Accensione riscaldamenti: nuovi rinvii in tutta Italia. Attenzione

Il prossimo inverno si presenta particolarmente difficile da affrontare a causa del caro energia, fortunatamente il caldo anomalo di questo autunno sta contribuendo a ridurre i consumi. Proprio per questo molte città stanno disponendo ulteriori rinvii del termine per l’accensione riscaldamenti. Ecco a cosa prestare attenzione per evitare contestazioni e multe.

Rinvio per l’accensione del riscaldamento nelle varie fasce climatiche

L’ex ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, oggi consulente del Ministero a titolo gratuito, ha provveduto per l’inverno 2022-2023 a rideterminare le date per l’accensione dei riscaldamenti andando a posticipare di una settimana l’accensione e anticipando il termine ultimo per lo spegnimento. Inoltre ha disposto la riduzione di un’ora al giorno dell’arco temporale di accensione.

Per conoscere nel dettaglio tutti gli orari e le date per le 6 fasce climatiche, leggi l’articolo: Nuovi limiti al riscaldamento, tutte le città appartenenti alle 6 zone

Ora, grazie all’inaspettato innalzamento delle temperature che sono quasi estive, alcune città hanno provveduto a rideterminare il calendario e a posticipare ulteriormente la data di inizio del periodo in cui è possibile accendere i riscaldamenti. Ad essere interessate dalla novità per ora sono le città della fascia climatica E. Si tratta di città prevalentemente del nord che in base alla disciplina contenuta nel decreto del Ministro Cingolani avrebbero potuto accendere il riscaldamento dal giorno 22 ottobre al 7 aprile per 13 ore al giorno. Inutile dire che il caldo inaspettato consentirà anche di avere bollette più leggere, mentre arrivano i primi segnali di discesa delle tariffe.

Le nuove date per l’accensione dei riscaldamenti per le città d’Italia

Sia chiaro, le norme del decreto restano in vigore, è necessario però controllare che il proprio Comune non abbia adottato una disciplina diversa. Per ora, ad aver optato per questa scelta sono state Milano e Torino. Per Milano è stato il sindaco Giuseppe Sala a firmare l’ordinanza che rinvia al 29 ottobre la data dalla quale è possibile iniziare ad accendere i riscaldamenti. A Torino la stessa decisione è stata presa dal sindaco Stefano Lo Russo. Ad adottare la stessa decisione sono state anche Bergamo e Cremona, anche il questo caso si potranno accendere i riscaldamenti dal 29 ottobre. Per Varese invece il sindaco ha scelto la data del 31 ottobre.

Bologna e Imola, sempre appartenenti alla fascia climatica E, hanno invece deciso di posticipare l’accensione dei riscaldamenti al 2 novembre 2022.

In Veneto per ora il posticipo è stato deciso dal sindaco di Verona, Damiano Tommasi anche in questo caso si parte dal 2 novembre, mentre per Pordenone il via libera è dal 28 ottobre.

Queste sono naturalmente le principali città d’Italia, ma si invitano tutti a controllare le disposizioni del proprio Comune per verificare la disposizione di rinvii sull’accensione dei riscaldamenti.

Conftrasporto chiede maggior tutela per i professionisti e per i giovani

Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto-Confcommercio, che ha 35mila imprese associate su gomma, ferro e mare, è intervenuto al convegno sull’Albo degli autotrasportatori che si è tenuto a Verona nell’ambito di Transapotec, il Salone dei Trasporti e della Logistica e, nell’occasione, ha voluto lanciare una provocazione: “Autotrasporto: il futuro è nella formazione. Allora perché il contributo che l’Authority dei Trasporti (senza averne titolo) chiede alle imprese del settore non lo destiniamo ai giovani per la formazione professionale e gli adempimenti burocratici?”.

Le sue parole hanno fatto seguito alla delibera dell’Authority che ha alzato l’aliquota del contributo delle imprese di trasporto dal 4 al 6 per mille, ampliando il perimetro delle aziende coinvolte a quelle con un fatturato minimo di 5 milioni di euro, contro i 30 di un anno fa.

