A Treviso il Workshop Wines of Veneto

Il 18 ottobre 2012 si svolgerà a Treviso il Workshop Wines of Veneto, alla quale parteciperà la Camera di Commercio in collaborazione con il sistema camerale veneto e con il coordinamento di Veneto Promozione.

Si tratta di un incontro d’affari con buyer statunitensi del settore vino e distillati e prevede la realizzazione di incontri pre-organizzati tra Responsabili Acquisti provenienti dagli Stati Uniti e aziende venete operanti nel settore vinicolo che producono vini DOC e DOCG e che abbiano già effettuato la registrazione alla FDA – U.S. Food and Drug Administration.

Gli operatori che potranno partecipare saranno selezionati direttamente dai buyer e anche l’agenda degli incontri sarà redatta secondo gli impegni dei buyer e delle ditte venete.
Le imprese selezionate dovranno partecipare alle spese organizzative, con un contributo pari a Euro 150,00 + IVA (Totale Euro 181,50).

Le imprese interessate a partecipare all’iniziativa dovranno inviare entro il 7 settembre 2012 il modulo di adesione a Veneto Promozione (e-mail: info@venetopromozione.it – fax 041 2526210) e in copia alla Camera di Commercio di Treviso (e-mail: promozione@tv.camcom.it – fax 0422 595682).

Vera MORETTI

Niente crisi per l’export italiano

La crisi non ferma l’export italiano, come ha dichiarato Gaetano Fausto Esposito, segretario generale Assocamerestero, a Labitalia: “I conti parlano chiaro, quando dicono che quello delle esportazioni nette è l’unico settore a segnare il segno più. Le performance dell’Italia, in alcuni casi, sono migliori di quella della Germania ad esempio“.

Il merito è soprattutto dei mercati extra-Ue, che negli ultimi anni sono diventati fondamentali per l’esportazione dei prodotti Made in Italy, ma anche dei Paesi del Golfo, i veri outsider dell’export, almeno in questo periodo.

Tra questi, si è fatto notare prima di tutto il Marocco, che, grazie ad una ripresa dovuta ad un governo più stabile, ora è davvero in grado di dire la sua.
Spostandosi più ad est, ecco la Turchia, che, usando le parole di Esposito, “rappresenta una grande opportunità per le nostre esportazioni sia per l’aumento dei beni di consumo sia per la richiesta di beni collegati all’industria meccanica”.

Rimanendo più vicini a noi, la Svizzera ha fatto registrare performance elevatissime, a differenza dell’Est Europa che, invece, va bene ma non benissimo. La depressione, in questo particolare caso, ha condizionato i flussi di vendita.

Uscendo dal vecchio continente, invece, il primo mercato rimangono gli Stati Uniti, anche se il Brasile rimane uno dei Paesi maggiormente affezionati al nostro Made in Italy.
In questo caso specifico, però, Gaetano Fausto Esposito ha fatto notare che il Brasile non dovrebbe essere più considerato un paese in via di sviluppo e considerare la possibilità di “produrre in partnership“, come, del resto, si dovrebbe fare anche in Asia, pensando al settore dei beni tecnologici.

Vera MORETTI

FACTA: mandato internazionale contro l’evasione fiscale

Si chiama Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA) e ha riunito intorno un tavolo ben 6 Paesi: Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Si tratta della nuova normativa volta alla definizione di un approccio Intergovernativo per supportare e migliorare la Compliance Fiscale Internazionale.

In poche parole, la caccia all’evasione diventa intercontinentale. Lo scopo della FACTA è di attuare un approccio comune volto a “favorire la compliance fiscale internazionale e facilitare l’applicazione della legislazione fiscale a beneficio di entrambe le parti (i Paesi ndr )coinvolte”.

Il FACTA è già in vigore negli Stati Uniti dal 18 marzo del 2010, è solo dal 2012 che il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano ha annunciato la volontà, insieme agli altri Paesi europei, di aderire al FACTA, con lo scopo di “intensificare la lotta all’evasione fiscale internazionale”.

