Saldi invernali, comincia la corsa

I saldi invernali sono partiti oggi e una delle città nei quali la corsa agli acquisti è da sempre più frenetica è di certo Milano. Ecco perché FederModaMilano (nell’ambito di Confcommercio Milano) si è lanciata in alcune previsioni per quelle che saranno le spese e il giro di affari in città con questi saldi invernali.

Secondo FederModaMilano, dunque, la stima è che per la città i saldi invernali avranno un valore complessivo delle vendite di circa 435 milioni di euro, con un acquisto medio a persona di 165 euro, mentre gli sconti medi saranno del 40%. FederModaMilano, e questo è il punto dolente, stima in circa il 2% il calo rispetto ai saldi invernali 2014.

Secondo Renato Borghi, presidente di FederModaMilano, “l’appuntamento dei saldi si conferma importante, in particolare a Milano, dove la spesa in saldo è maggiore rispetto al resto d’Italia e dove vi è un forte interesse anche da parte degli stranieri attratti dal nostro Made in Italy. E dopo un autunno debole, penalizzato anche dalle condizioni del tempo non favorevole alle vendite di capi invernali, ed un periodo di Natale che ha favorito in particolare le vendite di accessori moda, l’acquisto in saldo rappresenta sicuramente un’interessante opportunità per i consumatori perché vi è un ampio assortimento soprattutto nel tessile per poter effettuare acquisti ad un buon rapporto qualità/prezzo”.

Lo scenario generale, purtroppo, non è mutato e resta difficile – rileva Borghi – con una permanente debolezza dei consumi anche per il carico di spese obbligate e insopprimibili che grava sulle famiglie. Basti pensare all’ondata di tasse che ha sommerso i milanesi alla fine dell’anno appena chiuso. Anche per questo la nostra stima complessiva sui saldi invernali che si avviano indica un calo rispetto allo scorso anno, ma già dai dati di sabato 3, primo giorno, confidiamo in un buon avvio auspicando, alla fine del periodo, di poter cancellare la stima prudenziale negativa. Questi saldi invernali spero costituiscano un’occasione di rilancio per i negozi al dettaglio: un aiuto a invertire il trend negativo”.

Ecco perché con l’avvio dei saldi invernali 2015 FederModaMilano e Confcommercio Milano, in sintonia con le associazioni dei consumatori, rilanciano la tradizionale iniziativa dei “Saldi chiari”. Ecco i punti salienti: 

Carte di credito. Durante i saldi l’operatore commerciale non può rifiutare il pagamento con carta di credito.

Cambi merce. Il dettagliante si impegna a sostituire, se possibile, o a rimborsare i capi acquistati che presentano gravi vizi occulti così come previsto dal Codice Civile ed in particolare dalle norme di recepimento della Direttiva 1999/44/CE. Nel caso di non corrispondenza della taglia, il capo verrà sostituito con prodotti disponibili all’atto della richiesta di sostituzione. Qualora non fosse possibile la sostituzione per mancanza di capi o per mancato gradimento da parte del cliente, l’operatore rilascerà un buono acquisto di pari importo del prezzo pagato relativo ai capi da sostituire. Buono che il cliente dovrà spendere entro i successivi 120 giorni dall’emissione dello scontrino fiscale (che dev’essere presentato).

Prova prodotti. Il cliente ha diritto di provare i capi per verificarne la corrispondenza della taglia e il gradimento del prodotto. Sono esclusi dalla facoltà della prova i prodotti che rientrano nella categoria della biancheria intima e quei prodotti che, per consuetudine, non vengono normalmente provati.

Uniformità dei prezzi. Le catene di negozi che effettuano saldi si impegnano a porre in vendita gli stessi prodotti agli stessi prezzi. In caso di variazione del prezzo, la variazione viene praticata contemporaneamente in tutti i punti vendita della catena.