Il presidente di Conftrasporto-Confcommercio ha dichiarato in proposito: “Un costo per le imprese che contribuisce solo a sostenere la burocrazia, ovvero i costi di gestione del garante. Quel contributo avrebbe decisamente più senso versarlo all’Albo degli autotrasportatori, creando un fondo per aiutare i giovani a darsi un futuro, potenziare la formazione e far crescere la cultura del rispetto dell’altro oltre che del codice della strada. Bisogna creare nuove generazioni di lavoratori anche nel settore dei trasporti, che ne ha un gran bisogno”.

I dati parlano chiaro, poiché dal 2009 ad oggi l’Italia ha perso ben 182mila conducenti professionali, che ha portato ad un regime di concorrenza sleale.

All’estero, soprattutto in Francia, Germania e Austria, ci sono leggi che impongono alle imprese straniere in transito sulle loro strade regole ferree, a partire dal rispetto del salario minimo in vigore nel loro territorio, mentre l’Italia non ha adottato analoghi provvedimenti legislativi, con il risultato, scontato, che negli ultimi 12 anni le imprese di trasporto dell’Europa dell’Est hanno incrementato i loro transiti in Italia del 700%, contro un crollo del 60% del traffico delle imprese italiane nel loro stesso Paese.

A questo proposito Uggè ha concluso dicendo: “Anche per questo abbiamo pensato di scommettere sui giovani. Crediamo nel valore della professionalità ed è importante che l’Europa ci segua in questo percorso. A tal proposito accogliamo con soddisfazione la Road Alliance, il documento di intenti che, sottoscritto da nove Paesi europei tra cui l’Italia, ha recepito le istanze di Conftrasporto sulla necessità di un regolamento unitario a livello europeo per tutto il settore. Mettiamoci insieme: case costruttrici e imprese di trasporto. Quel contributo che l’Authoriry ci chiede diamolo all’Albo: servirà a creare occupazione, ad avvicinare le nuove generazioni al nostro settore. Sarà un investimento sul futuro”.

Vera MORETTI

Tecnocasa: ecco le città con i maggiori rendimenti immobiliari

L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha condotto un’indagine confrontando le dinamiche di crescita delle quotazioni degli immobili, dei canoni di locazione e dei rendimenti, nel periodo che riguarda il secondo semestre 2013.

Ciò che è emerso è una certa stabilità del mercato, rispetto al trend che si era registrato negli anni precedenti.

La ricerca è stata effettuata prendendo in considerazione le principali città italiane, dal nord al sud, calcolando la curva dei prezzi con riferimento alle variazioni dei prezzi degli immobili per quanto riguarda la compravendita della tipologia “medio usato”.
Inoltre, l’andamento delle variazioni dei canoni di locazione nel tempo è stato elaborato considerando gli appartamenti bilocali.

Ebbene, il rendimento annuo lordo nelle grandi città italiane si è arrestato intorno al 4,2% e tra esse, quelle con il rendimento annuo lordo da locazione più elevato sono risultate Verona (5,2%) e Palermo (5,0%).

Vera MORETTI

Mercato immobiliare in calo anche per i capannoni

Non solo nel settore degli appartamenti, ma anche per quanto riguarda i capannoni il mercato immobiliare sta registrando risultati in calo, come viene testimoniato da un’indagine condotta da Tecnocasa.
Il segno negativo è relativo sia alle soluzioni di nuova costruzione (-4,1% per le soluzioni vicino alle arterie e -4,2% per quelle lontane dalle arterie) sia per quelle usate (-5,5% per i capannoni vicino alle arterie e -6,0% per quelli lontani dalle arterie).

I dati in discesa si riflettono anche sui contratti di locazione. In questo caso, per i capannoni di nuova costruzione si tratta di -4,9% se vicino alle arterie e -4,4% se lontano dalle arterie, per le soluzioni usate il ribasso è stato rispettivamente del 4,0% e del 3,6%.

Generalmente, gli interessati optano per l’affitto di spazi vicino alle arterie di comunicazione e che siano in buono stato e con impiantistica a norma, per non dover effettuare troppi lavori nel momento in cui la locazione ha inizio, anche se il requisito principale è la presenza di un’area di carico e scarico merci.

Nella maggior parte dei casi, si tratta di clienti che svolgono attività artigianale o, in alternativa, di vendita all’ingrosso o di deposito e stoccaggio merci.
La metratura media degli immobili locati è compresa tra 250 e 750 mq mentre i tempi di locazione di un capannone si aggirano intorno a 230 giorni.

