di cittadinanza ex legge di bilancio 2023

La prima opzione è contenuta nella Legge di Bilancio 2023, del 29 dicembre 2022, n. 197, all’art.1, comma 294 e prevede che i datori di lavoro privati che, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, assumono percettori di reddito di cittadinanza con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato possono beneficiare dell’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro. Sono esclusi dal beneficio i contributi dovuti in favore dell’Inail, cioè i contributi da versare all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

L’esonero contributivo ha però due limiti, cioè può essere goduto per un periodo massimo di 12 mesi e per un valore complessivo massimo di 8.000 euro su base annua riparametrata e applicata su base mensile. L’esonero contributivo non va ad incidere sulle prestazioni pensionistiche quindi il lavoratore assunto con questa tipologia di formula non avrà poi penalizzazioni economiche al momento del pensionamento.

Questo esonero non trova applicazione per i contratti di lavoro domestico mentre si applica in caso di trasformazione di un contratto a tempo determinato in tempo indeterminato.

Esonero contributivo per l’assunzione di beneficiari di RdC dalla legge 234 del 2021

La seconda opzione per il datore di lavoro è quella prevista dalla disciplina antecedente rispetto alla legge di bilancio 2023. Questa prevedeva la possibilità per il datore di lavoro che assume un percettore di reddito di cittadinanza con contratto a tempo indeterminato, determinato (full time o part time) o con contratto di apprendistato, di beneficiare di un esonero contributivo pari alla differenza tra il costo di 18 mensilità di reddito di cittadinanza (ricordiamo che l’importo non è uguale per tutti) e le mensilità già percepite dal soggetto interessato. L’esonero comunque non comprende l’importo dei contributi Inail. L’esonero non può comunque essere inferiore a 5 mensilità, innalzate a 6 in caso di assunzione di donne o soggetti svantaggiati. L’importo massimo del beneficio mensile è di 780 euro.

Si può notare come ci sia una certa differenza ed ampiezza tra queste due misure, sia per quanto riguarda le tipologie di contratti, sia per quanto riguarda l’oggetto dell’esonero, infatti nel regime pre-vigente rispetto alla legge di bilancio 2023 l’esonero ha ad oggetto non solo la quota di contributi a carico del datore di lavoro, ma anche quella a carico del lavoratore. Questo vuol dire che le imprese che vogliono assumere percettori di reddito di cittadinanza possono scegliere tra queste due discipline/opzioni quella che ritengono più conveniente.

Leggi anche: Reddito di cittadinanza: stretta finale, si perde per rifiuto offerta non congrua

Decreto flussi 2023: le aziende devono prima cercare lavoratori italiani

Il 28 dicembre 2022 è stato firmato in decreto flussi 2023, di cui si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per tutti i dettagli. Sono stabilite le quote di immigrati non comunitari che possono entrare regolarmente nel Paese, ma soprattutto cambiano le regole per le imprese che ora avranno maggiori oneri.

Decreto flussi 2023: ecco quanti immigrati potranno entrare in Italia

Il decreto flussi 2023 è un appuntamento annuale e prevede le quote di ingresso per lavoratori stagionali, autonomi e lavoratori subordinati. si procede in base a quelle che sono le esigenze emerse dal mercato del lavoro e in parole povere va a determinare il numero massimo di stranieri che possono regolarmente entrare nel Paese per motivi di lavoro.

In base al comunicato diramato dal Governo, nel 2023 in Italia potranno fare ingresso 82.570 lavoratori non comunitari ( extra UE). La novità però rilevante è data dal fatto che i datori di lavoro prima di procedere all’assunzione di personale extracomunitario hanno l’onere di effettuare una richiesta presso il Centro per l’Impiego territorialmente competente al fine di verificare la mancata disponibilità sul territorio di personale adatto all’impiego. Solo quindi nel caso in cui non sia disponibile personale si potrà procedere con l’assunzione di extracomunitari.

In base a quanto emerge dal comunicato, a breve l’Anpal ( Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro) a breve metterà a disposizione un modello che i datori di lavoro che vogliono assumere devono compilare in modo da iniziare la ricerca di lavoratori dando la priorità a quelli comunitari. Inoltre come annunciato dal Ministro dell’Interno Piantedosi, alcune quote dei flussi migratori saranno riservate ai Paesi con i quali sono intervenuti accordi di cooperazione.