Dopo lo spesometro, il redditometro, in arrivo a giugno, e il nuovo database Serpico , l’Italia si mette in prima nella lotta all’evasione fiscale grazie all’accesso alla Foreign Account Tax Compliance Act, che permetterà allo Stato di ottenere la comunicazione delle informazioni da parte delle istituzioni finanziarie estere (Foreign Financial Institutions – FFIs), in relazione a conti correnti esteri, fondi di investimento e movimenti bancari.

L’ approccio intergovernativo adottato dagli Usa permetterà dunque ai 6 Paesi dell’Europa di dare il via ad uno “scambio automatico di informazioni in due direzioni”, ovvero da e verso gli Stati Uniti e l’Europa. In particolare, non sfuggiranno all’occhio vigile del fisco i conti aperti dai cittadini europei negli istituti finanziari statunitensi.

Grazie al FACTA, Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti si sono poi impegnati a collaborare sul lungo termine allo scopo di lavorare al raggiungimento di standard comuni in materia di obblighi dichiarativi e di due diligence.

Il Made in Italy è senza rivali

di Alessia CASIRAGHI

Sarà per la buona tavola, sarà per il nettare di Bacco fra i migliori (e più amati) al mondo, sarà per l’impegno delle aziende nell’innovazione tecnologica e nel settore green, senza dimenticare il ruolo chiave giocato dal fashionbiz. Quello che è certo è che l’Export in Italia continua a crescere. Il made in Italy seduce il mondo.

A rivelarlo un’indagine condotta dall’Istat, che ha registrato una crescita del +2,3% nel solo 2011. Tra settembre e novembre dello scorso anno infatti le esportazioni sono cresciute dell’1% rispetto al trimestre precedente, con maggiore impulso sempre sui mercati Extra Ue (+1,4%).

I dati rilevati a novembre 2011 per esempio, registrano per l’export un aumento del 3.1 % dei paesi Ue e dell’ 11.3% degli Stati Extra Ue. Tra gennaio e novembre 2011 il tasso di crescita tendenziale è stato dell’11.9%.

Ma qual è stato il prodotto più venduto? Prendendo come campione sempre il mese di novembre del 2011, i prodotti più richiesti sono quelli in metallo e gli apparecchi elettronici e ottici, pronti a emigrare verso Svizzera, Stati Uniti, Germania e Turchia.

Segnali positivi, anche se con minore incidenza, si registrano anche nel campo delle importazioni. Per l’Import infatti l’aumento è dello 0,5%, differenziato tra il -2,1% per i Paesi all’interno della Comunità Europea, e il +3,9% per quelli extra Ue. Nel periodo gennaio-novembre 2011 il valore complessivo raggiunto in materia di import si è fermato al +10,6%.

I settori più esposti all’importazione riguardano i prodotti energetici, con un aumento nel 2011 del +17,2%) e i beni di consumo non durevoli (+8%).

Al via i saldi: serviranno a risanare un’annata difficile?

di Vera MORETTI

Una volta si diceva che “l’Epifania tutte le feste si porta via” e, in concomitanza con l’archiviazione di alberi di Natale, decorazioni e presepi, che per un anno tornavano a riposare in soffitta, si dava il via alla stagione dei saldi invernali.
Ma ora, complice un’annata disastrosa e una crisi che ha pesantemente condizionato le spese degli italiani, i negozianti stanno già disfacendo palle ed addobbi dalle loro vetrine per lasciare spazio ad enormi insegne che non lasciano dubbi: i saldi non aspettano la Befana, ma giocano d‘anticipo.

Ad inaugurare la stagione dei ribassi è stata la Sicilia, dove da ieri è possibile acquistare prodotti scontati, ma sarà presto seguita da tutte le altre regioni dal 5 gennaio. Ad eccezione di Molise ed Alto Adige, che daranno il via agli sconti “solo” il 7 e la Valle D’Aosta, che aspetterà fino al 10 gennaio, quando anche gli ultimi turisti se ne saranno andati.
Giorno più, giorno meno, comunque, la stagione di promozioni e ribassi è arrivata, e con essa la speranza, da parte degli acquirenti, di potersi aggiudicare ciò che era stato accantonato ad un prezzo favorevole.