Vediamo nel dettaglio cosa è accaduto nel secondo semestre 2013 in alcune delle aree più dinamiche ed attive.

Nella zona di Torino le quotazioni ed i canoni di locazione dei capannoni sono diminuiti maggiormente sulle tipologie lontane dalle arterie.
Se, infatti, le tipologie nuove hanno registrato un calo di prezzi del 7% vicino alle arterie di comunicazione e dell’8,9% lontano dalle arterie di comunicazione, i canoni di locazione sono calati diminuiti rispettivamente del 2,5% e del 6,2%.

I prezzi delle tipologie usate hanno registrato una contrazione del 7,4% se posizionate vicino alle arterie e del 7,8% se lontano dalle arterie. I canoni di locazione delle tipologie usate sono diminuiti rispettivamente del 5,9% e del 7,6%.

La ricerca dei capannoni, in affitto e in vendita, interessa maggiormente i comuni della provincia di Torino, meno la città stessa.
Quasi assente la ricerca di capannoni in acquisto dal momento che, su questo segmento, ci si muove soprattutto sulla locazione.
Il capannone tipo è situato in prossimità delle arterie di comunicazione, è dotato di un’area di manovra per carico e scarico ed ha un’ampiezza compresa tra 500 e 1000 mq.
Le attività che s’insediano sono prevalentemente quelle di produzione, di meccanica e di tipo artigianale.
La maggioranza delle richieste si concentra sugli immobili dell’hinterland: Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Rivoli e Settimo.

Tra le più richieste rimane l’area della Brianza, che, grazie al passaggio dell’autostrada A4 nonché della tangenziale est diretta a Bergamo, Brescia e Torino, mantiene una invidiabile posizione strategica per le grandi e piccole imprese.
Ciò è ampiamente dimostrato dai dati del secondo semestre del 2013, dinamici ed attivi grazie anche ad aziende sempre alla ricerca di centri direzionali e capannoni da destinare ad attività artigianali.

Tra le grandi aziende in zona, ricordiamo Siemens, Sap e Cisco che occupano di importanti spazi direzionali e di conseguenza anche le aziende satellite cercano in zona, creando un forte indotto.

Sul segmento dei capannoni si registra una buona domanda: la zona infatti è interessante per la vicinanza alle vie di comunicazione più importanti. I tagli più richiesti sono di 300-500 mq, in buono stato e a norma. Le quotazioni sono di 600-800 € al mq mentre i canoni di locazione sono di 40-50 € al mq annuo. Ad insediarsi sono attività artigianali e società che lavorano per conto terzi.

Per quanto riguarda la situazione del mercato non residenziale di Verona, nel secondo semestre 2013 sono stati stipulati soprattutto contratti di locazione, il cui mercato si è mantenuto pressoché stabile, in relazione sia allo stato dell’immobile sia alla posizione relativa alle arterie di comunicazione.

La quasi totalità delle richieste si concentra sugli affitti, la cui domanda proviene da piccoli imprenditori che impiantano attività di artigianato o di deposito e stoccaggio merci.

Le richieste sono soprattutto per tipologie vicine ad importanti arterie viarie (tangenziali ed autostrade): In questo periodo dell’anno si sono compravenduti tagli da 300 a 1000 mq con una spesa media di acquisto di 500-600 € al mq e con un canone di locazione di 30 € al mq annuo.

Un sensibile calo delle quotazioni e dei canoni dei capannoni è stato registrato a Perugia, dove i prezzi sono diminuiti del 6,7% per le soluzioni nuove vicino alle arterie e del 9,8% quelle lontane dalle arterie.
Le tipologie usate hanno avuto rispettivamente una contrazione del 4% e del 5%.

Sul versante delle locazioni si è avuta una contrazione del 3,8% per le soluzioni nuove vicino alle arterie e dell’1,8% per quelle lontano dalle arterie.
Per le tipologie usate invece il ribasso è stato dell’1,3% e del 2,2%.
La domanda di acquisto è fortemente diminuita ed il mercato è movimentato esclusivamente da artigiani che cercano strutture in locazione. Le richieste si focalizzano su capannoni con un’ampiezza compresa tra 200 e 400 mq, dotati di porte carraie e di un’altezza non inferiore ai 6,20 metri, che permettano facilmente le operazioni di carico e scarico.

