Noleggio a lungo termine e agenti di commercio

Rispetto ai professionisti, di cui abbiamo parlato ieri, condizioni ancora più vantaggiose sono previste per gli agenti di commercio, che possono contare, sia per le auto sia per la manutenzione su di esse, su una deducibilità pari all’80% per le imposte dirette, e quella totale per quanto riguarda l’Iva.

Il noleggio a lungo termine è particolarmente indicato per le aziende che possono risparmiare sui costi di gestione e organizzazione dei servizi accessori, rispetto a quelli invece derivanti dall’acquisto vero e proprio.

Per queste ci sono delle differenze fondamentali rispetto all’uso del parco auto. Se l’azienda utilizzatrice ne chiede un uso promiscuo a favore di tutti i dipendenti, si applicano le seguenti deducibilità: imposte dirette detratte per il 40%, così come il regime dell’Iva (40%); le stesse condizioni si applicano le spese accessorie legate alle automobili.

Nel caso in cui, invece, non sia previsto l’uso promiscuo a favore dipendenti e l’azienda non ne faccia un uso strumentale, sono previste deducibilità pari al 90% per quanto riguarda le tasse dirette, mentre la detrazione del 40% riguarda l’Iva. Infine, per le aziende che fanno un uso strumentale del noleggio a lungo termine o del possesso di auto, tutte le imposte dirette più l’Iva sono interamente detraibili e deducibili.

Noleggio a lungo termine, ok per i professionisti

Il noleggio a lungo termine di autoveicoli prevede agevolazioni fiscali particolarmente vantaggiose per le aziende e privati che siano titolari di una partita Iva. Inoltre, mette a propria disposizione autoveicoli di ogni modello, potenza e cilindrata sia per i privati, sia (categorie che ci interessano di più) imprenditori e professionisti oltre ad aziende piccole, medie e grandi che si servono di vere e proprie flotte aziendali.

Importante sottolineare che il noleggio a lungo termine è una soluzione vantaggiosa a livello fiscale, in quanto consente di disporre in maniera totale ed esclusiva di autoveicoli per lunghi periodi, senza dover gestire in maniera diretta tutti i servizi derivanti dalla titolarità di un parco auto.

Per le aziende e i professionisti che noleggiano il veicolo scegliendo il pagamento mensile, oltre ai vantaggi che derivano dal non avere le responsabilità gestionali ed economiche dirette del mezzo (dall’immatricolazione, alle coperture, dall’assicurazione all’assistenza tecnica, dalla manutenzione ordinaria e straordinaria ai servizi amministrativi), sono previste norme fiscali molto vantaggiose, proporzionate all’utente e alle caratteristiche dell’auto e delle soluzioni acquistate. Considerando le diverse variabili, il risparmio rimane intorno al 15% rispetto all’acquisto tradizionale di un’auto o all’acquisto in leasing.

Entrando nello specifico delle detrazioni fiscali, per professionisti o consulenti sono previste: deducibilità del regime dell’Iva al 10%, mentre si arriva al 50% nel caso di auto elettriche; le imposte indirette, invece, sono completamente deducibili, purché le auto siano concesse in uso promiscuo; eventuali eccedenze sono detraibili fino al 50%. Sempre per i professionisti, relativamente alla manutenzione e alle prestazioni accessorie, non è prevista la detrazione Iva, mentre le tasse sulla manutenzione ordinaria o straordinaria sono interamente deducibili, così come accade per le imposte dirette per la messa a disposizione del veicolo.

Vedremo domani le condizioni riservate ad agenti, società e imprese.

Auto tassate come beni di lusso. Ma risparmiare si può

di Davide PASSONI

Sappiamo bene come l’Italia sia un Paese con la memoria piuttosto corta quando si tratta di rimborsare i debiti dello Stato verso imprese e cittadini e di quanto, invece, la memoria sia lunga quando si vogliono far pagare alle suddette imprese e ai cittadini tasse e balzelli assortiti. Prendiamo l’auto, un bene che hanno praticamente tutti e che per molti è soprattutto uno strumento di lavoro e non di svago.

Ebbene, la tassazione sull’automobile tra tasse di possesso, accise sui carburanti e altre diavolerie fiscali prevede che l’auto sia trattata come se fosse un bene di lusso, proprio perché è un bene facilmente tracciabile e per il quali bene o male tutti alla fine sono costretti a pagare. L’Italia degli Anni ’50-’60, però, quando le automobili non erano per tutti, era un altro pianeta, nel quale la quattro ruote poteva anche essere considerata un bene di lusso, ma oggi sono passati 50 anni, il Paese è cambiato e la filosofia delle tasse sulle auto è rimasta la stessa.