Leggi anche: Decreto flussi: semplificazioni per assunzioni lavoratori stranieri

Decreto flussi e assunzione di percettori di reddito di cittadinanza

Per ora non ci sono particolari novità per quanto riguarda invece la precedenza nell’assunzione di percettori di reddito di cittadinanza, ma è probabile che a breve possa arrivare in provvedimento specifico, infatti in base alle ultime modifiche, il reddito di cittadinanza per la maggior parte dei beneficiari avrà durata di 7 mesi, inoltre si perderà il diritto alla percezione nel caso di rifiuto di una proposta di lavoro. Infine, la proposta di lavoro non deve per forza essere congrua, infatti il Presidente del Consiglio ha sottolineato che non si può vivere a carico della comunità in attesa del lavoro dei sogni. Occorre dire che pur saltando il requisito dell’offerta congrua resta comunque che i datori di lavoro devono rispettare il contratto di categoria.

Leggi anche: Reddito di cittadinanza: stretta finale, si perde per rifiuto offerta non congrua

Reddito di cittadinanza: stretta finale, si perde per rifiuto offerta non congrua

Dal Governo arriva la stretta finale al reddito di cittadinanza prima di arrivare al definitivo superamento di questa misura introdotta per la prima volta in Italia per volontà del Movimento 5 Stelle. Si perderà dopo un unico rifiuto di proposta lavorativa anche non congrua.

Reddito di cittadinanza: arriva la stretta finale

La Camera ha chiuso l’esame degli emendamenti, si passa ora al voto in aula blindato dal voto di fiducia, vuol dire che il testo è ormai definitivo e rispetto alla prima versione sono cambiate tante cose. È stato necessario reperire risorse e alla fine, tra i tagli più importanti vi sono quelli al reddito di cittadinanza e si tratta di una vera e propria rivoluzione. Già era noto che la durata massima della percezione del reddito di cittadinanza sarebbe stata di 7 mesi, tempo necessario al Governo per una riforma strutturale di questa misura di welfare sempre molto osteggiata da Fratelli d’Italia, ma non solo, infatti anche Renzi (Terzo Polo) già da prima dell’inizio della campagna elettorale aveva espresso forti perplessità sulla misura al punto di dichiarare che avrebbe iniziato la raccolta firme per un referendum abrogativo. Molti ritengono questa misura disincentivante. Resta il fatto che è una misura costosa.

Addio al reddito di cittadinanza in caso di rifiuto offerta non congrua

La nuova formulazione nella manovra di bilancio 2023 prevede non solo la riduzione a sette mesi della percezione per gli occupabili ( sarebbero salvi gli invalidi e gli anziani), ma anche che si perderà il diritto alla percezione al rifiuto di una proposta di lavoro.

Non solo, con un emendamento proposto da Maurizio Lupi dal testo sparisce la parola “congrua”. La norma ora applicata prevede la possibilità di rifiuto di un’offerta nel caso in cui il luogo di lavoro sia ubicato a una distanza superiore a 80 km dalla residenza o comunque in luogo non raggiungibile nell’arco di 100 minuti con l’uso di mezzi pubblici. Inoltre la proposta può essere rifiutata senza penalizzazioni nel caso in cui non in linea con le competenze maturate, infine,  e deve garantire una retribuzione superiore di almeno il 20% rispetto a quella percepita nell’ultimo mese.

L’eliminazione del termine “congrua”  fa saltare tutti questi paletti. Il percettore dovrà accettare una qualunque proposta anche se “dequalificante” rispetto alle proprie aspettative oppure alla propria formazione. In poche parole se anche si ha una laurea in ingegneria e viene proposto il lavoro di cameriere in un ristorante, è necessario accettare per evitare di perdere il reddito di cittadinanza. Sarà inoltre necessario accettare offerte di lavoro anche se la sede è molto distante dalla propria residenza.

Naturalmente si prevede una levata di scudi da parte del Movimento 5 Stelle e della sinistra in genere ( ma non sappiamo quale sinistra).

