Bocciatura per l’ICT in Italia

Se, come era prevedibile, l’Italia è tra i primi utilizzatori di telefoni cellulari e smartphone, non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda la diffusione di pc e banda larga.
In questo ambito, anzi, siamo, se non proprio fanalino di coda, comunque relegati in posizioni basse.

La distanza che ci separa dalle prime in classifica, ovvero Finlandia, salita di due posizioni rispetto alla rilevazione del 2012, seguita da Singapore, Svezia, Olanda e Norvegia, è abissale, tanto che l‘Italia è solo al 50esimo posto, sorpassata anche da Barbados, Giordania e Panama.

La bocciatura rivela come il Belpaese non riesca a stare al passo con i tempi, e considerando la crisi economica attuale e le previsioni per il futuro, è difficile sperare in una ripresa a breve.
La tecnologia, infatti, come anche gli scambi in rete, potrebbero favorire un’inversione di tendenza ma, a quanto pare, non ci sono le premesse perché questo possa avverarsi.

Il rapporto del World Economic Forum, inoltre, rivela una profonda divisione tra le economie del nord e gli altri paesi: ciò significa che la tecnologia non basta, perché è anche necessario “creare migliori condizioni per le imprese e l’innovazione“.

L’economia digitale potrebbe essere quindi un meccanismo per generare PIL e posti di lavoro, anche considerando che a livello mondiale la digitalizzazione ha aumentato il prodotto interno lordo mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni, creando 6 milioni di posti di lavoro.

Vera MORETTI

Il bello della Cloud Economy

Quali sono i vantaggi della Cloud Economy?

La School of Management del Politecnico di Milano ha pubblicato a proposito il rapporto “Cloud economy, ultima chiamata”, nel quale fotografa i possibili sviluppi sul mercato di un settore che, solo in Italia, vale 443 milioni di euro, inglobando il 2,5% di investimenti in IT e con tassi di crescita annua del 25%.

Il vantaggio maggiore del cloud computing è sicuramente la possibilità, da parte delle aziende, di utilizzare server remoti accessibili anche da smartphone e tablet, con tutta una serie di vantaggi ulteriori, ovvero scalabilità dei servizi che permette di pagare solo ciò di cui si usufruisce; riduzione degli investimenti a parità di offerta; maggiore adattabilità rispetto alle richieste dei clienti; sicurezza affidabilità e costante aggiornamento dei sistemi.
Una delle novità riguarda il cloud ibrido, che permette alle aziende di distinguere cosa gestire in proprio e cosa affidare al fornitore: grazie a questa flessibilità promette di soddisfare le esigenze anche di microimprese e pmi, abbinando a data center interno i vantaggi dalla Nuvola pubblica.

Un esempio di ciò è rappresentato da CloudItalia, azienda da poco acquisita da Eutelia e con data center a Roma e Arezzo, in grado di sfruttare 14 mila kilometri di fibra ottica su tutto il territorio italiano, così da garantire spostamento e salvataggio di dati e programmi alla velocità di 40 GB al secondo.

Ma non è tutto oro quello che luccica, perché lo studio Osterman Research “The cloud advantage: increased security and lower costs for SMB” realizzato per Trendmicro, dimostra che alla diffusione del cloud corrisponde un aumento delle violazioni attraverso Internet (+35% rispetto al 2007) e posta elettronica (+12%) e dispositivi mobili (sul 4,3% dei terminali secondo una media mensile) dei quali il 52,1% nel corso dell’anno.

Da questa indagine traspare anche come sia Android il sistema operativo più in crescita presso le piccole e medie imprese (+7,1% rispetto al 2011) seguito da iOS su iPhone (+3,1%) e iPad (+1,9%).

Vera MORETTI

Avanade fa crescere il BYOD

Se è vero, come ha annunciato il report Morgan Stanley Market Trends, che alla fine del 2012 oltre la metà dei dispositivi di rete sarà in grado di navigare in modalità wireless e la maggior parte di essi verrà utilizzata sui luoghi di lavoro, Avanade, società che si occupa di soluzioni tecnologiche e servizi informatici, potrà dare un notevole supporto alle aziende.

