Bonus mobili, limiti per i lavori in condominio

Quando si parla di bonus fiscali, agevolazioni legate all’edilizia, vi è sempre molta confusione e i contribuenti fanno fatica a capire esattamente a cosa si ha diritto. Molti si chiedono: se eseguo lavori su una parte comune di un edificio possono ottenere il bonus mobili? Per rispondere a questa domanda è necessario capire come funziona il bonus mobili e in particolare quali sono i limiti per i lavori in condominio. Al quesito ha risposto l’Agenzia delle Entrate sulla rubrica FiscoOggi.

Cos’è il bonus mobili e a chi spetta

Il bonus mobili è un incentivo che consente di ottenere una detrazione Irpef collegata a lavori di ristrutturazione dell’immobile per l’acquisto di mobili. La detrazione può arrivare al 50% della spesa sostenuta per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione.

Può essere richiesto entro il 31 dicembre 2024 per l’acquisto di mobili collegati a una ristrutturazione iniziata a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello dell’acquisto dei beni. La detrazione viene ripartita in 10 rate annuali di uguale importo.

Posso avere il bonus mobili per lavori condominiali?

Un contribuente ha formulato un quesito all’Agenzia delle Entrate inerente il caso in cui i lavori siano stati eseguiti esclusivamente su parti comuni di un edificio condominiale: Ho avviato lavori di manutenzione ordinaria delle parti comuni dell’edificio nel quale sono proprietario di 2 unità abitative su 3 in totale. I lavori riguardano le sole parti comuni (rifacimento intonaco e pittura interna del vano scale) e l’intervento ricade tra quelli che non necessitano di titolo edilizio alcuno. La domanda è: posso usufruire del bonus mobili per acquisto camera da letto per una delle unità abitative del quale sono proprietario e che appunto è parte dell’edificio per il quale sto manutenendo le parti comuni?

La risposta dell’Agenzia delle Entrate al quesito è negativa. I lavori in oggetto infatti sono eseguiti esclusivamente sulle parti comuni dell’edificio, questo implica che si può ottenere il bonus mobili solo per suppellettili che dovrebbero avere collocazione su tali parti comuni, ad esempio se ci fosse un ufficio per la guardiania, un eventuale arredo per questa parte se oggetto di ristrutturazione. L’agevolazione non può invece essere sfruttata per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici da destinare all’arredo della propria unità immobiliare. Sulla stessa linea anche la circolare 29 del 2013.

Leggi anche: Bonus mobili 2023: la guida dell’Agenzia delle Entrate con chiarimenti

 

Modello 730/2022 precompilato: cosa controllare prima dell’invio?

Dal 23 maggio 2022 è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate il modello 730/2022 precompilato, lo stesso prevede la possibilità di accettare la dichiarazione precompilata, modificarla o integrarla, ma per poter procedere è necessario prima controllare le varie voci. Ecco a cosa è bene prestare attenzione.

Come viene formato il modello 730/2022 precompilato

Per capire cosa controllare nel modello 730/2022 precompilato si deve prendere il via dalla base di partenza. L’Agenzia delle Entrate realizza i modelli precompilati avendo come punto di riferimento i dati in suo possesso ( ad esempio le rendite catastali) e che arrivano da terzi soggetti, ad esempio i datori di lavoro devono inviare anche all’Agenzia i CU dei dipendenti. Tra i dati forniti dai terzi ci sono anche quelli provenienti dalla fatturazione elettronica e da qui arrivano le possibili deduzioni e detrazioni, ad esempio il bonus musica viene riconosciuto se le spese sono state affrontate con strumenti di pagamento tracciabili.

Controllare dati anagrafici

Il primo controllo deve essere effettuato sui dati anagrafici, codici fiscali, dati dei familiari a carico.

