Prestazioni gratuite professionisti, Alemanno incontra l’Agenzia delle Entrate

Il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, e il consigliere Giuseppe Zambon hanno incontrato, nella giornata di mercoledì, il Direttore Centrale Accertamento dell’Agenzia delle Entrate Aldo Polito.

Il confronto si è incentrato sulla problematica relativa alle prestazioni gratuite dei professionisti e ad alcune presunte metodologie di controllo. L’incontro è avvenuto nella sede centrale dell’Agenzia delle Entrate e ha avuto risultati estremamente positivi in merito alle preoccupazioni espresse dal presidente Alemanno sull’accertamento delle prestazioni gratuite eseguite dai professionisti.

Il dott. Polito ha dichiarato che da parte dell’Agenzia non esiste la volontà di perseguire le prestazioni gratuite poste in essere da un professionista quando queste abbiano giustificazioni oggettive. In particolare Polito, rispondendo a una domanda del presidente Alemanno sulla veridicità di una metodologia di accertamento dell’attività degli intermediari fiscali eseguita tramite l’applicazione di valori desunti da tariffari professionali per determinare la congruità dei compensi legati alle dichiarazioni dei redditi, ha affermato che tale sistema non rientra tra le modalità di controllo indicate dall’Agenzia e che da un primo monitoraggio degli uffici periferici non risulta che ciò sia applicato.

Se sul territorio si verificassero tali situazioni, ha chiesto ad Alemanno di provvedere a segnalarle al suo ufficio affinché la Direzione centrale possa poi verificare i comportamenti sul territorio. I rappresentanti dell’INT hanno espresso piena soddisfazione per le parole del direttore Polito e hanno assicurato la massima collaborazione in merito.

Un incontro, quello tra Polito e Alemanno, seguito a una nota preoccupata del presidente dell’INT inviata a Polito stesso lo scorso mese: “Il mio timore e la mia preoccupazione – si legge nella nota di Alemanno – non sono dati dalla presunzione di evasione relativamente alle prestazioni gratuite, cosa che da sempre è oggetto di accertamento se non riconducibile a giustificazioni reali, ma dall’applicazione di parametri, nel caso in esame (ndr accertamento su ricostruzione reddito collegato ai modelli Unici inviati telematicamente) dai prezzi delle dichiarazioni dei redditi desunti dal tariffario dei dottori commercialisti”.

A parte il fatto – prosegue la nota – che i valori indicati sono ben lontani dai valori medi applicati dagli intermediari fiscali, soprattutto negli ultimi anni dove si fa sempre più fatica a incassare i normali compensi, i tariffari, non più obbligatori ma solo indicativi, se applicati causerebbero una fuoriuscita dagli studi degli assistiti. Nell’ambito proprio dell’attività degli intermediari fiscali (tributaristi, commercialisti, consulenti del lavoro, revisori, ecc.) si utilizza la forfetizzazione dei compensi, poiché nella maggior parte dei casi si tratta di prestazioni continuative. Se ad un singolo soggetto applicassimo solo per la dichiarazione dei redditi i valori indicati dall’ADE e sommassimo poi quelli della contabilità e consulenza, applicheremmo prezzi che ci manderebbero fuori mercato. Le chiedo pertanto se tali parametri vengano applicati effettivamente ed in caso affermativo allora si dovrebbero rivedere in virtù della realtà operativa degli studi”.

INT: rivedere norme e sanzioni antiriciclaggio per i professionisti

La decisione della Commissione Europea di intensificare i controlli su trust e strutture societarie affini, nonché di controllare maggiormente l’attività di consulenti fiscali in merito a possibili suggerimenti di “pianificazione fiscale aggressiva”, ha indotto il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, a scrivere al viceministro dell’Economia e delle Finanze Enrico Zanetti, sul tema norme e sanzioni antiriciclaggio per i professionisti.