Avanade ha anche effettuato una ricerca a settembre 2012 che ha coinvolto 599 dirigenti C-level e decision maker IT in 19 Paesi: da questa indagine è emerso che il BYOD (Bring Your Own Device), è in continua crescita.
A conferma di ciò, vi è il 61% delle aziende, che in Italia raggiungono il 63%, che conferma l’utilizzo, da parte dei dipendenti, dei propri dispositivi privati sul luogo di lavoro.

Più nel dettaglio, in Italia il 93% degli intervistati dichiara che almeno un dipendente fa uso di un dispositivo personale per scopi lavorativi e oltre la metà degli intervistati (54%), dichiara che la maggioranza dei dipendenti utilizza gli smartphone per consultare email, documenti online e calendario. In Italia la percentuale di chi si avvale di questi strumenti per le attività di base è del 47%.

I tablet, inoltre, nonostante la loro giovane età, sono già considerati strumenti cruciali in un mondo multi-device. Di fatto, un terzo delle aziende (33% a livello globale, 37% in Italia) riporta che la maggior parte dei dipendenti utilizza i tablet per operazioni di base, mentre un altro 33% sottolinea come i dipendenti li impieghino per attività aziendali avanzate come CRM, project management, creazione contenuti e analisi dati. In quest’ultimo caso l’Italia registra una percentuale più alta, pari al 47%.

Ugo Castellani, Mobility & Outsourcing Director di Avanade Italy, ha dichiarato: “La ricerca mostra quanto l’utilizzo dei tablet sia diventato fondamentale sul luogo di lavoro: in meno di tre anni questi prodotti sono diventati indispensabili. Le aziende hanno imparato a riconoscere i vantaggi apportati al loro business e derivanti dall’utilizzo dei tablet: ecco perché è importante disporre di soluzioni IT ad hoc per consentire ai propri sistemi di massimizzare le opportunità tecnologiche e di business. Con il rilascio di Microsoft Windows 8 e di Windows Phone 8, sarà disponibile una nuova gamma di soluzioni di mobility per le aziende e per i dipendenti volte a migliorare significativamente le performance aziendali”.

La collaborazione tra Avanade e Microsoft ha portato alla creazione di una applicazione per Windows 8 chiamata “Nomad Connection”, ideata per Telefònica, azienda di telecomunicazioni che fornisce soluzioni di comunicazione, informazione e intrattenimento a oltre 300 milioni di clienti in Europa e America Latina.
Si tratta di un’applicazione che ha il merito di migliorare il livello del servizio erogato ai clienti, permettendo l’acquisto di servizi Internet on demand come i servizi di roaming e la possibilità di connettersi automaticamente alla rete desiderata.

A questo proposito, Castellani specifica: “Per sfruttare al massimo i vantaggi apportati dalla mobility sia a impiegati che clienti, le aziende stanno ridisegnando la propria struttura di business. La ricerca Avanade rivela che le aziende stanno modificando i processi di business come le vendite e il marketing, nonché rivedendo alcune posizioni aziendali, come lo staff HR, al fine di sfruttare al massimo l’utilizzo dei device mobili e le nuove tecnologie consumer. Si evidenziano pertanto i primi segni di un cambiamento in atto all’interno delle imprese e di come questo abbia un impatto su fatturati, profitti e servizio clienti”.

Vera MORETTI

Il nuovo LinkedIn 2.0 su BlackBerry

Non è considerato un social network, ma un valido strumento che supporta i professionisti e la comunicazione tra loro: LinkedIn è tutto questo ed ora si presenta in una nuova versione, la tanto attesa 2.0.

La possibilità di essere connessi con più di 175 milioni di utenti al mondo è ancora più facile e ancora più immediata, grazie alla possibilità di scaricare direttamente su BlackBerry la versione aggiornata.