Per pigrizia, ma soprattutto per opportunismo, la tassazione sulle automobili e sui veicoli commerciali è rimasta quella di un tempo e danneggia soprattutto chi fa business. Per fortuna ci sono alcune soluzioni che possono aiutare chi per il proprio business utilizza un’auto o un veicolo commerciale a risparmiare o a godere di vantaggi fiscali che, alla fine e specialmente in questi periodi di magra, sul bilancio di un’azienda o di un professionista possono incidere in maniera sensibile.

Questa settimana Infoiva dedicherà il proprio focus a questo tema, per aiutarvi a capirne un po’ di più e, se possibile, per aiutarvi a risparmiare e a far girare il business in maniera più proficua.

Un milione di veicoli commerciali a metano previsti entro il 2019

Della crisi delle vendite dei veicoli commerciali già si sa, ma ora, a conferma di una certa inversione di tendenza, ci sono anche dati precisi.

Le previsioni, infatti, che riguardano gli anni tra il 2012 e il 2019, emanate dall’Istituto di ricerca statunitense Pike Research e rese note in Italia dall’Osservatorio Federmetano, parlano di un milione di veicoli commerciali e autobus a metano vendute in tutto il mondo.

La crescita, in questo arco di tempo, sarà, per i veicoli commerciali a metano, del 14% all’anno, mentre il mercato degli autobus a metano, sempre dal 2012 al 2019, crescerà del 19% all’anno.
Questo trend, quindi, riuscirà a far riemergere un mercato che, negli ultimi anni, è letteralmente colato a picco, portando con sé un ulteriore vantaggio, ovvero l’aumento, sui mercati mondiali, di modelli a metano.

A promettere le impennate maggiori è certamente l’area asiatica, dove, sempre secondo Pike Research, si venderanno i tre quarti degli autobus e veicoli commerciali a metano.
Ma gli alti costi del gasolio spingeranno in questa direzione anche Europa e Nord America.

A questo proposito, non c’è che da augurarsi che anche in Italia si decida di investire sui veicoli a metano, poiché anche tra le mura domestiche la situazione è tutt’altro che rosea.

Dave Hurst, analista di Pike Research, commentando questi dati, ha dichiarato: “I veicoli a metano hanno livelli di emissioni di gas serra, di particolato e di ossidi di azoto sostanzialmente minori dei veicoli a benzina e diesel. In più i veicoli a metano consentono di risparmiare nella spesa per il carburante; generalmente la maggior spesa per l’acquisto di un veicolo a metano è ammortizzata in un periodo che va dai due ai sette anni grazie al minor costo del carburante”.

Dante Natali, presidente di Federmetano, ha aggiunto: “La prevista crescita delle vendite di veicoli a metano avrà ripercussioni positive anche nel nostro Paese; infatti l’Italia è il primo mercato europeo per i veicoli a metano e l’industria italiana del metano per autotrazione è particolarmente sviluppata ed esporta i suoi prodotti in tutto il mondo”.

Vera MORETTI

Bus e camion, freno a mano tirato

I veicoli commerciali continuano a essere tutt’altro che commerciali. Nel senso che anch’essi seguono il trend depressivo del mercato automobilistico in generale: anche nel mese di novembre, infatti, secondo i dati diffusi da ACEA (l’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili) il dato delle immatricolazioni rimane fortemente negativo: -27,5% rispetto a novembre 2011, dato che porta il consolidato degli undici mesi 2012 a 121mila 500 unità, ossia -32,5% rispetto al 2011.

Un dato che, spacchettato, evidenzia un calo per i veicoli industriali medi e pesanti pari al 29,8%, per gli autobus al 29,1%. Un dato che fa il paio con il calo dell’utilizzo dei veicoli commerciali e industriali in generale, come risulta dall’andamento dei consumi di gasolio, che nei primi undici mesi dell’anno sono calati del 10,1%, e dai dati sul traffico di veicoli pesanti sulle autostrade, che nei primi otto mesi dell’anno è sceso del 7,1%.

Si conferma il dato tendenziale che evidenzia una situazione italiana del mercato dei veicoli pesanti significativamente più critica della media europea, dove la perdita consolidata è dell’11,4%”, commenta Massimo Tentori, responsabile della divisione Trucks di Federauto, che prosegue: “L’andamento del mercato riflette le condizioni estremamente critiche dell’economia italiana e le conseguenze della recessione sul comparto del trasporto merci in termini di volumi di traffico”.

