Jobs Act e piano Renzi, il punto di vista dell’INT

Il Jobs Act del presidente del Consiglio Renzi divide. Ci mancherebbe altro, siamo in Italia… E quando mai un provvedimento governativo ha unito qualcuno? Ma divide anche i lavoratori. Perché se i diretti beneficiari delle misure di Renzi saranno i lavoratori dipendenti, che tra un paio di mesi dovrebbero vedere gli effetti delle misure del governo in busta paga, come spesso accade il popolo degli autonomi e dei professionisti resta alla finestra.

Sono oltre 5 milioni e mezzo, come rileva l’Istat relativamente all’ultimo trimestre del 2013. Aggiungiamo circa 6 milioni di partite Iva che comprendono anche le imprese. E abbiamo le dimensioni del fenomeno.

Tra i professionisti c’è chi accoglie positivamente le indicazioni del Presidente del Consiglio in attesa di vederne la concretizzazione. È il caso dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) il cui presidente, Riccardo Alemanno, ha dichiarato:“Certo ognuno avrebbe voluto di più per la propria categoria o per le proprie necessità, in un momento di crisi tutti vivono momenti difficili, qualcuno però sta affrontando anche difficoltà maggiori e credo che i soggetti individuati dal Presidente Renzi, come destinatari del maggior beneficio annunciato nei giorni scorsi ovvero i lavoratori dipendenti, siano proprio coloro che più di altri risentono della crisi economica. Bisogna uscire dalla logica della difesa del  proprio orticello, cosa che ha prodotto sempre negatività per la collettività, soprattutto il mondo professionale dovrebbe comprendere tale necessità anteponendo linteresse generale al proprio, ricordando che solo se lintera collettività potrà avere maggiori risorse da immettere sul  mercato con implementazione dei consumi, solo così anche le varie categorie produttive, professionisti compresi potranno uscire dall attuale situazione di  stagnazione economico-finanziaria”. “Purtroppo – prosegue Alemannoproprio in questi giorni giungono segnali che vanno in tuttaltra direzione, aumentare ad esempio i compensi dei servizi professionali resi reintroducendo tariffe minime credo che in questo  momento sia, pur se legittimato dalla norma, qualcosa di incomprensibile e che avrà un effetto positivo per pochi e negativo per la collettività. Da parte nostra, lo abbiamo già comunicato al Presidente Renzi, siamo  pronti a fare la nostra parte, senza chiedere riconoscimenti, senza mettere sul piatto contropartite, ma solo ed esclusivamente nell’interesse generale del Paese. Sicuramente proseguiremo la nostra battaglia sulla semplificazione e sulla riforma fiscale, continueremo a criticare ciò che merita di essere criticato perché non va nel verso dellequità e della giustizia sociale,  ma questa è una battaglia di tutti e per tutti  e non di parte”.

Il Jobs Act per punti

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ama molto i social network e adora esprimersi con termini e locuzioni inglesi. Una di quelle che più è risuonata prima e dopo la sua entrata a Palazzo Chigi è Jobs Act, ovvero un piano lavoro che prevede, tra l’altro un contratto unico, un assegno universale per chi perde il lavoro con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare nuove proposte di lavoro, tutele crescenti, rappresentanza sindacale nei cda. Ecco un decalogo per meglio conoscere il Jobs Act

Apprendistato
Sarà semplificato e avrà meno vincoli. Cade l’obbligo di confermare i precedenti apprendisti prima di assumerne di nuovi.

Retribuzione
La retribuzione dell’apprendista, relativamente alle ore di formazione, ammonterà al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento finale.

Contratti a termine
Viene innalzata da 12 a 36 mesi la durata del primo rapporto di lavoro a tempo determinato e non viene richiesto il requisito della causalità (il motivo dell’assunzione); fissato al 20% il limite massimo per l’utilizzo.

Proroghe più semplici
Sarà possibile prorogare i contratti a termine più volte.

Cassa integrazione
Vengono mantenute la cig ordinaria e straordinaria, con l’introduzione del cosiddetto “meccanismo premiante”: si abbassa il contributo di tutti ma si usa maggiormente la cassa.

Tutele crescenti
Punto tutto da chiarire. Secondo il testo, è possibile l’introduzione “eventualmente in via sperimentale, di ulteriori tipologie contrattuali espressamente volte a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti”.