Si legge nella nota di Alemanno: “Omissis… la volontà della Commissione Europea che, attraverso emendamenti alla Direttiva Antiriciclaggio, vuole rendere più stringenti i controlli su trust e strutture societarie affini, nonché sui consulenti fiscali che promuovo o permettono una pianificazione fiscale aggressiva, iniziativa che trovo totalmente condivisibile, mi fornisce lo spunto per riportare l’attenzione sugli obblighi e sulle sanzioni antiriciclaggio per i professionisti. La funzione antiriciclaggio comporta un notevole impegno per gli studi professionali, già sottoposti a pesanti tour de force per la complessità e il numero degli adempimenti fiscali; meriterebbe, pertanto, una semplificazione così come il regime sanzionatorio in capo ai professionisti, che dovrebbe essere rivisto e reso meno punitivo nei confronti di chi svolge, con coscienza e convinzione, un’attività per conto ed a favore dello Stato… omissis”.

L’INT pertanto ha richiesto un incontro al viceministro Zanetti, al fine di fornire una serie di proposte in merito, proposte che non snaturerebbero i giusti obiettivi degli obblighi antiriciclaggio, ma che renderebbero meno gravoso ed apprensivo il lavoro dei professionisti.

Pec e professionisti, dal Senato una risposta all’interrogazione

E’ giunta, in Commissione Finanze e Tesoro del Senato, la risposta del Mise all’interrogazione presentata dal Sen. Federico Fornaro sulla problematica dell’inserimento degli indirizzi pec dei professionisti di cui alla Legge n.4/2013.

L’interrogazione, presentata su sollecitazione dell’Istituto Nazionale Tributaristi, chiedeva l’intervento dei ministeri competenti per risolvere una carenza normativa relativa all’indice nazionale INI – PEC, che contiene gli indirizzi di imprese e professionisti di area ordinistica, ma non quelli dei professionisti di area associativa.

Il Mise il 28 giugno scorso presentava, per voce del Sottosegretario allo Sviluppo Economico Antonio Gentile, la risposta che, effettuati una serie di rilievi circa la non obbligatorietà per i professionisti associativi di avere un indirizzo pec e specificando che servirà un intervento normativo, così conclude: “… il ministero dello Sviluppo Economico approfondirà gli aspetti segnalati e gli ulteriori che potrebbero rilevarsi, coinvolgendo in tal senso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero della Giustizia e soprattutto l’AgID, quali attori principali sull’argomento”.

Il senatore Fornaro, il quale si è dichiarato parzialmente soddisfatto, ha auspicato che il Governo si attivi al fine di superare gli ostacoli normativi la cui sussistenza è stata riconosciuta dal Sottosegretario Gentile.

Una risposta a luci ed ombre, sottolinea il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) Riccardo Alemanno, che già dal 2013 ha più volte sottoposto la problematica ai titolari del Mise che si sono succeduti in questi anni – segnalazione già inviata anche al ministro Calenda -. Ha infatti dichiarato Alemanno: “Ringrazio il Sen. Fornaro per l’impegno e per avere ben compreso il problema ed il Mise per la celerità di risposta, prendo atto della volontà del ministero di volere approfondire la problematica e a tal proposito ho richiesto un incontro al Sottosegretario Gentile per potere ripresentare tutte le nostre proposte di possibile modifica legislativa. Rimango però perplesso sul fatto che l’utilizzo di uno strumento come la pec sia legato a degli obblighi e non a delle opportunità. Ritengo che l’implementazione dell’indice INI – PEC, oltre ad essere utile per la Pubblica Amministrazione (in termini di tempo e costi) e necessaria per i professionisti di area associativa (i tributaristi hanno subito disagi a causa di ciò nell’ambito della loro attività professionale di intermediari fiscali), rappresenti un passo in avanti circa la modernizzazione dei sistemi di comunicazione tra cittadini e P.A.; pertanto deve essere incentivata e la normativa resa meno rigida. Quindi ribadisco come sia molto importante che il dicastero competente abbia dichiarato l’interesse ad approfondire la problematica”.

Ora il Presidente dell’INT, anche nella sua veste di Vice Presidente vicario di Confassociazioni, seguirà con ancora maggiore attenzione l’evoluzione della vicenda al fine di tenere alto l’interesse delle istituzioni.

