Studi di settore: bilanci, novità e correttivi

L’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti relativi all’applicazione degli studi di settore che si riferiscono al periodo d’imposta 2010.

Nella Circolare del 28 giugno sono state riportate le quattro tipologie di correttivi che dovranno essere applicate in sede di valutazione dei risultati degli studi di settore:
– la modifica del funzionamento dell’indicatore di normalità economica “durata delle scorte”. Si applica ai soggetti che presentano, contemporaneamente, la riduzione dei ricavi dichiarati ai fini della congruità nel periodo 2010 rispetto al 2009 ed una situazione di coerenza delle rimanenze iniziali;

– i correttivi specifici per la crisi (riguardano il settore degli studi odontoiatrici e quello del trasporto merci su strada);

– i correttivi congiunturali di settore, per tutti gli studi di settore in vigore per il periodo d’imposta 2010;

– i correttivi congiunturali individuali, anche in questo caso relativi a tutti i 206 studi di settore in vigore, ed in particolare applicabili ai soggetti che hanno presentato nel 2010 una situazione di crisi. Tali correttivi sono stati elaborati tenendo conto della ritardata percezione dei compensi a fronte delle prestazioni rese e della contrazione dei costi variabili.

Studi di Settore: Sì all’applicazione retroattiva

L’applicazione retroattiva di Studi di settore e parametri è legittima, secondo la Corte di Cassazione.

Con la Sentenza n. 12786/2011, la Corte di Cassazione ha affermato il principio secondo cui è legittimo applicare lo studio di settore emanato successivamente all’anno di imposta oggetto di controllo.

Il contribuente, in sede amministrativa e processuale, potrà contestare l’utilizzo dei coefficienti e provare che i parametri sono inadeguati al caso.

In questo modo, la Corte si pronuncia sulla doglianza relativa all’illegittimità dell’applicazione retroattiva dello studio di settore, precisando che parametri e studi di settore costituiscono una procedura di accertamento unitaria, frutto di continue evoluzioni tese ad affinare e migliorare tali strumenti. Pertanto, l’applicazione dello strumento più recente garantisce maggiore affidabilità al risultato conseguito.

 

E’ online Gerico 2011, la guida per gli Studi di Settore

Per la compilazione dei 206 modelli di Studi di settore 2011 definitivi, l’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione online Gerico 2011, modelli, istruzioni e specifiche.

La comunicazione dell’Agenzia avviene dopo l’approvazione delle revisioni necessarie per tener conto degli effetti della crisi (decreto ministeriale del 7 giugno, in Gazzetta Ufficiale del 10 giugno) e il rilascio del software Gerico 2011, con le specifiche tecniche, fornite con provvedimento del 17 giugno.

L’invio deve avvenire direttamente, attraverso il servizio telematico Entratel o Internet, oppure avvalendosi degli incaricati abilitati.

Fisco: nuovi software disponibili per gli studi di settore

Sul sito dell’Agenzia delle Entrate, sono disponibili due nuovi software, entrambi destinati all’utilizzo da parte dei contribuenti soggetti agli studi di settore. Si chiama Gerico 2011 il programma principale, corredato da uno ulteriore che consente di spiegare al Fisco come mai la propria situazione reddituale si discosta dalla previsione dello studio.

Gerico 2011 permette ad imprese e lavoratori autonomi di calcolare la congruità dei loro ricavi/compensi, comprensivi della normalità, e della coerenza, ai fini della presentazione della dichiarazione Unico 2011. E’ possibile usare l’applicativo online (versione cloud computing) oppure scaricando il software.

Chi avesse ricevuto comunicazioni relative ad incongruenze per il 2007-2009 è disponibile l’applicativo che permette l’invio telematico della “giustificazione” degli errori e/o delle imprecisioni segnalati nella comunicazione. Indicare, cioè, i motivi che hanno generato il “disallineamento” della propria performance “produttiva”, nei confronti degli studi (disponibile a partire dal 15 giugno). Per utilizzare i software è necessario possedere i codici di accesso ottenibili registrandosi nell’area “servizi telematici” del sito dell’Agenzia delle Entrate.

M. Z.

Studi di settore: l’Agenzia delle Entrate conferma i correttivi anti-crisi

Nei giorni scorsi è stato confermato per il secondo anno consecutivo l’applicazone dei correttivi agli studi di settore. Si tratta di un accordo stipulato dal Sose (Società per gli Studi di Settore) e l’Agenzia delle Entrate al fine di considerare le difficoltà economiche nello stilare la panoramica delle imprese italiane e “verificarne” i conti.

Se l’export sta prosperando in alcune regioni, è evidente che la situazione non appare ancora omogenena, per questo i correttivi si sono resi necessari per non andare a gravare in modo eccessivo sulle imprese già impegnate in un duro sforzo verso la ripresa. Sono previsti due correttivi di carattere generale (considerando le peculiarità di ciascuna categoria considerando in particolare le giacenze di magazzino e l’abbattimento dei valori statistici) e uno di tipo individuale (da applicare qualora i due di carattere generale fallissero nel tentativo di inquadrare correttamente la situazione dell’impresa).