Stretta sul reddito di cittadinanza nella manovra di bilancio

Ultime trattative in corso per mettere a punto la legge di bilancio 2023 e al solito il nodo da sciogliere sono le risorse, infatti 35 miliardi sono andati per affrontare la questione energia per imprese e famiglie e le risorse per altri interventi sono risicate. I nodi da sciogliere ancora riguardano gli aumenti e le rivalutazioni delle pensioni e la proroga di Opzione donna in termini più ampi rispetto a quelli ora previsti. A pagare potrebbero essere i disoccupati attraverso un’ulteriore stretta sul reddito di cittadinanza.

Le proposte per la stretta sul reddito di cittadinanza

Forza Italia non frena sul punto: le pensioni minime per gli over 75 devono essere portate a 600 euro, con la rivalutazione al 120% dovrebbero percepire circa 578 euro, inoltre entro fine legislatura devono essere portate a 1.000 euro per tutti. Pur tralasciando questo ultimo proposito che evidentemente non può essere affrontato quest’anno, resta la necessità di reperire i fondi per l’aumento e 600 euro e dalle ipotesi in circolo potrebbe esserci un’ulteriore stretta sul reddito di cittadinanza. Le ipotesi in circolo sono diverse e proviamo a riassumerle.

In primo luogo si potrebbe ridurre il termine di fruizione a 7 mesi, invece di 8. La riforma prevede la percezione per 8 mesi, il tempo per realizzare una riforma strutturale del reddito di cittadinanza, entro tale termine dovrebbero smettere di percepire l’assegno gli occupabili, circa 40.000 persone, ridurre a 7 mesi il termine porterebbe a un risparmio di 200.000 euro. Perderebbero il reddito di cittadinanza a luglio 660.000 persone.

Maurizio Lupi di Noi Moderati propone invece il taglio dopo 6 mesi.

Un altro emendamento presentato dal Terzo Polo ( Renzi-Calenda) prevede invece un taglio del reddito di cittadinanza per gli under 40.

Meno ampia la proposta della Lega che invece propone un taglio del reddito di cittadinanza agli under 29 che non hanno concluso percorsi di formazione obbligatoria, in questo caso resterebbero fuori circa 364.000 percettori.

Critiche alla stretta sul reddito di cittadinanza

Sicuramente queste sono ore delicate e mancano pochi giorni alla conclusione dei giochi, la prossima settimana il testo arriverà alla Camera probabilmente blindato dal voto di fiducia, vuol dire che dovrà essere approvata senza ulteriori modifiche, prima di Natale il voto alla Camera, per poi passare la parola al Senato, anche in questo caso testo blindato. Naturalmente sulle varie proposte circolate c’è il forte dissenso del M5S che ha creato il reddito di cittadinanza, critiche piovono anche dai sindacati e sono state espresse soprattutto da Landini CGIL che sottolinea come la maggior parte dei percettori riceve 500 euro al mese e si trova in situazioni familiari difficili per la presenza in famiglia di disabili e situazioni di fragilità varie.

Leggi anche: Inps e reddito di cittadinanza: ecco come controlliamo le domande

Rivalutazione pensioni: buone notizie in arrivo per i pensionati

Buone notizie potrebbero arrivare presto per gli anziani, infatti in seguito a proposta della Cisl, il Governo sta studiando la possibilità di rivalutazione pensioni al 100% per importi fino a 5 volte il minimo.

Rivalutazione delle pensioni: gli scaglioni previsti

Dal 1° gennaio 2023 arriva la rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione registrata nel mese di novembre 2022, l’ammontare è del 7,3%. Non per tutti i pensionati si applicano le stesse rivalutazioni, in particolare per le pensioni minime si è optato per la rivalutazione al 120%, ma qualcuno ancora punta ad innalzare le minime a 600 euro almeno per gli over 75. Per Roberto Pella di Forza Italia (capogruppo alla commissione Bilancio) tale innalzamento è imprescindibile. Ricordiamo però che le pensioni fino a 2.692,32 euro mensili hanno già ottenuto un anticipo dell’aumento del 2% dal mese di ottobre 2022 questo deve essere scorporato dall’aumento del 7,3%.

Leggi anche: Rivalutazione al 120% per queste pensioni, ecco l’annuncio della Meloni

Per gli altri pensionati la rivalutazione è al 100% sono per importi fino a 4 volte la pensione minima.

Le pensioni di importo compreso tra 4 volte il minimo e 5 volte il minimo hanno una rivalutazione al 90% (aumento calcolato sul 90% dell’assegno).

Per le pensioni di ammontare superiore a 5 volte l’assegno minimo, la rivalutazione è al 75%.