Vediamo nel dettaglio quali sono le funzioni nuove presenti nella versione 2.0 compatibili con lo smartphone:

  • Aggiornata navigazione pagina: LinkedIn 2.0 svela una nuova schermata di navigazione progettata per fornire un facile accesso a tutte le funzionalità che mantengono gli utenti BlackBerry connessi, come ad esempio “Aggiornamenti“, “Tu (profilo professionale)”, “Posta in arrivo” e “Rete (connessioni LinkedIn)”;
  • Accesso profili: LinkedIn 2.0 fornisce l’accesso ai profili LinkedIn sullo smartphone BlackBerry. L’esperienza del pannello di profilo mostra rassegne personali, l’esperienza professionale, l’istruzione e le raccomandazioni.
  • Facile accesso alla Inbox: Con LinkedIn 2.0 è possibile accedere alla casella di posta LinkedIn sullo smartphone BlackBerry, che permette di ricevere i messaggi ed accettare o ignorare gli inviti LinkedIn. Messaggi in arrivo visualizzeranno nome e l’immagine profilo del mittente, nonché l’oggetto del messaggio e l’ora relativa a quando il messaggio è stato ricevuto.

 

  • Accesso in tempo reale alla rete professionale: è possibile far conoscere la propria rete tramite una ricerca di connessioni o attraverso “persone che possono sapere”.
  • Rimanendo nel sapere: Recuperare il ritardo su tutte le ultime attività di LinkedIn sullo smartphone BlackBerry selezionando “Aggiornamenti”. Ciò è utile per sapere ciò che sta succedendo con le connessioni, grazie ad un flusso di attività recenti e le notizie dalla rete, tra cui Piace/Commenti su aggiornamenti, contenuti industriali su misura per noi e articoli su LinkedIn Today.

Vera MORETTI

Se il buono pasto viaggia su smartphone

 

Una rete di oltre 100.000 locali convenzionati, tra gastronomie, bar e ristoranti, tecnologia avanzata nella distribuzione di ticket restaurant su tutto il territorio nazionale e le idee chiare sul futuro. Infoiva quest’oggi è andata alla scoperta di una delle aziende leader nella fornitura di buoni pasto in Italia, Day Ristoservice. Nata nel 1987  dall’alleanza tra Camst, una delle più importanti realtà che riguardano la ristorazione italiana, e la società francese Groupe Chèque DéjeunerDay Ristoservice è all’avanguardia oggi nella creazione e implementazione di servizi dedicati alla ristorazione, in particolare per quanto concerne la virtualizzazione del buono pasto, da quello elettronico (DayTronic) alla tecnologia NFC, che smaterializza il buono pasto, trasferendone il valore negli smartphone e nelle app.

A raccontarcelo è Marc Buisson, Direttore generale di Day Ristoservice Spa. 

Che impatto hanno avuto sul vostro business le recenti manovre della spending review?
Il valore facciale di 7 euro sul buono pasto imposto dalla manovra del Governo ha fatto diminuire notevolmente i volumi di emissione ed essendo Day Ristoservice fornitore di 2 lotti Consip l’impatto non è da poco. Consip tuttavia ha allungato i tempi di fornitura, per dare la possibilità alle Pubbliche Amministrazioni di beneficiare dei volumi prenotati e creare meno disagi possibili. I costi a nostro carico sono lievitati con le procedure di reso e riordino di buoni con nuovo valore, con conseguente aggravio di lavoro per tutto l’apparato produttivo e di Assistenza clienti.

Chi sono gli utilizzatori tipo dei vostri buoni pasto? Dipendente, professionista…
Day Ristoservice opera da 25 anni a livello nazionale e fornisce il servizio buoni pasto a clienti di ogni tipologia: aziende private, pubbliche e liberi professionisti. Un gruppo di clienti importanti e fortunatamente in costante crescita grazie ai nostri servizi personalizzati in base alle esigenze del cliente.

