Adriano Sonzini all’Erav, ultimo presidente del 2010

Terminiamo il nostro primo anno di Infoiva con l’ultimo giro di poltrona del 2010.

Adriano Sonzini, novarese-oleggese, già dirigente di Confartigianato Imprese Novara Verbano Cusio Ossola, è stato eletto nei giorni scorsi a Torino in qualità di nuovo presidente di Erav, dove la sigla sta per Ente regionale di assistenza volontaria di Confartigianato Imprese Piemonte.

Adriano Sonzini è dal 2011 dirigente di Confartigianato Imprese Novara Verbano Cusio Ossola mentre dal 2003 è presidente della Commissione provinciale per l’artigianato di Novara, operativa presso la Camera di commercio di Novara. E’ lui la nuova guida di Erav, l’ente costituito da Confartigianato a livello regionale nel 1981, a seguito dell’abolizione del sistema delle Casse mutue artigiane nel 1980 e il conseguente passaggio al Sistema sanitario nazionale.

Erav si propone di studiare, promuovere e realizzare tutte le iniziative tendenti a consolidare ed estendere i principi della mutualit volontaria per la pi ampia e completa tutela assistenziale dei soci. Inoltre, assicura ai soci interventi assistenziali per la tutela della salute e nei casi d’incapacit al lavoro o di vecchiaia, viene in aiuto alle famiglie dei soci defunti ed esercita i compiti propri delle istituzioni di previdenza economica. L’Ente provvede al raggiungimento dei propri scopi tramite le quote annue stabilite dal Consiglio a carico dei soci anche per i familiari aggregati e con donazioni, legati o oblazioni (dallo Statuto di Erav).

Le nostre congratulazioni e auguri di Buon Anno a tutti!

Paola Perfetti

Cenone di Capodanno: gli italiani spenderanno meno

A dirlo è un sondaggio della Swg per la Confesercenti: dopo le abbuffate per la Vigilia ed il pranzo di Natale, gli italiani hanno deciso di fare mosina e spendere di meno per il classico Cenone del 31, anche se rimane stabile il consumo di spumanti per il brindisi.

Secondo Confesercenti, infatti, se la spesa media per la cena dell’ultimo dell’anno passa da 117 a 104 euro (-9%), è invece in linea con i dati dell’anno scorso il numero di bottiglie stappate alla mezzanotte.

Pensate, secondo l’Osservatorio economico saranno oltre di 60 milioni i vini effervescenti a cui faremo saltare i tappi; mentre il consumo di spumanti italiani all’estero dovrebbe arrivare a 150 milioni di bottiglie (+10%).

Il risultato? Un risparmio complessivo di 13 euro in meno rispetto all’anno passato. Niente male!

Cenoni Natale e Capodanno? Un trionfo di Made in Italy

Tempo di feste e trionfano sulla tavola le specialità della tradizione italiana, quelle più apprezzate dalle famiglie che amano riunirsi intorno alle tavole imbandite per assaporare i gusti più genuini di una volta. Le feste natalizie, infatti, sono un momento d’oro per assaporare il vero ‘Made in Italy’.

Secondo i dati di Confartigianato Imprese Ancona, solo nella propria provincia sono state 744 le aziende artigiane attive nel settore alimentare e che hanno coinvolto nella produzione un totale di 2.803 addetti.

E se è vero che non è Natale senza addentare una deliziosa fetta di panettone, è altrettanto corretto dire che i dolci sono l’espressione più ghiotta della tradizione natalizia. Anche al momento del dessert, infatti, trionfano sulla tavola degli italiani i prodotti tipici del territorio: insaccati e specialità diverse, inoltre, sono spesso “quell’oggetto di scambio” tanto atteso. Insomma, un regalo che anche quest’anno si è dimostrato molto gradito.

E non è finita: passato il Natale, anche in questo periodo a cavallo fra anno vecchio e anno nuovo, intenso è il lavoro soprattutto delle imprese artigiane del comparto alimentare le quali, per l’importante occasione, mettono mano a impasti e ricette,accendono i fuochi nel forno e danno vita a capolavori di delizia.