A Napoli le domande per i capannoni arrivano da artigiani, impegnati in particolare nel settore della lavorazione della pelle e dell’abbigliamento, e si concentra su metrature comprese tra 50 e 60 mq con tagli massimi da 300 mq.
Capannoni con metrature superiori a 1000 mq sono richiesti esclusivamente da cinesi che li utilizzano per la vendita all’ingrosso.

Il mercato si basa quasi esclusivamente su contratti di locazione, soprattutto se si tratta di strutture che si trovano in complessi industriali, più accattivanti rispetto a locali che si trovano in zone isolate.

Sul mercato dei capannoni a Catania si registrano variazioni al ribasso dei prezzi e stabilità dei canoni di locazione.
Sul versante dei prezzi si registra una contrazione del 7,1% per le soluzioni nuove vicino alle arterie e del 4,5% per quelle lontano dalle arterie. Le soluzioni usate hanno segnalato una contrazione del 5% (vicino alle arterie).

La richiesta è in genere per soluzioni intorno a 800-1000 mq, ricercati soprattutto da cinesi per svolgere attività di vendita all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento, calzature, oggettistica. Cercano immobili open space, con pochi pilastri, ampie vetrate e parcheggi di pertinenza esclusivi. I canoni di locazione sono di 40-50 € al mq annuo.

Vera MORETTI

Startup in calo in Veneto

Sono quasi 18mila le startup che, nel primo trimestre del 2014, sono state avviate nel Veneto da giovani di età inferiore a 30 anni.

Tra le province, Verona è quella più attiva, poiché conta, sul suo territorio, 4mila aziende, ben 450 in più rispetto a Padova, che si colloca al secondo posto.
Sul terzo gradito di questo speciale podio c’è Vicenza, che sfiora le 3.100 imprese.

I dati sono stati resi noti dalla Cgia e, a questo proposito, il suo segretario, Giuseppe Bortolussi, ha commentato: “In passato i giovani decidevano di mettersi in proprio perché nutrivano forti motivazioni personali ed erano animati dalla voglia di essere completamente autonomi. In questi ultimi anni di crisi, invece, queste spinte sono venute meno e non sono pochi i giovani che hanno intrapreso la strada dell’imprenditorialità non per vocazione bensì per scelta, in quanto impossibilitati ad entrare nel mercato del lavoro come lavoratori dipendenti”.

Ciò che, però, rimane un dato di fatto è che le startup dimostrano tuttora una certa fragilità, poiché entro 5 anni dalla loro fondazione, ben la metà chiude definitivamente.
E proprio questo trend spaventa i giovani imprenditori, la cui percentuale è scesa del 22,8%, mentre la totalità dei titolari ed amministratori è diminuita solo del 4,8%.
La provincia dove i neoimprenditori sono scesi maggiormente è quella di Venezia: in questi ultimi anni di crisi economica la diminuzione di queste realtà è stata del 28,4%.

Se, invece, si analizza il tasso di imprenditorialità giovanile, la Provincia di Rovigo balza prepotentemente al primo posto della classifica regionale con 45 imprenditori under 30 ogni 1.000 abitanti della stessa fascia d’età. Seguono Verona, con 36,3, e Padova con 32,8.

Vera MORETTI

Imprese padovane sempre più hi-tech

Padova è regina dell’export nel settore hi-tech.
La città patavina, infatti, supera di gran lunga tutte le “avversarie” regionali, con un valore assoluto delle esportazioni registrato nel 2013 pari a 3,3 miliardi di euro nel comparto dell’hi-tech.

A fornire i dati è stata la Camera di Commercio, che si è basata su un’indagine condotta da Istat.

Sul valore totale dell’export a media e alta tecnologia nel 2013 vede ancora Vicenza al primo posto (31,5% per 4,6 miliardi) ma tallonata da Padova che sta rosicchiando posizioni e percentuali a gran velocità e che ora è al 22,2%, seguita da Verona (17,5%) e Treviso (15,8%).

