Rimborsi fiscali Agenzia delle Entrate, attenzione all’ennesima truffa

Il 14 marzo 2023 l’Agenzia delle Entrate ha reso noto un nuovo tentativo di truffa ai danni dei contribuenti attraverso e-mail. Nell’avviso si sottolinea il diritto a un rimborso Agenzia delle Entrate per “compensi” inerenti “operosità fiscali”. Si tratta di un’ennesima operazione phishing a cui prestare attenzione.

Agenzia delle Entrate: non seguire i link in comunicazioni sospette di rimborsi fiscali

L’email oggetto di attenzione da parte dell’Agenzia delle Entrate indica che il contribuente ha diritto ad un rimborso fiscale. Per poter ricevere lo stesso viene fornito un link sul quale cliccare per avere maggiori informazioni e compilare il modulo di richiesta di rimborso. Inserendo i dati i malviventi potranno accedere ai dati bancari e di conseguenza perpetrare la loro truffa.

L’Agenzia delle Entrate sottolinea di essere completamente estranea a tali comunicazioni e ricorda di prestare sempre attenzione alle comunicazioni che apparentemente arrivano dal Fisco e che sono caratterizzate da:

-mittente completamente estraneo all’Agenzia delle Entrate

-uffici inesistenti

-testo generico

-errori di sintassi e di ortografia

In ogni caso, l’Agenzia sottolinea che nel caso in cui si ricevano comunicazione simili e vi sia il dubbio che possano effettivamente essere state recapitate dall’Agenzia delle Entrate, è consigliato rivolgersi agli uffici territoriali per chiedere delucidazioni o attivare i servizi online di assistenza anche tramite chatbot.

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Truffa liquidazione Iva 2023: i contribuenti stanno ricevendo email phishing

L’Agenzia delle Entrate rende noto che è in corso un tentativo di truffa liquidazioni Iva 2023 attraverso e-mail phishing. Ecco a cosa stare attenti.

Liquidazione Iva 2023: attenti ai tentativi di truffa

Purtroppo la cybersicurezza è un tema che negli ultimi mesi sta diventando una vera emergenza, infatti l’Agenzia delle Entrate è in costante allerta a causa dei tentativi di truffa che sono perpetrati ai danni dei contribuenti attraverso e-mail che apparentemente provengono dall’Agenzia stessa.

La falsa e-mail ha come oggetto “Commissione vigilanza sul registro tributario o sull’anagrafica tributaria”, nel testo il contribuente viene avvisato della presenza di incongruenze all’interno delle liquidazioni Iva 2023.

Viene quindi invitato a seguire un link per scaricare dei documenti per verificare le incongruenze presenti nelle liquidazioni Iva 2023. Proprio tale azione, cioè seguire il link porta problemi al contribuente. Di conseguenza nel momento in cui si riceve una comunicazione simile, l’Agenzia invita a non cliccare assolutamente.

Al fine di aiutare le persone a individuare più facilmente le e-mail phishing, l’Agenzia fornisce ulteriori dati. Le e-mail in oggetto arrivano da un indirizzo di posta elettronica simile: direttiva@ambertvtt.fr oppure contribut@daraltawhreed.com . Nel massaggio e-mail si possono inoltre notare errori grammaticali inerente prevalentemente l’uso errato del plurale/singolare.

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L’Agenzia delle Entrate nell’avviso sottolinea che disconosce tali comunicazioni, inoltre invita tutti i contribuenti a prestare attenzione nel momento in cui ricevono simili avvisi. Nel momento in cui hanno dubbi e perplessità su eventuali comunicazioni apparentemente provenienti dall’Agenzia, strutture territoriali dell’Agenzia o simili, i contribuenti sono invitati a rivolgersi a contatti reperibili sui siti ufficiali dell’Agenzia e a segnalare il fatto. In questo modo oltre a poter risolvere i dubbi, l’Agenzia viene messa nella condizione di poter diramare avvisi per rendere noto a tutti coloro che potrebbero incorrere nello stesso tentativo di truffa che devono prestare attenzione.