Prestazioni gratuite dei professionisti, Alemanno scrive alle Entrate

Il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, ha scritto al dott. Aldo Polito, direttore centrale accertamento dell’Agenzia delle Entrate, per avere chiarimenti circa l’accertamento delle prestazioni gratuite del professionista, in particolare dell’intermediario fiscale, che, come pubblicato sulla stampa specializzata, rischia ricostruzioni di reddito tramite applicazione di compensi tariffari che, ovviamente, sono molto distanti dalla media dei compensi reali, soprattutto in tema di modelli dichiarativi inviati telematicamente.

Si legge nella nota del presidente Alemanno: “Il mio timore e la mia preoccupazione non sono dati dalla presunzione di evasione relativamente alle prestazioni gratuite, cosa che da sempre è oggetto di accertamento se non riconducibile a giustificazioni reali, ma dall’applicazione di parametri, nel caso in esame (accertamento su ricostruzione reddito collegato ai modelli Unici inviati telematicamente, ndr) dai prezzi delle dichiarazioni dei redditi desunti dal tariffario dei dottori commercialisti”.

A parte il fatto – prosegue Alemannoche i valori indicati sono ben lontani dai valori medi applicati dagli intermediari fiscali, soprattutto negli ultimi anni dove si fa sempre più fatica a incassare i normali compensi, i tariffari, non più obbligatori ma solo indicativi, se applicati causerebbero una fuoriuscita dagli studi degli assistiti”.

Nell’ambito proprio dell’attività degli intermediari fiscali (tributaristi, commercialisti, consulenti del lavoro, revisori, ecc.) – sottolinea ancora Alemannosi utilizza la forfetizzazione dei compensi, poiché nella maggior parte dei casi si tratta di prestazioni continuative. Se ad un singolo soggetto applicassimo, solo per la dichiarazione dei redditi, i valori indicati dall’ADE e sommassimo poi quelli della contabilità e consulenza, applicheremmo prezzi che ci manderebbero fuori mercato. Le chiedo pertanto se tali parametri vengono applicati effettivamente ed in caso affermativo allora si dovrebbero rivedere, in virtù della realtà operativa degli studi”.

In attesa di avere chiarimenti da parte dell’Agenzia alle domande di Alemanno, si può trovare conforto nella giurisprudenza, come la sentenza del 28 ottobre 2015, n. 21972 della Corte di Cassazione, sezione V, in merito alla lecita gratuità dell’operato di un professionista (consulente intermediario fiscale) nei confronti di soggetti con i quali oltre a ricorrere, in alcuni casi, un rapporto di lavoro, vi è altresì un rapporto di parentela o di amicizia.

Unico 2016, Alemanno a Padoan: urge proroga versamenti

Dopo la nota con la richiesta di proroga dei versamenti da Unico 2016, inviata nei giorni scorsi al viceministro dell’Economia e delle Finanze Enrico Zanetti e ai presidenti delle Commissioni Finanze di Camera e Senato Maurizio Bernardo e Mauro Maria Marino, il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, ha ribadito la necessità della proroga al ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan.

Alemanno ha sottolineato come gli studi professionali siano sottoposti, senza soluzione di continuità, ad un confronto con una serie di adempimenti e scadenze, tra le quali quella di Unico 2016, che, come riconosciuto da tutti, necessitano di una concreta semplificazione e riduzione.

In questi giorni, ad esempio, le scadenze di Imu e Tasi, nonostante le esclusioni per la prima casa, occupano gli studi in un pesante tour de force e si sovrappongono proprio alla scadenza del 16 giugno di Unico 2016.

Quindi, in attesa di un necessario riordino delle scadenze che eviti sovrapposizioni, è necessaria la proroga dei versamenti da Unico 2016. Uno slittamento di appena tre settimane non creerebbe danno alcuno all’erario, ma garantirebbe ai contribuenti e agli studi degli intermediari fiscali un maggior lasso di tempo per predisporre modelli e conteggi.

Alemanno (Confassociazioni): “Tessera professionale e cessione crediti rafforzano le professioni”

La recente partecipazione del Vice Presidente Vicario di Confassociazioni, Riccardo Alemanno, al Forum della European Professional Card è stato un momento per fare il punto sull’importante strumento della tessera professionale e sul ruolo di Confassociazioni e a livello nazionale e internazionale.