Le stime rese note dall’Ufficio Studi di Confcommercio parlano di 403 Euro che ogni famiglia spenderà per capi di abbigliamento ed accessori, per un totale di 6,1 miliardi di Euro, pari al 18% del fatturato annuo del settore. La media, dunque, dovrebbe essere di 168 Euro a persona, che viene accolta con ottimismo da parte delle associazioni consumatori e con sfiducia da parte dei commercianti, perché la situazione economica si rifletterà, anche in questo caso, sulle spese degli italiani.
Più pessimista è il Codacons, che prevede, per questa stagione, un flop clamoroso con il 40% delle famiglie in grado di spendere, e comunque con un budget ridotto all’osso, per una spesa totale di 11 Euro pro capite. Se ciò dovesse corrispondere a realtà, le vendite registrerebbero un calo del 30% rispetto ai precedenti saldi invernali.
Stessa “fumata nera” arriva da Federcosumatori e Adusbef che stimano una spesa complessiva di 2,4 miliardi di euro, con una spesa di 223 Euro a famiglia.
Insomma, la stagione appena inaugurata rischia di rappresentare una vera e propria Caporetto per i commercianti, e di conseguenza per l’economia nazionale.

E c’è chi dice che una delle cause di questa stagione negativa sia la scelta di inaugurare la stagione dei saldi solo con il nuovo anno e non, come avviene in paesi come Stati Uniti ed Inghilterra, a ridosso o subito dopo Natale.
Lillo Vizzini, di Federconsumatori, ha infatti affermato: “Anticipare le vendite a saldo, come avvenuto in molte città a livello internazionale, avrebbe sicuramente aiutato a registrare un andamento delle vendite meno disastroso. Credo sia venuto il momento di rivedere le norme sui saldi e le vendite promozionali”.

Le associazioni dei consumatori, inoltre, mettono in guardia gli acquirenti sulle “truffe” nelle quali si potrebbe incappare, e si rivolgono soprattutto a chi, preso dalla foga dello shopping, potrebbe essere un bersaglio perfetto. A questo proposito, infatti, si ricorda di diffidare degli sconti superiori al 60%, non comprare capi che non possono essere provati e di far valere il diritto di pagare con carte di credito e bancomat in tutti i negozi in possesso del Pos.

La regola d’oro, comunque, rimane quella di “verificare, prima della partenza ufficiale dei saldi, il prezzo pieno del prodotto che si intende acquistare. Solo in questo modo sarà possibile valutare la reale convenienza dell’acquisto e combattere le furbate di qualche commerciante scorretto”, aggiunge Vizzini.

In conclusione, dunque, possiamo dire che la speranza è l’ultima a morire, e, finché la stagione non sarà partita ufficialmente e non sarà possibile fare una stima reale circa l’andamento delle vendite, si fa affidamento sui prezzi, che con i saldi diventano davvero vantaggiosi, e sul freddo, che finora si è fatto attendere, per incoraggiare gli acquirenti a comprare più di quanto ci si aspetta.

Se il Natale non è riuscito a “compiere il miracolo”, riusciranno i saldi ad evitare la caduta libera verso la quale le vendite stanno precipitando?

Ecco, di seguito, il calendario della stagione dei saldi regione per regione:

 

  • ABRUZZO: dal 5 gennaio al 4 marzo;
  • BASILICATA: dal 2 gennaio al 2 marzo;
  • CALABRIA: dal 5 gennaio al 28 febbraio;
  • CAMPANIA: dal 5 gennaio per 90 giorni;
  • EMILIA ROMAGNA: dal 5 gennaio per 60 giorni;
  • FRIULI VENEZIA GIULIA: dal 5 gennaio al 31 marzo;
  • LAZIO: dal 5 gennaio al 15 febbraio;
  • LIGURIA: dal 5 gennaio al 18 febbraio;
  • LOMBARDIA: dal 5 gennaio per 60 giorni;
  • MARCHE: dal 5 gennaio all’1 marzo;
  • MOLISE: dal 7 gennaio per 60 giorni;
  • PIEMONTE: dal 5 gennaio per 8 settimane;
  • PUGLIA: dal 5 gennaio al 28 febbraio;
  • SARDEGNA: dal 5 gennaio per 60 giorni;
  • SICILIA: dal 2 gennaio al 15 marzo;
  • TOSCANA: dal 5 gennaio per 60 giorni;
  • UMBRIA: dal 5 gennaio per 60 giorni;
  • VALLE D’AOSTA: dal 10 gennaio al 31 marzo;
  • VENETO: dal 5 gennaio al 28 febbraio;
  • BOLZANO e provincia: dal 7 gennaio al 18 febbraio.