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Truffa Agenzia delle Entrate: nuovo allarme. Ecco le e-mail da non aprire

Il 7 dicembre 2022 l’Agenzia delle Entrate ha comunicato il verificarsi di una nuova truffa ai danni del contribuente e ha reso note le modalità con cui malintenzionati stanno procedendo alla nuova truffa Agenzia delle Entrate.

Errori nella fatturazione elettronica: ecco a cosa stare attenti per evitare truffe

Tutti sappiamo che ormai per la maggior parte delle partite Iva vi è l’obbligo di fatturazione elettronica, la stessa prevede che le fatture siano scambiate tra fornitore e cliente tramite il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate. Per lo scambio è necessario disporre di un indirizzo Pec (posta elettronica certificata). SdI controlla che le fatture emesse siano complete in ogni elemento, nel caso tutto sia in ordine lo scambio avviene normalmente, ma nel caso in cui ci siano degli errori formali o materiali, l’emittente riceve dal sistema di interscambio l’avviso ed è quindi invitato a regolarizzare la fattura.

Come funziona l’ultima truffa Agenzia delle Entrate?

Fatta questa premessa è possibile passare alla descrizione della truffa. Molti contribuenti stanno ricevendo comunicazioni tramite e-mail in cui sono invitati a regolarizzare le fatture per “Mancato versamento imposta di bollo sulle fatture elettroniche emesse nel 4 trimestre 2022” questo è appunto l’oggetto della mail, mentre il testo è :

Gentile amministratore, dall’esame dei dati e dei versamenti relativi alla Divulgazione delle eliminazioni periodiche IVA, da lei mostrate per il trimestre 2022, risultano emerse alcune incoerenze. Le modificazioni relative alle incongruenze sono disponibili nel ‘cassetto fiscale’ (sezione l’Agenzia) disponibile dal sito internet dell’Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) e in versione intera nell’archivio incluso alla presente e-mail. La presente e-mail e [sic] stata procreata automatica mente, pertanto la raccomandiamo di non rispondere a questo indirizzo di posta elletronica”.

Come si può notare vi sono molti errori ortografici e grammaticali e questo è già un indice di tentativo di truffa. Il contribuente seguendo il link accede ad un sito del tutto simile a quello dell’Agenzia delle Entrate, è quindi indotto a rilasciare dati attraverso i quali sono effettuate truffe.

L’email contiene il malware Gozi/Ursnif, proprio per questo l’Agenzia delle Entrate invita i contribuenti a non cliccare sul link e non fornire dati bancari.

L’Agenzia delle Entrate invita a non aprire l’email e a non seguire in nessun caso il link. Di seguito l’avviso completo https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/web/guest/avviso-7-dicembre-2022-malware

Ecco come denunciare un negozio online se si è vittima di truffe

Può capitare di imbattersi in siti truffa o in shop che vendono materiale che non recapiteranno mai al vostro indirizzo, dopo aver incassato i soldi. Cosa succede se ci si ritrova dinnanzi ad una truffa eseguita online? Vediamo come agire nella nostra rapida guida in merito.

Come denunciare un truffatore online

Ormai,  è ben evidente che sono sempre di più i consumatori italiani che effettuano acquisti online. Ovviamente ha contribuito a questo incremento anche l’attuale periodo vissuto, tra lockdown e limitazioni agli spostamenti, aiutando pure le persone meno tecnologiche ad adeguarsi allo shopping online. Di pari passo, però, crescono anche i raggiri e gli imbrogli a danno dei consumatori ed è per questo che diventa fondamentale adottare alcune semplici regole per tutelarsi da tali problemi e, nei casi più gravi, denunciare il sito e-commerce.

Cosa è bene fare dunque se ti accorgi di esser vittima di una frode online?

Andiamo, quindi a vedere come agire, a livello pratico per tutelarsi da una truffa online.

Nei casi in cui il consumatore abbia regolarmente pagato la merce, però questa non viene mai spedita semplicemente perché non è (e non lo è mai stata) disponibile, oppure se il consumatore ha ordinato un costoso oggetto firmato salvo ricevere una copia taroccata da pochi euro, od anche se al consumatore sono stati illecitamente carpiti i dati della propria carta di credito e così via. In questi specifici casi è del tutto evidente che siamo di fronte ad una vera e propria truffa.