La partecipazione al Forum della European Professional Card – ha infatti ricordato Alemanno, che è anche Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristiha avuto come principale motivazione quella di evidenziare alla Commissione Europea l’importante presenza in Italia delle professioni di cui alla L. 4/2013. La conseguenza evidente dovrebbe essere l’inserimento delle professioni associative nel sistema della tessera professionale europea. I prossimi passi saranno quelli del confronto con il ministero delle Politiche Europee. Il percorso non sarà rapido e agevole, ma si deve iniziare al più presto, poiché la Commissione Ue si è data un anno di tempo per sperimentare il nuovo sistema informatico di riconoscimento dei titoli professionali“.

A margine del forum – ha continuato il Vice Presidente Vicario di Confassociazioniho avuto modo di confrontarmi con il Presidente dell’Albo dei Consulenti del Lavoro, nonché Presidente del Comitato Unitario delle Professioni, Marina Calderone, con la quale si è soprattutto dibattuto di problematiche previdenziali. Ma non basta. Pochi giorni prima, su invito dell’on. Azzurra Cancelleri della Commissione Attività Produttive, ho avuto modo di incontrare presso i gruppi parlamentari in Roma, una delegazione del Movimento 5 Stelle. Nell’incontro si sono affrontate varie tematiche relative al lavoro autonomo professionale, in particolare l’iniziativa con la quale i parlamentari vogliono dare la possibilità, anche ai professionisti, di accedere all’istituto della cessione pro-soluto dei propri crediti, possibilità che oggi hanno solo le imprese. Ci siamo dichiarati ovviamente favorevoli e abbiamo evidenziato alcuni aspetti di carattere fiscale che andrebbero chiariti per rendere operativa al meglio la futura modifica normativa”.

Il 4 marzo scorso, infatti, gli onorevoli Dino Alberti e Azzurra Cancelleri hanno depositato una risoluzione in Commissione Finanze alla Camera che impegna il Governo ad estendere al lavoro autonomo professionale la possibilità di cedere pro-soluto i propri crediti a banche e intermediari finanziari. Una risoluzione molto apprezzata da Confassociazioni

La crisi e il credit crunch hanno messo in ginocchio i professionisti, che devono anche vedersela con i ritardi nei pagamenti da parte dei committenti, sia privati che pubblici. Il reddito medio dei professionisti è crollato di oltre il 18% dal 2007. Solo 3 professionisti su 10 vengono pagati puntualmente, il 19,5% con un ritardo che va dai 3 ai 6 mesi e il 16,8% è costretto ad aspettare più di 6 mesi. In particolare, se il committente è pubblico, per il 20,7% il ritardo è di oltre 6 mesi, mentre il 6,8% dichiara addirittura di non essere mai stato pagato.

Con questa risoluzione – ha concluso Alemannosi evidenzia un rinnovato interesse verso il mondo del lavoro autonomo professionale. Dopo la Legge di stabilità, la presentazione da parte del Governo del Ddl sul lavoro autonomo come pure l’attenzione da parte di un gruppo parlamentare ne sono la conferma. Saremo sempre pronti a collaborare con chi vuole dare soluzione ai tanti problemi del settore. Confassociazioni e tutte le Associazioni che vi aderiscono, hanno sempre sostenuto il confronto costruttivo con le istituzioni al fine di dare supporto e voce al settore del lavoro autonomo professionale”.

Lavoro autonomo professionale e cessione crediti pro-soluto

Il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) Riccardo Alemanno, anche nella veste di vicepresidente vicario di Confassociazioni, su invito dell’on. Azzurra Cancelleri della Commissione Attività produttive, ha incontrato nelle scorse settimane, presso i Gruppi parlamentari in Roma, una delegazione del Movimento 5 Stelle.

Nell’incontro si sono affrontate varie tematiche relative al lavoro autonomo professionale, in particolare l’iniziativa con la quale i parlamentari vogliono dare la possibilità, anche ai professionisti di accedere all’istituto della cessione pro-soluto dei propri crediti, possibilità che oggi hanno solo le imprese. Alemanno si è dichiarato ovviamente favorevole e ha evidenziato alcuni aspetti di carattere fiscale che andrebbero chiariti per rendere operativa al meglio la futura modifica normativa.