Prendiamo ancora i dati emersi dalla Provincia di Ancona: dicevamo che sono 744 le aziende artigiane attive nel settore e che coinvolgono nella produzione un totale di 2.803 addetti. Di queste 744 imprese, 311 sono le attività che vendono cibi da asporto -una soluzione spesso scelta da chi non ha tempo di cucinare, o non si trova a suo agio tra i fornelli; 263 sono invece i laboratori specializzati nella lavorazione di forme di pane, pasticcini e gelati – il loro consumo non viene meno neanche nel periodo invernale; mentre sono 102 i pastifici e 27 le aziende che si occupano di prodotti a base di carne e della loro conservazione. Infine: ben 12 le distillerie che producono vini, birre e altre bevande per accompagnare pranzi e cenoni senza contare le numerose micro realtà iperspecializzate in cacao, tè , caffè,  latte e formaggi.

Insomma, un “Buon Anno” in tutti i sensi!

Paola Perfetti

Scanner tuttofare? Fujitsu fi-6110!

Attratti sempre di più dai gioiellini high tech “tutto fare”? Abbiamo poco spazio nei nostri studi e vogliamo ottimizzare i costi delle spese fra “cancelleria” e ufficio”? Oggi possiamo lasciarci sedurre da questo strumento davvero forte: si tratta di Fujitsu fi-6110 ed è uno degli scanner per ambito professionale più piccoli che abbiamo sul mercato.

Questo scanner è stato progettato principalmente per piccole e medie aziende o studi professionali che hanno bisogno di trasformare in formato digitale grandi quantità di documenti. Il dispositivo acquisisce immagini fronte/retro simultaneamente e gestisce facilmente fino a mille documenti al giorno (20

pagine al minuto) con una risoluzione massima di 300 dpi in scala di grigi o colore.

In più, il Fujitsu fi-6110 si integra con qualsiasi soluzione professionale, semplificando il processo di miglioramento automatico delle immagini che rimuove le pagine bianche, rileva i formati dei fogli, raddrizza le immagini e acquisisce persino fogli di dimensione A3. Il dispositivo è offerto in bundle con Adobe Acrobat 9.0 Standard e ScandAll Pro.

Prezzo: 699 euro.

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I consigli per acquistare casa con i mutui 100%

Se vi è mai capitato di richiedere un mutuo sapete che nella maggior parte dei casi le banche del nostro Paese erogano mutui che prevedono un finanziamento pari all’80% del valore per il vostro immobile da acquistare, sia prima casa sia seconda casa. In Italia esiste però anche l’opzione 100%: la possibilità di richiedere questo tipo di mutuo, che possiamo definire totale, è stata resa possibile dalla Banca d’Italia che ha realizzato un provvedimento che introduce la polizza assicurativa fideiussoria, grazie alla quale chi richiede un mutuo può ottenere la cifra pari al 20% utile a rendere il finanziamento per la casa della banca completo e che possa coprire la parte eccedente l’80% del valore dell’immobile.

Sono ormai diversi gli istituti di credito che prevedono tra le loro offerte la tipologia di mutuo 100%, ma è anche vero che le banche che valutano le domande di mutui 100% effettuano istruttorie particolarmente approfondite sulla solvibilità del richiedente.

Questo si spiega facilmente: nei casi di finanziamenti così onerosi l’istituto corre rischi non indifferenti, ecco perché è necessario per ogni istituto verificare che non ci siano le condizioni per un’eventuale inadempienza. Grazie alla polizza assicurativa fideiussoria, la Banca riesce a erogare finanziamenti fino al 20% in più rispetto al valore dell’immobile e questo perché la Compagnia assicurativa, nel caso il mutuatario risultasse insolvente, si impegna a rimborsare parte del debito.

Bisogna sottolineare che ottenere un mutuo al 100% non è semplice perché la Banca richiede diverse garanzie per evitare rate non pagate. Detto questo, prima di operare una scelta legata all’accensione di un mutuo prima casa di questo tipo è bene considerare 3 fattori fondamentali:

1.  Andamento del mercato immobiliare: i prezzi delle case dovrebbero essere abbastanza stabili. Se i prezzi scendono si rischia di dover sostenere un debito maggiore del valore della propria abitazione.