Riparazioni. Se il costo per l’adattamento o la riparazione dei capi acquistati è a carico del cliente, l’operatore commerciale deve darne preventiva informazione al cliente stesso e deve inoltre esporre, in modo ben visibile, un cartello informativo sul quale si dichiara espressamente che le riparazioni sono a carico del cliente.

Contenzioso. Eventuali contenziosi fra consumatori e imprese che aderiscono a “Saldi Chiari” saranno esaminati e giudicati dallo sportello di conciliazione istituito dalla Camera di Commercio di Milano.

Saldi invernali, occhio ai furbi

L’avvio dei saldi invernali è un appuntamento irrinunciabile per milioni di famiglie, piegate dalla crisi ma desiderose di spendere bene i pochi soldi che entrano in casa.

Milano è una città dove quello dei saldi invernali è un rito e la loro partenza sabato 3 gennaio 2015 è stata salutata da Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e Federmodamilano, con entusiasmo ma anche con un avvertimento. Borghi, infatti, non trova corretto il comportamento di chi, in un periodo di debolezza dei consumi che sta affliggendo tutti gli operatori, effettua pubblicità di iniziative promozionali e di sconto, vietate nel periodo che precede i saldi invernali: un grave atto di concorrenza sleale nei confronti dei colleghi che operano nel rispetto delle norme. Borghi avverte che Federmodamilano segnalerà alla Polizia municipale i comportamenti scorretti.

La partenza dei saldi invernali sabato 3 gennaio – afferma – va incontro alle aspettative di molti operatori in questo momento di difficoltà. Con l’impegno dell’assessore al Commercio di Regione Lombardia Mauro Parolini un punto, per noi essenziale, viene recepito: la data unica di avvio dei saldi in quasi tutte le regioni”.

Contraffazione, piaga per il “made in”

Una delle piaghe che colpiscono maggiormente l’economia italiana è quella della contraffazione, che tende a fare strage delle eccellenze made in Italy e non solo. Proprio sul tema della contraffazione e dell’abusivismo, si è svolta di recente l’iniziativa “L’economia legale per la ripresa”, promossa da Unioncamere Lombardia per gli Sportelli legalità.

Secondo Renato Borghi, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia e presidente di Federazione Moda Italia, In Lombardia il valore stimato della merce oggetto di contraffazione sequestrata nel quinquennio 2008/2012 è stato di 586 milioni di euro, pari a quasi il 18% del valore complessivo in Italia: 525 milioni di euro per i solI prodotti tessili, abbigliamento, calzature ed accessori moda, l’89% del valore totale dei prodotti sequestrati.

Contraffazione e abusivismo – ha spiegato Borghi – sono due facce della stessa medaglia, all’interno di una più ampia categoria di meccanismi commerciali fuori dalle regole che alterano la concorrenza e inquinano il mercato”.

Borghi ha anche auspicato un quadro normativo realmente efficace: rivedendo le sanzioni ai consumatori per l’acquisto di beni oggetto di contraffazione; agevolando la distruzione della merce contraffatta; intervenendo non solo sulle fattispecie di abusivismo commerciale in senso stretto, ma anche nei casi di effettiva concorrenza sleale, quando una disciplina di maggior favore viene indebitamente utilizzata allo scopo di avvantaggiarsi sulle imprese concorrenti, eludendo la disciplina di settore.

Borghi ha inoltre rilevato come occorra rafforzare la difesa del “made in” a livello nazionale e comunitario e contrastare la contraffazione via internet, anche sollecitando e promuovendo accordi volontari e codici di autoregolamentazione.

Saldi: in quanti ne approfitteranno?

La stagione dei saldi è ufficialmente entrata nel clou e le famiglie italiane, dopo aver calcolato di quanto possono disporre, si accingono a fare quello shopping che si erano precluse durante i mesi scorsi.

Le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, prevedono una spesa di 229 euro a famiglia, per comprare articoli di abbigliamento e calzature in saldo.
Meno di 100 euro a testa, dunque, per un valor complessivo di 3,6 miliardi di euro.