Come vengono utilizzati i buoni pasto da voi erogati? Per consumare un pasto o per fare la spesa? In che percentuale?
La valenza sociale del buono pasto, che è nato in Francia oltre 40 anni fa è molto forte: permette ai dipendenti di accedere ad una alimentazione sana ed equilibrata senza costi a suo carico. Day favorisce il commercio di prossimità, infatti abbiamo una rete di oltre 100.000 locali convenzionati, che si affiancano alle gastronomie della grande distribuzione. Il recente studio dell’Università Bocconi di Milano sul mondo del buono pasto dimostra come la versatilità del buono pasto sia il suo punto di forza, infatti viene speso in uguale misura in ristoranti, mense, bar e pizzerie come nelle gastronomie dei supermercati.

Quante sono le piccole imprese in Italia che decidono di rivolgersi a voi per offrire i buoni pasto ai propri dipendenti? Per voi, che quota di mercato rappresentano?
Noi per primi ci siamo resi conto che il servizio buoni pasto può essere un ottimo strumento per la piccola impresa e per i liberi professionisti in cerca di un servizio di ristorazione conveniente. Già da diversi anni proponiamo soluzioni diverse in base alle tipologie di clienti. Piccole aziende e liberi professionisti trovano informazioni chiare e puntuali sul sito ufficiale e hanno un Numero verde dedicato per avere subito risposta ai quesiti ed essere accompagnati all’acquisto instaurando un rapporto di fiducia con un referente personale. Un canale diretto è il sito e-commerce, il primo in Italia e il più conosciuto che consente in 4 semplici passaggi di acquistare buoni pasto per sé o i propri dipendenti in assoluta sicurezza. Oltre al buono pasto, proponiamo alla piccola impresa anche il buono regalo Cadhoc, un prodotto nato e già molto diffuso in Francia che assolve l’esigenza di incentivare e omaggiare dipendenti e clienti o fornitori.

Perché una piccola azienda o un professionista con partita Iva dovrebbero scegliere di servirsi di un buono pasto? Quali sono i vantaggi?
Una piccola impresa che acquista buoni pasto per i propri dipendenti gode degli stessi vantaggi di una grande azienda. Offre un benefit quotidiano sicuramente gratificante e utile e recupera interamente il costo sostenuto deducendo la fattura. Fino al valore di €5.29 il buono pasto è esente da oneri contributivi, quindi il dipendente non subisce alcun tipo di trattenuta in busta paga. Il libero professionista ha un vantaggio diverso, perché può servirsi di buoni pasto per la pausa pranzo quotidiana senza avere più l’onere di richiedere la fattura al ristoratore per poter scaricare la spesa effettuata. Consegnerà al commercialista solo la nostra fattura di acquisto, risparmiando tempo e costi di gestione.

Quali sono le difficoltà che si incontrano nella diffusione di una cultura del buono pasto in Italia?
In realtà la cultura del buono pasto in Italia è ben radicata. Uno studio della Regione Lombardia individua il buono pasto come il principale strumento di motivazione e welfare aziendale scelto dai datori di lavoro (65% del panel). Lo Studio dell’Università Bocconi testimonia il fatto che i buoni pasto sono accettati e graditi dalla maggior parte della rete affiliata, che ha così una clientela fidelizzata. Più che difficoltà nella diffusione della cultura, è necessario secondo noi un rinnovamento dal punto di vista tecnologico: è arrivato il momento di fare il gran passo verso il buono pasto elettronico (DayTronic). Con una card a microchip infatti si possono offrire contemporaneamente all’utilizzatore il servizio dei buoni pasto (senza più la necessità di portare con sé il buono pasto cartaceo) e molteplici altri servizi integrati, quali il trasporto, il pagamento dei parcheggi, la rilevazione della presenza in azienda e così via. Abbiamo investito anche sulla tecnologia NFC, che smaterializza il buono pasto. Il valore dei buoni pasto è caricato nei moderni smartphone e basta avvicinare il dispositivo al POS per il relativo pagamento. La “virtualizzazione” dei prodotti è la nostra priorità, per offrire un servizio sempre più immediato, tracciabile, sicuro ai nostri clienti. Del resto siamo stati i primi a lanciare il primo buono completamente dematerializzato, e-cadhoc un buono shopping digitale acquistabile e spendibile on-line.