Italiani: ricchi senza saperlo?

di Vera MORETTI

Le famiglie italiane sono più “ricche” rispetto alla media internazionale. E’ questo che emerge dal bollettino statistico della Banca d’Italia, che descrive la situazione dei nuclei famigliari alla fine del 2010. Sono dati che, comunque, non tengono conto dell’ultimo anno, quando la crisi si è fatta pesantemente sentire a livello locale ed internazionale.

Nel 2009 le ricchezze delle famiglie del Belpaese erano pari a 8,3 volte il reddito disponibile, contro l’8 del Regno Unito, il 7,5 della Francia, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Stati Uniti.
L’ammontare dei debiti era invece pari all’82 per cento del reddito disponibile quando in Francia e in Germania risultava di circa il 100 per cento, negli Stati Uniti e in Giappone del 130 per cento e nel Regno Unito del 170 per cento.

Alla fine del 2010 la ricchezza lorda delle famiglie italiane era cresciuta, fino ad arrivare ad una cifra di circa 9.525 miliardi di euro corrispondenti a poco meno di 400 mila euro in media per famiglia, con una consistente fetta, pari a 4.950 miliardi, che riguarda le abitazioni di proprietà.
Le attività reali rappresentavano il 62,2 per cento della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,8 per cento. Le passività finanziarie, pari a 887 miliardi di euro, rappresentavano il 9,3 per cento delle attività complessive. L’aumento delle attività reali (1,1 per cento) è stato compensato da una diminuzione delle attività finanziarie (0,8 per cento) e da un aumento delle passività (4,2 per cento).

A fine 2010 circa il 35 per cento dell’ammontare dei titoli depositati presso le banche italiane da famiglie residenti era riferito a conti titoli di valore complessivamente inferiore a 50 mila euro; i finanziamenti erogati alle famiglie di importo compreso tra 30 mila e 75 mila euro rappresentavano il 20 per cento circa del totale; quelli compresi fra 75 mila e 250 mila euro erano il 56 per cento mentre il restante 23 per cento era ascrivibile a finanziamenti di importo superiore a 250 mila euro.

Ora attendiamo i dati del 2011, perché, o la crisi si è fatta sentire soprattutto in questo ultimo anno, o non ci accorgiamo di essere “ricchi”, o il termine “ricchezza” ha perso il suo valore.

Anno positivo per automazione e robotica

di Vera MORETTI

Le buone nuove ricevute dal settore dell’industria specializzata nella costruzione di macchine utensili, robot e automazione, che parlavano di un resoconto positivo per il bimestre 2010-2011, potrebbero non essere più tanto brillanti in vista delle previsioni per l’anno prossimo, quanto la crisi dovrebbe farsi sentire.

E’ quanto emerge dai dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, che, dopo aver fatto sapere che, nell’anno in corso, la produzione italiana di settore è cresciuta a 5.019 milioni di euro, segnando un incremento del 19,6% rispetto all’anno precedente, non prevede lo stesso trend positivo anche per il 2012. E questo nonostante l’ottima performance delle esportazioni che, cresciute del 29,3%, hanno raggiunto quota 3.367 milioni di euro.

Ha dato buoni frutti l’export italiano di macchine utensili verso Cina, Germania, Stati Uniti, Brasile, Francia, India, Russia, Turchia, Polonia, Spagna.
Le vendite sono cresciute notevolmente in Germania, con un +62,9% che ha fruttato 228 milioni, ma anche negli Stati Uniti gli affari sono andati bene, con un +99,4 e 170 milioni di euro davvero sorprendenti. Considerando i segnali più che soddisfacenti provenienti anche da paesi come Brasile (+84,1%) a 115 milioni, Francia (+23,2%) a 105 milioni, India (+19,7%), Russia (+15%), Turchia (+85,1%); Polonia (+55,3%), Spagna (+14%), l‘anno si conclude con un bilancio molto positivo, ma, ahimè, non ottimistico rispetto al futuro. E questo non a causa dell‘indice negativo, -0,4%, della Cina, anche perché, benché in controtendenza rispetto ad altri mercati, ha fruttato all‘Italia 240 milioni di euro.