Nonostante la crisi, comunque, gli sconti rappresentano sempre un grande richiamo per gli italiani, ch comunque devono far i conti, letteralmente, con il bilancio familiare, purtroppo quest’anno particolarmente esiguo.

Renato Borghi, Vice Presidente di Confcommercio e Presidente di Federazione Moda Italia, ammette la situazione di estrema criticità: “Siamo consapevoli delle difficoltà che attraversano le famiglie italiane dal punto di vista del reddito disponibile. Siamo peraltro fiduciosi che i saldi, che preferisco definire di ‘inizio stagione’, sapranno incontrare le più diversificate esigenze dei consumatori, sia per quantità, qualità e assortimento dei prodotti invenduti, che per gli sconti che prevediamo possano superare il 40%. Le vendite in questo periodo, insomma, pur in un contesto difficile, potranno dare effervescenza alle vendite e rappresentare per i consumatori italiani e i turisti stranieri un’occasione per acquistare quei capi d’abbigliamento desiderati nel corso della stagione”.

Vera MORETTI

E’ scontro tra esercenti e banche per la questione POS

Commercianti e banche sono alle strette a causa delle commissioni dei POS e, mancando un accordo, il Governo ha deciso di sospendere momentaneamente le tariffe.

Se, infatti, gli esercenti sostengono che le commissioni praticate sono troppo alte, gli istituti di credito difendono le loro richieste poiché sono obbligati ad investire continuamente nei sistemi di gestione e nella sicurezza.
Solo il prossimo Governo potrà risolvere la questione, che sembra tutt’altro che facile da sbrogliare, perché i commercianti appaiono più agguerriti che mai.

E, viste le commissioni, non sono assolutamente disposti ad incentivare ulteriormente l’utilizzo di carte di credito, preferendo sempre il pagamento in contanti.

Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente nazionale di Confcommercio, ha dichiarato: “Va bene modernizzare ma non dobbiamo essere noi a pagare da soli i costi di questa modernizzazione. Finora il tavolo tecnico di confronto col ministero e con l’Abi non ha prodotto nessun risultato apprezzabile e in casa nostra il costo dei pagamenti elettronici è più alto che in altri Paesi, la nostra media è del 3% dunque riteniamo che non sia un caso se altrove la carta di credito sia utilizzata almeno tre volte più spesso che da noi“.

Proprio perché la situazione è delicata e lontano dall’essere risolta, Confcommercio ha chiesto ed ottenuto il rinvio della norma del decreto Sviluppo che obbliga gli esercenti ad avere il pos e che ora entrerà in vigore il primo gennaio 2014.

Vera MORETTI

I saldi hanno fatto flop

I commercianti non cantano vittoria: la stagione dei saldi invernali, ormai arrivata al capolinea, non ha portato buone notizie.
I conti, dunque, dei negozianti non si sono risanati a suon di ribassi.

Questo è quanto emerge dai dati resi noti da Federmoda Italia-Confcommercio, sulla base di un sondaggio tra gli operatori di tutta Italia, che denunciano un crollo di oltre il 9% rispetto al 2012.
Il mondo del commercio è in grande difficoltà, considerando che, già nelle prime due settimane di sconti, generalmente le più “calde”, le vendite erano in discesa del 5,42%. Anche se non è corretto fare di tutta l’erba un fascio.

A sorridere sono, come sempre, le principali città, quelle più battute da turisti e uomini d’affari, ovvero Roma, Milano, Firenze e Venezia, e in particolare nei negozi del centro storico, mentre nelle periferie, nel Mezzogiorno e nelle città “minori” si sono raggiunti picchi del -30%.

Renato Borghi, presidente di Federmoda Italia, ha dichiarato che questi dati: “confermano l’attenzione sempre più marcata al prezzo da parte dei consumatori che di certo non possono permettersi di più, avendo oggi un reddito disponibile reale pari a quello di 27 anni fa e un clima di fiducia che, per il 60% degli italiani, è negativo. La situazione inoltre non è più sostenibile per i negozi multimarca di qualità“.