Quale dovrebbe essere, tenendo conto dell’aumento dei prezzi e del futuro innalzamento dell’aliquota Iva, il valore ‘giusto’ del buono pasto?
Come specificato nello Studio Bocconi, se osserviamo solo l’inflazione nel settore alimentare, il buono pasto dovrebbe avere un valore simile a quello dei Paesi vicini, in particolare la Francia (10 euro/giorno). In Italia invece siamo fermi da più di dieci anni a €5.29. E’ ipotizzabile un aumento iniziale a 8 euro, rivalutato in base all’inflazione ogni anno. Sarebbe un primo passo importante per sostenere il potere di acquisto alimentare per le famiglie.

E’ corretto affermare, secondo lei, che il buono pasto fa bene all’economia italiana? Se sì, perché e quali misure dovrebbe approntare il Governo per sostenere il vostro settore?
Il buono pasto è un sostegno di welfare alle famiglie e motivazionale per i dipendenti. Consente di dare sollievo in un comparto, quello alimentare che soffre in modo rilevante la crisi economica. Questo tipo di servizio infatti è una boccata di ossigeno per il commercio di prossimità che può avvalersi di una clientela fidelizzata e costante. Rappresenta un volano economico per lo Stato, e proprio per tutelare un mercato economicamente virtuoso proponiamo al Governo le due misure identificate nello Studio Bocconi: aumento del valore nominale esente e passaggio al buono pasto elettronico. Un incoraggiamento normativo del buono pasto elettronico ci avvicinerebbe agli altri Paesi europei da tempo fattivamente impegnati in questa direzione.

 

Alessia CASIRAGHI

 

Intesa SanPaolo e Telecom Italia rendono possibile il pagamento tramite cellulare

Per evitare code e perdite di tempo, ma soprattutto per incentivare i pagamenti per via telematica, Telecom Italia e Intesa SanPaolo hanno siglato un accordo che permetterà di effettuare pagamenti tramite telefono cellulare.

Ciò sarà possibile utilizzando un telefono dotato di SIM NFC di Telecom Italia abbinato ad una carta di pagamento del Gruppo Intesa Sanpaolo, con il quale sarà possibile pagare gli acquisti avvicinando semplicemente il cellulare ad un POS abilitato.
Questa iniziativa fa parte di un progetto in cui Telecom si è imbarcata, con altri operatori mobili, al fine di diffondere i servizi NFC basati sulla SIM.

Per quanto riguarda i pagamenti con cellulari, Telecom Italia si propone agli operatori finanziari come abilitatore tecnologico per lo sviluppo dei pagamenti in prossimità tramite smartphone, lasciando inalterata la filiera del valore tipica dei sistemi di pagamento.

Intesa SanPaolo, dal canto suo, ha inaugurato nel 2011, come prima banca in Italia, un progetto pilota di Mobile Proximity Payment basato sulla piattaforma Move and Pay messa a punto dal Gruppo.
Ora questa applicazione sarà disponibile su larga scala, con i clienti Tim per primi ma nei prossimi mesi diventerà una vera e propria App che si arricchirà progressivamente di servizi che semplificheranno la vita degli utenti, soprattutto per quanto riguarda le incombenze e i pagamenti quotidiani.

Telecom Italia si è dotata di un’architettura di gestione dei servizi NFC incentrata sulla SIM e su una piattaforma che permette il delivery e la gestione sicura di applicazioni anche di terzi sulle proprie SIM. L’architettura prescelta, che garantirà la piena interoperabilità delle soluzioni tecniche e dei servizi secondo gli standard GSMA, include la disponibilità di un portafoglio digitale aperto in grado di gestire tutte le carte di molteplici service provider, anche non bancari, virtualizzate sulla SIM.

