Imprese del lusso e turismo straniero

Lo studio Who buys Where: Decrypting cross-border Luxury Demand Flows, condotto da Contactlab, specialista nel customer engagement, in collaborazione con Exane BNP Paribas, ha rivelato che la spesa per i prodotti di lusso acquistati all’estero rappresenterebbe circa il 30% dei ricavi mondiali del settore, con un aumento del 3,5% dal 2014 al 2015.

Lo studio sottolinea il contributo in termini di fatturato che i turisti del lusso apportano ai brand nei Paesi di destinazione. Il rapporto evidenzia inoltre l’impatto delle abitudini di spesa dei viaggiatori sull’industria del lusso e invita i retailer a non lasciarsi sfuggire l’opportunità di interagire con i turisti durante l’alta stagione estiva.

Secondo Massimo Fubini, CEO di Contactlab, “l’estate è ormai incominciata e molte persone sceglieranno destinazioni straniere per le loro vacanze. Per i brand del lusso è essenziale cogliere questa opportunità e interagire con i viaggiatori internazionali per influenzarne le scelte d’acquisto. Nei Paesi europei di lunga tradizione culturale, circa il 50-80% del fatturato proviene dai viaggiatori del lusso. I brand del settore devono molto ai clienti internazionali, ai quali è dovuto il flusso aggiuntivo di entrate rispetto al mercato interno. Un segmento da non trascurare“.

In quasi tutti i Paesi emergenti, i clienti che acquistano beni di lusso all’estero ammontano al 30-40% circa, con l’eccezione dei viaggiatori russi che compiono il 70% del proprio shopping in altri Paesi. Il rapporto analizza le abitudini d’acquisto dei turisti provenienti da Russia, Cina, India, Brasile e Messico.

Uno dei fattori chiave sul fatturato derivante da questo segmento di turisti è il rapporto tra il numero di viaggiatori provenienti da un determinato Paese e diretti all’estero rispetto a quelli in entrata. In questo senso, la regione del Golfo e gli Emirati Arabi Uniti hanno registrato un equilibrio: l’area del Golfo vanta infatti una posizione geografica unica e un volume importante di viaggiatori del lusso provenienti dall’Estremo Oriente e dalla Russia, nonché un flusso di viaggiatori domestici diretti verso l’Europa.

Americani e giapponesi hanno un flusso relativamente bilanciato sia in entrata sia in uscita, ma con una prevalenza di clienti domestici. L’Europa presenta un quadro piuttosto diverso, con pochissimi capitali in uscita per lo shopping di lusso, ma con un flusso in entrata molto alto proveniente dai turisti del lusso internazionali. Molti viaggiatori hanno visitato Paesi di lunga tradizione come l’Italia, la Francia e la Spagna, attratti dalle profonde radici del settore del lusso, dalla tassazione ridotta e dal rapporto quasi paritario tra euro e dollaro. Questi stessi Paesi sono molto prudenti e preferiscono non acquistare all’estero prodotti di lusso.

In linea generale russi, brasiliani, emiratini, americani e giapponesi come scontrino medio spendono maggiormente all’estero che in patria. Al contrario, lo scontrino medio dei turisti cinesi e coreani sembra essere circa il 20-30% più basso in Europa e Giappone rispetto al quello nel loro Paese d’origine, un segnale che le logiche di acquisto di questi clienti possano essere principalmente dettate da motivi aspirazionali.

Stando al rapporto ContactLab-Exane, la presenza cinese rimane predominante e stabile, pari al 50% circa del fatturato complessivo di turisti. La spesa internazionale dei viaggiatori russi e brasiliani si è invece ridotta, mentre lo shopping all’estero tra i turisti statunitensi, coreani e taiwanesi ha continuato la sua rincorsa.

Conclude Fubini: “Gli acquisti da parte dei consumatori stranieri si stanno ritagliando una voce importante nel bilancio delle aziende del lusso. La possibilità per gli acquirenti di fare shopping sia nel proprio Paese sia all’estero, apre nuove prospettive per i brand, che dovranno saper riconoscere i propri clienti per offrire loro un’esperienza di valore ovunque essi si trovino“.