Controllare sezioni per beni e redditi

Si procede quindi al controllo dei dati inerenti i beni immobili e che la CU presentata dal datore di lavoro coincida con quanto inserito nel modello precompilato. Ricordiamo che nel caso in cui nel corso dell’anno siano intercorsi rapporti di lavoro con più soggetti, l’Agenzia delle Entrate riceve i dati da parte di tutti.

Controlli modello 730/2022 precompilato: detrazioni per spese mediche

Più difficile può essere il controllo delle deduzioni e detrazioni, infatti non per tutte le spese vi è l’obbligo di pagamento con moneta elettronica ( carta di credito/debito, bonifici, assegni). Ad esempio, le prestazioni sanitarie e mediche che permettono di avere le detrazioni e in alcuni casi anche le deduzioni, possono essere pagate anche in contanti se usufruite presso strutture pubbliche, oppure presso strutture private convenzionate. Sebbene professionisti debbano inviare le fatture emesse all’Agenzia delle Entrate, i dati potrebbero non essere presenti, quindi meglio controllare. Questo implica che potrebbero esservi delle spese non considerate nel modello 730 precompilato e che invece possono essere portate in detrazione.

Anche per le spese sostenute presso la farmacia è possibile ottenere la detrazione anche se il pagamento è avvenuto in contanti.  Naturalmente è necessario conservare lo scontrino e che nello stesso sia indicato anche il codice fiscale del soggetto che ha usufruito della prestazione, occorre quindi consegnare la tessera sanitaria al momento di effettuare il pagamento.

Per conoscere tutte le deduzioni per spese mediche e sanitarie, leggi l’articolo: deduzioni per spese mediche e sanitarie: quali sono e quando si possono ottenere

Controllo modello 730/2022 interessi sui mutui

Occorre controllare anche che tra le detrazioni ci siano gli interessi sui mutui pagati. I dati in questo caso sono comunicati all’Agenzia delle Entrate dalle banche, ma è sempre bene verificare che effettivamente tale comunicazione sia avvenuta.

Bonus nido e mensa scolastica

Deve anche essere ricordato che le famiglie che si avvalgono del bonus nido non possono portare il detrazione il 19% delle spese sostenute per le rette dell’asilo. Cumulando le due agevolazioni vi è un errore e di conseguenza in seguito si può andare incontro a sanzioni.

Attenzione deve essere posta anche alle spese per le mense scolastiche, queste di solito sono comunicate dall’istituto. Nel caso in cui le spese effettuate nel 2021 siano state trasmesse subito dopo il loro pagamento dall’istituto e sono poi state restituite perché non c’è stata frequenza scolastica a causa del Covid, è necessario modificare il dato eventualmente presente in dichiarazione.

Ristrutturazioni edilizie in condominio

Un’altra nota da tenere presente sono le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie. Nel caso in cui le stesse siano avvenute in condomini in cui è presente all’amministratore, deve ricordarsi che le spese pagate e comunicate dagli amministratori sono già inserite in dichiarazione; le spese saldate dai singoli contribuenti sono presenti nel foglio informativo, ma non nella dichiarazione e per avvalersene è quindi necessario inserirle.

Nel caso di condomini senza amministratori invece tutti i dati devono essere aggiunti in dichiarazione.

Ricordiamo che la modifica del modello 730 precompilato può avvenire dal 31 maggio.

Fondo pensione: quando conviene anche per le spese sanitarie e acquisto prima casa

Aderire a un fondo pensione non è una scelta solo previdenziale. L’obiettivo principale di integrare la pensione futura che si riceverà una volta che si uscirà dal mondo del lavoro e, dunque, di mantenere un buon tenore di vita, può essere solo uno dei motivi che possono spingere i lavoratori ad aderire alla previdenza complementare. Infatti, è possibile individuare anche prestazioni non pensionistiche che integrano la prestazione finale, riconducibili a vantaggi di tipo sanitario o di acquisto della prima casa dell’iscritto o dei figli.

Fondo pensione, quanto conviene aderire alla previdenza complementare come scelta di pensione integrativa?