Insieme a Setefi, società del Gruppo leader nella monetica, Intesa SanPaolo gestisce i servizi NFC attraverso una propria piattaforma in grado di supportare tutte le fasi, dall’attivazione all’assistenza post vendita, secondo elevati standard di sicurezza e interoperabilità. Setefi sta inoltre lavorando per accrescere in Italia il numero di esercenti abilitati ai pagamenti contactless ovvero la tecnologia che consente di pagare un acquisto avvicinando semplicemente la carta o il cellulare al POS.

Telecom, inoltre, per avere la possibilità di connettere il maggior numero di utenti a questo tipo di pagamento telematico, è favorevole all’interconnessione diretta con gli operatori finanziari e anche all’interconnessione tramite hub terzi.

Vera MORETTI

Asus presenta il nuovo Padfone 2

Dopo il primo Padfone, lanciato pochi mesi fa, Asus ci riprova e presenta Padfone2, il diretto successore di quello che è stato il primo smartphone + tablet proposto sul mercato.

Le novità proposte sono tante: oltre che essere bello e funzionale, infatti, questo nuovo oggetto tecnologico è anche intuitivo, e questo grazie alla facilità di inserire nella PadFone 2 Station il cellulare. Niente sportellino aggiuntivo, dunque, e l’utilizzo è immediato.

Lo smartphone ha un nuovo dispaly 1280 x 720 HD Super IPS+ da 4,7 pollici con tecnologia antigraffio e spessore e peso ulteriormente ridotti a 9 mm e 135 grammi. Se inserito nella PadFone 2 Station, il peso complessivo raggiunge i 649 grammi, inferiore a quello della maggior parte dei tablet sul mercato.

Anche la potenza è migliorata, rispetto al “vecchio” Padfone, grazie ad un processore Qualcomm Snapdragon S4 quad-core a 1,5 GHz, con architettura cortex-A15, a cui si uniscono 2 GB di RAM e una memoria flash da 64 GB.
Per archiviare i propri dati, inoltre, ci sono altri 50 GB di spazio sul cloud WebStorage Asus, gratuiti per due anni.

La navigazione in internet e i download sono molto veloci grazie al protocollo di comunicazione LTE a 100Mbps nonché la tecnologia DC-HSPA+ a 42Mbps.

La Padfone Station presenta ora un design più sottile e che trasforma lo smartphone in un potente tablet da 10,1 pollici, raddoppiando la diagonale di visualizzazione. I contenuti visualizzati vengono ottimizzati in modo dinamico ed immediato per gestire entrambe le modalità tablet e smartphone, con transizione istantanea tra le diverse dimensioni dello schermo.

La batteria, infine, garantisce ben 16 ore di conversazione, che diventano 36 se lo smartphone viene utilizzato con la PadFone 2 Station.

Vera MORETTI

Italiani sempre più connessi

Essere sempre connessi non è più uno status symbol ma un’abitudine irrinunciabile per il 62,1% degli italiani.

Internet, infatti, secondo il decimo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione “I media siamo noi. L‘inizio dell‘era biomediatica“, rappresenta il mezzo che ha registrato il massimo incremento dell’utenza tra il 2011 e il 2012, con un’impennata del 9%.
Ad essere online sono soprattutto i giovani, con un dato che li riguarda che arriva al 90,8%, ma anche persone con un’un istruzione superiore, ovvero diplomati e laureati (84,1%), e residenti delle grandi città, con più di 500.000 abitanti (74,4%).

Se gli iscritti a Facebook erano l’anno scorso il 49%, ora sono il 66,6%, che rappresentano il 41,3% degli italiani e il 79,7% dei giovani.
Anche YouTube è sempre più popolare, poiché, dal 54,5% degli utenti del 2011, passa ora al 61,7%, pari al 38,3% della popolazione complessiva e al 79,9% dei giovani.

