Legge di bilancio 2023: chiusa la partita emendamenti, passa quello su iva pellet

Scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti alla legge di bilancio 2023, ci sono importanti novità per quanto riguarda soprattutto gli emendamenti governativi. Ricordiamo  he, sebbene alcuni emendamenti siano passati, non è detto che rientrino nella versione definitiva finale.

Salvi solo 400 emendamenti alla legge di bilancio 2023

Nel momento in cui scade il termine per la presentazione degli emendamenti, il contenuto della legge di bilancio è in gran parte determinato perché vi sono già stati confronti e generalmente sono stati raggiunti accordi su quelli che sono stati i temi più caldi, anche quest’anno è andata allo stesso modo. Possiamo quindi vedere ora qual è il nuovo quadro. Inizialmente maggioranza e opposizione hanno presentato  3.000 emendamenti, 1.000 dichiarati inamissibili. Duemila emendamenti sono comunque tanti, ecco perché maggioranza e opposizione devono segnalare quelli principali e così si passa a 400 emendamenti, 200 della maggioranza e 200 dell’opposizione.

Fondi per le associazioni che aiutano i disabili e famiglie

Tra le proposte che hanno trovato spazio meritano menzione numerosi fondi in favore di associazioni che aiutano i disabili e le loro famiglie, tra cui anche all’Associazione Nazionale Genitori Persone con Autismo .

Il Governo ha in queste ore fornito chiarimenti anche sull’emendamento che in teoria avrebbe dovuto bloccare il bonus 18app, lo stesso viene in realtà modificato probabilmente con l’inserimento del tetto Isee.

Legge di bilancio 2023: iva sul pellet, rivalutazione pensioni e Superbonus

Tra gli emendamenti supersegnalati che quindi hanno una certa priorità, c’è una buona notizia sul fronte riscaldamento, infatti tra questi favoriti c’è, presentato per l’ennesima volta, l’emendamento sulla riduzione dell’Iva sul pellet al 5%.

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Resta la partita della rivalutazione delle pensioni con Forza Italia che punta a 600 euro per le minime e la Lega che si oppone. La via di mezzo potrebbe essere l’aumento solo per gli over 75 con Isee basso per tutti gli altri rivalutazione a 570 euro.

Ancora non è sciolto il nodo del Superbonus infatti gli stessi partiti della maggioranza hanno proposto emendamenti per estendere la Cilas al 31 dicembre 2022, ma il Governo ha finora espresso parere negativo.

Emendamenti legge di bilancio su sgravi contributivi, Pos, limiti al contante

Tra le proposte di Forza Italia per la legge di bilancio 2023 c’è anche l’aumento degli sgravi contributivi per l’assunzione degli under 36.

Partita ancora aperta anche per quanto riguarda il Pos, infatti, si sta studiando la possibilità di abbassare il limite dell’obbligo di accettare i pagamenti con carta a 30 euro rispetto agli attuali 60 previsti nella legge di bilancio. Sembra invece finita la partita sul tetto all’uso del contante a 5.000 euro.

Modifiche potrebbero esservi alla disciplina prevista per la tassazione delle criptoattività, attualmente la norma è abbastanza confusionaria, e la tassazione dovrebbe essere al 26% con possibilità di versare il 14% sulle criptoattività detenute al 1 gennaio 2023 e non dichiarate. Ora si pensa di introdurre una tassazione al 14% per tutti.

Nessuna novità sembra esservi per il reddito di cittadinanza che resta quindi a 8 mesi per gli occupabili.

Tra le proposte saltate c’è anche l’aumento dell’età pensionabile per i medici in servizio presso il Servizio Sanitario Nazionale a 72 anni.

Imprese: tutte le agevolazioni per assumere personale

Molte imprese vorrebbero aumentare la forza lavoro presente in azienda, ma hanno remore legate ai costi previdenziali, in realtà sono disponibili diversi incentivi che consentono di risparmiare, gli stessi mirano al collocamento di persone che hanno maggiori difficoltà a trovare lavoro o beneficiari di welfare e la cui assunzione alleggerirebbe il peso per lo Stato, ecco una breve disamina delle diverse possibilità che possono sfruttare le imprese che vogliono assumere.