Uno dei motivi più ricorrenti nella scelta di un fondo pensione è quello della fiscalità vantaggiosa all’atto della pensione. Infatti, nel momento in cui matura l’accesso alla pensione, la prestazione subirà una tassazione dettata da un’aliquota più bassa rispetto ad altre formule di accumulo, come il Trattamento di fine rapporto. Nel caso del fondo pensione l’aliquota va da un massimo del 15% a un minimo del 9%: il tasso decresce di 0,3 punti percentuali per ogni anno susseguente al quindicesimo di iscrizione al fondo, con una riduzione massima di sei punti percentuali. 

Perché il fondo pensione conviene più del Trattamento di fine rapporto?

Si tratta, dunque, di un meccanismo inverso a quello del Trattamento di fine rapporto: mentre nel fondo pensione il maggior numero di anni di iscrizione determina la riduzione progressiva della fiscalità, nel caso del Tfr mantenuto in azienda l’aliquota applicata è quella corrispondente all’Irpef. E dunque, nei casi di fine carriera, di licenziamento o di dimissioni, il Tfr verrà tassato di un’aliquota maggiore che sarà anche più elevata perché negli ultimi anni della carriera lavorativa si percepiscono anche i redditi più alti. Mediamente, con il Tfr in azienda l’aliquota media applicata per gli ultimi cinque anni di attività lavorativa varia tra il 23 e il 43%.

Fondi pensione: tra le prestazioni non pensionistiche le spese sanitarie

Tra le prestazioni non pensionistiche le spese sanitarie rappresentano la soluzione a copertura di situazioni nei quali possono trovarsi sia l’iscritto che il coniuge o i figli e che necessitino di interventi sanitari o di terapie. È possibile richiedere un’anticipazione – in qualunque momento e quindi senza un numero minimo di anni di permanenza al fondo – per un importo che non può superare il 75% della posizione previdenziale maturata fino al momento della necessità sanitaria. L’importo può comprendere anche il Trattamento di fine rapporto versato al fondo. L’importo erogato sarà al netto della ritenuta a titolo definitivo del 15%, aliquota ridotta dello 0,30% per ogni anno di iscrizione al fondo a partire dal quindicesimo. La riduzione della percentuale può avvenire fino al limite del 9% per un massimo di sei punti percentuali. 

Anticipazione fondi pensione per acquisto prima casa o ristrutturazione

Un’anticipazione di quanto maturato nel fondo pensione può essere richiesto anche per l’acquisto della prima casa dell’iscritto o anche dei figli. L’importo anticipato, come per le spese sanitarie, può arrivare al 75% della posizione previdenziale maturata fino al momento della domanda. L’anticipazione può essere richiesta anche per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, per restauri o risanamenti conservativi, per ristrutturazioni edilizie. La domanda necessita l’iscrizione da almeno otto anni al fondo pensione e, sull’importo riconosciuto, viene applicata la ritenuta a titolo di imposta pari al 23%.

Come rientrare delle somme versate alla previdenza complementare e reintegro

L’anticipazione fino al 30% può essere richiesta anche per ulteriori necessità degli iscritti al fondo pensione purché siano trascorsi, come per il caso dell’acquisto della prima casa, almeno otto anni di permanenza al fondo stesso. La tassazione, anche in questo caso, è del 23% ed è applicata a titolo di imposta. L’iscritto, inoltre, ha la possibilità di reintegrare il fondo pensione delle anticipazioni godute in qualsiasi momento: i contributi annuali possono eccedere il plafond di 5.164,57 euro e le somme a reintegro sono esenti da imposta. 

Ecobonus prorogato fino a fine 2015

Finalmente i dubbi circa il bonus ristrutturazioni sono stati chiariti: l’Ecobonus, infatti, sarà valido anche per tutto il 2015, alle stesse condizioni proposte finora.

L’annuncio è stato dato da Enrico Morando, vice ministro dell’economia, durante la sua partecipazione allo Smart Energy Expo.