Garanzia universale
Il sussidio è inserito nel ddl delega, per la cui applicazione ci vorranno almeno sei mesi. Questo sussidio ssorbirà Aspi e mini Aspi e sarà “graduato in ragione del tempo in cui la persona ha lavorato”.

Garanzia giovani
Partirà dalll’1 maggio e riguarderà almeno 900mila persone, con risorse per 1,5 miliardi.

Meno forme contrattuali
Riordino e snellimento delle attuali 40 forme contrattuali.

Smaterializzazione del Durc
Un intervento su cui Renzi punta molto: nel 2013 i Durc presentati sono stati circa 5 milioni.

Incontro tra Enrico Giovannini e Marina Calderone

Enrico Giovannini, ministro del Lavoro, ha incontrato Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, la quale ha voluto affrontare subito la questione legata alla riforma del lavoro, tuttora considerata cruciale e prioritaria per il bene del Paese.

Il governo, a questo proposito, è chiamato a modificare alcuni aspetti della Riforma Fornero, per poter snellire l’occupazione e renderla accessibile anche, e soprattutto, ai giovani.

Marina Calderone ha inoltre confermato la completa disponibilità, da parte dei consulenti del lavoro, a collaborare con il Governo, in particolare illustrando le parti più “deboli” della riforma e proponendo alternative valide: “Abbiamo presentato le nostre idee di cambiamento che hanno al centro i giovani, le donne e tutte le fasce deboli del mercato del lavoro. Bisogna rilanciare l’apprendistato, semplificandolo; cosí come é necessario intervenire sui contratti a termine e sulla disciplina delle partite iva. Ma piú in generale bisogna liberare il lavoro da lacci e lacciuoli“.

Il ministro Giovannini ha espresso parere positivo per l’iniziativa, che va nella stessa direzione delle consultazioni già attivate con chi vive il mercato del lavoro in prima linea.

La presidente dei consulenti del lavoro ha inoltre illustrato al ministro il programma del prossimo Festival del Lavoro, previsto dal 20 al 22 giugno a Fiuggi.

Vera MORETTI

Gaetano Stella chiede una revisione della Riforma del Lavoro

Il nuovo Governo ha annunciato, ormai lo sanno tutti, un vero e proprio restyling dei contratti a termine e dell’apprendistato, per contrastare la disoccupazione giovanile sempre in aumento.
Ma Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, sostiene che, per risolvere alla radice questo grave problema, occorra una revisione più profonda della Riforma del Lavoro in tutta la sua totalità.

Per Stella è sicuramente positivo che i contratti a termine vengano modificati e che siano ridotti gli stacchi temporali, ma vuole di più: “La riforma Fornero ha allungato i tempi di intervallo tra un contratto a termine e l’altro, senza però garantire la stabilizzazione dei lavoratori, aumentando al contrario fenomeni di turnover tra gli stessi, danneggiando proprio quei lavoratori che si volevano proteggere e quindi producendo fenomeni distorsivi rispetto agli obiettivi della norma. Fortunatamente, la legge ha stabilito che i contratti collettivi potessero prevedere, stabilendone le condizioni, la riduzione di tali intervalli di tempo e su questo fronte gli studi professionali sono al riparo”.

A questo proposito, il 28 novembre scorso Confprofessioni e i sindacati avevano stipulato un accordo che aveva già ridotto la riduzione dei termini per i lavoratori del comparto professionale, portandoli a 20 giorni in caso di contratti di durata inferiore a 6 mesi; 30 giorni in caso di contratti di durata superiore.

Ciò che a Gaetano Stella non piace della Riforma Fornero è che i provvedimenti relativi ai contratti a termine e di apprendistato sembrano studiati pensando soprattutto alle grandi aziende ma, al contrario, risultano sbilanciati se si pensa alle piccole imprese, come ad esempio gli studi professionali che occupano mediamente 2,7 dipendenti “dove le modifiche introdotte alla disciplina della reintegrazione nel rapporto di lavoro sono praticamente nulle”.

Vera MORETTI

Letta e Giovannini al lavoro per cambiare la Riforma Fornero

Il Governo Letta ha pochi giorni di vita ma le sue prime intenzioni sono già ben chiare: sia Enrico Letta sia Enrico Giovannini sono concordi nel dichiarare che la Riforma del Lavoro va cambiata al più presto.