La soluzione, per Borghi, è in “un rinnovato rapporto di collaborazione con i fornitori, nella differenziazione dai concorrenti, nella formazione sulla gestione dei negozi in tempi di crisi e, soprattutto, in un indispensabile mutato atteggiamento da parte delle banche nei confronti di noi piccoli ma intraprendenti imprenditori“.

Vera MORETTI

Niente saldi prima del 5 gennaio

Contrariamente ad alcune notizie trapelate nei giorni scorsi, non ci saranno saldi anticipati né in Lombardia né in nessuna altra regione italiana.

Federazione Moda-Confcommercio ha, anzi, ribadito che tutte devono attenersi alle leggi regionali, che prevedono l’avvio dei saldi dal 5 gennaio 2013.
In base alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome del 24 marzo 2011, infatti, la stagione dei saldi deve essere inaugurata nella stessa data su tutto il territorio nazionale, e, comunque, sicuramente non prima della data stabilita.
E lo stesso principio vale per i saldi estivi, che inizieranno il primo sabato del mese di luglio.

A questo proposito, Renato Borghi ha dichiarato: “I saldi sono vendite di fine stagione e non possono iniziare a dicembre. Cominceranno praticamente in tutta Italia il 5 gennaio 2013. Lombardia compresa. In alcune Regioni come Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Trento e, da quest’anno a titolo sperimentale per un anno, in Lombardia, gli operatori del commercio al dettaglio del settore moda, se vorranno, avranno invece la possibilità di effettuare qualche promozione“.

Vera MORETTI

Imu e spread non fanno sconti nemmeno ai… saldi

Per quanto i saldi ancora in bella mostra nelle vetrine dei negozi italiani rappresentino una bella occasione di risparmio, gli italiani sono sempre preoccupati per la crisi e, pensando Imu e spread, reticenti nel mettere mano al portafogli. Il presidente di Federazione Moda Italia, Renato Borghi, fa il punto della situazione con Labitalia. “Certo – ammette – nonostante la crisi conviene acquistare con i saldi. Ciò è confermato dal fatto che l’interesse dei consumatori per i saldi è sempre crescente. Dati alla mano, oltre il 18% dei consumi di abbigliamento dell’anno si realizza nei saldi”.

“Però – fa notare – quest’anno i saldi non stanno andando bene: abbiamo delle flessioni medie del 12% rispetto allo scorso anno. Parliamo, comunque, di un giro di affari di circa 3 miliardi e 700 milioni, che però non dà effetti positivi”.

“Le vendite a saldo – sostiene Renato Borghi – non vanno bene perchè il ‘sentiment’ delle famiglie è fortemente negativo: sono preoccupati per l’andamento dell’economia e, in generale, del lavoro e temono che tutto possa riversarsi sul futuro dei propri figli”.

“Il potere di acquisto delle famiglie – ricorda il presidente di Federazione Moda Italia – si è ridotto, in un anno, del 2% con la conseguenza che i consumi restano deboli, anzi restano deboli purtroppo anche durante i saldi”.

 

E, sull’ipotesi di tenere sempre i negozi aperti per fronteggiare il clima di ‘stasi’ degli acquisti, Borghi spiega che “gli esercizi restano aperti quando c’è il flusso di consumo”. “Tuttavia – afferma – tenere aperti i negozi di domenica costa molto, in straordinari per il personale e per le spese aggiuntive”.

“In questo momento – conclude – credo che sia un sacrificio che non vale la pena di fare. Rischia, infatti, di essere un danno per le attività dei negozi. Le domeniche in cui siamo aperti sono comunque già molte se consideriamo le deroghe. In questo momento, non credo che da parte del dettaglio tradizionale ci sia una grande disponibilità sull’apertura dei negozi di domenica”.