Il motivo per cui il bonus viene rinnovato di anno in anno e non diventa permanente, ha spiegato Morando, è che le imprese edilizie, in ginocchio a causa della crisi, vanno aiutate nell’immediato e non a lungo termine.
Se, infatti, i bonus fossero sempre validi, gli interventi di ristrutturazione verrebbero rimandati, perciò la decisione di prorogare anno per anno deriva da questo.

Soltanto qualche giorno fa, infatti, era stato registrato un aumento dei prestiti per ristrutturare casa di quasi il 2% sul totale, molto probabilmente dovuto alla consapevolezza che presto il bonus fiscale non sarebbe più stato valido a partire da gennaio 2015.

Grazie all’Ecobonus, inoltre, le imprese si stanno specializzando negli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica, e l’Italia si sta rimettendo in pari, in tema di efficienza, molto velocemente.
E questo risulta quantomeno indispensabile, poiché anche il Belpaese risulta tra i firmatari della direttiva europea 20-20-20, che mira a migliorare del 20% l’efficienza energetica in Europa.

Il Governo è un sostenitore di questa iniziativa, poiché ogni punto percentuale guadagnato in efficienza comporta un taglio del 2,6% di petrolio importato, ovvero di Pil recuperato.

Vera MORETTI

Mutui: sale la richiesta per le ristrutturazioni

I bonus fiscali per le ristrutturazioni hanno spinto molti proprietari di case a fare il restyling alla propria.
Se, quindi, da una parte è sempre più difficile acquistare casa, nonostante il mercato sia ancora in sofferenza e i prezzi non siano ancora risaliti, dall’altra è aumentato considerevolmente il numero di coloro che hanno deciso di ristrutturare la propria abitazione.

A conferma di questo trend c’è un’indagine condotta da Mutui.it in collaborazione con Facile.it, i quali hanno analizzato le domande di mutuo richieste tra luglio e dicembre 2013. Ebbene, le erogazioni di finanziamento per questo tipo di finanziamenti sono aumentate di ben cinque punti in soli 6 mesi, passando così dal 2,6 al 7,6%.

La media del prestito ottenuto è di 72.000 euro, di poco inferiore a quanto in realtà richiesto nel semestre precedente, ovvero 78.000 euro.
Chi ha acceso un mutuo per ristrutturare casa ha in genere 44 anni e ha cercato di farsi finanziare almeno il 26% della spesa complessiva.

La durata del mutuo è più bassa di un mutuo acquisto, circa 15 anni, mentre la tipologia di lavoratori per cui le ristrutturazioni incidono maggiormente sul totale delle concessioni è quella dei pensionati, dove questi mutui rappresentano ben oltre il 15% del totale delle richieste di finanziamento.

Per quanto riguarda il tasso scelto, a prevalere è quello variabile (puro o con cap), preferito dalla maggioranza degli italiani che richiedono questo finanziamento (58%); il tasso fisso, invece, si ferma al 37%, a riprova che in un lasso di tempo più breve di un canonico mutuo casa non è così necessario puntare sulla sicurezza di una percentuale di interesse bloccata nel tempo.

Questa situazione non è però la stessa in tutta Italia.
Le regioni più attive per quanto riguarda i mutui per le ristrutturazioni sono Campania, Toscana e Trentino Alto Adige, mentre gli importi più alti si registrano nelle Marche (96mila euro), nel Trentino Alto Adige (91mila euro) e in Veneto (87mila euro). Mutui più piccoli, di contro, in Umbria e Puglia.

Lorenzo Bacca, responsabile della business unit Mutui dell’azienda, ha dichiarato: “La conferma, anche per il 2014, delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per gli interventi di riqualificazione energetica è sicuramente una buona notizia perché offre una spinta al settore delle domande di finanziamento. Occorrerà capire se anche il 2014 continuerà a mostrare questo forte interesse degli italiani verso le ristrutturazioni”.

Vera MORETTI