Io notaio, lo storytelling di Federnotai

Raccontare la funzione del notaio attraverso un esercizio di storytelling. È l’idea di Federnotai, il sindacato dei notai italiani che, con la collaborazione dell’Associazione sindacale dei notai della Lombardia, ha lanciato il nuovo progetto Io notaio.

L’iniziativa consiste in una serie di video online che puntano a spiegare a cittadini, imprese e istituzioni, in maniera semplice e con un linguaggio immediato, l’attività del notaio e le sue funzioni, ma soprattutto i servizi e il supporto che ognuno può ricevere.

Le storie che compongono il progetto sono videoracconti di casi realmente accaduti negli studi e narrati da chi li ha vissuti in prima persona. Dal supporto nel dar vita a una startup innovativa, all’apertura di una società da parte di una persona straniera, dall’acquisto di una casa ai patti di convivenza. Ad ogni storia è stata dedicata una video testimonianza rilasciata dai diretti protagonisti che hanno ricevuto consulenza dalla figura di un notaio.

I video di Io notaio sono stati realizzati parlando di storie vere. L’iniziale diffidenza e ritrosia delle persone si è trasformata, con lo sviluppo del progetto, in un momento divertente in cui i protagonisti hanno avuto modo anche di rivivere i sentimenti e le emozioni che hanno accompagnato questi episodi delle loro vite”, ha detto Carmelo Di Marco, presidente di Federnotai.

Io notaio è un esperimento di narrazione realizzato in collaborazione con la grecista Andrea Marcolongo che ha commentato:”L’esercizio di storytelling per i notai è stata una delle esperienze professionali più inaspettate e sorprendenti della mia carriera. Ho scoperto un mondo che non conoscevo adeguatamente perché nessuno me l’aveva mai raccontato. Ho visto quanta fatica, impegno e responsabilità valgano un atto o una stipula e gli innumerevoli casi in cui un notaio può essere l’aiuto migliore per districarsi in un mondo sempre più complicato, per trovare una risposta che si credeva impossibile o non contemplata dalla legge. Grazie al percorso di storytelling svolto, ho compreso che nessun cittadino di può sentire in una condizione di insicurezza se può contare sulle competenze del notaio”.

Per vedere i video di Io notaio, cliccare qui o qui.

Agevolazione prima casa anche per gli stranieri

L’ agevolazione prima casa è una misura che fa gola a molti, anche agli stranieri. Peccato però che molti di essi pensino di non possedere i requisiti per fruirne. In realtà, l’ agevolazione prima casa può anche essere concessa ai cittadini stranieri.

Lo ha sottolineato la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate, fiscooggi.it, che ha confermato a un cittadino americano che scriveva a questo proposito, come l’ agevolazione prima casa spetti anche a chi non è cittadino italiano.

La condizione necessaria è che queste persone rispettino tutti i requisiti oggettivi e soggettivi necessari al fine di ottenere l’ agevolazione, ossia:

  • abitazione non considerata di lusso, che quindi non deve rientrare nelle categorie catastali A/1 (abitazioni di tipo signorile), A/8 (abitazioni in ville) o A/9 (castelli e palazzi);
  • abitazione situata nel comune in cui l’acquirente ha la residenza o dove la trasferisce entro 18 mesi, o situata dove l’acquirente svolge la propria attività;
  • l’acquirente non deve essere titolare, in esclusiva o in comunione di beni con il coniuge, dei diritti di proprietà, uso, usufrutto, e abitazione, di un’altra casa di abitazione nello stesso Comune;
  • l’acquirente non deve essere titolare, per intero o per quote, su tutto il territorio nazionale, dei diritti di proprietà, uso, usufrutto, abitazione e nuda proprietà su un’altra casa di abitazione acquistata usufruendo dell’ agevolazione prima casa.

Box o appartamento? Questo è il dilemma

Da sempre, quando gli italiani hanno da parte qualche soldino da investire preferiscono farlo nel mattone. Che non è sinonimo solo di casa ma anche di box. Non sono pochi, infatti, quanti scelgono di acquistare un box a scopo di investimento. Ma conviene più o meno di un’abitazione?