Assumere personale di sesso femminile: le agevolazioni per le imprese

La prima misura di cui parlare è l’assunzione di donne svantaggiate. Questa prevede lo sgravio fino al 100% degli oneri contributivi in caso di assunzione di donne. Deve però trattarsi di donne che si trovano in particolari condizioni di svantaggio, cioè:

  • età anagrafica di almeno 50 anni e contemporaneamente disoccupate da almeno 12 mesi;
  • donne di qualsiasi età, che siano disoccupate da almeno sei mesi e che abbiano la residenza in una delle regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna;
  • donne di qualiasi età ovunque residenti che siano prive di un impiego stabile da almeno 24 mesi.

L’agevolazione spetta per 12 mesi e per un ammontare dei contributi non superiore a 6.000 euro.

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Agevolazioni per l’assunzione di beneficiari del reddito di cittadinanza

Sappiamo che la normativa sul reddito di cittadinanza non prevedeva solo misure di sostegno al reddito, ma anche politiche attive per il lavoro volte ad aiutare i disoccupati a trovare un impiego. Tra le misure previste vi è lo sgravio contributivo in favore delle aziende che assumono percettori di reddito di cittadinanza. Anche in questo caso è possibile usufruire dell’esonero contributivo, non si applica però ai premi Inail, per un ammontare massimo di 6.000 euro e per la durata di un anno.

Imprese: agevolazione per assumere giovani under 36

Infine, un ultimo sgravio è previsto in favore delle aziende che decidono di assumere giovani under 36.

Lo sgravio si applica per i giovani under 36 che non abbiano mai avuto un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con il medesimo datore di lavoro e con altro datore.

In questo caso la durata massima dell’incentivo è per 36 mesi che arrivano a 48 mesi se l’assunzione avviene in una delle regioni economicamente svantaggiate: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.

Reddito di cittadinanza: chi sono i lavoratori occupabili e chi rischia di perdere il sussidio?

La manovra di bilancio 2023 prevede una stretta sul reddito di cittadinanza già dal prossimo anno, è previsto infatti che gli occupabili perdano questo diritto dopo 8 mesi di percezione, ora il limite è di 18 mesi rinnovabili. Dal 2024 dovrebbe invece esserci una riforma strutturale del reddito di cittadinanza, molti si stanno però chiedendo: chi sono gli occupabili? Cerchiamo di rispondere a questa domanda.

Gli occupabili: i cittadini tra 18 anni e 59 anni, ma con limiti

Il primo elemento da considerare è il fattore anagrafico. Si tratta di persone dai 18 anni ai 59 anni di età. Non basta però solo questo elemento a far propendere per la qualificazione come occupabile, infatti sono stati inseriti ulteriori criteri che in realtà vanno in protezione del nucleo familiare e non semplicemente del titolare beneficiario del reddito di cittadinanza.

In base alla disciplina non dovrebbero vedere il taglio delle mensilità coloro che hanno a carico figli minori, persone con disabilità, o familiari a carico con più di 60 anni di età.

Ad esempio, ci sono numerose persone non inserite in un nucleo familiare e che non hanno persone a carico che percepiscono il sussidio, queste persone dovrebbero essere occupabili con diritto alla corresponsione in misura minore. Il rischio concreto secondo le prime stime è per circa 500.000 percettori che si trovano in una situazione simile a quella descritta.

Decadimento immediato dal reddito di cittadinanza

In base alle disposizioni il contributo dovrebbe essere perso prima degli otto mesi (decadimento) nel caso in cui:

  • si rifiuti una proposta di lavoro congrua;
  • non si partecipi a corsi di formazione;
  • tra le ipotesi vi è anche la decadenza dal beneficio nel caso in cui nel nucleo siano presenti minori, ma questi non assolvano l’obbligo scolastico.

Naturalmente non mancano perplessità, ma ci sarà tempo per colmarle sia durante l’iter parlamentare, sia negli otto mesi che ci separano dai primi provvedimenti, infatti le prime persone dovrebbero perdere il reddito di cittadinanza dal mese di settembre 2023. Si è calcolato che da questa misura il risparmio dovrebbe essere di circa 700 milioni di euro, il costo totale del reddito in un anno è di circa 8 miliardi di euro.