In data 4 marzo gli on.li Dino Alberti e Azzurra Cancelleri, in qualità di primi firmatari, hanno depositato una risoluzione, in Commissione Finanze della Camera dei Deputati, che impegna il Governo a estendere al lavoro autonomo professionale la possibilità di cedere pro-soluto i propri crediti a banche e intermediari finanziari.

Ecco uno stralcio del comunicato dei proponenti: “La crisi e il credit crunch hanno messo in ginocchio i professionisti, che devono anche vedersela con i ritardi nei pagamenti da parte dei committenti, sia privati sia pubblici. Ecco perché abbiamo presentato la risoluzione. Il reddito medio dei professionisti è crollato di oltre il 18% dal 2007. Questo segmento lavorativo è ormai ridotto a serbatoio involontario di raccolta di risorse destinate, a intermittenza e senza garanzia di stabilità alcuna, al settore industriale o ai servizi. Solo tre professionisti su dieci vengono pagati puntualmente, il 19,5% con un ritardo che va dai tre ai sei mesi e il 16,8% è costretto ad aspettare più di sei mesi. In particolare, se il committente è pubblico, per il 20,7% il ritardo è di oltre sei mesi, mentre il 6,8% dichiara addirittura di non essere mai stato pagato. Tutto ciò è inaccettabile, soprattutto se poi si considera che il 60% degli autonomi dice di non riuscire ad arrivare a fine mese. La cessione dei crediti consentirebbe invece a questi lavoratori, spesso molto giovani, di avere risorse fresche e tempestive per andare avanti”. Con la risoluzione, che i promotori sperano di calendarizzare al più presto, si darebbe un’opportunità ai professionisti italiani.

Con questa risoluzione – ha commentato Alemannosi evidenzia un rinnovato interesse al mondo del lavoro autonomo professionale. Dopo la Legge di stabilità che ha dato alcuni segnali in questa direzione, la presentazione dal parte del Governo del ddl sul lavoro autonomo, ora questo atto da parte di un gruppo parlamentare ne sono la conferma. Saremo sempre pronti a collaborare con chi vuole dare soluzione ai tanti problemi del settore, l’Istituto Nazionale Tributaristi, Confassociazioni e tutte le Associazioni che vi aderiscono, hanno sempre sostenuto il confronto costruttivo con le istituzioni al fine di dare supporto e voce al settore del lavoro autonomo professionale”.

Clicca qui per leggere il testo della risoluzione.

Alemanno (Int): “Partite Iva? Free lance? No, semplicemente professionisti”

Il ddl sul lavoro autonomo di imminente discussione in Parlamento offre l’occasione a Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi, per una riflessione articolata su professioni, professionisti e partite Iva.

A breve in Parlamento – esordisce Alemannoinizieranno l’analisi e la discussione del ddl sul lavoro autonomo approvato dal Consiglio dei Ministri. Le norme in esso contenute riguardano sia i professionisti indicati nella Legge n. 4/2013, sia i professionisti le cui attività sono ricomprese in ordini o collegi”.

In questi giorni – prosegue Alemannoho letto e sentito varie modalità di individuazione dei soggetti interessati: partite Iva, free lance, autonomi precari, popolo del lavoro autonomo, ecc. Poiché da decenni seguo e faccio parte del suddetto settore professionale, chiedo al mondo dei media, degli esperti, dei commentatori e dei politici: non sarebbe più semplice, poiché esistono norme specifiche che già individuano questi soggetti, parlare semplicemente di ciò che essi sono, cioè professionisti?”.

Dico questo – puntualizza Alemannonon solo per senso di appartenenza, ma per il fatto che sembrerebbe quasi che questo settore sia popolato da una schiera di sfortunati costretti all’uso della partita Iva come ultima spiaggia. Certamente l’inserimento lavorativo nel mondo professionale non è semplice, soprattutto per i giovani: i problemi diretti ed indiretti sono molteplici per tutti. In taluni casi è vero che ci sono soggetti ‘costretti’ ad aprire una partita Iva e per arginare tale deprecabile fenomeno esistono specifiche norme; ciò però non deve far venire meno la dignità di essere professionisti, persone che lavorano e danno lavoro, che credono nella professione, che hanno investito nella loro professionalità e che non sono pressapochisti della partita Iva”.