A questa domanda ha provato a rispondere l’Ufficio Studi di Tecnocasa, che ha condotto un’analisi il cui risultato è abbastanza chiaro: se annualmente rende di più un box, a rivalutarsi di più e meglio nel tempo sono le abitazioni. Anche perché l’acquisto di una dell’altro comporta conseguenze diverse.

Intanto, se si decide di investire in un box si ha il vantaggio di una gestione più semplice rispetto all’appartamento. La scelta del garage presuppone la valutazione di una zona con un numero ridotto di parcheggi e di eventuali interventi di costruzione di nuovi box oppure di nuovi parcheggi in zona che porterebbero a un aumento dell’offerta il cui effetto sarebbe un’ulteriore riduzione dei canoni di locazione.

In questi ultimi anni di difficoltà del mercato immobiliare, una delle prime rinunce dei potenziali inquilini e acquirenti è proprio il garage, al fine di tagliare le spese.

La decisione di affittare una casa presuppone invece la scelta di una zona con un’elevata domanda di immobili in locazione (ad esempio zone universitarie, ad alta presenza di aziende o uffici che attirano trasfertisti) ben servita e ben collegata.

I rendimenti annui lordi dei garage sono mediamente più elevati di quelli degli appartamenti. Nelle grandi città siamo intorno a 5,9% del box contro il 4,7% di un bilocale. Ma un aspetto da considerare quando si investe sul mattone, che sia un appartamento o che sia un garage, è la rivalutazione degli immobili nel tempo.

L’analisi effettuata dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, che parte dal 2001, vede quindi nelle grandi città una maggiore rivalutazione delle abitazioni rispetto ai box: 8,9% contro 5,5%.

Continua il calo dei prezzi del mercato immobiliare

Prosegue il calo dei prezzi del mercato immobiliare residenziale italiano e, secondo l’Osservatorio condotto dall’Ufficio Studi di Immobiliare.it, nel primo semestre 2016 la riduzione è stata pari al 2,1%.

Si conferma quindi la tendenza del mercato immobiliare residenziale evidenziata nelle rilevazioni precedenti che avevano fatto registrare, per il 2015 un -5,1% sui dodici mesi, diventato poi -2,9% nel secondo semestre dello scorso anno.

A giugno 2016, il prezzo medio di un immobile italiano è stato pari a 1.964 euro al metro quadrato, anche se con oscillazioni importanti da Nord a Sud; al Nord il costo evidenziato dall’Osservatorio sul mercato residenziale italiano messo a punto dall’Ufficio Studi di Immobiliare.it è pari a 1.969 euro al metro quadro che diventano 1.652 euro al Sud e 2.381 euro al metro quadro al Centro.

Importante anche la differenza in termini assoluti fra grandi e piccoli centri: nelle località con oltre 250mila abitanti, il costo medio al metro quadro è pari a 2.610 euro; 1.721 euro per ciascun metro quadrato nei comuni con meno di 250mila residenti.

Le differenze sul mercato immobiliare, però, diventano minime se si analizzano i valori, e le relative variazioni, in termini percentuali; tanto al Nord quanto al Sud Italia i prezzi si sono ridotti del 2% su base annua e, rispettivamente, dello 0,7% e dello 0,6% da marzo a giugno 2016. Al Centro le diminuzioni di costo sono state pari al 2,5% nei dodici mesi e allo 0,5% nell’ultimo trimestre.

La situazione varia poco anche se l’analisi viene fatta considerando come parametro la dimensione della città; nell’anno i prezzi si sono ridotti dell’1,9% nei grandi centri, del 2,2% in quelli più piccoli.

Nessuna sorpresa, secondo Guido Lodigiani, Direttore Corporate e Ufficio Studi di Immobiliare.it: “Come avevamo previsto, dopo anni di forte crisi il mercato immobiliare italiano tende nuovamente alla stabilità e questo non può che essere un bene anche per gli investitori che, infatti, ritornano a guardare con interesse al nostro Paese”.

Anche il tribunale di Roma sperimenta l’ asta telematica notarile

Per la prima volta è stata aggiudicata un’ asta telematica notarile relativa a una procedura del Tribunale di Roma – sez. Fallimentare, con la vendita di un immobile a Lecco.