I saldi: una boccata d’ossigeno per le piccole imprese? Parla il Presidente di Federmoda, Renato Borghi

Sabato 7 luglio sono cominciati i tanto attesi saldi estivi 2012, con data unificata pressoché in tutte le Regioni d’Italia. Un evento interessante del quale Infoiva si occuperà nel corso della settimana perché, se da un lato i saldi rappresentano una boccata d’ossigeno per i consumatori, oppressi da IMU, dichiarazione dei redditi di fine anno e pressione fiscale alle stelle, dall’altro piccoli e medi imprenditori ed esercenti del settore abbigliamento possono sperare in qualche vendita in più rispetto a un anno che è stato a dir poco imbarazzante per fatturato e giro di affari.

Per chi è riuscito a rimanere aperto, Confcommercio ha stimato che la stagione dei saldi estivi porterà ai commercianti un indotto pari a 250 euro per nucleo familiare, ovvero un esborso complessivo di 3,7 miliardi di euro (il 12% del fatturato annuo del comparto).

Diversa la previsione di Codacons: la spesa pro capite non sarà superiore agli 80 euro e le vendite in saldo saranno un vero e proprio flop, meno 20% rispetto allo scorso anno, con punte del 30% in alcune città.

Per provare a fare un po’ di chiarezza, ci siamo rivolti a Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia e di FederModaMilano, nonché Vice Presidente di Confcommercio Milano, che ci ha dato il suo parere su come andrà nella capitale della moda e del fashion business per eccellenza: Milano.

1. Quali sono le vostre aspettative sull’andamento dei saldi per l’estate 2012, a Milano e in tutta la Penisola?
Le stime delle vendite in saldo sono inferiori rispetto all’anno precedente, sia a Milano, sia in Italia. Si stima un calo di circa il 9%. A Milano, dove si può contare su un potere di acquisto superiore rispetto alla media e su un turismo che raggiunge apposta nei periodi di saldo la capitale della moda, il valore complessivo dei saldi estivi sarà di 450 milioni di euro, con uno scontrino medio a persona di 154 euro. A livello nazionale, il valore dei saldi estivi è di 3,8 miliardi di euro, con uno scontrino medio di 103 euro a persona.

2. I dati diffusi da ConfCommercio quest’oggi parlano di una spesa media prevista da ogni famiglia italiana di 250 euro: questo dato è da considerarsi in linea con il trend degli scorsi anni oppure è da intendersi come un segnale ugualmente negativo per gli esercenti?
La spesa media per famiglia a livello nazionale è di 248 euro, rispetto ai 274 euro a famiglia dei saldi estivi del 2011. Come si vede, la proporzione è la stessa: – 9%. Si tratta evidentemente di un segnale negativo per gli esercenti ovviamente preoccupati anche dalla ormai endemica crisi dei consumi, dalle liberalizzazioni sulle aperture domenicali che portano ad aumentare i costi di gestione, dalla incrementata pressione fiscale.

3. Quanto influiranno sull’incasso effettivo di fine stagione dei piccoli medi commercianti i saldi anticipati? Cioè l’impressione di vendere di più, ma a minor prezzo, determinerà comunque una riduzione notevole dell’incasso finale?
Se si riferisce alla Legge regionale della Lombardia che ha sospeso – raccogliendo le nostre sollecitazioni – il divieto di effettuare vendite promozionali nei trenta giorni prima dei saldi, allora occorre fare subito una premessa: una cosa sono i saldi di fine stagione ed un’altra sono le vendite promozionali. Si tratta di due formule di vendita diverse. Mi spiego meglio: le promozioni servono per promuovere uno o più prodotti anche sotto forme diverse (es. uno sconto generalmente contenuto del 10/20% su uno, due o più prodotti di una stessa gamma merceologica; un’iniziativa compri 3 paghi 2; un buono di 10 euro su una spesa minima di 80 euro) oppure il negozio stesso. I saldi invece sono le vendite di fine stagione che hanno una sola formula: lo sconto. Non credo si possa fare un calcolo sull’incidenza delle diverse iniziative di marketing avviate in tempi e modi diversi e neanche da tutti gli operatori sugli incassi dei saldi. Tuttavia, credo che il fatto che in Lombardia sia stato possibile effettuare “legalmente” le promozioni nel mese precedente l’inizio degli sconti ufficiali sia un fatto positivo. E’ stata un’opportunità in più offerta ai dettaglianti per affrontare questa difficilissima situazione di mercato e non certo un obbligo. Il provvedimento ha permesso a tutti, soprattutto ai negozi tradizionali multimarca, di operare con le stesse regole, evitando sanzioni.