Nonostante i tentativi operati dall’ex ministro Elsa Fornero, è necessaria maggior flessibilità, soprattutto quando si tratta di apprendistato e contratti a tempo determinato.
Tra i provvedimenti ai quali si sta pensando, c’è un’ulteriore riduzione delle pause tra un contratto a termine e l’altro, allungate dalla Riforma Fornero da 10 a 60 giorni per i contratti fino a sei mesi e da 20 a 90 giorni per gli altri, favorendo la proroga di contratti a termine.
Le pause dovrebbero essere ridotte anche per i contratti collettivi.

Giovannini vorrebbe intervenire anche sul causalone, che riguarda i contratti di durata superiore ad un anno, rendendo meno rigide le condizioni di applicabilità della causale, oppure sostituendola con un meccanismo diverso, ad esempio una soglia numerica di contratti a termine in azienda.

Neppure l’apprendistato rimarrà come Elsa Fornero l’aveva voluto, poiché si studia un modo per potenziarlo, magari rimuovendo i paletti per l’assunzione di nuovi apprendisti da sostituire con incentivi.
Ciò che spinge il Governo a modificare il provvedimento è il desiderio, e la necessità, di promuovere il lavoro giovanile.
I saggi propongono: miglior utilizzo dei fondi europei, credito d’imposta per i lavoratori a bassa retribuzione, da non limitare ai soli giovani, miglior alternanza dei periodo scuola-lavoro, introduzione di un apprendistato universitario, sul modello tedesco o austriaco, magari addirittura prevedendo corsi di laurea triennali sotto forma di apprendistato.

I temi del lavoro sono stati affrontati anche durante la tournèe che Enrico Letta ha effettuato spostandosi da Berlino a Parigi, fino ad arrivare a Bruxelles, durante la quale il neo presidente ha voluto rassicurare i partner europei sul rinnovato impegno dell’Italia nell’osservare i vincoli di bilancio ma senza dimenticare le riforme tanto annunciate.

Vera MORETTI

Partite Iva: in calo le persone fisiche, in aumento le società

Con i cambiamenti che hanno riguardato il mondo del lavoro nell’ultimo anno, a partire dalla Riforma del Lavoro e dall’introduzione delle nuove Srl, molte trasformazioni hanno caratterizzato il mondo delle partite Iva, soprattutto per quanto riguarda la natura giuridica.
L’effetto primario ben visibile è un calo delle persone fisiche (-13%) e un aumento delle società di capitali (+8,65%), come è stato anche rilevato dai dati di febbraio dell’Osservatorio sulle partite IVA del Dipartimento delle Finanze.
Le aperture sono state 50.759, con una flessione del 9,4% rispetto a febbraio 2012.

La diminuzione delle persone fisiche con partita Iva è da attribuire principalmente alla Riforma del Lavoro, che aveva operato una stretta decisiva per evitare che il lavoro subordinato fosse celato da una collaborazione a partita Iva.
Il trend, in particolare, ha invertito la sua rotta a partire dall’estate 2012, quando è entrata in vigore la riforma.
In autunno, invece, sono aumentate le società di capitale, quando è diventato possibile aprire Srl a 1 euro.

Per quanto riguarda le partite Iva aperte a febbraio, la ripartizione territoriale vede il 43,3% al Nord, il 22,8% al Centro e circa il 34% al Sud ed Isole.
Rispetto a febbraio 2012, solo pochi territori hanno resistito al calo generalizzato delle aperture: tra di essi Molise (+20%), Valle d’Aosta, Marche, Abruzzo. Flessioni superiori al 10% si registrano invece in Liguria, Campania e Calabria.

Per quanto riguarda i settori produttivi, in testa rimane il commercio, con il 24% delle nuove Partite IVA, seguito dalle attività professionali (oltre il 16%), edilizia ed agricoltura.
Si è registrato un calo generalizzato, e un unico settore in attivo, quello relativo ad alloggio e ristorazione (+7,9%), mentre flessioni decise riguardano le professioni e l’edilizia, oltre il 17%.