2.  Costi della polizza fideiussoria: l’assicurazione ha un costo inversamente proporzionale rispetto all’anticipo. Più alto è il deposito, minore sarà il premio assicurativo. In genere il costo dell’assicurazione è a carico del cliente che potrà decidere se pagare una polizza oltre al mutuo oppure se sostenere uno spread più alto.

3.  La durata: nei casi di mutui al 100% il periodo del finanziamento può durare 25, 30, anche 40 anni. Una delle motivazioni principali è che gli interessi da versare sono abbastanza elevati e un piano di ammortamento più esteso permette di ridurre l’importo delle rate mensili.

Come ultima cosa, ma sempre fondamentale, non bisogna dimenticare che in media la rata massima che un mutuatario può sostenere è pari a circa il 30% del suo reddito mensile, quindi è bene farsi un’idea di quanto si può sostenere con il calcolo rata mutuo.

d.S.

Ultimo regalo di Natale? Lo smartphone Acer beTouch E140, è più piccolo e hi-tech

Piccolo come un cellulare, multifunzione come un telefonino di ultima generazione: ecco un regalo da farsi prima e dopo Natale! In tempo massimo, ecco lo smartphone Acer beTouch E140.

Come riconoscerlo? Ha una forma arrotondata, finiture cromate, tre tasti sotto, un touchscreen da 2.6 pollici senza cornice e la possibilità di passare tra cinque pagine Internet grazie ad un’interfaccia semplice da usare.

Uno strumento pefetto per la sua navigazione intuitiva e senza limiti: ci sono novantamila applicazioni, tra cui Facebook, YouTube e Twitter mentre la velocità di caricamento del web è garantita da Froyo, l’ultima versione del sistema operativo Android. In più, i contenuti multimediali (musica, foto e video) hanno spazio da vendere con lo slot per le schede MicroSD, fino a 32GB.

Per le note dei vostri cantanti preferiti c’è anche il servizio di streaming gratuito Acer Spinlets, che permette di ascoltare i pezzi delle più grandi etichette discografiche e di inserirli poi sui social network che frequentate di solito. E a proposito di profili, chat e messaggi, è nato Acer UrFrooz per creare un alter ego virtuale da aggiungere al profilo di Facebook e di Twitter.

Il nuovo smartphone di Acer ha ancora una fotocamera digitale da 3,2 megapixel e l’opzione Radio FM. Ed è arricchito da una serie di accorgimenti tecnologici: Bluetooth, WiFi, GPS integrato e una batteria da 1300 mAh.

Prezzo: 199 euro

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Temporary Housing: ecco qual è l’identikit del cliente tipo

Viaggi di lavoro, relocation, vacanze: sono tanti i motivi che spingono le persone in cerca di una sistemazione provvisoria a rivolgersi a società specializzate nella gestione di affitti temporanei. Al giorno d’oggi assistiamo infatti a un incremento sempre più massiccio degli spostamenti sul territorio, sia per l’opportunità di viaggi low-cost, sia per necessità effettive, come quelle imposte dal mercato, oggi volto sempre più all’internazionalizzazione. Pensiamo soltanto ai dipendenti di società estere che vengono trasferiti in altre sedi, oppure ai Temporary Manager che assumono un incarico in un altro Paese per portare a termine un progetto temporaneo, o ancora ai cosiddetti Expat, quei dipendenti che subiscono continui trasferimenti da un Paese all’altro. Per tutti questi soggetti, traslocare da un Paese all’altro è un fatto di routine. Ma come fare per rendere il meno stressante possibile continue trasferte lontano da casa?

Il temporary housing è certamente un modo per ritrovare l’intimità della propria casa anche quando si è a migliaia di chilometri di distanza. Soggiornare in un albergo per periodi prolungati può diventare alienante, mentre avere a disposizione un appartamento in affitto permette di vivere come a casa propria, oppure anche di sperimentare uno stile di vita diverso, tipico del Paese che ci ospita. Alcuni esempi sono le case di ringhiera milanesi, i grattacieli di New York, o i cascinali toscani.