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Manovra finanziaria: tutte le misure in breve, sigarette, carburanti, benzina, pace fiscale

La manovra finanziaria appena varata e inviata alla Commissione Europea porta numerose novità, alcune sono state trattate sinteticamente, altre invece ancora no. Ecco una breve sintesi su tutte le novità della manovra finanziaria.

La sintesi di tutte le misure della manovra finanziaria

  • – Taglio delle accise sui carburanti: non sarà più di 30,5 centesimi, ma scende a 18,3 centesimi, dal 1° dicembre il carburante aumenta di 12,2 centesimi;
  •  aumento del prezzo delle sigarette, in media un pacchetto da 20 sigarette costerà circa 20 centesimi in più;
  • criptovalute, diminuzione della tassazione;
  • pensioni, arriva Quota 103 e sono modificati i criteri per accedere a Opzione donna;
  • riduzione Iva su assorbenti al 5%;
  • riduzione Iva prodotti per l’infanzia al 5% (pannolini, seggioloni auto, biberon, omogeneizzati);
  • reddito di cittadinanza, restrizioni dei percettori occupabili che potranno fruirne solo per 8 mesi e non 12 ( dal 2024 totale riforma);
  • superbonus al 90% con riapertura dei termini per le unifamiliari in base al quoziente familiare;
  • aumenta a 15.000 euro l’Isee per accedere al bonus energia (sconto in bolletta);
  • aumenta il credito di imposta in favore delle imprese energivore;
  • incentivi per chi assume donne under 36 e percettori di reddito di cittadinanza;
  • Rivalutazione della pensione minima al 120%;
  • proroga dei termini per applicazione sugar tax e plastic tax;
  • proroga dei termini per l’aumento delle sanzioni per le violazioni al Codice della Strada;
  • pace fiscale, cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro per le cartelle affidate all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015;
  • aumento tassazione degli extra profitti, passa dal 25% al 35%;
  • aiuti alle Marche colpite dall’alluvione recente;
  • flat tax applicata fino a 85.000 euro;
  • commercio, cade l’obbligo di accettare i pagamenti con il Pos per importi inferiori a 30 euro ( già nei mesi scorsi erano caduti alcuni obblighi per i tabaccai);
  • aumento limite all’uso del contante fino a 5.000 euro;
  • istituito fondo di 500.000 euro per la social card destinata alle famiglie con reddito inferiore a 20.000 euro e utilizzabile per acquisto beni di prima necessità;
  • maggiorazione per l’assegno unico;
  • agevolazioni per l’acquisto della prima casa;
  • ripristinato il fondo per le scuole paritarie;
  • riattivazione della società Ponte-Stretto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina;
  • detassazione delle mance ricevute dal personale impiegato nel settore ricettivo;
  • detassazione premi di produttività;
  • taglio del cuneo fiscale;
  • rifinanziamento  bonus decoder.

Salta invece l’ipotesi della Amazon tax o tassa verde che era stata ipotizzata. Ricordiamo che l’iter di approvazione della manovra finanziaria non è terminato, spetta ora al Parlamento l’ultima parola e non è detto che vi siano delle modifiche ulteriori.

Reddito di cittadinanza abolito, dal 2024 molti italiani lo perderanno

Il reddito di cittadinanza abolito è una delle espressioni più forti di questo nuovo Governo. Ma come avverrà secondo la nuova manovra?

Reddito di cittadinanza abolito, una scelta coraggiosa

A distanza di un mese dal suo giuramento, Giorgia Meloni, porta al Consiglio dei Ministri la sua manovra. Un lavoro, secondo quanto da lei stessa dichiarato, si basa su due criteri fondamentali: la crescita del tessuto produttivo e la giustizia sociale con l’attenzione alle famiglie e alle categorie più fragili. Nel primo caso si punta verso misure per incentivare il lavoro, nel secondo si tenta di aiutare i nuclei familiari più numerosi e con redditi bassi.