Vera MORETTI

Incentivi alle assunzioni anche per ex dipendenti

I contributi che in questo periodo vengono erogati alle imprese che assumono sono validi anche quando un’azienda riassume suoi ex dipendenti.
Gli incentivi rientrano nel caso di agevolazioni per assunzione di disoccupati di lunga durata: per 36 mesi l’azienda paga il 50% dei contributi previdenziali o assistenziali.

Inoltre, la società ha diritto ai contributi anche se l’assunzione precedente era stata a sua volta agevolata, purché vengano rispettate le condizioni previste da questi incentivi, che spettano in caso di assunzioni a tempo indeterminato, anche part-time, a condizione che:

  • gli assunti siano disoccupati da almeno 24 mesi o sospesi dal lavoro e beneficiari di trattamento straordinario di integrazione salariale da un periodo analogo,
  • le nuove assunzioni non siano effettuate “in sostituzione di lavoratori dipendenti dalle stesse imprese licenziati per giustificato motivo oggettivo o per riduzione del personale o sospesi“.

In questo ultimo caso, i licenziamenti devono risalire solo agli ultimi sei mesi.

Un po’ diverso il caso di un datore di lavoro che riassume un lavoratore part-time a 20 ore settimanali: il diritto alle agevolazioni scatta solo per il periodo residuo rispetto al limite dei 36 mesi.

Vera MORETTI

Mini-ASPI per chi ha perso il lavoro nel 2012

E’ prevista, per i lavoratori che hanno perso il lavoro nel 2012, un’indennità di disoccupazione, purché il lavoratore abbia un’anzianità assicurativa di due anni con almeno 78 giornate di lavoro nell’anno 2012.

Il sussidio mini-ASPI sarà erogato esclusivamente nel 2013 al fine di indennizzare periodi di disoccupazione relativi al 2012.
Il tetto massimo per la mini-ASPI è pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi due anni, se questa è pari o inferiore ad € 1.180,00 oppure, qualora fosse superiore, al 75% di € 1.180,00 sommato al 25% della differenza tra la retribuzione media mensile imponibile e l’importo di € 1.180,00.

L’indennità vale per una durata pari alla metà delle settimane lavorate nel 2012, calcolata come sottrazione tra il numero massimo di settimane presenti in un anno, ovvero 52, e le settimane lavorate e le settimane non indennizzabili o già indennizzate ad altro titolo.

La domanda per la mini-ASPI dovrà essere presentata all’INPS utilizzando in via esclusiva il canale telematico, fino al 2 aprile 2013.
E’ possibile collegarsi al sito web, attraverso i relativi servizi telematica accessibili con il PIN dell’Istituto, oppure il Contac Center multicanale attraverso il numero telefonico 803164 gratuito da rete fissa o 06164164 da rete mobile a pagamento.
Il pagamento avverrà in un’unica soluzione con accredito su conto corrente bancario o postale o su libretto postale o tramite bonifico domiciliato presso Poste Italiane.

Vera MORETTI

Inps rende note le aliquote della Gestione Separata 2013

Inps ha pubblicato una circolare in cui vengono rese note le nuove aliquote contributive dovute alla Gestione Separata Inps per l’anno 2013.

In particolare, viene recepito l’aumento del 2% dell’aliquota contributiva per i titolari di pensione e per i soggetti provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria, disposto dalla Riforma del Lavoro a seguito della modifica da parte della legge di conversione del Decreto Sviluppo 2012.
Per questi soggetti, l’aliquota passa dal 18% al 20%, mentre per i soggetti privi di altra copertura previdenziale l’aliquota resta ferma al 27,72%.

Sono obbligati ad iscriversi alla Gestione Separata Inps e a versarvi i relativi contributi i seguenti soggetti:
professionisti senza cassa, ovvero i lavoratori autonomi non iscritti alle apposite Casse di previdenza di categoria;

  • i collaboratori coordinati e continuativi (co.co.pro, collaboratori occasionali);
  • i lavoratori autonomi occasionali con reddito annuo superiore a € 5.000;
  • i venditori porta a porta con reddito annuo superiore a € 6.410,26;
  • gli associati in partecipazione con apporto di solo lavoro (e non iscritti ad un Albo professionale);
  • i soci-amministratori di Srl commerciale che, partecipando contemporaneamente al lavoro aziendale con carattere di abitualità e prevalenza e ricoprendo anche la carica di amministratore percependo per tale attività un compenso, sono obbligati al doppio obbligo di iscrizione, ovvero alla Gestione IVS commercianti in qualità di socio lavoratore e alla Gestione Separata Inps in qualità di amministratore;
  • i soggetti che, pur svolgendo un’attività il cui esercizio è subordinato all’iscrizione ad un Albo professionale, non sono iscritti e non versano il contributo soggettivo alla propria Cassa per disposizione statutaria o per scelta.