Quindi, in suddetti casi, come denunciare un venditore online?

Vediamo alcuni pratici consigli per intervenire:

  • avere sistema operativo, antivirus e browser sempre aggiornati;
  • leggere i feedback e recensioni lasciati dagli utenti prima di acquistare;
  • verificare su Google l’esistenza di eventuali notizie/segnalazioni riguardanti il venditore;
  • pagare in contrassegno se il sito non è conosciuto o se è la prima volta che lo si utilizza;
  • cercare di verificare l’identità del venditore, ad esempio attraverso la partiva IVA, il dominio internet, il numero di telefono fisso, l’indirizzo fisico relativo al punto vendita o al magazzino, ecc.;
  • diffidare di prodotti venduti a prezzi estremamente vantaggiosi;
  • preferire siti di e-commerce italiani in quanto il consumatore è maggiormente tutelato;
  • preferire l’utilizzo di carte prepagate visto che è possibile circoscrivere l’eventuale ammanco all’importo effettivamente caricato sulla carta;
  • evitare di fornire – se possibile – dati personali (codice fiscale, coordinate bancarie, copia dei documenti, ecc.);
  • prestare attenzione a link e download di phishing.

Come denunciare una truffa online alla Polizia Postale

Un passaggio pratico per denunciare è accedere al sito della Polizia Postale e compilare il modulo di denuncia online.

In questo modo la Polizia Postale potrà indagare sulla vicenda, impedire che si ripeta ed avviare le pratiche per rimborsarti (ma su questo dipenderà dai casi) il denaro perduto, a meno che di questo non possa occuparsi la tua banca.

Occorre sapere che questa denuncia non sostituisce la denuncia fisica, ma rappresenta solo il primo passo della vera e propria denuncia per reati telematici (da presentare poi ai Carabinieri).

Nello specifico la Polizia Postale consente di

  • segnalare un sito (www.commissariatodips.it/segnalazioni/segnala-online/index.html), ovvero consente di porre alla loro attenzione talune condotte che si presumono illecite, al fine di poter svolgere gli opportuni accertamenti;
  • denunciare un sito (https://denunceviaweb.poliziadistato.it). Accedendo allo spazio “Denuncia via web di reati telematici“.

Come bloccare carte e pagamenti? E’ possibile recuperare il denaro dopo una truffa?

Dunque, dopo un allarme è bene bloccare subito le carte di credito e i bancomat con i quali si è subita la truffa.

Immediatamente prima di farlo, però, è bene controllare eventuali movimenti bancari sospetti. Nel momento in cui contatterete la vostra banca per bloccare le carte bisognerà fare presente eventuali prelievi o acquisti online non effettuati da te, in modo che l’Istituto bancario possa restituirti il denaro perduto.

Se invece hai semplicemente effettuato un acquisto online ma il prodotto non è mai arrivato, e non hai notato movimenti sospetti, chiama direttamente la tua banca.

Gli operatori ti consiglieranno se bloccare o meno le tue carte in base alla situazione.

Se l’acquisto sospetto è avvenuto con il metodo di pagamento PayPal, contatta pure il servizio di assistenza clienti di questa società in modo che possano avviare le pratiche di restituzione del denaro.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario da sapere in merito alle possibili risoluzioni per denunciare e limitare negozi online, in caso di truffe.

IBAN: come evitare truffe e raggiri

Ormai, il rischio di truffe e raggiri nel mondo digitale è sempre più alto e frequente. Ma quali sono i rischi che si possono correre sul proprio IBAN? Scopriamo in questa rapida guida, come evitare truffe e raggiri in merito al codice IBAN?

Codice IBAN, di cosa si tratta

Ovviamente, occorre partire dalle basi della questione, ovvero stabilendo cosa si definisce con codice IBAN.