La prima emergenza che il Governo di trova ad affrontare è quella del caro energiaA tal proposito sono stati stanziati ben 21 miliardi di euro. Da una parte per un credito d’imposta passato da 40% a 45% per le aziende per far fronte alla maggiorazione dei costi. Per cui è previsto un credito che si applica su parte dell’aumento che le imprese hanno fatto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dall’altra per le famiglie con l’innalzamento del limite da 12 mila a 15 mila per aver il “bonus bolletta”. Ma la scelta più difficile è quella che riguarda il reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza abolito, occorre incentivare il lavoro

La manovra rispecchia quelle che sono le idee già proposte in campagna elettorale di Fratelli d’Italia. Infatti dal primo gennaio 2024 il reddito di cittadinanza dovrebbe essere abolito per tutti, occupabili e non. Verrà sostituito da una nuova riforma che serve a tutelare chi non può lavorare e i più fragili. Ci sarà un anno cuscinetto, grazie alla mediazione della ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone, fino al 31 dicembre 2023.

In questo periodo occorre inserire i lavoratori nel mondo del lavoro con tutti i modi possibili e grazie anche alle agevolazioni che saranno proposte alle imprese. Alla fine il governo ha deciso di ridurre questa finestra a otto mesi. Ma il beneficio si perderà già al primo rifiuto, anche di un impiego per pochi giorni. Il risparmio atteso è stimato di 734 milioni di euro, che il Governo conta di rinvestire per la crescita del tessuto produttivo italiano.

Le parole di Giorgia Meloni in Conferenza

In merito al tema la Premier Meloni si è così espressa: “siamo fedeli ai nostri principi, si continua a tutelare chi non può lavorare, aggiungiamo anche le donne in gravidanza, ma per chi può lavorare si abolirà alla fine del prossimo anno e non potrà essere percepito per più di 8 mesi e decade alla prima offerta di lavoro”. “Vedo forze politiche che chiamano la piazza, va bene tutto però vorrei sapere se chi lo ha pensato lo ha immaginato come uno strumento dello Stato per occuparsi delle persone dai 18 ai 60 anni. C’è gente che lo prende da tre anni, evidentemente non ha funzionato o per alcuni italiani deve andare all’infinito, io credo che lo Stato debba occuparsi di loro a trovare un posto di lavoro“.

Reddito di cittadinanza, tutte le novità della manovra 2023

Il reddito di cittadinanza è uno degli elementi di maggiore attenzione della manovra 2023. Non sarà eliminato, ma rimodulato, ecco come.

Reddito di cittadinanza, età e stato di famiglia

Il nuovo Governo ha annunciato di non voler totalmente cancellare il reddito di cittadinanza. Bensì procedere ad una rimodulazione dello stesso attraverso dei nuovi parametri. Tra questi ci sono l’età del percettore del sussidio e lo stato di famiglia. Certo è chiaro che nessuno lo prenderà a vita, ma sembra anche avere una durata limitata. Infatti chi ha tra i 18 e 59 anni, e non ha figli a carico, se può andare a lavorare “perderà l’assegno” anche se non subito. Il percorso di inserimento dovrebbe essere al massimo di 18 mesi, poi si potrebbe perdere, se non si è trovato un lavoro o non si voglia trovare.

Tuttavia Pasquale Tridico, Presidente dell’Istituto di previdenza sociale (INPS) spiega come il reddito sia stato fondamentale durante la pandemia. In particolare dice: “Senza la misura resterebbe solo la Caritas, ricordiamoci che oggi viene dato per due terzi a persone che non possono lavorare“, sottolinea. Ma l’intento del Governo è totalmente differente in quanto secondo la Meloni, la povertà si combatte lavorando, non stando a casa. Quindi la misura deve incentivare a trovare un lavoro.

Quanto si risparmierà con la nuova manovra?

Da aprile 2019 a oggi hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità del reddito di cittadinanza 2,24 milioni di nuclei familiari per un totale di oltre 5 milioni di persone. L’importo medio dell’assegno è pari a 550 euro per nucleo familiare e una spesa totale di circa 8 miliardi l’anno. Una spesa che potrebbe sicuramente diminuire se fosse cancellato per coloro che hanno dai 18 ai 59 anni, non hanno figli a carico, e rifiutano anche una proposta di lavoro.

Tuttavia il reddito di cittadinanza non verrà tolto agli invalidi oppure a chi ha figli a carico, ma non ha i mezzi necessari per mantenerli. Quindi priorità a chi in realtà non può lavorare oppure non ha il reddito necessario per mantenere se e la sua famiglia. Inoltre importante novità: il reddito si perde se si rifiuta anche solo una offerta di lavoro. Si tratta di offerte che prevedono il rispetto degli accordi sindacali e con paghe idonee alla mansione svolta.