Per il 2013 le aliquote contributive della Gestione Separata Inps sono pari a:

  • 27,72% per i soggetti privi di altra copertura previdenziale obbligatoria (27% + 0,72% a titolo di contributo aggiuntivo per il sostegno della maternità, dell’assegno al nucleo familiare, della malattia, della degenza ospedaliera e del congedo parentale);
  • 20% per tutti gli altri soggetti (soggetti titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria).

Le aliquote contributive sopraindicate sono applicabili fino ad un massimale di reddito, che per l’anno 2013 è pari a € 99.034,00.
Il minimale di reddito valido per l’accredito dei contributi è, invece, pari per il 2013 a € 15.357,00.

Pertanto:

  • i soggetti privi di altra copertura previdenziale obbligatoria: avranno l’accredito dell’intero anno con un contributo annuale pari ad € 4.256,96 (di cui € 4.146,39 ai fini pensionistici);
  • tutti gli altri soggetti (soggetti titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria): avranno l’accredito dell’intero anno con un contributo annuo di € 3.071,40.

L’onere contributivo, nel caso di collaboratore, lavoratore autonomo occasionale o venditore porta a porta, è ripartito tra prestatore e committente nella misura pari a:

  • 1/3 a carico del prestatore/collaboratore;
  • 2/3 a carico del committente.

Nel caso di associazione in partecipazione con apporto di solo lavoro, l’onere è, invece, ripartito nel seguente modo:

  • 45% a carico dell’associato;
  • 55% a carico dell’associante.

In queste due ultime ipotesi, il versamento dei contributi deve essere eseguito dal titolare del rapporto contributivo (committente o associante) entro il giorno 16 del mese successivo a quello di corresponsione del compenso, mediante il modello F24 cartaceo o telematico nel caso dei titolari di partita IVA.

Per i professionisti iscritti alla Gestione separata, invece, l’onere contributivo è tutto a carico dei soggetti stessi ed il versamento dei contributi deve essere eseguito, tramite il modello F24 telematico, alle scadenze fiscali previste per il pagamento delle imposte sui redditi con le modalità dell’acconto e del saldo.

Vera MORETTI

Il Regime dei Minimi scelto da un terzo delle nuove partite Iva

Il Regime dei Minimi è stato scelto, nel 2012, da un terzo delle nuove partite Iva aperte da autonomi e da professionisti, decisi dunque ad utilizzare il regime fiscale agevolato per la loro attività.

Si tratta di un regime per contribuenti minimi che riserva un‘imposta del 5% e che sostituisce Irpef e addizionali regionali, anche se coloro che ne possono beneficare sono pochi.
In particolare, questa formula è rivolta a giovani e lavoratori che, avendo perso il lavoro, avviano un’attività in proprio.

I dati indicano i giovani come i maggiori utilizzatori del nuovo regime, tanto che il il 70% delle adesioni riguarda autonomi e professionisti con meno di 35 anni.

Buona parte dei nuovi minimi, un terzo del totale, riguarda il settore delle professioni seguito, a lunga distanza, dal commercio. Quanto alla distribuzione geografica, il 45,3% delle adesioni si è registrato al Nord, il 24,2% al Centro, il 30,5% al Sud e Isole.

Tra i “paletti” fissati c’è quello dell’età, poiché bisogna essere minori di 35 anni, e del fatturato, che non deve superare i 30mila euro all’anno.
Fra le nuove Partite IVA (+ 2,2% rispetto al 2011), spiccano le persone fisiche (+5,76% rispetto al 2012) mentre diminuiscono le nuove società di persone (-10,34%), società di capitali (-5,8%), non residenti (-2,87%), e altre forme giuridiche (-2,44%).

Le novità per il 2013, poi, arriveranno dalla Riforma del Lavoro, che ha ulteriormente irrigidito l’accesso a questo regime, pensando soprattutto alle partite Iva che mascherano rapporti di lavoro subordinato.

Vera MORETTI