Piangersi addosso – afferma con decisione Alemannonon aiuta, come non aiuta essere identificati come una sorta di richiedenti soccorso. Chiedere, come è stato fatto, più tutele ed equità non è una invocazione disperata ma è la giusta richiesta di diritti”.

Pertanto – conclude Alemannochiedo a tutti coloro che tratteranno del ddl sul lavoro autonomo di parlare e scrivere di professionisti, perché di ciò si tratta. Spero possa essere compreso il senso del mio intervento, il cui intento non è polemico ma chiarificatore, e ringrazio dell’attenzione che sarà data alla mia richiesta”.

Int, Confassociazioni e indice INI – PEC

Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), anche nella veste di Vice Presidente Vicario di Confassociazioni, ha chiesto al ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e al Sottosegretario Simona Vicari la modifica legislativa dell’Indice INI-PEC, per l’inserimento degli indirizzi di posta elettronica certificata dei professionisti di cui alla L. 4/2013.

Non è la prima volta che Alemanno solleva la problematica: già nel 2013 aveva segnalato al Mise la necessità di integrare l’INI-PEC. Purtroppo, sino ad oggi tutto è rimasto invariato nonostante la stessa norma istitutiva dell’INI-PEC indicasse che i primi elenchi inseriti, relativi alle imprese e ai professionisti iscritti in ordini o collegi fossero solo un punto di partenza.

Il che è logico se si vuole che, attraverso l’INI-PEC, la Pubblica Amministrazione possa individuare gli indirizzi Pec di tutti i soggetti produttivi, professionisti Legge 4/2013 compresi, e inviare così loro comunicazioni ed atti con valore di notifica e con risparmio di tempo e costi.

Il problema oltre che di ordine logico, stante alla ratio della norma, è divenuto poi operativo quando l’Agenzia delle Entrate prima (Pec per obblighi antiriciclaggio) e poi il sistema TS (Pec per invio dati sanitari) individuavano nell’indice INI-PEC il sistema per verificare gli indirizzi Pec degli intermediari fiscali.

Pur avendo superato i problemi operativi, grazie all’intervento dell’Int ed alla disponibilità dell’Agenzia delle Entrate, non è però ancora risolto il problema in modo definitivo e gli ostacoli superati oggi dai tributaristi potrebbero presentarsi anche per altri professionisti di cui alla L. 4/2013.

Da qui la proposta emendativa presentata dall’Int: all’articolo 6-bis del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 concernente “Codice dell’amministrazione digitale” introdotto dall’articolo 5, comma 3 del decreto legge 18 ottobre 2012 n.179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n.221, aggiungere: 6) I professionisti esercenti attività di cui alla Legge n. 4 del 14/01/2013 pubblicata in GU n.22 il 26 gennaio 2013, che non rientrino nelle fattispecie di cui al punto 2), dovranno comunicare il proprio indirizzo Pec utilizzando gli strumenti telematici resi disponibili dalle Camere di commercio per il tramite delle proprie strutture informatiche al fine di ottimizzare la raccolta e aggiornamento dei medesimi indirizzi.

Infatti Alemanno al sottosegretario Vicari, che si è resa disponibile a valutare la richiesta, ha evidenziato: “La scelta di inserire inizialmente gli indirizzi Pec di imprese e professionisti iscritti in ordini o collegi è stata evidentemente di carattere operativo, poiché non era ancora vigente la Legge n. 4/2013 relativa alle professioni non ricomprese in ordini o collegi. La mancanza dell’inserimento degli indirizzi PEC dei professionisti della L. 4/2013, quali ad esempio i tributaristi, ha comportato problemi operativi per altri obblighi normativi o funzioni professionali quali l’invio della Pec all’Agenzia delle Entrate ai fini antiriciclaggio, obbligo normativo a cui i tributaristi sono soggetti, e l’invio telematico al sistema TS dei dati sanitari da parte di un intermediario fiscale autorizzato; i tributaristi sono intermediari fiscali autorizzati, ma il sistema controllava la Pec tramite l’INI-PEC causando il blocco della procedura. Da qui l’esigenza non più rinviabile dell’inserimento in INI-PEC degli indirizzi Pec dei predetti professionisti”.