L’ asta è stata effettuata da un notaio romano nella qualifica di “Banditore”, e ha visto la partecipazione dell’offerente, poi risultato aggiudicatario, presso il notaio “Periferico” con sede in Lecco dove era ubicato il lotto. Si tratta di un ufficio di 5 vani aggiudicato a 109mila euro.

Anche il Tribunale di Roma sperimenta dunque con risultati positivi la Rete Aste Notarili (RAN), la piattaforma informatica creata dal Consiglio Nazionale del Notariato già scelta anche dai Tribunali di Brescia, Firenze, Genova, Lucca, Prato e Varese per effettuare le aste giudiziarie telematiche.

L’utilizzo della procedura d’ asta web based attraverso la RAN, che si caratterizza per trasparenza, accessibilità, economicità e certezza, ha già fatto registrare un valore di aggiudicazioni di lotti di procedure giudiziarie pari a 77 milioni di euro con una crescita esponenziale di risultati: nel 2013, 443mila; nel 2014, 16,2 milioni; nel 2015, 25,9 milioni; e nel 2016 già 30,3 milioni di euro (di cui 10,3 milioni aggiudicati presso notai periferici).

Pertanto, a oggi, circa il 19% (poco meno di 15 milioni) dei ricavi delle vendite telematiche notarili giudiziarie è stato ottenuto con aggiudicazioni a distanza, presso un notaio “Periferico” che come pubblico ufficiale permette ai cittadini di tutta Italia di depositare l’offerta e la relativa cauzione in assoluta sicurezza.

La Rete Aste Notarili (RAN), è la piattaforma realizzata dalla società informatica del Notariato, Notartel, che collega tutti i notai italiani in grado di gestire le aste telematiche. Si può partecipare a un’ asta immobiliare via web con il massimo livello di sicurezza e di facilità di accesso per il cittadino.

La piattaforma del Notariato ha l’obiettivo di offrire uno strumento più rapido ed efficace per lo svolgimento dell’ asta, permettendo di ampliare la platea di soggetti potenzialmente interessati al lotto e, nello stesso tempo, diminuire i costi per l’acquirente che non si deve spostare fisicamente presso la sede dell’ asta ma può partecipare tramite i notai collegati alla piattaforma.

Prestazioni gratuite professionisti, Alemanno incontra l’Agenzia delle Entrate

Il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, e il consigliere Giuseppe Zambon hanno incontrato, nella giornata di mercoledì, il Direttore Centrale Accertamento dell’Agenzia delle Entrate Aldo Polito.

Il confronto si è incentrato sulla problematica relativa alle prestazioni gratuite dei professionisti e ad alcune presunte metodologie di controllo. L’incontro è avvenuto nella sede centrale dell’Agenzia delle Entrate e ha avuto risultati estremamente positivi in merito alle preoccupazioni espresse dal presidente Alemanno sull’accertamento delle prestazioni gratuite eseguite dai professionisti.

Il dott. Polito ha dichiarato che da parte dell’Agenzia non esiste la volontà di perseguire le prestazioni gratuite poste in essere da un professionista quando queste abbiano giustificazioni oggettive. In particolare Polito, rispondendo a una domanda del presidente Alemanno sulla veridicità di una metodologia di accertamento dell’attività degli intermediari fiscali eseguita tramite l’applicazione di valori desunti da tariffari professionali per determinare la congruità dei compensi legati alle dichiarazioni dei redditi, ha affermato che tale sistema non rientra tra le modalità di controllo indicate dall’Agenzia e che da un primo monitoraggio degli uffici periferici non risulta che ciò sia applicato.

Se sul territorio si verificassero tali situazioni, ha chiesto ad Alemanno di provvedere a segnalarle al suo ufficio affinché la Direzione centrale possa poi verificare i comportamenti sul territorio. I rappresentanti dell’INT hanno espresso piena soddisfazione per le parole del direttore Polito e hanno assicurato la massima collaborazione in merito.