4. Il fenomeno dei saldi anticipati, per il quale già da un mese alcuni piccoli negozi ed altri indirizzi della grande distribuzione hanno applicato sconti più o meno elevati sulla merce in vendita, danneggerà in termini di indotto i saldi veri e propri? In soldoni; i saldi servono ancora alla pmi dell’abbigliamento?
Secondo un’indagine commissionata da Federazione Moda Italia ad AstraRicerche, su un universo di 41,1 milioni di italiani tra i 18 ed i 69 anni, a giugno il 61% degli italiani e milanesi ha dichiarato che acquisterà in saldo. Quindi, pur non prevedendo una stagione particolarmente entusiasmante, causa la perdurante crisi dei consumi, soprattutto sui beni che noi vendiamo e che rappresentano acquisti di certo differibili, ritengo che i saldi rappresentino per i consumatori un’opportunità unica. Inoltre stiamo parlando di uno straordinario rito collettivo, un evento di costume capace di attrarre anche moltissimi turisti a livello internazionale. Mai come in questo periodo, si potrà trovare nei saldi qualità, profondità di assortimento, taglie e colori a prezzi decisamente interessanti. Per gli operatori commerciali, i saldi sono da sempre ed ora più che mai una boccata di ossigeno perché permettono di avere liquidità necessaria per far fronte alle nuove forniture per la stagione autunno/inverno. Inoltre è un’occasione essenziale per vendere prodotti di moda di fine stagione, soggetti – se non venduti – a notevole deprezzamento.

5. Sempre sul fenomeno dei saldi anticipati: hanno favorito maggiormente la grande distribuzione (grandi magazzini, catene franchising) danneggiando il piccolo negozio e il piccolo commerciante?
Premesso sempre che non sia corretto parlare di saldi anticipati, ma di possibilità – e quindi non obbligo – di effettuare promozioni nei 30 giorni prima dei saldi, non comprendo come si possa pensare che questo provvedimento abbia privilegiato chi – come i grandi magazzini, catene, grandi griffe, outlet, ecc… che già anticipavano le offerte – poteva avvalersi di strumenti di marketing come cartoline, sms, e-mail per offrire alla propria clientela prima dell’inizio dei saldi prodotti a prezzo ribassato. Questo provvedimento ha avuto il merito di offrire a tutti, anche al dettaglio indipendente, l’opportunità di agire con le stesse regole, alla luce del sole e senza dover incorrere in sanzioni amministrative. Nei primi giorni hanno aderito in pochi all’iniziativa, ma con il passare dei giorni questa possibilità è stata colta da un numero crescente di operatori ed il bilancio è sicuramente positivo.

6. Veniamo alle cifre. A Milano è cambiato il numero dei negozi che aderiranno ai saldi rispetto all’estate 2011? Ovvero, si è assistito a un aumento degli esercizi commerciali costretti a chiudere negli ultimi 12 mesi?
Non è che sia cambiato il numero dei negozi che aderiranno ai saldi. Quello resterà come sempre elevatissimo. Purtroppo possiamo dire che dal primo trimestre di quest’anno hanno chiuso 79 negozi di moda, abbigliamento, tessile per la casa, pelletterie ed accessori, articoli sportivi, a fronte di sole 34 aperture con un saldo di 45 negozi in meno in soli tre mesi, pari al 50% del saldo sempre negativo dell’intero 2011 (il saldo 2011 della nati-mortalità dei negozi del settore moda era di – 91 aziende).