Il mercato interno non può certo vantare le stese cifre, poiché la crescita si è fermata all’11,9% e 2.761 milioni di euro, valore che denota la debolezza della domanda espressa dagli utilizzatori italiani. Il modesto incremento della domanda interna si riflette nella timida ripresa delle consegne dei costruttori sul mercato interno che, cresciute del 3,8%, non sono andate oltre quota 1.652 milioni.

Meglio le importazioni, con un +26,7% dignitoso, ma con un valore assoluto che non va oltre i 1.100 milioni, ma si tratta di dati prevedibili, dal momento che dall’analisi relativa al periodo 2008-2011, emerge che la quota di import su consumo cresce meno di un punto percentuale, passando da 39,9% a 40,2%.
Al contrario, il rapporto export su produzione ha guadagnato dieci punti percentuali, passando dal 57% del 2008 al 67,1% del 2011. Questi dati dimostrano la capacità dei costruttori di mantenere il presidio del mercato interno pur intensificando, in modo deciso, l’attività sull’oltre confine.

Ma veniamo alle previsioni per l’anno prossimo: anche se positiva, la crescita subirà un considerevole rallentamento, in particolar modo la produzione, che si dovrebbe assestare sui 5.190 milioni di euro. L’export crescerà del 4,8%, a 3.530 milioni di euro, mentre il mercato interno frenerà la sua corsa: i consumi saliranno a 2.820 milioni di euro, il 2,1% in più rispetto al 2011. Stazionarie le consegne dei costruttori sul fronte domestico che si fermeranno a 1.660 milioni di euro (+0,5%).

Per affrontare questa situazione, i costruttori stanno già prendendo provvedimenti, intensificando la quota di produzione destinata all’estero, che arriverà a 68%.

Deficit dimezzato sul commercio estero

Le stime dell’Istat riguardanti il deficit fanno emergere un risultato (quasi) positivo per quanto riguarda i commerci dell’Italia con i paesi extra Ue, poiché, ad ottobre, il deficit, appunto, registrava 808 milioni rispetto ai 1.647 dell’ottobre 2010.

Esaminando i dati in maniera più capillare, si nota una diminuzione del 5,1% delle esportazioni e, al contrario, un incremento dello 0,2% delle importazioni, mentre la crescita tendenziale registra un +8,4% delle esportazioni contro il +1,9% delle importazioni.
Il comparto energetico si muove in controtendenza poiché, con un -5,3 miliardi, è molto più ampio rispetto ai 4,6 dell’anno precedente.

La riduzione del deficit commerciale, spiega l’Istat, e’ quindi determinata dalla rilevante espansione dell’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, che cresce da 3 (ottobre 2010) a 4,5 miliardi (ottobre 2011).

Per quanto riguarda le esportazioni, tutti i comparti hanno fatto registrare un segnale positivo, tranne i beni di consumo durevoli che spiccano in negativo con un -2,3%.
I beni di consumo non durevoli, invece, rilevano un +14,6%, e anche prodotti intermedi, +12,4% ed energia, +9,1%, presentano tassi di crescita superiori alla media.

Per quanto riguarda le importazioni, incrementi sostanziali per energia, +14,8% e beni di consumo non durevoli, +7,8% e gli acquisti all’estero degli altri settori sono in controtendenza netta, in particolare i beni strumentali, -21,8%.

In questo panorama, i mercati più “vivaci” sono Svizzera (+36,3%), ASEAN (+17,7%), Cina (+16,7%), Giappone (+16,6%), EDA (+14,1%) e Mercosur (+10%). India (+8,1%) e Stati Uniti (+7,4%) presentano tassi tendenziali positivi, ma inferiori a quello medio.

La crescita delle importazioni risulta ampiamente superiore alla media per i flussi commerciali provenienti da Russia (46,1%), Mercosur (+36,3%), ASEAN (+24,6%), India (+15,7%) e Turchia (+7,4%). In marcata flessione risultano gli acquisti di beni da Cina (-27,4%), paesi EDA (-17,7%), Giappone (-8,5%) e OPEC (-2,9%).