Cisl, rivalutazione delle pensioni al 100% anche per gli asssegni 5 volte superiori al minimo

Fatta questa premessa, viste le attuali difficoltà economiche che il Paese sta attraversando, è arrivata la proposta della Cisl di rivalutare al 100% le pensioni fino a 5 volte l’importo minimo.  A tale proposta il Governo Meloni ha risposto che si sta lavorando per verificare la fattibilità, ma pare vi sia già il via libera del Mef ( Ministero dell’Economia e delle Finanze).

Naturalmente molto dipenderà dall’ammontare della pensione minima che ancora non è stato definito.

Da dove dovrebbero arrivare le risorse? In base a quanto emerge dalle prime indiscrezioni, l’aumento dovrebbe arrivare da un’ulteriore stretta sul reddito di cittadinanza per gli under 40, come da proposta emendativa del Terzo Polo (Renzi – Calenda) che d’altronde già in passato aveva ipotizzato la raccolta firme per il referendum abrogativo del reddito di cittadinanza. L’emendamento presentato prevede che gli under 40 non ricevano più l’importo del RdC.

Leggi anche: Riforma delle pensioni: ecco cosa ha detto il ministro del Lavoro Calderone

Inps e reddito di cittadinanza: ecco come controlliamo le domande

In seguito all’ampio dibattito nato intorno al reddito di cittadinanza, l’Inps ha reso note, in un comunicato del 9 dicembre 2022, le modalità attraverso le quali sono effettuati i controlli sulle domande.

Inps: controlli intensificati per evitare frodi nel reddito di cittadinanza

Probabilmente l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha sentito il peso delle critiche sulle truffe effettuate dai percettori del reddito di cittadinanza. Proprio per questo ha reso noto che nei primi 10 mesi del 2022 ha respinto ben 240.000 domande volte ad ottenere il sussidio. Ha sottolineato che nella prima fase di attuazione della legge, ha effettuato soprattutto controlli preventivi volti a delineare se il richiedente avesse o meno diritto al reddito di cittadinanza attraverso l’uso dei dati inseriti nel sistema centralizzato.

In seguito si è reso necessario intensificare i controlli. Il sistema di controlli è quindi diventato particolarmente complesso in quanto ha richiesto la coordinazione di diverse amministrazioni coinvolte in modo da individuare più facilmente richieste fraudolente o meramente opportunistiche. I controlli hanno quindi previsto un controllo più intenso sulle richieste tenendo in particolare considerazione le dichiarazioni inerenti il nucleo familiare e il confronto tra le dichiarazioni reddituali presentate e quelle degli anni antecedenti.

Fattori di rischio frode nel reddito di cittadinanza

I controlli hanno reso possibile anche individuare dei comportamenti particolarmente rischiosi e quindi sintomatici. La maggior parte delle truffe rilevate ha riguardato:

  • mancanza del requisito della residenza in Italia.
  • false o omesse dichiarazioni sulla situazione lavorativa dei componenti del nucleo;
  • false dichiarazioni sulla composizione del nucleo ( ad esempio facendo risultare il figlio lavoratore come estraneo al nucleo pur conservando lo stesso domicilio/residenza);

Ha chiarito l’Inps che quando le domande sono immesse nel sistema e questo rileva situazioni di rischio, la domanda viene immediatamente respinta, oppure viene sospesa in modo da effettuare ulteriori controlli.

Dati sui controlli dell’Inps

Sono state automaticamente respinte nei primi 10 mesi dell’anno 24.000 domande a fronte della presentazione di 1.290.000 domande. Inoltre 50.000 domande sono state sottoposte a sospensione e hanno riguardato false dichiarazioni sulla composizione del nucleo.

L’Inps ha reso noto che negli ultimi tempi si stanno intensificando i controlli anche su richiedenti e familiari titolari di partita Iva e di cariche sociali. Si tratta di situazioni non incompatibili con la percezione del reddito ma sintomatiche di potenziali frodi. In questi casi i controlli sono effettuati con la collaborazione delle Forze dell’Ordine. Particolare attenzione viene posta anche al caso in cui i richiedenti di avvalgano di prestanomi per la gestione delle attività.

Reddito di cittadinanza: chi sono i lavoratori occupabili e chi rischia di perdere il sussidio?