Tra gli utilizzatori di smartphone, poi, il 37,5% ha scaricato almeno un’applicazione e, tra loro, il 16,4% lo fa spesso.
Le app più scaricate riguardano giochi, ricercati dal 63,8%, meteo (33,3%), mappe (32,5%), social network (27,4%), news (25,8%) e sistemi di comunicazione, ovvero sms, mms e telefonate tramite Internet (23,2%).

Vera MORETTI

Mercato dell’Ict in calo, la parola d’ordine è innovazione

 

Il mercato italiano dell’Ict ha segnato un calo nelle vendite significativo nel 2011: per quanto riguarda le sue componenti tradizionali (hardware, software e servizi) la contrazione è stata del 3,6% rispetto al 2010, mentre sul versate It si è passati dal – 1,4% di fine 2010 al -4,1% (Tlc da – 3,0% a -3,4%) del 2011. Nel dettaglio sono stati venduti 4.559 milioni di euro di hardware (- 9%), su cui ha pesato il calo nelle vendite di PC (6.370.000, -16,2%), non compensato dal boom dei tablet (858.000 pezzi, +100,2%), mentre il software ha dato prova di maggior tenuta (4.226 milioni di euro, 1%).

I dati sono il frutto del 43mo Rapporto Assinform relativo alle performance del settore Ict nel 2011: “a fronte di un aumento medio mondiale della domanda di Ict di + 4,4%, questi risultati mettono in luce in modo drammatico le difficoltà di ripresa della nostra economia, che fa ancora troppa, estrema, fatica ad agganciarsi all’innovazione digitale come motore della crescita” ha sottolineato Paolo Angelucci, presidente di Assinform.

I trend mondiali parlano chiaro: nel resto del mondo l’informatica è salita del 2,4% e le Tlc del 5,7% nel 2011; il mercato trainante resta quello degli Usa con l’It a +3,1% (+ 5,1 nel 2010) e la Germania con + 2,3% (+ 2,6% nel 2010). Fanalino di coda in Europa la Spagna con – 5,3%. E’ importante sottolineare però che, a differenza dell’Italia, il rapporto Spesa It/Pil nel 2011 nei Paesi sopracitati è stato molto più elevato (Usa 4,2%, Francia 3,4%, Germania e Uk 3,3%), mentre l’Italia, come la Spagna, si è fermato all’1,8%. La forbice tra innovazione e Italia si va allargando, diventando sempre più ampia.

Veniamo al 2012: nel primo trimestre il mercato delle telecomunicazioni ha totalizzato 9.960 milioni di euro, con un calo del 3,1% rispetto al 2011, mentre quello dell’IT è arrivato a quota 4.085 milioni di euro, segnando una contrazione del 3,4%, per un mercato complessivo dell’ICT pari a 14.045 milioni, in calo del 3,2%. Le previsioni per il 2012 parlano di un business complessivo pari a 56.599 milioni (-2,5%) con la componente telecomunicazioni a 39.530 milioni (-2,1%) e la componente IT a 17.119 milioni (-3, 1%).

Se il calo sembra contrarsi, a ciò si aggiunge una buona notizia, almeno secondo Paolo Angelucci, presidente di Assinform: “al calo della domanda Ict tradizionale, si sta contrapponendo l’emersione di un nuovo perimetro del mercato digitale, che tende ad ampliarsi in virtù della crescita delle componenti più innovative, legate alla penetrazione del web, allo sviluppo del cloud, all’Internet delle cose, all’uso di tablet, e-reader e smartphone”. Si tratta di un settore che è il frutto della convergenza fra tecnologie informatiche e di telecomunicazione, e che nel solo 2011 è stato di 69.313 milioni di euro, con un trend negativo più attenuato, dell’ordine di – 2,2 % rispetto al 2010.

Un nuovo trend in grado di compensare le perdite subite dal mercato tradizionale dell’Ict? Sembra proprio di si: “se il 2012 vedrà, secondo le nostre previsioni, un trend delle componenti tradizionali dell’Ict ancora in discesa, anche se con velocità attenuata, dell’ordine di – 2,5% , con le Tlc a -3,1% e l’It a -2,1%, prevediamo una crescita delle componenti innovative di +6,7% continua Angelucci.