L’incidenza percentuale dell’insieme di questi prodotti sul totale dell’export provinciale è del 37,5% (su 8,7 miliardi nel 2013).
Il dato è superiore sia a quello regionale Veneto (27,9%), sia a quello dell’Italia (32,3%) e mantiene ancora Padova al primo posto in regione seguita da Rovigo (30,8%), Vicenza (29,7%) e Verona (27,4%) con le altre province che denotano percentuali al di sotto del dato nazionale (Venezia, 25%, Treviso, 22,1% e Belluno, 16,1%).

Ha commentato Fernando Zilio, presidente della Camera di Commercio di Padova: “Ciò dimostra che le nostre imprese credono nella leva competitiva dell’innovazione e della ricerca per la produzione di prodotti e materiali ad elevato contenuto tecnologico“.

Vera MORETTI

Imprese artigiane falciate dalla crisi

Le notizie di una timida ripresa, considerando la crescita del numero delle imprese nel primo trimestre 2014, non sono del tutto rosee.

L’analisi della situazione maturata negli ultimi 5 anni, infatti, non riporta nulla di buono, soprattutto se si considerano le imprese artigiane, che sono diminuite di ben 75.500 unità.
Di queste, circa 12.000 operavano nel Triveneto, considerato una zona ricca e particolarmente fiorente, ma, a quanto pare, non troppo.

Ciò conferma quanto la Cgia aveva previsto, ovvero che la recessione sarebbe stata particolarmente dura con il settore dell’artigianato. A soffrire particolarmente sono stati i comparti delle costruzioni, dei trasporti e del manifatturiero.

A questo proposito, Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dichiarato: “Drastica riduzione dei consumi delle famiglie, forte aumento sia delle tasse sia del peso della burocrazia e la restrizione del credito sono tra le cause che hanno costretto moltissimi artigiani a gettare la spugna. Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale, dopo la chiusura dell’attività moltissimi artigiani non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati ad ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare”.

Particolarmente dura la situazione in Veneto, dove mancano all’appello 9.800 imprese. Di queste, 2.187 operavano in provincia di Treviso, 1.949 a Verona, 1.848 a Vicenza e 1.836 a Venezia.
Si stima che in questo quinquennio la contrazione occupazionale dell’artigianato veneto sia stata di circa 28.000 unità.

La nati-mortalità delle imprese è stata calcolata come differenza tra le imprese artigiane iscritte in un periodo e le cessazioni non d’ufficio avvenute nello stesso lasso di tempo. Ai fini del calcolo sono state utilizzate le cessazioni non d’ufficio, in modo che il saldo risulti pulito da eventuali operazioni di revisione degli archivi.

Vera MORETTI

Prestiti in calo anche nel Nordest

Le imprese del Nordest, che inizialmente sembravano non patire eccessivamente la difficoltà di accesso al credito, hanno visto diminuire repentinamente i prestiti da parte delle banche.

Dall’ottobre 2012 allo stesso mese dell’anno successivo, infatti, la riduzione complessiva è stata di 6,6 miliardi di euro.
A registrare la contrazione maggiore sono state le province di Trieste (-8%) e quelle di Rovigo e di Trento (entrambe con – 6,4%), anche in generale, rileva la Cgia, a subire la stretta più pesante è stata la provincia di Treviso, con un calo di 1,1 miliardi di euro.

Al contrario, quelle che risentono meno di questo calo sono le imprese di Venezia e Belluno.
La provincia più “finanziata” è Verona (20,66 miliardi di euro), ma Treviso (20,27 miliardi di euro) e Vicenza (20,19 miliardi di euro) dimostrano di tenere bene il passo.

Ha commentato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia: “Ormai siamo scivolati in un circolo vizioso. Da un lato, le banche hanno chiuso i rubinetti del credito anche perché è in forte calo la domanda, dall’altro, chi ha ricevuto gli impieghi non è in grado di restituirli secondo gli accordi presi, facendo lievitare a dismisura le insolvenze. In questo gioco perverso, a rimetterci sono soprattutto le piccole imprese che hanno un potere negoziale con il sistema creditizio molto contenuto“.

Vera MORETTI

Confcommercio Verona contro il turismo abusivo

L’abusivismo sembra destinato a proliferare indisturbato in tutti i settori.
In questo caso, arriva la protesta di Confcommercio Verona, che chiede provvedimenti seri contro l’abusivismo nel settore turistico.