Invece incentivi potrebbero essere contenuti nella manovra per aiutare le imprese ad assumere. Anche perché molte lamentano di non trovare personale, con maggiore difficoltà se deve esser specializzato, o impiegati nel settore turistico. Rimane il problema del mancato incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro che risulta davvero un grave inefficienza del mercato.

Reddito di sussistenza o reddito di cittadinanza? Differenze

Prende sempre più quota l’ipotesi di una modifica al reddito di cittadinanza che dovrebbe essere sostituito dal reddito di sussistenza. Ecco quali sono le ipotesi allo studio.

Dal reddito di cittadinanza al reddito di sussistenza

Terminata la fase in cui tutte le potenziali riforme promesse dal centro-destra erano nebulose, si profila quello che potrebbe essere il reale cambiamento anche del reddito di cittadinanza. Ricordiamo che dall’Unione Europea è arrivato il monito a tutti gli Stati Membri a rafforzare i sistemi di tutela in favore delle persone in stato di bisogno.

La prima cosa che probabilmente sarà fatta è cambiare il nome, non si chiamerà più reddito di cittadinanza, ma reddito di sussistenza e fa ipotizzare una riduzione della platea degli aventi diritto che dovrebbero essere solo coloro che si trovano in un reale stato di bisogno.  Tale riduzione è stata d’altronde già annunciata e riguarderà probabilmente 660.000 percettori.

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Non sarà però questo l’unico cambiamento in atto, infatti si ipotizza una struttura del tutto nuova che andrà a potenziare soprattutto la fase di ricerca attiva del lavoro.

Come sarà il reddito di sussistenza

La prima cosa da sottolineare è che probabilmente l’erogazione non sarà più gestita dall’Inps, ma da Comuni perché sono gli enti di prossimità, cioè quelli che sono maggiormente in grado di percepire i reali bisogni e le reali difficoltà delle famiglie. Va in questa direzione anche la mancata proroga del contratto dei navigator.

In secondo luogo il reddito di sussistenza sarà diretto esclusivamente alle famiglie in cui non sia presente un membro in grado di essere attivo nel mondo del lavoro. Si ritorna quindi all’ipotesi di erogazione in favore di disabili, anziani con pensione al di sotto della soglia di povertà. Sembra inoltre che non sarà fatto mancare il sussidio alle famiglie in cui siano presenti bambini piccoli, ma questa ipotesi è ancora allo studio, infatti c’è anche l’intenzione di potenziare l’Assegno Unico e Universale e quindi questa misura potrebbe in un certo senso sostituire il reddito di sussistenza per queste famiglie, a tutela dei minori.

Le novità però non sembrano finire qui, infatti, al fine di inserire nel mondo del lavoro coloro che dovrebbero non percepire più il reddito di cittadinanza si ipotizza un rafforzamento delle misure in favore delle imprese che assumono i percettori di reddito di cittadinanza. In realtà tali misure già esistono.

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Naspi: nel mirino del Governo il sussidio disoccupazione. Le proposte

Nel mirino del Governo guidato da Giorgia Meloni non ci sarebbe solo il reddito di cittadinanza, ma anche una sostanziale modifica alla Naspi, Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, riconosciuta a coloro che perdono il lavoro. Allo studio vi sarebbe l’ipotesi di ridurne l’importo e la durata.

La Naspi : un disincentivo alla ricerca di un nuovo lavoro

La filosofia alla base del nuovo governo è che le misure assistenziali eccessivamente ampie e generose costituiscono un incentivo ad adagiarsi sulle stesse e non impegnarsi nella ricerca attiva del lavoro. Proprio per questo, oltre a proporre una revisione del reddito di cittadinanza che dovrebbe essere riconosciuto solo a coloro che non possono essere collocati nel mondo del lavoro, ad esempio inabili o invalidi, propone anche una modifica sostanziale della normativa sulla Naspi (istituita con il decreto legislativo 22 del 2015).