7. Con la diffusione di numerose catene di abbigliamento low cost, gli sconti anticipati, i siti di vendita online a prezzi scontati, i saldi veri e propri possono ancora essere considerati una strategia d’impresa per la pmi?
I canali distributivi del settore moda sono numerosi e variegati. Con questo, la distribuzione commerciale in Italia ha una tradizione di qualità e di servizio, oltre che di prezzo. Sono convinto che la varietà di negozi presenti nei nostri comuni possa soddisfare tutte le esigenze dei consumatori, da chi cerca il made in Italy, a chi la griffe, a chi il rapporto qualità prezzo, fino anche a chi cerca solo il prezzo. I saldi sono per definizione una modalità di vendita che rientra nella strategia d’impresa degli operatori commerciali, proprio perché si tratta di vendite di fine stagione. Si fanno al termine della stagione, per avere la liquidità necessaria per rinnovare il magazzino e far fronte alle forniture per la nuova stagione. E poi, si perderebbe per i consumatori quel piacere, quella soddisfazione di poter fare un buon affare.

Alessia CASIRAGHI e Paola PERFETTI

I consumi degli italiani sono sempre meno liberi

Gli italiani sono compatti per quanto riguarda la propria situazione finanziaria e le linee di condotta da seguire al riguardo.

Da un’indagine effettuata da Astra Ricerche e presentata nella sede di Confocommercio di Milano all’interno del convegno: Moda: la distribuzione multimarca tra vecchie crisi e nuove opportunità, emerge che il 66% degli intervistati percepisce negativamente la propria situazione personale e questa percentuale è composta soprattutto da salariati, 74%, studenti e non occupati, 70%.

Chi, invece, sembra più propenso a spendere ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni e vive, nel 47% dei casi, nel Nord Italia.

Il pessimismo nei confronti del futuro appartiene al 59,6% degli intervistati, con una prevalenza di persone tra i 45 e i 54 anni, mentre più positivi i giovani tra i 18 e i 34 anni, appartenenti ad un ceto medio-alto.

Sulle previsioni a breve circa la quantità dei prodotti acquistati, il 51,1% degli intervistati manterrà gli acquisti stabili, il 33% li diminuirà, il 15,9% li accrescerà. Fra chi ha intenzione di ridurre le proprie spese, la maggior parte ha un’età superiore ai 45 anni.

Se, invece, si tratta di fare una stima della spesa che si può affrontare, il 51,6% degli intervistati risponde di pensare d’acquistare a prezzi più bassi, il 48,4% a prezzi invariati o poco più alti. Ma le rinunce, quando ci sono, non devono essere a discapito della qualità, per ben il 62,5% degli intervistati, anche se, nella maggior parte dei casi, riguardano l‘abbigliamento (44,4%) e calzature, borse e accessori (38,5%).

I capi firmati, poi, dividono gli interpellati, poiché il 28% si reputa fan delle firme e un altro 28% ne è addirittura nemico, il 27% affezionato a pochi marchi e il 17% appassionato ma con moderazione.

Renato Borghi, presidente di Ferdermodaitalia e Federmodaitaliamilano, chiamato a fare una disamina dei dati raccolti, ha commentato: “Il quadro generale che complessivamente emerge dall’indagine è purtroppo negativo. Dalla ricerca emergono diverse considerazioni su quali azioni intraprendere, da parte delle nostre imprese distributive, per tentare un rilancio: apportare innovazione, fare formazione, rafforzare ancor più il rapporto umano e di servizio con i propri clienti, scegliere produttori di capi di qualità da etichettare con il proprio marchio d’azienda. Soprattutto importante, se non addirittura decisivo, è saper fare rete“.

Inoltre, occorre che il panorama generale appaia più favorevole al consumo, ad esempio senza ulteriori incrementi dell’Iva e delle spese obbligate, raddoppiate dal 1970 al 2010. E se i consumi “liberi” delle famiglie si riducono in maniera così drastica, certo non ci si sente invogliati a spendere.

Vera Moretti