Il Codice IBAN altri non è che un codice alfanumerico composto da caratteri non casuali. La combinazione di lettere e numeri, infatti, segue precise regole che ne stabiliscono e regolano la disposizione. Nello specifico, l’European Commitee for Banking Standards ha stabilito la necessità di suddividere il codice in sezioni ognuna con determinate informazioni da fornire.

Difatti, le prime due lettere che lo compongono stanno ad indicare il territorio nazionale di appartenenza (IT nel caso dell’Italia). Successivamente, troviamo i numeri che forniscono informazioni sul CIN, ovvero il cosiddetto controllo internazionale, e dunque le lettere che identificano il controllo nazionale. I cinque numeri seguenti, invece, fanno riferimento all’ABI e danno informazioni sulla banca di appartenenza. I successivi numeri di riferimento al CAB, invece, rimandano alla succursale dell’istituto di credito. Infine, l’ultima sezione di caratteri va ad indicare il numero del conto corrente del cliente.

Codice IBAN, quali rischi di truffa si corrono?

Dunque, una volta stabilito cosa è e come è composto un codice IBAN, fornito ad ogni cliente di un conto corrente, occorre venire al nocciolo della questione: ovvero quali sono i rischi che si corrono nel fornire il proprio IBAN.

Riuscire a comprendere e quindi sapere quando è consigliabile evitare di fornire l’IBAN necessita di approfondire le funzionalità connesse al codice. L’IBAN permette di inviare bonifici e di riceverli e consente l’accredito della pensione o dello stipendio. Quindi, per effettuare un trasferimento di denaro occorre conoscere l’IBAN del ricevente così come occorre fornire il proprio per ricevere una somma che può arrivare, per esempio, dai parenti o dal proprio datore di lavoro.

Una volta appurato questo fondamentale stato delle cose, diventa evidente come con il codice IBAN si possano compiere operazioni che non dovrebbero consentire ai truffatori di prelevare denaro dal nostro conto corrente. E’ necessario sapere che gli stessi istituti di credito tendono ad imprimere sulle carte di credito il numero di conto del cliente. Conseguentemente è lecito pensare che un raggiro non potrà essere perpetrato conoscendo solamente il codice IBAN. Ciò, però, non deve far calare l’attenzione sulla comunicazione dei dati personali dato che i tentativi di phishing o smishing arrivano numerosi dal web.

Phishing, smishing e truffe

Uno dei principali rischi di truffa o raggiro è appunto il sopra citato Phishing, ma di cosa si tratta lo scopriamo meglio di seguito.

Il furto delle credenziali avviene tramite invio di e-mail (phishing) o sms (smishing) invitando i clienti ad inserire i propri dati di login tramite link che conduce a sito malevolo. Non è insolito, infatti, ricevere mail o sms ingannevoli che invitano a cliccare su link atti a rubarci i dati necessari.

In questi casi di frode, gli indirizzi mail del mittente ed il numero di telefono sono ugual a quelli della banca grazie a tecniche di spoofing. Nel caso di sms, il messaggio compare anche nella cronologia dei messaggi della banca. Il sito in cui si va ad approdare è spesso molto simile a quello della banca. Il consiglio è ovviamente quello di evitare assolutamente di fornire dati e ancor più genericamente di evitare di cliccare ai link che ci arrivano da mail sospette o sms inattesi.

Questo, dunque, è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alla questione dei rischi di truffe al proprio IBAN.

Residenza falsa, cosa si rischia?

In questa rapida guida andremo a scandagliare quali sono i rischi che si corrono nel caso di residenza falsa dichiarata. Scopriamolo assieme nei prossimi paragrafi.

Residenza falsa, in quali casi

Possono essere vai e svariati i casi in cui si dichiara residenza falsa, per esempio può capitare di fornire la residenza al controllore dell’autobus nel momento in cui chiede le generalità del passeggero beccato senza biglietto; oppure si possono fornire dati falsi al poliziotto nel corso di un controllo; od ancora si può dichiarare una falsa residenza all’ufficio dell’anagrafe comunale allo scopo di ottenere benefici o agevolazioni fiscali.

E quindi, cosa si rischia in questi casi? Scopriamolo nei prossimi paragrafi della guida.