Come funziona la Naspi

La Naspi attualmente prevede la possibilità per il lavoratore che perde il lavoro di ottenere sostegno economico per un periodo pari alla metà dei mesi effettivamente lavorati negli ultimi 4 anni. Ciò vuol dire che potenzialmente un lavoratore potrebbe percepire la Naspi per 24 mesi. Per quanto invece riguarda gli importi, è previsto che sia il 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali percepita dal lavoratore negli ultimi 4 anni . Si stabilisce un importo massimo adeguato in base agli indici Istat con retribuzione massima di 1.360,27 euro. In particolare Naspi ammonta al 75% dell’importo dello stipendio medio, qualora pari o inferiore a 1.250,87€. Nel caso in cui lo stipendio medio sia più elevato di tale somma, l’importo deve essere calcolato aggiungendo al massimo il 25% della differenza tra lo stipendio medio e 1.250,87 euro.

Dopo alcuni mesi viene attivato il decalage, cioè l’importo si riduce del 3% ogni mese ulteriore dopo il sesto. Per coloro che hanno più di 55 anni il decalage viene attivato a decorrere dal primo giorno dell’ottavo mese.

Come potrebbe cambiare la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego

Secondo molti esponenti del Governo la misura assistenziale con tale ampiezza sarebbe un disincentivo alla ricerca di una nuova occupazione. A ciò si aggiunge che quanto più passa tempo tra la fine del vecchio lavoro e la ricerca di uno nuovo, maggiori sono le difficoltà nel nuovo inserimento lavorativo.

Fatta questa premessa, vediamo le ipotesi di cambiamento della disciplina. Il Governo Meloni sembra che voglia agire sugli importi, riducendoli al 50%. Per quanto invece riguarda la durata, vorrebbe ridurla, quindi non spetterebbe più per la metà dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni, ma per il 40% o 30%. Ad esempio chi ha lavorato per 12 mesi, avrebbe oggi diritto alla percezione della Naspi per 6 mesi, con le nuove regole al 40% potrebbe percepirlo per poco meno di 5 mesi. Questo porterebbe anche un buon risparmio per le Casse dello Stato, infatti nel 2021 la Naspi ha pesato sui bilanci per 13 miliardi di euro.

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Reddito di cittadinanza: addio navigator. Il Ministero non proroga i contratti

Il reddito di cittadinanza sembra essere ormai arrivato al capolinea. È certo che ci saranno delle modifiche, anche se ancora non ci sono certezze sulla mole, ma un’altra tegola sta per cadere sulla testa di migliaia di ragazzi, dal Ministero del Lavoro, guidato dalla Ministra Calderone,  è infatti arrivato l’annuncio che non è possibile prorogare i contratti di lavoro dei navigator.

Reddito di cittadinanza: la prima misura è la mancata proroga del contratto dei navigator

Il reddito di cittadinanza nasce come politica attiva per il lavoro, l’obiettivo non era semplicemente dare un sussidio a coloro che non hanno un lavoro, ma fare in modo che domanda e offerta di lavoro potessero incontrarsi anche attraverso percorsi di formazione.

Al centro di questo articolato progetto c’erano i navigator, entrati in campo in seguito a un concorso che prevedeva comunque l’assunzione a tempo determinato. Molte sono state le critiche a questa figura professionale, al punto che il governatore della Regione Campania, De Luca, ha più volte ribadito che erano persone che non riuscivano a trovare lavoro, assunte per trovare lavoro ad altre persone, quasi con capacità predittiva di quello che poi sarebbe stato il risultato, cioè la difficoltà di raggiungere l’obiettivo.

Oggi sappiamo che ci saranno modifiche al reddito di cittadinanza, che molto probabilmente sarà tagliato a circa 660.000 persone, ad oggi i percettori sono circa un milione e mezzo, la riduzione sarebbe del 50%. C’è altro, infatti dal Ministero del Lavoro è arrivata la notizia che non sarà possibile prorogare il contratto di lavoro per i navigator. Crolla quindi una delle figure centrali della normativa.

Al via la revisione del reddito di cittadinanza: addio navigator

I contratti di lavoro dei navigator di fatto sono scaduti il 31 ottobre 2022, quindi pochi giorni fa. Il Ministero del Lavoro ha quindi diramato una nota in cui si precisa che, nonostante siano circolate voci contrastanti, non sarà possibile tecnicamente prorogare i contratti di lavoro dei navigator.