L’affitto temporaneo, oltre a rappresentare un ambiente più familiare e meno impersonale rispetto all’albergo, offre diversi vantaggi che lo rendono la soluzione preferita da manager e consulenti “a spasso per il mondo”. La priorità quando ci si trasferisce altrove è infatti sempre quella di trovare una sistemazione in tempi brevi e pronta all’uso, magari per identificare in un secondo tempo una sistemazione definitiva. Da non sottovalutare, poi, la possibilità di rinnovare mensilmente il proprio contratto di affitto, senza doversi assumere impegni a lungo termine.

Il temporary housing, inoltre, è in grado di soddisfare richieste ed esigenze disparate. Ogni tipologia di expat, infatti, ha le proprie preferenze: dipendenti e consulenti cercano solitamente un appoggio dal lunedì al venerdì e preferiscono alloggiare nelle vicinanze di mezzi pubblici e servizi di varia utilità, come per esempio supermercati o lavanderie. Non è raro, inoltre, che due consulenti decidano di condividere la stessa casa per contenere i costi. I manager, invece, scelgono zone centrali, prediligendo l’utilizzo di servizi su richiesta.

Se il lavoro rappresenta un motore preponderante per gli spostamenti, non dobbiamo dimenticare un altro aspetto importante nella nostra vita… le vacanze! Oltre all’albergo, il villaggio o il campeggio, le case vacanza rappresentano un’alternativa ottimale, soprattutto per le famiglie. Nell’ottica di una sistemazione “children friendly”, l’appartamento in affitto costituisce una soluzione pratica ed efficace: si può cucinare, i bambini possono correre e spostarsi senza il rischio di essere persi di vista. La casa vacanza non è d’altronde una prerogativa solo delle famiglie, ma riscuote il favore anche di gruppi o coppie di amici, magari per occasioni speciali come le feste di Natale e Capodanno, in cui si desidera festeggiare con le persone care in un’atmosfera calda e familiare.

Vacanze e lavoro non sono però le sole ragioni per decidere di usufruire del temporary housing. L’affitto di appartamenti a breve termine diventa una soluzione anche per persone che in un determinato momento si trovano in situazioni scomode. Pensiamo a quelle coppie che, ahimè, decidono di prendersi un periodo di riflessione, o che si separano definitivamente. Molto spesso la scelta di trasferirsi temporaneamente lontano dal partner può rendere meno traumatico il momento di crisi, in quanto simbolo di una scelta che non è ancora definitiva, oppure può rappresentare un’ancora di salvezza per le coppie che purtroppo non tollerano più la convivenza.

Un altro motivo per ricorrere all’affitto temporaneo è la ristrutturazione della propria casa. Trasferirsi in un appartamento, magari vicino al proprio, è senz’altro utile per sfuggire alla polvere, ai rumori molesti e al viavai degli operai, a maggior ragione considerato che di solito si sa quando i lavori iniziano, ma non quanto dureranno.

Tra lavoro, vacanze e situazioni di emergenza, il temporary housing trova quindi un numero sempre maggiore di possibili applicazioni e, dati gli stili di vita sempre più cosmopoliti della società odierna, può aspirare ad ampliare sempre più il bacino dei propri clienti.

Lo Speciale “Temporary office e housing” è realizzato in collaborazione con Halldis, primo operatore nell’affitto di appartamenti e uffici chiavi in mano in Italia ed Europa, che a Milano gestisce il business center Blend Tower, con più di 100 temporary office.

Vino e motori “Made in Italy”: gioie, dolori e l’incapacità di fare sistema

di Danilo DELLA MURA

Che cosa può mai accomunare una bottiglia di vino e un’automobile? Apparentemente nulla. Anzi, in termini di sicurezza stradale dovrebbero stare molto lontane l’una dall’altra. Ma se parliamo in termini economici, di cifre, di vendite e di esportazioni, il mercato del vino italiano presenta molte, e purtroppo non felici, similitudini con il settore delle quattro ruote Made in Italy.