Rischi in caso di falsa residenza dichiarata

Innanzitutto, partiamo col dire che il luogo di residenza è quel luogo dove il soggetto dimora abitualmente, quindi dove esso vive per gran parte dell’anno. Pertanto non si può dichiarare al Comune o al pubblico ufficiale una residenza in un luogo dove non si abita o si abita solo durante limitati periodi temporali (come per esempio la casa delle vacanze). 

Ogni cittadino è libero di fissare la propria residenza dove vuole a patto però che quella costituisca anche la sua dimora abituale. 

La falsa residenza è pertanto quella fissata in un immobile, anche se non di proprietà del soggetto in questione, ove non si è reperibili. 

Possiamo dire che non si è obbligati a dare il proprio indirizzo di residenza ai privati e che non si rischia nulla se si fornisce un indirizzo non veritiero, ma è necessario fornire i propri dati ufficiali al proprio datore di lavoro, ad esempio.

Residenza falsa, quando è reato

Per quanto è vero che dare una falsa residenza a un privato non integra un reato, ciò potrebbe però costituire un elemento per ravvisare gli estremi di una truffa contrattuale.

Ad esempio, se pensiamo ad un venditore sul web che, prima di concludere il contratto, fornisce all’acquirente un indirizzo di residenza falso, allo scopo di rendersi difficilmente rintracciabile. Tale comportamento è votato alla non rintracciabilità e quindi di non adempiere al proprio obbligo.

Ancora, altrettanto grave è quando si dà una falsa residenza al controllore dell’autobus che debba identificare il passeggero senza biglietto o ad un carabiniere o un poliziotto che abbia fatto esplicita domanda al cittadino. In questi casi si commette reato di falso. C’è quindi il rischio di subire una denuncia penale e di poter essere punito con la reclusione da 3 mesi a 2 anni. 

In ultimo, ma non ultima, vi è ancora una ipotesi di falsa indicazione di residenza, ed è quella che può essere fornita in un’autocertificazione diretta ad un ufficio pubblico (come ad esempio la Motorizzazione o il Pra). Pure in questo specifico caso, il reato contestato potrà essere quello di falso ideologico in atto pubblico. 

Invece, ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno, la falsa dichiarazione del luogo di residenza non va a costituire irregolarità formale, ma è da ritenersi circostanza assolutamente dirimente nel senso di imporre il rigetto dell’istanza di rinnovo del permesso di soggiorno, non andando a rilevare, in quanto successive alla adozione del permesso, eventuali sopravvenienze.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito ai rischi e alla casistica del dichiarare una falsa residenza.

 

Truffa RCA falsa: cosa rischia il proprietario del veicolo?

Il premio assicurativo auto è senza dubbio una delle spese più rilevanti per gli italiani, proprio per questo sono sempre alla ricerca della polizza RCA più conveniente. Capita però che nella ricerca del risparmio si incorra in una truffa RCA. Cosa succede in questo caso?

Truffa RCA falsa: la maggior parte degli automobilisti scopre per caso di non avere copertura assicurativa

Per circolare su strada con veicoli a motore è necessario avere la copertura assicurativa obbligatoria, anche conosciuta come RCA. I costi di questa possono però essere molto esosi, soprattutto se si è al primo contratto assicurativo, senza poter beneficiare della legge Bersani, oppure se si verifica un sinistro e si perde la classe di merito. Inoltre in alcune regioni del Sud le polizze sono generalmente più alte. Proprio a causa dei costi elevati e della concorrenza spesso spietata tra le varie compagnie, sono molti gli automobilisti che cercano preventivi “più convenienti” rischiando di cadere in truffe.

Le truffe assicurative sono una pratica frequente, molti pensano che solo stipulando le polizze online si possa incorrere in tale errore, ma in realtà sono capitate anche truffe presso agenzie assicurative “fisiche”. I casi più frequenti sono quelli di persone che cercano in rete preventivi convenienti e stipulano le polizze, ricevono contratti e tagliandi senza però sapere che si tratta di documenti falsi e quindi circolano tranquillamente fino a quando non sono sottoposti a controlli mentre sono alla guida, a quel punto in seguito a verifica fatta dagli agenti si scopre che in realtà il veicolo non è assicurato.