Tentori conclude: “Oggi non vediamo alcuna possibilità di recupero perché entriamo in una fase politica che non garantisce, se non dopo la prossima competizione elettorale, le condizioni necessarie per programmare gli interventi in grado di riattivare gli investimenti delle imprese e, quindi, il mercato”.

Veicoli commerciali: le vendite continuano a calare

Le vendite di veicoli commerciali continuano a scendere.

ACEA, l’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili, ha infatti reso noti i dati che riguardano il mese di ottobre e che, ancora una volta, sono caratterizzati da segno negativo.
Le vendite sono a -16,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un conseguente calo a -33% del consolidato dei primi dieci mesi 2012, pari a 110.804 unità.

Massimo Tentori, responsabile della divisione Trucks di Federauto, ha definito questi dati “sconfortanti”, dovuti purtroppo ad una grave crisi di liquidità da parte delle imprese del trasporto merci.
Ciò è lo specchio di un mercato italiano dei veicoli pesanti, in vera difficoltà, che pone il nostro Paese come fanalino di coda a livello europeo.

Tentori ha dichiarato: “Le nuove disposizioni introdotte con il decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192 per combattere i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, costituiscono certamente un elemento di positività, considerato che l’Italia si trova all’ultimo posto nelle classifiche europee sulla tempestività dei pagamenti fra imprese e, soprattutto, di quelli della pubblica amministrazione alle imprese, ma occorre una programmazione a livello di politica centrale per stimolare una ripresa del nostro specifico comparto. La necessità di conciliare le esigenze di rinnovo del parco circolante, in chiave ambientale e di maggiore sicurezza, e di un accesso sostenibile al credito restano una priorità”.

Vera MORETTI

La crisi automobilistica colpisce anche i veicoli commerciali

Le vendite di automobili stanno conoscendo forse la loro peggiore annata e non è da meno, purtroppo, nemmeno il settore dei veicoli commerciali.

I dati, resi noti dall’ACEA, Associazione Costruttori Europei di Automobili, infatti, fotografano una situazione critica anche per quanto riguarda il trasporto merci, con un calo del 28,2% relativo solo al mese di settembre.
E, cosa ancora più drammatica, il Governo sta a guardare, senza prendere provvedimenti per risanare un settore in agonia.

Come si dovrebbe intervenire a proposito? Massimo Tentori, responsabile della divisione Trucks di Federauto, tra le altre cose, denuncia: “Da un lato, abbiamo un’offerta di veicoli commerciali e industriali Euro 6 introdotti sulle strade d’Europa ancor prima che i relativi standard di emissioni diventassero obbligatori, dall’altro mancano le opportunità di mercato per sostituzione del parco circolante e, nel contempo, strumenti di politica economica e stimoli che consentano al mondo del trasporto italiano di rinnovare il proprio parco”.

Tentori non è contrario all’innovazione, che permette ai nuovi veicoli di limitare l’emissione di sostanze inquinanti, ma è consapevole che in Italia si è ancora lontani dal raggiungimento di una vera consapevolezza ecologica: “in Italia preferiamo affidarci, specie in prossimità della stagione invernale, a provvedimenti estemporanei di blocco temporaneo della circolazione dei veicoli obsoleti, con pochi controlli e senza un adeguato e reale quadro sanzionatorio”.

Ci sono ancora in circolazione, almeno nel nostro pese, molti mezzi obsoleti che, rispetto ai mezzi di ultimissima generazione, emettono sostanze inquinanti in quantità trenta-quaranta volte maggiore rispetto ai nuovi modelli, che, crisi o no, dovrebbero essere messi al bando.

Questa potrebbe essere una spinta per risvegliare un mercato ormai stagnante, e che necessita quanto prima di efficaci contromisure.

Vera MORETTI

Veicoli commerciali in picchiata

 

In Italia si comprano sempre meno veicoli commerciali. La crisi del mercato dell’auto fa sentire i suoi effetti anche nel settore delle vetture da lavoro: il trend negativo registrato nei primi 6 mesi del 2012 prosegue nel mese di settembre che ha registrato 8.607 immatricolazioni, con un calo del -26,4%, rispetto al -12% registrato nel 2011 .

Lo rivela una stima dell’Associazione delle case automobilistiche estere in Italia (Unrae), secondo cui nei primi 9 mesi del 2012 la contrazione del mercato delle auto commerciali si e’ attestata a quota -34,3%, vela dire meno di 90 mila unità immatricolate. E lo conferma il Presidente Romano Valente, che Infoiva aveva intervistato qualche settimana fa, per fare qualche previsione sulla ripresa del mercato dell’auto in Italia.