Puntare su ricerca, sviluppo e innovazione sembra l’unica soluzione per salvare il mercato: rifocalizzarsi sugli asset innovativi e rimodellarsi in maniera efficiente su quelli tradizionali; crescere dimensionalmente sfruttando tutti gli strumenti a disposizione, innanzitutto capitale di rischio e reti d’imprese, investire massicciamente in Ricerca e Sviluppo. E a proposito di Agenda Digitale e Riforme dello Stato Angelucci sottolinea come sia necessario agire su latri 5 fronti:

  • risolvere il credit crunch: per le imprese It è fondamentale, perché essendo labour intensive sono particolarmente esposte alle problematiche finanziarie
  • riforma del lavoro: non deve essere piu “tossica” dell’attuale dell’art.18 bloccando la capacità di affrontare le sfide che pone il Global Digital Market
  • appalti: è indispensabile rivisitare la materia per l’It, eliminando le gare al massimo ribasso e rispettando i tempi di pagamento
  • riformare l’in-house per eliminare distorsioni di mercato e rivitalizzare la concorrenza nell’informatica pubblica
  • introduzione del Chapter 11 italiano per permettere la ristrutturazione delle imprese

L’Italia vive ancora in una dimensione di arretratezza dal punto di vista dell’utilizzo delle tecnologie informatiche, e questo colpisce anche le piccole e medie aziende che molto spesso puntano troppo poco a innovazione e imprese digitali. Per fare qualche esempio, nel nostro Paese le imprese italiane che acquistano on-line sono meno del 20%, contro la media europea del 30%, e ancora, è bassissimo il numero delle aziende che vendono on-line, raggiungendo valori del 2%, contro il 12-13% europeo. Colpa degli acquirenti? La popolazione italiana che usa spesso Internet non supera il 54%, mentre in Europa va oltre 71%), e fra questi, la popolazione che acquista on-line è meno del 15% (Europa 40%), senza dimenticare che le famiglie italiane con accesso alla banda larga sono poco più del 53%.

Parole d’ordine: investire e innovare. Magari dandosi appuntamento al Salone Smau 2012, in programma dal 17 al 19 ottobre a FieraMilanoCity, per fare il punto all’information e communication technology.

VIENI A SMAU 2012: INFOIVA TI REGALA L’INGRESSO

Alessia CASIRAGHI

Una App per trovare il distributore più economico

E’ stato siglato un protocollo d’intesa tra il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e le associazioni di categoria dei distributori Faib Confesercenti, Figisc Confcommercio e Figica Cisl, che comprendono le 1800 pompe di benzina presenti sul territorio regionale.

Risultato di questa intesa, che è il primo del suo genere in Italia, è una App che permetta di trovare il distributore più conveniente della zona, e che nello stesso tempo porti i gestori ad aggregarsi e a riscattare gli impianti per potersi svincolare dalle grandi compagnie e acquistare i carburanti sul mercato.

E’ questa la proposta che vuole contrastare il rincaro dei carburanti, anche se non è la prima mossa fatta in questo senso.
Dal primo ottobre, infatti viene eliminata l’accisa regionale di 5 centesimi al litro, ma ora si cerca di aiutare anche i gestori.

Enrico Rossi, a questo proposito, ha dichiarato: “Oggi la gran parte dei distributori sono in mano alle compagnie e i gestori devono comprare i carburanti da loro in esclusiva e a un prezzo predeterminato. Favorire il riscatto permetterebbe ai gestori di comprare sul mercato i carburanti e così poter calmierare i prezzi dei carburanti che sono una sorta di patrimoniale all’incontrario che penalizza i redditi più bassi. Alle compagnie abbiamo chiesto poi un ulteriore sconto e diciamo che non abbiamo trovato porte chiuse“.

Vera MORETTI