Vera Moretti

Un Natale al Bacco

Incremento delle vendite pari all’8%, crescita del fatturato legato all’export e aumenti delle vendite stimati attorno al 27% per il periodo natalizio. Il settore enogastronomico italiano chiude in ‘rosa’ il bilancio per il 2011. Lo dichiara il 93% delle aziende viticole in Italia.
Non solo. Si prospetta un futuro roseo per il 53% dele ziende anche per il 2012. I maggiori mercati di esportazione? Per gli Stati Uniti il giro d’affari legato al vino made in Italy si attesta sull’81%, seguito dall‘Asia con il 75% e dall’Europa con il 56%. Il nettare di Bacco italiano seduce anche il Sudamerica, che rappresenta il 25% del mercato delle esportazioni.

Secondo un sondaggio condotto da winenews.it, presentata al forum internazionale ”Vinum Loci: l’evoluzione del mercato del vino. Il valore del territorio, il valore del vino: l’eccellenza globale” di Soave, le 25 cantine intervistate nel corso dell’inchiesta dichiarano di chiudere in positivo l’anno appena trascorso, con un fatturato in crescita rispetto al 2010.

Alessia Casiraghi

Ecco le dieci professioni più richieste del futuro

E’ stata stilata dal magazine economico 24/7 Wall St la classifica delle dieci professioni vincenti del futuro, che dovrebbero quindi essere anche quelle più richieste. Tra queste, alcune rappresentano una certezza, altre, invece, una sorpresa.

Si tratta di una ricerca che arriva da Oltreoceano, effettuata considerando i dati statistici del ministero del lavoro degli Stati Uniti, che monitora crescita, livelli salariali e posti disponibili negli Usa delle maggiori 750 categorie professionali con previsioni fino al 2018.
Uno studio a breve termine, dunque, che può far riflettere chi si accinge a scegliere il suo percorso di studi o la specializzazione professionale da percorrere.

Perciò, quali saranno i lavori che garantiranno un impiego e, magari, uno stipendio in grado di condurre una vita, se non agiata, almeno non precaria?

La salute, che ovviamente rappresenta una delle voci determinanti per misurare la qualità della vita, influisce molto su questa speciale classifica, che vede ai primi posti medici, infermieri ed igienisti dentali.

Se sulla prima professione non avevamo dubbi, la richiesta di personale infermieristico sale forse perché è in crescita l’età della popolazione? In questo caso, aumentando la necessità di cure e degenze in ospedale, si desidera essere assistiti da personale qualificato.
Per quanto riguarda dentisti ed affini, la richiesta si spiega con una cultura dell’igiene dentale che ha subito una forte impennata, sia negli Stati Uniti sia in Italia.

Per quanto riguarda le altre sette posizioni più richieste, si tratta di professioni che richiedono studi di nicchia e altamente specializzati, poiché troviamo ingegneri civili, con percentuali di crescita del 24%, con un aumento generale del 10% per la categoria ingegneristica. Ciò si spiega con i cambiamenti che riguardano la città, i trasporti e i modi di vivere.

Anche per i consulenti finanziari sono in arrivo confortanti notizie: non solo continueranno ad essere richiesti, ma saranno destinati a diventare veri e propri punti di riferimento nel consigliare la popolazione sugli investimenti più redditizi.

L’informatica, come ci si aspettava, è destinata a veder crescere ulteriormente posti di lavoro e richieste da aziende, che necessitano di reti aziendali sempre più sicure e sofisticate. Per questo, l’aumento sarà addirittura del 20%, con picchi del 30% per chi è specializzato nella programmazione di software e applicazioni per il mobile.

Ma non solo di tecnologia si vive, e per questo si continuerà ad avere bisogno di professionisti di settore come ragionieri e revisori dei conti, oltre che di specialisti del prodotto e di bravi consulenti per la gestione aziendale.

Insomma, tra conferme e new entry, sono queste le professioni su cui puntare, per contrastare la crisi ed assicurarsi un futuro, se non sicuro, almeno confortante.

Vera Moretti