Questo è il caso più fortunato, infatti, può anche capitare che ci si accorga di essere sprovvisti di copertura assicurativa solo quando si verifica un sinistro e in questo caso, oltre a dover pagare le sanzioni, è necessario pure provvedere a rimborsare il sinistro. Cosa fare se si verifica una simile ipotesi?

Sanzioni  e altre conseguenze per truffa RCA falsa

La prima cosa da sottolineare è che, se in corso di controlli alla guida gli agenti scoprono che il veicolo è privo di copertura assicurativa, si rischia una multa dagli 866 ai 3.464 euro (articolo 193 del Codice della Strada), a questo si aggiunge il sequestro del veicolo. La sanzione è raddoppiata nel caso in cui ci sia reiterazione del fatto nell’arco dei due anni, in questo caso è prevista anche la sospensione della patente. Ricordiamo che il veicolo sequestrato deve essere portato presso un deposito, a spese del proprietario, e deve essere pagato il servizio di custodia del veicolo stesso, quindi gli importi crescono a dismisura. La posizione può essere regolarizzata con il pagamento della sanzione e della polizza con un contratto almeno semestrale.

Come controllare la compagnia di assicurazione

Gli agenti non hanno il compito di verificare cosa sia realmente accaduto e quindi una volta scoperta la falsa assicurazione e aver segnalato la cosa, non devono fare altre indagini inerenti la buona fede del proprietario circa la mancata copertura assicurativa, ma naturalmente il soggetto multato può proporre ricorso. In teoria può dimostrare che era inconsapevole di essere caduto in una truffa RCA e di conseguenza ottenere il dissequestro del veicolo.

Deve però essere ricordato che la prova non è così facile, infatti, l’IVASS, Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni, aggiorna costantemente la lista degli assicuratori irregolari attraverso il bollettino di vigilanza https://www.ivass.it/pubblicazioni-e-statistiche/pubblicazioni/bollettino-vigilanza/ questo implica che le persone hanno effettivamente la possibilità di controllare se una compagnia è stata segnalata per truffe assicurative sulla RCA.

A questo deve essere aggiunto che i controlli possono essere fatti anche tramite il portale dell’automobilista raggiungibile da questo link  https://www.ilportaledellautomobilista.it/web/portale-automobilista/verifica-copertura-rc , qui è possibile controllare se il proprio veicolo ha una copertura regolare. In questa pagina basta inserire il tipo di veicolo (auto, ciclomotore…) e il numero di targa, in pochi secondi è possibile sapere se la propria auto, o qualunque altro veicolo, ha una copertura assicurativa valida. Questo implica che l’automobilista ha sempre la possibilità di controllare la validità dell’assicurazione e di conseguenza difficilmente un giudice decide di annullare le multe, mentre in alcuni casi è stato disposto il dissequestro del veicolo.

Nonostante questa nota, non sono mancati giudici disposti ad andare incontro agli automobilisti, ad esempio il Tribunale di Siracusa ha dissequestrato un veicolo intestato a una donna e sprovvisto di copertura assicurativa perché è riuscita a provare il pagamento del premio assicurativo e la sottoscrizione del contratto.

Cosa controllare prima di stipulare una polizza RCA

Si è detto che è bene controllare il sito IVASS prima di stipulare una polizza online, ci sono però anche dei segnali da non sottovalutare. L’automobilista deve essere messo in allarme da alcuni fattori, ad esempio se il premio da pagare è troppo basso rispetto agli altri preventivi ricevuti, deve avere il ragionevole dubbio sulla validità della polizza. Meglio diffidare dalle compagnie assicurative che comunicano esclusivamente tramite canali come Whatsapp oppure Telegram in quanto in tali casi spariscono appena dopo aver incassato i soldi, inoltre è sempre bene controllare di acquistare polizze su siti verificati, questi sono caratterizzati dalla presenza della “https/” nella barra degli indirizzi, l’eventuale assenza della “s” finale indica che il sito potrebbe non essere sicuro.