Un incontro, quello tra Polito e Alemanno, seguito a una nota preoccupata del presidente dell’INT inviata a Polito stesso lo scorso mese: “Il mio timore e la mia preoccupazione – si legge nella nota di Alemanno – non sono dati dalla presunzione di evasione relativamente alle prestazioni gratuite, cosa che da sempre è oggetto di accertamento se non riconducibile a giustificazioni reali, ma dall’applicazione di parametri, nel caso in esame (ndr accertamento su ricostruzione reddito collegato ai modelli Unici inviati telematicamente) dai prezzi delle dichiarazioni dei redditi desunti dal tariffario dei dottori commercialisti”.

A parte il fatto – prosegue la nota – che i valori indicati sono ben lontani dai valori medi applicati dagli intermediari fiscali, soprattutto negli ultimi anni dove si fa sempre più fatica a incassare i normali compensi, i tariffari, non più obbligatori ma solo indicativi, se applicati causerebbero una fuoriuscita dagli studi degli assistiti. Nell’ambito proprio dell’attività degli intermediari fiscali (tributaristi, commercialisti, consulenti del lavoro, revisori, ecc.) si utilizza la forfetizzazione dei compensi, poiché nella maggior parte dei casi si tratta di prestazioni continuative. Se ad un singolo soggetto applicassimo solo per la dichiarazione dei redditi i valori indicati dall’ADE e sommassimo poi quelli della contabilità e consulenza, applicheremmo prezzi che ci manderebbero fuori mercato. Le chiedo pertanto se tali parametri vengano applicati effettivamente ed in caso affermativo allora si dovrebbero rivedere in virtù della realtà operativa degli studi”.

Finanziamenti alle imprese reggiane

Importante sforzo per i finanziamenti alle imprese da parte dell’Emilia Romagna nella prima metà del 2016. Sono infatti circa 250mila euro quelli messi a disposizione delle 80 imprese ammesse al bando innovazione della Camera di Commercio di Reggio Emilia; oltre 10 milioni di euro di investimenti complessivi per 70 aziende con la Nuova Sabatini; oltre 350mila euro per le aziende iscritte al Bando Inail Isi; oltre 40 aziende destinatarie di finanziamenti alle imprese per la partecipazione a fiere internazionali, per un totale di circa 360mila euro. Il valore complessivo dei finanziamenti alle imprese erogati alle Pmi reggiane è di circa 1 milione di euro.

Spesso non si ha idea di quante e quali agevolazioni siano oggi disponibili sul mercato, ed essere informati è il primo passo – è il commento di Nunzio Dallari, presidente provinciale CNA -. Grazie alla qualità delle consulenze del nostro ufficio bandi, più di 200 aziende hanno ottenuto dei finanziamenti alle imprese per progetti importanti quali acquisto di nuovi macchinari, impianti tecnologici, nuove tecnologie, programmi CAD o CAM, sistemi antifurto, investimenti in beni strumentali, sicurezza sul lavoro e internazionalizzazione. È un segnale forte della voglia dei nostri imprenditori di investire sul territorio, far crescere la propria attività e dare un futuro ai nostri giovani”.

Inoltre, ricordano dalla regione, sono ancora disponibili finanziamenti alle imprese destinati a Nuova Sabatini, bando smart&start, sostegno programmi di ricerca e sviluppo delle imprese anno 2016, contributi Eber, bando sicurezza per istallazione impianti videosorveglianza.

Per ulteriori informazioni contattare l’ufficio bandi CNA nelle persone di Marco Lasagni (tel. 0522-356336) e Dario Varsalona (tel. 0522-381329) o consultare il sito della CNA reggiana.

Smart industry, l’Italia prova a colmare il ritardo

Quello di smart industry o fabbrica interconnessa è un concetto che sta prendendo sempre più piede anche in Italia. Come ricordato dall’indagine conoscitiva su “Industria 4.0: quale modello applicare al tessuto industriale italiano” effettuata dalla Commissione per le Attività produttive della Camera, il manifatturiero rappresenta il 15% del Pil generato nel nostro Paese e ha un valore aggiunto di circa 200 miliardi di euro.

Sono numeri importanti, che rendono necessario un impegno politico-istituzionale, affinché il processo di trasformazione delle imprese verso la smart industry e la creazione di “fabbriche intelligenti” sia effettivo e renda competitivo il manifatturiero italiano rispetto a quello di altri Paesi, Germania su tutti.