Per capirne il perché, iniziamo dando uno sguardo ai freddi numeri, relativi alle vendite e alle esportazioni di vino. In particolare alle vendite e alle esportazioni di vino spumante italiano: le famose “bollicine Made in Italy”.

Nei giorni scorsi sono stati presentati i dati Istat relativi alle esportazioni di vini spumanti italiani, durante i primi 8 mesi dell’anno in corso. Dati incoraggianti, positivi: + 21%. Dati, oserei dire, più che positivi, tenendo conto che il boom delle vendite deve ancora venire. Dicembre, da sempre, è il mese clou per le vendite di vino, in particolare del vino spumante e con Natale e Capodanno alle porte, il già positivo trend  non può che migliorare. Tutti felici, tutti contenti.

Ma proviamo ad andare oltre ai semplici titoli. Proviamo a leggere con attenzione anche le restanti pagine dello studio Istat. Pagine scritte a caratteri a dir poco piccoli, e forse per questo sfogliate velocemente, con poca attenzione. Da questi dati emerge una situazione non più così rosea.

Innanzitutto: è vero che le esportazioni di vino spumante italiano, da gennaio ad agosto 2010, sono cresciute del 21%, ma sono dati riferiti alle quantità, ai volumi, ovvero al numero di bottiglie. Se parliamo di  valore, la crescita è quasi dimezzata: +11%. In altre parole: esportiamo più bottiglie, ma a un prezzo più basso.
 
Altro dato poco confortante, anzi direi preoccupante: l’andamento del valore unitario riferito sempre al vino spumante italiano. Nei primi otto mesi dell’anno in corso, il valore unitario ha subito una flessione dell’8%. Il prezzo medio di un litro di “bollicine Made in Italy” è passato da 2,7 a 2,5 euro. Rapportato al prezzo di una bottiglia (da 0,75 l), si è passati da 2 euro a 1,87 euro. Preoccupante.

Ma non basta. Se ci focalizziamo sulle bollicine più pregiate, ovvero sul vino spumante “secco”, lo scenario si fa ancora più cupo. Da gennaio ad agosto 2010, la flessione del prezzo unitario di un litro di vino spumante secco “Made in Italy”, ha toccato il 13%, con un prezzo medio al litro di 2,8 euro (2,1 euro a bottiglia).

E qui torniamo alla domanda iniziale: che cosa accomuna il mercato del vino italiano a quello delle quattro ruote nostrane? Come il settore automobilistico, anche quello enologico si sta posizionando agli estremi del mercato. In Italia produciamo, da un lato, grandi auto sportive, performanti, di lusso: Ferrari e Maserati, per fare due nomi. Dall’altro produciamo piccole autovetture, city car per utilizzare un termine in gran voga: 500 e Panda per fare altri due nomi. Ma siamo carenti sui segmenti più acquistati, ambìti ma alla portata di molti, come il segmento delle grandi berline e dei Suv. Segmenti, dove, lo sappiamo, si costruisce l’immagine del brand e, soprattutto, si realizzano i margini superiori.

Allo stesso modo, il vino italiano, sui mercati internazionali, da un lato è ben rappresentato da un ristretto numero di prestigiose etichette. Costose e preziose, ma consumate da pochi, e in occasioni particolari. Ma, dall’altro lato, troviamo un vasto numero di piccole, medio piccole aziende costrette a far leva sul fattore prezzo. E, purtroppo, gran parte del nostro export è rappresentato dai vini di quest’ultime aziende.