Precisa il Ministero che sono state avviate attività di ricognizione in coordinamento con le Regioni. Inoltre sottolinea che per un eventuale riutilizzo dei navigator servirebbero norme apposite, ma che le stesse non sono allo studio del Ministero. Tra le righe si legge che non c’è volontà di procedere allo studio di norme per stabilizzare questi precari, cioè i navigator. Appare essere questo il primo passo verso uno smantellamento delle misure previste nella legge istitutiva del reddito di cittadinanza.

I navigator sono circa 2.400 (alcuni si sono già dimessi) e di conseguenza inizia già il taglio delle risorse, infatti il mancato rinnovo del contratto consente comunque di risparmiare. In base alle previsioni iniziali dovevano essere 10.000 poi in seguito ad accordo tra il Ministero del lavoro e ANPAL si raggiunse il numero di 3.000. Il mancato rinnovo dei contratti è dovuto anche allo scarso successo del loro lavoro, infatti solo il 40% degli occupabili è stato preso in carico dai navigator e di questi solo 1 su 7 ha trovato un lavoro, ma a tempo determinato. Solo pochissimi dei percettori di reddito di cittadinanza occupabili hanno ottenuto un contratto a tempo determinato. Lo stipendio medio di un navigator è di 1.730 euro netti, lordi circa 30.000 euro l’anno.

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Reddito di cittadinanza, arriva la proposta shock con sospensione per 6 mesi

Proposta shock da Matteo Salvini: per trovare i soldi per finanziare Quota 102 propone la sospensione del reddito di cittadinanza per 6 mesi a chi può lavorare.

Proroga di Quota 102 con il sospensione per sei mesi del reddito di cittadinanza

Che la riforma della pensione sia il cruccio di Salvini e il reddito di cittadinanza la misura odiata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è cosa abbastanza nota, ma ora arriva una proposta che per molti italiani potrebbe cambiare davvero tutto. Si è visto negli approfondimenti passati che per ora si ipotizza di non effettuare alcuna riforma della pensione. Resterebbe quindi in vigore le legge Fornero senza alcuno scivolo. Dovrebbero invece essere prorogate l’Ape Sociale che ha un’applicazione limitata e vi rientrano una quota limitata di persone e Opzione Donna che porta comunque alla perdita di circa il 30% dell’assegno pensionistico.

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Quota 102 attualmente in vigore è invece in scadenza al 31 dicembre e per ora non hanno trovato reperibilità coperture e proprio da questo limite arriva la nuova idea di Matteo Salvini, vice premier.

Sospensione per sei mesi del reddito di cittadinanza: a rischio 900 mila percettori

L’ipotesi allo studio è tagliare per 6 mesi il reddito di cittadinanza a coloro che possono essere utilmente collocati nel mondo del lavoro. Non dovrebbero quindi rientrarvi coloro che hanno delle invalidità e i pensionati con assegno minimo che percepiscono l’integrazione. Questa misura dovrebbe consentire il risparmio di un miliardo di euro e questo dovrebbe bastare a finanziare il meccanismo di uscita dal mondo del lavoro con un’età minima di 61 anni e 41 anni di anzianità contributiva. Si tratterebbe quindi di una proroga di Quota 102.

Questa proposta di Salvini ha trovato spazio all’interno di un’intervista nel prossimo libro, in uscita il 4 novembre, di Bruno Vespa. Sulla sua reale potenzialità vi sono dubbi perché in un momento così difficile togliere il reddito di cittadinanza a 900.000 famiglia potrebbe deprimere ancora di più i consumi emettere in grave difficoltà le famiglie se realmente non si propone loro un inserimento lavorativo.

In realtà il ministro impegnato nella scrittura della riforma delle pensioni è Marina Calderone  al vertice del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La proposta che arriva dalla neo-ministra è di una Quota flessibile con possibilità di andare in pensione con un’anzianità contributiva di 35 anni e un’età compresa tra 61 e 66 anni, ma con una riduzione cospicua anche in questo caso per l’importo mensile. La riduzione sarebbe tanto più ampia quanto più si anticipa l’uscita dal lavoro.

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