Nel particolare “non scatterà una semaforo rosso in caso di scorte troppo alte, a causa delle difficoltà di vendere i prodotti per la crisi. Il secondo obiettivo è quello di abbattere i valori statistici che, attraverso alcuni costi fissi, come i beni strumentali, impattano sui calcoli degli ”studi” con un peso troppo alto“. Sono indetti degli incontri per stabilire l’operatività e fugare eventuali dubbi applicativi.

Che cosa sono gli studi di settore? Avendo scelto il regime agevolato, ne faccio parte?

Sesta tappa del viaggio di Luigi P. nel mondo delle partite IVA. Oggi Luigi è alle prese con i “famigerati” studi di settore. Infoiva, grazie al contributo della dott.ssa Ippolita Pellegrini, gli spiega di che cosa si tratta.

Gli studi di settore costituiscono uno strumento utilizzato dal Fisco per rilevare i parametri fondamentali di lavoratori autonomi e di imprese.

Sono costruiti secondo un rigoroso procedimento statistico che viene verificato e approvato, prima dell’entrata in vigore, dalla c.d. Commissione degli Esperti, un organismo formato da rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate, del Ministero dell’Economia e delle organizzazioni di categoria. Il procedimento comprende la raccolta di elementi quantitativi e qualitativi su una determinata attività, l’individuazione di modalità omogenee di svolgimento della stessa, la determinazione dei ricavi presunti dell’attività.

L’introduzione degli studi di settore in Italia è iniziata il 30 agosto 1993 e si è di anno in anno arricchita di nuove tabelle. Attualmente gli studi approvati (provvedimento 25/5/2010) sono 206 e si riferiscono alle attività economiche nel settore delle manifatture, dei servizi, delle attività professionali e del commercio. Per sapere se si è soggetti agli studi occorre controllare se il proprio codice attività rientra nella tabella dei codici per i quali sono stati approvati gli studi e la procedura software a disposizione si chiama Gerico.

Nell’ipotesi di scelta del regime agevolato non è prevista l’applicazione degli studi di settore.

 

Dott.ssa Ippolita PELLEGRINI | i.pellegrini[at]infoiva.it | (+39) 346.5278117 | Bisceglie
Laureata in Economia e Commercio presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bari nel 1995, la Dott.ssa Pellegrini è esperta in gestione aziendale e da 12 anni è Responsabile Contabilità e Bilancio di un gruppo di società di capitali, titolari di numerosi marchi, dedite alla produzione e alla commercializzazione di abbigliamento in Italia e all’estero. Iscritta all’Albo dei Dottori Commercialisti di Trani dal 2006, segue l’approfondimento della materia fiscale e tributaria e studia la fattibilità e la convenienza di operazioni aziendali particolari.

Leggi gli articoli già pubblicati dal Professionista.

L’impresa in crisi aziendale è esclusa dall’applicazione degli studi di settore.

Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 19136-10), la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha emesso una circolare con la quale esamina come e quando una crisi aziendale possa essere definita tale e quali possano essere gli elementi che identificano tale fenomeno di criticità, tali da escludere l’applicazione dell’accertamento da studi.

“Ad esempio, una riduzione significativa del margine operativo lordo (Mol) – spiega la circolare della – in presenza di una riconversione produttiva, potrebbe non essere necessariamente significativa di una crisi in atto. Solo negli anni successivi il permanere di risultati negativi comproverebbe la crisi dovuta, ad esempio, alla necessità, nell’anno in cui il Mol ha iniziato a contrarsi, di riconvertire la produzione a causa del crollo del mercato di riferimento per i più svariati motivi (superamento tecnologico del prodotto, ingresso nuovi concorrenti maggiormente organizzati)”. Dunque, basarsi solo sul risultato del Mol, dicono gli esperti, potrebbe esporre il contribuente ad accertamento da parte dell’agenzia delle entrate.

Invece il fenomeno della crisi aziendale è da giudicarsi presente, dicono ancora i Consulenti del lavoro,”in tutte le ipotesi di sospensione dell’attività”. “Una sospensione che non sia meramente occasionale -si legge nel testo della circolare- o programmata dell’attività aziendale, costituisce evidentemente una condizione di non normalità nell’esercizio delle attività medesima, che giustifica uno scostamento anche sensibile dai risultati parametrici”. Dunque, “quando la crisi di impresa si manifesta mediante una sospensione delle attività produttiva -riassumono i Consulenti- è da ritenersi che ci si trovi di fronte ad una evidente situazione di esclusione dell’applicazione degli studi di settore, tale da consentire in via preventiva, in sede di compilazione delle dichiarazioni dei redditi, di avocare l’ipotesi di esclusione”.