Alemanno inoltre ha assicurato che le associazioni di rappresentanza professionale di cui all’art. 2 della Legge n. 4/2013, ricomprese negli elenchi del Mise e aderenti a Confassociazioni, tra cui l’Istituto Nazionale Tributaristi sono a disposizione per supportare l’implementazione dell’Indice INI-PEC.

Giovedì 28 gennaio, inoltre, presso il Mise si è tenuto un incontro tra tecnici del ministero dello Sviluppo Economico coordinati dal Vice Capo di Gabinetto Consigliere Edoardo Battisti e una delegazione dell’Int composta dal vicepresidente Vicario Sergio Alfani e dal Consigliere nazionale Costantino Bianchi. I tecnici del ministero hanno ben compreso le motivazioni della richiesta, che non incontra problemi dal punto di vista tecnico-operativo. L’auspicio è che ora la politica attui in tempi brevi la modifica normativa.

Confassociazioni International per gli investimenti esteri

In un momento nel quale il mercato domestico stenta ancora a uscire dalle secche della crisi, gli investimenti esteri sono linfa vitale per le imprese. Lo sa anche Salvo Iavarone, Presidente di Confassociazioni International, che ha dichiarato in una nota: “Parte da Torino, il 19 gennaio prossimo, il ciclo di conferenze sugli investimenti esteri organizzato da Confassociazioni International in collaborazione con Unioncamere”.

L’appuntamento è il primo di una serie di incontri organizzati insieme a Unioncamere – ha continuato Salvo Iavaroneche avranno luogo nel corso del 2016 presso le camere di Commercio di Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli e Siracusa. A Torino, dopo i saluti di Vincenzo Ilotte, Presidente Camera di Commercio ospitante, Riccardo Alemanno, Vice Presidente Vicario di Confassociazioni e Saverio Delli Paoli, Coordinatore regionale Piemonte di Confassociazioni, ci sarà la mia introduzione come Presidente di Confassociazioni International”.

A seguire, nella prima sessione si osserverà come il sistema Paese Italia viene proposto all’estero per invitare gli operatori ad investire. In questa occasione – ha continuato Iavarone che è anche Presidente di Asmef, Associazione Mezzogiorno Futuro – avremo come protagonisti il Presidente dell’ICE, Riccardo M. Monti, la Vicepresidente di Confindustria, Licia Mattioli, il Presidente Anci e Sindaco di Torino Piero Fassino, Bernardino Chiaia del Politecnico del capoluogo piemontese”.

Nella seconda sessione verranno affrontati i possibili benefici che i territori possono ricevere se gli investimenti aumentano. Ne parleremo con Ivan Lo Bello, Presidente di Unioncamere, Alessandra Lanza della Fondazione Prometeia e Andrea Gavosto, Direttore della Fondazione Agnelli”.

Infine, nella terza sessione, Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte, ci racconta cosa fa il Piemonte, e come lo fa, insieme a Giuseppe Donato, Presidente del Ceip. Concluderà il dibattito Angelo Deiana, Presidente Nazionale di Confassociazioni”.

Come mai Confassociazioni International sta lavorando a questa iniziativa? Il 2014 – ha sottolineato Iavaroneregistra una crescita del 3,5% degli investimenti diretti dall’estero, ma siamo ancora molto indietro: restiamo in coda alla graduatoria europea, superiori solo alla Grecia. Eppure, in un mondo che vola sugli scambi internazionali, una crescita in questo segmento potrebbe risultare preziosa. Perché iniziamo in Piemonte? Perché si tratta di una case history positiva. Il Nordovest attrae da solo il 65% degli investimenti totali. Seguono il Centro (18,5%), il Nordest (13,8%), e in coda il Sud (2% appena). Al termine del percorso di studi e confronto in collaborazione con Unioncamere, indicheremo in un documento condiviso al Governo alcune azioni possibili tese a favorire una crescita degli investimenti diretti dall’estero”.