Purtroppo sappiamo quale è stata l’evoluzione, anzi l’involuzione, del mercato delle quattro ruote italiane. Nonostante ciò, nonostante i dati sopra analizzati, sembra che nessuno, dal piccolo produttore ai grandi consorzi di tutela, se ne preoccupi. Eppure la causa di tutto, il vero problema, è conosciuto da tutti: l’incapacità di “fare sistema”. Quella stesa incapacità di creare una comune politica di comunicazione, di immagine e di promozione, che caratterizza molti dei nostri settori nazionali. Abbiamo il prodotto giusto, ma non sappiamo farlo conoscere

Prima di tutto al mercato domestico. L’Italia può vantare una varietà e una vastità di diverse tipologie di vini che neanche la Francia può vantare. Ma ognuna di queste singole realtà, entra in competizione con le altre. Tutte alla ricerca del proprio, piccolo momento di gloria. Alzi la mano chi sa quante sono le DOCG italiane. Forse qualche sommelier più esperto saprà che ormai hanno sfondato quota cinquanta. E molte altre sono le DOC in attesa di aggiungere la tanto bramata “G”.
 
E nel frattempo, da un lato, i francesi fanno bella mostra delle loro bottiglie sugli scaffali più prestigiosi al mondo, dall’altro, Australia, Cile e Nuova Zelanda, invadono i mercati con vini buoni, ma economici, per il piacere quotidiano di americani, britannici, tedeschi e austriaci, ovvero i nostri più importanti mercati di sbocco. Prosit.

Potenza: 600.000 euro immessi nel circuito dell’economia locale e 45 nuove opportunità lavorative

La Giunta della Camera di Commercio di Potenza ha approvato le graduatorie del Bando Sepri, “Servizi promozionali alle Imprese e nuova occupazione”, finalizzato alla concessione di contributi a fondo perduto per l’innalzamento della capacità tecnico-organizzativa delle aziende attraverso investimenti innovativi.

“L’interesse crescente e i riconoscimenti di qualità per questa misura di sostegno, sia sul piano locale che nazionale, ci hanno convinto ad intensificare i nostri sforzi in direzione di un ulteriore miglioramento del Bando – spiega il presidente della Cciaa potentina, Pasquale Lamorte –. Abbiamo raddoppiato il budget rispetto al 2009 e inserito passaggi più restrittivi (per le imprese) in merito all’inserimento degli specialisti da occupare. I risultati ci hanno dato ragione sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo, e questo è un bel segnale considerato che si sta chiudendo un altro anno molto difficile a causa della crisi. Abbiamo di fronte a noi uno spaccato di aziende dinamiche e innovative, che guardano al futuro con ritrovata fiducia, senza timore rispetto al peso di nuove assunzioni”.

Settanta le domande pervenute alla data di scadenza, quarantacinque quelle risultate ammissibili.

Tra le imprese finanziate 5 sono al femminile, 6 giovanili, 17 in start up e 4 cooperative.

Le Pmi premiate riceveranno un contributo a fondo perduto del 50%, fino ad un massimo di 15.000 euro, su investimenti in consulenze, beni strumentali e per l’immissione in azienda di specialisti.

Le graduatorie saranno rese note nei prossimi giorni sul sito Internet della Camera di commercio.

d.S.

L’imprenditoria di Reggio Emilia guarda con interesse la Russia

Ieri (21 dicembre 2010) presso la Camera di Commercio di Reggio Emilia, 15 imprese della provincia hanno partecipato agli incontri individuali con il responsabile dell’Ufficio operativo a Mosca del sistema camerale regionale. L’iniziativa segue a breve distanza l’altra giornata Paese Russia organizzata sempre dalla Camera di Commercio lo scorso 26 novembre dove, con la stessa formula, altrettante aziende della nostra provincia hanno avuto la possibilità di incontrare la referente del Desk di Mosca.

Scopo dell’iniziativa, che rientra nell’attività di informazione e assistenza sui mercati esteri che la Camera di Commercio di Reggio Emilia porta avanti con Unioncamere Emilia-Romagna, è stato promuovere e far conoscere alle aziende i servizi di orientamento e assistenza forniti dal Desk di Mosca.

Rappresentati a 360° i settori manifatturieri della provincia reggiana dalle imprese che hanno preso parte agli incontri: dalla meccanica, all’elettronica, alla plastica, al tessile abbigliamento fino all’agroalimentare, solo per citarne alcuni, a riprova di un mercato appetibile in modo trasversale per tutta l’economia della Provincia.