Tuttavia raccomandano gli esperti, per mettersi al riparo dalla scure del fisco, è bene munirsi “di elementi di prova ineccepibili”. Anche in caso di presenza di cassa integrazione. “Quando la sospensione dell’attività d’impresa determina l’ammissione alle procedure di cig, cigs o di licenziamenti collettivi e di mobilità -dicono i Consulenti- la situazione di criticità che perfeziona l’ipotesi di esclusione dagli studi di settore, è valutata ed accertata, nelle opportune sedi, dagli Enti a ciò demandati”. Solo in presenza di tale accertamento, è possibile l’esclusione dagli studi di settore.

Fonte: Lab-Italia – AdnKronos

Prove di federalismo per gli studi di settore per il commercio al dettaglio del settore moda.

L’ipotesi di studio di settore su base regionale per il commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature, pelletterie e accessori è stato presentato la scorsa settimana agli Osservatori regionali. Lo comunica in una nota l’Agenzia delle Entrate ricordando che si tratta del secondo studio di settore elaborato su base regionale, dopo quello del settore delle costruzioni.

Secondo quanto spiegato in una nota dall’Agenzia delle Entrate, si tratterà di un’iniziativa finalizzata a verificare, con la collaborazione dei rappresentanti di associazioni di categoria e degli ordini professionali, il funzionamento dello studio, ad integrazione delle analisi effettuate a livello centrale, anche a seguito di esame di specifici casi esemplificativi rilevati a livello locale.

Soddisfazione per queste novità negli studi di settore anche da parte di Federmoda, che vede accolte alcune importanti richieste della categoria. Il presidente di Federmodaitalia-Confcommercio, Renato Borghi, parla di ”un importante passo in avanti in direzione dell’affinamento della metodologia degli studi di settore secondo principi di equità e selettività.”

Nel 2008 è sceso il reddito delle società di persone e delle società di capitali: c’era da aspettarselo.

Forse c’era da aspettarselo, visto che dietro l’angolo c’era un forte crisi economica. Infatti la crisi che ha colpito l’economica si annunciava già con i redditi del 2008, dove si registrava un forte calo del reddito delle società di capitali e di persone. Questi dati sono stati elaborati sulla scorta dei risultati emersi dagli studi di settore. Secondo questa analisi sui dati comunicati per il 2008, il reddito medio complessivo d’impresa o di lavoro autonomo è sceso (nel 2008) a 30.900 euro dai 31.200 del 2007. In particolare, è emerso che gli unici soggetti per i quali nel 2008 si registra una spinta verso l’alto del reddito medio risultano essere le persone fisiche che  hanno registrato un +4,6% arrivando ad una media di 27.500 euro annui del 2008 rispetto ai 26.300 euro annui del 2007.

Le società di persone e le società di capitali hanno fatto registrare una sensibile diminuzione dei valori, rispettivamente del – 7,4% (da 43.100 euro annui del 2007 a 39.900 euro annui del 2007) e del – 12,9% (da 38.900 euro annui del 2007 a 33.900 euro annui del 2008).

Oggi che la crisi (molto) lentamente stiamo cercando di superarla e lasciarcela alle spalle, possiamo soltanto immaginare che i prossimi confronti che ci saranno, ad esempio tra il 20010 ed il 2009, saranno sicuramente positivi ed incoraggianti.

L’Agenzia delle Entrate adegua gli studi di settore.

Una nuova circolare dell’Agenzia delle Entrate (34/E) adegua gli studi di settore. Sono quattro le tipologie di correttivi messe in campo. La prima categoria di interventi è relativa all’analisi della normalità economica per coloro che presentano una riduzione dei ricavi. I secondi correttivi sono quelli “specifici per la crisi”, che adeguano ai suoi effetti i risultati degli studi. Ci sono poi i correttivi congiunturali di settore. Infine, la quarta linea d’azione riguarda i “correttivi congiunturali individuali”, che interessano i soggetti non congrui che presentano una riduzione dei ricavi/compensi dichiarati. “I nuovi correttivi sono il frutto – sottolinea l’Agenzia – di un accurato monitoraggio dell’impatto della crisi, basato sulla raccolta delle informazioni fornite dalle associazioni di categoria, a loro volta incrociate con i risultati delle analisi dei settori svolte da Banca d’Italia, Istat, Isae, Prometeia e altri istituti di ricerca”. Dall’attività di analisi del territorio e delle sue specificità sono nati poi tre indicatori su misura, che consentono di differenziare l’applicazione degli studi e di adeguarli alla caratteristiche delle singole aree, rendendo questi strumenti dell’accertamento sempre più aderenti alla realtà economica in cui si muovono le imprese. Gli indicatori in questo caso riguardano il livello di retribuzioni, il livello del reddito disponibile per abitante e il livello delle quotazioni immobiliari. Infine si sperimenta una sorta di federalismo fiscale e il settore delle costruzioni è il primo studio elaborato su base regionale.