Senza segnali forti da parte degli enti di governo con interventi di stimolo ai consumi – ha sottolineato Romano Valente, direttore generale dell’Unrae – il settore dei veicoli da lavoro, primo sensore di un’economia in ripresa, non riuscirà a evidenziare un’inversione di tendenza nel breve periodo. In quest’ottica la nostra Associazione plaude all’iniziativa del Comune di Roma di incentivare il rinnovo del parco circolante dei veicoli adibiti al trasporto merci. Il protocollo d’intesa recepisce infatti in pieno il pensiero dell’Unrae a favore di iniziative rivolte al miglioramento dell’ambiente, la sicurezza e la mobilita’ nei centri urbani che si ispirino al principio della neutralità tecnologica. Ci auguriamo che una simile iniziativa possa essere di esempio e stimolo per tutte le amministrazioni locali e centrali’‘.

In arrivo l’Electric Berlingo

Alla vigilia dell’apertura dell’Hannover Motor Show, che si tiene nella città tedesca da oggi, 20 settembre, fino al 27,Citroen ha reso note le caratteristiche della nuova Electric Berlingo, la prima versione totalmente elettrica.

Il modello si ispira a quello ad alimentazione tradizionale e sarà disponibile in due varianti di carrozzeria, da 4,38 e da 4,63 m di lunghezza, che danno posto a bordo a tre passeggeri.
Anche il volume di carico è rimasto invariato e arriva fino a 4,1 metri cubi con una capacità di 675 kg.

Ciò è possibile perché la batteria è stata inserita nella parte posteriore del sottoscocca, posizione che offre il massimo bilanciamento pur non sottraendo spazio al pianale posteriore.
La capacità dell’accumulatore al litio è di 22,5 kWh, che assicura un’autonomia di 170 km.

Il motore, di firma Mitsubishi, eroga una potenza pari a 67 CV, con una coppia massima di 200 Nm ed è abbinato a una trasmissione monomarcia.

Per quanto riguarda la ricarica, si effettua in due diverse modalità: se si opta per il pieno completo di energia, il tempo necessario varia dalle 6 alle 12 ore, mentre la carica rapida permette di ripristinare l’80% della batteria in 30 minuti.

Una caratteristica che permette di ridurre il consumo è il sistema di recupero dell’energia in frenata, oltre alla presenza di un dispositivo che gestisce la climatizzazione e il riscaldamento, equipaggiato con un eco-mode che visualizza costantemente la situazione dei consumi generali e dello stato della ricarica.

La partenza in salita è agevolata dall’Hill start assist, accessorio accoppiato all’Esp di serie.

L’Electric Berlingo sarà in vendita attorno alla metà del 2013.

Vera MORETTI

Auto italiana, esci dal freezer!

di Davide PASSONI

Noi di Infoiva, lo sapete, siamo degli inguaribili ottimisti. Sì, è vero, in questo periodo ci capita di dare più spesso notizie brutte (se non nere o nerissime), ma la realtà è difficile da negare e a nessuno giova nascondere la testa sotto alla sabbia.

Prendiamo la situazione del settore auto, per esempio. Dopo i dati sulle immatricolazioni in Italia diffusi una decina di giorni fa, non potevamo restare indifferenti e abbiamo deciso di approfondire i perché di un settore in crisi. Un settore che, nel nostro Paese, è fatto da un solo, grande (o ex grande…) player e da una miriade di piccoli che lavorano per lui ma anche per le grandi case estere. Un settore per il quale qualunque contrazione, grande o piccola che sia, ha delle ripercussioni immediate su aziende le quali, per quanto eccellenti e tecnologicamente avanzate, non sono sufficientemente strutturate per reggere botte di decrementi a due cifre. Con un conseguente, grave danno per l’intera economia del Paese.

Ecco il perché della nostra cavalcata attraverso le associazioni che, a vari livelli, rappresentano la filiera dell’auto italiana. Dalle bordate di Anfia ai dubbi di Federauto, dai numeri di Unrae alle rivendicazioni di Federcarrozzieri fino allo scenario fosco dei veicoli commerciali. Cifre, tendenze, scenari che dipingono una situazione in stallo ma che, da inguaribili ottimisti, ci sforziamo di proporvi perché possiate farvi un’idea di come stiamo e pensare, insieme agli attori della filiera, a come uscire dal tunnel. Parlando di auto, ci sembra un’espressione più che adeguata…

Leggi l’intervista al presidente di Anfia

Leggi l’intervista al presidente di Federauto

Leggi l’intervista al direttore generale di Unrae

Leggi l’intervista al presidente di Federcarrozzieri

Leggi le cifre sul mercato italiano dei veicoli commerciali