A scagliarsi contro coloro che, lavorando illegalmente, mettono a repentaglio le tante imprese che, invece, svolgono il loro lavoro con onestà e professionalità, è Paolo Arena, presidente di Confcommercio Verona: “In questo momento di grave crisi è fondamentale assicurare il pieno rispetto delle regole da parte delle imprese che operano sul territorio: per questo Confcommercio Verona sta studiando, insieme alla Polizia Municipale, la possibilità di attivare congiuntamente sistemi di prevenzione e di denuncia immediata per debellare le tante, troppe realtà che ancora agiscono fuori dal campo della liceità“.

Nonostante il pieno appoggio della Polizia Municipale, che effettua controlli a tappeto per arginare questa piaga, le evasioni nel comparto sono ancora molte e, per questo, si richiedono indagini ancora più capillari, per smascherare chi aggira le normative regionali e locali operando in parallelo e sfuggendo all’imposta di soggiorno e ai tributi locali.

Molto importante, per Arena, è che la legge regionale preveda l’obbligo della partita Iva per tutte le attività complementari agli hotel e aggiunge: “Per debellare il fenomeno delle attività ricettive che non rispettano le regole o che sono abusive è necessario uno sforzo congiunto di tutte le Forze di Polizia, dell’Assessorato al turismo della Provincia, dei Vigili del fuoco, dei Settori igiene degli alimenti e dell’ambiente delle U.L.S.S. e degli stessi cittadini costretti a convivere, nei loro immobili, con attività ricettive che generano un via vai di persone non conosciute e che non sottostanno ad alcun controllo. L’abusivismo sta assestando colpi pesanti all’imprenditoria regolare, già fiaccata da una crisi senza precedenti: bisogna agire in fretta“.

Vera MORETTI

Il marmo italiano è il più apprezzato

Tra i prodotti Made in Italy che stanno andando forte all’estero c’è anche il marmo, per il quale l’Italia ha una grande tradizione.

Anche il 2013, infatti, sta confermando la striscia positiva dell’export dei graniti lavorati al 100% italiani, con percentuali in considerevole aumento verso tutti i principali mercati: tra quelli ormai fedeli alla qualità italiana ci sono Stati Uniti (+44,5%), Canada (+3%), Russia (+16%) e Medio Oriente (+8%), mentre sono in crescita Messico (+50%), Nord Africa (+42,7%) e India (+45%). L‘Europa, al contrario, perde qualche posizione (-4,9%).

I dati sono stati elaborati dall’Osservatorio Marmomacc, la più importante manifestazione internazionale dedicata alla pietra naturale, al design e alle tecnologie di lavorazione, in programma alla Fiera di Verona dal 25 al 28 settembre 2013 per la sua 48a edizione.

Il bilancio del primo triennio 2013 parla di 386,8 milioni di euro e una crescita complessiva del 9,2% sullo stesso periodo del 2012.
Ben 307,4 milioni di euro arrivano dai prodotti lavorati, che hanno incrementato le vendite del 9,7%, ma segno positivo è relativo anche alle esportazioni di blocchi grezzi che raggiungono i 79,4 milioni di euro (+7,2%).

Lo sviluppo internazionale si conferma, perciò, fondamentale per il settore lapideo italiano che trova in Marmomacc il principale hub di interscambio.

Così Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, ha presentato l’evento: “Per l’edizione di Marmomacc 2013, oltre a Stati Uniti, Canada e Regno Unito, sempre importanti per la richiesta di prodotto, i paesi target sui quali punteremo sono Russia, Cina, Sud-est asiatico e Centro America. Per quanto riguarda macchinari e tecnologie, invece, ci concentreremo su Russia, Nord Africa, Iran, Iraq e Brasile“.

Obiettivo di questa edizione della Fiera è trovare buyer qualificati che possano operare come importatori e distributori di macchinari e prodotti, ma anche di imprese edili e di trasformazione, che durante l’esposizione possano seguire gli incontri B2B previsti.

Nell’attesa che Marmomacc abbia inizio, hanno già dato conferma della loro partecipazione le delegazioni estere organizzate da Angola, Australia, Belgio, Camerun, Canada, Cina, Congo, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Iran, Iraq, Paesi del Mediterraneo, Paesi dei Balcani, Paesi del Golfo, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Sud Est Asiatico, Sud-Centro America, Svezia e Svizzera.

Vera MORETTI