Il neo ministro Calenda ha stimato che, nei prossimi 5 anni, il gap da colmare è di circa 8 miliardi annui e ha annunciato un grande piano di investimenti nella prossima Legge di Stabilità.

Nel nostro Paese, come rileva l’Osservatorio Smart manufacturing del Politecnico di Milano, la produzione smart è una realtà concreta per solo un quarto delle imprese, che hanno già fatto o faranno a breve investimenti verso la smart industry (24%).

In Italia, però, ci sono sempre più occasioni per conoscere da vicino questo tema e capirne i vantaggi applicativi: oltre un imprenditore su dieci afferma di aver partecipato a convegni e fiere, che promuovono la cultura della digitalizzazione e della smart industry. Tra queste c’è MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione (Fiere di Parma 23-25 marzo 2017), che per il quarto anno consecutivo avrà come cuore-mostra Fabbrica Digitale – Oltre l’automazione, il progetto nato con l’obiettivo di mostrare concretamente la via italiana alla quarta rivoluzione industriale, attraverso la realizzazione di unità dimostrative integrate che daranno vita ad una filiera produttiva completamente digitalizzata.

Inoltre, tutte le iniziative speciali della prossima edizione vedranno esaltati alcuni elementi distintivi della smart industry come l’additive manufacturing, la robotica collaborativa e l’advanced HMI, l’Internet of Things, l’Industrial Internet e il Cloud Manufacturing per mostrare alle aziende italiane come sia la combinazione di due o più di queste tecnologie che possa trasformare un’impresa in una “Fabbrica Digitale”, con vantaggi in termini di costi e tempi di produzione.

Fulcro espositivo delle smart technologies sarà il padiglione 5 di Fiere di Parma, totalmente dedicato all’automazione, che ospiterà cinque saloni sinergici con un focus specifico sull’area della robotica safe e collaborativa.

Federarchitetti sul Codice contratti

Gli architetti italiani alzano la voce sul nuovo codice dei contratti e chiede un coinvolgimento importante della categoria in sede ministeriale. Il nuovo Codice dei contratti, sottolinea infatti Federarchitetti in un comunicato, richiede controlli e modifiche che non possono limitarsi alla correzione ortografica del suo testo. La recente pubblicazione del correttivo degli errori riscontrati dimostra che un lavoro importante è stato eseguito ma ancora molto deve essere fatto.

È necessario, prosegue ancora Federarchitetti, che il Governo, dopo l’encomiabile sforzo di rispettare la tempistica datasi, proceda ad un ampio e proficuo lavoro di confronto con coloro che sono deputati all’applicazione di uno strumento legislativo fondamentale per un comparto, quello edilizio, importantissimo.

Federarchitetti ritiene che sia passato il tempo dell’approccio sterile di chi legge e studia articoli e commi perdendo di vista lo spirito che dovrebbe sottendere uno strumento come questo.

Federarchitetti ritiene che la qualità diffusa del territorio italiano, la centralità del progetto, il valore sociale e culturale delle trasformazioni delle nostre città richieda uno sforzo da parte delle istituzioni che non può essere limitato all’incontro esclusivo di alcuni dei soggetti interessati, ma ad aprire il massimo confronto per ottenere un obiettivo comune.

I tavoli di confronto non possono essere limitati all’ANCE che, ovviamente, tratta solo una parte, legittima, del problema.

Anche le associazioni ordinistiche chiedono l’istituzione di un tavolo di confronto con le professioni tecniche, noi non possiamo che condividere, ma auspichiamo che nessuno pensi di svolgere questo importante dibattito senza il diretto coinvolgimento delle associazioni sindacali di parte datoriale che rappresentano gli studi professionali degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti.

La rappresentatività del mondo professionale non può passare per gli “enti pubblici non economici” ma richiede anche una riflessione sui ruoli e sulle competenze.

Gli architetti e gli ingegneri liberi professionisti, conclude Federarchitetti, si aspettano da questa fase una serie di approfondimenti sul testo per confermare un giudizio di massima sostanzialmente positivo che, tuttavia, necessita di verifiche e di analisi da condurre con metodo e concertazione.